la domenica settimanale

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d'informazione con inchieste, reportage, cronaca, storie, interviste, cultura La resa dei conti L’apocalisse L’orrore Finisce l’immunità addio impunità Leggi a pagina 4,5,6,7 Città della scienza rasa al ruolo Leggi a pagina 8,9 Difende l’amica picchiata e bruciata viva Leggi a pagina 10 Il cerchio stretto Nel nome di Lino lo Stato fa, lo Stato Leggi a pagina 11 N. 9 | 30 Marzo 2013 - Anno I Non pagherà le colpe di tutti. Non sarà un capro espiatorio. La sua condanna non farà assolvere un’intera classe politica compromessa Non pagherà le colpe di tutti. Non sarà un capro espiatorio. La sua condanna non farà assolvere un’intera classe politica compromessa Non pagherà le colpe di tutti. Non sarà un capro espiatorio. La sua condanna non farà assolvere un’intera classe politica compromessa Non pagherà le colpe di tutti. Non sarà un capro espiatorio. La sua condanna non farà assolvere un’intera classe politica compromessa Il detenuto

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è un periodico d'informazione con inchieste, reportage, cronaca, storie, interviste, cultura. E' il numero 9 - 30 marzo 2013 – Anno I

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Page 1: La Domenica Settimanale

d'informazione con inchieste, reportage, cronaca, storie, interviste, cultura

La resa dei conti L’apocalisse L’orrore

Finisce l’immunitàaddio impunità Leggi a pagina 4,5,6,7

Città della scienzarasa al ruolo Leggi a pagina 8,9

Difende l’amica picchiata e bruciata vivaLeggi a pagina 10

Il cerchio stretto

Nel nome di Linolo Stato fa, lo StatoLeggi a pagina 11

N. 9 | 30 Marzo 2013 - Anno I

Non pagherà le colpe di tutti. Non sarà un capro espiatorio. La sua condanna non farà assolvere un’intera classe politica compromessa

Non pagherà le colpe di tutti. Non sarà un capro espiatorio. La sua condanna non farà assolvere un’intera classe politica compromessa

Non pagherà le colpe di tutti. Non sarà un capro espiatorio. La sua condanna non farà assolvere un’intera classe politica compromessa

Non pagherà le colpe di tutti. Non sarà un capro espiatorio. La sua condanna non farà assolvere un’intera classe politica compromessa

Il detenuto

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I Sicilianigiovani

"A CHE SERVE ESSERE VIVI, SE NON C'E' IL CORAGGIO DI LOTTARE?"www.isiciliani.it

SOTTOSCRIVI PER I SICILIANI GIOVANIIT 28 B 05018 04600 000000148119

LIBERTA'

19822012

L'ARIADELLA

Page 3: La Domenica Settimanale

La Domenica La Domenica Settimanale Settimanale N. 9 | 30 Marzo 2013 - N. 9 | 30 Marzo 2013 - Anno IAnno I 3

www.ladomenicasettimanale.it

La palestra delle speranze I Maddaloni non si arrendono 13Ritorna Peppe 'o cric Furti di ruote come in guerra 16L'assedio E' caccia all'oro e alle slot machine 17Soldi dei clan Blitz nei casinò 18Facciamo Rete Per le strade e tra la gente 19Aiuta i “Siciliani giovani”Sostieni la sottoscrizione 21Le donne di Napoli Gli scatti di Siano22Il mensile di quartiere Leggi Vomero Magazine24Il dragoneFrancesca e il cavaliere25

LA SVISTA Siete circondati

***

ari lettori ecco La Domenica settimanale. Il nostro non è un accanimento. Nicola

Cosentino detenuto: è una sconfitta per la politica e principalmente per chi a lui ha affidato la rappresentanza. L'informazione fa solo il proprio mestiere. E' un cerchio che si chiude. Ci troviamo di fronte a un cambiamento epocale. I ghiacciai si stanno sciogliendo e non è detto che a valle ci saranno inondazioni. L'unica certezza è restare con la schiena dritta e non fare inchini. In questo numero affrontiamo l'apocalisse della distruzione della Città della scienza. Pista interna, pista esterna, l'attacco degli speculatori non si sa. Restiamo scettici quando qualcuno - non sono pochi - ipotizzano che la camorra e i clan nulla c'entrano con questa storia. Insomma Napoli pare improvvisamente una città svizzera. Sul fronte anticamorra c'è l'arresto del carnefice di Lino Romano, il giovane trucidato per errore lo scorso 15 ottobre perché scambiato con il vero obiettivo del raid. Mentre langue l'azione del sindaco Luigi De Magistris e della sua Giunta, registriamo il definitivo stop alla costruzione del nuovo stadio a Ponticelli e non sono mancate le ire degli imprenditori amici dell'ex pm. Approfondimenti lo dedichiamo al femminicidio avvenuto a Casal di Principe; c'è l' ennesimo Sos da Scampia per non far chiudere la palestra dei Maddaloni. Finalmente qualcuno paga per il saccheggio indegno della biblioteca dei Girolamini. Anche a Napoli arriva l'onda lunga della nomina del nuovo Papa ma purtroppo la chiesa partenopea resta saldamente nelle mani del cardinale Sepe.Vi auguro buona lettura.

C

Periodico d'informazione con inchieste, reportage, cronaca,

storie, interviste, cultura. Giornale in Pdf scaricabile da

http://www.ladomenicasettimanale.it

“L'esistenza è uno spazio che ci

hanno regalato e che dobbiamo

riempire di senso, sempre e

comunque”

Enzo Jannacci

EditoreTUTTI GIU' X TERRA

Associazione Onlus - CF 94223580633Direttore responsabile

Arnaldo CapezzutoRedazione

vico Provvidenza, 1680136 – Napoli

info. 3495064908mail

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Giulia RosatiGestione e ottimizzazione social network

Lina AndreozziProgetto editoriale settimanale

GAJ - Graphic Art JuliaHanno collaborato gratuitamente:

Ferdinando Bocchetti, Filomena Indaco, Giuseppe Parente, Roberta De Maddi

Monica Capezzuto, Genny Attira, Pier Paolo Milanese,

Luigi Fonderico, Claudio Riccardi

N.9 - chiuso il 30 Marzo 2013 - Anno IReg. Stampa Tribunale di Napoli

n. 30 del 23 maggio 2012

Responsabile del trattamento dati(D.LGS- 30/06/2003 n.196)

Arnaldo Capezzuto

LA FOTO

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La Domenica La Domenica Settimanale Settimanale N. 9 | 30 Marzo 2013 - N. 9 | 30 Marzo 2013 - Anno IAnno I 4

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l’epilogo. É la fine di un’epoca. É la caduta nella polvere di un intoccabile.

Si è costituito nel carcere di Secondigliano di Napoli, un penitenziario duro dove sono reclusi padrini mafiosi e boss camorristi, Nicola Cosentino, deputato uscente del Pdl, ex sottosegretario all'Economia con delega al Cipe nell'ultimo governo Berlusconi e potente coordinatore regionale campano. Appena scaduta l'immunità parlamentare – lo scorso venerdì 15 marzo – l'ex onorevole è finito in una cella del padiglione T1, quello riservato ai detenuti di alta sicurezza. L'uomo politico che ha contribuito a far vincere il Pdl a livello nazionale, eleggendo nel 2008 in Campania ben 38 deputati e 14 senatori, rastrellando oltre un milione e seicento mila voti, pari al 12 per cento del consenso totale dell'armata costruita da Silvio Berlusconi, è rinchiuso nella casa circondariale partenopea. Nicola Cosentino, conosciuto anche con il nomignolo di Nick 'o mericano è imputato in due diversi processi con accuse che vanno dal reimpiego di capitali illeciti alla corruzione, aggravati dalla finalità mafiosa e al concorso esterno in associazione camorristica. Nicola Cosentino non è un prigioniero politico, non è vittima di una persecuzione orchestrata dalle toghe rosse, non è il nuovo Enzo Tortora. I profili penali contestati all'ex sottosegretario – in questi anni – sono molto gravi anzi gravissimi. Nel corso delle indagini e dei due processi che si stanno celebrando presso il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere emergono sempre di più legami inquietanti e chiari contorni in cui camorra, politica, classe dirigente e imprenditoria sono fili dello stesso intreccio. Non c'è dubbio che l'arresto di Cosentino sancisce la fine di un'epoca. E

É

Nick 'o mericano è stato solo il primo della lista. L’ex senatore Pdl Sergio De

Gregorio, la gola profonda che ha inguaiato Silvio Berlusconi sulla compravendita dei parlamentari, è serenamente finito ai domiciliari, stesso destino per Vincenzo Nespoli, senatore uscente e sindaco decaduto di Afragola. Non è finita. Qualche problema, per la verità più di uno, si addensa anche sul capo di Amedeo

Laboccetta, deputato Pdl, trombato alle ultime consultazioni e in rapporti d’affari

con l’imprenditore latitante Francesco Corallo, re delle slot machine. C’è poi l’incognita grossa come una cosa del riconfermato deputato Pdl Luigi Cesaro conosciuto come Giggino ‘a purpetta, sempre in bilico per un’inchiesta su politica e camorra ormai in dirittura d’arrivo. Non è casuale – infatti - che per la

prima volta il boss pentito del clan dei Casalesi Luigi Guida soprannominato “’o ndrink”, per anni ai vertici della cosca casertana, abbia deciso – così diciamo di raccontare - parlare del potente politico di Sant’Antimo e della sua famiglia ma in generale della politica.

