museo della via francigena a berceto

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Comune di Berceto TIPOLOGIA ELABOLATO: RELAZIONE TECNICA ILLUSTRATIVA FASE: PROGETTO PRELIMINARE COMMITTENTE: Comune di Berceto Via Guglielmo Marconi, 18 43042 Berceto (PR) - tel. 0525/629211 PROGETTO: Francesco Fulvi architettura sostenibile B.go Riccio da Parma 29 43100 Parma PR Tel. 0521.233621 Cell. 349.4942157 www.francescofulvi.it [email protected] ing. Francesco Fulvi ing. Simona Bernardoni arch. Silvia Fecci ing. Marco Mosconi arch. Michele Sbarsi con: Maria Chiara Bartolamasi, Viola Fabi, Annachiara Scialpi IN COLLABORAZIONE CON: prof. arch. Fabrizio Tonelli Associazione Culturale Made in Art ing. Raffaello Tramontin, arch. Federica Bianconi PROGETTO PRELIMINARE PER IL MUSEO DELLA VIA FRANCIGENA A BERCETO (PR) 21 Dicembre 2011 N° Documento: 01

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Museo della Via Francigena a Berceto (Parma)

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Page 1: Museo della Via Francigena a Berceto

Comune di Berceto

TIPOLOGIA ELABOLATO:

RELAZIONE TECNICA ILLUSTRATIVA

FASE:

PROGETTO PRELIMINARE

COMMITTENTE:

Comune di BercetoVia Guglielmo Marconi, 1843042 Berceto (PR) - tel. 0525/629211

PROGETTO:

Francesco Fulvi architettura sostenibileB.go Riccio da Parma 2943100 Parma PRTel. 0521.233621Cell. [email protected]

ing. Francesco Fulviing. Simona Bernardoniarch. Silvia Fecciing. Marco Mosconiarch. Michele Sbarsi

con:Maria Chiara Bartolamasi, Viola Fabi, Annachiara Scialpi

IN COLLABORAZIONE CON:

prof. arch. Fabrizio Tonelli

Associazione Culturale Made in Arting. Raffaello Tramontin, arch. Federica Bianconi

PROGETTO PRELIMINARE PER IL MuSEO dELLA VIA FRANCIGENA A BERCETO (PR)

21 dicembre 2011N° documento: 01

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STUDIO 4S FRANCESCO FULVI ARCHITETTURA SOSTENIBILEborgo Riccio da Parma 29 - 43121, (PR) Tel. 052123362

Museo della via Francigena a Berceto

INdICE

Premessa

1. Il Gruppo di progettazione

1.1. Lo Studio 4S Francesco Fulvi Architettura Sostenibile

2. Il Contesto

2.1. Inquadramento Territoriale del Sito di Progetto

2.2. Cenni Storici sulla via Francigena

3. Lo stato di fatto

3.1. documentazione fotografica

3.1.1. Esterno

3.1.2. Interno

3.2. Elaborati grafici

4. Il Progetto

4.1. Il concept

4.2. Riferimenti

4.3. Come sarà: il percorso museale

4.4. L’ installazione artistica

4.4.1. L’associazione culturale Made in Art

4.4.2. L’artista Simone Racheli

4.4.3. L’opera

4.5. Foto del plastico

4.6. Visualizzazioni 3d

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Museo della via Francigena a Berceto

Premessa

Che può esservi di più antitetico d’un museo e una strada, a prima vista? Il museo è tradizionalmente luogo di concentrazione di cose e persone, la strada, all’opposto, le fa transitare e le distribuisce. Ma per svolgere il loro compito entrambi hanno una ragione comune, quella d’istituire un percorso dotato di scopo, entrambi richiedono il movimento fisico per raggiungere l’obiettivo.

Più che sulla sola esposizione di reperti antichi del territorio pertinente, dunque, il progetto di un efficace museo della via Francigena può scommettere sull’evocazione cinetica del lungo percorso dei pellegrini romei nel breve percorso museale, fondendo quanto più possibile le due esperienze e facendo idealmente convergere gli scopi dei due tragitti: conoscere la strada del pellegrinaggio lungo il tracciato della visita, pedibus calcantibus.

Per guadagnare un simile risultato occorre comunque sposare un modello di museo e non un altro. In fin dei conti tutti i musei possono ripartirsi in due classi: la prima e preponderante è quella tradizionale delle collezioni di capolavori e rarità, è un modello centripeto di puro ammassamento di tesori che in virtù della loro elevata qualità intrinseca attraggono i visitatori e finiscono per soddisfarne lì stesso, sul posto, la curiosità e l’esigenza estetica; il secondo tipo di museo, praticamente inesistente fino a vent’anni fa, ma in veloce recupero, è invece quello che orchestra secondo un programma scientifico materiali eterogenei anche di nuovo conio, spesso privi di valore intrinseco, capaci però di spingere la mente del visitatore oltre le pareti, di suggerirgli ciò che non sta lì nel tempo e nello spazio, puntando sulla restituzione virtuale di ambienti, fatti e congiunture storiche lontani o scomparsi.

un museo-finestra, non un museo-teca, che apre e non rinserra. Potremmo dire un effetto più simile a quello di una biblioteca, un auditorium o un giardino ben fornito, che non a quello di una galleria d’arte. Questa seconda tipologia di musei, è vero, non ebbe successo in passato, tuttavia il suo progenitore è antico e può essere indicato nella villa-museo che Paolo Giovio costruì verso la metà del ’500 sulle rive del lago di Como, ove riunì i ritratti di tutti gli uomini passati e presenti celebri nelle scienze, nelle lettere, nelle arti, nelle armi, nella politica, nella religione: ritratti non firmati da grandi pittori, soprattutto copie, ma scelti con criterio sicurissimo e oculato, tanto da divenire un viaggio esemplare nell’umana sagacità, un’evocazione dei successi dello spirito e dell’intelletto nelle nazioni e nelle diverse età.

