ucid letter n°3/2009

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3/2009 LETTER Il valore economico dell’impresa eticamente responsabile EDITORIALE Lo sviluppo secondo la “Caritas in Veritate” ERTICA E IMPRESA L’UCID propone alcune regole IMPRESA E BENE COMUNE Testimoni di carità e di comunione DEMOCRAZIA E CHIESA

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UCID Letter n°3/2009

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3/2009

L E T T E R

Il valore economicodell’impresa eticamente responsabile

EDITORIALE

Lo svilupposecondo la “Caritas in Veritate”

ERTICAE IMPRESA

L’UCIDpropone alcune regole

IMPRESAE BENE COMUNE

Testimonidi carità e di comunione

DEMOCRAZIAE CHIESA

Periodico quadrimestrale dell’UCIDUnione Cristiana Imprenditori Dirigenti

Anno XII, 3/2009

Autorizzazionedel Tribunale di RomaN. 437/05 del 4/8/2005

L E T T E R

UCID, Unione Cristiana Imprenditori e Dirigenti, èun’Associazione privata, nata nel 1947, che impe-gna i propri Soci alla realizzazione del Bene Comu-ne mediante comportamenti coerenti con lo spiritoevangelico e con gli indirizzi della Dottrina Socile del-la Chiesa Cattolica.Con questo impegno l’UCID pone al servizio dellacomunità civile le esperienze e le conoscenze che de-rivano ai propri Soci dalle loro attività imprendito-riali e professionali.I fondamentali princípi etici ispiratori e di riferimen-to che l’UCID ha adottato e che propone a tutti i pro-pri soci sono:• la centralità della persona, accolta e valorizza-ta nella sua globalità;• l’equilibrato utilizzo dei beni del Creato, nelpieno rispetto dell’ambiente, sia per le presenti cheper le future generazioni;• il sano e corretto esercizio dell’impresa e del-la professione come obbligo verso la società e co-me opportunità per moltiplicare i talenti ricevuti abeneficio di tutti;• la conoscenza e la diffusione del Vange-lo,applicando le indicazioni ideali e pratiche della Dot-trina Sociale della Chiesa;• un’efficace ed equa collaborazione fra i soggettidell’impresa, promuovendo la solidarietà e svilup-pando la sussidiarietà.Da queste linee ideali e di impegno deriva una or-ganizzazione composta, a livello nazionale, di circa4.000 soci. UCID Nazionale è articolata a livello ter-ritoriale in 17Gruppi Regionali e 83 Sezioni Provincialie Diocesane. L’UCID Nazionale fa parte dell’UNIA-PAC,“International Christian Union of Business Exe-cutives”.

U C I D

Periodico quadrimestrale dell’UCIDUnione Cristiana Imprenditori Dirigenti

Direttore ResponsabileGiovanni Locatelli

RedazioneSegreteria UCID Nazionale

Via della Conciliazione 15 - 00193 RomaTel. 06 86323058 - fax 06 86399535e.mail: [email protected]

site web: www.ucid.it

Anno XII 3/2009

Autorizzazionedel Tribunale di RomaN. 437/05 del 4/8/2005

Sped. in Abbon. Postale - D.L. 353/2003(conv. in l. 27/02/2004 n° 46)art. 1, comma 2, DCB Padova

Progetto graficoEditing

Impaginazione graficaGermano Bertin

TipografiaNuovaGrafotecnica,Via L.daVinci 835020 Casalserugo - PadovaTel.049 643195 - Fax 049 8740592site web: www.grafotecnica.it

ATTIVITA’ 3/2009UCID LETTER

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EDITORIALE

Il valore economico dell’impresaeticamente responsabile 5

PARTE PRIMA: TEMI GENERALI

Democrazia e Chiesadel Card. Tarcisio Bertone 12

L’UCIDe le “buone pratiche” imprenditorialidi Giovanni Scanagatta 24

Impresa e bene comune:l’UCID propone alcune regoledi Amedeo Nigra 28

PARTE SECONDA: APPROFONDIMENTI

Difesa del risparmioe globalizzazione dei mercati finanziaridi Riccardo Pedrizzi 30

Lo svilupposecondo la “Caritas in Veritate”di Alberto Berger 33

I “numeri” della scuola nel mondodi Gianfranco Vanzini 35

La Business Intelligencea servizio della sicurezza industrialedi Alberto Accardi 37

PARTE TERZA: RECENSIONI

a cura di Silvia Paoluzzi

• La sfida educativa,del Comitato Progetto culturale CEI 42

• Etica democratica, a cura di Giulio De Rita 46

• Il Codice etico della BMW Group Italiae la Dottrina sociale della Chiesa,di Don Jorge Fabián Martín 50

PARTE QUARTA

Attività Nazionale UCID 56

Attività Internazionale UCID 58

SOMMARIO

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EDITORIALE

Le imprese eticamenteresponsabili puntanoa creare un maggiore

valore aggiunto,non nel breve, manel lungo periodo,

puntando sulla percezionedella reputazione da partedel mercato che consente

la fidelizzazionedel singolo consumatore,

grazie anchealle enormi potenzialità

delle tecnologiedell’informazione

e della comunicazione

ATTIVITA’

IL VALOREECONOMICO

DELL’IMPRESAETICAMENTE

RESPONSABILE

Il profitto devecrearele condizioniper l’accumulazione,lo sviluppoe la diffusionedel bene comune

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Apriamo l’editoriale di questo numero di UCID Letter conun sentito ricordo di Mons. Boccaccio, Vescovo di Frosi-none, sempre molto vicino alla Sezione diocesana della

nostra associazione.Il 25 ottobre scorso una folla commossa accompagnava la tra-

slazione della salma di Mons. Boccaccio nella Cattedrale di San-ta Maria Assunta di Frosinone. Il Vescovo, Mons. AmbrogioSpreafico, ha presentato, durante l’omelia della Santa Messa, uncommosso ricordo diMons. Boccaccio, sottolineando quanto eglifosse unito alla sua gente con affetto di Padre nel Signore. La Se-zione UCID di Frosinone, nella persona del suo Presidente Prof.Emilio Iaboni, ha offerto un significativo contributo economicoper la realizzazione di questa importante iniziativa a cui ha par-tecipato la Presidenza Nazionale.La parte della Rivista dedicata ai temi generali si apre con il di-

scorso del Cardinale Tarcisio Bertone, in occasione delForum per-manente del Comitato Tecnico Scientifico dell’UCID del 28 ot-tobre 2009. L’importante contributo affronta il tema dell’appli-cazione dei princípi delle democrazie elettive alla struttura e agliinsegnamenti della Chiesa. All’interno della struttura ecclesialeesistono vari istituti, quali la collegialità, la sinodalità, e in pri-mis la centralità attribuita alla persona umana, connessa al prin-cipio di uguaglianza che le consentono di “respirare democrati-camente”. È sempre vero, però, che non è possibile trasformarela Chiesa in una formazione politica in quanto, se quest’ultimasi realizza nella dimensione dell’immanenza, la Chiesa è volta ver-so il trascendente, tesa verso Dio e verso la comunione dei cri-stiani. La ragione ultima per cui i cristiani si riuniscono deriva,quindi, dal fatto che essi si riconoscono convocati da Cristo, ori-ginati e costituiti da Lui nella comunione.Segue l’articolo di Giovanni Scanagatta sulle “buone pratiche”

imprenditoriali dell’UCID e sul valore economico dell’impresaeticamente responsabile nel lungo periodo. Qual è il punto di for-za che consente a tali imprese di competere sul mercato e fron-teggiare la concorrenza di quelle che, non adottando tale model-lo, sostengono dei costi minori? Tali imprese puntano a creare unmaggiore valore aggiunto, non nel breve, ma nel lungo periodo,puntando sulla percezione della reputazione da parte del merca-to che consente la fidelizzazione del singolo consumatore, grazieanche alle enormi potenzialità delle tecnologie dell’informazio-ne e della comunicazione.Strettamente connesso al tema della responsabilità sociale del-

l’impresa è il superamento della contrapposizione tra impresa esolidarietà. La creazione di profitto non deve necessariamentecomportare un danno per gli altri, ma creare le condizioni per l’ac-cumulazione, lo sviluppo e la diffusione del bene comune. Da que-sta impostazione, nasce l’idea dell’UCIDGruppoRegionale Lom-

L’Italia, pur riservandoall’istruzione scolasticaun monte orepiú elevato rispettoalla media OCSE,produce risultatideludenti rispettoa molte altre nazioni.Altresí, la remunerazioneriservata ai docentiappare inferiorealla media OCSE.Si evidenzia una scarsaefficienza organizzativadel sistema scolasticoitaliano che necessitadi una riforma

EDITORIALE

ATTIVITA’

bardo dell’indicazione di undici punti per il bene comune, pro-posti da Amedeo Nigra, alla luce dei grandi insegnamenti dellaDottrina Sociale della Chiesa.La parte della Rivista dedicata agli approfondimenti si apre con

uno stimolante intervento di Riccardo Pedrizzi sull’importanza del-la tutela del risparmio. Il mercato finanziario rappresenta certa-mente l’emblema della globalizzazione. Attraverso i continui pro-gressi tecnologici, ingenti somme di denaro possono essere spo-state in tempo reale da una parte all’altra del globo.In una situazione, come l’attuale, di profonda crisi di valori e

di affievolimento dell’amore per il bene comune, tutelare e riaf-fermare la virtú del risparmio significa contribuire al benesseredell’intera comunità mondiale. La crisi, come sottolinea AlbertoBerger nel successivo contributo, affonda le sue radici nel con-cetto di separatezza e di frantumazione dei rapporti umani e delsignificato profondo della relazione con l’altro. Scindendo l’eco-nomico dal sociale, cioè il lavoro dalla ricchezza e il mercato dal-la democrazia ci si incammina verso l’esclusiva ed egoistica rea-lizzazione del profitto personale. La recente enciclica di BenedettoXVI Caritas in Veritate ci invita, con il suo alto insegnamento, aricercare il bene comune e l’economia del dono per rafforzare lafratellanza all’interno della famiglia umana. La globalizzazioneci ha resi piú vicini ma non per questo piú fratelli.L’approfondimento di Gianfranco Vanzini affronta il tema de-

licato della sfida educativa per la costruzione di un mondo mi-gliore. L’analisi sulla scuola italiana si basa sul Rapporto predi-sposto dall’OCSE, mettendo a confronto i sistemi scolastici deiPaesi membri. I dati mettono in evidenza che l’Italia, pur riser-vando all’istruzione scolastica un monte ore significativamentepiú elevato rispetto alla media OCSE, produce risultati deluden-ti rispetto a molte altre nazioni. Altresí, la remunerazione riser-vata ai docenti appare inferiore alla media OCSE. Il trinomiomolte ore di istruzione-basse remunerazioni-risultati scolasticiscarsi evidenzia con chiarezza una scarsa efficienza organizzati-va del sistema scolastico italiano che necessita di una riforma, cherisolva alla radice i problemi che si trascinano ormai da troppotempo.Chiude la sezione degli approfondimenti il contributo di Alberto

Accardi, responsabile della Sicurezza Industriale del GruppoEnel.Il Gruppo, sottolinea l’autore, possiede un patrimonio inestima-bile costituito dalle risorse umane, dai beni materiali e immate-riali, know-how e brevetti. È estremamente importante, nello sce-nario dell’economia globale e della crescente concorrenza, prov-vedere alla tutela di tali risorse attraverso l’utilizzo di sistemi disicurezza sempre piú avanzati. L’informatizzazione di tali siste-mi ha consentito e consente di affrontare situazioni di crisi nelsettore sicurezza in tempi ridottissimi. L’Enel si distingue, in ta-

In una situazionedi profonda crisidi valori edi affievolimentodell’amore per il benecomune, tutelaree riaffermare la virtúdel risparmio significacontribuire al benesseredell’intera comunitàmondiale.La crisi affondale sue radici nel concettodi separatezzae di frantumazionedei rapporti umanie del significato profondodella relazione con l’altro

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I punti chiavedel codice di un’azienda

dovrebbero essere:la sicurezza

sul posto di lavoro,le pari opportunità,

la formazionee la tutela della salute

dei lavoratori,la salvaguardiadell’ambiente

ATTIVITA’EDITORIALE

È estremamenteimportante,

nello scenariodell’economia globale

e della crescenteconcorrenza,provvederealla tutela

delle risorse umane,dei beni materiali

e immateriali,del know-howe dei brevetti

di un’impresa attraversol’utilizzo di sistemi

di sicurezzasempre piú avanzati

le settore, per l’intenso lavoro relativo alla business intelligence,che ha consentito di internalizzare l’attività tramite la creazionedi un software specializzato gestito da personale interno alta-mente qualificato.La rubrica delle recensioni presenta un nuovo libro collettaneo

curato del Comitato per il Progetto culturale della CEI, con pre-fazione del Cardinale Camillo Ruini. Il suo titolo: “La sfida edu-cativa” introduce direttamente al cuore del problema. Il volumecostituisce una proposta per sollecitare una profonda riflessionesulla realtà esistenziale e culturale dell’uomo di oggi che è allaricerca di senso. In questo Progetto occorre coinvolgere la fami-glia, la scuola, il mondo del lavoro e dell’impresa e quello deime-dia.La seconda recensione riguarda il volume “Etica Democrati-

ca”, curato da Giulio De Rita. Il libro nasce da dieci anni di ri-flessioni di eminenti personalità appartenenti al mondo ecclesia-le, economico, culturale e politico. La sfida che abbiamo davan-ti a noi è rappresentata, secondo il curatore, dalla comprensionee dalla gestione del pluralismo etico nell’èra della globalizzazio-ne. L’approdo dovrebbe essere costituito da quella che viene de-finita etica democratica per la costruzione del bene comune, inun giusto ordine economico e sociale.L’ultima recensione riguarda la tesi di laurea di Don Jorge Fa-

bián Martín sull’applicazione dei princípi della Dottrina socialedella Chiesa nella responsabilità sociale delle imprese, con par-ticolare riferimento al codice etico. Il caso di studio che viene pre-sentato, in questa ottica, riguarda il Gruppo Italia della BMW. Ipunti chiave del codice dell’azienda sono: la sicurezza sul postodi lavoro, le pari opportunità, la formazione e la tutela della sa-lute dei lavoratori, la salvaguardia dell’ambiente.L’ultima parte della Rivista è dedicata, come di consueto, alle

attività nazionali e internazionali della Presidenza dell’UCID. Sitratta dei Rapporti con la Conferenza Episcopale Italiana, con laPresidenza Nazionale dell’Azione Cattolica, con la Consulta Na-zionale delle Aggregazioni Laicali. Vengono poi ricordate le prin-cipali attività dei Gruppi Regionali e delle Sezioni diocesane, leiniziative con gli altri movimenti e associazioni ecclesiali ed even-ti a cui ha partecipato l’UCID Nazionale.Le attività internazionali riguardano la nostra partecipazione al-

l’UNIAPAC Europe e all’UNIAPAC International. Si ricorda, inparticolare, lo svolgimento del Congresso mondiale dell’UNIA-PAC tenutosi alla fine di settembre a Città del Messico.