E' la fine di un'epocaNicola Cosentino è in carcere

THE ENDIl vento comincia a soffiare forte.

La trincea dell’immunità parlamentare è saltata definitivamente.

I mammasantissimi sono stretti all’angolo. Sembrano topolini

impazziti. Non sanno dove scappare. Già pare di sentire il megafono

gracchiante: “Attenzione, attenzione. Siete circondati, arrendetevi. Non fate

gesti inconsulti, collaborate”. E’ l’agonia lenta di un sistema di potere.

Nessuno garantisce più nessuno. La disperazione è disperazione. L’adunata

sediziosa davanti al Tribunale di Milano di deputati e senatori del Pdl ne è un esempio. Non si sa dove sbattere la

testa. Le scialuppe di salvataggio sono finite. Il Titanic affonda. C’è chi si agita

e giura di fare i nomi per non finire sommerso ma salvato.

assassasassasa

“Il nuovoParlamento si potrebbetrovare a deciderea breve propriosul deputato di Sant'Antimola sua posizioneè da un anno al vaglio del giudice”

L'asterisco

di Arnaldo Capezzuto

I ghiacciai si sciolgono I pentiti parlano di politica e clan

Occorre capire e interpretare le strategie degli uomini dei clan. Essi non agiscono d’istinto. Aspettano, riflettono, leggono lo scenario. Non ci troviamo di fronte a dichiarazioni a orologeria ma al termine di una lucida analisi degli eventi. Ricordate il boss della mafia e primo pentito di peso di Cosa nostra, Tommaso Buscetta? Prima di parlare del rapporto tra mafia e politica attese lo scioglimento dei ghiacciai. Oltre a “’O ndrink”, altri potrebbero sentirsi liberi d’illuminare con i loro racconti le zone d’ombra che spesso al Sud accompagnano il successo di alcuni impresentabili e le loro formazioni politiche. Finalmente si potrebbe spezzare la cinghia di trasmissione che collega il consenso imposto dalla camorra a quello dato in dote a certa malapolitica.

“Una tegola grossa come una casa sta per cadere sul capodi Luigi Cesaro,il boss Guida, infatti, si è decisoa parlaredei rapporti tra clan e politica”

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La Domenica La Domenica Settimanale Settimanale N. 9 | 30 Marzo 2013 - N. 9 | 30 Marzo 2013 - Anno IAnno I 5

Il libro “il Casalese” edito dalla casa editrice “Centoautori” di Villaricca e curato da nove giornalisti partenopei ha denunciato e ricostruito il potere di Cosentino quando quest'ultimo era ancora un mammasantissimo. Le pesanti ritorsioni giudiziarie non sono mancate: richiesta di sequestro, distruzione e risarcimento danni oltre alla denuncia di tre cronisti

L’ex padrino nel corso dell’udienza del 6 marzo al Tribunale di Santa Maria Capua Vetere ha vuotato il sacco raccontando ai

giudici gli interessi dei Cesaro nel comune di Lusciano e in particolare svelando accordi segreti su gare d’appalti: quella per il Pip (piano insediamento produttivi) e quella riguardante un centro di riabilitazione. Esce fuori un patto d’acciaio tra politica, imprenditoria e camorra. La trama è sempre la stessa: la “cosa pubblica” diventa “cosa loro”. Non è la prima volta e non sarà l’ultima che Luigi Cesaro, ex presidente della Provincia di Napoli, venga tirato in ballo in storie che per usare un eufemismo chiamiamo “opache”. Il deputato Giggino ‘a purpetta era rimasto già coinvolto a metà degli anni Ottanta in un’inchiesta sul clan capeggiato da Raffaele Cutolo e assolto con sentenza definitiva dopo una condanna in primo grado per favoreggiamento a 5 anni di

carcere. Non molto tempo fa durante un’intercettazione effettuata nel corso di un colloquio in carcere, il padrino Cutolo riferiva a una nipote – in cerca di un favore – di farsi aiutare da Cesaro, ora uno importante, che anni addietro gli avrebbe anche fatto “da autista”.

Le accuse dei collaboratori di giustizia

Il nuovo Parlamento insomma a breve potrebbe occuparsi del deputato Cesaro: risalirebbe a circa un anno fa la richiesta d’arresto dell’onorevole, da parte della Procura all’Ufficio gip di Napoli. L’inchiesta prende le mosse dalle dichiarazioni del 2008 di Gaetano Vassallo, stakeholder dei rifiuti per conto dei Casalesi, che accusa Cesaro di relazioni con elementi di spicco del clan. Ecco, la caduta di Nicola Cosentino, il tramonto del suo sistema di potere ha fatto maturare evidentemente delle scelte e accelerare un cambio di scenario significativo. Oltre a “’o ndrink”, altri potrebbero sentirsi liberi d’illuminare con i loro racconti le zone d’ombra che spesso al Sud accompagnano il successo di alcuni impresentabili e le loro formazioni politiche. Ci sono spazi. S’intravedono praterie di verità. E’ caduto il Cosentinismo – si sa – quando la barca affonda c’è il “si salvi chi può”. Il comandante – però – è rimasto al timone di quel potere e sta dimostrando ancora una volta di essere un leader. L’atteggiamento del detenuto Cosentino è rigoroso. Finita l’immunità, si è consegnato alla casa circondariale senza fiatare. Nell’interrogatorio di garanzia in carcere ha ribadito al gip di essere innocente e di respingere tutte le accuse. E’ in cella e non si lamenta. Ha deciso e promesso alla famiglia che da detenuto non vuole presenziare ai suoi processi e farsi vedere dietro le sbarre di una gabbia. Il suo messaggio sembra inequivocabile per chi dalla parte sua sa capire: “Io sono un vero uomo. Non mi nascondo. Mi prendo gli oneri. Difendo una storia. Non pagherò per tutti”.

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La strategia di Nick : “Non pagherò per tutti”

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La Domenica La Domenica Settimanale Settimanale N. 9 | 30 Marzo 2013 -N. 9 | 30 Marzo 2013 - Anno IAnno I 6

La libertà non ha prezzo. La libertà di scrivere ancora di più non ha prezzo. Ecco abbiamo solo esercitato la nostra libertà di fare giornalismo e di essere liberi. Non è poco

a prima pagina del secondo numero 0 della Domenicasettimanale - correva il

mese di maggio 2012 - l'abbiamo dedicata a Nicola Cosentino, titolando: “L'intoccabile - disonorevole”. Un po' forte. Ma i fatti – a distanza di un anno – cominciano a darci ragione. Il nostro piccolo giornale – lo sanno bene i nostri affezionati lettori – non le manda a dire. Siamo liberi. Usiamo toni forti. Le cose le diciamo in faccia. Ce ne freghiamo del “bon ton”. Nicola Cosentino è imputato in due processi, si trova detenuto nel carcere di Secondigliano ed è indagato in altri processi. Stessa indegna storia per gli ex senatori Sergio De Gregorio e Vincenzo Nespoli, entrami ai domiciliari. E' un'epoca che finisce. E' un sistema di potere che crolla. Questo è il tempo dell'assunzione delle responsabilità specialmente davanti ai giudici. Non c'è più spazio per le immunità e l'impunità. Perfino l'ex senatore Marcello Dell'Utri si avvia serenamente verso la detenzione. E' davvero la caduta degli Dei. Politici in bilico ce ne sono ancora tanti. Un nome per tutti è il redivivo (non tanto) Luigi

L

Cesaro, confermato deputato all'ultima tornata elettorale nonostante sul suo capo continuino ad addensarsi nubi davvero grigie. La Domenicasettimanale non lo mollerà, lui questo lo sa. E' il nostro mestiere. E' il giornalismo che da sempre abbiamo esercitato. Se qualcuno ogni giorno vi dice che informare è altro allora sono in malafede. Questo dev'essere chiaro. Umanamente fa male vedere Cosentino dietro le sbarre. Tutti sappiamo che questa non è la soluzione. Giustizia non è sinonimo di vendetta. Il problema è alla base: Nick 'o mericano non doveva proprio partecipare al mercato elettorale, non doveva essere proprio selezionato dal partito come classe dirigente, una volta in Parlamento non doveva sedere sulla poltrona di Sottosegretario all'Economia con delega al Cipe. Questo il nodo da sciogliere. La politica, la classe dirigente deve essere degna di rappresentare gli elettori. Come si possono ancora tollerare opacità, vicinanze, frequentazioni, interlocuzioni, dialoghi da lontano, scambi compromettenti e favori. Questa è la ragione principale perché chiediamo nell'ineleggibilità dei cosiddetti impresentabili e di tutti quelli che non devono amministrare la cosa pubblica.