Nell’ultimo ventennio, soprattutto negli anni più recenti, questa categoria di musei sta conoscendo la sua revanche su quella tradizionale grazie a due fattori concomitanti, uno contenutistico, uno tecnologico: da un lato l’interesse crescente presso il vasto pubblico per la vita quotidiana, la civiltà contadina e la storia degli umili, dall’altro lato le tecnologie multimediali e i sistemi interattivi. Non è su ciò che dovrebbe scommettere il progetto del museo della via Francigena?La scommessa resta un azzardo, poiché progettare il museo di una strada è difficile nel pieno senso del termine: s’intende progetto scientifico e progetto architettonico. Forse è per questo che non esistono al giorno d’oggi in tutta la Vecchia Europa musei dedicati alle grandi strade, né l’esuberanza dei finanziamenti giubilari del 2000 è servita a metterne in cantiere, cosicché il primo tentativo che risulti risale all’estate di quest’anno, ad Acquapendente nel Viterbese.Ma Berceto ha buone chances d’istituire un suggestivo museo della via Francigena, innanzitutto per trovarsi sull’itinerario francigeno in una posizione invidiabile e strategica, migliore certo di qualsiasi località a sud degli Appennini; secondariamente perché a sede museale è candidato un edificio a fianco del duomo ma con affaccio non su piazza, bensì su strada, un edificio per di più attraversato esso stesso da un passaggio viario secondario, in altri termini un luogo centrale ma con spiccata vocazione stradale, conveniente al tema espositivo.

Perfino la segmentazione dello spazio interno in un dedalo di piccoli vani su tre piani diversi, di per sé infelice in una sede espositiva tradizionale, qui diventa al contrario un prezioso suggerimento progettuale per un museo che voglia evocare nel suo percorso i tratti salienti del viaggio dei pellegrini romei, ch’era pur sempre un viaggio arduo, non certo una promenade.

Ma Berceto ha buone chances d’istituire un suggestivo museo della via Francigena, innanzitutto per trovarsi il luogo sull’itinerario francigeno in una posizione invidiabile e strategica, migliore certo di qualsiasi località a sud degli Appennini; secondariamente per essere candidato a sede museale un edificio a fianco del duomo, ma con affaccio non su piazza, bensì su strada, un edificio per di più attraversato esso stesso da un passaggio viario secondario, in altri termini un edificio centrale, ma con spiccata vocazione stradale, conveniente al tema espositivo.

Perfino la segmentazione della superficie utile in un dedalo di piccoli vani su tre piani diversi, di per sé infelice per una sede espositiva tradizionale, qui diventa al contrario un prezioso suggerimento progettuale per un museo che voglia evocare nel suo percorso i tratti salienti del viaggio dei pellegrini romei, ch’era pur sempre un viaggio arduo, non certo una promenade.

Prof. Arch. Fabrizio Tonelli

un particolare ringraziamento al sindaco Luigi Lucchi.

Con il patrocinio del Comune di Berceto.

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Museo della via Francigena a Berceto

SEdE: Borgo Riccio da Parma, 29 43121 Parma (Pr)SITO: www.francescofulvi.itE-MAIL: [email protected]: 0521.233621TITOLARE: ing. arch. jr Francesco FulviCOLLABORATORI: ing. Simona Bernardoni, ing Marco Mosconi, arch. Silvia Fecci, arch. Michele SbarsiCOLLABORATORI ESTERNI: sede di Parigi: arch. Hendrik Hegemann, arch. Farah Morvan

La nostra filosofia:La filosofia dello studio si traduce in una progettazione architettonica fondata sulla ricerca del benessere e del comfort dell’utente, sul rispetto per l’Ambiente, sulla salvaguardia del patrimonio esistente, sull’utilizzo di materiali locali e su un costante aggiornamento riguardo alle innovazioni tecnologiche ed impiantistiche. Tali convinzioni nascono dalla consapevolezza che sia necessario ed eticamente corretto considerare fra le priorità la salvaguardia dell’ambiente, aspetto ormai non più trascurabile. da qui la volontà di sfuttare ed integrare le fonti rinnovabili nella progettazione architettonica e di realizzare una corretta progettazione architettonica, abbinata all’utilizzo di materiali e tecnologie innovative oggi presenti sul mercato, riducendo cosi notevolemente il fabbisogno energetico dell’edificio; questo in linea con le direttive europee sulle riduzioni dei consumi energetici e sull’incremento nell’utilizzo di fonti rinnovabili.

Le nostre competenze:Rilievo architettonico, Progettazione architettonica e urbana, Progettazione di interni e di esterni, design, Installazioni Artistiche Ristrutturazioni Edilizie ed Energetiche, Progettazione Esecutiva, Renderizzazione, Elaborazione Grafica di Immagini, direzione Lavori, Certificazioni Energetiche Regione Emilia Romagna, Consulenza Casa Clima, elaborazione di pratiche edilizie (C.I.A., d.I.A., P.d.C.) e Catastali.

1.I Progettisti

1.1. Lo Studio 4S Francesco Fulvi architettura sostenibileHa lavorato per tre anni in Francia, a Parigi, presso gli studi di Jean-Pierre Buffi, Architecture-Studio e dell’architetto Aymeric Zublena (SCAu), in Italia ha collaborato con MCA Mario Cucinella Architects, e con l‘architetto Guido Canali. E’ Consulente Energetico CasaClima ed è professore a contratto in Composizione Architettonica presso l’università di Bologna.

Francesco Fulviingegnere edile - architetto jr

mail [email protected]

con Maria Chiara Bartolamasi, Viola Fabi, Annachiara Scialpi

Fabrizio Tonelliarchitetto

mail [email protected]

Laureato in Storia dell’architettura presso l’Istituto universitario di Architettura di Venezia e addottorato in Storia dell’architettura e dell’urbanistica presso il Politecnico di Torino nel 2000. Assegnista di ricerca in Storia dell’architettura presso il dipartimento di Ingegneria civile, Ambiente, Territorio e Architettura dell’università di Parma nel 2004-08. docente di Storia dell’architettura dal 2002 presso la Facoltà di Architettura della stessa università. Le sue pubblicazioni vertono sull’architettura medievale, rinascimentale e barocca in area emiliana e lombarda, e sulla committenza d’architettura degli ordini religiosi. Insieme a Massimo Fava ha curato una sezione della mostra Parma al tempo della cattedrale (Parma, 2006-07) e la ricostruzione tridimensionale dell’interno e dell’arredo della cattedrale nel XII secolo (modello virtuale navigabile di CINECA; installazioni di Studio Azzurro).

