pull beauty out of ugly

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La nostra campagna lavora su più fronti: da una parte vuole posizionare il brand “Made in Carcere” come l’opportunità unica, per un detenuto, di tornare a “essere una persona”. Dall’altra sottolinea in maniera inequivocabile che chi ha sbagliato ha diritto ad una seconda opportunità, e che il lavoro fornisce ai detenuti la vera riabilitazione che il carcere dovrebbe dare: perché, in prigione, il lavoro è dedizione e liberazione. Pull beauty out of ugly . L’IDEA Spot web - 30” La campagna prevede la realizzazione di uno spot web a basso costo, magari realizzato da giovani video- maker che si prestino per la buona causa. Siamo all’interno di una sartoria. C’è un clima rilassato e tranquillo. Alcune ragazze scherzano tra loro di- vertite e il tempo sembra volare. Tutte però si impegnano in ciò che fanno, scambiandosi consigli e pareri. L’armonia e la concordia lo fanno assomigliare all’ambiente in cui tutti vorremmo lavorare. (SPK: QUANDO UN POSTO DI LAVORO TI PERMETTE DI IMPARARE, RIESCI A CRESCERE) Stacchiamo su una ragazza vicino a una macchina per cucire che sta mostrando a un’altra come manovrare il macchinario. La giovane se- gue attenta le spiegazioni della collega. (SPK: QUANDO UN POSTO DI LAVORO TI PERMETTE DI ESPRIMERTI, RIESCI A RAGGIUNGERE I TUOI OBIETTIVI) L’inquadratura stretta ora cattura gli occhi della ragazza che prima stava ascoltando la spiegazione: è attenta a ciò che fa e, con un sorriso, ammira il risultato del suo la- voro. (SPK: QUANDO UN POSTO DI LAVORO TI PERMETTE DI ESSERE TE STESSO, RIESCI A DIMOSTRARE CHI SEI…) Gli occhi della ragazza ora si allontanano dalla macchina e corrono su un orologio: sono le cinque. La ragazza si irrigidisce, tutto si ferma: il suono di una sirena irrompe nella scena. Le ragazze si alzano e, accompagnate da un’agente di sicurezza, tornano in cella. (SPK: …E CHI NON VORRESTI PIÙ ESSERE.) Su nero, logo e claim di campagna: “Facciamo uscir fuori ciò che c’è di buono dentro”. Facciamo uscire fuori ciò che c’è di buono dentro. La stampa lavora su tre differenti altezze semantiche: in prima analisi si riferisce ai prodotti Made in Carcere che rinascono dalle proprie ce- neri nel momento in cui vengono riciclati. Racconta poi la parte buona delle persone (in questo caso dei detenuti) facendo capire come essi, attraverso il lavoro, riescano a nobilitarsi. Per ultimo lavora sulla va- lenza di reclusione, come se Made in Carcere fosse il link diretto tra il mondo esterno e l’universo carcerario. Per le Promocard, uno strumento con cui con- tiamo di coinvolgere particolarmente il nostro target, prevediamo un approccio più intimista, che rimanga, però, all’in- terno delle linee guida della campagna. Nelle cartoline entreran- no in scena, grazie ad una multisoggetto, le de- tenute che racconteranno la loro visione sul pro- prio impiego: l’obiettivo è quello di comunicare l’importanza del lavoro, per chi di lavoro “vive” ogni giorno. La nostra iniziativa vuole coinvolgere in maniera attiva il target. Per que- sto prevediamo una declinazione in- terattiva: tramite un’applicazione per smartphone (o semplicemente carican- do la foto sul sito di “Made in Carcere”) l’utente avrà modo di inviare all’asso- ciazione un’immagine degli abiti che non indossa più. “Made in Carcere” va- luterà gli abiti dagli scatti e deciderà se accettare la sfida: in caso positivo l’as- sociazione lavorerà il capo e presente- rà al suo possessore il risultato finale. Se la lavorazione sarà all’altezza delle aspettative, il proprietario potrà riac- quistarlo versando una modica cifra: avrà così un capo personalizzato ad un prezzo irrisorio. Qualora invece non apprezzi le modifiche effet- tuate, potrà cederlo a “Made in Carcere” che lo metterà definitiva- mente in vendita sul proprio store. Quando questo verrà acqui- stato, l’associazione riconoscerà una somma in buoni-sconto da spendere sul proprio sito. Affidandosi a “Made in Carcere” l’utente sfonda la barriera del pregiudizio riconoscendo ai detenuti capacità e possibilità che a quest’ultimi restituiscono la voglia di mettersi ancora in gioco. Anche chi ha sbagliato può sempre fare qualcosa di buono. In carcere come fuori. Made in Carcere crea prodotti dando nuova vita a materiali di scarto e una seconda opportunità alle donne detenute. Sostieni il nostro progetto. Visita www.madeincarcere.it È dura tornare a casa la sera, dopo una massacrante giornata di lavoro. Ma è molto più dura lasciare il lavoro, quando sai che ad aspettarti c’è una cella. Made in Carcere si batte per dare una seconda opportunità alle donne detenute, che coinvolge attivamente nella creazione di prodotti riciclati. Supporta il nostro progetto. Visita www.madeincarcere.it In prigione molto spesso il lavoro segna il confine tra disperazione e redenzione, e rappresenta un’occasione di crescita e apprendimento per chi non ha mai avuto questa opportunità. Made in Carcere si batte per dare una seconda chance alle donne detenute, che coinvolge attivamente nella creazione di prodotti riciclati. Supporta il progetto. Visita www.madeincarcere.it Print&Outdoor Promocard App&Web Spot web Davide Bendìa & Roberto Rosi

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La nostra campagna lavora su più fronti: da una parte vuole posizionare il brand “Made in Carcere” come l’opportunità unica, per un detenuto, di tornare a “essere una persona”. Dall’altra sottolinea in maniera inequivocabile che chi ha sbagliato ha diritto ad una seconda opportunità, e che il lavoro fornisce ai detenuti la vera riabilitazione che il carcere dovrebbe dare: perché, in prigione, il lavoro è dedizione e liberazione.