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Il diritto di spiegare e denunciare la malapolitica

Il fiato sul collo Quando l'informazione non lo manda a dire

La forza della narrazione Il libro inchiesta “Il Casalese - ascesa e tramonto di un leader di terra di lavoro”, della casa editrice CentoAutori e scritto da nove giornalisti, è diventato un documentario e una pièce teatrale scritta e diretta dal regista Riccardo De Luca e interpretata dagli attori di Experimenta Teatro. Il documentario parte dalle immagini dell’aula di Montecitorio, dove viene negata la richiesta di arresto di Cosentino. Il video consegna le immagini inedite della storia politica di Nicola Cosentino, uno spaccato nitido e avvilente degli intrecci e interessi economico-criminali che hanno fatto la fortuna dell’ex uomo forte del Pdl in Campania. Un lavoro scomodo che ha visto la famiglia Cosentino scatenarsi sul piano giudiziario. Tre autori del libro e l’editore sono stati citati in giudizio per una presunta diffamazione a mezzo stampa. All'uscita ne è stato chiesto il sequestro, la distruzione e un risarcimento per un milione e duecentomila euro. “Il Casalese” della edizioni CentoAutori fa parte della collana “Fatti e Misfatti” diretta e curata dal giornalista Nico Pirozzi. I nove autori del testo e la casa editrice CentoAutori, hanno ricevuto diversi riconoscimenti, il premio Giuntella per la libertà di informazione e il “Marcello Torre”.

“L'intoccabile”. “Gli sfrantumati”. “Impresentabili”. Sono alcuni dei titoli di apertura del nostro giornale. Abbiamo dato voce ad una indignazione crescente verso quei parlamentari che indegnamente erano e sono seduti alla Camera e al Senato

La domenica settimanale ha

dedicato molte copertine alla

malapolitica. Siamo partiti dalla

convinzione che i politici sono al

servizio della cosa pubblica e non il

contrario. Con L'intoccabile”

abbiamo inagurato il numero 0 del 13 maggio 2012. A

settembre“Gli sfrantumati”. A

dicembre gli “Impresentabili”

Il libro inchiesta

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La Domenica La Domenica Settimanale Settimanale N. 9 | 30 Marzo 2013 -N. 9 | 30 Marzo 2013 - Anno IAnno I 7

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Il racconto per fotomontaggi di Monica Capezzuto

La caduta dell'intoccabile Nicola CosentinoLo sberleffo, l'ironia, la satira corre sul web

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Torna il partito trasversale del mattone,cricche, comitati, amici dei soliti amici tutti al tavolo per spartirsi fette di torta

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d'informazione con inchieste, reportage, cronaca, storie, interviste, cultura

Lo stadio che non c’è Ridateci i libri La chiesa, le chiese

Salta il grande affareprenditori arrabbiatiLeggi a pagina 12

Scandalo Girolamini Dell’Utri fa il furbo... Leggi a pagina 14

Che ci azzecca Sepecon il nuovo Papa ?Leggi a pagina 15

Pericoli in rete

Cyberbullismoi ricattati del webLeggi a pagina 20

N.9 | 30 Marzo 2013 - Anno I

L’apocalisse

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La Domenica La Domenica Settimanale Settimanale N. 9 | 24 Marzo 2013 - N. 9 | 24 Marzo 2013 - Anno IAnno I 9

on si può più accettare. Non si può più tollerare. Non si può più continuare a far

finta che non ci riguardi. Napoli è ostaggio e dominata dalle camorre. Non riesco a capire e neppure lo comprendo perché questa verità ineluttabile si nasconda sotto il tappeto o troppo presto la si dimentichi. Le immagini dell’attacco e distruzione della “Città della Scienza” stanno facendo il giro del mondo. Lo stesso giro lo fecero i fotogrammi del massacro di Lino Romano, il giovane che fu confuso sotto casa della fidanzata per un camorrista e annientato in auto con 15 colpi di pistola. La distruzione di sei capannoni per un’estensione di dodicimila metri quadrati sono sotto gli occhi di tutti. Si è scelto di colpire l’unica struttura nata e cresciuta sui suoli dell’ex acciaieria Italsider e diventata patrimonio della città. I clan – a dispetto di chi pensa che nulla c'entrino con questa storia – vogliono mettere Napoli in ginocchio, distruggerla. A Città della scienza si è trattato di un attentato. Un salto di qualità drammatico e tragico. Sono giunti via mare delimitando e scegliendo con precisione i punti d’innesco del rogo. Una tecnica sopraffina e praticata da gente determinata che sa il “mestiere”. Un’esecuzione perfetta. Le lingue di fuoco sono partite dal lato mare e sono avanzate fin dentro il cuore della Città della Scienza trasformando i sei capannoni in un enorme braciere. I dipendenti sono rimasti in lacrime (oltre 160 più indotto); alcuni sono restati per l’intera notte a vegliare quei ruderi fumanti divorati dai bagliori del crepitio del fuoco. Non si tratta solo di trovarsi in strada, senza un lavoro, senza certezze, senza più nulla ma è l’ennesima, dolorosa presa d’atto che a Napoli la camorra è un sistema di poteri. Città della Scienza era e deve tornare ad essere uno dei fiori all’occhiello d'Italia, visitata ogni anno da 350mila persone. Varato agli inizi degli anni Novanta grazie alla Fondazione Idis di Vittorio Silvestrini, vide l’interessamento attivo e infaticabile dei presidenti della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro e in particolare di Carlo Azeglio Ciampi che ne diede un impulso importante insieme all’allora sindaco Antonio Bassolino. Nel 2001 poi l’inaugurazione del museo interattivo, un polo scientifico di straordinario interesse di studio diventato in pochi anni punto di riferimento per ricercatori e scolaresche. Il rogo di “Città della Scienza” come gravità e violenza è paragonabile a

N quello del Teatro “Petruzzelli” di Bari. Occorre fare presto. Occorre che i napoletani si ribellino. Alzino la testa. C'è il rischio che la camorra diventi solo un capro espiatorio. Un paravento. Una scusa. Napoli sta morendo, chi la ama la deve

salvare. Basta comizi, basta chiacchiere in formato panna montata. E' tempo di scelte chiare e coraggiose. E' il momento del non ritorno. E' il turno degli onesti.

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La devastazione - fotoreporter Roberta De Maddi

Bagnoli, attacco a Città della Scienza Commando incenerisce 20 anni di storia Parola d'ordine: Rialzare la testa di Arnaldo Capezzuto

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La Domenica La Domenica Settimanale Settimanale N. 9 | 30 Marzo 2013 -N. 9 | 30 Marzo 2013 - Anno IAnno I 10

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Si era poi avvicinato chiedendo di poter entrare. Olayemi Favour, l'amica della giovane lo aveva invitato ad andarsene ripetutamente, dicendogli di lasciare stare perché la sua ex non ne voleva più sapere di lui. E' stato allora che il giovane nigeriano ha reagito. Ha preso una tanica di benzina che aveva portato con sé e ha versato il liquido infiammabile dappertutto, davanti alla casa e anche sul corpo della povera Olayemi poi le ha dato fuoco. La giovane è diventata una torcia umana, urla strazianti, disperazione assoluta. Sono stati alcuni vicini a soccorrerla, avvolgendola con una coperta, mentre Michael Abunsango si dava alla fuga. La ragazza poi è stata trasportata al vicino ospedale “Moscati” di Aversa con un ambulanza del “118”. Le sue condizioni sono apparse subito molto gravi. I sanitari del pronto soccorso le hanno riscontrato ustioni gravissime sull' 85 per cento del corpo. Da Aversa è stata trasferita al “Sant'Eugenio” di Roma, un ospedale dotato di un centro per curare le ustioni gravi. Intanto la fuga di Michael Abunsango durava solo 12 ore. I carabinieri di Casal di Principe,

accorsi sul posto, hanno scoperto che il nigeriano aveva due case in affitto: una a Casal di Principe e una a Castel Volturno e un tenore di vita molto alto. Ricchezza forse da mettere in relazione con i precedenti penali del giovane per spaccio di droga e carte di credito clonate. Ai proprietari di casa, però, si era presentato come un giornalista. I militari dell'Arma

dopo averlo intercettato per le strade di Casal di Principe sono riusciti a bloccarlo dopo un tentativo di fuga e contestargli i reati di omicidio, incendio e danneggiamento aggravati. Olayemi è rimasta sospesa tra la vita e la morte per otto lunghi giorni nella sala di rianimazione del “Sant'Eugenio”. Ha lottato strenuamente ma non ce l'ha fatta. Una agonia atroce. Un'altra donna uccisa dalla violenza cieca e l'indifferenza.

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Difende l'amica Picchiata e bruciata Continua la strage silenziosa

“In Italia in media ogni due o tre giorni un uomo uccide una donna, compagna, figlia, amante, sorella, ex. Magari in famiglia. Perché non è che la famiglia sia sempre, per forza, quel luogo magico in cui tutto è amore. La uccide perché la

considera una sua proprietà. Perché non concepisce che una donna appartenga a se stessa, sia libera di vivere come

vuole lei e persino di innamorarsi di un altro”.

OLAYEMI FAVOUR, 24 ANNI, NIGERIANA,

TRAVOLTA DALL'IRA E DALLA VIOLENZA

MUORE TRA ATROCI SOFFERENZE

stata selvaggiamente picchiata: calci, pugni e perfino una testata in pieno volto. Non è bastato.

Accecato, rabbioso ma sempre lucido l'ha cosparsa di benzina e le ha dato fuoco. Una torcia umana. Le lingue di fuoco le hanno divorato le carni. La corsa disperata al vicino ospedale, il trasferimento a Roma nel centro grandi ustionati, l'atroce agonia, poi la morte. E' l'ennesima barbarie contro una donna, una giovane, una ragazza. Olayemi Favour, 24 anni, nigeriana è un'altra vittima innocente. Una storia assurda. Una violenza immane. E' accaduto la notte del 3 febbraio, la giovane aveva tentato di difendere una sua amica dall'ex fidanzato, Abunsango Michael, 43 anni, pluripregiudicato, originario della Nigeria, che dopo essere stato respinto, non ha trattenuto la sua ira. Ha cosparso la giovane e l'abitazione di liquido infiammabile e le ha dato fuoco. Michael Abunsango aveva incaricato un suo amico di controllare la casa della sua ex fidanzata che si trova lungo la circumvallazione che da Casal di Principe porta a Villa Literno.