Gli amici della Presidenza nazionale

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THE ECONOMIC

VALUE OF THE

ETHICALLY

RESPONSIBLE FIRM

IN THE LONG RUN

The creation of profitdoesn’t necessarilyconstitute a damagefor the others,but create conditionsfor accumulationand developmentof the common good

ATTIVITA’

The ethicallyresponsible firmcreate greateradded value, notin the short, butin the long term,focusing on theperception of reputationin the market that allowsthe retentionof the individualconsumer, thanks alsoto the enormouspotential of informationtechnologyand communications

EDITORIAL

We open the editorial of this UCID Letter numberwith a heartfelt remembrance of Mons. Boccac-cio, Bishop of Frosinone, always close to the dio-

cesan section of our association.The last 25th October a moved crowd accompanied the tran-

sfer of Mons. Boccaccio’s body in the Cathedral of Santa Ma-ria Assunta in Frosinone. The Bishop, Ambrogio Spreafico, pre-sented, during the homily of the Mass, a heartfelt remembran-ce of Mons. Boccaccio, stressing how he was united to his peo-ple with fatherly affection in the Lord. The Frosinone UCID Sec-tion, in the person of its President Prof. Emilio Iaboni, offereda significant economic contribution to the realization of this im-portant initiative, which has involved the National President.The part of the magazine, devoted to the general themes,

opens with an introduction by Cardinal Tarcisio Bertone on theoccasion of the “Permanent Forum” of the UCID ScientificCommittee, thet took place the 28th October 2009. The impor-tant contribution deal with the theme of the application of theprinciples of elected democracy to the Church’s structure andthe teachings.Within the Church’s structure there are several institutions,

such as, collegiality, the synod, and above all, the centrality gi-ven to the human person, related to the principle of equality,which enables it to “breathe democratically”. It’s true that youcannot turn the Church into a political party because, if it isrealized in the dimension of immanence, the Church turns tothe transcendent, aimed towards God and the Christians’ com-munion. The ultimate reason why Christians are meeting de-pends, therefore, to the fact that they recognize summoned byChrist, originated by Him in communion.It follows the article by Giovanni Scanagatta on entrepreneurial

UCID “best practices” and economic value of the ethically re-sponsible firm in the long run. What's the point of strength thatallows these companies to compete in the market and face com-petition from those, not adopting such a model, face lower co-st? These firms aim to create greater added value, not in theshort, but in the long term, focusing on the perception of repu-tation in the market that allows the retention of the individualconsumer, thanks also to the enormous potential of informationtechnology and communications.Closely related to the topic of corporate social responsibility

is the overcoming of the opposition between firm and solida-rity. The creation of profit doesn’t necessarily constitute a da-mage for the others, but create conditions for accumulation, de-velopment and spread of the common good. From this setting,the idea of UCID Regional Lombardo Group to indicate elevenpoints for the common good, as proposed by Amedeo Nigra, ac-

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cording to the great lessons of the Church’s Social Doctrine.The part of the magazine devoted to deepenings opens with

a stimulating article by Riccardo Pedrizzi about the importan-ce of the protection of savings. The financial market is certainlyemblematic of globalization. Through continuous technologi-cal advances, large sums of money can be moved in real timeacross the globe. In a situation, like the current one, of deepcrisis of values and weakening of love for the common good,protect and reaffirm the virtues of saving means contributingto the welfare of the entire world community.The crisis, as stressed by Albert Berger in the next contribu-

tion, rooted in the concept of separateness and fragmentationof human relationships and the profound significance of the re-lation with each other. Splitting the economic from the social,i.e., the wealth by the labour and the market by the democracy,we can walk towards the creation of exclusive and selfish per-sonal gain.The recent encyclical of Benedetto XVI “Caritas in Veritate”

invites us, with its higher teaching, to seek the common goodand the economy of the gift to strengthen the brotherhood withinthe human family. Globalization has made us closer, but not ne-cessarily more brothers.The Gianfranco Vanzini’s deepening talks about the sensiti-

ve issue of the educational challenge to build a better world.The analysis of the Italian school is based on the report pre-pared by the OCSE, comparing the educational systems of mem-ber countries. The data reveal that Italy, while reserves anamount of hours school significantly higher than the OCSEaverage, produces poor results compared to many other nations.Likewise, the teachers’ wage is below the OCSE average.

The trinomial many hours of education-low wages-poor schoolperformance, clearly shows a lack of efficient organization ofthe Italian school system in need of a reform that solves the rootproblem has been dragging on for too long.Closes the deepening section the contribution by Alberto Ac-

cardi, Head of Industrial Safety of the Enel Group. The Group,stresses the author, has a priceless heritage made up of humanresources, the tangible and intangible assets, know-how and pa-tents. It’s extremely important, in the scenario of the global eco-nomy and of the increasing competition, ensuring the protec-tion of these resources through the use of more advanced se-curity systems.The computerization of these systems has allowed and allows

to deal with crisis situations in the field of security in a veryshort time. Enel is distinguished in that field, for their hard workon the business intelligence, which allowed to internalize theactivity through the creation of specialized software, maintai-

In a situationof deep crisis of valuesand weakening of lovefor the common good,protect and reaffirmthe virtues of savingmeans contributing

to the welfareof the entire

world community.The crisis rooted in theconcept of separateness

and fragmentationof human relationships

EDITORIAL

ATTIVITA’

The data reveal that Italy,while reserves an amountof hours school signifi-cantly higher than the

OCSE average, producespoor results comparedto many other nations.Likewise, the teachers’

wage is below the OCSEaverage. The trinomial

many hoursof education-low wages-poor school performance,

clearly shows a lackof efficient organization

of the Italian schoolsystem in need of a reform

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It’s extremely important,in the scenarioof the global economyand of the increasingcompetition, ensuringthe protection of theseresources throughthe use of moreadvanced securitysystems.The computerizationof these systemshas allowedand allows to dealwith crisis situationsin the field of securityin a very short time

ned by highly qualified personnel.The reviews category presents a new book by collected wri-

ters of the Committee for Cultural Project of the CEI, with apreface by Cardinal Camillo Ruini. Its title: “La Sfida Educa-tiva” introduces directly to the heart of the problem. This vo-lume is a proposal calling for a profound reflection on the exi-stential and cultural reality of modern man, who is searchingfor meaning. This project should involve the family, the school,the world of work the enterprise and the media.The second review concerns the book “Etica Democratica”,

edited by Giulio De Rita. The book stems from a decade of di-scussions of eminent personalities from the Church, economic,cultural and political world. The challenge we face is repre-sented, according to the curator, by the understanding and ma-nagement of ethical pluralism in an era of globalization. Theport should be formed by what is called “democratic ethics forthe construction of the common good” in a just economic andsocial order.The last review deal with the thesis of Don Jorge Fabián

Martín on the application of the principles of the Church’s So-cial Doctrine in the social responsibility of enterprises, with par-ticular reference to the Ethical Code. The case study, presen-ted in this perspective, concerns the BMW Group Italy. The keypoints of the code of the company are: safety in the workplace,equal opportunities, training and health protection of workersand protection of the environment.The last part of the magazine is devoted, as usual, to the na-

tional and international activities of the UCID Presidency.These are: the relations with the Italian Episcopal Conference,

with the National President of Catholic Action, with the NationalConsultation of Lay Groups. Are then recalled the main acti-vities of the regional groups and Sections diocesan initiativeswith other associations and ecclesial movements and events thatNational UCID attended.The international activities concerns our participation to

UNIAPAC Europe and UNIAPAC International. We remember,in particular, the UNIAPACWorld Congress held in Mexico City,in late September.

Friends of the National Presidency

ATTIVITA’

The key pointsof the code of thecompany are: safety inthe workplace, equalopportunities, trainingand health protectionof workersand protectionof the environment

EDITORIAL

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“IN MANUS TUAS”

Una proposta di vita:metterci nelle manidel Signoreper essere testimonidel suo amoree audaci missionaridel suo Vangelo

ATTIVITA’ IN RICORDO DIMONS. BOCCACCIO

Aun anno dal suo ritorno nella Casa del Padre, tanta, tan-tissima gente ha accompagnato “Don Salvatore” nel riposodella sua dimora terrena, nella cattedrale di Santa Maria

Assunta di Frosinone.Dal 25 ottobre 2009 Mons. Salvatore Boccaccio, che dal 1999

reggeva la diocesi di Frosinone-Veroli-Ferentino, riposa per sem-pre nella navata destra della Cattedrale, in un piccolo sepolcro,adornato da una semplice lastra di marmo bianca.Affabile, cordiale, amabile verso tutti. Con una spiritualità den-

sa ed essenziale, scevra di formalismi, che si manifestava nel-l’accoglienza e nel sorriso, tratti caratteristici di una personalitàforte, e nella profonda devozione a Maria: è questo il ricordo cheil vescovo Boccaccio - per tutti semplicemente “Don Salvatore”- ha lasciato di sé nelle persone che lo hanno conosciuto durantei quarantacinque anni di ministero presbiterale.Il suo successoreMons. Ambrogio Spreafico ha fortemente vo-

luto, in riconoscimento del forte attaccamento e radi-camento che ha avuto il suo predecessore con la Suadiocesi, che le sue spoglie venissero accolte definitiva-mente nella Cattedrale.Al termine della sua omelia ha inoltre ringraziato le

persone e le istituzioni che hanno contribuito a realiz-zare questo suo vivo desiderio: fra gli altri l’UCID diFrosinone per il contributo economico che ha consen-tito la costruzione della nuova tomba e il suo Presidente,il Prof. Emilio Iaboni, chemolto si è impegnato per ono-rare cosí la memoria del suo carissimo amico che permolti anni ha trovato il tempo per curare personalmen-te l’incarico di consulente spirituale della sezioneUCIDdi Frosinone.Ci piace chiudere questo pur breve ricordo richiamando

il motto episcopale di Monsignor Boccaccio, “In ma-nus tuas”, con le parole pronunciate dal Cardinal Val-lini nell’omelia funebre. «Queste sue parole oggi di-ventano per noi tutti la preghiera con cui lo accompa-gniamo nel suo passaggio da questo mondo al Padre, einsieme sono una proposta di vita: metterci nelle manidel Signore per essere testimoni del suo amore e auda-ci missionari del suo Vangelo. E proprio nella fedeltàal suo motto monsignor Boccaccio si è speso senza ri-serve».

In memoria di Alba PetrolinoL’anima buona di Alba Petrolino è tornata tra le braccia del Signore. Loannunciano commossi il marito Nicola e i figli Antonio eMonica a quan-ti Le hanno voluto bene e Ne hanno sempre apprezzato le non comuniqualità umane.

Como 19 novembre 2009

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TESTIMONIDI CARITÀ

E DI COMUNIONE

Nella Chiesasi respirademocraticamente,ma ogni attivitàe servizio deveessere vissutoin funzionedella comunione

deri da soddisfare in diritti sen-za un vero fondamento ontolo-gico e quindi universale.Ecco perché mi pare quanto

mai opportuno sottolineare chei diritti umani sono universalinon perché approvati e ricono-sciuti da maggioranze parla-mentari o della pubblica opi-nione, bensí perché poggianosulla natura dell’essere uma-no, che resta inalterata pur nelmutare delle condizioni socia-li e storiche.Cito quanto disse Benedetto

XVI all’Assemblea delle Na-zioniUnite svoltasi aNewYorkil 18 aprile 2008: «Questi dirittitrovano il loro fondamento nel-la legge naturale inscritta nelcuore dell’uomo e presente nel-le diverse culture e civiltà. Se-parare i diritti umani da talecontesto significherebbe limi-tare la loro portata e cedere auna concezione relativista, perla quale il senso e l’interpreta-zione dei diritti potrebbe va-riare e la loro universalità po-trebbe essere negata in nomedelle diverse concezioni cultu-rali, politiche, sociali e anchereligiose».Sono considerazioni che val-

gono non solo per i diritti del-l'uomo, ma per ogni interven-to dell’autorità legittima chia-mata a regolare secondo veragiustizia la vita della comunitàmediante leggi che non sianofrutto dell’adesione a un meroproceduralismo, ma che di-scendano dalla volontà di ten-dere all’autentico bene dellapersona e della società e perquesto facciano riferimento al-la legge naturale.

PARTE PRIMA

TEMI GENERALI

di S.E. CardinaleTarcisio Bertone

Innanzitutto, una premessa.Il tema della democrazia èentrato nella riflessione del-

la Chiesa, piú tradizionalmen-te abituata ai rapporti con gliStati a regimemonarchico, dalsecolo XIX, con la nascita e losviluppo delle moderne demo-crazie elettive.

DEMOCRAZIA E DOTTRINA

SOCIALE DELLA CHIESA

Il dato di fatto ha spinto ilMagistero a elaborare una dot-trina sociale coerente, anche segià san Tommaso, in qualchemodo, aveva espresso la prefe-renza per tale tipo di ordina-mento piú vicino al diritto na-turale, in quanto espressionedella sovranità popolare.A proposito del diritto natu-

ralemi sia permesso di fare unarapida digressione.Oggi si parla spesso piú che

di diritti “umani” di diritti “in-dividuali” trasformando desi-

Risulta possibile applicare i princípi ispiratori delle modernedemocrazie elettive alla struttura della Chiesa? Possono trovare applica-zione i diversi movimenti attuali che chiedono una “democratizzazionedella Chiesa“ onde avvicinarla alle formazioni politiche? Il Card. Bertonerisponde a tale quesiti sottolineando che, seppur all’interno della strutturadella Chiesa vi siano elementi che la facciano “respirare democraticamen-te”, la sua peculiarità è un’altra. All’interno di essa, infatti, la comunionedei cristiani non deve essere in funzione dell’attività, ma è l’attività ad es-sere in funzione della comunione.

