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Operazione Herring

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http://digilander.libero.it/lacorsainfinita/guerra2/43/aringa.htm

I S.A.S ITALIANIdel Folgore (F)Recce Squadron 2a parte OPERAZIONE ARINGA - 19 Aprile 1945

HS 6/792   Operation ARINGABreve per il comandante ISAS (Italiano Special Air Service), 29 marzo 1945“Quattrocase (fr. di Poggiorusco Mantova) e Magnacavallo aree (Mn). Lavorando principalmente di notte, con l’oggetto speciale di creare ingor-ghi che potrebbero rendere bersagli favorevoli per le forze aeree giorno successivo.1. Lei è stato nominato da HQ SOMTO al comando di una forza di paracadutisti italiani di essere sollevati da HQ Eight Army per le aringhe Operation.2. Outline del regime: La forza sarà costituito da F. (Folgore) RECCE SQN e volontari della NEMBO Rgt. della Folgore Gruppo organizzato come una società. Tutto il personale operativo saranno volontari e hanno già ricevuto una formazione paracadute. Il numero di volontari che possano essere disponibili non è ancora noto.3. Per ragioni politiche, questi due sotto-unità manterranno la loro identità ed essere autosufficiente. Un piccolo BRITISH HQ che si comandare, si sta formando per l’amministrazione attrezzature, la formazione e la pianificazione della forza. Questo HQ è puramente temporanea ed esisterà per un periodo non superiore a sei settimane o due mesi. Nessuna istituzione esiste per contro che potrebbero essere autorizzati promozioni o aumenti di stipendio.4. La forza si sta formando da Ottava Armata, che ha delegato la responsabilità di 13 Corps. Quando si formò arriverà sotto comando 15 ARMY GROUP a tutti gli effetti, anche se la chiamata può essere effettuata su Army per qualsiasi tipo di assistenza speciale.5. Funzioni operative:Schemi per le attività alternative per questa forza sono stati sottoposti a gruppo di armate da eserciti. Una copia del progetto di massima Ottava Armata sarà dato a voi il più presto possibile.6. In generale, le proposte che le forze devono essere eliminati in piccoli gruppi di tre o quattro uomini dietro le linee nemiche, quando egli si ritira in disordine dopo una grande sconfitta per mano di 15 ARMY GROUP. Compiti di queste parti saranno a molestare e ritardare il ritiro del nemico con tutti i mezzi possibili. E ‘accettato che, una volta caduto, le parti devono esistere e di operare senza alcun ulteriore assistenza vivere e lottare con le attrezzature che portano con sé, e tutto ciò che possono trovare nel paese. Parti non sarebbe sceso a meno che la battaglia è fluida e non ci sarebbe una ragionevole aspettativa del loro essere travolta dalle nostre truppe nel giro di pochi giorni. “=======================================================================================

HS 6/792   Operation HERRINGBrief for Commander ISAS (Italian Special Air Service), 29 March 1945“QUATTROCASE (fr. di Poggiorusco Mantova) and MAGNACAVALLO (Mn) areas. Working mainly by night, with the special object of creating traffic jams which might make favourable targets for the air forces next day.1. You have been nominated by HQ SOMTO to command a force of Italian parachute troops being raised by HQ Eight Army for Operation HER-RING.2. Outline of scheme: The force will consist of F.(folgore) RECCE SQN and volunteers from the NEMBO Regt. of the FOLGORE Gruppo organised as a company. All operational personnel will be volunteers and have already received parachute training. The number of volunteers likely to be available is not yet known.3. For political reasons, these two sub-units will retain their identity and be self- supporting. A small BRITISH HQ which you will command, is being formed for the equipment administration, training and planning of the force. This HQ is purely temporary and will exist for a period of not more than six weeks or two months. No establishment exists for it against which promotions or increases of pay could be authorised.4. The force is being formed by Eighth Army, which has delegated responsibility to 13 Corps. When formed it will come under command 15 ARMY GROUP for all purposes, though a call may be made on Army for any special assistance.5. Operational Tasks:Outline plans for alternative tasks for this force are being submitted to Army Group by Armies. A copy of the Eighth Army outline plan will be given to you as soon as possible.6. In general, the proposals are that the forces shall be dropped in small parties of three or four men behind the enemy lines when he is withdrawing in disorder after a major defeat at the hands of 15 ARMY GROUP. Tasks of these parties will be to harass and delay the enemy’s withdrawal by all possible means. It is accepted that, once dropped, parties must exist and operate without any further assistance living on and fighting with the equipment they take with them, and whatever they can find in the country. Parties would not be dropped unless the battle is fluid and there would be a reasonable expectation of their being over-run by our own troops within a few days.”Pietro Ardu paracadutista “ Sapevamo di essere dei vinti e nulla poteva cambiare il destino già segnato: non una parola del duro verdetto alleato sarebbe stata cambiata: ma ci battemmo duramente perché nessuno pensasse che la sconfitta fosse dovuta a viltà: perché l’onore è necessario ai popoli per sopravvivere; e a noi italiani perchè un’Italia unita potesse riprendere fra i popoli il posto segnato da millenni di storia”

Fregio del XII corpo britan-nico, portato sulla giacca

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Le azioni di pattuglia continuavano nella zona di cerniera fra americani e inglesi onde evitare infiltrazioni tedesche, ma anche per lanciare quello che si credeva l’ultimo assalto al terzo Reich in Italia. Il comandante l’VIII armata inglese chiese quindi al capitano Gay di mettere a disposizione degli uomini per una progettata incursione, stavolta aviolanciata dietro le linee nemiche. Il ciclo addestrativo questa volta prevedeva anche lanci e orientamento notturno. La dotazione in se diceva tutto: Morfina, Esplosivo, Bombe incendiarie, coltello corto e bussole. Nella notte fra il 19 e il 20 aprile 24 pattuglie (10 di parà Nembo 111 uomini) si lanciarono a piccolissimi gruppi dietro le linee nemiche nella pianura fra Mirandola (Mo) e Poggio Rusco (Mn). Nome in codice Herring, Aringa. 236 uomini si erano imbarcati su 14 Dakota C47 partiti da Rosignano (Li). Compito: distruggere tutto quello che si poteva e poteva servire al nemico per ritardare la fuga. Colpire la rete di comando per sviare l’intenzione sul vero attacco che stava prendendo forma oltre Bologna e che avrebbe portato alla fine della Guerra. Nel suo insieme l’operazione ebbe successo. Linee telefoniche distrutte, depositi saltati, automezzi distrutti con un numero di caduti contenuto (31).

Per dovere di informazione debbo riportare un episodio occorso ad una di queste pattuglie come riportato a firma Sergio Poletti in data marzo 2001 su rivista “Modena Più”.  In corsivo o in rosso le note del sito TitoloRicostruzioni: LA TRAGEDIA DELL’OPERAZIONE HERRING il più importante lancio paracadutistico di guerra nell’aprile 45 nella Bassa emiliana nasconde qualcosa….una nuova lettura di un episodio della II guerra mondiale.. bisogna raccontare una storia più vera, al di sopra delle parti, e che sicuramente non deve tener conto delle motivazioni della Folgore e delle autorità militari dell’epoca….

Il giornalista chiosa dopo aver indicato una serie di 5 errori tattici (vedi sotto) da vero esperto di guerra. A Dragoncello c’è il monumento ai caduti.. Il 25 aprile vengono issate tre bandiere dietro le lapidi commemorative.... intervengono autorità civili e militari, tra cui alti ufficiali. Quelli di Mirandola e Bondeno (Fe) non si fanno mai vedere (per quelli, intende la popolazione; si tratta quindi di un boicottaggio contro la Folgore notoriamente definita di destra in una realtà che si definisce di sinistra). Una pattuglia delle tante, che il giornalista dice lanciata per errore 16 km entro le linee nemiche era incappata in un nucleo di 4 tedeschi. Se non era un lancio dietro le linee nemiche che azione di sabotaggio era ?. Un passo indietro e vediamo i 5 punti, i 5 errori che il giornalista dice scatenanti degli effetti collaterali che portarono alla morte di 2 civili e di molti paracadutisti in azioni che non erano di guerra.. 1) Aver trattenuto 15 civili nel rifugio2) Aver portato prigionieri nel solaio3) Bagna (Parà) attaccò 4 tedeschi in casa .. e invece di sparare subito intimò la resa e fu freddato con l’inglese Job e il capofamiglia4) Il più grave aver ucciso i prigionieri tedeschi, sgozzati e tenuti nascosti….addirittura nascosti negli scarichi della stalla5) Perché non intervennero i membri della resistenza nascosti nelle campagne circostanti. (qui il giornalista si risponde da solo dicendo che non avevano sentito) Come si svolsero quindi i fatti secondo l’articolo riportato. I parà nelle ore concitate del lancio, in cerca di obiettivi sensibili incappano involon-tariamente in 4 tedeschi che forse la guerra la consideravano ormai chiusa. Stavano cercando, si dice, cibo. Tutta l’operazione si sta svolgendo in maniera che non venga dato un allarme generale e quindi ogni testimone scomodo va ucciso o messo in condizioni di non parlare. L’attacco principale (in questa azione) era stato mascherato da uno sul versante adriatico, ma l’obiettivo vero era la strada Bologna Verona (anche Ferro-viaria che passa da Mirandola), via di fuga principale per i tedeschi verso la Germania. Fare in maniera che non saltino i ponti di barche sul Po, che non sfuggano dalla sacca tedeschi e cosa principale che questo fronte resti sguarnito sono gli altri obiettivi. I due parà “sicuramente meno esperti” dei tedeschi si fanno sorprendere. Il resto della pattuglia interviene e come detto uccide i tedeschi. Sulla maniera di uccidere i tedeschi penso non ci siano scuole di pensiero o ricette di destra e di sinistra. Erano due anni che la maggior parte dei tedeschi e non solo venivano sgozzati in montagna dai partigiani. Ad intervenire questa volta è un grosso reparto tedesco che fa prigionieri gli ingenui “parà” e li fucila sul posto. Totale della carneficina 2 civili morti (si era aggiunto un vecchio invalido della grande guerra) 14 parà e 20 tedeschi.