É di Giulia Rosati

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La Domenica La Domenica Settimanale Settimanale N. 9 | 30 Marzo 2013 - N. 9 | 30 Marzo 2013 - Anno IAnno I 11

di Arnaldo Capezzuto

Il killer Salvatore Baldassarre, 30 anni, stessa età della sua vittima innocente Lino Romano, sorridere spavaldo e affida al vento i suoi baci indirizzati alla giovane moglie, al gruppetto di parenti e ai compari riunitisi davanti i cancelli della caserma Pastrengo a inneggiare in coro il suo nome.

Sorridente e spavaldo

Inutile nasconderlo, il ribrezzo è forte. La sensazione è di profondo schifo. Il senso è di nausea. Questa gente è irrecuperabile. Servono pene esemplari. Il carcere a vita è il minimo. La giustizia non è sinonimo di vendetta. E’ vero. Ma uno Stato democratico deve pur salvaguardare i suoi cittadini e il valore della coesione sociale quando si oltrepassa un limite. Salvatore Baldassarre, quel limite l’ha superato e di molto. In quegli occhi di assassino c’è solo il male assoluto. Il disprezzo della vita altrui. La spocchia ostentata, l’indifferenza più totale rispetto a ciò che ha causato. Questa bestia - la sera del 15 ottobre in corso Marianella - ha premuto il grilletto per 14 volte. Il corpo di Lino è stato deturpato, devastato, oltraggiato dal piombo esploso senza pietà. Sangue e brandelli di innocente dappertutto. Lino, nulla c’entrava con la camorra, era andato dalla sua Rosanna: l’amore della sua vita. La giovane che lo rendeva felice semplicemente con uno sguardo, un sorriso. Un saluto veloce solo per dirsi “ti amo”. Solo per rinnovarsi una promessa. E’ la vita delle persone normali. E’ la vita di chi guarda il mondo con gli occhi del bene. Lo aspettavano gli amici per una partitella a calcetto. Lino era appena entrato in auto. Non ha avuto

il tempo di mettere in moto. Salvatore Baldassarre, conosciuto come “’O demonio” ha cominciato a sparare. Uno, due, tre, quattro, cinque alla fine quattordici colpi esplosi a raffica contro Lino, un innocente. Un omicidio assurdo, aberrante, abietto eseguito da un manovale di camorra troppo onore definirlo uomo. A chi degli affiliati gli ha chiesto spiegazioni del clamoroso errore, lui ha fatto spallucce dicendo : “Io quando poi inizio a sparare non mi fermo più”. Nell’ambiente dei clan “’O demonio” che è cugino di Arcangelo Abbinante, un altro giovanissimo guappo di cartone, a capo del gruppo scissionista di Scampia che è in lotta con i “girati” della Vannella Grassi è noto per la sua mano ferma, la mente lucida, un’ottima mira e il non avere vizi. Quando è uscito dalla caserma Pastrengo stretto nella morsa dei carabinieri non ha calato mai la testa, mai.

Sguardo tagliente, arrogante e vestito di tutto punto con abiti blu firmati North Sails.Mi chiedo cosa c’è da recuperare? I sociologismi li lascio sullo sfondo: le periferie degradate, l’ambiente sociale, l’educazione della strada, l’assenza di opportunità. Il solito bla, bla, bla. C’è una verità senza appelli: c’è gente che consapevolmente sceglie la camorra. E’ un modello impresso nel loro gruppo sanguigno. Un cromosoma genetico.

Cromosoma genetico

Penso alla moglie di Salvatore Baldassarre. Giovanissima e disperata. Ha il volto paonazzo, resiste al cordone dei carabinieri, si sbraccia, grida il nome del marito, l’invoca, gli manda i baci mentre l’auto lo conduce al carcere di Secondigliano. Non capisco. Il loro destino è segnato. Con l'arresto anche di Giuseppe Montanera, si è chiuso il cerchio sull'assassinio di Lino. Montanera, secondo gli inquirenti, oltre ad essere elemento di vertice del clan degli Scissionisti, sarebbe colui che ha ordinato l'omicidio di Domenico Gargiulo, soprannominato “sicc' 'e penniell”, pusher del clan avverso. Durante l'agguato, però, fu ucciso il 30enne scambiato per l'obiettivo del regolamento di conti. Concludo con le parole di Giuseppe Romano, il papà di Lino. “Siamo morti il 15 ottobre. La cattura dell’assassino di mio figlio, non è una resurrezione. Né per noi e neanche per questa società. E nemmeno per un attimo,il sapere che questa persona è ora in carcere, ci dà sollievo. Respiriamo. Ma la vita vera, quella dei sentimenti e dell’essere persona, non è più con noi”.

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Salvatore Baldassarre, 30 anni, è il killer che il 15 ottobretrucidò a Marianella il giovane che andò a trovare la fidanzata

Acciuffata la bestia ammazzò Lino Romano

“Sparava e non si fermava” “’O demonio” è cugino di Arcangelo Abbinante, un altro giovanissimo guappo di cartone, a capo del gruppo scissionista di Scampia che è in lotta con i “girati” della Vannella Grassi è noto per la sua mano ferma, la mente lucida, un’ottima mira e il non avere vizi.

Il Bamboccione

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Schiaffo alla FaraoneSalta la costruzione del nuovo stadio a Ponticelli L'imprenditrice a capo di “NaplEST” su tutte le furie

embra definitivamente naufragato il progetto di realizzare un nuovo stadio a Ponticelli da

parte del Comune di Napoli. Uno stop traumatico per la cordata di imprenditori che nella loro manifestazione di interesse avevano presentato un dettagliato progetto di costruzione con contemporanea riqualificazione dell'impianto sportivo del San Paolo. L'ha presa davvero male Marilù Faraone Mennella, moglie di Antonio D'Amato, ex presidente di Confindustria e grande sponsor elettorale del sindaco Luigi de Magistris. L'amministrazione comunale – insomma – come nella danza del gambero dopo aver fatto due passi in avanti ora repentinamente si avvia a farne uno indietro. La commissione che deve valutare il progetto dello stadio a forma di conchiglia a Napoli Est è orientata a dire no. Sia chiaro non è una bocciatura dell'opera ma la presenza di problemi insormontabili come il recente provvedimento da parte della Protezione Civile di allargare la zona rossa per il rischio Vesuvio. Lo spostamento coinvolge inesorabilmente il quartiere Ponticelli compresa l'area dove dovrebbe sorgere lo stadio; altro punto delicato l'assenza di un accordo con la società calcio Napoli e in particolare il presidente Aurelio De Laurentiis. E' una brusca virata che rimette al centro nuovamente l'impianto di Fuorigrotta premiando un po' ciò che ha sempre sostenuto il presidente del Napoli. Si riparte dal vecchio San Paolo. Primo passo è togliere la

S copertura per sostituirla con una più leggera che non prevede il terzo anello, da anni inagibile. Una volta tolta la sovrastruttura realizzata per il mondiale del 1990, il San Paolo dovrebbe essere anche messo sotto vincolo dalla soprintendenza come bene da salvaguardare. Resterà la pista di atletica, mentre si procederà a una riqualificazione totale delle tribune. C'è la precisa volontà di far rinascere il vecchio San Paolo, non di ricostruirne uno nuovo, adeguando l'impianto

alle nuove normative. A questo si aggiunge il piano di restyling di tutta l'area di Fuorigrotta. Questo è il piano, ma c'è il solito problema: chi paga? Il Comune vorrebbe affidare l'intero costo dell'operazione alla società Napoli calcio che in cambio avrebbe la gestione prolungata negli anni dello stadio. Sicuramente Palazzo San Giacomo vuole rinegoziare la convenzione siglata quando Aurelio de Laurentiis rilevò dal fallimento la squadra e l'iscrisse al campionato di

serie C. Ora i tempi sono diversi e quell'accordo, tra l'altro in scadenza, deve essere rivisto: “Perché così è troppo favorevole alla società e poco conveniente al Comune”. Come è noto c’è un accordo contabile che hanno raggiunto Comune e società sulla questione del debito che il calcio Napoli ha con Palazzo San Giacomo. Accordo da oltre 1,6 milioni. Ebbene non si riesce a chiuderlo nonostante siano state stabilite intese e accordi.