It is possible to apply the leading principles of modern electeddemocracies to the Church’s structure ? Can be applied the various currentmovements seeking a "democratization of the Church" to bring it closerto political formations? Cardinal Bertone answer these questions notingthat, even within the framework of the Church there are elements thatmake it "breathe democratically", its peculiarity is another. Within it, infact, the communion of Christians should not be a function of the activity,but rather is the activity to be a function of the communion.

DEMOCRAZIAE CHIESA

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La Chiesa cattolicaha su questa terra

una duplice struttura:a) intima e spirituale,perciò è una comunitàdi fede, di speranza,

di carità;b) esterna e visibile:è nello stesso tempo

un organismo sociale egiuridico, ordinatogerarchicamente.È una istituzionedotata di un finee di mezzi adatti

per conseguire il fine

NellaCaritas in veritateBe-nedetto XVI ci spinge a un’ul-teriore profonda considerazio-ne, avvertendoci che «i dirittiumani rischiano di non essererispettati» quando «vengonoprivati del loro fondamento tra-scendente» (n. 56), cioè quan-do si dimentica che «Dio è il ga-rante del vero sviluppo del-l’uomo, in quanto, avendolocreato a sua immagine, ne fon-da altresí la trascendente di-gnità» (n. 29).Ritornando ora al tema del-

la moderne democrazie eletti-ve, bisogna dare atto che la lo-ro struttura è fondata sul prin-cipio della sovranità popolaree si basa sul presupposto del-l’essenziale uguaglianza di tut-ti gli uomini(1). Di qui derival’imperativo di instaurare unordine politico-giuridico nelquale sianomeglio tutelati i di-ritti della persona(2) e il suo ade-guato sviluppo sociale.I princípi animatori dellemo-

derne democrazie sono fonda-mentalmente tre: sussidiarietà,solidarietà e responsabilità, am-piamente descritti e sviluppatinei documenti del Magisterosociale del Papa e dei vescovi.Ma ciò che fin qui ho sinte-

ticamente esposto riguarda laComunità Politica.Si può applicare tutto questo

anche alla Chiesa?

La struttura della Chiesa

La Chiesa ha un proprio di-ritto, denominato diritto eccle-siale o canonico, la cui funzio-ne è far sí che i fedeli attuinola loro vocazione nello stessotempo personale e comunita-

ria, con un duplice fine: tutela-re la comunione ecclesiale eproteggere i diritti dei singolifedeli, fini che dipendono l’u-no dall’altro, in quanto solo nelpromuovere e tutelare il benecomune, cioè la comunione ec-clesiale, si realizza la semprepiú piena dignità dell’uomo co-me persona umana e come fe-dele.Vale la pena qui riprendere al-

cune nozioni di base sulla co-stituzione della Chiesa utili alnostro ragionamento.LaChiesa cattolica ha su que-

sta terra una duplice struttura:a) intima e spirituale, perciò

è una comunità di fede, di spe-ranza, di carità(3);b) esterna e visibile, perciò è

nello stesso tempo un organi-smo sociale e giuridico, ordi-nato gerarchicamente. Si pre-senta quindi come istituzionedotata di un fine e di mezziadatti per conseguire il fine.È senz’altro un modello ti-

pico di società religiosa che harivendicato e formulato un pro-prio ordinamento giuridico so-vrano e indipendente dal pote-re civile, fondato sulla pretesadi avere una missione propriaed esclusiva verso tutti gli uo-mini, ricevuta da Dio stesso, lacui finalità propria ed esclusi-va è la salvezza delle anime.Della Chiesa come società

visibile fanno parte a pieno ti-tolo tutti i battezzati, i quali,proprio in forza del battesimoche li ha incorporati a Cristo(4),condividono una stessa dignitàemissione e partecipano alla tri-plice funzione di Cristo profe-ta, sacerdote e pastore.

La fondamentale e uguale di-gnità e partecipazione che tut-ti hanno in forza dell’unico bat-tesimo viene esercitata secon-do una diversità di funzioni, ca-rismi e vocazioni che determi-nano la “condizione” propriadi ciascuno, e il modo in cuicooperare all’edificazione e svi-luppo del Regno di Dio(5).Espressione essenziale delle

diverse funzioni che si dannonellaChiesa sono quelle propriedel ministero gerarchico. Lagerarchia si perpetua attraver-so il sacramento dell’Ordinesacro, la cui ricezione conferi-sce all’ordinato l’abilitazionea esercitare l’autorità che Cri-

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DEMOCRAZIAE CHIESA

ATTIVITA’

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I Vescovi ricevonocon la consacrazioneepiscopale la potestàdi santificare,di insegnaree di governare.Nel compiere il proprioufficio pastoraleil Vescovo diocesanoconta a sua voltasulla collaborazioneministerialedei sacerdotie sull’impegno, che sifonda nel battesimo,di tutti i fedeli

le diverse mansioni sono di-stribuite attraverso un’organiz-zazione stabile e ordinata difunzioni pubbliche. L’insiemedi enti, organi e persone cheesercitano le funzioni pubblichedanno vita a quella che noi de-finiamo l’organizzazione ec-clesiastica. E se il sacramentodell’Ordine determina, dal pun-to di vista personale quali fe-deli sono chiamati e abilitati aesercitare funzioni pubbliche,l’organizzazione ecclesiasticadetermina le concrete funzioniche spettano a ciascuno secon-do i propri incarichi.NellaChiesa esistono poi due

livelli fondamentali di orga-nizzazione, quello universale equello particolare.Tuttavia, l’insieme delle

Chiese particolari che formanola Chiesa universale non deri-va dalla semplice aggregazio-ne o federazione di soggetti au-tosufficienti.Le Chiese particolari, nelle

quali e dalle quali esiste la so-la Chiesa cattolica, sono for-mate a immagine della Chiesauniversale, il cui governo su-premo è affidato a due sogget-ti, il Papa e il Collegio dei Ve-scovi; quest’ultimo però nonha autorità se non in comunio-ne con il Romano Pontefice,successore di Pietro, che con-serva integralmente il suo po-tere primaziale su tutti, pasto-ri e fedeli(7).E il Papa, per svolgere il suo

ministero di pastore universa-le, si avvale di vari organismie persone: sinodo dei Vescovi,collegio dei Cardinali, curia ro-mana, legati pontifici, ecc.

I Vescovi, da parte loro, ri-cevono con la consacrazioneepiscopale la potestà di santi-ficare, di insegnare e di gover-nare. Nel compiere il proprioufficio pastorale il Vescovo dio-cesano conta a sua volta sullacollaborazioneministeriale deisacerdoti e sull’impegno, che sifonda nel battesimo, di tutti i fe-deli. Vi sono diversi uffici e or-ganismi che lo aiutano in talesua funzione pastorale:Vescoviausiliari, Vicari episcopali, si-nodo diocesano, Curia dioce-sana, Consigli di partecipazio-ne (collegio dei consultori, con-siglio presbiterale, consiglioper gli affari economici, consi-glio pastorale diocesano).Esistono poi strutture e or-

ganismi sovradiocesani: comead esempio, le Province eccle-siastiche, i Metropoliti, i Con-cili particolari, le Conferenzeepiscopali.Parallelamente alla Chiesa

latina, regolata dalCodex IurisCanonici (CIC) vigente, pro-mulgato nel 1983, le ChieseOrientali hanno la loro propriatradizione e configurazione, esono regolate dal Codex Ca-nonum Ecclesiarum Orienta-lium, promulgato nel 1990.In definitiva, la struttura del-

la Chiesa, determinata dai sa-cramenti e dai carismi di cia-scuno,è immagine della vita tri-nitaria, nella quale vige la di-stinzione delle Persone, per ledifferenti appropriazioni emis-sioni, nell'unità sostanziale del-l'unica natura.In modo simile, nella Chie-

sa si ha distinzione e varietà trai membri per le diverse voca-

sto ha, come Capo, su tutto ilcorpo della Chiesa,mentre i fe-deli laici possono cooperare alministero gerarchico in quellefunzioni che non richiedononecessariamente l’Ordine sa-cro(6).Tale organizzazione istitu-

zionale/basilare della Chiesa èopera del suo Fondatore, cheistituí il Collegio degli Apo-stoli e ne mise a capo Pietro,conferendo loro i poteri e lefunzioni da esercitare, a nomesuo, a servizio del Popolo diDio.Non tutto il governo della

Chiesa spetta però a ognimem-bro della gerarchia, in quanto

ATTIVITA’PARTE PRIMA - TEMI GENERALI

DEMOCRAZIAE CHIESA

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I Sinodi diocesanipiú recenti

si caratterizzanoper il fatto che

si presentano comeun evento spiritualmentee teologicamente denso

nel quale le variecomponenti del Popolodi Dio si confrontano eassumono orientamenti

e decisioni, sottola guida del Vescovo

zioni emissioni, nell’unità del-la comunione creata dallo Spi-rito Santo.

COMUNITÀ POLITICA

E CHIESA IN COMUNIONE

È evidente, da una semplicecomparazione delle esposizio-ni precedenti, quanto sia diffe-rente la natura dello “Stato de-mocratico” dalla natura dellaChiesa.La stessa origine delle due

rispettive strutture, i fini loro as-segnati, e la loro successiva ar-ticolazione ne confermano laradicale diversità.Eppure anche nella struttura

della Chiesa nonmancano ele-menti analoghi, di forte affi-nità, che la fanno “respirare” de-mocraticamente: la centralitàdella persona umana, l’unicacreatura da Dio voluta e ama-ta per sé stessa(8) e ordinata al-la salvezza eterna; l’ugua-glianza fondamentale deimem-bri della Chiesa, in forza dellaCristo-conformazione battesi-male; la collegialità e la sino-dalità comeprincípi-motori del-la vita della Chiesa, sia a livel-lo di Chiesa universale, sia a li-vello di Chiesa particolare; lapartecipazione di tutti i fedelialla triplice funzione sacerdo-tale, profetica e regale di Cri-sto e alla missione della Chie-sa; le forme concrete di talecooperazione nella varietà deiconsigli a livello diocesano eparrocchiale, con la distinzio-ne del voto deliberativo o con-sultivo, a seconda delle mate-rie da trattare e dei ruoli che visono implicati.Non c’è dubbio che un im-

pulso decisivo in questo sensosia stato dato dal Concilio Va-ticano II e dalla legislazionesuccessiva stabilita nei dueCo-dici, quello latino e quelloorientale.

Il ruolo dei laici nella Chiesa

Mi domando ora quale sianolo specifico ruolo dei laici e laloro partecipazione alla mis-sione della Chiesa. In merito,non mancano i punti di riferi-mento nei documenti del Ma-gistero, e in particolare nel Con-cilio Vaticano II e nell’Esorta-zione post-sinodale Christifi-deles laici di Giovanni Paolo II(1988), che al n. 2 lancia unasfida: occorre «individuare lestrade concrete perché la splen-dida “teoria” sul laicato espres-sa dal Concilio possa diventa-re un’autentica “prassi eccle-siale”».E il testo prosegue segnalan-

do i problemi emergenti: i mi-nisteri e i servizi ecclesiali daaffidare ai laici; la diffusione deinuovi “movimenti”, il posto eil ruolo della donna.Ma per aprire strade nuove

occorre uno stile nuovo e nuo-vi spazi per i christifideles.Lo stile nuovo non può essere

che quello sinodale, valido nonsoltanto per la celebrazione delSinodo, ma anche come meto-do per l’approccio ai proble-mi. Il Sinodo, a norma del di-ritto e per prassi ormai conso-lidata, promuove un camminoinsieme, prevede una consul-tazione a tutto campo delle co-munità e delle persone sui pro-blemi della Chiesa particolarealla ricerca di possibili solu-

zioni, come pure la presenza,nell’assemblea sinodale, dimolti laici con diritto di paro-la e di voto.La celebrazione dei Sinodi

diocesani piú recenti, rispettoa quelli del passato, si caratte-rizza precisamente per il fattoche non si tratta piú solo diun’istituzione quasi esclusiva-mente clericale a carattere le-gislativo, in cui si procede al-l’adattamento della legislazio-ne universale alla concreta si-tuazione locale(9), ma è piutto-sto un evento spiritualmente eteologicamente denso nel qua-le le varie componenti del Po-polo di Dio, sotto la guida del

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ATTIVITA’ DEMOCRAZIAE CHIESA

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Quello sinodale èuno stile che ha il pregiodi coinvolgere tuttele comunità, chiamandolealla partecipazione attivae responsabile; uno stileche esige ricercae dialogo, elaborazionedi proposte con rispostenon prefabbricate;uno stile che domandal’ascolto di tutti, o quantomeno delle rappresentanzedelle comunità,come prevedeil Diritto Canonico

zione cristiana: si tratta di de-cidere su cose opinabili, dovec’è libertà di pensiero e sonopossibili soluzioni diverse, an-che se in stile di carità. Gli spa-zi per l’esercizio di questo nuo-vo stile già ci sono, ufficiali eprevisti per tutte le comunitàquali i Consigli diocesani pre-sbiterali pastorali, i Consiglipastorali parrocchiali e degliaffari economici(10).