Pull beauty out of ugly.

L’IDEA

Spot web - 30”

La campagna prevede la realizzazione di uno spot web a basso costo, magari realizzato da giovani video-maker che si prestino per la buona causa.

Siamo all’interno di una sartoria. C’è un clima rilassato e tranquillo. Alcune ragazze scherzano tra loro di-vertite e il tempo sembra volare. Tutte però si impegnano in ciò che fanno, scambiandosi consigli e pareri. L’armonia e la concordia lo fanno assomigliare all’ambiente in cui tutti vorremmo lavorare. (SPK: QUANDO UN POSTO DI LAVORO TI PERMETTE DI IMPARARE, RIESCI A CRESCERE) Stacchiamo su una ragazza vicino a una macchina per cucire che sta mostrando a un’altra come manovrare il macchinario. La giovane se-gue attenta le spiegazioni della collega. (SPK: QUANDO UN POSTO DI LAVORO TI PERMETTE DI ESPRIMERTI, RIESCI A RAGGIUNGERE I TUOI OBIETTIVI) L’inquadratura stretta ora cattura gli occhi della ragazza che prima stava ascoltando la spiegazione: è attenta a ciò che fa e, con un sorriso, ammira il risultato del suo la-voro. (SPK: QUANDO UN POSTO DI LAVORO TI PERMETTE DI ESSERE TE STESSO, RIESCI A DIMOSTRARE CHI SEI…) Gli occhi della ragazza ora si allontanano dalla macchina e corrono su un orologio: sono le cinque. La ragazza si irrigidisce, tutto si ferma: il suono di una sirena irrompe nella scena. Le ragazze si alzano e, accompagnate da un’agente di sicurezza, tornano in cella. (SPK: …E CHI NON VORRESTI PIÙ ESSERE.)Su nero, logo e claim di campagna: “Facciamo uscir fuori ciò che c’è di buono dentro”.

Facciamo uscire fuori ciò che c’è di buono dentro.La stampa lavora su tre differenti altezze semantiche: in prima analisi si riferisce ai prodotti Made in Carcere che rinascono dalle proprie ce-neri nel momento in cui vengono riciclati. Racconta poi la parte buona delle persone (in questo caso dei detenuti) facendo capire come essi, attraverso il lavoro, riescano a nobilitarsi. Per ultimo lavora sulla va-lenza di reclusione, come se Made in Carcere fosse il link diretto tra il mondo esterno e l’universo carcerario.

Per le Promocard, uno strumento con cui con-tiamo di coinvolgere particolarmente il nostro target, prevediamo un approccio più intimista, che rimanga, però, all’in-terno delle linee guida della campagna.Nelle cartoline entreran-no in scena, grazie ad una multisoggetto, le de-tenute che racconteranno la loro visione sul pro-prio impiego: l’obiettivo è quello di comunicare l’importanza del lavoro, per chi di lavoro “vive” ogni giorno.

La nostra iniziativa vuole coinvolgere in maniera attiva il target. Per que-sto prevediamo una declinazione in-terattiva: tramite un’applicazione per smartphone (o semplicemente carican-do la foto sul sito di “Made in Carcere”) l’utente avrà modo di inviare all’asso-ciazione un’immagine degli abiti che non indossa più. “Made in Carcere” va-luterà gli abiti dagli scatti e deciderà se accettare la sfida: in caso positivo l’as-sociazione lavorerà il capo e presente-rà al suo possessore il risultato finale. Se la lavorazione sarà all’altezza delle aspettative, il proprietario potrà riac-quistarlo versando una modica cifra: avrà così un capo personalizzato ad un

prezzo irrisorio. Qualora invece non apprezzi le modifiche effet-tuate, potrà cederlo a “Made in Carcere” che lo metterà definitiva-mente in vendita sul proprio store. Quando questo verrà acqui-stato, l’associazione riconoscerà una somma in buoni-sconto da spendere sul proprio sito.Affidandosi a “Made in Carcere” l’utente sfonda la barriera del pregiudizio riconoscendo ai detenuti capacità e possibilità che a quest’ultimi restituiscono la voglia di mettersi ancora in gioco.

Anche chi ha sbagliato può sempre fare qualcosa di buono. In carcere come fuori. Made in Carcere crea prodotti dando nuova vita a materiali di scarto e una seconda opportunità alle donne detenute. Sostieni il nostro progetto. Visita www.madeincarcere.it

È dura tornare a casa la sera, dopo una massacrante giornata di lavoro. Ma è molto più dura lasciare il lavoro, quando sai che ad aspettarti c’è una cella. Made in Carcere si batte per dare una seconda opportunità alle donne detenute, che coinvolge attivamente nella creazione di prodotti riciclati. Supporta il nostro progetto. Visita www.madeincarcere.it

In prigione molto spesso il lavoro segna il confine tra disperazione e redenzione, e rappresenta un’occasione di crescita e apprendimento per chi non ha mai avuto questa opportunità. Made in Carcere si batte per dare una seconda chance alle donne detenute, che coinvolge attivamente nella creazione di prodotti riciclati. Supporta il progetto. Visita www.madeincarcere.it

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