Questa, a grandi linee, la “ricostruzione” definita “storica” ma un po’ confusa. Qui, dove sarebbe caduto il 50% dell’intera missione, il giornalista rimarca che non c’è nulla da vantarsi ad essere morti in quella maniera senza le armi in pugno (si contesta la medaglia d’oro al sottotenente Bagna). Purtroppo in guerra si muore e non solo così, ma anche perché ti sparano i tuoi (25% delle volte) e in tante altre maniere. Queste poi erano di quelle missioni dove se ti danno una medaglia la ritira sempre qualcun’altro. La guerra, come diceva qualcuno, è guerra e se fosse stato per la maggior parte degli italiani e dei tedeschi Hitler e Mussolini sarebbero ancora al loro posto. Che oltre a centinaia di migliaia di americani e inglesi anche qualche italiano abbia fatto la sua parte nella liberazione non mi sembra cosa da poco e disdicevole. Poche ore dopo questo fatto la guerra in Emilia ha ufficialmente termine. Le prime unità alleate entrano a Bologna all’alba di sabato 21 aprile 1945. Sono il 2° Corpo Polacco, i reparti avanzati delle divisioni USA 91° e 34°, avanguardie dei gruppi di combattimento italiano Legnano, Friuli, Folgore e parte della brigata partigiana Maiella, aggregata anche quella all’8° Armata Inglese.

A un centinaio di chilometri di distanza scendono dagli Appennini sulla sinistra del Sillaro (fiume) reparti appiedati della Nembo. A destra del fiume ci sono i marò del S. Marco. Nella primavera del 1945 sulla Gotica era schierato il Gruppo di Combattimento “Folgore”, che insieme ai Gruppi “Friuli”, “Legnano”e “Cremona”, formavano il nuovo Corpo della Liberazione, alle dipendenze dell’VIII Armata Britannica. Il Gruppo Folgore era composto dal 184° Rgt. Par. “Nembo”, dal Rgt. “San Marco” della Marina, dal Rgt. di Artiglieria “Folgore”, dal Btg. Genio, e da reparti minori. Sulla strada di Bologna poco sopra Castel S. Pietro Terme nel territorio di Grizzano (Cà Grizzano) c’è appunto un gruppo di case che sembra una fortezza. La posizione rivestiva estrema importanza perché doveva ritardare al massimo l’avanzata dell’VIII Armata, e l’ Alto Comando tedesco vi aveva posto a difesa il fior fiore della Wehrmacht: i paracadutisti della I Divisione, i “diavoli verdi”. Già la sera del 18 le pattuglie debbono constatare che il caposaldo è letteralmente affogato in un campo di 50.000 mine in terracotta assolutamente irrilevabili. La lotta va avanti per tutta la giornata fino al corpo a corpo finale. Al crepuscolo, il caposaldo di case Grizzano, ultimo ostacolo per la liberazione di Bologna, era stato eliminato. Al T.Col. Giuseppe Izzo comandante del II battaglione la medaglia d’oro. La lapide murata sulla facciata della casa colonica di Cà Grizzano, con incisi i nomi dei 33 paracadutisti che qui si sono sacrificati e degli altri 19 caduti nel lancio sul Po, ricorda il sangue versato dalla “Nembo” per accelerare la liberazione di Bologna. Nei due cicli operativi, rispettivamente negli anni 1944 e 1945, la “Nembo” ha avuto complessivamente 596 caduti e 1001 feriti.

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A sud di Imola una cresta divide i due eserciti: si tratta della Vena del Gesso, costone roccioso che scorre fra Tossignano e Riolo Terme; a sud di questa linea sul  Santerno si trovano i gruppi “Folgore” e “Friuli” e dall’altra parte la 278a divisione di fanteria tedesca, incorporata nel 1° corpo d’armata paracadutisti veterano di Montecassino. Con loro un reparto italiano (Salò), il 1° battaglione d’assalto “Forlì”, comandato dal capitano Pier Vittorio Riccardi e composto da giovanissimi fascisti toscani e romagnoli. I gruppi di combattimento italiani del regio esercito sono agli ordini del XIII e del X cda. Il “Folgore”, schierato sulle alture di fronte alle vena del Gesso è composto dal 185° paracadutisti “Nembo”, dal Reggimento “San Marco”, composto da fanti di marina, sempre su tre battaglioni, e dal 184° artiglieria. I parà ed i marò italiani sono al comando del generale Giorgio Morigi ed hanno alla sinistra la 10a indiana, mentre sulla destra ci sono gli altri italiani del gruppo “Friuli”, i quali tengono le posizioni sul Senio. Dall’inverno scontri di pattuglia caratterizzano i due fronti. Nei pressi di Tossignano sono numerosi gli scontri fra il  “Nembo” e gli uomini di Hoppe, che dominano le alture sul paese, ormai disabitato; poche centinaia di metri più a valle c’è Borgo Tossignano, che gli inglesi della 6a divisione non hanno voluto occupare, in quanto ritenuto una “trappola per topi”. A presidiarlo ci vanno allora i partigiani imolesi della 36a brigata “Bianconcini”, che durante l’inverno hanno passato le linee e sono stati incorporati nel “Nembo” (sono in divisa), assumendo il nome di “1a compagnia partigiani”. Il contatto fra italiani è quindi ineludibile anche se visivamente (a bocche chiuse) non si distingue il Fol-gorino vestito all’inglese dall’Italiano vestito alla tedesca.  Per lo scontro a campo aperto è comunque solo questione di giorni. A metà marzo, una squadra del “Forlì” compie una incursione in una casa colonica e trova prove del passaggio di italiani. Si chiede lo spostamento ad Hoppe, comandante della 278a che lo concede, questione di giorni il reparto verrà ridislocato più a ovest, oltre il Santerno. Non si fa in tempo: il 15 marzo un plotone di fascisti al comando del sergente Mario Galantini esce per individuare le postazioni dei mortai; gli arditi si assestano durante la notte nuovamente nella Cascina Pradella, che è al margine estremo delle linee tedesche. All’alba del 16 arriva una compagnia di fanti di marina del battaglione “Bafile” del “San Marco” ( “Folgore”). Gli italiani del Forli che dovevano essere rilevati sentono parlare italiano e credono che siano i loro. I marò, ormai a vista, rispondono “Folgore!”, iniziando immediatamente a fare fuoco e uccidendo la malcapitata sentinella che aveva chiesto la parola d’ordine. Lo scontro è violento e si protrae per qualche ora, inutilmente per i folgorini. Nei giorni successivi avviene un altro scontro fra connazionali alle pendici di monte Battagliola, presso le trincee del “Bafile”. Ne approfitta la propaganda che da entrambe le parti istiga alla diserzione. Alla fine di marzo viene inserito di fronte alla Vena del Gesso il battaglione inglese “Lovats Scouts”. E’ così scongiu-rato un nuovo contatto fra italiani. Bologna sarà raggiunta il 21 aprile e il Panaro verso Modena  viene superato il 22 aprile presso Finale Emilia. I reparti alleati si sono divisi per inseguire i tedeschi in fuga verso il Po dove il 23 a Benedetto Po vengono intercettati dagli americani della 10a divisione da montagna.

In un messaggio di addio al termine della campagna, il generale John Harding, comandante del corpo, ha scritto:“F Recce Squadron è stato il primo gruppo italiano a prendere le armi contro il nostro nemico comune e per mostrare con il suo spirito e le azioni che l’Italia avrebbe combattuto a fianco degli alleati per riconquistare la sua libertà. Lei ha scritto una pagina luminosa nella liberazione del vostro paese. “

Al termine del conflitto il reparto venne sciolto e i suoi componenti passarono in parte ai nuovi reggimenti italiani della Folgore. 4 medaglie d’oro vennero assegnate. Continua le tradizioni del Recce il 3° battaglione Poggio Rusco dello Smipar Folgore.

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http://www.squadronef.it/

SQUADRONE F

introduzione Dopo l’armistizio firmato dall’Italia l’8 Settembre 1943, una delle prime unità a combattere contro le truppe tedesche fu il 1° Squadrone da Ricognizione F: questa unità nasceva dal Reggimento Nembo, la quale, in un momento di confusione e di anarchia generale, intraprese la dif-ficile e forse unica scelta di porsi al servizio diretto delle Forze Armate Alleate. L’ F Recce Squadron ha risalito la penisola con le truppe Alleate partecipando alla Battaglia di Cassino, contribuendo alla liberazione di Roma e Firenze e prendendo parte all’unico lancio di guerra effettuato da paracadutisti italiani sul territorio metropolitano. Oltrepassando tra i primi la Linea Gotica, i paracadutisti dello Squadrone F, furono inoltre una delle unità maggiormente decorate durante il secondo conflitto mondiale.

Il sito www.squadronef.it nasce dall’impegno di Daniel Battistella, nipote del Maresciallo Par. Modesto Danilo Dall’Asta, e grazie all’interessa-mento e all’aiuto di Alberto Dell’Oro e dei reduci dello Squadrone F.L’obiettivo che il sito si pone è di riuscire a tener vivo il ricordo di un’Operazione spesso trascurata o ignorata a causa degli ideologismi post-bellici e di far emergere e analizzare in profondità aspetti non ancora affrontati.

nota storicaL’8 settembre 1943, all’atto dell’armistizio, un gruppo di paracadutisti del III e XI Battaglione Nembo in sosta a Soveria Mannelli (CZ), si raccolse attorno al Capitano Carlo Francesco Gay per continuare la guerra contro i tedeschi. L’obiettivo era quello di raggiungere la città di Roma ed orga-nizzarne la difesa. Giunti a Castelfranco in Mescano (BN), i paracadutisti seguirono la pressante richiesta di protezione avanzata dalla popolazio-ne locale e si fermarono nel paese fino al 20 settembre 1943, dopo essersi messi a disposizione della 1° Divisione Canadese. Trasferiti a Lucera (FG), ebbero presto modo di distinguersi in rischiose pattuglie dietro le linee nemiche nella zona di Campobasso, Boiano, Putrella ed Isernia.

Il 9 dicembre 1943 si costituirono in reparto regolare con la denominazione di 1° Squadrone da ricognizione Folgore (F Recce Squadron) e, passati alle dirette dipendenze del XIII Corpo Britannico con base a Campobasso, assunsero compiti esplorativi ed informativi. L’organico dello Squadrone il 15/1/1944 risultava costituito da 116 uomini comprensivi di : 9 ufficiali di cui due non paracadutisti (i quali abbandoneranno dopo poco il reparto), 10 sottufficiali paracadutisti e 3 carristi , 94 tra graduati e militari. (Mentre il 15/3/44 le unità salgono a : 11 ufficiali , 15 sottufficiali e 117 uomini di truppa).