Fedeli e pastori in dialogo

Oggimolti si pongono la do-manda se esiste davvero nellaChiesa la possibilità di mani-festare il proprio pensiero, di in-tervenire nelle questioni che ri-guardano la vita e il governodella comunità ecclesiale, par-tecipando alla sua vita secon-do una propria personale re-sponsabilità.Il can. 212 risponde a questa

domanda, riconoscendo espli-citamente ai singoli fedeli il di-ritto-dovere di manifestare aipastori il proprio pensiero.Mentre al § 2 del menziona-

to canone si riconosce il dirit-to di tutti i fedeli di manifesta-re ai pastori il loro pensiero cir-ca le proprie necessità e desi-deri, soprattutto spirituali, il §3 si rivolge in modo piú speci-fico a una certa categoria di fe-deli, a coloro cioè che a diver-so titolo possiedono scienza ecompetenza e godono di un cer-to prestigio, una certa autore-volezza, presso la comunità ec-clesiale nella quale vivono onell’ambiente dove sono inse-riti. Si comprende bene quindicome scienza, competenza eprestigio contribuiscono a far sí

che il “diritto” divenga facil-mente un “dovere”, soprattut-to quando il bene della Chiesalo esige e quando il proprio in-tervento presso chi ha il com-pito di guidare la comunità ec-clesiale può contribuire a com-prendere meglio un problema,a delineare con piú precisioneuna situazione e a orientare ilcammino di tutti nel senso diuna maggiore fedeltà allo spi-rito evangelico.La normativa ecclesiale pre-

vede, istituzionalizzandoli, or-ganismi di consiglio che con-cretamente offrono la possibi-lità di esercitare il diritto-doveredi manifestare il proprio pen-siero (il Consiglio pastorale eil Consiglio degli affari econo-mici, sia a livello diocesano cheparrocchiale, dove sono diret-tamente interessati anche i lai-ci).Non si può però leggere il

can. 212 pensando solo a que-sti organismi. Con esso, infat-ti, il CIC apre un vasto oriz-zonte: ogniqualvolta il fedelevede l’opportunità o piú anco-ra la necessità di esprimere ilsuo pensiero intorno a una que-stione che riguarda la vita del-la Chiesa, ha diritto e dovere difarlo; ha diritto, cioè, di trova-re ascolto attento e seria con-siderazione presso coloro che«presiedono nella Chiesa, aiquali spetta specialmente, nondi estinguere lo Spirito, ma diesaminare tutto e ritenere ciòche è buono»(11).Al Vescovo, infatti, il Con-

cilio raccomanda di non rifug-gire «dall’ascoltare i sudditiche cura come veri figli suoi e

Vescovo, esprimono e danno illoro contributo permeglioma-nifestare il mistero della Chie-sa. Quello sinodale è allora unostile che ha il pregio di coin-volgere tutte le comunità, chia-mandole alla partecipazione at-tiva e responsabile; uno stileche esige ricerca e dialogo, ela-borazione di proposte con ri-sposte non prefabbricate; unostile che domanda l’ascolto ditutti, o quanto meno delle rap-presentanze delle comunità, co-me prevede il Diritto Canoni-co.Non sono in questione le ve-rità fontali e di base, dove en-trano in gioco la fede e il pa-trimonio secolare della tradi-

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Quando scienza,competenza e prestigio

sono riconosciutipresenti in qualche

fedele, laico o chierico,costituiscono

una ricchezza e un donodestinati a convergere

nell’edificazionedell’unico Corpo

di Cristo.I fedeli devono

essere consapevolidi questo

e i pastori grati

che esorta a cooperare alacre-mente con lui»(12).Ciò che dal Concilio è detto

del Vescovo, si può intenderevalido anche per i parroci, i su-periori degli Istituti di vita con-sacrata e per tutti coloro chenella Chiesa esercitano unaqualche responsabilità di go-verno.A questo proposito è utile ri-

leggere LG 37, specie nei dueultimi capoversi, dove, speci-ficando come si attua la rela-zione dei laici con la gerarchia,è espressamente raccomanda-to ai sacri pastori di servirsi vo-lentieri del prudente consigliodei laici, di considerare atten-tamente le loro richieste e i lo-ro desideri. Il frutto di una sif-fatta relazione, sempre secon-do il testo conciliare, sarà, daparte dei laici, la crescita delsenso di responsabilità nel par-tecipare alla vita e alla missio-ne della Chiesa e, da parte deipastori, una piú chiara cono-scenza non soltanto nelle que-stioni che interessano diretta-mente la vita di fede, ma anchein quelle piú specificatamentetemporali.Quando scienza, competen-

za e prestigio sono riconosciu-ti presenti in qualche fedele,laico o chierico, costituisconouna ricchezza e un dono desti-nati a convergere nell’edifica-zione dell’unico Corpo di Cri-sto.I fedeli devono essere con-

sapevoli di questo e i pastorigrati, e se ai primi si richiedecoraggio e umiltà nell’espri-mersi, ai secondi fiducia e di-sponibilità nell’ascoltare e nel

fare tesoro.Vorrei ora soffermarmi ad

analizzare una tentazione chepotrebbe inficiare anche il di-segno ideale dell’organizza-zione ecclesiastica, e cioè “la lo-gica mondana della ripartizio-ne del potere”.

Potere,servizio e responsabilità

Potrebbe essere che talora lenuove strutture sinodali, spe-cialmente della Chiesa parti-colare, siano concepite, e talo-ra persino strumentalizzate, infunzione di una logica monda-na di potere: dall’alto verso ilbasso per la conservazione del-lo “status quo”, dal basso ver-so l’alto per la scalata al pote-re, vale a dire in funzione del-la cosí detta “democratizza-zione” della Chiesa.Proprio all’interno di que-

st’ultima tendenza si dimenti-ca facilmente che anche la de-mocrazia, come ogni sistemacostituzionale, è una strutturadi potere, che si pone perciò, losi voglia o no, al pari di ognisistema di governo, essenzial-mente in termini di ripartizio-ne di potere.Evidentemente tale dinami-

ca del potere, se trasportata nel-l’àmbito ecclesiale, non puònon diventare radicalmenteequivoca, perché nella Chiesail rapporto strutturale, anche allivello decisionale-operativo,tra laGerarchia e il resto del Po-polo di Dio, non può mai ulti-mamente essere posto in ter-mini di ripartizione di potere,a meno di scadere nell’empiri-smo teologico e perciò anche

giuridico. Infatti, il problemanon può essere posto né in ter-mini ideologici di lotta di clas-se, né in quelli piú tipicamen-te politici dell’equilibrio delleforze. All’interno della Chiesail problema di una necessaria eordinata ripartizione delle com-petenze non puòmai coincide-re, come ultimamente avvieneall’interno dell’àmbito statale,con il problema del possesso diuna porzione piú o meno gran-de del potere, perché il potere- se per potere si intende la re-sponsabilità ultima e perciò ilservizio specifico dei Vescovidi fronte alla vita della Chiesa- non è divisibile.

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La divisionedelle competenzedovrebbe servire,nell’ordinamentocanonico soloa regolare,con un legittimo criteriodi efficienza,l’intervento operativodelle singole personee dei singoli organismi,tenendo contodella loro funzionee del loro carisma

ha elaborato e che poi è statoriconosciuto come regola fon-damentale delle formazioni po-litiche. A questi movimentisembra ovvio servirsi di talistrutture di libertà per passareda una Chiesa considerata pa-ternalistica e distributrice di be-ni a una Chiesa-comunità, co-sí che nessuno piú rimanga frui-tore passivo dei suoi doni. Tut-ti devono invece diventare ope-ratori attivi della vita cristiana.La Chiesa non deve piú ve-

nire calata giú dall’alto. A que-ste critiche e a queste aspira-zioni corrisponde la formazio-ne di una Chiesa che si costi-tuisce attraverso discussioni,accordi, decisioni e che, nel di-battito, fa emergere ciò che puòessere richiesto al fedele comeappartenente alla fede o comelinea morale direttiva. Anchela liturgia non sfugge a questoprocesso in quanto essa non de-ve piú corrispondere a uno sche-ma previo già stabilito, ma de-ve sorgere invece sul posto, inuna data situazione, a operadella comunità per la quale vie-ne celebrata.La comunità stessa, peraltro,

non deve piú essere precosti-tuita, ma deve essere invecequalcosa di fatto da sé, qualcosache sia espressione di sé stes-si. Di questo passo può diven-tare un ostacolo anche la paro-la della Scrittura, alla qualeperò non si può del tutto ri-nunciare e che quindi viene af-frontata con ampia libertà discelta. Non sonomolti però i te-sti della Scrittura che si pre-stano a un tale adattamento,senza creare disturbo a questo

tipo di autorealizzazione.Di fronte a una tale conce-

zione di Chiesa, frutto dell’au-todeterminazione democratica,sorgono però precise domande.A chi spetta il diritto di pren-

dere le decisioni? Su quale ba-se ciò avviene? È ovvio comeil confronto con la democraziapolitica non regga con la strut-tura della Chiesa. Nella demo-crazia politica a queste do-mande si risponde con il siste-ma della rappresentanza: attra-verso le elezioni i singoli scel-gono i loro rappresentanti, iquali prendono le decisioni perloro.Questo incarico è limitato nel

tempo; è circoscritto anche con-tenutisticamente in grandi li-nee dal sistema partitico e com-prende solo quegli àmbiti del-l’azione politica che, dalla Co-stituzione, sono assegnati alleentità rappresentative.A questo proposito, però, ri-

mangono sul tappeto delle que-stioni: la minoranza deve in-chinarsi alla maggioranza, equesta minoranza può esseremolto grande.Inoltre non è sempre garan-

tito che il rappresentante elet-to agisca e parli davvero nelsenso desiderato dall’elettore,cosicché anche la maggioran-za vittoriosa, osservando le co-se piú da vicino, non può con-siderarsi affatto del tutto comesoggetto attivo dell’evento po-litico.Al contrario essa deve ac-

cettare anche “decisioni preseda altri”, onde non mettere inpericolo il sistema nella sua in-terezza.

La divisione delle compe-tenze dovrebbe servire, nel-l’ordinamento canonico solo aregolare, con un legittimo cri-terio di efficienza, l’interventooperativo delle singole perso-ne e dei singoli organismi, te-nendo conto della loro funzio-ne e del loro carisma(13).

La Chiesa può diventareuna democrazia?

Diversi movimenti sorti nelnostro tempo reclamano unaforma di democratizzazionedella Chiesa, nel senso di inte-grare nella sua costituzione in-terna quel patrimonio di dirit-ti della libertà che l’illuminismo

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Una Chiesache riposi solamente

sulle decisionidi una maggioranzadiventa una Chiesapuramente umana,

ridotta al livello di ciòche è fattibilee plausibile,

di quanto è fruttodella propria azione

e delle proprie intuizionie opinioni, dove

l’opinionesostituisce la fede

Piú importante per la nostraquestione è però un problemagenerale. Tutto quello che gliuomini fanno può anche esse-re annullato da altri. Tutto ciòche proviene da un gesto uma-no può non piacere ad altri. Tut-to ciò che unamaggioranza de-cide può essere abrogato daun’altra maggioranza.Una Chiesa che riposi sola-

mente sulle decisioni di unamaggioranza diventa unaChie-sa puramente umana, ridotta allivello di ciò che è fattibile eplausibile, di quanto è fruttodella propria azione e delle pro-prie intuizioni e opinioni, do-ve l’opinione sostituisce la fe-de.Effettivamente, nelle formu-

le di fede coniate da sé, spessoil significato dell’espressione«credo» o «noi crediamo», nonva mai al di là del significato«noi pensiamo».La Chiesa fatta da sé (“Reli-

gione fai da te”, come dice Be-nedetto XVI) ha alla fine il sa-pore del “sé stessi”, che aglialtri “sé stessi” non è mai gra-dito e ben presto rivela la pro-pria piccolezza, si ritira nel-l’àmbito dell’empirico, e cosísi dissolve anche come idealesognato. La domanda che orasorge spontanea è: quali pro-spettive ecclesiologiche sononecessarie per superare una si-mile crisi?

La comunione come principioformale della vita ecclesiale

Dobbiamo tornare alla vi-sione del cristiano, l’uomonuo-vo, che avendo incontrato Cri-sto possiede di fatto una strut-

tura, non solo morale ma on-tologica, nuova.Egli ha nel Cristo la causa

ultima della sua salvezza e del-la sua speranza; sa di apparte-nere aCristo e sa che questa ap-partenenza genera in lui un cri-terio nuovo e unico per affron-tare la realtà e l’esistenza. Ilcristiano possiede perciò unmetodo nuovo di vita, che èreale tensione al coinvolgi-mento totale di sé con gli altri.La concezione dell'uomo co-

me uomo nuovo, inaugurata daCristo, è l’unica che risolvel’antinomia tra persona e so-cietà e permette anche di con-cepire in modo nuovo il plura-lismo all’interno della Chiesa.Se la personalità cristiana si

costituisce solo all’interno diun àmbito di comunione, nederiva che anche il pluralismoecclesiale non può essere con-cepito come pluralismo di in-dividui, ma fondamentalmentecome pluralismo di Chiese par-ticolari o di comunità.La Chiesa universale, infat-

ti, non è data dalla sommadi tut-ti i cristiani riuniti in una gran-de diocesi, ma prima di tuttodalla comunione di tante Chie-se particolari. Questa strutturasi ripete anche all’interno del-le singole Chiese particolari,dalle quali e nelle quali si rea-lizza la Chiesa universale. Se ilpluralismo ecclesiale è costi-tuito in primo luogo da un plu-ralismo di comunità che hannoil loro momento genetico nel-la celebrazione dell’Eucaristia,è evidente che la tecnica delsuffragio universale non puòmai rappresentare il criterio

esaustivo di espressione del-l’opinione ecclesiale.Il fatto della comunione do-

mina tutta la personalità cri-stiana e ne informa le varie e ar-ticolate espressioni.Non è quin-di una cosa da fare tra le altrecose, è il modo di fare ogni co-sa.Questo è capitale per inten-

dere rettamente il significatodelle strutture sinodali e di con-seguenza il modo di lavorare inesse.Lo specifico dell’elemento

ecclesiale, vale a dire il lavoroper un giudizio comune opera-tivo-decisionale all’interno del-la comunità cristiana, non può

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ATTIVITA’ DEMOCRAZIAE CHIESA

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I Consigli pastorali,diocesani e parrocchiali,e gli altri organismidi partecipazionesi collocano nell’assettoe nella dinamicadella Chiesa particolare,secondo la rinnovatadisciplina canonica,espressione di quellaecclesiologiadi comunioneche ne costituisce l’ideacentrale e fondamentalenei documentidel Concilio

in funzione della vita in comu-nione. La ragione ultima percui i cristiani si riuniscono èdata dal fatto che essi si rico-noscono convocati da Cristo,originati e costituiti da Lui nel-la comunione.I Consigli pastorali, dioce-

sani e parrocchiali, e gli altri or-ganismi di partecipazione sicollocano nell’assetto e nelladinamica della Chiesa partico-lare, secondo la rinnovata di-sciplina canonica, espressionedi quella ecclesiologia di co-munione che ne costituisce l’i-dea centrale e fondamentale neidocumenti del Concilio.Tutte le articolazioni sino-

dali anche delle diocesi si pon-gono come àmbiti di comu-nione viva tesi a generare ungiudizio comune sulla vita del-la comunità tutta, come contri-buto all’azione pastorale di cuiil Vescovo è responsabile ulti-mo. Si tratta di un servizio nel-la comunione, che recuperan-do una categoria biblica puòessere sinteticamente chiama-to diaconia. Il problema delfunzionamento delle struttureconsultive diocesane è perciòessenzialmente il problema del-la conversione a una simile con-cezione categoriale di esse. Daquesta concezione del cristia-no e della Chiesa come realtàdi comunione si possono trar-re alcune conseguenze.

