il fronte popolare in spagna - istituto nazionale ... · il fronte popolare in spagna ... succede a...

14
Il Fronte popolare in Spagna Immagine e significato di Antonio Elorza La vittoria del Fronte popolare nelle elezioni del febbraio 1936 costituisce uno dei pochi avvenimenti della storia spagnola che presen- ti un rilievo europeo, almeno per il suo carat- tere di antecedente della guerra civile che tra il 1936 e il 1939 funge a sua volta da prologo del conflitto mondiale. E tuttavia, forse per questo stesso collegamento, che è a un tempo subordinazione, il Fronte popolare spagnolo rimane in ombra nelle ricostruzioni storiche del periodo, eclissato dai bagliori della guer- ra all’interno della Spagna e dalla risonanza del Fronte popolare francese sul piano politi- co europeo. Tanto nelle storie del movimen- to comunista quanto in quelle dei sistemi po- litici, l’avvento del Fronte popolare in Spa- gna, nonostante l’importanza del suo esito elettorale, viene ridotto a semplice appendice delle vicende molto più note della gestazione e dello sviluppo del corrispondente fenome- no francese. A ciò hanno contribuito limitazioni di na- tura assai diversa. In primo luogo, materiali: le lacune nella documentazione archivistica. Gli archivi dell’Internazionale comunista so- no rimasti preclusi ai ricercatori spagnoli più di quanto non sia avvenuto nel caso della Francia o dell’Italia. Ed anche a voler pre- scindere dalle distruzioni causate dalla guer- ra e dal regime franchista, i fondi documen- tari dei principali partiti operai sono stati trasmessi ai rispettivi centri di documenta- zione — e tutt’altro che completi — solo agli inizi di questo decennio. In secondo luogo, la storia del Fronte popolare in Spagna presen- ta uno svolgimento molto meno articolato e con punti confusi che viceversa non si riscon- trano nell’esempio francese. Per cominciare, non del tutto accertata risulta la sua stessa cronologia. Così, se prendiamo il ragguardevole studio degli storici sovietici Lejbzon e Sirinja1, con- statiamo che, nonostante il ricorso alle fonti della le, il ruolo assegnato alla formazione e allo sviluppo del Fronte popolare in Spagna appare secondario e, come se non bastasse, l’informazione offerta risulta alquanto ca- rente. Se infatti suona corretto sostenere, co- me fanno i due autori sopra richiamati, che la linea di fronte popolare fu “una politica nata nella lotta antifascista”, basata sulla ri- cerca di un’alternativa alla nuova situazione creatasi nell’Europa centrale, assai meno convincente è la tesi secondo cui il Partito comunista di Spagna (Pce) avrebbe avviato già nel marzo del 1933 un “nuovo corso” fondato sull’antifascismo, che sarebbe stato bloccato dalla delegazione del Comintern (nella persona del bulgaro “Chavaro- che’VMiniev). Questa bella storia che fa risa- 1 V. M. Lejbzon e K.K. Sirinja, Povorot v politike Kominterna. Moskva, Mise, 1965 (trad. it., Il VII Congresso del- l’Internazionale comunista, Roma, Editori Riuniti, 1975). “Italia contemporanea”, marzo 1987, n. 166

Upload: dangthu

Post on 15-Feb-2019

217 views

Category:

Documents


0 download

TRANSCRIPT

Page 1: Il Fronte popolare in Spagna - Istituto Nazionale ... · Il Fronte popolare in Spagna ... succede a partire dall’ottobre, con il cambia ... apporti documentali per il periodo 1934-1935

Il Fronte popolare in SpagnaImmagine e significato

di Antonio Elorza

La vittoria del Fronte popolare nelle elezioni del febbraio 1936 costituisce uno dei pochi avvenimenti della storia spagnola che presen­ti un rilievo europeo, almeno per il suo carat­tere di antecedente della guerra civile che tra il 1936 e il 1939 funge a sua volta da prologo del conflitto mondiale. E tuttavia, forse per questo stesso collegamento, che è a un tempo subordinazione, il Fronte popolare spagnolo rimane in ombra nelle ricostruzioni storiche del periodo, eclissato dai bagliori della guer­ra all’interno della Spagna e dalla risonanza del Fronte popolare francese sul piano politi­co europeo. Tanto nelle storie del movimen­to comunista quanto in quelle dei sistemi po­litici, l’avvento del Fronte popolare in Spa­gna, nonostante l’importanza del suo esito elettorale, viene ridotto a semplice appendice delle vicende molto più note della gestazione e dello sviluppo del corrispondente fenome­no francese.

A ciò hanno contribuito limitazioni di na­tura assai diversa. In primo luogo, materiali: le lacune nella documentazione archivistica. Gli archivi dell’Internazionale comunista so­no rimasti preclusi ai ricercatori spagnoli più di quanto non sia avvenuto nel caso della Francia o dell’Italia. Ed anche a voler pre­scindere dalle distruzioni causate dalla guer­ra e dal regime franchista, i fondi documen­

tari dei principali partiti operai sono stati trasmessi ai rispettivi centri di documenta­zione — e tutt’altro che completi — solo agli inizi di questo decennio. In secondo luogo, la storia del Fronte popolare in Spagna presen­ta uno svolgimento molto meno articolato e con punti confusi che viceversa non si riscon­trano nell’esempio francese. Per cominciare, non del tutto accertata risulta la sua stessa cronologia.

Così, se prendiamo il ragguardevole studio degli storici sovietici Lejbzon e Sirinja1, con­statiamo che, nonostante il ricorso alle fonti della le, il ruolo assegnato alla formazione e allo sviluppo del Fronte popolare in Spagna appare secondario e, come se non bastasse, l’informazione offerta risulta alquanto ca­rente. Se infatti suona corretto sostenere, co­me fanno i due autori sopra richiamati, che la linea di fronte popolare fu “una politica nata nella lotta antifascista” , basata sulla ri­cerca di un’alternativa alla nuova situazione creatasi nell’Europa centrale, assai meno convincente è la tesi secondo cui il Partito comunista di Spagna (Pce) avrebbe avviato già nel marzo del 1933 un “nuovo corso” fondato sull’antifascismo, che sarebbe stato bloccato dalla delegazione del Comintern (nella persona del bulgaro “Chavaro- che’VMiniev). Questa bella storia che fa risa-

1 V. M. Lejbzon e K.K. Sirinja, Povorot v politike Kominterna. Moskva, Mise, 1965 (trad. it., Il VII Congresso del­l ’Internazionale comunista, Roma, Editori Riuniti, 1975).

“Italia contemporanea”, marzo 1987, n. 166

Page 2: Il Fronte popolare in Spagna - Istituto Nazionale ... · Il Fronte popolare in Spagna ... succede a partire dall’ottobre, con il cambia ... apporti documentali per il periodo 1934-1935

46 Antonio Elorza

lire al 1933 la gestazione “non solo dell’uni­tà delle forze proletarie, bensì di tutte le for­ze democratiche” , ha ben poco a che vedere con l’atteggiamento effettivo del Pce, che proprio in quei giorni giocava fino in fondo la carta del “socialfascismo”. Su tutta la vi­cenda che sfocia nell’insurrezione operaia dell’ottobre 1934, sulla politica del fronte unico, i rapporti con i socialisti, ecc. non c’è quasi affermazione nel libro che non risulti discutibile alla luce della documentazione microfilmata oggi offerta agli studiosi dal­l’archivio del Pce di Madrid, i cui originali si trovano per l’appunto a Mosca. Brutto se­gno se l’intento era quello di dimostrare l’autonomia dei diversi partiti comunisti nel­l’elaborazione della politica di fronte antifa­scista. C’è nel testo, per quanto riguarda la Spagna, una confusione ricorrente tra fronte unico operaio e antifascismo, la qual cosa impedisce di comprendere appieno quanto succede a partire dall’ottobre, con il cambia­mento della politica delle alleanze del Pce. Il discorso sulla Spagna si perde quindi nel mare delle generalizzazioni, proprio quando prende corpo, e prima del VII Congresso, la politica che quest’ultimo dovrà sancire. Il tema spagnolo è sicuramente un punto de­bole nel pur apprezzabile lavoro degli storici sovietici.