Collabora con il dipartimento di Architettura dell’università di Bologna, ha frequentato il corso base presso Agenzia Casa Clima. Esperta di tecnologie costruttive. Si sta specializzando in Acustica.

Simona Bernardoniingegnere edile/architetto

mail [email protected]

Esperto Casa Clima jr, specializzata in Ecologia e nella tematica dell’utilizzo della luce naturale, Renderizzazione ed elaborazione di immagini. Esperta di redazione di preventivi.

Silvia Fecciarchitetto

mail [email protected]

Ha frequentato il corso base presso Agenzia Casa Clima, specializzandosi nella tematica dell’utilizzo della luce naturale. Esperto in impianti per l’Architettura Residenziale, nella Renderizzazione ed elaborazione di immagini, nella Progettazione Esecutiva e nella redazione di computi.

Marco Mosconiingegnere edile/architetto

mail [email protected]

Collabora presso lo Studio Fulvi dal 2010, occupandosi di Progettazione Architettonica, redazione di maquette di studio e di presentazione, Post-Produzione Grafica. Nel 2006 e 2007 ha collaborato come consulente esterno per renderizzazioni fotorealistiche con l’impresa edilizia EdilArda.

Michele Sbarsiarchitetto

mail [email protected]

In collaborazione con:

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2. Il contesto

2.1. Inquadramento territoriale del sito di progetto

Inquadramento Territoriale di Berceto

Inquadramento Territoriale Regionale di Berceto

Berceto è un comune di 2300 abitanti che si trova nell’appennino parmense, situato presso la Val di Taro nel quale si trova l’autostrada A15 Parma-La Spezia. è sempre stato un importante centro di comunicazione in quanto è situato sulla Strada Romea, utilizzata fin dai Romani per i collegamenti commerciali con la Toscana e la Liguria, successivamente percorsa dai pellegrini provenienti dal Nord e diretti a Roma. Conseguentemente al diventare parte della via Francigena Berceto acquista un importante valore strategico in quanto principale tappa appenninica del pellegrinaggio, testimoniato dal fatto che nel XII secolo viene eretto un importante duomo.

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2.2. Cenni storici sulla via Francigena

Il Cammino per Roma

La via Francigena è uno degli itinerari di pellegrinaggio più anticamente documentato, che sviluppandosi da Canterbury e Santiago de Compostela attraversa tutta Europa fino a Roma e in Terra Santa.

La sua origine risale ai Longobardi, circa nel VI sec. d.C., i quali, per controllare il territorio italiano e per raggiungere i territori aldilà dell’Appennino, dovettero tracciare nuovi percorsi diversi da quelli romani. Rafforzarono il percorso su Monte Bardone tra Fornovo, Berceto e Pontremoli, attraverso il quale si giungeva allo scalo marittimo di Luni e la Tuscia. Successivamente i Carolingi ampliarono e consolidarono il percorso, collegandolo alla Francia, da cui prese quindi il nome “franchigena”, attraversando il Passo del Gran San Bernardo o il Monginevro e Moncenisio, e verso sud con Roma e il papato.da questo momento sembra che ebbero inizio i pellegrinaggi verso i Luoghi Sacri della Cristianità: da Santiago de Compostela, luogo in cui l’apostolo San Giacomo decidese di fermarsi per trovare pace, attraversando le Alpi, giungendo a Roma, luogo del martirio dei Santi Pietro e Paolo, e infine attraversando l’Italia meridionale per imbarcarsi a Brindisi per la Terra Santa e Gerusalemme.Testimonianze mediovali sottolineano la frequentazione di questo itinerario; la più significativa è rappresentata dal pellegrinaggio dell’arcivescovo Sigerico nel X sec. che fece da Canterbury per giungere a Roma. A causa delle divisioni politiche mediovali l’itinerario si sviluppa non per un’unica via, ma connettendo diverse strade, percorse dai pellegrini in base alla stazione, alle condizioni politiche dei territori da attraversare, delle credenze religiose sulle reliquie dei santi. Perciò si può pensare alla via Francigena come a una rete di strade percorse in continuazione.Ogni strada era caratterizzata da tappe obbligatorie per il pellegrino che toccavano diversi luoghi di culto.

Questo percorso divenne un’importante via di collegamento e scambio culturale e commerciale, tra nord e sud Europa; lungo il tragitto, specialmente nei centri principali, sorsero cattedrali e santuari dedicati ai Santi protettori del cammino (Cristoforo, donnino, Giacomo, Michele arcangelo, Rocco) spesso custodi di reliquie o in corrispondenza di luoghi miracolosi.

La via Francigena acquisisce unitarietà nel percorso descritto dall’arcivescovo di Canterbury, Sigerico, all’interno di personali memorie di viaggio (oggi conservate alla British Library di Londra); nel 990 d.C. l’arcivescovo Sigerico si recò a Roma per ricevere dal papa Giovanni XV il “mantello” vescovile, ed elencò nel suo diario 79 tappe del suo cammino da Roma a Canterbury.Questo itinerario è stato dichiarato, dal Consiglio d’Europa, come itinerario ufficiale del Cammino per Roma.

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Inquadramento territoriale nel paese di Berceto dei principali punti di interesse sull’attuale via Francigena

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Berceto

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il tratto parmense

Il tracciato Italiano e Parmense:

Il pellegrino partito da Canterbury entrava in Italia attraversando il passo del Gran San Bernardo, il pellegrino proveniente da Santiago de Compostela, entrava presso il Monginevro e il Moncenisio passando per Susa.

Il percorso si sviluppa quindi per: Pavia, ex capitale longobarda; Piacenza; Fidenza, punto di snodo tra il valico del Monte Bardone e il tratto di pianura; le città di Fornovo e Berceto, sull’Appenino Tosco-Emiliano e di collegamento con il tratto marittimo; Pontremoli e Luni, e successivamente Massa e Sarzana situate lungo la via Aurelia di collegamento con Roma.Il percorso evitava la zona costiera, soggetta ad attacchi pirateschi, per continuare nell’entroterra con un tragitto più sicuro, attraverso Camaiore, Lucca, Altopascio e Siena.Il pellegrino continuava quindi lungo la Cassia Romana, sostando a Bolsena, Montefiascone, Viterbo, Capranica, Sutri, Monterosi, abbandonandola in prossimità di Roma a cui giungevano seguendo l’antica “Via Triumphalis”. da qui si poteva continuare per la Terra Santa.