La costruzionedella Chiesa comeimpegno globale del cristiano

Il primo compito del cristia-no è quello di costruire la Chie-sa, affinché attraverso di essa

possa avvenire l’annuncio del-la salvezza al mondo.L’annuncio cristiano non può

avvenire individualisticamen-te, è un annuncio di comunio-ne generato da una comunione.La costruzione della Chiesa

è il compito immediato al qua-le è chiamato indistintamenteogni cristiano, prescindendo daqualsiasi funzioneministeriale,perciò è il compito al quale èchiamato anche il fedele laico.Esso, infatti, non è costitui-

to in quanto tale dalla sua in-dole secolare, ma dalla parte-cipazione “suomodo” alla fun-zione sacerdotale, profetica eregale di Cristo(14).Costruendo la Chiesa il cri-

stiano costruisce il mondo, loanima, lo trasforma e redimeperché la Chiesa è nel mon-do(15). Il Santo Padre Benedet-to XVI non di rado invita a ri-scoprire la vocazione laicale aservizio dell’annuncio evange-lico: «Ogni ambiente, circo-stanza e attività in cui ci si at-tende che possa risplendere l’u-nità tra la fede e la vita è affi-dato alla responsabilità dei fe-deli laici, mossi dal desideriodi comunicare il dono dell’in-contro con Cristo e la certezzadella dignità della persona uma-na. Ad essi spetta di farsi cari-co della testimonianza della ca-rità specialmente con i piú po-veri, sofferenti e bisognosi, co-me anche di assumere ogni im-pegno cristiano volto a costruirecondizioni di sempre maggio-re giustizia e pace nella convi-venza umana, cosí da aprirenuove frontiere al Vangelo»(16).La vita del cristiano nelmon-

mai essere ridotto a una formadi attivismo associazionistico.Il “fare o decidere qualche co-sa assieme” può eventualmen-te esaurire il significato delle as-sociazioni secolari, come i cir-coli culturali, le società econo-miche e altre consimili, che nonchiedono alle persone di gio-carsi integralmente o comunqueal di là delle prestazioni ri-chieste. I cristiani per contronon si riuniscono mai solo perdecidere qualcosa assieme, perdare una prestazione, ma pervivere la comunione facendo edecidendo assieme.La comunione non è in fun-

zione dell’attività, ma l’attività

ATTIVITA’PARTE PRIMA - TEMI GENERALI

DEMOCRAZIAE CHIESA

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L’efficacia dei ConsigliDiocesani dipende,

in primo luogo, dallamisura in cui le persone

che vi fanno parte,Vescovo compreso, sono

autorevoli per ladisponibilità e totalitàcon la quale si lasciano

coinvolgere tra lorodalla logica della

comunione e per laprudenza con la qualeesplicano la funzione ousano il carisma della

competenza loro propria

do è segnata e sostenuta dallecategorie generate dalla comu-nione ecclesiale senza conflit-ti e soluzione di continuità conla verità intrinseca alle realtàterrestri.Intesa in questo senso non

esiste un’autonomia del cri-stiano come persona, ma soloun’autonomia delle cose. Il suocompito consiste nel sapersirapportare con le realtà terrestriusando le categorie proprie del-la fede. E non esiste un’auto-nomia del laico nei confrontidella gerarchia, nel senso chenon esiste un àmbito in cui illaico costruisce il mondo inmodo disgiunto e indipenden-te senza costruire nello stessotempo la Chiesa.Può costruire però la Chiesa

solo in comunione con tutto ilpopolo di Dio e perciò anchecon la gerarchia. Il rapporto tralaicato e gerarchia è perciò unrapporto di comunione, non disottomissione né di potere.L’efficacia dei Consigli Dio-

cesani dipende pertanto, in pri-mo luogo, dalla misura in cuile persone che vi fanno parte,Vescovo compreso, sono auto-revoli per la disponibilità e to-talità con la quale si lascianocoinvolgere tra loro dalla logi-ca della comunione e per la pru-denza con la quale esplicano lafunzione o usano il carisma del-la competenza loro propria.Al di fuori di questa dinami-

ca si cade inevitabilmente inuna dinamica parlamentaristi-ca unicamente fondata su ungioco di forze e sull’autoritàgiuridico-formale delle deci-sioni prese.

Testimonianzainvece di rappresentanza

L’idea fondamentale del par-lamentarismo è quella della rap-presentatività.Il potere è demandato dal po-

polo a persone che lo rappre-sentano, sulla base del suffra-gio universale.Nella comunità cristiana il

concetto di rappresentatività èfondamentalmente diverso perdue ordini di ragioni.Anzitutto le persone che gui-

dano il Popolo di Dio non so-no investite, anche quando fos-sero elette, del potere in forzadel quale esercitano la loro dia-conia, dal basso, ma dall’alto,attraverso il Sacramento e lamissione.Al livello della Chiesa uni-

versale solo il Papa o tutto ilCollegio Episcopale possonoparlare in nome della Chiesa,cioè rappresentare la Chiesa.Al livello della Chiesa parti-

colare, solo il Vescovo rappre-senta la Diocesi; infatti, è lui,e non uno dei Consigli Dioce-sani, a rappresentare la Dioce-si in seno al Concilio Ecume-nico, né i Consigli Diocesanisenza il Vescovo, possono rap-presentare i cattolici di unaDio-cesi. In secondo luogo la fedenon è rappresentabile da nes-suno, perché la salvezza è unfatto eminentemente persona-le.Non ci si può far salvare da

un altro, come ci si può far rap-presentare da un terzo nel-l’àmbito economico o anchepiú strettamente personale, co-me nel matrimonio per procu-ra.

È per contro affermazionecorretta il dire che il Vescovorappresenta la fede deimembridella sua Chiesa particolare,per esempio al Concilio Ecu-menico.Il concetto di rappresentan-

za assume però in questo con-testo un significato diverso, ori-ginalmente ecclesiale. Rappre-senta questa fede solo nellami-sura in cui la sua fede è orto-dossa, e quella corrisponde al-la sua.Non la rappresenta in forza

di un mandato dei suoi dioce-sani, ma la testimonia in forzadella sua partecipazione piúpiena all’ufficio profetico, sa-

PARTE PRIMA - TEMI GENERALI

ATTIVITA’ DEMOCRAZIAE CHIESA

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«Tu puoi, o nobile verticedi perfetta purità,o mobilissima assembleadella Chiesa - esortavaS.Giovanni Damasceno -,che attendi aiuto da Dio[e da tutti i tuoi membri],tu in cui abita Dio,accogli da noi la dottrinadella fede immuneda errore, e la dedizionedelle opere, con essesi rafforzi la Chiesa,come ci fu trasmessodai Padri»

ritto secolare dall’altra che iConsigli Diocesani non sonoorgani rappresentativi nel sen-so parlamentaristico della pa-rola. I membri degli stessi nonrappresentano la fede di nes-suno, ma la propria fede.Per analogia con il Vescovo,

ma solo per analogia, perché illoro gesto non ha la stessa for-za vincolante, testimoniano lafede delle comunità dalle qua-li provengono.Tutto questo comporta delle

conseguenze precise. I mem-bri dei Consigli Diocesani nonsono rappresentanti parlamen-tari, ma semplicemente perso-ne scelte, magari per elezione,per consigliare e aiutare il Ve-scovo, nel governo della Dio-cesi. Ciò non toglie che la lo-ro scelta non possa, anzi deb-ba avvenire con criteri molto“rappresentativi”, proprio per-ché il nesso del Vescovo con leparrocchie e gli altri gruppi co-munitari, organizzati o meno,deve essere stretto e funziona-le. La loro funzione perciò nonè quella di rappresentare de-mocraticamente la fede deglialtri, e la loro prima diaconia èquella di realizzare l’esperien-za di fede comune a tutto il po-polo di Dio anche dentro l’àm-bito in cui devono svolgere illoro compito specifico(17).

Comunionecome esperienza comune

La comunione è il principioformale della comunità cristia-na, e di conseguenza anche ditutte le sue strutture e di tutti isuoi istituti giuridici.Il rapporto tra il Vescovo e i

fedeli non può essere risoltoultimamente in termini di con-trollo di potere, ma solo in ter-mini di esperienza di comu-nione. Le forme di controllointrodotte nel corso della sto-ria per contenere gli abusi di po-tere da parte della gerarchia,raramente hanno generatoun’autentica esperienza di co-munione cristiana.Applicato ai Vescovi il di-

scorso di comunione implicaun esercizio delle loro compe-tenze entro un contesto di infor-mazione e consultazione.La competenza consultiva dei

Consigli Diocesani, introdottidal Concilio Vaticano II, tendead abbracciare tutti i settori del-la vita dellaDiocesi e dellamis-sione della Chiesa.Ciò non elimina la respon-

sabilità eminentemente perso-nale del Vescovo e il fatto checerti rapporti e problemi esi-gono, per loro natura, di esse-re trattati con la dovuta discre-zione. Si tratta di saper legge-re intelligentemente le situa-zioni e la natura delle cose.Il potere discrezionale del

Vescovo è garanzia di comu-nione, perché esclude ogni for-ma di collettivismo meccani-co. La comunione tuttavia, senon vuole ridursi a un’espres-sione solo sentimentale e per-ciò facilmente eludibile, esigedai Vescovi di vivere in comu-nione con i propri fedeli, col-laborando in tutti i settori del-la vita ecclesiale.Al Vescovo è domandato di

investire i Consigli Diocesanidi tutte le responsabilità e com-petenze necessarie per prepa-

cerdotale e regale di Cristo,me-diatore tra Dio e gli uomini.La traduzione piú corretta del

concetto di rappresentanza èperciò in sede ecclesiale quel-lo di testimonianza. Solo la te-stimonianza delVescovo inme-rito alla sua Diocesi ha valorevincolante ultimo, cioè giuri-dico, con valore appunto di vo-to “deliberativo”, in seno alCollegio Episcopale.Ne consegue perciò: da una

parte che il rapporto tra le per-sone dentro la comunione nonè riducibile a nessuna catego-ria giuridica civile - infatti, lanatura del diritto canonico èsolo analogica a quella del di-

ATTIVITA’PARTE PRIMA - TEMI GENERALI

DEMOCRAZIAE CHIESA

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UCID Letter • 3/2009

rare e costruire il giudizio co-mune indispensabile per gui-dare con un criterio cristiano diservizio la vita della Diocesi.Cosí egli attua la propria dia-conia, che risulta la prima, e havalore di segno, in quanto vie-ne daColui che è il fondamentodell’unità del Popolo di Dio eil primo responsabile della vi-ta della comunione.In conclusione vorrei offrir-

vi un bel pensiero di San Gio-vanni Damascèno, dottore del-la tradizione ecclesiastica, spe-cialmente orientale.Egli ci invita a essere prota-

gonisti nella costruzione dellaChiesa con ardente impegno efedeltà: «Tu puoi, o nobile ver-tice di perfetta purità, o mobi-lissima assemblea della Chie-sa, che attendi aiuto da Dio [eda tutti i tuoi membri], tu in cuiabita Dio, accogli da noi la dot-trina della fede immune da er-rore, e la dedizione delle ope-re, con esse si rafforzi la Chie-sa, come ci fu trasmesso daiPadri»(18).

(*)DiscorsodelCard.TarcisioBer-tone, Segretario di Stato, al Forumpermanente UCID. Incontro del 28ottobre 2009.

1) Cfr. GS 29.2) Cfr. GS 73.3) Cfr LG 8.4) Cfr. CIC, can. 2045) Cfr. ClC, can. 2086) Cfr. CIC, can. 129 § 2.7) Cfr. LG 22 e 23.8) Cfr. GS 24.9) Cfr. can. 356§1 CIC 1917.10) La Chiesa dispone di una ri-

serva enorme di persone e di ener-gie: non si devono tenere queste ri-sorse sospese solo perché a voltedifficilmente omologabili tra di lo-ro. Come dimenticare quando af-ferma laLGaln. 9, che cioè laChie-sa è«popolodiDio in cammino, cheha per capo Cristo, per condizionela dignità e lalibertà dei figli diDio,nel cuore dei quali dimora lo Spiri-to Santo, che ha per legge il nuovoprecetto di amare come lo stessoCristo di ha amati, che ha per fineilRegnodiDioqui iniziato e chede-ve essere dilatato all’umanità e chesarà portato a compimento da Cri-sto quando ritornerà»? Realizzaresempre piú questa Chiesa adom-brata dalla Lumen gentium diventaper tutti un imperativo, anche se fa-ticoso.11) LG 12b.12) LG 27c.13) Innomediuna ripartizionedel-le competenze però, nessuno puòessere escluso da una corresponsa-bilità effettiva e globale nella pre-parazione del giudizio di comunio-ne dal quale deve nascere genetica-mente l’intervento decisivo del-l’Autorità. Il problema del potereall’internodel Popolo diDio perciònon può essere, in ultima analisi,che quello della natura del rappor-to a livello operativo-decisionale traiVescovi e gli altri cristiani e di con-seguenza quello della modalità dipartecipazione del clero e dei laicialla responsabilità che ultimamen-te spetta ai successori degli Apo-stoli, dell’annuncio cristiano nelmondo.14) Cfr. cann. 204 § 1, 208 e 224del ClC.15) Realizzandounmodonuovodivivere i rapporti umani, affettivi,culturale, economici, sociali e poli-

tici, il fedele laico costruisce unanuova realtà di mondo senza corre-re il rischio di cadere in una situa-zionedidualismo.Comeinfatti il cri-stiano è chiamato a rispettare la lo-gica interna della Parola e del Sa-cramento, cosí deve rispettare il va-lore e la logica interna delle realtàterrestri in obbedienza alloro statu-to proprio.16) Discorso allaPlenaria delPon-tificio Consiglio per i Laici, 15 no-vembre 2008.17) Una simile concezione esclu-de la possibilità di cercare nello sti-le parlamentare, sempre di più de-terminato dai partiti politici e per-ciò dalla lotta per il potere tra le for-ze della destra e della sinistra, la so-luzione dei bisogni della comunitàcristiana. La formazione anche nel-laChiesa di fronti tendenti alla con-servazione o al progresso, è un attopraticamente inevitabile a causa delnostro limite umano. Questi frontisono sempre stati i limiti di tutti iConcili. Il fenomeno va accettatosenza sottovalutarne l’aspetto posi-tivo, cioè la possibilità che attra-verso una pluralità di accenti si per-venga alla lettura più completa del-la complessitàdei problemi,masen-za assolutizzare questa dialettica fi-noadefinirlanecessaria al progressonellaChiesa, perchéquestononpuòessere previsto e programmato, eperciò neppure schematizzato, se-condo categorie che sono troppo ri-strette e inadeguate a cogliere unarealtà che nel suo farsi è mistero.18) Cfr. San Giovanni Damasce-no, Dichiarazione di fede, Cap.I;PG 95, 419.