Non molti più lumi offre, per l’argomento che ci interessa, un altro studio classico, La crisis del movimiento comunista di Fernan­do Claudin2. Ex dirigente del Pce, Claudin si trovava nella posizione ideale per poter in­quadrare la questione, tra l’altro per la sua stessa partecipazione alle vicende degli anni 1934-1936, in veste di dirigente giovanile co­munista; in lui prevale invece la passione di dimostrare che tutto si ridusse a un gioco

nelle mani di Stalin, mosso da esigenze pro­prie della politica estera russa. Nella visione di Claudin, l’antifascismo non rientrerebbe nemmeno fra le tre cause principali della po­litica di fronte popolare. Queste sarebbero la crisi economica mondiale, l’impotenza del proletariato occidentale sul piano rivoluzio­nario e l’acutizzarsi delle contraddizioni interimperialistiche. Con un’ottica del gene­re, e a dispetto delle sue lucide osservazioni sulla crisi della seconda repubblica spagno­la, non è affatto strano che egli fornisca scarsi elementi sulla genesi della politica co­munista di fronte popolare in Spagna. Quel che assai più preoccupa Claudin è il con­fronto tra le date significative riguardanti da un lato le relazioni franco-sovietiche e dal­l’altro le prese di posizione del Pc francese nel corso del 1934. “Era evidente — scrive

f

Claudin — che il protrarsi durante questo periodo della linea ultrasettaria della le avrebbe gravemente pregiudicato l’unità operaia. Con l’aggravante che, nella situa­zione creatasi in Europa con l’ascesa di Hi­tler al potere, il fattore tempo, nella mobili­tazione antifascista per prepararsi ai com­battimenti che si avvicinavano, rivestiva un’importanza vitale. Nella misura in cui le necessità della politica estera sovietica eser­citarono un ruolo determinante nella svolta dell’Internazionale comunista, si può dire che, in questo caso, Vincondizionata subor­dinazione del Comintern al Cremlino, fatto che risale per lo meno al VI Congresso, gio­cò a favore del movimento operaio e antifa­scista” . Questo primato degli interessi russi, secondo Claudin, avrebbe invece operato negativamente sulla Spagna, facendo appa­rire nel 1936 la rivoluzione spagnola come una “rivoluzione inopportuna”: durante la

2 Fernando Claudin, La crisis del movimiento comunista. Paris, Ruedo iberico, 1970 (trad, it., La crisi dei movi­mento comunista, Milano, Feltrinelli, 1974), al quale andrebbe aggiunto, sempre dello stesso autore, La politica di fronte popolare nell’Internazionale comunista, in Problemi di storia dell’Internazionale comunista, 1919-1939, a cura di Aldo Agosti, Torino, Einaudi, 1974.

Page 3: Il Fronte popolare in Spagna - Istituto Nazionale ... · Il Fronte popolare in Spagna ... succede a partire dall’ottobre, con il cambia ... apporti documentali per il periodo 1934-1935

Il Fronte popolare in Spagna. Immagine e significato 47

guerra civile i comunisti, su mandato di Sta­lin, avrebbero frenato la spinta rivoluziona­ria dei lavoratori. Critica di impronta estre­mista, peraltro contraddetta dalla difesa fat­ta dallo stesso Claudin della politica seguita allora dal Pce per organizzare le retrovie al fine di vincere la guerra.

Questa vocazione polemica gli impedisce parimenti di trarre profitto dalle sue stesse critiche alle storie ufficiali del Pce, redatte in due occasioni da commissioni capeggiate da Dolores Ibarruri, che è tuttora presidente del partito. Ci riferiamo alla Historia delpartido comunista de Esporta e al primo volume di Guerra y revolución en Espana3. La storia ufficiale del Pce era a quel tempo dominata dall’esigenza di retrodatare la svolta agli an­ni 1932-1933, proprio quando José Diaz as­sume la segreteria generale del partito e Do­lores Ibarruri entra a far parte del suo grup­po dirigente, allo stesso modo come nella presentazione del Fronte popolare si tende a raffigurarlo come un tipo di processo demo­cratico e rivoluzionario, quasi una sorta di possibile anticipazione di processi futuri. Grazie tuttavia al lavoro svolto negli archivi di Mosca, non mancano in entrambi i libri apporti documentali per il periodo 1934-1935 che risultano sostanzialmente trascurati sia dagli autori che da Claudin.

Sono i pericoli di scrivere la storia ad pro- bandum, un difetto che pesa sulla maggior parte della bibliografia relativa al Fronte po­polare spagnolo. C’è sempre da dimostrare qualcos’altro: l’autonomia dei partiti, il po­tere assoluto di Stalin, le doti di lungimiran­za di un gruppo dirigente. Certo, in questo panorama non fa eccezione, semmai tutto il contrario, la bibliografia franchista interes­

sata a presentare il Fronte popolare come prova della subordinazione dei “rossi” spa­gnoli a Mosca e, di conseguenza, come puro e semplice riflesso del VII Congresso. Fin dalla Historia de la Cruzada espanola (1940) questa diventava la versione ufficiale, dando adeguato risalto all’“autorità dispotica del Comintern”4. “Dal Congresso partirà il se­gnale perché da quel momento i comunisti si dedichino a tessere le alleanze che si denomi­neranno Fronte popolare” . Molti anni dopo, lo scrittore-poliziotto Comm Colomer, nella sua Historia del Partido Comunista de Esporta5, escogita una formula di compro­messo per recepire quanto gli dicono i docu­menti senza cercare ulteriori spiegazioni: “La svolta del Partito veniva attuata con discreto anticipo sul Congresso del Comintern, ma os­servando la più rigorosa disciplina, a tal punto che nemmeno una volta il dirigente spagnolo [si riferisce al segretario del Pce José Diaz, nel suo discorso di presentazione della nuova poli­tica, il 2 giugno 1935] parlò di Fronte popolare, bensì di Fronte unico e di Concentrazione po­polare, perché la denominazione definitiva do­veva essere inaugurata a Mosca” . In realtà, una volta fissato questo schema, l’attività di ri­cerca della storiografia franchista sarebbe stata nulla. Il Fronte popolare, secondo la raffigurazione proposta dalla citata Historia de la Cruzada espanola, era l’idra dalle sette teste forgiata a Mosca per portare la Spagna alla rovina. Nemmeno la morte del dittatore è valsa a introdurre novità su questo terreno. Nella sua recente e vastissima biografia di Franco, lo storico medievalista Luis Suarez Fernandez si limita ad aggiungere che nella formazione del Fronte popolare ebbe una sua parte l’odio verso la Chiesa spagnola6.

3 Historia del partido comunista de Esporta, [a cura di una commissione presieduta da Dolores Ibarruri], Paris, Edi­tions Sociales, 1960 e Guerra y revolución en Esporta, Moscü, Editorial Progreso, 1966, 2 voli.4 Historia de la Cruzada espanola, diretta da Joaquin Arrarâs e Carlos Saenz de Tejada, Madrid, Ediciones Espaiio- las, 1939-1943, 35 voli.5 Eduardo Comm Colomer, Historia de!Partido Comunista de Esporta, Madrid, Editora Nacional, 1965, 3 voli.6 Luis Suarez Fernandez, Francisco Franco y su tiempo, Madrid, Fundación F. Franco, 1984, t. II.