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“Ponticelli è entrata nella zona rossa del Vesuvio, la commissione è orientata a bocciare il progetto del nuovo impianto sportivo”

di Pier Paolo Milanese

“Lo stadio a Ponticelli? Un favore del sindaco a Marilù Faraone Mennella”. Così disse Aurelio De Laurentiis l'anno scorso durante il ritiro del Napoli in un incontro a porte chiuse con i tifosi a Dimaro. “Lei ha fatto lo sponsor dei voti del sindaco e quindi adesso lui gliela deve dà calda”. L'audio integrale viene pubblicato sul sito “Il Napolista” e così le bordate di De Laurentiis diventano pubbliche, provocando la seccata replica del sindaco: “Sono affermazioni gravi, ma da parte mia non c'è alcuna polemica”. Ma con i tifosi, ci va giù molto più duro: “Il sindaco si è messo in testa che prima di tentare la sua carriera politica dovrà lasciare un segno tangibile a Napoli”, attacca il produttore, che contesta a De Magistris di non conoscere il disegno di legge, fermo in Parlamento, in base al quale “può fare lo stadio solo il club”. E affonda: “De Magistris ha avuto i voti della Mennella, che è una torrese, quella ha da farsi uno sviluppo a Ponticelli e gli ha fatto mettere un sì su questa ipotesi”. Quindi De Laurentiis rivela: “Lei mi è venuta a trovare tre anni fa. Le ho detto che a noi lo stadio serve per fare fatturato, comprare i giocatori. Non si può farlo fare a un altro. Che facciamo, gli paghiamo pure il fitto? Non mi ha voluto ascoltare”.

Napoli Est resta l’ombelico della città. Le aziende di Marilù Faraone Mennella, quelle di Ambrogio Preziosi, quelle che fanno capo ad Anna Normale, consorte di Andrea Cozzolino, deputato europeo Pd hanno investito miliardi per avviare progetti di recupero e riqualificazione del territorio. Il sindaco de Magistris – in questi mesi – con atti amministrativi e forzature sembra voler garantire tutti, imprenditori e costruttori con le mani in pasta proprio nell’area Orientale. Non casuale il “no” all’inceneritore a Ponticelli mentre un “ni” alla costruzione del termovalorizzatore di Giugliano e un “si” senza se e senza ma alle navi stracariche di spazzatura in Olanda. Misteri arancioni.

I favori del sindaco Gli sponsor elettorali

della rivoluzione arancione

L'ombelico La zona Orientale:

tanti sogni a occhi aperti

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ra arrivato forte e determinato l’appello di Giovanni Maddaloni,

padre del Judoka olimpionico Pino, oro a Sydney nel 2000 e oggi tecnico della Nazionale. Giovanni è fondatore e proprietario del centro sportivo sociale Star

E Judo Club: “Senza fondi e senza sponsor, la palestra rischia di chiudere.” Parole disperate, dolorose, forti, perché consapevoli della difficoltà di riuscire a salvare un luogo di aggregazione in un territorio così difficile come quello di Scampia. Tanti i giovani ed i ragazzi che

frequentano la palestra di Maddaloni, in Viale della Resistenza ma, a pagare la retta mensile, sono solo pochissimi, la maggior parte appartiene a famiglie meno abbienti. L’appello di Maddaloni non è stato ignorato. E' nata una colletta spontanea a cui hanno partecipato imprenditori, sportivi e semplici cittadini. Duemila euro, una piccola somma che per ora almeno impedirà, che la palestra chiuda i battenti. “Sono nato a Ponticelli da una famiglia semplice e so cosa significhi realizzare un’attività sportiva in un territorio emarginato, dove però ci sono persone e, soprattutto, una gioventù splendida”, spiega l’imprenditore Roberto Fogliame dell’associazione The best Naples, che ha dato un contributo concreto a sostegno dell’attività dei Maddaloni. Da sempre impegnata in numerose iniziative in campo sociale, la “Star Judo Club” resta l’unica e reale opportunità per strappare i giovani dalle mani della camorra. Lo sport detta le regole. Il duro lavoro in palestra è soprattutto lavoro su se stessi. Insegnamenti che cambiano la vita di un adolescente come di un adulto. Sono tante le storie di “resistenza” che s’incontrano e s’incrociano: giovani disabili, giovani con famiglie implicate nella malavita, giovani appartenenti a famiglie povere che non potrebbero permettersi di praticare uno sport. Una vita dedicata alle nuove generazioni in difficoltà quella di Giovanni Maddaloni, la sua grande soddisfazione e ricompensa è di riabbracciarli dopo anni e avere di fronte uomini onesti e coraggiosi. “Io non combatto la camorra - spiega Giovanni Maddaloni - per fare quello ci sono le forze dell’ordine e i magistrati. Io cerco d’insegnare che in un territorio come questo esiste la possibilità di una vita differente”. Parole semplici e forti, che racchiudono in sé la speranza e la determinazione di forgiare tra quelle mura ragazzi che sappiano lottare, nello sport come nella vita e rifiutare culturalmente la camorra come alternativa di vita.

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Educare con la legalità praticata

Scampìa, salviamo la speranza Da anni i Maddaloni in prima lineaLa palestra delle meraviglie resta senza fondi, rischio chiusura di Filomena Indaco

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di Arnaldo Capezzuto

e l’ex senatore Marcello Dell’Utri pensa di scontare il suo settennato in carcere,

leggendo i testi antichi in suo possesso e trafugati dalla biblioteca dei Girolamini di Napoli allora sta fresco. L’inventore di Pubblitalia e fondatore di Forza Italia nonché mediatore, garante e cerniera tra gli interessi di Cosa Nostra e quelli di Silvio Berlusconi prima di varcare la soglia di un penitenziario italiano per scontare la sua pena deve restituire quei libri antichi che “casualmente”, il suo amico e compare Massimo De Caro, ex direttore della biblioteca condannato - guarda il destino - anche lui a 7 anni di reclusione e all’interdizione perpetua dai pubblici uffici ha saccheggiato. Quei testi sono di Napoli. Quei tomi antichi appartengono al patrimonio culturale, storico della nostra città e dell’Italia, non certo della biblioteca privata del dott. Dell’Utri, noto bibliofilo e altro. Questo mi sembra chiaro e sacrosanto. Il concetto l’ex senatore lo conosce bene. Sa anche di essere in difetto. Tanto è vero che intervenendo, come fa spesso, alla trasmissione radiofonica cult “La Zanzara” – lo scorso 25 marzo – condotta da Giuseppe Cruciani e David Parenzo alla sollecitazione maliziosa dei due giornalisti ha detto: “De Caro me li regalava per le ricorrenze, poi qualcosa ho comprato. Quello che manca è un libro di Tommaso Moro. Se mi danno il tempo lo ritrovo, al massimo lo ricompro, costerà 10 mila euro”. A volte non si capisce se scherza oppure fa sul serio il braccio destro di Silvio Berlusconi. Lo stile è da mammasantissimo, i modi da potente in decadenza. Cazzo sono 10 mila euro? Questo signore possiede capacità di intendere e volere ? Ci vuole sfottere? Ci troviamo di fronte al più grande sacco planetario degli ultimi decenni che colpisce il mondo della cultura di una città e di un paese e questo signore liquida il tutto parlando di poche migliaia di euro. Allora proprio non capisce. I napoletani vogliono i loro libri, no i suoi sporchi euro. Dell’Utri tra l’altro maneggia e tratta merce che neppure ne capisce il valore economico e

Sculturale. Il testo che l’ex senatore neppure più riesce a trovare nella sua biblioteca privata: è l’“Utopia” di Tommaso Moro, un’edizione rarissima e stampata in pochissime copie. Lo stesso braccio destro di Berlusconi nel corso di un interrogatorio davanti ai giudici della Procura di Napoli, ammise di aver acquistato insieme ad altri libri. Per la cronaca nel registro degli indagati oltre al condannato Dell’Utri c’è finita anche la sua collaboratrice che stranamente faceva la spola tra Napoli, Roma e Milano. Altro che un solo libro. Dai Girolamini sono stati trafugati circa 1500 volumi, alcuni preziosissimi, come le uniche copie di un testo rarissimo di Galilei sostituite con dei falsi. Uno scandalo che farebbe saltare i vertici dello Stato da sopra la sedia. Indignerebbe. Provocherebbe l’istituzione di una commissione d’inchiesta invece nel nostro paese : “Non è successo niente”. Tutti al loro posto bullonati con il culo sulle poltrone. Di questa brutta storiaccia la figura centrale pare essere quella di De Caro, già consigliere del Ministro per i Beni e le Attività culturali, Lorenzo Ornaghi, e uomo molto vicino, anzi vicinissimo a Dell’Utri. Tanto è vero che all’ombra dell’ex senatore si era ricavato un posto nel retrobottega della politica. Vedi l’associazione nazionale “Il Buongoverno” che aveva come presidente nazionale

onorario Marcello Dell’Utri, segretario il senatore Salvatore Piscitelli e “segretario organizzativo nazionale” – proprio lui – il professor Massimo De Caro. Coincidenze astrali. Combinazioni. Corrispondenze. Come è piccolo il mondo. Lo “spaccio illegale” dei libri dai Girolamini è una cicatrice, l’ennesima, impressa a fuoco sulla carne viva del patrimonio culturale e della storia artistica della nostra sfortunata città.

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L'ex senatore se li vuole portare in cella

Sette anni all'ex direttore dei Girolamini

Libri a Dell'Utri“Adesso li restituisca”

Spaccio di libri antichi Biblioteca assaltata

A Napoli oltre alla droga adesso si spacciano testi rari. All'appello mancano precisamente circa 1500 volumi molti dati all'estero: Germania, Spagna, Usa, Australia presso case d'asta o collezioni private. Marino Massimo De Caro, direttore della biblioteca dei Girolamini - in carcere dal 23 maggio - è statocondannato a 7 anni ed è considerato uomo di Dell'Utri. La sponda dell'ex senatore gli ha consentito - attraverso l'intercessione anche dell'ex capogabinetto del Mibac Salvo Nastasi - di diventare consulente prima del ministro Galan e poi del tecnico Ornaghi. “Dottore le ho trovato il 'De rebus gestis' di Carafa che è uno dei più rari” dice Massimo De Caro, parlando con il già fondatore di Forza Italia e porima ancora di Pubblitalia che gli risponde “Del Carafa, si, non ce lo abbiamo”. La telefonata è intercettata il 22 febbraio 2012 dalla procura di Firenze mentre indagava in un altro filone d'indagine. In un'altra conversazione del 29 marzo sempre dello stesso anno Dell'Utri sussurra: “Massimo fai il prezzo”. E De Caro di rimando : “La prossima settimana sono solo nel convento, tutto il convento per me. Se vuole dottore...da solo...sono solo, ho le chiavi perché i padri vanno via”.