PARTE PRIMA - TEMI GENERALI

ATTIVITA’ DEMOCRAZIAE CHIESA

Il modello della Responsabilità sociale dell’impresa (RSI) connessoalle “buone pratiche imprenditoriali” costituisce un caposaldo dell’atti-vità dell’UCID, che si occupa di individuare le imprese eticamente re-sponsabili e di porle a confronto con le altre. Qual è il punto di forzadelle suddette aziende che consente loro di competere con quelle chenon utilizzano il modello della RSI? Esse si basano sulla percezione del-la reputazione da parte del mercato che, traducendosi in una fidelizza-zione del singolo consumatore, comporta un aumento della domandanel lungo periodo e conseguentemente la creazione di valore aggiunto.

The model of corporate social responsibility (CSR) related to “goodentrepreneurial practices” is a cornerstone of UCID’s activity, whichconcerns the identification of ethically responsible firms and put themin confrontation with each other. What is the strength of these compa-nies that allows them to compete with those that do not use the modelof CSR? They are based on the perception of reputation from themarket that, resulting in retention of the individual consumer, involvesan increase in demand in the long term and consequently the creationof added value.

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UCID Letter • 3/2009

RSI E IMPRESE:MAGGIORE

CREDIBILITÀ

Il modello dellaResponsabilità socialedell’impresa (RSI)connessoalle “buone praticheimprenditoriali”costituisce un capo-saldo dell’attivitàdell’UCID

con tema generale sulle tre en-cicliche sociali del PapaWojty-la (Laborem Exercens, 1981,Sollicitudo Rei Socialis, 1987,Centesimus Annus, 1991) e laseconda a Latina su federali-smo, solidarietà e sussidiarietà.Nella prima e nella seconda

giornata sono stati premiaticomplessivamente dodici im-prenditori che con la loro atti-vità hanno testimoniato la lorofede nell’impresa come comu-nità di persone in cui l’autoritàviene esercitata non come po-tere ma come servizio per lacostruzione del bene comune.Il secondo piano è di tipo

molto piú analitico per un con-fronto, sulla base di una seriedi indicatori quantitativi e qua-litativi, tra le imprese etica-mente responsabili e le altre.Lo scopo è la valutazione

economica nel lungo periododelle imprese eticamente re-sponsabili, con l’impiego dimetodologie statistiche appro-priate.In questa sede sono stati ela-

borati anche nuovi indici di bi-lancio che superano la limita-tezza di quelli tradizionali.Si tratta, ad esempio, del va-

lore aggiunto, indicatore in-sufficiente a catturare tutta laricchezza creata dall’impresaeticamente responsabile nel lun-go periodo che abbiamo sosti-tuito sostituito con il valoreeconomico e sociale guada-gnato (VESG) che coglie i piúlarghi effetti economici e socialidell’impresa eticamente re-sponsabile nel lungo periodo.È il caso, ad esempio, degli

investimenti nella sicurezza e

PARTE PRIMA

TEMI GENERALI

di Giovanni ScanagattaSegretario Generale UCID

L’impegno dell’UCIDnelcampo delle “buone pra-tiche”, alla luce della re-

sponsabilità imprenditoriale peril bene comune, si svolge sudue piani.Il primo piano si concretiz-

za attraverso la realizzazionesul territorio delle giornate iti-neranti Wojtyla, con l’indivi-duazione di imprese eticamen-te responsabili, appartenenti enon alla nostra associazione,sulla base di un’analisi di tipogenerale che fa riferimento al-la responsabilità praticata neiconfronti degli stakeholders in-terni ed esterni: dipendenti, co-munità locali, istituzioni loca-li, clienti, azionisti.Finora abbiamo realizzato

due giornate itineranti dedica-te a Giovanni Paolo II, grandeMaestro diDottrina Sociale del-la Chiesa: la prima a Penne, inAbruzzo, nel maggio del 2008

BUONE PRATICHEIMPRENDITORIALI

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UCID Letter • 3/2009

La teoria della RSI,in linea con le critichedi Stiglitz, afferma che

la responsabilitàriguarda non solamentegli azionisti (massimiz-

zazione dei profitti)ma gli stakeholdersinterni ed esterniall’azienda, cioèi diversi portatori

di interessi.Si tratta dei dipendenti,delle comunità locali,delle istituzioni locali,dei clienti, dei fornitori

nella qualità sul posto di lavo-ro e di quelli per la salvaguar-dia dell’ambiente. Essi hannoeffetti non solo sulla produtti-vità del lavoro aziendale, maanche sulla spesa sanitaria equella per gli infortuni.Questo secondo piano di ana-

lisi è riservato alle giornate Si-ri e al Centro dedicato al gran-deArcivescovo di Genova, perpiú di quanrant’anni consulen-te ecclesiastico nazionale del-la nostra associazione nata nel1947. Nel Centro Siri si effet-tuano analisi micro emacro perun confronto tra le imprese eti-camente responsabili e le altreimprese.Si elaborano cosí bilanci eti-

co-sociali riclassificati secon-do le nostre definizioni e ana-lisi discriminanti multivariateper cogliere i set di variabiliqualitative e quantitative chedifferenziano, a certi livelli diprobabilità, le imprese etica-mente responsabili dalle altre.I risultati di tutte queste anali-si vengono pubblicati ogni treanni nel Rapporto UCID sullacoscienza imprenditoriale nel-la costruzione del bene comu-ne. Il primo Rapporto è statopubblicato nel 2007 e il secon-do verrà presentato nel 2010edito dalla Libreria EditriceVa-ticana nella collana “Impren-ditori cristiani per il bene co-mune”.

GLI OBIETTIVI DELL’IMPRESANELLA TEORIA ECONOMICA

E LE IMPRESE ETICAMENTE

RESPONSABILI

La teoria dell’impresa di ti-po marginalistico ci dice che il

suo obiettivo è rappresentatodallamassimizzazione del pro-fitto. È quanto sostiene MiltonFriedman quando afferma chel’unico obiettivo dell’impresadeve essere la massimizzazio-ne del valore per gli azionisti.Qualsiasi altra teoria appare

per Friedman eversiva.Si tratta di una posizione

estrema che implica l’assun-zione del raggiungimento delbenessere sociale, cioè di tutti,quando l’impresa raggiunge lamassima efficienza economi-ca espressa dalla massimizza-zione del profitto.Stigliz contesta questa visio-

ne di Friedman e sostiene che«In alcune circostanze, si veri-ficano condizioni estreme incui il comportamento delleaziende volto amassimizzare ilvalore (gli utili) porta all’effi-cienza economica, ed è esatta-mente su questi modelli estre-mi che si concentra l’attenzio-ne di molta letteratura econo-mica.Ma fintanto che non vi sa-ranno informazioni precise oun insieme unitario di merca-ti, massimizzare i vantaggi pergli azionisti non porterà né ef-ficienza economica né benes-sere generale»(1).Stglitz mette pertanto cor-

rettamente a confronto il prin-cipio di ottimizzazione e di ef-ficienza economica, che deveessere presente nel comporta-mento umano e degli operato-ri che formano il sistema eco-nomico, con quello di benesseregenerale che si fonda sul valo-re etico della giustizia.La teoria della Responsabi-

lità Sociale dell’Impresa, in li-

nea con le critiche di Stiglitz,afferma che la responsabilitàriguarda non solamente gli azio-nisti (massimizzazione dei pro-fitti) ma gli stakeholders inter-ni ed esterni all’azienda, cioè idiversi portatori di interessi.Si tratta dei dipendenti, del-

le comunità locali, delle istitu-zioni locali, dei clienti, dei for-nitori. Essa costituisce una vi-sione che si ritiene piú adatta ainterpretare la realtà, alla lucedi due grandi fenomeni: l’ac-celerazione del progresso scien-tifico e tecnico e la globalizza-zione. Il primo fenomeno rivo-luziona i modelli organizzativiaziendali, passando da forme

PARTE PRIMA - TEMI GENERALI

ATTIVITA’ BUONE PRATICHEIMPRENDITORIALI

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UCID Letter • 3/2009

ca e ambientale.Per quanto riguarda l’Italia,

si sono tentati confronti tra cam-pioni di imprese manifatturie-re con alti investimenti in tec-nologie dell’informazione e del-la comunicazione, provvistedella certificazione etica ed am-bientale, e campioni di impre-se con bassi investimenti in tec-nologie dell’informazione e del-la comunicazione, sprovvistedi tali certificazioni.L’UCID ha presentato i ri-

sultati di un’analisi discrimi-nante di tipo logit tra due cam-pioni dicotomici di imprese nelsuo primo Rapporto del 2007sulla coscienza imprenditoria-le nella costruzione del benecomune.I due gruppi di imprese ap-

paiono significativamente di-versi per una serie di variabiliquantitative e qualitative. Ilprimo gruppo apparemaggior-mente dinamico sul piano deimodelli organizzativi conmag-giori acquisizioni, maggiorispese in ricerca e sviluppo, in-cidenza maggiore dei laureatisui dipendenti complessivi,maggiore attenzione alla qua-lità dei prodotti e dei processiproduttivi, maggiore presenzasui mercati esteri. Appaionoambigui i segni delle variabiliriguardanti la redditività, maquesto dipende dalle diversefasi del ciclo economico e dal-l’intensità dei processi di ac-cumulazione materiale e im-materiale del primo gruppo diimprese rispetto al secondo(2). Irisultati sono compatibili conl’ipotesi di migliori perfor-mance nel lungo periodo del

campione di imprese che inve-ste di piú nelle tecnologie del-l’informazione e della comu-nicazione e sono provviste del-la certificazione etica e am-bientale rispetto al campionedicotomico.Il coinvolgimento di tutti gli

stakeholders nella vita del-l’impresa dovrebbe consentirenel lungo periodo una piú ele-vata creazione di valore ag-giunto, grazie al patrimonio direputazione che viene percepi-to dal mercato opportunamen-te informato e di conseguenzaalla maggiore domanda.Questi effetti dovrebbero au-

mentare enormemente ed este-samente quando sarà possibilefidelizzare singolarmente ilconsumatore, grazie alle enor-mi possibilità offerte dalle tec-nologie dell’informazione e del-la comunicazione . Le buonepratiche devono naturalmenteriguardare non solo le impresemanifatturiere, ma tutte le im-prese, comprese le banche di cuipoco si parla nel nostro Paese.Qui solo alcune brevi rifles-

sioni sulle banche:a) il mito delle concentra-

zioni e delle fusioni si è rive-lato in parte fallace perché èdubbio il perseguimento di eco-nomie di scala e di scopo nelsettore bancario; la prossimitàcon il territorio è fondamenta-le per la valutazione del meri-to del credito in un sistemamol-to diffuso di piccole emedie im-prese come quello italiano; leprocedure standardizzate di Ba-silea 2 male si adattano al no-stro sistema fondato sulle pic-cole e medie imprese perché

prevalentemente gerarchiche aforme sempre piú di mercato,in cui conta molto di piú la re-sponsabilità e sempre meno lamansione, con un legame cre-scente delle remunerazioni alraggiungimento degli obietti-vi. La globalizzazione allargail numero e la varietà dei sog-getti con cui si relaziona l’im-presa e diventa quindi semprepiú importante la responsabilitàe la reputazione. Proprio di que-sta nuova natura dell’impresaparla l’enciclica sociale di Be-nedetto XVI, “Caritas in Veri-tate”. Il problema che nascedall’approccio della responsa-bilità sociale dell’impresa, equindi delle buone pratiche im-prenditoriali, riguarda il suo va-lore economico nel lungo pe-riodo.Essere socialmente respon-

sabili come impresa, paga onon paga nel lungo periodo?Dobbiamo allora confrontarele performance nel lungo pe-riodo delle imprese socialmenteresponsabili rispetto alle altre.I lavori in questo campo so-

no ormai abbondanti, soprat-tutto con riferimento all’espe-rienza americana. Sono infat-ti disponibili verifiche econo-metriche riguardanti le perfor-mance di imprese americanequotate in borsa provviste del-la certificazione etica e am-bientale confrontate rispetto adaltre imprese quotate che nesono sprovviste. Le evidenzesono ancora incerte anche segli indicatori di performancesembrano favorire le impreseprovviste di certificazione eti-

ATTIVITA’PARTE PRIMA - TEMI GENERALI

BUONE PRATICHEIMPRENDITORIALI

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UCID Letter • 3/2009

contando molto la conoscenzae le relazioni personali con gliimprenditori i modelli econo-metrici non hanno antenne suf-ficienti per distinguere le im-prese buone da quelle cattive;sonomolto piú adatte al nostrosistema le piccole emedie ban-che che conoscono bene le pic-cole e medie imprese che ope-rano sul territorio, come nel ca-so delle banche di credito coo-perativo;b dobbiamo ritornare a

una sana specializzazione tem-porale e funzionale nel settoredel credito bancario per soste-nere il processo di accumula-zione e sviluppo delle imprese,soprattutto di piccole e mediedimensioni; il modello dellaspecializzazione del credito èstato fondamentale nel sostegnodel miracolo economico italia-no degli anni Cinquanta e Ses-santa;c) il provvedimento anti-

crisi del novembre 2008, con-vertito nella legge 2 del 2009,non sta funzionando per quan-to riguarda le banche, nono-stante le buone intenzioni de-gli osservatori presso le pre-fetture, dei codici etici, delleobbligazioni bancarie sotto-scrivibili dal Tesoro; il nuovocredito alle piccole emedie im-prese è in gran parte bloccatoe i tassi di interesse fissi sui fi-nanziamenti incorporanospread la cui dimensione ci in-dica che il nodo bancario nonè ancora sciolto.