Page 4: Il Fronte popolare in Spagna - Istituto Nazionale ... · Il Fronte popolare in Spagna ... succede a partire dall’ottobre, con il cambia ... apporti documentali per il periodo 1934-1935

48 Antonio Elorza

Un’altra visione semplicistica è quella dif­fusa dall’abbondante bibliografia d’estrema sinistra, sovente di orientamento trotskista, tesa a combattere il Fronte popolare in quanto freno all’inclinazione rivoluzionaria del proletariato spagnolo. Anche qui la con­danna tende a prendere il posto dell’analisi. Ne La révolution espagnole 1931-1939, Pier­re Broué non si cura nemmeno di vedere co­me prenda forma quel Fronte popolare che definisce come “via parlamentare senza sbocco”7. Lo storico della sinistra comunista spagnola e biografo del suo leader Nin, Pe­lai Pagés, elude anch’egli l’argomento, il che peraltro non gli impedisce di sostenere che solo dalla parte dei suoi si ebbe una conce­zione “corretta” dello sviluppo globale della repubblica spagnola. In Spagna il Fronte popolare non sarebbe stato altro che la proiezione del VII Congresso8. Al limite estremo, si finisce per presentare il tutto co­me una manovra comunista9.

La sensazione a cui perviene il lettore, verso la metà degli anni settanta, è di un’evi­dente stanchezza. Non ci sono contributi nuovi, almeno per quanto riguarda l’ala co­munista del movimento operaio, e l’immagi­ne corrente è quella di una serie di cambia­menti quasi automatici, dove l’origine delle cose trova una surrettizia spiegazione nella stessa prospettiva preventivamente adottata. Un esempio di questa stagnazione storiogra­fica potrebbe essere la Historia del Pce (1920-1939) di Juan Estruch, corretta illu­strazione delle tesi di Claudin in cui la cro­

naca del 1935 si traduce in una visione della politica frontista del Pce come affossatrice delle conquiste rivoluzionarie durante la guerra (visione per di più discussa dallo stes­so Claudin nella prefazione all’opera)10.

Un’anchilosi del genere si ripercuoteva, logicamente, sui lavori di sintesi. Il tema del Fronte popolare era appena accennato nella sintesi di Manuel Tunon de Lara, El movi- miento obrero en la historia de Esporta'1, forse per ragioni di censura, sebbene lo stes­so storico, militante giovanile negli anni trenta, ci offra poi una buona cronaca, per quel tempo storiograficamente aggiornata, ne La Segunda Repüblica'2. In ogni caso, questi limiti della storiografia spagnola inci­devano anche su quanto si andava scrivendo all’estero intorno al movimento comunista. Non esistendo di fatto un dibattito sul Fron­te popolare spagnolo, difficilmente i suoi dati potevano influenzare la ricostruzione delle vicende dell’internazionalismo comuni­sta e delle sue principali figure. Così, nei la­vori di Ragionieri e Spriano, nonostante il peso che assume la Spagna nella riflessione di Togliatti tra il 1934 e il 1939, solo con l’arrivo della guerra, allorché le interazioni si fanno più chiare, la vicenda spagnola di­venta del pari significativa per la valutazione della traiettoria di “Ercoli”13. Gli articoli sulla Spagna del 1934-1935 sono oggetto di minore attenzione. Analoghi limiti si riscon­trano in altri lavori italiani, quelli di Aldo Agosti sulla Terza internazionale nel suo complesso, e quelli di Marta Dassù e Gior-

Pierre Broué, La révolution espagnole 1931-1939, Paris, Société d’Editions, Librairie Informations Ouvrières, 1973.8 Pelai Pagés, El movimiento trotskista en Esporta (1930-1935), Barcelona, Ei. Edicions, 1977 e Andreu Nin: su evoluciónpolitica (1911-1937), Madrid, Zero, 1975.9 Victor Alba, El Frente Popular, Barcelona, Editorial Pianeta, 1976.10 Joan Estruch, Historia del P. C.E. (I) (1920-1939), Barcelona, Iniciativas, 1978.11 Manuel Tunon de Lara, El movimiento obrero en la historia de Espaha, Madrid, Taurus, 1972.12 Manuel Tunon de Lara, La Segunda Repüblica, Madrid, Siglo XXI, 1976.13 Si vedano Ernesto Ragionieri, Paimiro Togliatti, Roma, Editori Riuniti, 1976 e Paolo Spriano, Il compagno Er­coli, Roma, Editori Riuniti, 1980.

Page 5: Il Fronte popolare in Spagna - Istituto Nazionale ... · Il Fronte popolare in Spagna ... succede a partire dall’ottobre, con il cambia ... apporti documentali per il periodo 1934-1935

Il Fronte popolare in Spagna. Immagine e significato 49

gio Rovida nel quadro della Storia del Mar­xismo edita da Einaudi14. Per non parlare del libro postumo di E.H. Carr dedicato a questo periodo15.

Per prima cosa, dunque, c’era da colmare il ritardo storiografico all’interno della Spa­gna, e per questo bisognava intraprendere studi più particolareggiati, più originali quanto a integrazione dei dati nella sequen­za complessiva, più documentati infine. Quest’ultima esigenza avrebbe trovato ri­sposta solo in data più recente, ma almeno gli altri due aspetti sopra citati — ricostruire con precisione la dinamica politica e inscri­verla nella storia sociale del periodo — si so­no potuti affrontare con una serie di lavori che oggi ci permettono di parlare di una nuova immagine, a un tempo più chiara e più complessa, del Fronte popolare di Spa­gna, quanto meno per ciò che concerne la fase precedente la guerra. Sul Fronte popo­lare tra il 1936 e il 1939, diciamolo subito, possediamo solo dati indiretti ricavabili da studi monografici, quasi sempre di ambito regionale; in quanto argomento di studio specifico, si può dire che non sia esistito.

All’inizio di questo rinnovamento riscon­triamo un rinnovato interesse sia per i dati empirici che per la visione di assieme. Gli storici spagnoli hanno tardato ad apprende­re che, senza fare i conti con il complesso delle correnti della sinistra operaia, non si poteva scrivere la storia di una sola di esse, né a maggior ragione quella del Fronte po­polare, per lo meno per un periodo così ric­co di intrecci come il biennio 1934-1936. Con una deliberata mancanza di pretese, lo storico del comuniSmo catalano Josep Lluis

Martin ha saputo dare una dimostrazione diretta di tale assunto nel suo Els orìgens del Partit Socialista Unificat de Catalunya (1930-1936)16 17: il quadro della disfatta ope­raia dell’ottobre 1934 e le tendenze alla ri­presa delle distinte organizzazioni socialiste e comuniste introducono, con la loro stessa presenza nella trama narrativa, un elemento di complessità grazie al quale la storia delle organizzazioni non risulta più disgiunta da quanto realmente succede in termini di men­talità sociale e politica durante quei mesi di repressione, frustrazione e speranza. Non è casuale che questa seconda problematica in­cominci ad attirare anche gli storici e che ab­bia prodotto il suo primo frutto storiografi- co in Catalogna, dove le componenti fonda- mentali del processo risultavano meglio co­nosciute. Ci riferiamo al lavoro di Ricard Vinyes, La Catalunya internacional. El frontpopulismo en l’exemple catalâ11, inteso essenzialmente a mostrare come la repressio­ne dopo l’ottobre del 1934 venga suscitando nei diversi ambienti sociali il sentimento uni­tario sul quale si basa la linea frontista. Tut­to ciò senza dimenticare di rileggere in que­sta luce la strategia operaia. “La componen­te fortemente nazionalista del frontismo in Catalogna — scrive Vinyes — si spiega fon­damentalmente con la repressione istituzio­nale che investì il paese e con le tensioni so­ciali urbane che spinsero conseguentemente all’attività politica settori lavorativi e sociali che se n’erano tenuti ai margini. Ed è un fat­to che, dichiarato lo stato di guerra in tutto il territorio autonomo, le prime disposizioni del governo repubblicano, oltre alla occupa­zione militare del parlamento, colpirono tut-

14 Marta Dassù, Fronte unico e fronte popolare: il VII Congresso deI Comintern, in Storia del marxismo, III, 2, Torino, Einaudi, 1981, pp. 591-626 e Giorgio Rovida, La rivoluzione e la guerra di Spagna, ivi, pp. 629-660.15 Edward H. Carr, The Comintern and the Spanish Civil War, London, MacMillan, 1984.16 Josep Lluis Martin, Els orìgens del Partit Socialista Unificat de Catalunya (1930-1936), Barcelona, Curial Edi- cions Catalanes, 1977.17 Ricard Vinyes, La Catalunya internacional. El frontpopulismo en l ’exemple catalâ, Barcelona, Curial Edicións Nacionals, 1983.