Si entrava in Vaticano, accedendo al piazzale della basilica di San Pietro dal lato destro, dalla via “del Pellegrino” o “via dei Francesi” e della “Porta Sancti Pellegrini”.

Il tragitto nelle Provincia di Parma, era sviluppato lungo la strada Romea, detta di Monte Bardone, che collegava Parma e Fidenza al Monte Bardone.Il percorso principale partiva da Fidenza, dal duomo dedicato a San donnino, potrettore contro i cani rabbiosi, serpi, ladri, contro le difficoltà della strada, quindi protettore dei pellegrini (a testimonianza molte raffigurazioni all’interno della chiesa stessa). L’itinerario principale proseguiva attraversando Medesano, Ramiola, Fornovo, Terenzo, Casola, Cassio, Corchia, Berceto.un tragitto secondario passava da Parma, Collecchio, Varano, Varsi, Bardi, Borgotaro, per riconnettersi con l’attuale passo della Cisa.

Il percorso italiano

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Il pellegrino:

Il termine “pellegrino” deriva dal Latino Tardo “Peregrinus” cioè “straniero”, indicando coloro che giungevano a Roma a scopo religioso.Il motivo principale che spingeva un pellegrino a compiere questo viaggio era la devozione e la fede; il viaggio portava a visitare luoghi che custodivano reliquie più preziose della cristianità, o il luogo natio del Santo a cui si era devoti.un altro motivo era per adempiere a un voto, per chiedere una grazia o per ringraziare e testimoniare un miracolo ricevuto, lasciando segni tangibili come stampelle, bende, una raffigurazione miniaturistica dell’organo guarito, oppure per penitenza o per chiedere sconto alle pene del Purgatorio.Coloro che erano stati condannati come “eretici” era obbligati per espiare le proprie colpe a pellegrinare. A fine Medioevo si poteva demandare a qualcun altro il pellegrinaggio, tanto che nacquero dei “professionisti di pellegrinaggio” chiamati “cercatori di Perdono”, oppure si poteva tramandare agli eredi per volotà testamentaria.

I pellegrini viaggiavano a piedi e spesso in gruppo e si differenziavano tra loro a seconda del percorso da percorrere: c’erano i “Jacquets” che andavano a Santiago de Compostela, il cui simbolo distintivo era una conchiglia sul cappello; i “romei” che andavano a Roma, il cui simbolo caratteristico erano le chiavi; i “Palmieri” che andavano in Terra Santa, il cui simbolo era una palma.In questi gruppi viaggiano coloro che chiedevano un miracolo, i malati, gli storpi, i ciechi; coloro che chiedevano perdono, i peccatori, che indossavano croci o catene in segno di pentimento.Ai “turisti religiosi” si mescolavano mendicanti, i ladri, i venditori di false reliquie.

Il viaggio del pellegrino iniziava con un rito: la partenza era preceduta dalla stesura del testamento, successivamente si veniva benedetti con una Messa solenne e si veniva vestiti dei simboli del pellegrino.Il vestito non si differenziava per sesso del pellegrino, era comodo e caratterizzato da una veste lunga fino alle ginocchia, denominata “pellegrina”, allacciata in vita e con cappuccio; si possedeva il “bordone” un bastone ricurvo al quale era appesa una zucca vuota utilizzata da borraccia, necessario come difesa e come sostegno lungo il cammino; immancabile era la “bisaccia”, una borsa in pelle portata a tracolla e contenente denaro, documenti, suole di cambio, ciotola, cucchiaio e l’occorrente per accendere il fuoco; successivamente si aggiunge il “petaso” un cappello a tese larghe unito a una sciarpa da tenere al collo.

i bastoni del pellegrino

Gli attrezzi del pellegrino

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3. Lo stato di fatto

3.1. documentazione fotografica

3.1.1. Esterno

Vista dal duomo Vista verso il duomo Romanico

Vista del particolare dell’attuale “Punto Tappa” sulla via Francigena Vista sul fronte principale dell’edificio

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3.1.2. Interno

03. vista del cavedio02. vista sull’ingresso e corridoio

01. vista sull’ingresso ed info point Pianta Piano Terra scala 1:200

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06. vista sulla seconda sala

04. vista dell’installazione permanente a rappresentazione del duomo

05. vista sulla sala del diorama

Pianta Piano Primo scala 1:200

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09. vista sulla Biblioteca

07. vista dello spazio di collegamento

08. vista sulla sala Conferenze

Pianta Piano Secondo scala 1:200

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12. vista sul cavedio

10. vista dell’attuale archivio

11. vista dell’attuale archivio

Pianta Piano Terzo scala 1:200

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3.2. Elaborati grafici

Pianta Piano Terra scala 1:100

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Pianta Piano Primo scala 1:100

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Pianta Piano Secondo scala 1:100

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Pianta Piano Terzo scala 1:100

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Sezione A-A scala 1:100Sezione B-B scala 1:100

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Sezione C-C scala 1:100

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4. Il progetto

4.1. Il conceptLa metafora che sta dietro al progetto architettonico e all’allestimento è quella del Pellegrino in cammino che, attraverso le proprie difficoltà, ansie e timori percorre un tragitto pieno di ostacoli prima di arrivare alla meta desiderata.