Dopo un breve periodo di addestramento il reparto venne trasferito a Casoli, ai piedi della Maiella (5/1/44), dove effettuò una serie di pattuglie esplorative su Pizzoferrato, Gamberane, Monterotondo, Guardiagrelle, Palina, Caprifico.

Il 20/3/1944, lo Squadrone F , trasferito a Sesto Campano, prese parte alla Battaglia di Cassino a copertura del fianco destro del XIII Corpo d’Armata occupando Roccasecca, Santo Padre, Arpino, Isola Liri, Veroli, Alatri ed Anagni. Dopo la liberazione di Roma (3/6/44) il reparto venne dislocato a Bagnaia (VT) e impiegato nel rastrellamento dei monti Cimini; proseguì poi verso il Trasimeno con presidio a Panicate ed effettuò puntate offensive ed esplorative nella Val di Chiana, Cortona, Tuoro. Trasferiti a Cartiglio Fiorentino, i paracadutisti occuparono di sorpresa Monte Corneto, Montecchi e Palazzo del Pero. A causa delle ingenti perdite subite l’unità fu rafforzata da un contingente di volontari provenienti da Roma (alcuni di questi molto giovani, cl. 1927) accompagnati dal Cap. Bonciani (1/8/44). Raggiunta la zona di Ponte a Ema, furono inviate in esplorazione delle pattuglie lungo l’Arno, fra le località di Rovezzano e Lastra a Signa, con puntate offensive su Settignano, Fiesole, Ontignano, Ugnano, Badia a Settimo. Lo Squadrone prese anche parte alla Battaglia di Firenze attraversando l’Arno in più punti e, con l’appoggio dei parti-giani, occupò Le Cura (18/8/44); alcuni militari entrarono nella cittadina in tenuta borghese per dare la caccia ai franchi tiratori, mentre il resto del contingente militare, aiutato dalle “Bande locali” impedì la distruzione del ponte della “Vittoria” e del “Ponte a Signa”. A battaglia ultimata il Gen. Kirkman passò in rivista lo Squadrone elogiando l’attività dei parà e rievocando le loro gesta lungo la linea Hitler e Gustav fino alla Libera-zione di Firenze. I paracadutisti credevano di avere qualche giorno di riposo dopo gli ultimi scontri, ma furono subito inviati con la 6° Div. Corr. Pugno di Ferro a Regello per poi occupare Pratomagno e la zona di Monte Pomponi, Caiano (dove cadono le M.O.v.m. Capanna e Boccherini) e La Consuma a protezione del fianco destro, arrivando in un secondo momento fino a Londa e sul passo del Muraglione, occupando Premilcuore (20/10/44)e inviando pattuglie su Rocca San Casciano, Monte San Marco, con lo scopo di creare una saldatura tra la 5° e l’8° Armata Alleate.

L’inverno del 1944 bloccò l’avanzata Alleata e lo Squadrone F restò a Fiesole in sosta e per seguire due cicli di istruzione. Ai primi di gennaio 1945 lo Squadrone ricevette l’ordine di raggiungere Casola Val Senio per assestarsi lì e creare una saldatura tra 5° ed 8° Armata, dove solo 130 uomini furono posti a rimpiazzo dei precedenti 450 del Battaglione Indiano; sostituiti poi a loro volta da un Btg. del San Marco, rientrarono nella base di Fiesole e furono impiegati nella zona a Sud-Est di Bologna arrivando a soli 11 Km da Imola e inviando pattuglie lungo la Pianura Padana (10/03/45). Nel mese di febbraio 1945, come traspare dai racconti dei reduci e dalla relazione mensile di Gay allo SMRE, si sentirono forti la tensione e l’emotività fino a quel punto nascosta e si fece chiara e pesante l’idea che la guerra che si stava combattendo era fatta tra italiani. Il 7 febbraio, dopo uno scontro, restano sul terreno dei materiali: risulta subito evidente che lo Squadrone ha combattuto contro un nucleo di Bersaglieri alle dipendenze tedesche (il nucleo tentava di agire sul fianco dell’unità di paracadutisti). Nella stessa giornata il neo-nato Ministero della Guerra assegnò allo Squadrone il veneziano S.Ten. Livio Luzzato, militare che, a causa del cognome di origine ebraica era riuscito a farsi aggregare a questa unità. Il 12 febbraio 1945, dopo pochi giorni di militanza a fianco dei paracadutisti, L.Luzzato scomparve durante una pat-tuglia a Casola Valsenio. Solo dopo la guerra si venne a conoscenza che il suo aggregamento allo Squadrone era stato soltanto un alibi e il suo scopo era stato quello di riuscire a raccogliere maggiori informazioni possibili sulle truppe alleate (lo Squadrone F rappresentava, in quanto unità più vicina a quelle Alleate, una fonte di notizie certe) e portarle a Salò, dove si riunì alle unità della X Mas.

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Il 28 marzo 1945 il Gen. Mc Creery chiese al cap. Gay di scegliere 5 ufficiali e 100 paracadutisti per un’operazione di aviolancio a sud del Po, e, vista la pericolosità dell’intervento, stabilì che i partecipanti dovevano essere tutti volontari. Vennero scelti 140 elementi tra i più preparati dello squadrone: a questi si unirono 100 paracadutisti del Gruppo di Combattimento Nembo, comandati dall’allora Ten.Guerrino Ceiner. Dopo un breve periodo di addestramento a Gioia del Colle (BA), i volontari, riuniti a Castiglioncello, furono divisi in 24 pattuglie .

L’operazione “Herring”n.1, questo il nome dato all’operazione di aviolancio a sud del Po, prevedeva il lancio dei paracadutisti oltre la Linea Gotica, nella zona compresa tra Modena, Ferrara e Mantova con il compito di minare le strade di grande traffico, distruggere centri logistici e attaccare i comandi e le postazioni Nazi-Fasciste creando panico nelle retrovie nemiche. Il 20 Aprile 1945 decollarono i primi aerei dalla base di Rosignano Solvay (Livorno); alle 23.00 tutti i paracadutisti erano in volo per le rispettive zone di impiego . Al momento del lancio tutti gli aerei furono fatti bersaglio da forte tiro di contraerea nemica al punto che due aerei furono costretti a rientrare. I paracadutisti, a causa delle difficoltà causate dalla controffensiva nemica, si ritrovarono a terra sparpagliati su una zona molto vasta, suddivisi in piccoli gruppi: attaccarono colonne tedesche in movimento, comandi e centri logistici creando panico e confusione. L’azione che doveva durare poche ore vide le pattuglie isolate dietro le linee tedesche per più giorni e si concluse il 23 aprile 1945,riuscendo ad aprire la strada all’avanzata alleata.

Il lancio di Guerra rappresentò l’acme e nello stesso tempo la conclusione dell’epopea del Primo Squadrone da Ricognizione Folgore: il reparto venne infatti sciolto poco dopo il 25 giugno 1945, con una cerimonia nel Teatro Romano di Fiesole alla presenza del Gen. John Harding, che consegnò personalmente a ciascuno dei superstiti una lettera di stima . Il Gen. Harding concluse il suo messaggio con questo riconoscimento “Avete scritto una fulgida pagina di storia nella storia della liberazione del vostro paese, una pagina che verrà spesso riletta in avvenire. Ora finita la battaglia molti fra di noi stanno per tornare a casa. I soldati del 13° Corpo d’Armata non vi dimenticheranno. In nome di loro, nonché da parte mia vi saluto e vi formulo ogni augurio. Addio”

la battaglia di firenze“I Cala-mai sono calati per liberarvi, o fiorentini”: questo il testo di alcuni manifesti improvvisati che, intorno all’8 agosto 1944, le pattuglie dello Squadrone “F” lasciarono lungo il loro percorso in azioni di ricognizione condotte oltre la sponda destra dell’Arno. Lo squadrone “f” (…) era costituito prevalentemente di paracadutisti: gli stessi che prima dell’armistizio dell’8 settembre 1943, a causa del mancato impiego in quanto tali vanivano chiamati “cala-mai”. Un epiteto di origine popolaresca, spesso pronunciato con risentimento, specie nel rione di Santa Croce dove, già nel ’42 i paracadutisti si erano trovati più volte al centro di tafferugli – in via dè Pepi, persino scambio di colpi d’arma da fuoco – a causa di certe intemperanze che in quei tempi di tensione e di scollamento sociale si manifestavano specialmente nei luoghi frequentati da militari in libera uscita. Più spesso quando si trattava di paracadutisti: più spavaldi, più esaltati dalla propaganda bellicista e conseguentemente pronti ad accendersi e scatenarsi in zuffe e diverbi.