Page 6: Il Fronte popolare in Spagna - Istituto Nazionale ... · Il Fronte popolare in Spagna ... succede a partire dall’ottobre, con il cambia ... apporti documentali per il periodo 1934-1935

50 Antonio Elorza

ti gli organismi che davano vita effettiva al­l’autonomia del paese. Non si trascurò il mi­nimo dettaglio: i funzionari furono sospesi, puniti o destituiti; congelati i concorsi con riserva di posti; l’uso della lingua catalana fu proibito in tutti gli uffici pubblici...”. Il tema della repressione quale motore della formazione della coscienza frontista è stato del pari analizzato, per il resto della Spagna, da Manuel Tunon de Lara, prima nel conve­gno sui Fronti popolari tenutosi a Madrid nell’aprile del 1980 e poi in diverse pubblica­zioni e interventi pubblici, fino al recente li­bro Très claves de la Repüblica espahola18. Si tratterebbe, secondo Tunon de Lara, di una questione di “sentimentalità collettiva” , derivante non solo dal timore dell’esecuzione delle condanne capitali e dai trentamila pri­gionieri, ma altresì dalle “decine di migliaia di licenziati, con il pretesto di punire una par­tecipazione, presunta o comprovata, agli scioperi di ottobre, più che all’insurrezione” . Il desiderio di liberarsi di “tutto ciò”, vale a dire del complesso dei fattori repressivi del governo di centro-destra, sarebbe stata una delle forze motrici del Fronte popolare. Que­sta discesa nel sociale, inoltre, non si limita al periodo 1934-1936, ma va prendendo una piega retrospettiva. La ricerca della mentalità frontista nella conflittualità sociale della ca­pitale ispira l’analisi di Santos Julia nel suo li­bro Madrid 1931-1934'9.

Questo stesso storico si è assunto, sullo scorcio del passato decennio, il non facile compito di tentare un bilancio delle cono­scenze acquisite sul tema del frontismo, pri­ma che fossero aperti al pubblico gli archivi del Pce, del Psoe e dell’Ugt. Valendosi princi­palmente di fonti emerografiche, S. Julia di­

segna nel suo Origines del Frente Popular en Esporta (1934-1936J20 uno schema ben preciso della convergenza delle diverse forze politiche di sinistra dopo l’ottobre 1934 — con partico­lare attenzione ai conflitti interni al sociali­smo — e della svolta comunista verificatasi a partire al VII Congresso dellTnternazionale comunista. Spicca nel libro il capitolo sulla concentrazione popolare antifascista dei pri­mi mesi del 1935, un preludio alla politica di fronte popolare in senso stretto, la cui impor­tanza sarà confermata dalla documentazione d’archivio venuta alla luce. Nelle stesse coor­dinate si colloca il convegno sui Fronti popo­lari svoltosi a Madrid nell’aprile del 1980, che ha riunito storici di vari paesi (A. Agosti, S. Wolikow, W. Neugebauer, P. Spriano) oltre che naturalmente spagnoli (F. Claudin, S. Ju­lia, R. Vinyes e altri). Tra questi ultimi, Marta Bizcarrondo {De lasAlianzas Ob reras al Fren­te popular) e Manuel Tunon de Lara (El Blo­que Popular Antifascista) hanno rilevato l’im­portanza che andava riconosciuta ai nuovi documenti in via di consultazione. Le relazio­ni sono state pubblicate sul numero 16-17 del­la rivista “Estudios de historia social”21. Da questo punto di partenza, una volta entrati in ballo gli archivi del Psoe, si è resa possibile una ricostruzione molto più precisa. Dall’an­golo visuale socialista, Marta Bizcarrondo l’ha affrontata nel suo studio Democracia y revolución en la estrategia socialista de la Se­gando Repüblica22 23, seguendo l’analisi parti­colareggiata del cammino del Fronte popolare nel Pce fornitaci da Rafael Cruz nel suo sag­gio Los comunistas y la insurreción de octu- bre23. Datare all’ottobre del 1934 l’avvio della politica di concentrazione popolare, l’anello mancante della nostra catena evolutiva, costi-

18 Manuel Tunon de Lara, Très claves de la Repüblica espahola, Madrid, Alianza Editorial, 1986.19 Santos Juliâ, Madrid 1931-34. De la fiesta popular a la lucha de closes, Madrid, Siglo XXI, 1984.20 Santos Juliâ, Origines del Frente Popular en Esporta (1934-1936), Madrid, Siglo XXI, 1979.21 “Estudios de historia social”, Madrid, 1981, nn. 16-17.22 Cfr. “Estudios de historia social”, 1981, nn. 16-17.23 Cfr. “Estudios de historia social”, 1984, n. 31.

Page 7: Il Fronte popolare in Spagna - Istituto Nazionale ... · Il Fronte popolare in Spagna ... succede a partire dall’ottobre, con il cambia ... apporti documentali per il periodo 1934-1935

Il Fronte popolare in Spagna. Immagine e significato 51

tuisce un buon punto di partenza per esami­nare non solo la politica delle alleanze del Pce, ma anche la questione degli indirizzi strategici dell’Internazionale comunista. Su questa linea, che potremmo chiamare di rico­struzione filologica, si collocano i più recenti lavori di Tunon de Lara sull’argomento, pur senza aggiungere nulla di importante a quan­to già conosciuto: il capitolo sui fronti popo­lari nel già citato Très claves e l’articolo La Espaha del Frente Popular24.

Duplice è stata dunque la direzione del­l’approfondimento in questi ultimi cinque anni. Da un lato conosciamo molto meglio la trama di relazioni esistente prima della for­mazione del fronte, per quanto riguarda al­meno i partiti operai. Il comportamento dei partiti repubblicani resta ancorato a fonti memorialistiche e periodiche (ancorché oggi vi sia un nuovo punto di riferimento biblio­grafico, il recente studio di Juan Avilés25). Dall’altro lato, rimane impostato, fonda­mentalmente a opera di Vinyes e Tunon, il tema dei mutamenti di mentalità, circoscritto per ora alla Catalogna e a Madrid, un campo d’indagine che in futuro ci dovrebbe permet­tere di conoscere molto meglio il tessuto so­ciale frontista a partire da analisi regionali e locali.

Come avviene nel caso francese, anche nel caso spagnolo la storia del Fronte popolare presenta una doppia sequenza: la formazio­ne dell’alleanza dei partiti operai e democra­tici per arginare il fascismo, da un lato, e dal­l’altro l’adozione della linea di fronte popo­lare da parte del partito comunista, che rien­tra nel precedente ambito ma con aspetti spe­cifici nella misura in cui si inserisce il fattore esterno rappresentato dal Comintern.