Le dimensioni del museo tradizionale da due diventano quattro. Lo spazio orizzontale e verticale sono un tutt’uno con il tempo. Si parte da Canterbury, situato all’ingresso, per arrivare fino a Roma. Il visitatore diventa il Pellegrino all’interno della via Francigena. Il percorso museale inizia subito con un primo ostacolo, l’attraversamento della Manica, qui rappresentato dalla prima rampa di scale. Le scale infatti, non sono semplici collegamenti verticali bensì diventano cammino esse stesse, l’ascensore non è un montacarichi ma un percorso alternativo, similmente alle ramificazioni presenti nella via Francigena, l’ascensore permette di osservare lo spazio da un punto di vista diverso e a una velocità diversa, le pareti sono allestite da immagini, colori, suoni e profumi. dopo la prima fatica e un lungo tratto in terraferma finalmente si arriva a Berceto che è celebrato attraverso una sala dedicata. Proseguendo il cammino verso Roma la seconda rampa di scale diventa l’attraversamento dell’appennino con le sue insidie e difficoltà, per raggiungere finalmente S. Pietro.Sullo stesso piano si trovano il laboratorio didattico e una sala conferenze che può trasformarsi in sala per esposizioni temporanee.In questo contesto chi ha problemi di deambulazione può percorre il tragitto in maniera indiscriminata, infatti ogni dislivello è superato da rampe o da un ascensore trasparente che consente di non interrompere il cammino godendo dello stesso paesaggio che si ammira utilizzando le scale.Gli allestimenti di tutti gli spazi sono realizzati utilizzando tecnologie multimediali e interattive.

Il Museo della via Francigena e l’arte contemporanea. Negli spazi del nuovo Museo si può assistere ad un inconsueto matrimonio fra il genius loci e l’arte, sorto dal desiderio di portare lo spirito della kunsthalle in un luogo fortemente caratterizzato dalle preesistenze storiche della Via Francigena.L’intento dichiarato del progetto, curato dall’Associazione culturale Made in Art di Parma, è quello di cercare e di individuare il fil rouge tra il museo, il suo territorio e l’arte contemporanea.Il protagonista di questa sfida, giocata sullo stretto legame con la Via Francigena, è l’artista Simone Racheli, che inaugura quello che vuole essere un più ampio percorso culturale che vedrà protagonisti nel territorio e nei luoghi di Berceto i più interessanti artisti contemporanei.

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4.2. Riferimenti

Studio Azzurro - Museo virtuale della città di Lucca - 1999 Concept e foto di proiezioni sul pavimento

Studio Azzurro - Museo audiovisivo della Resistenza - 2000 Concept e foto di proiezioni interattiveRafael Lozano-Hemmer - Frequency and Volume - 2003Installazione interattiva al Louisiana Museum of Modern Art

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Arch.Crachi - Museo della Libia - Tripoli - 2003 Pavimento interattivoGrammy Museum - Los Angeles Schermi interattivi

Peter Greenaway-Repopulating the place-2011 Venaria Arch.Crachi - Museo della Libia - Tripoli - 2003 Proiezioni a parete Arch.Crachi - Museo della Libia - Tripoli - 2003 Schermo interattivo

Arch.Crachi - Museo della Libia - Tripoli - 2003 Ologramma

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4.3. Come sarà: il percorso museale

Pianta Piano Terra scala 1:100

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Pianta Piano Primo scala 1:100

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Pianta Piano Secondo scala 1:100

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Pianta Piano Terzo scala 1:100

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Sezione A-A scala 1:100

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Sezione B-B scala 1:100

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Sezione C-C scala 1:100

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Lo Studio di progettazione RAFFAELLO TRAMONTIN INGEGNERE si occupa di project management, urbanistica ed ingegneria civile ed industriale, con particolare attenzione alle problematiche della sicurezza nei cantieri. Ha progettato interventi urbanistici e numerosi edifici sia a Parma che nel territorio limitrofo, collaborando con giovani artisti. Appassionato e collezionista d’arte contemporanea costituisce nel 2010 l’Associazione culturale Made in Art.

Raffaello TramontinPresidente

mail [email protected] www.raffaellotramontin.it

Federica BianconiCuratore

mail [email protected]

Federica Bianconi è architetto, curatore e critico d’arte. Si è laureata in Architettura presso lo IuAV di Venezia e ha frequentato il Master in Management per Curatori di Musei di Arte e Architettura Contemporanea presso il MACRO di Roma. Ha lavorato presso studi di architettura, interior design e aziende/contract operative nell’ambito della comunicazione e dell’allestimento di spazi espositivi: museali, fieristici e commerciali. In qualità di curatrice indipendente ha ideato e curato mostre personali e collettive. Scrive per le riviste Exibart, Impackt, Kultmagazine e Artribune.

ASSOCIAZIONE CuLTuRALE

Via Cagliari, 9 - 43122 Parma – ItaliaCod. Fisc. 92162590340T +39 0521 [email protected]@raffaellotramontin.it www.facebook.com/#!/pages/MAdE-IN-ART/165078840213322

Simone Racheli per il Museo della via Francigena

Berceto è un importante centro di comunicazione in quanto è situato sulla via Francigena, percorsa dai pellegrini provenienti dal Nord durante i loro viaggi a Roma.La visione innovativa del progetto del nuovo Museo della via Francigena ha richiesto un approccio multidisciplinare in cui non poteva mancare l’arte contemporanea e la riflessione sui temi del pellegrinaggio di un giovane artista italiano dal significativo curriculum espositivo.L’azione sul campo in ambito artistico è stata affidata all’Associazione culturale Made in Art, incaricata dal progettista del museo di delineare, per questo luogo fortemente caratterizzato, le possibili modalità di un intervento creativo. Il progetto prevede la concezione e la realizzazione di un’opera di arte contemporanea creata appositamente per gli spazi interni del Museo della via Francigena, al cui interno troverà collocazione uno spazio civico dedicato prevalentemente all’esposizione di opere moderne e contemporanee.L’artista scelto è Simone Racheli che re-interpreta ed invade lo spazio con una installazione che riflette sulla storia del luogo e ha una propria forza formale e di oggetto scultoreo, reinterpretato comunque in chiave contemporanea.E’ importante sottolineare che Simone Racheli ha recentemente partecipato con una sua opera sia alla collettiva La scultura italiana del XX secolo presso la Fondazione Arnaldo Pomodoro di Milano che al Padiglione Emilia-Romagna della 54. Biennale di Venezia presso Palazzo Pigorini di Parma.L’installazione dell’artista vuole essere il punto di partenza prodromico di un più vasto progetto espositivo di arte pubblica che si potrà insediare nel territorio di Berceto, luogo pregnante di cultura che racchiude in sé importanti memorie storiche e archeologiche. Il progetto prevederà la realizzazione di opere d’arte dislocate sia nei parchi _ arte ambientale _ che in prossimità di edifici notevoli _ arte pubblica_ ma rigorosamente di arte contemporanea “cutting edge”.Aprire l’arte contemporanea al dialogo con il territorio, al confronto con un contesto ambientale e socio-culturale in trasformazione, è l’obiettivo principale del progetto, condiviso con Franco Pesci, instancabile e vulcanico delegato al Parco – letterario ed immaginario – Luigi Malerba del Comune di Berceto.Il progetto vuole quindi essere l’invito ad una fruizione ampia e profonda di questi luoghi in cui l’arte contemporanea può essere stimolo per la creazione di un ambiziosa visione etica-estetica su vasta scala oltre che per la riscoperta e la valorizzazione di tradizioni, cibi, vini, architetture ed artigianato locale.