CONCLUSIONI

Nelle presenti riflessioni ab-biamo visto che l’esercizio del-

la responsabilità dell’impresa,cioè le “buone pratiche”, neiconfronti degli stakeholders in-terni ed esterni può consentirela maggiore creazione di valo-re aggiunto da distribuire nonsolo agli azionisti ma anche aidipendenti, alle comunità lo-cali, alle istituzioni locali, aiclienti e ai fornitori.Si tratta di una specie di le-

va paragonabile a quella pre-sente nel teorema diModiglia-ni-Miller sull’influenza dellastruttura del capitale sul valo-re economico dell’impresa.L’approccio della responsa-

bilità sociale dell’impresa ap-pare piú adatto in relazione al-lemodificazioni innescate nel-la natura e nei modelli orga-nizzativi dell’impresa dall’ac-celerazione del progresso scien-tifico e tecnico che stiamo vi-vendo e dalla globalizzazione(cfr. su questo punto l’encicli-ca “Caritas in Veritate”).Le relazioni tra imprese di-

ventano sempre piú importan-ti nel determinare la dimensio-ne ottimale produttiva, confe-rendo efficienza ai sistemi diimprese di piccole dimensionigrazie alle enormi potenzialitàdelle tecnologie dell’informa-zione e della comunicazione.Si parla di capitalismo delle

reti che esalta l’approccio del-la responsabilità sociale del-l’impresa per l’accresciuta im-portanza dei rapporti esterni ri-spetto a quelli interni azienda-li, nello scenario dell’econo-mia globale e della crescenteconcorrenza.Queste tendenze accrescono

enormemente le potenzialità

del nostro sistema produttivobasato sulle piccole e medieimprese e sulle imprese arti-giane. Un aspetto fondamen-tale della responsabilità socia-le dell’impresa e delle “buonepratiche” è quello della repu-tazione che deve essere perce-pita dai consumatori e dagli uti-lizzatori dei beni e dei serviziofferti dall’azienda.La percezione della reputa-

zione da parte del mercato, chesi traduce nel lungo periodo inmaggiore domanda e in mag-giore sviluppo dell’impresa equindi in superiore creazione divalore aggiunto, dipende dalmodello comunicazionale chedevemirare alla fidelizzazionedel singolo consumatore e uti-lizzatore, grazie alle enormi po-tenzialità offerte dalle tecnolo-gie dell’informazione e dellacomunicazione.

Intervento tenutosi a Pacognano(NA) in occasione della SettimanaTeologica (27-31luglio 2009) pro-mossa dal M.E.I.C. (MovimentoEcclesiale di Impegno Culturale).

1) J. E. Stiglitz, La globalizza-zione che funziona, Gli struzzi Ei-naudi, 2006, p. XVII.2) G. Scanagatta, Progresso tec-nico e sviluppo economico: il ruo-lo delle tecnologie dell’informazio-needellacomunicazione, il caso ita-liano, Linf@Educational, febbraio2004.3) Si rinvia, aquesto riguardo,aglistimolanti lavori di Hal R. Variansull’economia dell’informazione esui motori di ricerca di internet.

PARTE PRIMA - TEMI GENERALI

ATTIVITA’ BUONE PRATICHEIMPRENDITORIALI

Per la prima volta un’associazione di imprenditori e dirigenti, l’U-CID Gruppo Regionale Lombardo, propone una definizione di bene co-mune, realizzata sulla base della propria esperienza sul campo e con-dotta alla luce della Dottrina Sociale della Chiesa Cattolica. Dall’orga-nizzazione di diverse tavole rotonde sono stati elaborati undici punti dirilievo, da tener presenti al fine di superare la contrapposizione tra im-presa e solidarietà attualmente presente nel linguaggio economico, on-de coniugare la creazione del profitto con il perseguimento del bene co-mune.

For the first time an association of entrepreneurs and mana-gers, the UCID Lombardo Regional Group, proposes a definition ofcommon good, made on the basis of its concrete experience and con-duct, according to the Catholic Church’s Social Doctrine. Through theorganization of several round tables, were drawn up eleven importantpoints which should be considered, in order to overcome the opposi-tion, present in the current economic language, between enterprise andsolidarity, to combine the creation of profit with the pursuit of the com-mon good.

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CONIUGAREIMPRESA,PROFITTO

E SOLIDARIETÀ

In 11 punti l’UCIDdel GruppoRegionale Lombardoproponealcune regoleper il bene comune

nell’àmbito del mondo cattoli-co. Queste riflessioni sono sta-te presentate nel corso del Con-vegno tenutosi a Bergamo il 23Maggio 2009 e sono raccolte inquesti undici punti:1) Secondo il pensiero piú

volte espresso dalla DottrinaSociale della Chiesa Cattolica,il “bene comune” costituisceun preciso criterio guida di ca-rattere generale. In base a que-sto pensiero, infatti, il profitto(e, quindi, l’attività economicain senso lato) sarà giusto, soloquando e solo se, l’attività eco-nomica abbia incrementato ilbene comune. Questo primoprincipio andrà tenuto presen-te, in ogni ulteriore valutazio-ne per la sua modernità e at-tualità.2) Ricevuto, cosí, con il

concetto di bene comune, uncriterio guida di carattere ge-nerale, si evidenzia subito lanecessità di offrirne una defi-nizione sintetica, proprio perpoter diffondere e condividereil messaggio, con semplicità.3) Ora, tentando una pos-

sibile sintesi, occorre dire co-me nel concetto bene comunedebbano rientrare anzitutto tut-te le entitàmateriali necessariealla vita dell’uomo, come il so-le, la terra, gli animali, la flo-ra, senza dimenticare anche leentità elaborate dal diritto e dal-l’economia, come le proprietà,le comunità internazionali, na-zionali, le istituzioni, le borsevalori e le imprese. Ma, so-prattutto, occorre dire come perbene comune, si debbano in-tendere tutti i benefici imma-teriali che danno all’uomo un

PARTE PRIMA

TEMI GENERALI

di Amedeo NigraSegretario Sezione UCID diMilano

Il lavoro, parte dal 2005quando fu costituita laCom-missione Cultura. Questa

infatti, attraverso numerose riu-nioni, seguite da alcune confe-renze e tavole rotonde, tenute-si nelle varie sedi regionali, conl’intervento di importanti e no-ti imprenditori e studiosi, si èdomandata se e con quali re-gole, sia possibile superare lanetta contrapposizione tra im-presa e solidarietà.In quest’àmbito, in collabo-

razione con altrettante SezioniLombarde, si sono organizza-te cinque tavole rotonde pre-cedute e seguite da numerosiriunioni presso la sede di Mi-lano.Cosí, dopo piú di due anni di

lavoro, la Commissione haavanzato alcune brevi rifles-sioni, con lo scopo di introdurreun possibile dibattito all’inter-no dell’UCID e, in prospettiva,

IMPRESAE BENE COMUNE

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appagamento spirituale, comei sentimenti, l’ingegno, la fa-miglia, l’amicizia, la pace, lacooperazione.4) Chiarito quanto prece-

de, bisogna subito dire comel’uomo sia il cuore pulsante eil “centro”, del bene comune.In pratica, comeNostro Signoreè il motore del Creato, in cui hainstillato imeccanismi della vi-ta, cosí l’uomo, fatto a imma-gine e somiglianza di Dio, haun ruolo centrale e primario,nella organizzazione e nella va-lorizzazione del bene comune,in quanto soggetto promotoree contemporaneo oggetto de-stinatario, del bene stesso.5) L’uomo ha appunto il

compito di realizzare il benecomune e, per far questo, do-vrà adottare le azioni utili a pro-durre la cooperazione, la pace,la migliore economia, l’orga-nizzazione sociale, con lo sco-po di rendere vantaggiose pertutti, le proprietà, gli enti pub-blici, le imprese e ilmondo eco-nomico in generale.6) Nel loro lavoro, gli ope-

ratori dovranno ispirarsi all’o-pera del Creatore che ha im-presso nella natura, le “spe-ranze”, le aspirazioni e i mec-canismi, con cui i singoli benivivono, si rinnovano e si com-binano tra di loro. Il bene co-mune realizza sé stesso, ap-punto, quando le speranze e leaspirazioni individuali, im-presse dal creare in ciascunaindividualità, si soddisfano re-ciprocamente, cooperando e in-teragendo.7) Per orientare il bene co-

mune, bisognerà utilizzare co-

me leva, le leggi, i provvedi-menti e le azioni, che siano ingrado di raccogliere e di com-prendere le speranze dell’uomo,ossia quei mezzi che siano ingrado di rendere sempre menoardue e sempre piú facili le at-tività che realizzano il bene co-mune, utilizzando, appunto co-me leva, l’incentivazione e lacomprensione antropologicadelle aspettative dell’uomo.8) Storicamente l’impresa

è la piú grande produttrice di be-ni e servizi utili alla colletti-vità, come i medicinali, gli ali-menti, i trasporti, gli ospedali,nella cui produzione ha svi-luppato i piú avanzatimetodi or-ganizzativi, ragion per cui oc-correrà tenere presente questofenomeno e queste capacità del-l’impresa, nelle proprie valu-tazioni, sui metodi da utilizza-re.9) L’impresa non è di per

sé contrapposta alla solidarietàproprio perché, oltre a detene-re tanti primati, risulta essere laeffettiva creatrice dei beni uti-li alla solidarietà: proprio perquesto, valorizzare prioritaria-mente le imprese che sonoorientate a realizzare il benecomune e a creare beni e ser-vizi di sostentamento dell’uo-mo, significherà ottenere ungiovamento diffuso a favoredell’intera collettività.10) Non tutto il bene co-

mune dipende dagli imprendi-tori e questo va detto proprioperché, a proposito della soli-darietà, si rivolgono le proprieesortazioni, quasi sempre e so-lo all’impresa, mentre al con-trario, tutti gli operatori in ge-

nere saranno chiamati a colla-borare e a lavorare per la rea-lizzazione del bene comune,sopratutto per favorire il mi-glior risultato generale possi-bile.11) Per contribuire a loro

volta alla migliore realizzazio-ne del bene comune, anche loStato e le istituzioni pubbliche,nel rispetto e nella valorizza-zione del criterio della sussi-diarietà, dovranno compiere leinnovazioni necessarie, attuan-do quelle metodologie che lagran parte delle imprese hannoormai collaudato da anni.

1) 23.7.2009: Impresa e bene co-mune: l’UCID propone le regole(doc. ut. 7–cart.UCID–FuturoDe-calogo – Luglio 2009). Le tavolerotonde si sono svolte come segue:• Impresa: tutela del Bene Co-mune: testimonianze, esperienze eidee di imprenditori e dirigenti - 18Novembre 2006 a Como;• Impresa: ruolo dei Professio-nisti eBeneComune: il compito deiprofessionisti per lo sviluppo -12Maggio 2007 a Piacenza;• Impresa: ruolo dellaFamigliaeBeneComune: riflessioni sul ruo-lo della famiglia, nella società enella economia - 17 Novembre2007 a Gazzada (VA);• Impresa: ruolo del Non-Profite Bene Comune: testimonianze eidee sul terzo settore – 22 Maggio2008 a Milano;• Impresa e bene comune: l’U-CID propone le regole – 23 Mag-gio 2009 a Bergamo.

PARTE PRIMA - TEMI GENERALI

ATTIVITA’ IMPRESAE BENE COMUNE

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UCID Letter • 3/2009

DIFESA

DEL RISPARMIO E

GLOBALIZZAZIONE

DEI MERCATI

FINANZIARI

Occorre promuovereun’etica nuovadella trasparenza, incui la responsabilitàdivenga l’arma inmano all’impresaper avere successo

poste a tensioni laceranti, indi-cano che è indifferibile unaprofonda riflessione sui temicruciali del ruolo del risparmioe della funzione del credito.Una riflessione che guardi

alla concretezza della realtà piúche ai dogmi delle teorie eco-nomiche, per ritrovare i valorifondanti e irrinunciabili di ogniconvivenza civile.È ormai sotto gli occhi di tut-

ti come, nell’attuale fase del-l’economia, la redistribuzionedella ricchezza, della produ-zione e degli investimenti ab-bia provocato delle modificheepocali ai sistemi economicimondiali, creando, al tempostesso, problemi di natura re-gionale, nazionale e globale.Se guardiamo in particolare

alla finanza internazionale, quii tempi del cambiamento e del-l’innovazione sono stati enor-memente ridotti e con la velo-cità e anche aumentato il gra-do di omogeneizzazione deglistrumenti, deimercati e degli in-termediari.Per certi versi, il settore fi-

nanziario rappresenta l’emble-ma della globalizzazione.È indubbio che si tratti di un

sistema che ha procurato gran-di vantaggi ma che non è im-mune da conseguenze negati-ve, come ha ricordato ancheBenedetto XVI, in una sua re-cente omelia; è un sistema sucui occorre intervenire per mi-gliorarne i meccanismi e pergovernarne gli effetti.Le conseguenze di quanto sta

accadendo sono enormi.Le transazioni giornaliere sui

mercati dei cambi sono ormai

PARTE SECONDA

APPROFONDIMENTI

di Riccardo PedrizziPast PresidentSezione UCID di Latina

RISPARMIOE GLOBALIZZAZIONE

Unarticolo fondamenta-le della nostra Costitu-zione stabilisce che «la

Repubblica incoraggia e tute-la il risparmio in tutte le sueforme: disciplina, coordina econtrolla “esercizio del credi-to”»(art 47, Cost.).Si tratta di un principio che

è stato, purtroppo, spesso di-satteso ma che oggi, piú chemai, manifesta lo sua validitàe la sua attualità.Il nesso inscindibile tra tute-

la del risparmio, disciplina delcredito e sviluppo economicotanto piú va ribadito ora che lamondializzazione della finan-za speculativa, determinando idanni che sono sotto gli occhidí tutti, ha svincolato il rispar-mio da ogni nesso con il terri-torio e col Paese in cui esso siforma.Ora una serie di segnali, che

provengono dall’economia rea-le e dalla società civile, sotto-

Occorre recuperare e valorizzare l’inscindibile legame tra la tuteladel risparmio e lo sviluppo economico connesso all’utilizzo del credito.Il mercato finanziario, definito da Pedrizzi come emblema della globa-lizzazione, presenta lati positivi ma non è immune da vizi. In particolareuna ingente massa di denaro viene utilizzata a fini speculativi. In talecontesto di crisi economica e valoriale riaffermare il valore della virtúmorale del risparmio, tutelato dalla nostra Carta Costituzione, significacontribuire allo sviluppo economico e al benessere della comunità.