Il ruolo esercitato in Francia dagli avveni­menti del febbraio del 1934 trova in Spagna

riscontro nell’insurrezione operaia dell’otto­bre dello stesso anno. La svolta è addirittura più drammatica. Fino a quel momento tutta­via gli avvenimenti seguono un altro cammi­no, ben distinto da quello francese e avendo semmai l’Austria come termine di riferimen­to. Nel corso del 1934, un governo repubbli­cano di centro-destra si regge precariamente al potere con il sostegno parlamentare di una destra cattolica nel cui leader, José Maria Gii Robles, molti vedono “il Dollfuss spagno­lo” . L’entrata dei rappresentanti della Ceda (il partito cattolico) nel governo è vista come il segnale per una sollevazione operaia che si viene preparando a opera di un comitato congiunto delle organizzazioni socialiste (il partito, Psoe, il sindacato, Ugt, e le forze giovanili), presieduto da Francisco Largo Caballero. Quest’impostazione di rivoluzio­ne difensiva permette, a partire dal dicembre del 1933, di compensare i punti deboli dello schieramento socialista mediante organi di fronte unico creati dall’alto, le Alleanze ope­raie, particolarmente diffuse nelle Asturie, dove a livello regionale comprendono socia­listi e anarcosindacalisti, e in Catalogna, con l’inconveniente di non essere accettate dalla Cnt, la forza anarchica preminente. I piccoli partiti comunisti non ufficiali aderiscono alle Alleanze, non però il Pce che viceversa le osteggia finché, tra l’agosto e il settembre 1934, ormai alla vigilia della prevista rivolu­zione, compie una virata di centottanta gradi e adotta la politica del fronte unico seguendo la direttiva del Comintern. Fino all’ottobre del 1934 non c’è dunque ombra di fronte po­polare in Spagna. Per gli uni si tratta di tra­durre in pratica la parola d’ordine “tutto il potere al Partito socialista” . Per i loro allea­ti, invece, di generalizzare il fronte unico fi­no a configurare l’Alleanza operaia naziona­le. Ma solo nei circoli della sinistra repub-

24 M. Tunon de Lara, Très claves ecc., cit. e La Espaha del Frente Popular, in “Historia 16”, 1986, li, La guerra civil.2" Juan Avilés Faré, La izQuierda burguesa en la Segando Repüblica, Madrid, Espasa-Calpe, 1985.

Page 8: Il Fronte popolare in Spagna - Istituto Nazionale ... · Il Fronte popolare in Spagna ... succede a partire dall’ottobre, con il cambia ... apporti documentali per il periodo 1934-1935

52 Antonio Elorza

blicana si avanza, senza risultato, la propo­sta che permetterebbe di superare il dilemma fascismo o socialismo.

La disfatta dell’insurrezione operaia, nel­l’ottobre del 1934, cambia decisamente i dati della situazione e crea le condizioni nelle quali andrà affermandosi la prospettiva di fronte popolare. Non si tratta di un’unità alla base contrapposta alle organizzazioni, né di un’u­nità nei comitati antifascisti come in Francia, ma dell’unità delle vittime della repressione. O delle vittime della disfatta. La storia delle organizzazioni di classe nei mesi che seguono l’ottobre è fatta di tutta una serie di riaccorpa­menti. I partiti comunisti non ufficiali, Bloc­co operaio e contadino (Boc) e Sinistra comu­nista, si fonderanno nel Partito operaio di unificazione marxista (Poum). Le gioventù socialista e comunista rafforzano i loro lega­mi nel carcere e gettano le basi del processo che culminerà nell’aprile del 1936 con la for­mazione della Gioventù socialista unificata (Jsu). I sindacati comunisti accettano il prin­cipio dell’unità sindacale in seno all’Ugt so­cialista. Appena chiuso il capitolo rivoluzio­nario, Psoe e Pce creano un Comitato di colle­gamento e ben presto il soccorso ai detenuti e alle altre vittime della repressione impone l’u­nità a livello di base. I sindacalisti moderati, da parte loro, finiscono anch’essi per rientrare nella Cnt anarchica. Dopo lunghe trattative, quattro piccoli partiti socialisti e comunisti in Catalogna riescono a fondare un partito mar­xista unificato, il Psuc, in linea con l’Interna­zionale comunista. Si fa strada addirittura il miraggio di una convergenza tra la sinistra so­cialista e il Pce. Tutto ciò non è che il prodotto di una constatazione: il peso avuto dalla frammentazione organizzativa del proletaria­to nella disfatta di ottobre. Nonché l’espres­sione di un processo di fondo: l’avvicinamen­to tra tutti i settori popolari, e segnatamente operaia, uniti nel rifiuto del governo di cen­tro-destra e della sua politica repressiva.

La classe operaia segue così nel corso del 1935 un cammino unitario. Ma ciò non si­

gnifica che contemporaneamente la prospet­tiva del Fronte popolare sorga senza proble­mi. La stessa linea del governo, repressiva ma senza assumere profili totalitari, favoriva il continuismo rivoluzionario, vale a dire l’i­dea, rafforzata dal desiderio di imitare il 1917 russo, secondo cui lo scontro dell’otto­bre sarebbe stato solo una prima battaglia e si dovesse andare “verso la seconda rivolu­zione” . Giova rammentare che nella radica- lizzazione dei lavoratori spagnoli tra il 1931 e il 1934 aveva svolto un ruolo di prim’ordine l’immagine della Russia sovietica e della sua rivoluzione. I portavoce dei partiti comunisti non ufficiali saranno i più fermi difensori di questa tesi, e sulla stessa linea si schierano in un primo momento i giovani socialisti guida­ti da Santiago Carrillo, e in fondo — tutto lo lascia pensare — lo stesso presidente del Psoe Francisco Largo Caballero. La necessi­tà di ottenere un’amnistia imporrà in seguito una rettifica di questo schema di comporta­mento di imitazione bolscevica, delineato dalla Gioventù socialista nell’opuscolo Octu- bre: segunda etapa, che sarà redatto nel car­cere modello di Madrid e darà origine a una dura polemica con i dirigenti socialisti più moderati (i “centristi”). Tra costoro, fatto significativo, si trovano i capi della rivolu­zione delle Asturie, presumibilmente delusi dal pessimo funzionamento del dispositivo ri­voluzionario su scala nazionale. L’alternativa ideologica del “centro” socialista, recuperare la coalizione repubblicano-socialista del 1931, escludendo sia un’eventuale ripetizione del tentativo rivoluzionario sia l’applicabilità al­la Spagna del modello sovietico, è difesa dal dirigente veterano Indalecio Prieto in una se­rie di articoli, iniziata simbolicamente il 14 aprile, anniversario della Repubblica, e rac­colta in un opuscolo dal titolo Posiciones so- cialistas, che verrà subito denunciata dalla si­nistra del Psoe per mano di un collaboratore di Largo Caballero, Carlos de Baraibar, ne Las falsas “posiciones socia listas” de Indale­cio Prieto. Prieto proponeva un’intesa orga­

Page 9: Il Fronte popolare in Spagna - Istituto Nazionale ... · Il Fronte popolare in Spagna ... succede a partire dall’ottobre, con il cambia ... apporti documentali per il periodo 1934-1935

Il Fronte popolare in Spagna. Immagine e significato 53

nica tra socialisti e repubblicani, rifiutando per principio la presenza comunista nell’al­leanza, e innanzitutto l’idea di un “blocco operaio” . In suo aiuto verranno le prime vo­ci di nuove elezioni, nel marzo del 1935, che permettono un’iniziativa della direzione so­cialista non incarcerata, consenziente dal carcere Largo Caballero, al fine di consulta­re i raggruppamenti socialisti su di una even­tuale alleanza; ne scaturirà un orientamento largamente favorevole a riannodare rapporti con il repubblicanesimo26 27.