Il manifesto dello Squadrone F rivelava piena consapevolezza di questi precedenti; nonché una precisa volontà di riscattarsene, di mostrare come i loro autori fossero della buona tempra di quegli italiani i quali, nonostante lo sfacelo morale e materiale era precipitato il loro paese, avevano saputo trovare la strada giusta; e che ora intendevano percorrerla fino in fondo con coraggio e abnegazione. A Ponte a Ema, alle porte alle porte meridionali di Firenze – lo Squadrone ci era arrivato con dieci nomi di caduti nel proprio Albo d’Onore: in media uno per ogni mese dell’attività di guerra che già aveva alle spalle. Ora, proprio in questa piccola e ridente frazione fiorentina, esso si apprestava a istituire il proprio cimitero di guerra con le prime sette fosse scavate in una sola volta. Una prima pattuglia (…) guidata dal comandante Capitano Carlo Francesco Gay, arriva a Ponte a Ema la sera del 5 agosto provenendo da Strada in Chianti, dove il reparto ha trascorso qualche giornata di riposo dopo aver operato nella zona di Figline Valdarno. Il Capitano Gay,(…), chiede subito al Generale comandante della IV Divisione inglese il privilegio per lo Squadrone di essere il primo reparto di liberatori a entrare in Firenze. Fino a questo momento, le avanguardie del XIII Corpo britannico hanno occupato l’Oltrarno assieme alle brigate partigiane Sinigaglia e Lanciotto, ma tre quarti della Città (…) sono ancora in mano alle retroguardie della IV Divisione paracadutisti germanica: l’Arno, i cui ponti sono stati distrutti nella notte fra 3 e il 4 scorsi, si opporrà ancora per una settima-na alla liberazione della maggior parte dei fiorentini. Poche persone affronteranno l’attraversamento del fiume, durante questa attesa lunga e angosciosa: fra queste, i primi sono alcuni uomini dello Squadrone F, quattro in abiti civili e gli altri in assetto di guerra per scortarli. All’alba del 6 agosto, costoro raggiungono il Fosso alle Grazie dove prendono contatto con quei partigiani della brigata Caiani che sono riusciti a superare lo sbandamento della notte precedente presso i Tre Pini. A Mezzogiorno dell’indomani, 7 agosto, l’intero Squadrone lascia Strada Chianti per portarsi sulla base operativa del Ponte a Ema, dov’è accolto da un fitto cannoneggiamento: al Ten. Fenoglio viene subito comandato di rilevare, col proprio plotone, la pattuglia che presidia l’ osservatorio avanzato. Occorre prelevare viveri e munizioni, una camionetta deve affrontare una strada tanto battuta dall’artiglieria tedesca che alcuni patrioti locali si sono acquattati contro la scarpata. A bordo agli ordini del sergente Montanari, oltre l’autiere Millefiorini vi sono altri tre rappresentanti delle varie specialità presenti nello Squadrone: il paracadutista Cruciali, il Marinaio Allegroni, il Cavalleggero Vaselovski. “Sembra che neanche si curassero delle granate che gli piovevano intorno”, racconta Roberto Della Lunga, uno dei patrioti acquattati, “anzi vedendoci, ci hanno chiamati fifoni”. Ma poco dopo, piò vedere accanto alla camionetta colpita sei corpi dilaniati: uno e del C.le Tognetti il quale assieme al Ten. Fenoglio, ha cercato di soccorrere i commilitoni.

Tratto da:Frullini G., Primo Anniversario della inaugurazione del monumento al 1° Squadrone da Ricognizione Folgore, Comune di Firenze, 1981.

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RUOLINO AL 15.01.44

UFFICIALI GRADUATI

Cap. P. S.P.E. GAY Carlo Francesco (*)Ten. P. FENOGLIO AngeloTen. P. CAPANNA EldoTen. P. CAPO GilbertoTen. P. TEMELLINI AldoS.Ten. P. SCARANARI CarloS.Ten Med. P. SAVONUZZI GiorgioS.Ten. Caval. PACINI Mario (a)S.Ten Gen. BONETTI Vincenzo (a)

C.le Mag. P. BOCCHERINI Otello (*)C.le Mag. P. GABRIELLI Armando (*)C.le Mag. P. NADALINI DomenicoC.le Mag. P. PANIZ DuilioC.le Mag P. ASPERGERS AurelioC.le Mag. P. BOTTANI GiancarloC.le Mag. P. PIGA LeonardoC.le Mag. P. PROIETTI AldoC.le Mag. P. BRAZZONI OtturinoC.le Mag. P. DE POL ArmandoC.le Mag. COLOMBO Francesco (*)C.le Mag. LUCAS FrancescoC.le Mag. Aut. CAMBI Athos (a)C.le Mag. Aut. D’ALONZO Fedele (a)C.le Mag. Aut. GENTILINI Silvio (a)C.le P. BARONI Alberto C.le P. ANTONIACONI EligioC.le P. RUVOLI Rino

C.le P. PALOMBINI GiuseppeC.le P. TURRI GiulioC.le P. BONIZZONI Luigi (*)C.le P. BIANCHINI GiovanniC.le P. MARASCA LorenzoC.le P. TRUZZI Primo (*)C.le P. SISTI RobertoC.le P. MASCIULLO MarioC.le P. MEREU GiuseppeC.le P. MONTANARO EnricoC.le P. NEGRI OlivieroC.le P. SOLINAS MarioC.le P. TOGNETTI GiovanniC.le P. FACCHIN GiulioC.le P. BALESTO RinoC.le Aut. BENSI Guerrino (a)C.le D’ADDARIO Nicola (a)C.le REBUSTINI Giovanni (a)

SOTTUFFICIALI

M.llo Orc. P. C.C. JUBINI AbelardoSerg. Mag. P. C.C. ERRIU LuigiSerg. Mag. P. DALL’ASTA ModestoSerg. Mag. P. BALLARDINI GiuseppeSerg. Mag. P. LITTARU G.BattistaSerg. Mag. P. GATTI Cesare Serg. P. ANCHORA SalvatoreSerg. P. DE GIORGIO Umberto (*)Serg. P. MONTANARINI AttilioSerg. Carr. NASCETTI Armando (a)Serg. Carr. DE TOGNI Gino (a)Serg. Carr. VITULLI M. Giorgio (a)

MILITARI DI TRUPPA

Par. BONA Giovanni Par. SALVADORI NatalinoPar. ARNABOLDI AristidePar. FURLAN GiorgioPar. MANGIA GinoPar. DELLA GIOVANNA EnnioPar. DI STEFANO IldefarioPar. VERONA AntonioPar. RONCONI AngeloPar. PIRELLI MimmoPar. MUZIO AntonioPar. NOTA GiuseppePar. PRADAL ErmenegildoPar. ROSAS Franco (*)Par. SUPPO EdoardoPar. MORETTI AntonioPar. VENEZIANI Umberto (*)Par. ZANINOTTI LidoPar. BIASI GianniPar. ZIRALDO OlivoPar. DI LEONARDO SilvioPar. ARBIZZZANI SergioPar. ANSELMO Giuseppe

Par. CITTERONI WalterPar. CAPRETTI AngeloPar. CIPOLAT MIS GiuseppePar. DOLZAN MarioPar. DUZ Francesco Par. FATICANTI SpartacoPar. FLUMINI ErnestoPar. GIANNINI CalafoPar. IGLIORI UgoPar. LANATI GiuseppePar. MARCHIRETTI TommasoPar. NIRONI EnzoPar. PAGLIARUSCO LuigiPar. TONON DomenicoPar. ALDEGHI GaetanoPar. BELLINI PrimoPar. BRANCORSINI RenzoPar. BACCAN Luigi (*)Par. CROCIONI OrlandoPar. CRUCIANI ArcangeloPar. FOLLESE GiuseppePar. FODDAI G.BattistaPar. GIUSTETTI Michele

Par. FREGONI LuigiPar. LEONI LuigiPar. LETI GiacomoPar. MASSONI AgostinoPar. ORSINI Serafino Par. PORCARELLI FerdinandoPar. PUPPATO OscarPar. ROSA TommasoPar. SCARDINO EdmondoPar. TIRACORRENDO GiuseppePar. VITALINI Daniele (*)Par. ZUCCA EttorePar. OLIVIERI RenatoSold. RICCARDI RenatoSold. VENUTI CarloSold. CASTELLANI Francesco (a)Caval. MENEGHEL Guido (a)Aut. MORELLO Danilo (a)Aut. DELFINI Aldo (a)Marin. TONICELLI Andrea (p)Alp. CAVAZZI Celestino (p)Sold. MAGGI Carlo (p)

CADUTI

Ten. Capanna EldoSerg. Bocchini OtelloC.le Biasi Gianni Par. De Juliis AmelioC.le Mag. Arnaboldi AristideCle. Mag. Mangia GinoTen. Cappellani ManlioTen. Fenoglio AngeloS.Ten. Rosas AngeloPar. Aldeghi Gaetano Par. Infanti SilvioPar. Tiraccorendo Giuseppe

C.le Mag. Mariani EmilioC.le Tognetti GiovanniSerg. Mag. Littaru G.BattistaSerg. Brazzoni OttorinoSerg. Montanarini AttilioC.le Fcchin GiulioC.le Montanaro EnricoC.le Valle GiovanniMarin. Allegrini MarioParac. Brancorsini RenzoParac. Cruciani ArcangeloParac. Foddai G.Battista

Parac. Follese GiuseppeParac. Fulco FrancescoParac. Giardini FerdinandoParac. Giustetti MicheleParac. Leti GiacomoParac. Motadelli LinoAut. Millefiorini LeandroParac. Orsini SerafinoParac. Rosa TommasoCaval. Vaselovski VladimiroParac. Vergani Pierino

C.C. – Carriera Continuativa (p) – presente al reparto senza essere assunto in forza (a) – aggregato al reparto (*) – primo nucleo di Parà

Page 8: Operazione Herring

OPERAZIONE “HERRING n.1”

20-23 aprile 1945L’Operazione Herring n.1 fu ideata dal comando supremo Anglo-Americano alla vigila dello sfondamento della line gotica, quando si propose di ritardare la ritirata delle forze tedesche per indebolirle prima che queste varcassero il Po, dove avrebbero potuto assestarsi . Il secondo e non meno importante obiettivo era quello di facilitare l’avanzata delle forze Alleate rendendo sicure le maggiori arterie stradali e tentando di salvare alcuni ponti già minati dalle truppe tedesche. Per ottenere questi risultati era necessario l’utilizzo di truppe di paracadutisti da lanciare nelle retrovie del nemico per creare panico e confusione. Poiché gli Alleati non disponevano di queste forze sul territorio nazionale, furono scelte aliquote di paracadutisti italiani che , alle dipendenze del XIII° Corpo d’Armata Britannico , combattevano già come truppe di fanteria sia nel Reggimento “Nembo” del Gruppo di combattimento Folgore sia nello Squadrone F. Questi reparti appartenevano inizialmente alla divisione paracadutisti Nembo, che, dopo l’8 settembre 1943, si era trovata divisa su fronti opposti: una parte si era infatti schierata con le truppe Na-zi-Fasciste, combattendo contro gli Alleati sul fronte alpino occidentale, ad Anzio e perfino in Russia mentre un’altra parte, più numerosa, si era posta alle dipendenze dei reggimenti Alleati e fu utilizzata dalle stesse con differenti mansioni. Dalle due formazioni sovracitate gli Inglesi scelsero due centurie comprensive di 226 paracadutisti di cui 117 dello Squadrone F e 109 della Centuria Nembo comandata dal Ten. Guerrino Ceiner. Gli uomini furono divisi in 26 pattuglie e ad ognuna fu assegnata una zona di lancio nel triangolo che aveva per vertici Mirandola (Mo-dena), Ostiglia (Mantova) e Ferrara , con epicentro nel paese di Poggio Rusco (nella bassa pianura mantovana).

