immagini elaborate da chiara costantini. · 43 dalla via francigena alla modernità dei cammini...

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Immagini elaborate da Chiara Costantini.

La via Francigena in Europa

Da via della fede a tracciato di unione dei popoli

a cura di

Virginio BettiniLeonardo Filesi

Leonardo MarottaAuro MichelonSara Sofia Tosi

contributi diLorenzo Barbieri

Marco BelliniFederico BordinNicola CadentiDavide Calore

Davide CavalettiMatteo Codato

Alfonso Di DomenicoAndrea FavaroPippo Gianoni

Anselma LovensGiacomo Marchiori

Leonardo MarottaRadouan Mounecif

Andrea OmizzoloLuca Soriani Zodo

Copyright © MMXVARACNE editrice int.le S.r.l.

[email protected]

via Quarto Negroni, Ariccia (RM)

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I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica,di riproduzione e di adattamento anche parziale,

con qualsiasi mezzo, sono riservati per tutti i Paesi.

Non sono assolutamente consentite le fotocopiesenza il permesso scritto dell’Editore.

I edizione: gennaio

Caminante, no hay camino, se hace elcamino al andar.

— Antonio M

Toi, qui marche, il n’y a pas de chemin.Le chemin se fait en marchant.

— Edgar M

Indice

Premessa. Le ragioni della sponsorizzazione da parte della BancaRurale ed Artigiana di CantùAngelo Porro

Introduzione. La via Francigena, possibile rilettura di un camminoper l’EuropaAmbra Garancini

Una via storico–religiosa che si traduce operativamente in modelloutopicoVirginio Bettini, Pippo Gianoni

L’antropologia religiosa della Francigena. Il pellegrinaggio tra iltempo, l’eterno e il culto dei santiLorenzo Barbieri, Sara Sofia Tosi

Dalla via Francigena alla modernità dei cammini storiciLeonardo Marotta

La geografia della via Francigena attraverso piante spontaneee viniLeonardo Filesi

Via Francigena. Un nuovo progetto di territorio per l’UnioneEuropeaAlfonso Di Domenico, Andrea Omizzolo

Il pellegrinaggio nella storia dell’Occidente. Nel segno della risco-perta e della continuitàMatteo Codato, Radouan Mounecif

L’esperienza sul territorio francese. Affrontare e progettare la viaFrancigena in Europa, bene culturale complessoFederico Bordin, Auro Michelon

Indice

Quando i pellegrini ridisegnano la città. Il tracciato in ambienteurbano, i casi di Besançon e LangresMarco Bellini, Federico Bordin

Besançon, verso uno sviluppo urbano sostenibile. I risultati delseminarioNicola Cadenti

Modello di progettazione in ambito rurale franceseDavide Calore, Davide Cavaletti, Auro Michelon

Il tracciato da Arras a CalaisLuca Soriani Zodo, Andrea Favaro, Giordano Basso, Giacomo Durante, Giulia Marcon,Ignazio Marcolongo

Come ci hanno accolto stampa e amministratori localiAuro Michelon

Alla ricerca dell’utopia negataVirginio Bettini, Massimo Granceri, Sara Sofia Tosi

Il design del paesaggio. Un nuovo modello di progetto a partiredalle vie storicheLeonardo Marotta

Il decalogo della via Francigena

Bibliografia

La via Francigena in EuropaISBN 978-88-548-8085-6DOI 10.4399/97888548808561pag. 9–9 (gennaio 2015)

Premessa

Le ragioni della sponsorizzazioneda parte della Banca Rurale ed Artigiana di Cantù

A P

Perché una banca locale, come è la Cassa Rurale ed Artigiana di Cantù,dovrebbe farsi coinvolgere nel sostenere una pubblicazione che allarga losguardo sull’Europa?

Mania di grandezza? Mire espansionistiche? Desiderio di conquistarenuovi territori?