Le carceri sono il luogo simbolico che fa da culla al Fronte popolare. Sono i “trenta­mila prigionieri” tra cui figurano i principali dirigenti dell’Ugt, del Psoe e delle Juventu- des socialistas. È lì che si redigono manifesti, si celebrano le sedute degli organismi diri­genti e si intavolano negoziati. Il carcere sol­lecita un sentimento unitario, ma non è un buon osservatorio per intendere quel che va succedendo nella società spagnola. Lo scotto sarà pagato dal settore politico più colpito, la sinistra socialista.

In compenso, la direzione del Pce uscì pra­ticamente indenne dalla disfatta e ricca di un crescente prestigio tra i lavoratori e di mezzi più abbondanti grazie all’aiuto sovietico. L’ammirazione generale per l’Urss trovava infine un punto di riferimento complementa­re in un partito liberato, per lo meno quanto a strategia, dal suo settarismo. Inoltre, in coin­cidenza con l’insurrezione, il Comintern dà un nuovo colpo di timone. Se in settembre il Pce compie il salto dal “classe contro classe” all’accettazione del fronte unico dall’alto, le Alleanze operaie, ora risulterà che la sua lot­ta con le altre organizzazioni operaie, serven­do sempre come prova della validità del mo­dello sovietico, è una lotta per le libertà de­mocratiche, una lotta popolare e antifascista.

Le date contano. L’8 ottobre 1935 le “Izve- stia” così qualificano la lotta delle Asturie. Tre giorni dopo il discorso di Thorez a Nan­tes, il 27 ottobre, il Pce pubblica un manife­sto sugli eventi rivoluzionari inserendo nella chiusa la parola d’ordine di “un solo blocco antifascista” . L’idea della lotta per la libertà compare anche nel discorso, per il resto tra­dizionale, di Togliatti ne La guerre civile en Espagne et les taches du prolétariat interna­tiona l. A partire da allora si introduce, non senza oscillazioni e coesistenza di discorsi eterogenei, come ad esempio la difesa dei so­viet, la proposta di una “concentrazione po­polare antifascista” , presente nell’opuscolo ufficiale Los combates de Octubre e antici­pazione della presa di posizione definitiva, del maggio 1935, enunciata da José Diaz nel suo discorso al Cine Monumentai di Madrid il 2 giugno. Due constatazioni: l’atto di na­scita del Fronte popolare spagnolo segue a tamburo battente quello del Fronte francese, il che riporta la questione all’ambito del Co­mintern. Secondo, il Pce si trova così provvi­sto della strategia unitaria adatta alle circo­stanze, con un vantaggio decisivo nei con­fronti della sinistra socialista, paralizzata dal compromesso tra continuismo e rassegnazio­ne di fronte all’alleanza elettorale. La disfat­ta della sinistra socialista nella direzione del Psoe nel dicembre del 1935 farà ormai del Pce l’unico referente possibile del bolsce­vismo.

Come avviene nel campo socialista, anche i primi movimenti repubblicani tendono a garantire la riaggregazione delle forze repub­blicane in senso stretto, senza contatti con quelli che si sono compromessi nell’ottobre. Ben presto, tuttavia, si stabilisce un rapporto tra Manuel Azana, ex primo ministro, e In- dalecio Prieto, con l’intento di recuperare la

26 Si veda Juan S. Vidarte, Et Bienio Negro y la insurrección de Asturias, Barcellona, Grijalbo, 1978.27 “La Correspondance Internationale”, a. XIV, n. 100-101, 10 novembre 1934, ora in Paimiro Togliatti, Opere, III, 2, Roma, Editori Riuniti, 1973, pp. 489-497.

Page 10: Il Fronte popolare in Spagna - Istituto Nazionale ... · Il Fronte popolare in Spagna ... succede a partire dall’ottobre, con il cambia ... apporti documentali per il periodo 1934-1935

54 Antonio Elorza

coalizione repubblicano-socialista che era esistita come forza di governo tra il 1931 e il 1933. Nel corso del 1935, Azaria pronuncia una serie di discorsi, in raduni di massa, con degli scopi ben precisi: esaltare lo spirito re- pubblicano, mostrare l’esigenza di porre fine al governo di centro-destra con un’alleanza delle sinistre. In questi Discursos en campo abierto2i c’è già la base sociologica del Fron­te popolare. L’appoggio repubblicano al fronte si incarna in tre figure di dirigen­ti: Manuel Azana, della sinistra repubblica­na, Diego Martinez Barrio e Felipe Sanchez Roman, entrambi repubblicani centristi, ap­partenenti rispettivamente all’Unione re­pubblicana e al Partito nazionale repubblica­no. I tre avevano stabilito il 13 aprile 1935 al­cune “regole” per un ipotetico governo di coalizione, incentrato sull’esigenza di argi­nare la repressione e sventare la minaccia di revisione costituzionale proveniente da de­stra.

L’estate del 1935 è tempo di preparativi. Nel governo, all’ombra del ministro della guerra Gil Robles, lavorano i futuri generali ribelli con Francisco Franco come capo dello Stato maggiore generale. L’esercito è la spe­ranza della destra e il gruppo fascista della Falange espanola non trova di meglio che in­coraggiare il golpe militare. Dal suo esilio a Ostenda, Prieto intrattiene rapporti di corri­spondenza con i “tre” repubblicani e già in ottobre stende le sue osservazioni critiche al­la loro bozza di programma elettorale. I de­legati comunisti spagnoli partecipano tra lu­glio e agosto al VII Congresso del Comin­tern, che consolida la tattica dei fronti popo­lari. E a settembre scoppia improvvisamente lo scandalo dt\Y estraperlo, un affare di rou­lette truccate in cui il sospetto di corruzione investiva lo stesso primo ministro, Alejandro Lerroux. Incominciava il conto alla rovescia in vista delle elezioni.

È la scadenza elettorale ciò che mette in moto la coalizione. Il punto d’avvìo consiste in una lettera scritta il 14 novembre 1935 da Azana a Enrique de Francisco, segretario della Commissione elettorale del Psoe, in cui si sottolinea che “l’opinione pubblica, quasi unanime, reclama e spera in una coalizione elettorale dei partiti di sinistra” . La risposta fu subito affermativa, a condizione però che fossero ammessi al tavolo delle trattative il Pce e la Ugt, il sindacato comunista e la Gio­ventù socialista. Alla fine, quando le trattati­ve avranno inizio, i repubblicani accetteran­no solo la presenza dei socialisti, che per par­te loro si incaricheranno dei rapporti con le altre organizzazioni operaie. Il patto venne siglato il 15 gennaio 1936, con la diserzione del Partito nazionale repubblicano (di fronte alla presenza comunista) e l’adesione del Partito sindacalista e, inopinatamente, del grande avversario del frontismo, il Poum. Il contenuto del programma rifletteva le istan­ze repubblicane, escludendo esplicitamente le riforme di struttura (nazionalizzazione delle banche e della terra, controllo operaio e sussidio di disoccupazione). E repubblicano doveva essere il governo incaricato di attuar­lo dopo la vittoria nelle elezioni del 16 feb­braio del 1936 (278 deputati al Fronte popo­lare contro 131 alla destra, per effetto di un meccanismo elettorale che esaltava la ristret­ta maggioranza dei voti). Anche in Catalo­gna trionfava il Front d ’Esquerres, variante regionale di diversa composizione con alla testa la Esquerra republicana de Catalunya, una formazione dotata di un dinamismo sen­za confronti nel resto della Spagna.