Chiacchiere d'affari

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uesto Papa con la sua trasparenza, coerenza, umiltà e coraggio saprà dare

quella svolta alla Chiesa e alla società”. Il cardinale di Napoli Crescenzio Sepe parla all'indomani dell'insediamento del nuovo pontefice Jorge Mario Bergoglio. Le parole del capo della chiesa napoletana stridono e fanno rumore. Non a caso l'Arcivescovo partenopeo parla della trasparenza, coerenza, umiltà e coraggio di Papa Francesco e non certo della trasparenza, coerenza, umiltà e coraggio propri. Il nuovo inquilino illustre della Santa Sede lo ha detto chiaramente: “Mi chiamo Francesco perché lui ha incarnato la povertà. Io voglio una Chiesa povera per i poveri”. L'ex Papa Rosso resta, invece, espressione della vecchia chiesa fatta dai potenti e dove il potere è per il potere. Crocifissi d'oro, vetture con autista, scorte, segretari e corte dei miracoli, affari e intrighi insomma il contrario di ciò che predica il gesuita Jorge Mario Bergoglio. La carriera di Crescenzio Sepe ha una svolta quando per conto di Papa Giovanni Paolo II, ottiene l'incarico di organizzare il grande Giubileo del 2000. Un evento mondiale. Figurarsi che a distanza di tanti anni - pare - che ci siano ancora depositi zeppi a Oltretevere di magliette, gadget, cappellini, bandierine, telefoni cellulari, pubblicazioni, torce, bottigliette d'acqua con stampato il logo delle Porte sacre. Decisionismo e trasversalità questi i punti di forza che hanno catapultato Sepe -

“Q senza alcun avversario - alla poltronissima della potentissima Prefettura della Congregazione per l'evangelizzazione dei popoli e Propaganda Fide, il vero centro dei poteri di Città del Vaticano. Esiliato da Papa Benedetto XVI - il 20 maggio 2006 - il Papa Rosso incassa con non pochi mal di pancia la destinazione Napoli. Lui combatte. Entra in città baciando il suolo del quartiere Scampia e

non si perde d'animo. Aste di beneficenza, giubileo azzurro, case per la carità, sguardo ai bisognosi, denunce plateali, alzate di voce, spettacoli, eventi, partite del Napoli. Sepe fatica e con la frase-slogan “a Madonna t'accumpagn” entra nei cuori del popolino partenopeo. I politici sgomitano per

apparirgli accanto. Il grido di battaglia è: facimm ammuina (anche se sulla sua berretta porpora pendono gravi e mai chiarite inchieste giudiziarie). Il cardinale da bravo pastore non cura solo le anime dei fedeli ma soprattutto - come il suo predecessore Michele Giordano - i bisogni dei suoi tre nipoti: due sono sistemati al discusso consorzio “Eco 4” dei fratelli Orsi e un altro all'Anas grazie all'ex ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Pietro Lunardi, Governo Berlusconi.

Riconoscente Sepe gli “svende” un immobile del Vaticano molto al di sotto del prezzo di mercato e l'ex ministro contraccambia con un allegro finanziamento per la costruzione e l'allestimento di una pinacoteca fantasma in piazza di Spagna. Le indagini sono state adagiate su un binario morto. Lo scandalo esplode e incrina i già non buoni rapporti con il Papa emerito Benedetto XVI. L'Arcivescovo si fa voler bene. É un buon amico di lunga data del deputato uscente e recluso presso il carcere di Secondigliano, Nicola Cosentino. Sono quasi compaesani: Sepe è natio di Carinaro, piccolo comune casertano poco distante da Casal di Principe, paese d'origine dell'ex sottosegretario. Si piacciono talmente che il cardinale oltre ad usufruire dei suoi buoni uffici per far assumere i nipotini all'Eco 4, si adopera per fargli acquistare un appartamento a Roma a prezzo modico. Tra le frequentazioni di Sepe quando era di casa in Vaticano non c'erano proprio i poveri e gli ultimi tra ultimi ma pezzi da novanta della finanza, dell'imprenditoria. Un esempio è il costruttore inquisito Diego Anemone o l'ex capo della Protezione civile Guido Bertolaso oltre a una folta schiera di banchieri e yes men. E pensare che proprio in queste ore per un controbilanciamento di poteri – sembra – che l'arcivescovo aspiri a diventare segretario dello Stato di Vaticano al posto del cardinale Tarcisio Bertone.

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Cosa c'entra Sepe con Papa Francesco? Il Pontefice predica trasparenza, coerenza, umiltà e coraggio

“Per bilanciare la nomina del Papa gesuitala gerarchia vorrebbe affidare a Sepeil segretariatodi Stato di cittàdel Vaticano”

di Arnaldo Capezzuto

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Nel mirino dei mariuoli finiscono i pneumatici della nuova Fiat Panda

E' tornato Peppe 'o cricMattone incastrato sotto l'autovettura e via le quattro ruote

Quando il passato diventa presente

tornato “Peppe ‘o cric”. Figura che a Napoli, i più anziani

ricorderanno, evoca gli anni del dopoguerra dove povertà e macerie, fame e carestia contribuirono a trasformare anche le persone più “oneste” in criminali. Ora, siamo in tempo di pace, non ci sono i carri armati in strada e gli aerei non sganciano bombe sulle città, ma la crisi economica è la stessa: morde e la povertà non fa ragionare. Sono effetti collaterali paragonabili a quelli di un conflitto bellico. Napoli nel bene e nel male è una cartina di tornasole. Un laboratorio di tendenze dove i corsi e ricorsi storici qui subiscono una repentina accelerazione maggiore di altre latitudini e longitudini. Da un passato che sembra davvero non voler passare è riemerso “Peppe ‘o cric”. Negli anni ’60 a Napoli era famoso un mastodontico e forzuto ladro di pneumatici conosciuto in gergo col nomignolo appunto di “Peppe ò cric”

E' perché riusciva a sollevare il lato di una macchina, farla appoggiare sui “pezzotti” dal complice e sfilare le quattro gomme. Il caleidoscopio del tempo ce lo ha rimandato e si è materializzato nelle strade partenopee. Ne sanno qualcosa i tanti automobilisti che –

specialmente di notte – si vedono l’auto depredata delle quattro ruote e sostenuta da mattoni cotti o da una grossa pietra di tufo. Senza parole. Non sono immagini in bianco e nero ma a colori. Segnalazioni giungono di continuo ai centralini del “113” come del “112” ma

sembra che i furti in realtà ne siano molti di più. Nella maggior parte dei casi i napoletani non sporgono denuncia – sono abituati a ben altri furti – lo giudicano un danno fastidioso ma rimediabile. Accade così che trovati i

bulloni a terra, l’auto appoggiata sulle pietre e senza gomme, svolte le “normali” imprecazioni, attribuite le “solite” colpe “istituzionali”, contemplata la sfortuna di essere nati a Napoli, autoconvintosi che è tempo di lasciare la città, ci si attacca al cellulare e si dà il via alla catena di Sant’Antonio, convincendo nel pieno della notte parenti e amici a cedere la propria ruota di scorta. “Apparati” i quattro pneumatici,

qualche ora dopo il fattaccio, la prima tappa obbligatoria è dal gommista (monterà anche un bullone di sicurezza) mentre le successive sono per la riconsegna – porta a porta- dei pneumatici presi o meglio estorti in prestito. E’ consigliabile nessun commento. Meglio fischiettare. “Peppe ‘o cric” è tornato per colpa dello spread. E pensare che il grande

Eduardo De Filippo in “Napoli milionaria” già stava raccontando il nostro tempo prima del nostro tempo compreso “Peppe ‘o cric”. Come dice Don Gennaro: “In mezzo all’imbroglio di una guerra, la delinquenza viene a galla”, ma è anche vero che prima o poi “Addà passà ‘a nuttata”.

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Quasi nessuno presenta la denuncia.Chi viene derubato delle ruote non considera questo furto grave ma solo fastidioso

I pneumaticisono rivendutial mercato neroa 40 euro.Un guadagnomolto esiguo.Forse ad operare sono giovanissimio tossici

Nella commedia “Napoli Milionaria”

compare per la prima volta la figura di Peppe 'o cric

Il furto dei pneumatici era molto in voga negli anni del dopoguerra. Le auto degli

alleati venivano bersagliate

di Genny Attira

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La Domenica La Domenica Settimanale Settimanale N. 9 | 30 Marzo 2013 - N. 9 | 30 Marzo 2013 - Anno IAnno I 17La crisi economica morde e la “nuova” criminalità punta sui furti sicuri

Oro e slot machine Napoli Nord sotto assedio e' vera guerra per bande

Napoli Nord sotto assedio. Nel mirino oro e slot machine. Servono i soldi e subito. Sono i bancomat dei disperati. Un'escalation senza tregua. Da qualche mese ormai in tutta l'area a Nord di Napoli, ma soprattutto nel Giuglianese, si registra un aumento crescente di reati e fenomeni malavitosi strettamente legati alla criminalità

urti di oro e slot machine, Napoli nord sotto assedio. Un'escalation

senza tregua e senza segnali di frenata. Da qualche mese in tutta l'area a nord di Napoli, ma soprattutto nel Giuglianese, si registra un aumento crescente di reati e fenomeni malavitosi strettamente legati anche alla crisi e alla fine dei “sussidi” della camorra.