L’Associazione culturale Made in Art nasce dal desiderio di Federica Bianconi, architetto e curatore, e Raffaello Tramontin, ingegnere e collezionista, di creare un incubatore dinamico ART in HuB per progetti artistici, con possibilità di contaminazione e interdisciplinarietà fra arte, architettura, design, letteratura ed economia.Scopo dell’Associazione è promuovere, sostenere e diffondere la cultura, con particolare attenzione ai fenomeni di arte contemporanea.

Made in Art è un laboratorio creativo che produce eventi inediti, mostre personali e collettive d’arte contemporanea, collabora con istituzioni, gallerie, associazioni e organizzazioni che ne condividono il progetto, è “vetrina” di gallerie ubicate in città e nazioni differenti, fa opera di scouting e promozione di nuovi artisti.

dal 2010 Made in Art organizza anche workshop e percorsi didattici, conferenze stampa e fornisce consulenza per la formazione specialistica nel settore artistico.

Made in Art èART MEETS home&officeIl dipartimento di interior design dedicato alla valorizzazione di spazi residenziali e luoghi di lavoro con l’arte contemporanea.ART in HuBL’incubatore dinamico per progetti artistici che opera con il supporto di uno staff multidisciplinare e si occupa di progettazione, realizzazione e logistica delle installazioni di artisti e designers.ART MEETS companyArte in impresa. Innovazione e strategia progettuale e di marketing. La best practice di utilizzo dell’arte nei processi di produzione, innovazione e comunicazione delle aziende con un vantaggio competitivo e determinante. _ art evidence _ La collezione costituita dalle opere donate all’Associazione dagli artisti e dalle opere di collezionisti concesse in comodato.Party as artIl dipartimento che si occupa della organizzazione di eventi d’arte.Collecting peopleIndirizzi e strategie d’autore intorno all’arte, per una passione e un investimento economico. Il dipartimento dedicato alla consulenza di Art advisory e alla gestione di collezioni private e collezioni d’azienda (corporate collections).

4.4. L’ installazione artistica

4.4.1. L’ associazione culturale Made in Art

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Nasce a Firenze il 30 dicembre 1966.Frequenta il Liceo Artistico e l’Accademia di Belle Arti di Firenze.Nel 1994 si trasferisce a Roma e in seguito nel 2004 a Parma, dove vive e lavora.

Mostre Personali2007 - Simone Racheli, a cura di Marco Senaldi, Galleria Enrico Astuni, Pietrasanta (Lucca)2006 - Il Golem è il migliore amico dell’uomo, a cura di Marco Senaldi, - Paolo Maria deanesi Gallery, Rovereto (Trento)2004 - Anatomicacolf, a cura di Raffaele Gavarro, Galleria Antonio Colombo Arte Contemporanea, Milano2003 - Check-point, a cura di Andrea Bellini, Galleria Autoricambi, Roma2001 - domestica, a cura di Salvatore Galliani, Studio Ghiglione, Genova1999 - Simone Racheli, a cura di Augusto Pieroni, delphine e Ludovico Pratesi, Roma1998 - Naturalmente, a cura di Augusto Pieroni, Galleria Maniero, Roma

Principali Collettive2011 - 54. Biennale di Venezia - Padiglione Emilia-Romagna, Palazzo Pigorini, Parma - drawings wall, Paolo Maria deanesi Gallery, Rovereto (Trento)2010 - A love story, Palacio don Manuel, Evora (P) - Quali cose siamo. Triennale design Museum, Triennale di Milano, Milano - Scultura Italiana del XX secolo, fondazione Arnaldo Pomodoro, Milano2009 - Corpo automi robot. Tra arte, scienza e tecnologia, Museo d’Arte di Lugano (CH) - Epidermie, ”Parco tematico”, Giardini Salvi, Vicenza2008 - Meat After Meat Joy, daneyal Mahmood Gallery, New York (uSA) - Palinsesti, sedi varie, San Vito al Tagliamento e Pordenone - Allarmi 2008, Caserma de Cristoforis, Como - La nuova figurazione italiana, Fabbrica Borroni, Bollate (Milano) - Fuori Luogo, sedi varie, Trento2007 - Fatto in Svezia, Museo Roda Sten, Goteborg (SV) - M.E.F.I.C., collezione permanente, Murcia (SP)2006 - I° Premio Fondazione Arnaldo Pomodoro, Milano - Il marmo e la celluloide, Villa La Versiliana, Pietrasanta (Lucca) - Biennale Adriatica Arti Nuove, San Benedetto del Tronto (Ascoli Piceno)2005 - Art of Italian design, Megaron Plus, Atene (GR) - No place like home, Associazione Remo Gaibazzi, Parma2004 - P.C./A.C. – KALS’ART, Ex deposito Locomotive S.Erasmo, Palermo - Inside Out, Red Bull Music Academy, Roma - Le armi dell’arte, Palazzo Pino Pascali, Museo Comunale di Arte Contemporanea, Polignano a Mare (Bari) - Arte italiana per il XXI sec., Palazzo della Farnesina, Ministero degli Affari Esteri, Roma2003 - Alto volume corporale, Palazzo Bice Piacentini, Centro Arte contempora nea, San Benedetto del Tronto (Ascoli Piceno) - XIV Quadriennale-Anteprima, Palazzo Reale, Napoli2002 - Exit, Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Torino - Accento Acuto, Centro Arti Visive Peschiera, Pesaro2001 - Impressione, Gasometro AEM di Bovisa, Milano - Cosa arcana e stupenda, sedi varie, Sermoneta (Latina) - Tutto l’odio del mondo, Palazzo Arengario, Milano - ultracorpi, Chiostro di S.Agostino, Pietrasanta (Lucca)2000 - M.A.P.P., collezione permanente, Milano - Oltre Bernini, Istituto Gianlorenzo Bernini, Roma - Mumble Mumble, Galleria d’Arte Contemporanea, Castel San Pietro Terme (Bologna) - Sui Generis, P.A.C., Milano