In realtà, il Fronte popolare non fu un ras­semblement, bensì una coalizione elettorale imperniata sulla richiesta di un’amnistia. Non arrivò mai a darsi una forza veramente comune e ciò si rifletté persino sul vocabola­rio. Per i repubblicani di centro si trattava di

28 Manuel Azana, Discursos en campo abierto, Madrid, Espasa-Calpe, [1936].

Page 11: Il Fronte popolare in Spagna - Istituto Nazionale ... · Il Fronte popolare in Spagna ... succede a partire dall’ottobre, con il cambia ... apporti documentali per il periodo 1934-1935

Il Fronte popolare in Spagna. Immagine e significato 55

un “cartello elettorale” (sulla falsariga del cartel des gauches francese degli anni venti) e persino in Azaria prevale l’interpretazione della “coalizione elettorale” . Prieto parla di “fronte elettorale di sinistra” . Il Pce preferi­sce bandire il “blocco popolare antifascista” e l’organizzazione delle Juventudes sociali- stas, difficile a contenere nel suo radicali­smo, lo dipinge come “fronte popolare delle sinistre” . Infine, per non contaminarsi con le formule esecrate del VII Congresso, il Poum annuncia il suo ingresso in un “fronte operaio-repubblicano”. Era il segno di una eterogeneità effettiva che esploderà già nella primavera del 1936, quando i repubblicani e Prieto si opporranno a che, come pretende­vano i comunisti, sorga una trama di Comi­tati di Fronte popolare nella società e addi­rittura un comitato di vigilanza sull’attua­zione del programma. Si rimarrà così nel­l’ambito di una collaborazione parlamentare repubblicano-social-comunista sulla quale si regge il governo Azana (e a partire da mag­gio il governo Casares, divenuto Azana pre­sidente della Repubblica). Come ha scritto Claudin, la Spagna vive in una situazione di triplo potere; quello dei cospiratori, che tro­va un crescente sostegno nella destra politi­ca; quello del governo repubblicano, sempre meno all’altezza degli avvenimenti e, stacca­te da quest’ultimo, le masse popolari in uno stato di crescente tensione ma senz’altro strumento di unificazione che i propri partiti e sindacati. Di qui verrà la risposta al solle­vamento militare del 18 luglio.

Questa debolezza organica perdurerà nel corso della guerra civile, benché il Fronte po­polare rimanga formalmente in vita e anzi al­larghi le sue basi nel novembre del 1936 con l’entrata nell’area di governo della Cnt, che partecipa con quattro ministri anarcosinda- calisti al governo presieduto dal socialista Largo Caballero. In effetti è questo il primo governo frontista pienamente rappresentati­vo della convergenza di piccola borghesia de­mocratica e classe operaia nella lotta con­

tro il fascismo. Ma la partecipazione con­giunta ad organismi di governo durante la guerra non significa la fine delle divergenze. Queste anzi si accentuano man mano che l’andamento della guerra volge al peggio. Nel 1938 si registra una chiara frattura tra il governo del socialista Negrin, sostenuto dal centro socialista e soprattutto dai comunisti, e un diffuso magma di oppositori, fautori di una cessazione della guerra a qualsiasi prez­zo. Il presidente Azana simpatizza per la se­conda fazione, ma senza compromettersi. Nel frattempo, il Fronte popolare continua a condurre un’esistenza di facciata fino al gol­pe militare che permette al colonnello Casa- do di deporre il governo Negrin ai primi di marzo del 1939. Lo spalleggiano nel golpe settori socialisti e anarchici, con i comunisti come bersaglio. Il 30 marzo Franco entra a Madrid.

In conclusione, lungi dall’essere un episodio secondario sotto il profilo politico, che ac­quisterebbe rilievo solo a seguito della guerra civile, il Fronte popolare spagnolo getta una luce considerevole sulla storia del movimen­to comunista internazionale e della sinistra europea, sollevando problemi tutt’altro che marginali.

In primo luogo, non è irrilevante questa comparsa della parola d’ordine del fronte popolare in Spagna già nell’ottobre del 1934, quando si è appena conclusa l’insurrezione operaia delle Asturie, suppergiù in coinci­denza con il discorso di Thorez a Nantes. Quest’ultimo è del 24 ottobre e il manifesto del Pce del 27, il che pone sotto altra luce la questione dell’apparente opposizione del Co­mintern alla svolta frontista del Pce. Nel ca­so spagnolo, insistiamo, non ci possono esse­re dubbi di sorta: la virata strategica del Pce non poteva che uscire dalla “casa”, vale a di­re dal Comintern. Quantunque la sua porta­ta fosse più modesta di quella francese, il passo rappresentato dalla “concentrazione popolare antifascista” costituisce l’anello

Page 12: Il Fronte popolare in Spagna - Istituto Nazionale ... · Il Fronte popolare in Spagna ... succede a partire dall’ottobre, con il cambia ... apporti documentali per il periodo 1934-1935

56 Antonio Elorza

mancante della catena evolutiva che salda i blocchi antifascisti del 1933-1934, strumenti di reclutamento sopra la testa delle organiz­zazioni e pertanto compatibili con la rigidità del “socialfascismo”, alla individuazione del Fronte popolare quale asse strategico comu­nista, che prende forma nella primavera del 1935. Il famoso aneddoto raccontato da Cer­reti, di un Togliatti emissario dell’Interna- zionale che il 24 ottobre ufficialmente sconsi­glia e in privato approva Thorez, acquiste­rebbe così pieno significato. Si tratta dell’in­troduzione graduale, quasi sotterranea, di un’innovazione, cosa nient’affatto insolita nella storia del comuniSmo.

D’altra parte, l’immediata qualifica di an­tifascista, di difesa delle libertà democrati­che, attribuita alla rivoluzione delle Asturie dagli organi ufficiali sovietici fin dagli inizi di ottobre, è un elemento a favore della tesi di Claudin sul peso determinante della politi­ca estera sovietica. È chiaro che tale valuta­zione, prontamente ripresa dall’ambasciata britannica, risponde all’idea di non suscitare una rivoluzione proletaria alle spalle delle democrazie dell’Europa occidentale. Tenen­do- presenti questi dati, si potrebbe ritenere prioritario tale fattore di politica estera ri­spetto al potere d’attrazione del caso france­se, che in ogni modo acquista nei mesi suc­cessivi valore di esempio non solo per la Spa­gna, ma per l’intero Comintern.

Gli interessi internazionali dell’Unione so­vietica rendono possibile, per quanto riguar­da la Spagna, la conversione frontista del Pce, ma i diversi discorsi portati avanti fino al maggio del 1935 dimostrano non solo il peso di fattori inerziali, ma altresì una inde­terminatezza che verosimilmente dipende da quel carattere di centro di elaborazione poli­tica che è proprio del Comintern, dove le po­sizioni sono ben lontane dall’essere unanimi (ricordiamo quanto riferisce in proposito la

storia del Comintern redatta sotto la direzio­ne di Sobolev e Sirinja29). L’adozione della nuova strategia è tutt’altro che automatica, come invece sarebbe avvenuto nel caso di un diktat: insomma, gli interessi di politica este­ra delI’Urss come sfondo sì, indubbiamente, ma in nessun modo una sorta di riflesso con­dizionato che permetta la traduzione imme­diata della ricerca di alleanze in fronte popo­lare. Tutti gli elementi di giudizio, e in parti­colare il gioco di controlli incrociati consen­titoci dagli scritti di Togliatti e dai documenti del Pce tra l’ottobre del 1934 e il giugno del 1935, lasciano intravvedere una travagliata imposizione della svolta ai dirigenti dell’In­ternazionale comunista sulla scia di Dimi­trov. Ci sono in ogni caso ancora troppi fili staccati, che si potranno forse ricollegare con­venientemente solo dopo la consultazione de­gli archivi del Comintern, tenendo conto della vicenda spagnola, di cui sino a oggi nessuno parlava. Con tutti i rischi delle profezie, vor­remmo azzardare un’immagine meno dipen­dente dell’evoluzione del Pcf nel 1934.