F

Segnali inquietanti

Il segnale tangibile, dopo il boom dei furti di rame, di un disagio economico e sociale che sta toccando il fondo. Ad essere presi di mira sono, soprattutto, anziani e donne. L'attenzione dei malviventi si concentra sugli oggetti d'oro, soprattutto sulle fedi nuziali. I rapinatori, in particolare, si appostano ai semafori e mietono tantissime vittime tra gli automobilisti. L'oro è oro, insomma, e in tempi di crisi il business si è fatto

ancor più ghiotto. Del resto le quotazioni sono arrivate a valori che non si vedevano dalla crisi del 1929.

Una crisi peggio del 1929

Quello dei preziosi è, infatti, l'unico settore che sembra non conoscere crisi, anzi il prezzo dell’oro è in costante aumento. Ma l'attenzione dei malviventi, specie nell'ultimo periodo, si sta riversando anche su un altro versante: quello legato ai video poker e slot machine, le macchinette elettroniche che possono contenere denaro contante per diverse migliaia di euro. Finestre rotte, cacciaviti, piedi di porco e altri attrezzi: il percorso, il copione è quasi sempre lo

stesso. Un'escalation che, naturalmente, preoccupa i gestori dei bar, ma anche le forze dell'ordine e i residenti delle popolose città della cintura metropolitana. colpi vengono messi a segno durante la notte, da gruppi di ladri, bande di "professionisti" e, quasi sempre, con le stesse dinamiche e attrezzature. Con un semplice piede di porco e altri attrezzi da scasso, infatti, i malviventi riescono, in pochi minuti, a far saltare e a sollevare le chiusure laterali delle serrande dei locali, per poter agire indisturbati e portare vie le preziose macchinette.

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Un'escalation che mette i brividi. Nel mirino finiscono addirittura fedi nuziali, collanine, bracciali, cassaforte, gettoniere dei video poker, macchinette elettroniche. Le bande di “professionisti” mettono a segno i loro colpi con tecniche tradizionali e usando i soliti attrezzi da scasso di Ferdinando Bocchetti

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La Domenica La Domenica Settimanale Settimanale N. 9 | 30 Marzo 2013 -N. 9 | 30 Marzo 2013 - Anno IAnno I 18

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iciclaggio. E' la parola d'ordine delle mafie. E' la loro ossessione. Ripulire il

denaro sporco. Renderlo pulito e pronto per essere reinvestito. Trovare i canali e far scorrere il contante. Questo il lavoro segreto che la Dia (direzione investigativa antimafia) di Torino, Genova, Milano e Padova, con indagini mirate sta cercando di smascherare, accertando l'esistenza di infiltrazioni di ‘ndrangheta e camorra nei quattro casinò presenti sul territorio Italiano. A finire nel mirino i casinò di Campione d’Italia, San Remo, Venezia e Saint Vincent. Dai primi riscontri effettuati, emerge che in particolare - presso il casinò di Saint Vincent è stata riscontrata la presenza di alcuni noti personaggi appartenenti alla ‘ndrangheta. Nomi già noti agli investigatori grazie all’indagine “Minotauro” condotta dalla Dia di Torino e incentrata sulle infiltrazioni della criminalità organizzata in Piemonte. Il casinò di San Remo pare, invece, frequentato da soggetti con precedenti di associazione a delinquere di stampo camorristico e strettamente legati agli ambienti ‘ndranghetisti. La Dia ha acquisito una ricca e dettagliata documentazione che è ora sottoposta al vaglio degli investigatori per verificare se ci sono state operazioni sospette di riciclaggio di denaro sporco. “La criminalità

organizzata ha sempre avuto grande interesse per le case da gioco, in Italia e nel mondo – spiega Pierluigi dell’Osso, procuratore generale vicario della Direzione Nazionale Antimafia - puntando ad acquisirne la titolarità per gestire il business

dell’abusiva concessione di prestiti da parte dei 'cambisti' a giocatori in perdita e per piazzare giocate fittizie allo scopo di riciclare capitali illeciti”. Sono sessanta i nominativi di clienti acquisiti delle quattro sale da gioco italiane che saranno sottoposti a indagini e controlli stringenti. Un’operazione senza precedenti, “frutto di un intenso e pesante lavoro di monitoraggio andato avanti per mesi”. A spiegarlo è il direttore della Direzione investigativa Antimafia, Arturo De Felice: “E' una novità dal punto di vista investigativo attuata in base ad input locali provenienti dai

R luoghi in cui gravitano i casinò per acquisire documentazione utile”. Un lavoro necessario e finalizzato alla verifica di possibili ipotesi di reato quali la costituzione e l'impiego di denaro di provenienza illecita ed eventuali infiltrazioni mafiose nel circuito legale del gioco e delle scommesse. Tra i casinò controllati, infatti, c'è anche San Remo, ed “è proprio nel ponente ligure - fa notare De Felice - che si trovano diversi comuni sciolti per infiltrazioni mafiose.” Tra le attività intraprese dalla Direzione Investigativa c'è, infatti, anche

“il monitoraggio serrato di tutto l'ambiente delle case da gioco dove - prosegue De Felice - non si escludono elementi riconducibili alla criminalità organizzata.” Si conferma, insomma, così la grande attenzione che la criminalità organizzata ha sempre avuto per le sale da gioco, soprattutto per la possibilità, che c’è in questo ambiente molto più che in altri, di giustificare e coprire, legalmente, la provenienza illegale del contante ‘sporco’.

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La Dia ha iniziato un'indagine per monitorarei frequentatoridelle sale giocolegate ai clan. Acquisiti oltre sessanta nomi di noti personaggi

Blitz nei casinò, caccia ai soldi dei clanLe sale da gioco per riciclare denaro sporco

di Filomena Indaco

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I Sicilianigiovani

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I Siciliani giovani è un giornale, è un pezzo di storia,ma è anche diciotto testate di base ­ da Milano aModica, da Catania a Roma, da Napoli a Bologna, aTrapani, a Palermo ­ che hanno deciso di lavorareinsieme per costituire una rete.Non solo inchieste e denunce, ma anche il raccontoquotidiano di un Paese giovane, fatto da giovani, vissuto inprima persona dai protagonisti dell'Italia di domani. Fuori daipalazzi. In rete, e per le strade.

facciamorete!In rete, e per le strade

I Siciliani giovani che cos'è

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Telefono Azzurro e Eurispes nel 2012 hanno certificato che 1 bambino su 4 è stato vittima di soprusi via Internet. L'allarme è alto, i casi sono in aumento

aga o metto il video online.” È questa la minaccia, perché di una

vera e propria minaccia si tratta, che un impiegato di Casoria ha ricevuto via web dopo che una sera, annoiato, aveva deciso di collegarsi al sito chatroulette.com. Un sito di chat dove gli utenti non si conoscono e si intrattengono collegandosi casualmente con la webcam. Una bella bionda, la sua richiesta di “tenere compagnia” ed il giovane impiegato si è ritrovato, in un lampo, senza vestiti. Un attimo dopo arriva il tentativo di estorsione da parte della ragazza: “500 euro per non diffondere in rete sui social network facebook e youtube le immagini compromettenti. L’uomo terrorizzato paga

la cifra richiesta, versando i soldi sul conto intestato ad un marocchino, senza fiatare. Quando il giorno successivo si è visto arrivare un’altra email con un’ulteriore richiesta di denaro, non ha esitato e si è precipitato dai carabinieri a denunciare l’accaduto.

Sempre connessi, sempre rintracciabili, il mondo viaggia sul filo della tecnologia ma sono i giovani quelli che della rete sono i protagonisti più attivi. Smanettano sul web, con pochi limiti, zero precauzioni e genitori che, soprattutto nel caso di bambini o adolescenti, neppure controllano i siti che i loro figli

“P

frequentano. Arriva il bullismo, che in rete diventa cyberbullismo. Un nuovo modo di sopraffazione che va oltre la violenza fisica, è una violenza che nasce e si diffonde nel mondo virtuale ma che ha ripercussioni nella vita reale. L’invio di testi, immagini e video a sfondo sessuale per ricattare è un fenomeno in forte crescita. Tentativi di estorsione, minacce via web, immagini della vittima di turno per diffamarla, infastidirla o deriderla. Il cyberbullismo viaggia sulla linea dell’anonimato: spesso il bullo si nasconde dietro nomi falsi o false identità, pensando, così, di non poter essere scoperto. Non avere un contatto diretto con la vittima abbassa l’inibizione dei bulli: questo è uno degli aspetti che rende il fenomeno del cyberbullismo tanto diffuso e allo stesso tempo molto violento. Spesso si filmano atti di violenza, per il solo piacere di diffonderne in rete le immagini, aggiungendo al dolore fisico della vittima, anche la vergogna di vedere

sé stessa violata ed umiliata nella propria intimità e nella impossibilità di reagire. Il cyberbullismo sfocia anche in casi di suicidio con ragazzi e ragazze che non hanno la forza o la capacità di superare l’offesa diffusa in rete, che diventa più importante del mondo “reale”. Nell’ultima indagine conoscitiva sulla condizione dell’Infanzia e dell’Adolescenza in Italia, realizzata da Telefono Azzurro e Eurispes nel 2012, è emerso che 1 bambino su 4

(23,6%) è stato vittima di cyberbullismo nel corso dell’ultimo anno. Numeri da brivido. Dati che preoccupano e danno il perimetro di una emergenza. La percentuale di vittime, soprattutto per quanto riguarda la diffusione di notizie false e scorrette, è più alta tra le ragazze che tra i ragazzi e la fascia di età tra i 16 ed i 18 anni è la più esposta al rischio di subire

atti di cyberbullismo (24,1%, contro il 17,9% dei 12-15enni). Insomma un'emergenza vera.