Nulla di tutto ciò.Noi stiamo bene qui dove siamo, con i clienti che abbiamo e soprattutto

con le Associazioni che, a vario titolo, ci onorano della loro vicinanza,vorremmo dire della loro amicizia.

L’Associazione Iubilantes è una di queste, una tra le più attive, una diquelle che non stanno mai ferme, che sanno immaginare e progettare ilproprio cammino. Anzi, Cammino, con la maiuscola.

Ce lo aveva anticipato, Ambra Garancini.E infatti, dopo La via Francigena in Italia. Alla ricerca del paesaggio gli

Iubilantes hanno di nuovo bussato alla nostra porta con La via Francigena inEuropa. Da via della fede a tracciato di unione dei popoli.

Potevamo dire di no? Potevamo darci per assenti e non concedere unpiccolo aiuto per un libro che parla di ambiente, storia, cultura europea?No, non potevamo.

Concordia, parvae res crescunt: nella concordia, anche le piccole cosecrescono.

Università, Iubilantes, Banca, Docenti e Studenti, tutti insieme, ognunoa far la sua parte, con un obiettivo comune: la promozione e la condivisionedi valori che devono essere difesi e “custoditi”.

Custodire, un verbo forse passato di moda nell’era del consumismo, chePapa Francesco ha riabilitato dal marzo , giorno della sua elezione.Un verbo che ben si associa alla costruzione del bene comune in cui gliIubilantes sono maestri.

Figura . Tracciato della via Francigena.

La via Francigena in EuropaISBN 978-88-548-8085-6DOI 10.4399/97888548808562pag. 11–14 (gennaio 2015)

Introduzione∗

La via Francigenapossibile rilettura di un cammino per l’Europa

A G

Abbiamo camminato a fine agosto da Bruay La Buissière a Canter-bury, sulla traccia dell’itinerario — compiuto nel sec. X dall’arcivescovoSigerico, primate di Inghilterra — oggi noto come “via Francigena”. Loabbiamo fatto per unirci alla marcia dei docenti e degli studenti dell’Uni-versità IUAV di Venezia, che stavano ultimando il loro pluriennale semi-nario itinerante sulla via Francigena europea. Una bellissima esperienzache — credo per la prima volta in Italia — ha portato (futuri) architettiprogettisti (pianificatori, paesaggisti) a cimentarsi in concreto, sul terreno,passo dopo passo, in un vero e proprio “percorso di valutazione” tesoa verificare “sul campo” come la tutela ambientale del paesaggio passianche dalla riscoperta e dalla tutela dei cammini storici che lo innervano.Anche noi Iubilantes ne abbiamo tratto utili esperienze e alcune sempliciriflessioni sulla cosiddetta “via Francigena”, che vogliamo qui condivi-dere, per dare un nostro doppio piccolo contributo: a una ricerca unicae importante come quella compiuta dalla Università IUAV di Venezia, eforse anche allo sviluppo europeo della via.

Prima riflessione: che cosa non è la via Francigena

Il “che cosa è la via Francigena” è già stato ampiamente e ottimamente illustrato— almeno per quanto concerne il percorso italiano — da Davide Strona nelvolume La via Francigena in Italia. Alla ricerca del paesaggio e, prima di lui, dagliautori che Strona cita nella sua ricca bibliografia.

Ma, a mio parere, un dettaglio importante forse non è stato abbastanzasottolineato: il fatto che la via Francigena, nella sua purtroppo corrente

∗ Ambra Garancini è Presidente dell’Associazione Iubilantes (www. iubilantes . eu) edell’Associazione Rete dei cammini (www.retecamminifrancigeni.eu).

. S, .

Ambra Garancini

accezione di unico grande asse viario su cui si convogliavano i pellegrinieuropei diretti a Roma, è, in realtà, una pura convenzione.

È facilissimo, quasi banale, sentire dire o leggere (e le fonti sono spessoautorevoli!) che la via Francigena era un’autostrada dei pellegrini, o l’an-tica via europea sulla quale camminavano i pellegrini diretti a Roma o aGerusalemme.