Tutti i militari, prima di prendere parte all’Operazione Herring frequentarono un breve corso di paracadutismo a Gioia del Colle (Bari) e furono addestrati all’uso del paracadute inglese (non va dimenticato il fatto che questi paracadutisti non si lanciavano più da prima dell’8 settembre 1943 ); finito il corso a Bari frequentarono un corso per sabotatori tenuto da esperti dell’ISAS.

A tutti i paracadutisti fu dato un idoneo armamento sia collettivo - un mitra Bren e due Stern per ogni squadra- che individuale - pistola beretta o revolver smith & wesson, mitra beretta con 400 colpi, bombe a mano esplosive incendiarie e illuminanti, pistola very lanciarazzi, pugnale “F.S”, esplosivo al plastico congegni a strappo e a precisione , micce , pinze , coltello a serramanico , capsule, scatola di nerofumo, siringhe di morfina, bussola, viveri e generi di conforto per due giorni e mappe della zona in scala 1:50.000. - Le mappe furono consegnate ai militari la notte stessa del lancio, in quanto fino a prima non sapevano dove sarebbero stati aviolanciati. Unico preavviso dato ai paracadutisti fu che avrebbero dovuto agire nelle retrovie del nemico per un periodo di 36 ore e successivamente mimetizzarsi in attesa delle truppe Alleate; gli fu anche notificato che nelle zone di lancio non esistevano formazioni partigiane, informazione che poi non si rivelerà veritiera.

Il 19 aprile 1945 il comando inglese diede l’ordine di movimento: era iniziata l’Operazione Herring n.1. La notte successiva, dalle ore 21 a poco oltre la mezzanotte, i paracadutisti si lanciarono da un’altezza variabile tra i 300 ed i 1000 metri, ma i lanci furono in parte errati a causa della forte reazione della contraerea tedesca che costrinse i piloti a cambiare rotta o ad aumentare la velocità facendo finire i militari spesso fuori obiettivo e disseminandoli in piccoli gruppi di 2-4 uomini .

Nel complesso i paracadutisti in tre giorni di aspri combattimenti portarono a temine la loro missione catturando 2000 nemici, attaccando colonne tedesche, minando 7 strade di grande traffico, distruggendo 77 linee telefoniche, salvando alcuni ponti utili agli alleati e comportando soprattutto grande panico nelle retrovie del nemico. Le perdite totali tra le pattuglie dello Squadrone F ammontarono a 14 feriti, 10 dispersi e 21 caduti , pari a circa 20% delle forze impiegate.

UFFICIALI SOTTUFFICIALI GRADUATI PARACADUTISTI TOTALE

FORZE PARTECIPANTI 9 14 37 57 117

DECEDUTI IN COMBATTIMENTO 1 4 7 12

FERITI 12

Sui 20.000 paracadutisti addestrati fra Libia, Tarquinia e Viterbo soltanto una percentuale irrisoria partecipò a lanci di guerra: 80 unità furono impiegate a Cefalonia, 240 in Africa Settentrionale e Sicilia suddivise in pattuglie ed circa 50 con il ruolo di informatori S.I.M. (1,7 % circa del totale) . Contrapposti a questi dati vi sono 30.000 paracadutisti tedeschi, 48.000 americani e 16.000 britannici; 10.000 furono anche i russi lanciati contro i tedeschi con 1.800 polacchi, 1.200 francesi e i 400 tra belgi e olandesi del SAS. Le scuole italiane avevano addestrato 18.500 militari del Regio Esercito fra Libici, Folgore, Nembo e Ciclone, oltre a 600 arditi del X Rgt. , 600 Marò NP ed 850 aviatori. Dopo cinque anni di guerra ci fu l’occasione di partecipare all’unico lancio di guerra sul territorio metropolitano: l’Operazione Herring n.1 costituì in realtà l’operazio-ne di aviolancio più importante realizzata dalle truppe italiane durante tutto il secondo conflitto mondiale. Dopo l’Operazione Herring n.1 i militari dovevano essere impiegati in un secondo aviolancio, con destinazione Trieste, ma l’operazione non si svolse e lo Squadrone F venne sciolto.

Page 9: Operazione Herring

pattuglie “C” e “D” - zona 23

Cap. GAY Carlo FrancescoCap. BONCIANI CarloS.Ten.Med. SAVONUZZI GiorgioSerg.Mag. DALL’ASTA ModestoParac. BACCAN LuigiParac. GUGLIELMO RomoloParac. CIOTOLA EdoardoParac. MASCARETTI GianfrancoParac. WELPONER Paolo

S.Ten SERRA FrancescoSerg. GIOVANNANGELI ToninoSerg. CHIODINI TitoC.le Mag. BIANCHIN GiovanniC.le Mag. ZARATTI GiuseppeCap.le SEGNALINI GastoneParac. PAGLIARUSCO LuigiParac. CARNEVALI MarioParac. BIONDOLILLO UgoParac. GOMISCEK Eugenio

Dal Rapporto all’ISAS:

“I risultati sono i seguenti:N. 451 prigionieri (come da ricevuta consegnata al Mag. Ramsay)N. 200 nemici presumibilmente uccisi.N. 1 automezzo incendiato, questi ha fatto fermare una colonna di sei automezzi che è stata mitragliata da due caccia bombardieri.Uno degli automezzi incendiati dai caccia conteneva munizioni. Ponte sul Panaro 813724 presso Campo-santo impedito che fosse fatto saltare. Fatto saltare un deposito munizioni presso Fornace Frediani sulla stra-da fra Crevalcore e Ravarino. Occupati i paesi di Rava-rino e Stuffione 9 ore prima dell’arrivo degli americani. I partigiani di Ravarino e di Stuffione hanno dato gran-de aiuto alle operazioni. L’arrivo a terra è stato indi-sturbato. Le due pattuglie sono rientrate al completo.”

Le Pattuglie “C” e “D”, costituite da diciannove uomini, decollarono dall’Aeroporto di Rosignano Solvay alle 21.50 del 20 aprile 1945. Le due Pattuglie, che volavano con le Pattuglie “V” e “W” avevano come destinazione prevista la zona n. 23, compresa fra Finale Emilia e Cento di Ferrara. L’aereo, giunto in vista dell’obiettivo, accelerò a causa del forte fuoco di contraerea e liberò i paracadutisti nella zona 705744 a Nord di Nonantola, con un errore di circa venti chilometri rispetto all’obiettivo. Ulteriore ritardo venne accumulato a causa di un parà che non intendeva lanciarsi. Le squadre atterrarono senza grossi problemi vicino al paese di Ravarino, ma si trovarono sparpagliate su un’ampia zona (con alcuni paracadutisti infortunati) e solo dopo 11 ore riuscirono a riunirsi. Il giorno 21 aprile la Pattuglia “C”, probabilmente ancora priva di contatti con la Pattuglia “D”, collaborò con alcuni Partigiani del Battaglione “Achille” della brigata “W. Tabacchi”, neutralizzando e facendo prigioniero un gruppo di tedeschi che tentava di distruggere importanti strutture. I prigionieri fatti furono 300 e si riuscì anche a sequestrare ingente materiale bellico, poi consegnato al CLN locale. In seguito le pattuglie attivarono una serie di colpi di mano al fine di danneggiare sia gli impianti militari che il traffico lungo le rotabili e fecero brillare un deposito di munizioni presso Fornace Frediani, sulla strada fra Ravarino e Crevalcore. Rilevante anche lo scontro avuto domenica 22 aprile in località Palazzina Stuffione con un gruppo di guastatori tedeschi intenti a far saltare un deposito munizioni. La collaborazione fra i gruppi “C” e “D” portò al controllo totale dei due centri di Ravarino e Stuffione fino all’arrivo degli alleati, sventando anche il tentativo delle truppe tedesche di far saltare il ponte sul Panaro a Camposanto.=======================================================================================

pattuglia “I” - zona 15

S.Ten. SCARANARI Carlo C.le Mag. MARCUZ G.Battista C.le Mag. ANTONIACONI Eligio C.le BIALE Attilio C.le CINQUINO Paride Parac. BALESTO Rino Parac. CAPRETTI Angelo Parac. CIPOLLAT Luigi Parac. MARCHIORETTI Tommaso Parac. INFANTI Silvio – deceduto in com-battimento

Dal Rapporto all’ISAS:

“I risultati sono i seguenti: Minata al 15 Km. la strada tra Mirabello e S. Agostino. Incendiati tre autocarri. Attaccati reparti in ritirata autotrasportati. Per facilitare le possibilità di sganciamento la pattuglia non hanno fatto prigionieri. Nemici messi fuori combattimento fra morti e feriti circa 25. L’arrivo a terra è avvenuto sotto l’azione della contraerea. La pattuglia è rientrata con tre uomini di meno, uno dei quali morto durante il lancio colpito dalle mitragliere antiaeree e due presumibilmente caduti prigionieri al momento dell’atterraggio che è avvenuto su una strada dove transitavano tedeschi su automezzi e appiedati”

La Pattuglia “I”, composta da dieci uomini, si imbarcò a Rosignano alle 21.00 circa e, dopo un’ora di volo, raggiunse la zona di lancio. La desti-nazione della pattuglia era la zona 020842 a Sud Ovest di Ferrara, invece per errore atterrò nel punto 047765 nei pressi della Borgata Madonna Boschi vicino a Mirabello. Purtroppo i parà finirono sui camion della difesa antiaerea. La reazione tedesca fu immediata: uno dei paracadutisti fu ucciso ancora in volo, e altri due finirono illesi sul telone di un camion e furono fatti prigionieri. La Pattuglia “I”, divisa in due gruppi, operò dall’atterraggio fino alla notte successiva. Il gruppo comandato da Scaranari attaccò una colonna nemica e nell’agguato vennero incendiati alcuni veicoli. Il secondo gruppo, dopo alcuni piccoli combattimenti, si portò sulla rotabile tra Mirabello e Sant’Agostino piazzando mine al pla-stico; alcuni autocarri furono dati alle fiamme contribuendo a bloccare la colonna nemica. La Pattuglia ebbe una perdita e due dispersi, che si riunirono alla compagnia alcune settimane dopo l’Operazione.