BIBLIOGRAFIA2010 Simone Racheli (intervista di Alberto Mattia Martini), Espoarte, n° 63, Febbraio-Marzo2009 Marco Senaldi, didi Bozzini, Simone Racheli, Simone Racheli. Il mostruo so verosimile, catalogo mostra Ed. Enrico Astuni2008 Raffaele Gavarro, Simone Racheli. una escultura mimética y neurotizada, La Maquina Contemporanea. Revista de Arte y Cultura, n° 3, Invierno/Primavera2007 Viviana Siviero, Simone Racheli, Espoarte, n° 44, dicembre ’06- Gennaio ‘07 Andrea Ruggieri, Simone Racheli, la realtà sviscerata, Arte e Critica, n°49, dicembre ‘06-Febbraio ‘07 Monica Miozzo, Simone Racheli, Exibart on paper, n° 43, Settembre- Ottobre Paola Bartolotti, Simone Racheli, Arte e Critica, n° 522006 Simone Racheli, Self-portrait , Temaceleste, n° 113, Gennaio-Febbraio2005 Raffaele Gavarro, Simone Racheli. una escultura mimètica y necrotizzata, La Maquina Contemporanea, n° 3 Salvatore Beatrice, Simone Racheli, Temaceleste, n° 108, Marzo-Aprile Luca Beatrice, Simone Racheli, Flash Art, n° 250, Febbraio-Marzo Immagini dello studio di Simone Racheli

4.4.2. L’artista Simone Racheli Serena de dominicis, Simone Racheli, Arte e Critica, n° 41, Gennaio-Marzo Nicoletta Cobolli Gigli, un Ménage surrealista per Racheli, Arte, n° 3762004 Mariangela Rossi, Lavatrice mutante, Gulliver, n° 12, dicembre 2003 Valentina Tanni, Simone Racheli, Flash Art, Giugno-Luglio Paola Magni, Ad Auto Ricambi il Check Point visionario di Simone Racheli, Il Giornale, 23 Aprile Federica La Paglia, Simone Racheli – Check Point, Exibart.on paper, n° 7, Marzo Paola Capata, Check Point - Simone Racheli, Time Out, n° 9, Marzo Gianluca Marziani, Al Check Point di Racheli si combatte con l’arte, La Stampa, 23 Marzo Mario de Candia, Racheli, dissacratore tra bunker e torrette, Trovaroma - La Repubblica, 20-26 Marzo2002 Chiara Leoni, Giovane scultura italiana, Flash Art, n° 235, Agosto-Settembre Maurizio Sciaccaluga, Storia di pace e di guerra, Arte, n° 347, Luglio Alessandro Riva e Maurizio Sciaccaluga, La rinascita della scultura, Arte, n° 350, Ottobre2001 Lorenzo Canova, Organismi Mutanti, Ars, n° 3, Marzo1999 Augusto Pieroni, Ri-sentimento politico, Artel, n° 1, Ed. Castelvecchi1998 Augusto Pieroni, Immagini di confine, Arte e Critica, n° 15-161997 Barbara Martuciello, In che senso italiano?, Opening, n° 31

Libri e pubblicazioni2008 Emanuela Pezzetta, Simone Racheli, in Palinsesti, catalogo mostra, Ed. Forum Federico Mazzonelli, Simone Racheli, in Fuori Luogo, catalogo mostra2007 Marco Senaldi, didi Bozzini, Simone Racheli, Simone Racheli. Il mostruoso verosimile, catalogo mostra, Ed. Galleria Enrico Astuni2006 Simone Racheli, Montagna di ricordi, in Premio Fondazione Arnaldo Pomodoro catalogo mostra, Fondazione Arnaldo Pomodoro Maria Clelia Palmiero, Simone Racheli , in Il marmo e la celluloide, catalogo mostra, Silvana Editori Antonio Arevalo, Federica La Paglia, Simone Racheli, in Raid, Contagio 2-2006 Biennale Arti Nuove, catalogo mostra, Ed. Mediateca Marco Senaldi, La vita segreta delle cose, didi Bozzini, Fuso e Confuso, in il Golem è il migliore amico dell’uomo, catalogo mostra, Nicolodi2004 Raffaele Gavarro, Anatomicacolf, catalogo mostra, Ed. Antonio Colombo Arte Contemporanea Maria Alicata e Francesco Ventrella, Simone Racheli, in Inside Out a temporary art collection, catalogo mostra, Ed. Red Bull Accademy Rosalba Branà, Simone Racheli, in Le armi dell’arte, catalogo mostra, Ed. Zelig Arte Contemporanea2003 Andrea Bellini, Check Point, catalogo mostra, Ed. Autori Messa Gianluca Marziani, Simone Racheli, in dizionario della Giovane Arte italiana, Giancarlo Politi Editore Augusto Pieroni, in Accento Acuto. Giovane arte italiana tra le righe e sopra le righe, catalogo mostra, Ed. Charta Ilaria Gianni, Simone Racheli, in La mia prima volta, catalogo mostra, Ed. Ass. Cult. Futuro Augusto Pieroni, Simone Racheli, in una casa per l’arte 1997-2002, catalogo Mostra, Ed. delphine e Ludovico Pratesi2002 Ilaria Bonacossa, Simone Racheli, in Exit short guide, Fondazione Sandretto Re Rebaudengo Simone Racheli, Exit. Nuove geografie della creatività italiana, catalogo mostra, Piccola Biblioteca Oscar Mondatori Gloria Gradassi e Gianluca Marziani, Simone Racheli, in Alto volume corporale, catalogo mostra, Palazzo Bice Piacentini - Centro Arte Contemporanea2001 Andrea Bellini, Simone Racheli, in Cosa Arcana e Stupenda. Scultura italiana contemporanea, catalogo mostra, Silvana Editori Simone Racheli, Autopsia, in InPressione. Artisti contemporanei nella memoria industriale, catalogo mostra, Ed. Christian Marinotti Roberta Scarpitti e Sabrina Vedovotto, Simone Racheli, in Oltre Bernini. 7 Artisti per l’arte contemporanea, catalogo mostra, Ed. Ass. Cult. Futuro2000 Alessandro Riva, Simone Racheli, in Sui Generis, catalogo mostra, Ed. Medusa Emanuela Nobile Mino, Simone Racheli, in Guida agli artisti contemporanei a Roma, Ed. Nuova Anterem1999 Katia Ficociello, Simone Racheli, Note a Margine, in Invito al Tufello. Arti in Periferia, catalogo mostra1998 Fausto Pieroni, Naturalmente, catalogo mostra, Ed. Galleria Maniero1996 Augusto Pieroni, Simone Racheli, in Realtà giovane. 36° Premio Suzzara, catalogo mostra, Ass. Galleria del Premio Suzzara