Sfatiamo una volta per tutte questo concetto.Diciamolo chiaro. I pellegrini venivano a Roma da ogni dove, cammi-

navano sulle strade di tutti e sceglievano le strade più adatte alla loro meta.Non cercavano grandi infrastrutture viarie “dedicate”, ma semplicementevie di transito rapide e soprattutto sicure.

Al tempo stesso, e, anzi, proprio per la stessa ragione, sono moltissimele vie storiche italiane che recano traccia antica e profonda del passaggio deipellegrini diretti alle grandi mete di pellegrinaggio. Ancora nel XVIII secolo, adesempio, gli archivi di taluni antichi Hospitalia del nostro Lario documentanoil passaggio di pellegrini romei, per i quali gli stessi Hospitalia erano tenuti, perpreciso regolamento interno, a riservare dei posti letto gratuiti.

Come sono tantissime le vie o, meglio, i tratti di via, documentatiin Italia nel Medioevo e oltre come vie/strade francigene o francesche ofrancische (ovvero vie dall’oltralpe o vie delle genti d’oltralpe, precipuamentefranco–germanico).

Base storica della convenzione è, naturalmente, il viaggio di Sigerico,viaggio documentato, diciamo chiaramente anche questo, non da una de-scrizione né tanto meno da un “diario”, ma da un elenco di tappe di visita aRoma e di tappe del viaggio di rientro a Canterbury.

Sigerico, Primate di Inghilterra, verosimilmente non scelse la “via Fran-cigena” perché era “la via de pellegrini”; ma semplicemente scelse, comeben suggerisce lo stesso Strona, il percorso più praticabile e più consonoalle sue esigenze, non ultima quella di ritornare a Canterbury senza inutili“divagazioni”. L’andamento dell’itinerario pare evidenziare queste esigenze.

Quindi: non una “autostrada” trafficata affollata da pellegrini in frotte;non il “cammino per Roma” per antonomasia, ma una convenzione, natada un antico documento — peraltro da tempo ben noto agli studiosi — cheriporta le tappe del viaggio di un antico arcivescovo.

Tralascio la letteratura su questo documento e le ragioni che hannoportato a concentrare l’attenzione proprio sul viaggio di Sigerico, e non sualtri analoghi documenti relativi ad altri percorsi: voglio invece sottolineareun altro passaggio certamente fuorviante. L’avere voluto a tutti i costi pro-

. C, .. S, .. C, .

Introduzione

porre ufficialmente la via Francigena come un percorso “romipeto”, ovveroda Canterbury a Roma, quasi fosse un grande “senso unico”. L’intento, era,verosimilmente, di creare un cammino sulla linea di quello di Santiago, ri-spettoso della tradizione storica delle peregrinationes maiores (mete: Santiago,Roma, Gerusalemme), ma la forzatura è evidente.

Forse proprio questa forzatura potrebbe in parte spiegare, a mio avviso,la lunga e difficile gestazione del Progetto Francigena in Italia e i forti ostacoliincontrati, sempre in Italia, dalla riconoscibilità del percorso e da iniziativeconcertate di tutela antropologica, urbanistica e ambientale del paesaggio“francigeno”.

Piccole riflessioni conclusive: che cosa potrebbe essere la via Francigena

Ancora dal nostro cammino tra Francia e in Inghilterra sono emerse, a mioavviso due cose per me importanti: una lezione positiva e alcune criticità.

Lezione positiva: il rispetto per il diritto di passo. Il Cammino a piedi e ilcamminatore sono tutelati, soprattutto in Inghilterra, da appositi passaggilasciati liberi fra le proprietà private e protetti da salde recinzioni, valicabilidove consentito, e da una puntuale segnaletica. Una grande lezione di tuteladella libertà di cammino e, più ampiamente, di civiltà. . .