Page 10: Operazione Herring

pattuglia “F” – zona 14

S.Ten. TRINCAS AldoSerg. PANIZ DuilioC.le Mag. MANGIA Gino – deceduto in combattimentoC.le Mag. POLESE LuigiC.le DELLA GIOVANNA EnnioParac. TIRACORRENDO Giuseppe – de-ceduto in combattimentoParac. DREOSTO Pietro Parac. SCATTOLO NelloParac. CAMARRA NicolaParac. GANDOLFI Rino

Dal Rapporto all’ISAS:

“I risultati sono i seguenti:N. tre autocarri incendiatiMinato la strada tra Bondeno e Vigarano al Km. 16È stato salvato un ponte su un canale 865910.N. 20 morti accertati tra i nemici.N. 31 prigionieri consegnati allo Squadrone carri della Pugno di Ferro.N. 6 linee telefoniche interrotte.L’arrivo a terra è stato contrastato dall’antiaerea.La pattuglia ha perduto 2 uomini di cui uno morto e uno presumibilmente prigioniero.”

In località Zerbinate la sera del 20 aprile 1945 sostava in un casolare una colonna tedesca; alle ore ventitrè un aereo sorvolò a bassa quota il casolare liberando una pattuglia di paracadutisti. Si trattava della Pattuglia “F” che, per i soliti errori di lancio, finiva fuori obiettivo.Ci furono da subito momenti concitati ed uno scontro a fuoco che comportò la morte di due parà. Atri due uomini, arrivati vicino al casolare illesi, riuscirono a dileguarsi grazie al buio della notte. Il rimanente della pattuglia iniziò le operazioni di sabotaggio incendiando tre autocarri e minò la strada tra Bondeno e Vigarano, riuscendo però a salvare un ponte utile per l’avanzata alleata. Vennero anche sabotate sei linee telefoniche catturando trentuno prigionieri, poi consegnati alla sesta divisione Britannica.=======================================================================================

pattuglia “U” – zona 14

Serg. ASPERGES AurelioC.le Mag. BONIZZONI LuigiC.le Mag. FALETTI GaudenzioC.le Mag. FABBRI VascoC.le MARASCA LorenzoC.le MACIOCE BrunoParac. CAMICIOTTOLI DagobertoParac LANATI GiuseppeParac. POIRE ElioParac. IGLIORI Ugo

Dal Rapporto all’ISAS:

“I risultati sono i seguenti:N. 16 prigionieri.N. 18 morti accertati.N. 4 linee telefoniche distrutte.Attaccata autocolonna nemica al quadrivio 020783 incendiando un camion e impedendo il pas-saggio sulla strada ai reparti nemici in fuga che hanno dovuto passare attraverso la campagna. La pattuglia è rientrata al completo. L’arrivo sulla zona di lancio è stato disturbato da lanci di bengalotti illuminanti e tiri di armi automatiche a terra”.

La Pattuglia “U” scese alle 22.45 nei pressi della Borgata Madonna della Neve a Mirabello. Il lancio doveva in realtà essere effettuato a Sud di Poggio Renatico, ma fu deviato per l’accelerazione del Douglas causa fuoco della contraerea. Dopo un primo momento di disorientamento, la pattuglia decise di dirigersi verso Sud per riunirsi alla colonna Alleata. Giunti ad un crocevia stradale i paracadutisti decisero di rimanervi a presidio, perlustrando la zona circostante e sabotando alcune linee telefoniche. Il 22 aprile la Pattuglia “U” si avvicinò ad un casolare presidiato delle truppe tedesche, lo attaccò e riuscì a far esplodere gli automezzi, mettendo in fuga l’unità avversaria. Nella stessa giornata i paracadutisti si unirono alla colonna britannica sopraggiunta.=======================================================================================

pattuglia “Q” – zona 17

Ten. GANZINI GiorgioSerg. RUVOLI RinoC.le Magg. FENOGLIO AngeloC.le Magg. TRAVAINI CelsoC.le DI STEFANO Ildefaro C.le VERONA AntonioC.le LUPINI CelsoParac. FATICANTI SpartacoParac. PERELLI GiulioParac. BORSETTI Antonio

Dal Rapporto all’ISAS:

“I risultati sono i seguenti:N. 11 morti accertati.N. 130 prigionieri consegnati al Generale Brigadiere della Div. Pugno di Ferro.N. 2 automezzi colpiti ed incendiati.Combattimento di sei ore dentro una casa accerchiati da circa 50 tedeschi di cui parte sono morti e gli altri hanno abbandonato il combattimento all’arrivo delle truppe Americane. Distrutte tre linee telefoniche. La pattuglia è rientrata al completo. L’arrivo a terra è stato disturbato dal lancio di bengalotti illuminanti e tiro di armi automatiche.”

La Pattuglia “Q” atterrò a Nord di Casumaro, frazione di Cento, anch’essa fuori obiettivo. I paracadutisti, una volta giunti a terra, si trovarono divisi in due gruppetti. Il comandante, con quattro militari, costituì una prima squadra e si appostò ai lati della rotabile disturbando e bloccando i mezzi in transito, e riuscendo inoltre a catturare un buon numero di prigionieri. L’altro gruppo, atterrato ad un chilometro di distanza in un acquitrino, si rifugiò in una cascina e uscì in pattuglia il giorno seguente. La Pattuglia riuscì a riunirsi a due giorni dal lancio e iniziò a disarmare i militari tedeschi che stavano transitando lungo la rotabile; furono fatti 130 prigionieri. L’attività di pattugliamento fu interrotta al sopraggiungere di un consistente gruppo avversario che costrinse la Pattuglia “Q” ad asserragliarsi in un casolare; tra la Pattuglia e l’unità tedesca ci fu un forte scontro in cui i parà riuscirono ad avere la meglio grazie anche all’avvicinarsi delle colonne Alleate. Dopo qualche giorno l’unità si unì alla Divisione Pugno di Ferro.

Page 11: Operazione Herring

pattuglia “L” – zona 19

Serg.Mag. TUROLLA GiuseppeC.le BIASI Gianni – deceduto in combat-timentoC.le VALLE Giovanni – deceduto in com-battimentoParac. ALDEGHI Gaetano – deceduto in combattimentoParac. BERSANTI BensoParac. DAL RE PaoloParac. DOLZAN MarioParac. COLANGELI MarioParac. ALDEGHI Mario

Dal Rapporto all’ISAS:

“I risultati sono i seguenti:Minata una strada in posizione 073762.Liberato il paese di S. Venanzio 972762 sei ore prima dell’arrivo delle truppe alleate.N. 14 prigionieri.N. 15 morti presumibili.La pattuglia è rientrata con sei uomini in meno. L’arrivo a terra è stato disturbato da fortissima reazione nemica.”

Nonostante il fuoco di contraerea la Pattuglia “L” atterrò illesa a Chiesa Nuova, nei pressi della tenuta La Pioppa. L’obiettivo era un Comando Tedesco: nella zona se ne contavano quattro, con il compito di sovrintendere al controllo dei depositi di munizioni. Nella zona, fortemente presidiata, si creò subito il panico, e, a causa della luce dei bengala nemici, i parà si accorsero ben presto di essere circondati. Così, divisi in gruppi, i paracadutisti ebbero storie diverse. Tre decisero di guadare il Reno potandosi nella zona di atterraggio della Pattuglia “M” e, dopo essersi riorganizzati in un casolare, iniziarono le azioni di sabotaggio assieme ai Partigiani locali minando alcune strade e liberando la borgata molto prima dell’arrivo degli Alleati. Due paracadutisti restarono nella zona di atterraggio, ma solo uno dei due si salvò: rimase nascosto in un fosso, fu aiutato dalla popolazione, e potè contare sul silenzio del comandante del presidio tedesco che decise di far finta di nulla in modo da lasciare un ricordo di civiltà tra la popolazione. Alti due tentarono successivamente di portarsi oltre il fiume, ma furono feriti e caddero nei giorni seguenti: i loro corpi furono ritrovati solo alla fine del 1945. Gli ultimi due Parà cercarono tutti i modi per sfuggire alla cattura e, stremati, si rifugiarono in un campo. Il giorno seguente i tedeschi scorsero le scie nell’erba e catturarono i due e li portarono al comando della Gold-Flak (dove furono trattenuti per un paio di giorni in cui furono nutriti dai ragazzi del luogo che passavano loro del pane attraverso la canna fumaria). Il capo-pattuglia riuscì a fuggire unendosi alle truppe Alleate, mentre il secondo, interrogato per ottenere informazioni sul lancio, si rifiutò di parlare e fu immediatamente passato per le armi.=======================================================================================

pattuglia “M” – zona 19

Ten.TEMELLINI AldoSerg. COSTA UmbertoC.le BONA GiovanniC.le TOCCAFONDI FrancoParac. VALENTINI PrimoParac. DESIDERI AmedeoParac. FLUMINI ErnestoParac. TONON DomenicoParac. MOTTADELLI Lino – deceduto in combattimentoParac. FULCO Francesco – deceduto in combattimento

Dal Rapporto all’ISAS:

“I risultati sono i seguenti:N. 56 prigionieri.N. 2 autocarri distrutti con bombe incendiarie.Una casa presso le Casette al Reno 970780 presidiata da circa 30 nemici, attaccata e il presidio parte ucciso e parte fatto prigioniero.N. 7 cavi telefonici distrutti.Cinque uomini della squadra non sono rientrati. L’arrivo a terra è stato disturbato.”

La Pattuglia “M”, costituita da dieci uomini, giunse sull’obiettivo alle 23.10 del 20 aprile 1945. L’aereo fu bersaglio del fuoco nemico, ma tutti i paracadutisti giunsero a terra illesi, fatto salvo il comandante, che restò impigliato su un albero per diverso tempo. Tre uomini iniziarono le ri-cerche dell’ufficiale: dopo averlo trovato fu affiancato da un parà e i due si unirono ad un gruppo di Partigiani con i quali diedero l’assalto ad una casa occupata da un gruppo nemico. Gli altri due Parà attraversarono il fiume Reno per non restare intrappolati, ma morirono in combattimento circondati da un gruppo nemico. Il giorno successivo l’ufficiale assieme al Parà si riunirono alla pattuglia.