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Simone Racheli, Specchi per Camerino pellegrino, 2011, matite su carta, cm 21x29,7. Courtesy l’artista e Made in Art.

Simone Racheli, Progetto per Camerino pellegrino, 2011, matite su carta, cm 21x29,7. Courtesy l’artista e Made in Art.

Simone Racheli, Vista dall’alto del Camerino pellegrino, 2011, matite su carta, cm 21x29,7. Courtesy l’artista e Made in Art.

Particolare dello specchio dei 7 peccati capitali e dello specchio dei 7 doni dello Spirito Santo.

Camerino pellegrino

Il progetto “Camerino pellegrino” nasce dalla fusione di dati storici e culturali cristiani relativi alla località di Berceto, che ha rappresentato nei secoli passati uno dei punti di sosta per i pellegrini della via Francigena, strada fondamentale di collegamento tra Roma e gli altri luoghi di culto cristiani europei.Il credente, dopo aver scelto di intraprendere il cammino di devozione, espiazione e purificazione dell’anima, effettuava una vestizione, dotandosi di attributi funzionali come il bordone (bastone), la bisaccia e il mantello, divenuti in seguito simboli inequivocabili dello statuto di pellegrino, ma anche simboli carichi di moralità cristiana.Cambiatosi d’abito, il devoto si avviava al pellegrinaggio, paragonabile alla condizione dell’uomo in questo mondo. Attraverso le difficoltà del cammino e le privazione di ogni genere, espiava l’anima dai peccati e dai vizi, veri flagelli perché ritenuti l’opposizione della volontà dell’uomo a quella divina. Le vie “spirituali“ del pellegrino, in seguito, furono costellate di luoghi di ricovero e di culto, creati appositamente per assisterlo umanamente e spiritualmente nella sua missione.

“Camerino pellegrino” è il luogo dedicato al cambio di abiti.E’ composto da due specchi incorniciati ed un séparé con panchetto, che ritagliano nella stanza uno spazio di intimità. Tutti gli oggetti sono colorati di giallo e bianco perché richiamano i colori araldici del vaticano e coordinano l’arredo del camerino. ”Camerino pellegrino” è concepito come luogo di mutamento, non solo perché è uno spogliatoio, con specchi e séparé, ma anche perché all’entrata della stanza a destra e sinistra in alto, sono poste due insegne con scritto entrata e uscita, che simbolicamente segnano un percorso della coscienza. Lo spogliatoio diventa il luogo della scelta da “indossare”, da perseguire, il luogo della volontà in cui riconoscere la propria moralità (secondo Aristotele i vizi sono gli abiti del male)..difatti, a simboleggiare la scelta della coscienza, sono appesi all’interno del séparé un mantello, la bisaccia ed il bordone, simboli del pellegrino. Inoltre uno o più panchetti all’interno dello spazio, permettono ai visitatori di sostare e riflettere nel loro pellegrinaggio nel museo.davanti al séparé, come nei camerini, ci sono due specchi in cui riflettersi, uno frontale all’altro, con incisi, o scritti, su uno i 7 vizi capitali (superbia, invidia, accidia, ira, avarizia, gola, lussuria) e sull’altro, l’antagonista, i 7 doni dello Spirito Santo (sapienza, intelletto, consiglio, fortezza, scienza, pietà, timore di dio). Le scritte sono in righe orizzontali, il riflesso delle parole di uno si alternano a quelle reali dell’altro e quelle riflesse sono leggibili al contrario in opposizione tra loro, creando il perpetuo accavallarsi e fondersi del divino con il terreno. Quando lo spettatore si interpone ai due specchi è riflesso contemporaneamente all’infinito, e si trova in un luogo di sospensione, che lo trasforma in unione terrena di quell’eterno dualismo tra il bene ed il male.

Simone Racheli

4.4.3. L’opera

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Sviluppo dei prospetti dell’installazione Camerino Pellegrino di Simone Racheli.

Planimetria generale e di dettaglio dell’installazione Camerino Pellegrino di Simone Racheli.

Rendering dell’installazione Camerino Pellegrino di Simone Racheli - Vista 1

Rendering dell’installazione Camerino Pellegrino di Simone Racheli - Vista 2

1 2

4

3

Rendering dell’installazione Camerino Pellegrino di Simone Racheli - Vista 3

Rendering dell’installazione Camerino Pellegrino di Simone Racheli - Vista 4

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4.5. Foto del plastico

Vista del plastico scala 1:20 - particolare dell’ingresso

Vista del plastico scala 1:20 - Vista zenitale del piano terraVista del plastico scala 1:20 - vista della rampa ad ingresso del percorso di visita

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Vista del plastico scala 1:20 - particolare dell’ingresso

Vista del plastico scala 1:20 - Vista dell’inizio del percorso espositivoVista del plastico scala 1:20 - vista dell’ascensore panoramico

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Ipotesi di possibili allestimenti museali interattivi nelle sale del primo livello, nello specifico video proiezioni a parete, proiezione su pavimento fotosensibile, touchscreen e tavolo interattivo.

Vista del tavolo interattivoVista degli allestimenti interattivi.

4.6. Visualizzazioni 3d

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Viste dell’ingresso del museo.

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Vista dell’ infopoint del museo.

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Vista dell’ingresso del percorso museale col pannello interattivo

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Vista del bancone di ingresso.

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Vista dal bancone di ingresso