Criticità, che è indispensabile e urgente superare se si vuole che la viaFrancigena di Sigerico mantenga la propria peculiarità di “Grande Itinera-rio” del Consiglio d’Europa: sia in Francia che in Gran Bretagna abbiamotrovato un percorso molto bello, ben tenuto, ma troppo spesso vissuto esegnalato come via Francigena bensì come (tranche di) percorsi trek-king di altro vario tipo, che occorre saper individuare (sono comunque benriportati sulle carte IGNF) e opportunamente ricollegare. La segnalazionedi “via Francigena” è spesso solo un segnale in più, che di fatto, quandoc’è, e c’è di rado, si sovrappone a una salda rete preesistente, che quindisolo occasionalmente, e mai nel tratto da Dover a Canterbury, si definisce“Francigena”. Di fatto quindi la via Francigena è una realtà molto labile epoco o pochissimo percepita dalle comunità locali, sia a livello antropologi-co sia a livello infrastrutturale. È di conseguenza ancor meno visibile per ilpellegrino, che si muove su un percorso di cui stenta a vedere riconosciutal’identità Francigena e su cui le guide a stampa lo inducono a muoversi soloin direzione da Canterbury a Roma. Dare identità europea alla VF richiededavvero ancora molto lavoro.

E questo porta alla riflessione/proposta conclusiva. La comunità di Can-terbury è comprensibilmente pochissimo interessata a un ruolo che la vedesolo come punto di partenza per Roma. Ce lo hanno detto chiaramente

Ambra Garancini

i suoi Amministratori nel corso dei seminari che hanno accompagnato ilnostro avvicinarci a Canterbury.

Ovviamente, è invece moltissimo interessata a un ruolo che la vedecome meta di un cammino: il cammino per Canterbury. È innegabile: ipellegrini presenti nella letteratura inglese, nella toponomastica e negliantichi hospitalia cantuariensi non sono i romei: sono quelli che arrivavanoa Canterbury, chiesa primaziale, per compiere l’ancor oggi sentitissimopellegrinaggio sulla tomba di Th. Becket, arcivescovo della Chiesa cantua-riense qui martirizzato. Non a caso a Canterbury, e non a Roma, venneindetto il primo giubileo della storia della Chiesa. . . Anche i pellegrini citatinella toponomastica locale non sono i romei, ma quelli diretti, appunto, allagrande cattedrale primaziale di Inghilterra e al sepolcro del suo arcivescovomartire. Viceversa, il culto di Thomas Becket si diffuse rapidamente sullegrandi vie d’Europa, segnando spesso la presenza di hospitalia e di strutturedi difesa dei viandanti e delle vie.

E quindi? Ecco la nostra riflessione: sarebbe molto bello e molto “vero”,molto più rispettoso delle identità culturali dei paesi interessati, se finalmen-te si pensasse alla via Francigena come a un itinerario transeuropeo checollega pariteticamente Roma e Canterbury, ovvero due grandi mete dipellegrinaggio della cristianità. Canterbury è ancora una meta forte e viva.Il pellegrino vi trova accoglienza, spiritualità, attenzione e comprende diessere approdato a un luogo cardine del mondo cristiano.

Come spesso avviene, il buon senso pratico ha già anticipato le sceltecorrette: nel Kent infatti la segnaletica è leggibile in entrambe le direzioniconsentendo quindi di fatto il cammino da e per Canterbury.

Forse, se finalmente si cominciasse a pensare il cammino attraversol’Europa anche così, e non solo in senso “romipeto”, si potrebbe entraremeglio nel cuore della cultura europea e potremmo sentirci un po’ più“europei”.

E, a conti fatti, merito speciale del “percorso di valutazione” compiutodalla Università IUAV, di cui in questo volume si suggella la conclusione,potrebbe essere proprio quello di avere creato, con questo grande doppiocammino conclusosi prima a Roma e poi a Canterbury, le condizioni peruna nuova “lettura” della via Francigena. Nuova lettura da cui forse potràmaturare in Francia e in Inghilterra quella tutela del cammino e del suopaesaggio che è lo scopo fondamentale dell’iniziativa IUAV.