Page 12: Operazione Herring

pattuglia “V” – zona 13

Serg. PIATTI PieroC.le FREGONI LuigiC.le MERLO PietroC.le RONCORONI AngeloParac. FILPA FrancoParac. PEROLFI AlfredoParac. SALVEL LuigiParac. TEDESCHI AntonioParac. VERGANI Pierino – deceduto in combattimento

Dal Rapporto all’ISAS:

“I risultati sono i seguenti:Incendiato un Comando tedesco sulla strada che porta a Poggio Renatico e precisamente a 026780. Convoglio di macchine attaccato incendiantone tre sulla strada a 012786.Morti nemici circa 60.N. 10 prigionieri consegnati nel paese di Gallo, presso Poggio Renatico ad un Comando della Div. Pugno di Ferro.La Pattuglia senza un uomo che è stato gravemente ferito dalla reazione antiaerea, è rientrata. L’arrivo a terra è stato disturbato da reazione fortissima.”

La Pattuglia “V”, che era affiancata nel volo dalle Pattuglie “W”, “C” e “D”, atterrò alle 22.30 sul punto stabilito, ma si trovò sparpagliata e divisa in piccoli gruppi. A causa del forte fuoco di contraerea e delle ostilità trovate all’atterraggio la pattuglia si riunì soltanto la mattina seguente; l’unità cercò subito tra la popolazione civile informazioni sulle postazioni avversarie, diffondendo la notizia dell’atterraggio di migliaia di paraca-dutisti anglo-italiani nella zona. La Pattuglia “V”, rafforzata dalla collaborazione di un gruppo di Partigiani locali, riuscì ad incendiare un comando tedesco ed a danneggiare tre auto di un convoglio, catturando una decina di prigionieri, poi consegnati alla 6° Divisione Corazzata . La Pattuglia perse un uomo, gravemente ferito dalla contraerea e deceduto all’Ospedale Militare di Lendinara (RO) il 23 Aprile 1945.=======================================================================================

pattuglia “W” – zona 13

Serg. Mag. TEDESCO DanteSerg. BAIOCCHI FrancoC.le PIRELLI MimmoParac. GUIDA ArturoParac. RICCI GuidoParac. ROSSI DinoParac. TANTERA AbeleParac. LENZI GiovanniParac. GIANNINI CalafoParac. BORDONI Silvano

Dal Rapporto all’ISAS:

“I risultati sono i seguenti :N. 4 linee telefoniche distrutte.N. 2 autocarri carichi di truppa attaccati ed incendiati.N. 27 morti nemici accertati.N. 9 prigionieri consegnati ad una pattuglia dalla Div. Pugno di Ferro. La pattuglia é rientrata con 4 uomini in meno, presumibilmente tutti caduti prigionieri al momento dell’atterraggio. L’arrivo a terra è stato disturbatissimo per la violenta reazione.”

La Pattuglia “W” volava assieme alle Pattuglie “V”,“C” e “D”. L’aereo, giunto in zona di lancio, fu bersagliato dalla contraerea nemica; il lancio fu ulteriormente ritardato a causa di un paracadutista che, giunto sul portellone, si rifiutò di gettarsi e costrinse il pilota a fare un giro sopra l’obiettivo prima di sganciare la pattuglia. La zona di atterraggio corrispondeva all’obiettivo, cioè l’aeroporto militare di Poggio Renatico, zona di lancio 13. Quattro paracadutisti finirono su un albero e furono subito fatti prigionieri; rientrarono al reparto solo il 30 aprile, raccontando di essere scappati dalle file tedesche nella zona di Padova. I cinque superstiti si diedero da fare pur incontrando una forte resistenza e riuscirono a sabotare quattro linee telefoniche oltre a creare danni all’aeroporto; da alcune indicazioni risulta fosse stato ucciso anche il comande dell’a-eroporto, mentre col suo autista percorreva le strade del deposito.=======================================================================================

pattuglia “N” – zona 18

Maresc. IUBINI AbelardoSerg. Mag. PERSEVALLI PieroC.le Mag. IACOBONI EttoreParac. DUS FrancescoParac. GIARDINI GinoParac. BORIN MarioParac. NIRONI EnzoParac. ZIRALDO OlivoParac. ANSELMO GiuseppeParac. SUPPO Edoardo

Dal Rapporto all’ISAS:

“I risultati sono i seguenti:N. 60 prigionieri consegnati al Comando Partigiani di S. Pietro in Casale.N. 25 morti accertati.Attacco ad un autoconvoglio di 9 macchine di cui tre sono state incendiate ed una messa in condizione di non poter proseguire. L’arrivo a terra è stato disturbatissimo poiché il lancio veniva perfettamente individuato da reparti tedeschi che transitavano sulla vicina strada; tali reparti però anziché reagire ed attaccare la pattuglia si sono dispersi gridando e gettando l’allarme in tutte le zone. La pattuglia è rientrata al completo.”

La Pattuglia “N”, partita da Rosignano alle 21.00, arrivò sulla zona di lancio dopo oltre un’ora, nei pressi di San Pietro in Casale, a circa 14 Km. dall’obiettivo. Il Dakota C.45, che trasportava l’unità “N” congiuntamente alla Pattuglia “O”, fu individuato da una colonna tedesca. I soldati tedeschi montarono pezzi di artiglieria leggera sugli autocarri e indirizzarono il fuoco contro l’apparecchio tentando di abbatterlo. La Pattuglia, arrivata a terra, non riuscì ad operare compatta a causa della dispersione durante l’atterraggio. Alcuni uomini, atterrati vicino ad una strada, attaccarono una colonna nemica, altri, arrivati nei pressi di un accampamento militare, cercarono di mettersi in salvo. Il Capo-pattuglia, rimasto isolato, ebbe uno scontro a fuoco creando panico nelle fila nemiche.

Page 13: Operazione Herring

pattuglia “O” – zona 18

S.Ten. ROSAS Angelo – deceduto in combattimentoSerg.Mag. PECORARO GiuseppeC.le Mag. ARNABOLDI Aristide – decedu-to in combattimentoC.le TRUZZI PrimoC.le SISTI RobertoParac. ARBIZZANI SergioParac. LIBERATORI ArmandoParac. PODANA OsvaldoParac. DI BARTOLOMEI EnzoParac. DE JULIIS Amelio – deceduto in combattimento

Dal Rapporto all’ISAS:

“La pattuglia è stata subito individuata al momento del lancio e scesa a terra con due uomini già gravemente colpiti che i tedeschi hanno finito a colpi di pistola; altri tre caduti in mezzo ad un accampamento tedesco sono stati presi prigionieri ed uno di essi forse è stato giustiziato, un sesto uomo dopo una strenua difesa contro una decina di nemici è caduto gravemente ferito ed è stato ucciso poi a colpi a colpi di calcio di fucile, gli altri quattro non si sono potuti riunire ed ognuno di essi ha sostenuto combattimento a più riprese prima di riuscire a sganciarsi. Tra i morti è il Comandante della pattuglia S/Tenente Paracad. ROSAS Angelo. I risultati sono i seguenti: N. 30 uomini uccisi, o feriti.”

La Pattuglia “O” volava assieme alla Pattuglia “N” e venne lanciata nella stessa zona alle ore 21.00; fu subito investita dal fuoco nemico. La squadra arrivò a terra frazionata in due gruppi. Il primo gruppo era composto da tre uomini e comprendava A.Rosas., A.Aranboldi ed il giova-ne A.De Juliis, tutti morti appena arrivati a terra, nelle vicinanze di un Comando Tedesco. Questo episodio non è mai stato chiarito in quanto esistono due versioni. La prima versione, utilizzata poi per le concessioni delle decorazioni al Valore Militare, racconta che i tre furono subito individuati dal nemico e intrapresero un combattimento; ad un certo punto De Juliis vedendo il Tenente ferito uscì dal proprio riparo per por-targli soccorso e, anche se colpito al braccio destro , continuò a lanciare bombe a mano. Arnaboldi, accortosi dell’accaduto, si precipitò anche lui verso i due e rimase ucciso assieme a loro da alcune raffiche. La seconda versione riferisce invece che Arnaboldi sia atterrato già morto e che il S.Ten Rosas e il Parà De Juliis combatterono separatamente. Rosas, circondato dai tedeschi, fu invitato ad alzare le mani, ma anziché essere fatto prigioniero fu subito passato per le armi. Una sorte simile toccò al giovane De Juliis non senza prima aver resistito lanciando tutte le bombe a mano di cui disponeva. Non vi sono indicazioni precise degli altri membri della pattuglia in quanto si conoscono solo piccoli scontri isolati a gruppi di due-tre militari.

lancio mancato Atre due pattuglie dovevano essere lanciate sulla provincia di Ferrara, comandate rispettivamente dal Ten. Alfio Cavorso e dal Sergente Mag-giore Carlo Scalambra. Sull’aereo in cui volavano le due pattuglie si trovava anche l’ufficiale inglese Maggiore A. Ramsay. L’aereo, decollato regolarmente, dopo un ora di volo era giunto sull’obiettivo n. 16 corrispondente all’Aeroporto Militare di Poggio Renatico, ma nel momento di sganciare i paracadutisti il bimotore fu bersaglio della contraerea. Furono fatti numerosi tentavi per sganciare i paracadutisti girando per due tre ore e cercando un posto sicuro. Il Maggiore Ramsay ordinò il rientro dell’apparecchio nonostante le proteste concitate dei paracadutisti italiani.

Truppe schierate prima del lan-cio dell’Operazione Herring, Ro-signano Solvay.