Non tutto però è storia segreta. Con il suo stesso svolgimento, la storia della gestazione del Fronte popolare in Spagna prova a suo modo come nell’affermarsi della nuova stra­tegia delle sinistre agisca un movimento so­ciale di fondo, di rifiuto della controrivolu­zione fascista, che per la Francia troviamo già molto ben ricostruito a partire dal movi­mento Amsterdam-Pleyel e dalla risposta po­polare ai fatti del 6 febbraio. Il Fronte popo­lare suscitò e potè far leva su di una marea unitaria, su di un autentico cambiamento di mentalità connesso a un moto di speranza che raggiunse il culmine dopo la vittoria elet­torale, nel giugno del 1936. In Spagna si veri­fica un analogo movimento di fondo della società, ma secondo coordinate assai diffe­renti. In Spagna tutto risulta condizionato dagli esiti dell’ottobre del 1934. Il fallimento

29 Storia dell’Internazionale comunista, diretta da A. Sobolev, Mosca, Edizioni Progresso, 1974.

Page 13: Il Fronte popolare in Spagna - Istituto Nazionale ... · Il Fronte popolare in Spagna ... succede a partire dall’ottobre, con il cambia ... apporti documentali per il periodo 1934-1935

Il Fronte popolare in Spagna. Immagine e significato 57

dell’insurrezione ha effetti decisivi sull’affer- marsi del Fronte popolare, almeno per ciò che riguarda le formazioni operaie e repub­blicane più restìe ad accettarlo, perché l’am­piezza della repressione — i “trentamila pri­gionieri” — e la difesa della democrazia im­pongono delle posizioni unitarie, per quanto diverso sia poi il significato che ciascuno at­tribuisce all’alleanza. Da parte sua, la politi­ca seguita dai governi di centro-destra crea le condizioni ottimali per far trionfare tale orientamento nella sinistra, alimentando la repressione — arresti, stato di emergenza, censura sulla stampa, stillicidio di minacce di esecuzioni — senza però liquidare il quadro istituzionale democratico e in particolare ta­luni margini dei diritti di riunione, di asso­ciazione e di espressione. Così, l’organo del Psoe “El Socialista” non potrà uscire per tut­to il 1935 ma la sinistra socialista riuscirà a pubblicare “Claridad”; privato di “Mundo Obrero” il Pce darà briglia sciolta alla stam­pa clandestina, a settimanali cripto-comuni­sti come “Pueblo” e pubblicherà persino, con qualche leggero ritocco nei titoli, la stampa del Comintern. Il pericolo di più pe­santi repressioni era incombente e perciò più che puntare alle conquiste sociali come in Francia, il Fronte popolare sarà anzitutto un’occasione di ripresa per una sinistra usci­ta assai malconcia dall’ottobre del 1934. Il paese resterà diviso in due nella campagna elettorale del 1936 e i generali destrorsi come Franco terranno già per decisa la loro “ope­razione chirurgica” — come la definisce il futuro dittatore in una conversazione con l’ambasciatore francese Jean Herbette — fin dagli ultimi mesi del 1935. Non si tratta del cammino verso l’emancipazione che sfocia nel grand tournant francese, bensì di un gio­co pendolare tra aspettative popolari, in lar­ga misura rivoluzionarie, e un golpe contro­rivoluzionario che si fa incombente sin dalla prima notte in cui si conosce la vittoria dei candidati del Fronte popolare.

In siffatte condizioni, nulla di strano che il

ruolo principale sia svolto dalle organizza­zioni tradizionali, fondamentalmente i parti­ti e i sindacati operai, sia pur soggetti a un impulso di riaggregazione, conseguenza logi­ca del sentimento unitario condiviso dalle lo­ro basi. Ancora nulla di strano, tuttavia, che per converso la struttura unitaria del Fronte popolare sia per se stessa alquanto debole. Esisteranno certamente dei comitati di Fron­te popolare, con un notevole sviluppo dopo la sollevazione militare, senza però dar vita a quella trama veramente coesa che avrebbe permesso di superare le barriere organiche, ideologiche e di classe. Ricordiamo le osser­vazioni di Togliatti in piena guerra: il dissol­vimento dei comitati di Fronte popolare è uno dei motivi chiave della penuria di istitu­zioni democratiche che affligge la Spagna re­pubblicana, nell’assenza di legami effettivi tra istituzioni e masse operaie e popolari.

Infine, non va dimenticato l’influsso eser­citato dall’esperienza frontista durante la guerra sulla formazione di quelle che più tar­di saranno le democrazie popolari, e in real­tà, sul concetto stesso di “democrazia di tipo nuovo”, che Togliatti applica alla Spagna del Fronte popolare (questo sì, nella seconda metà del 1936, da un punto di osservazione troppo distante per poter percepire tutta la negatività della situazione reale) in quanto regime che mantiene la democrazia per le forze progressiste, distrugge le basi materiali del fascismo e favorisce l’avanzata del prole­tariato verso la sua emancipazione in un qua­dro pluralista. Si tratterebbe di un regime in­termedio, di una fase di transizione che apre una nuova via, diversa da quella sovietica, per far trionfare la causa della rivoluzione, pur restando il punto d’arrivo il medesimo. La nota lettera di Stalin a Largo Caballero, presidente del Consiglio spagnolo, sancisce quest’apparente eterodossia: “La rivoluzio­ne spagnola si apre strade che, per molti aspetti, differiscono dalla strada percorsa dalla Russia. Ciò è determinato dalle diffe­renze di ordine sociale, storico e geografico,

Page 14: Il Fronte popolare in Spagna - Istituto Nazionale ... · Il Fronte popolare in Spagna ... succede a partire dall’ottobre, con il cambia ... apporti documentali per il periodo 1934-1935

58 Antonio Elorza

dalle esigenze della situazione internaziona­le, diverse da quelle che si posero dinanzi alla rivoluzione in Russia. È possibile che la ‘via parlamentare’ risulti un processo di sviluppo rivoluzionario più efficace in Spagna di quanto non lo fu in Russia”30.

Ma ciò che conta non è soltanto quest’insi­stenza nel difendere la democrazia. Sotto molti aspetti, positivi e negativi, la politica comunista durante la guerra civile anticipa nel segno del Fronte popolare degli elementi che più tardi faranno parte dell’esperienza delle democrazie popolari. Uno di questi sa­rà la spinta stalinista a esportare i “grandi processi”, che in Spagna trova un campo di applicazione privilegiato nell’eliminazione del trotskismo nel giugno del 1937, e culmina con l’assassinio di Andrés Nin. E non molto diversa è la logica unitaria, con i suoi aspetti positivi connessi all’organizzazione dello sforzo bellico e negativi quanto a effettiva capacità di comprendere le specificità degli alleati. Di nuovo Togliatti serve da testimone

dell’isolamento totale in cui si viene a trovare il Pce nell’aprile del 1938, nonostante la vali­dità della sua politica di resistenza, che in ta­lune occasioni arriva ad accettare la conver­sione del Fronte popolare in un vero e pro­prio fronte nazionale. La pratica di alletta­mento e distruzione degli alleati aveva questo prezzo, che continuerà ad essere pagato dai comunisti spagnoli nel prolungato periodo di solitudine che seguirà la disfatta. È evidente che non tutto fu negativo poiché, come sot­tolinea Spriano, proprio sulla scorta di que­ste contraddizioni dell’esperienza del Fronte popolare in Spagna Togliatti svilupperà le sue nuove concezioni sulla democrazia e il partito negli anni tra il 1944 e il 1947. Una volta di più, la sconfitta interna si accompa­gna, nel caso del Fronte popolare spagnolo, alla ricchezza di insegnamenti per il movi­mento comunista e per l’insieme della sini­stra europea.

Antonio Elorza(traduzione dallo spagnolo di Vittorio De Tassis)

30 Cfr. Guerra y revolución en Espaha, cit., v. II, pp. 101-103. (Il passo è citato anche in P. Spriano, Il compagno Ercoli, cit., p. 126).