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di Filomena Indaco

Impiegato di Casoria resta vittima di sue immagini compromettenti

Pressioni, minacce e estorsioni via computer, aumentano i casi

Il ricatto corre sul web emergenza cyberbullismo

Il bullismodigitaleè fenomenocriminale serioche a volteaddiritturatragicamente induce al suicidiodelle giovanivittime

Adescatosulla Retegli hanno chiesto 500 euro per non diffondere in retesui social network le immaginicompromettenti

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Associazione I Siciliani Giovani/ Banca Etica/ IBAN:IT 28 B 05018 04600 000000148119

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il coraggio di lottare?"

LIBERTA'

19822012

L'ARIADELLA

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Gli scatti di Sergio Siano

Le donne di Napoli

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La mostra fotografica di Sergio Siano dedicata alle donne anziane è delicata e restituisce una città bella e dignitosa. Sono scatti intensi di una Napoli donna, materna e sanguigna, non priva di difficoltà e speranze. Le femmine partenopee in silenzio e con sacrifici ogni santo giorno si rimboccano le maniche e lavorano. Volti e scene che sembrano appartenere a un passato che non passa. E' la nostra quotidianità, il nostro presente, le nostre radici di Luigi Fonderico

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Maddalena Cerasuolo fu una giovane partigiana partenopea che per prima impugnò il fucile sul ponte della Sanità, oggi a lei intitolato. Per ricordare lei e altre eroiche figure femminili che hanno dato e che danno lustro alla città di Napoli, la Municipalità 3 con la collaborazione dell'assemblea delle Donne M.A.N.O., ha organizzato la manifestazione «Le quattro giornate delle donne» tenutasi nello storico istituto Froebeliano, in via Stella 137

L’excursus partito da Maddalena Cerasuolo si è concluso con una performance artistica di donne della Sanità, «Le Mamme di Sisina», associazione fondata da Pina Conte, che rappresentano la tradizione attraverso la musica e le parole. Sono state recitate poesie di Alda Merini ed è stata letta una lettera molto toccante che nel 1995 una delle “madres de plaza de Mayo” ha scritto e dedicato a suo figlio.

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Francesca e il cavaliere il dragone colpisce ancora

Casimiro Roléxl romanzo di Franco di Mare gira attorno a un uomo, soprannominato appunto Casimiro

Rolèx, che vive la sua vita compiendo scippi. Il personaggio però si limita allo scippo, senza utilizzare armi o entrare in organizzazioni malavitose, dalle quali si tiene lontano, perché pensa all'ipotesi di un arresto in cui lui, effettuando solo scippi, male che vada rischia soltanto qualche mese di galera. Casimiro non agisce da solo, con lui ha un fidato amico e collaboratore di nome Gennaro. L'ambiente ben descritto è quello del furto e della ricettazione, di come si studia una persona per capire se indossa oggetti di valore e di quanto sia difficile riuscire a fare il colpo. Il protagonista, ad un certo punto, decide di effettuare un "salto di qualità" e lasciare l'aria aperta per dedicarsi ai

I furti sul Freccia Rossa, il treno di maggior lusso in Italia. Sul treno Camisiro osserva gli oggetti di valore e si rende conto che lì ci sono molti oggetti da poter rubare, durante il giro di perlustrazione, nei vagoni della seconda classe, si accorge che c'è un uomo che lo osserva. Finge di non vederlo e prosegue avanti, superati un paio di vagoni si gira e si ritrova l'uomo dietro, che gli punta un arma da taglio in pancia e lo conduce dentro un bagno. L'uomo si scopre essere un extracomunitario che era sul treno con lo stesso intento di Casimiro, ma meno intento al dialogo. Il romanzo si conclude con un finale aperto lasciando al lettore l'interpretazione.

Casimiro Roléx - Franco di Mare pag. 108 - 9 euro

a singolare storia di Francesca Pascale, nuova fidanzata di Silvio Berlusconi, che ha

guadagnato spazio non solo nei giornali di gossip, ma anche sui principali quotidiani nazionali e sulle principali emittenti televisive nazionali, nel pieno di questa campagna elettorale, che sarà ricordata, a detta di politologi ed esperti di comunicazione, come la peggiore nella storia della Repubblica Italiana, è diventata un libro. “Francesca e il Cavaliere” la singolare storia della fidanzata di Silvio Berlusconi, libro edito dalla coraggiosa casa editrice Cento Autori, di cui consiglio l’acquisto ed una attenta e critica lettura, racconta con tanti particolari inediti, la love story del momento, intrecciando fatti e personaggi che hanno segnato la storia politica e giudiziaria del Popolo della Libertà, principale partito del centrodestra italiano, in Campania. Il libro, prova l’esistenza di tanti lati oscuri della politica, ovviamente quella con la p minuscola, che abdica alla necessità di farsi rappresentare e di rappresentarsi sulla base esclusivamente del merito, della competenza della formazione. A rimetterci sono le persone meritevoli, competenti, che conoscono i problemi reali del territorio ai quali vorrebbero dare delle soluzioni. Le vicende abilmente narrate dai giornalisti Mariagiovanna Capone e Nico Pirozzi, autori del libro “Francesca ed il Cavaliere, la singolare storia della fidanzata di Silvio Berlusconi, per la collana Fatti & Misfatti dimostrano come le donne continuino ad essere moneta corrente, tangente, merce di scambio,

L nell’esercizio del ruolo e del peso elettorale più che politico. Un fatto che impone ancora più attenzione prima di definire archiviato il “berlusconismo” e liquidarlo come un costume peculiare soltanto ad una determinata area politica. L’ascesa dell’ex valletta televisiva di Telecafone, Francesca Pascale, che ha quasi mezzo secolo in meno del suo nuovo fidanzato, ha davvero dell’incredibile. La nota valletta del programma trash Telecafone, in pochi anni, riesce a sbaragliare, in volata, le tante agguerrite

pretendenti al trono di Arcore. La giovane Francesca è una ragazza intelligente ed ambiziosa, per cui da semplice ballerina di un talk show, si lancia in una avventura politica che la porterà ad essere candidata prima, eletta poi, in consiglio provinciale nelle liste del Popolo delle libertà, fino ad arrivare ad essere la fidanzata ufficiale di Berlusconi dal 16 dicembre 2012. Francesca non ha il fisico della top model, né la classe e lo stile della donna aristocratica ma cerca di impararlo subito e nel migliore dei modi, con corsi di dizione e di perfezionamento. L’attuale stile di Francesca Pascale è lontano anni luce dalla

ragazza che leccava il gelato Calippo a ruota libera sulla spiaggia di Varcaturo. Ora è uno stile sobrio e riservato, quasi da giovane first lady.

Giuseppe Parentehttp://www.nottecriminale.it/francesca-e-il-cavaliere-la-singolare-storia-della-fidanzata-di-silvio-berlusconi.html

Rabbia e camorra Una storia di periferia

apoli, tra i palazzoni scrostati di periferia. La rabbia di chi qui ci è finito perché un posto

migliore il destino non gliel'ha offerto, si intreccia con il potere senza scrupoli dei boss della droga. 'O professore (così viene chiamato dalla gente del quartiere) è un grafico trentenne, che, carico di delusioni e rancori, decide di rifugiarsi tra spacciatori, puttane, camorristi, disoccupati veri e quelli di mestiere. Giorno dopo giorno raccoglie nel suo diario personaggi, comportamenti, volti, espedienti, linguaggi. E il confronto con quella che era la sua vita prima di arrivare in periferia diventa sempre più difficile da gestire: da osservatore attento e curioso di una realtà parallela a quella vissuta finora, 'O professore diventa partecipe della vita del quartiere. Di una vita vissuta sul filo di lana, d'impulso, cercando di non perdere neanche un attimo, “perché quello appena trascorso potrebbe essere l'ultimo”. Si innamora di una ragazza-madre, bella e con molti segreti. Questo rapporto lo porta a confrontarsi da vicino con le regole non scritte del quartiere e della camorra. “Ho deciso di venire a vivere in periferia. Tra spacciatori e operai, puttane e donne di pulizia, strade sporche e palazzi scrostati. La prima cosa che ho fatto quando sono arrivato in questo piccolo appartamento, al quarto di un palazzo di sei piani, grigio, anonimo, è stato appendere la laurea in Sociologia nel cesso…”

N

“Rabbia e camorra. Una storia di periferia" Round Robin Editrice – 2012 pag. 146 – 12 euro