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http://www.comune.poggiorenatico.fe.it/index.php?pg=106

LA SECONDA GUERRA MONDIALE E LA LIBERAZIONE

Nel corso del secondo conflitto mondiale le campagne poggesi, territorio fortemente presidiato dalle truppe tedesche (quattro comandi erano dislocati nella zona, sede di un importante deposito di munizioni), furono teatro della celebre azione denominata “Operazione Herring”. Si tratta di una pagina di grande importanza per la riconquista della libertà, di cui sono stati protagonisti i soldati del rinato esercito italiano inquadrati nel leggendario Squadrone “F”, al comando del capitano Carlo Francesco Gay, il quale subito dopo l’8 settembre decise di combattere con i suoi uomini insieme agli alleati contro i tedeschi. L’”Operazione Herring”, un grandioso aviolancio nella pianura padana, compiuto da paracadutisti esclusivamente italiani e iniziato la notte del 20 aprile 1945, aveva il compito di neutralizzare eventuali tentativi di resistenza dei tedeschi e di scompaginare la loro ritirata, che si prevedeva rovinosa per gli abitanti, le vie di comunicazione, gli edifici, gli impianti ad uso civile. La missione, voluta dagli angloamericani e fortemente sostenuta dai nostri militari, comportò violenti combattimenti notturni e diurni, ma condusse a un notevole successo. Lo Squadrone “F” lasciò sul campo nove uomini, ma riuscì a salvare dalla furia germanica numerose strutture e fece un elevato numero di prigionieri, consegnati poi agli alleati.Nel cortile interno del Castello Lambertini una lapide commemorativa ricorda il sacrificio dei nove giovani caduti:Gino Mangia (classe 1919, distretto di Piacenza, caduto in località Zerbinate, al confine fra Sant’Agostino e Mirabello), Gianni Biasi (classe 1923, distretto di Verona, caduto in località Casette Bianchi, Poggio Renatico), Giovanni Valle (classe 1923, distretto di Padova, caduto in località Casette Bianchi, Poggio Renatico), Gaetano Aldeghi (classe 1918, distretto di Monza, caduto in località Chiesa Nuova, Poggio Renatico), Silvio Infanti (classe 1919, distretto di Sacile, caduto in località Madonna Boschi, Mirabello), Giuseppe Tiracorrendo (classe 1922, distretto di Roma, caduto in località Zerbinate, al confine fra Sant’Agostino e Mirabello), Pierino Vergani (classe 1920, distretto di Monza, ferito in località Gallo, Poggio Renatico, deceduto all’ospedale di Lendinara, Rovigo), Lino Mottadelli (classe 1918, distretto di Monza, caduto in località Casette Bian-chi, Poggio Renatico), Francesco Fulco (classe 1923, distretto di Torino, caduto in località Casette Bianchi, Poggio Renatico).In concomitanza con l’occupazione tedesca e la fondazione della Repubblica di Salò si organizzò la Resistenza poggese: i partigiani fecero parte della 35ª Brigata Garibaldi “Bruno Rizzieri”, costituitasi a Ferrara nella primavera 1944, e arrivarono a organizzarsi persino tra i dipendenti del deposito di munizioni, sede del comando tedesco. Una serie di volantini, stilati alla vigilia dell’insurrezione, testimoniano l’esistenza di organiz-zazioni clandestine di massa: il Fronte della Gioventù e i Gruppi di Difesa della Donna, nonché il Comitato di Liberazione Nazionale, che rimase clandestino sino alla liberazione, il 22 aprile 1945. In questo stesso giorno venne nominata la giunta comunale, con a capo il sindaco Orlando Arlotti.

Le foto qui riprodotte sono tratte dal volume di Carlo Benfatti, “L’Operazione Herring No. 1 20-23 aprile 1945”, edito da Sometti, 2ª edizione, Mantova 2005

Base partigiana di via G. Verdi

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Gruppo di ufficiali. (in primo piano) Ten. Cavorso, (dietro, da sinistra) Ten. Temellini, S.Ten. Scaranari, Cap. Bonciani.

Serg.Mag. Dall’Asta con un com-militone del 185 Rgt. Nembo, 1943

Casola Val Senio

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l’imbarco

il volo

La 6ª divisione corazzata britan-nica entra a Poggio Renatico

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Campo munizioni di Poggio Re-natico

Ponte di barche sul fiume Reno

Prigionieri tedeschi nel Castello Lambertini

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Parac. Rosas con un commilitone. Serg. Magg. Erriu, Tarquinia Parac. De Juliis e C.le Fregoni prima del lan-cio dell’Operazione Herrin

Parac. F.Rosas sulla tomba del fratello S.Ten Rosas Angelo

Cimitero dello Squadrone F, Ponte a Ema (oggi distrutto).

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30 l patria indipendente l 26 settembre 2010

Fu portata a termine contro i nazisti da Francesco Carlo Gay

Per l’Operazione Herringil coraggio di 226 parà

Storia

era andata via via accatastando, armi emateriali, sulle rive del fiume.Una missione che rasentava la follia, daattuare con leggere pattuglie di 10-12uomini ciascuna, equipaggiate solo conarmi ed esplosivo, fidando, per il resto,nel sostegno logistico dei partigiani delluogo (che risultò pronto ed efficace).Ma come sempre accade in ogni opera-zione di aviolancio, anche questa volta isalti nel buio della notte, gli errori di di-rezione dei piloti inglesi e la reazione fu-riosa delle unità contraeree, particolar-mente numerose lungo le rive, contri-buirono al verificarsi di atterraggi spessodistanti e diversi dai luoghi prefissati.Di conseguenza avvennero fatti imprevi-sti e perfino grotteschi, come la cadutasul cassone di un automezzo pieno dinemici o nel bel mezzo delle aie contadi-ne, affollate di civili e tedeschi, gli uni egli altri sorpresi e atterriti da quelle im-provvise apparizioni.La reazione dei parà – là dove non veni-vano uccisi ancora in volo contro ogniconvenzione internazionale – avvennerapida, valorosa e spietata, a colpi di mi-tra e bombe a mano, sostenuta da un so-vrumano coraggio, controllato con attidi astuzia, per occultarsi meglio e sfuggi-re alla loro ricerca, utilizzando fossi, ca-nali e, spesso, le stesse case in cui eranoalloggiati i nemici. In quei frangenti i tedeschi non esitaro-no a compiere crudeli atti di ritorsioneverso quelli che dimostravano il minimosostegno a quei valorosi combattenti,tanto che, una successiva missione di lan-cio, già programmata, venne cancellataall’ultimo momento dagli inglesi, infor-mati di quelle barbare vendette, speciesui partigiani catturati.I risultati dell’Operazione Herring parla-no di 44 mezzi distrutti; sette strade digrande comunicazione minate nelle pro-vince di Ferrara, Modena, Reggio; treponti fatti saltare, un deposito di muni-zioni esploso, decine di linee telefonicheinterrotte, duemila prigionieri – poi con-segnati agli inglesi in arrivo – e 544 te-deschi uccisi contro 31 caduti italiani e26 feriti.

I l figlio del valoroso comandante diquesta operazione è oggi presidentedell’Associazione di cavalleria mentre

suo padre, Francesco Carlo Gay, da gio-vane capitano, fu il mitico comandantedello squadrone “Folgore” l’unità italia-na inquadrata nella 6a Armata inglese,nella campagna d’Italia, protagonistadell’impresa.Proprio a Francesco Carlo Gay venne as-segnata quella ardita missione di guerra,negli ultimi giorni del conflitto, denomi-nata “Herring” e consistita nel lancio di226 parà sul pieno dello schieramentotedesco in ritirata, lungo le rive del fiumePo.L’episodio, che ora raccontiamo ha del-l’incredibile e va considerato come il ri-sultato della ostinata volontà dei paraca-dutisti della “Folgore” e del “Nembo”di tornare, da unità terrestri, a quello cheera il loro vero ruolo.La missione, invano interdetta dagli in-

glesi, per gli effetti cheavrebbe potuto averesulla popolazione civile,era intesa a spargere di-struzione e scompigliosulle truppe tedesche,lungo un corso d’acquainguadabile, ma ancoradeterminate e spinte dal-la volontà di porsi in sal-vo verso la Germania el’Austria senza peraltrorinunciare ad effettuarecrudeli ritorsioni controchiunque, partigiani eno, osava contrastarequella loro ultima spe-ranza di salvezza.In quella occasione i 226parà vennero lanciatilungo i principali itinera-ri di Modena-Mirando-la-Verona e Ferrara-Pog-gio Rusco-Ostiglia, perdistruggere il maggiornumero di postazioni di-fensive ed impedire la fu-ga al Nord della enormemassa di tedeschi che si

Scesero sulle rive del Po(20-23 aprile 1945) in mezzo ai tedeschiin ritirata.La morte di Amelio De Juliis di sedici anni e dell’amico Aristide Arnaboldi.Gravissimi danniinflitti al nemico

“L’ultima sigaretta primadel lancio” di due paràche parteciparono all’Ope-razione Herring.

di Ilio Muraca

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patria indipendente l 26 settembre 2010 l 31

Ma delle tante che potrebbero an-cora essere raccontate, certamentela storia più toccante ed emblema-tica di tutta l’Operazione Herringè quella del “piccolo balilla” (co-me veniva chiamato per l’età e lastatura) Amelio De Juliis, figlio dicontadini di Pizzoferrato (Chieti).Aveva appena 16 anni quando, nelnovembre del ’43, in una notte ditormenta, si offrì di guidare attra-verso la montagna, che ben cono-sceva, una pattuglia dello Squa-drone Folgore comandata dal Ca-pitano Gay, aggregata alla I Divi-sione Canadese. Fu preso in simpatia dai paracadu-tisti ed avendo chiesto ed ottenutodi poter restare con loro, parteci-pò all’avanzata verso il nord esple-tando umili incombenze. Non contento volle anche conse-guire il brevetto di paracadutistadivenendo così l’amico insepara-bile del Caporalmaggiore AristideArnaboldi. Poiché la sua giovane età gli era diostacolo alla partecipazione dellancio di guerra, occorse tutta l’in-sistenza ed il convincimento del-l’Arnaboldi per poterlo includerenel novero dei partecipanti all’O-perazione Herring.Sia lui che l’Arnaboldi vennero in-quadrati nella pattuglia “O” delloSquadrone “F”, comandata dalSottotenente Angelo Rosas. Accerchiati da una pattuglia nemi-ca, fu proprio nella disperata difesadel suo comandante, già colpito a

morte, che il giovanissimo paraca-dutista, a sua volta ferito al bracciodestro, aveva continuato a lanciarebombe a mano con la sinistra; in-

tanto anche l’amico Arnoboldi,nel tentativo di difenderlo, venivaabbattuto.Arnoboldi e De Juliis sono statitrovati uno accanto all’altro, amiciinseparabili nella vita e nella mor-te, ma anche dopo, perché unitinel massimo riconoscimento perun soldato: la Medaglia al ValorMilitare, alla memoria.Amelio De Juliis, senza alcun dub-bio resterà a perenne testimonian-za dell’onore e del valore del sol-dato italiano.

Tutto il materiale (relazioni, dise-gni, istantanee, dichiarazioni, ecc.)riferito all’Operazione Herring èoggi ordinatamente raccolto ed èdisponibile per una mostra che po-trà essere richiesta al seguente indi-rizzo:Maurizio Grezzi - Presidente Asso-ciazione Paracadutisti - CorsoGiovecca, 165 - 44100 FERRARA

Il documento che annuncia il proposito di mettere in atto l’Operazione Herring.

I Parà della Herring mentre ritirano i paracadute.