We need to recover and enhance the inseparable link between theprotection of savings and economic development, associated with theuse of credit. The financial market, defined by Pedrizzi, as an emblemof globalization, has good points, but is not free from defects. In parti-cular, a huge mass of money is being used for speculative purposes. Inthis context of economic and values crisis, reaffirming the value of themoral virtue of savings, protected by our Constitution, contribute to theeconomic development and the community’s welfare.

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UCID Letter • 3/2009

In questo unico mercatofinanziario globale,

il cui funzionamento hamesso in moto colossali

flussi finanziari,è mancato una àncoradi riferimento, in unarealtà in cui operanoinvestitori istituzionali

e internazionali,speculatori,

multinazionali, in gradodi spostare in temporeale quantità tali

di risorse da provocaresconvolgimenti enormi

pari al totale delle riserve va-lutarie delle banche centrali; letransazioni di origine finanzia-ria sono di gran lunga superio-ri alle quelle di natura com-merciale.Accade anche che le voci, gli

umori degli operatori si tra-smettano istantaneamente trale Borse di tutto il mondo, cau-sando fughe di capitali, crisivalutarie, fallimenti a catena dibanche e imprese, insolvenze,arresti improvvisi della produ-zione, prolungate fasi di sta-gnazione.Basti pensare che, solo a par-

tire dagli anni Novanta, nei co-siddetti Paesi emergenti abbia-mo contato oltre venti episodidi crisi di debito sovrano.Argentina nel 1989;Uruguay

e Venezuela nel 1990; Algeriae Tunisia nel 1991; Jugoslaviae Nigeria nel 1992; Sud Afri-ca e Cile nel 1993; Messico,Venezuela e Argentina nel1995; Thailandia e Corea nel1997;Corea, Indonesia, Russia,Pakistan, Brasile e Ucraina nel1998; Ecuador e Pakistan nel1999; Turchia, Bolivia e Costad’Avorio nel 2000; Argentinae Brasile nel 2001; Indonesia,Moldavia e Nigeria nel 2002;Paraguay nel 2003.In questo unico mercato fi-

nanziario globale, il cui fun-zionamento ha messo in motocolossali flussi finanziari, èmancato una qualunque ànco-ra di riferimento, in una realtàin cui operano investitori isti-tuzionali e internazionali, spe-culatori,multinazionali, che so-no in grado di spostare in tem-po reale quantità tali di risorse

da provocare sconvolgimentienormi.La crescita dell’integrazione

finanziaria è stata dunque im-ponente.A fronte di un PIL mondia-

le di circa 60.000 miliardi didollari (secondo il FMI nel2000 il PIL era di 35.960 mlddi $ con 6.028 milioni di abi-tanti) il solo mercato dei pro-dotti “derivati” è valutabile -secondo il FMI - in oltre circa600.000 miliardi di dollari pa-ri a circa 10 volte il PIL mon-diale: si tratta di un dato: pe-raltro, che non è solo enormema anche in costante crescita(era pari a 169.700 miliardi didollari nel giugno 2003 e a127.500 miliardi di dollari nelgiugno 2002, con poche banche- Morgan Stanley, DeutscheBank, JP.Morgan e GoldmanSachs- a dominare il mercato).Un altro esempio: secondo il

Fondo Monetario Internazio-nale ammonta a circa 55.000miliardi di dollari il volume to-tale dei corporate bond in cir-colazione, un comparto in con-tinua crescita che rappresentail 94% del PIL mondiale.Altra tendenza ha poi ri-

guardato il ruolo crescente nel-le transazioni finanziarie inter-nazionali assunto dagli opera-tori non-bancari: investitori isti-tuzionali, soprattutto fondi pen-sione, assicurazioni, fondi diinvestimento.Le tecnologie informatiche

e gli strumenti finanziari inno-vativi - quali i derivati (options,futures, ecc.) - hanno consen-tito inoltre di mobilizzare in-genti risorse sui mercati anche

a piccoli operatori altamentespecializzati: si stima, ad esem-pio, che relativamente ai co-siddetti “hedge funds” (veico-li alternativi di gestione del pa-trimoni) il patrimonio com-plessivo da essi gestito sia cre-sciuto a livello globale da 375miliardi a 1.900miliardi di dol-lari negli ultimi dieci anni.Altra tendenza, ancora, è sta-

ta la crescita degli operatori.non-bancari, oggetto di rego-lamentazioni e regimi di vigi-lanza meno stringenti dei tra-dizionali operatori bancari; adesempio gli “hedge funds” so-no abitualmente localizzati incentri off-shore, appunto ca-

PARTE SECONDA - APPROFONDIMENTI

RISPARMIOE GLOBALIZZAZIONE

ATTIVITA’

32

UCID Letter • 3/2009

tilizzare i propri risparmi.Quello che è accaduto nel

mercato statunitense è emble-matico. La deregulation e ildiffondersi degli strumenti fi-nanziari innovativi, molti deiquali oggi definiamo “tossici”,sono stati fattori che hannopompato la crescita del sistemafinanziario americano, che pe-raltro, è il piú grande debitorenetto mondiale, con un deficitdella bilancia pari a circa 700miliardi di dollari l’anno e unostock di debito estero pari a ol-tre 2,5 trilioni di dollari, un de-bito pubblico che ha superatoi 10 trilioni di dollari detenutoper il 44% da banche esterecentrali (cinesi e giapponesi,ecc.).Tuttavia la deregolamenta-

zione, riducendo inevitabil-mente le forme di controllo isti-tuzionale, che presiedevano al-l’equilibrio dei mercati, non èstato estraneo - in un contestocaratterizzato dalla diffusionedi titoli derivati - all’esploderedelle crisi delmercatomobiliaree immobiliaremanifestatesi poi,in forma particolarmente viru-lenta, con lo scoppio della bol-la speculativa.Eppure come si ricorderà, il

caso Enron portò all’attenzio-ne generale gli enormi rischiche un certo assetto inadegua-to dei mercati finanziari pote-va comportare.In seguito, anche in Europa,

scoppiarono analoghi scanda-li - Vivendi in Francia, Aholdin Olanda, BCCI in Gran Bre-tagna e in Italia, Cirio e Par-malat i piú clamorosi - che inmolti casi hanno tratto origine

dalle dinamiche del processodi globalizzazione finanziaria edal fallimento dei sistemi dicontrollo interni e internazio-nali.Le vicende finanziarie che

hanno visto coinvolte istitu-zioni finanziarie e banche og-gi hanno aperto il dibattito sul-l’assetto complessivo del si-stema finanziario: sono infattiproprio le crisi di legalità “nel”e “del” sistema che debbonostimolare il ripensamento del-le regolamentazioni.Quella che stiamo vivendo

ha tutte le caratteristiche di unavera e propria emergenza eco-nomica e finanziaria, soprat-tutto per piccoli risparmiatori efamiglie, ma anche per inve-stitori e imprese.Dobbiamo perciò partire dal-

la riaffermazione del valore edalla virtú morale del rispar-mio che, in quanto frutto del la-voro e della fatica dell’uomo,è degno della massima difesada parte delle istituzioni, comedel resto è previsto nella no-stra Carta costituzionale.Il risparmio, frutto del lavo-

ro e di una autolimitazione neiconsumi, è una virtú e un va-lore sociale, e va quindi tutela-to.Il valoremorale e sociale del

risparmio è conseguenza di unaduplice valenza:a) esso è in primo luogo

una forma di responsabile pre-videnza di cui l’individuo si facarico;b) questo “lavoro del pas-

sato”, mutandosi in credito ecapitale d’investimento e com-binandosi di nuovo con il lavoro

ratterizzati da controlli mini-mi.Si tratta dí un vero e proprio

fiume di denaro che, grazie aiprogressi della telematica, puòspostarsi in un attimo da unpunto a un altro, in un qualun-que mercato del globo.Tuttavia di tale massa di de-

naro solo una parte ormai irri-soria serve a pagare scambi dimerci e servizi. Una parte im-portante è in realtà mossa daspeculazione.In questo quadro le capacità

di difesa delle singole autoritàmonetarie, ferme restando leattuali regole, sono, come è ri-sultato evidente nelle vicendeche stiamo vivendo, purtroppolimitate.Ma un recupero di una qual-

che sovranità monetaria, esigeanzitutto forme di controllo suiflussi di capitali, che operinouna netta distinzione fra i tra-sferimenti di capitali a fini d’in-vestimento o in pagamento dimerci e servizi e di flussi mo-netari a brevissimo termine a fi-ni speculativi.Negli ultimi anni i mercati

finanziari seno stati una delleespressioni piú evidenti dellaglobalizzazione dell'economia.Boom vertiginosi e dramma-

tici crolli si sono associati a so-gni di facili arricchimenti e a piúfrequenti incubi di veder vola-

ATTIVITA’PARTE SECONDA - APPROFONDIMENTI

RISPARMIOE GLOBALIZZAZIONE

Appare evidente che l’umanità sta attraversando una crisiprofonda sotto il profilo economico finanziario ma non solo. Berger, ri-portando le parole del Prof. Ferro, sottolinea come la crisi abbia le sueradici nel concetto di “separatezza” che si concreta nello scindere l’e-conomico dal sociale, il lavoro dalla ricchezza, in un’ottica individuali-stica volta alla sola realizzazione del profitto personale, trascurando leesigenze del bene comune. Da qui l’enciclica di Benedetto XVI prendespunto per suggerire una soluzione alla crisi ricordandoci l’importanzadella fratellanza all’interno della famiglia umana.

It is clear that humanity is facing a profound crisis in the eco-nomic and financial field but not all. Berger, reporting the Prof. Ferro’sspeech, stressed that the crisis has its roots in the concept of “separa-tion” that consists into divide the economic from the social, work fromthe wealth, in an individualistic perspective only directed to the realiza-tion of private gain, neglecting the needs of the common good. Hence,the Pope Benedict XVI’s encyclical takes his cue to suggest a solution tothe crisis, by reminding the importance of brotherhood within the hu-man family.

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UCID Letter • 3/2009

del presente e del futuro, è il fat-tore imprescindibile dell’ulte-riore sviluppo economico e delbenessere della comunità.Purtroppo questa concezione

virtuosa del risparmio è statatroppo spesso travisata e di-storta, cosí come il concetto diinvestimento.Lamondializzazione della fi-

nanza ha sradicato il risparmiodal territorio in cui si è forma-to, lo ha ridotto a semplice“merce” da allocare là dove ilsuo prezzo è piú alto.Cosí come a semplice “mer-

ce” viene ridotto il lavoro, daacquistare là ove il suo prezzoè piú basso.Ogni connessione virtuosa

tra lavoro, risparmio e svilup-po della comunità nazionaleviene infranta e sacrificata sul-l’altare del profitto, e in nomedi unamondializzazione senzaPatria e senzaDio, “funesta edesecrabile”, come la definiva,già oltre settanta anni or sono,l’enciclica “Quadragesimo an-no”.Occorre correggere lo rotta;

noi lo possiamo fare piú age-volmente di altri perché nel no-stro sistema operano già in que-sta ottica le Banche Popolari ele BCC, banche di territorio edi prossimità. Dobbiamo esse-re in grado di promuovere un’e-tica nuova della trasparenza,in cui la responsabilità diven-ga l’arma in mano all’impresaper avere successo sui merca-ti.È un nuovo umanesimo del

lavoro e della produzione chedobbiamo indicare, proporre erealizzare.

LO SVILUPPO

SECONDO

LA “CARITASIN VERITATE”

Essere portatoridi speranzacombattendocupidigiae vuoto di valori

IMPRESAE SVILUPPO

di Alberto BergerPresidenteSezione UCID di Bolzano

Il nostro Presidente AngeloFerro ha voluto trasferirciuna sua interessante anali-

si sui contenuti dell’EnciclicaCaritas in Veritate, cogliendociò che essa vuole dare all’uo-mo dell’impresa.L’umanità è fondamental-

mente in crisi.Le cellule basilari della so-

cietà riflettono questa crisi, ba-sti guardare alle famiglie.La cupidigia è diventata l’i-

dolo della nostra società e l’En-ciclica tenta di riproporre ilprincipio sostanziale che ci fadiventare cristiani: Cristo èamore.L’umanità, nel corso dei se-

coli, ha attraversato svariate cri-si di diverse tipologie (endo-gene, dialettiche) ma con uncomune presupposto: il preva-lere di una delle forze della so-cietà sulle altre, compromet-tendo cosí il delicato e com-

APPROFONDIMENTI

PARTE SECONDA

IMPRESAE SVILUPPO

34

UCID Letter • 3/2009

dei beni. Separatezza come pa-radigma della società, favoritadalla tecnica.L’Enciclica diBenedettoXVI

ci porta a individuare tre gran-di “separatezze”, che condu-cono alla crisi del senso dellecose e quindi dell’umanità in-tera.1) La separatezza dell’e-

conomico dal sociale.Nella separatezza dell’eco-

nomico dal sociale, conta uni-camente l’efficienza di unmer-cato per i piú ricchi, volto uni-camente alla creazione di pro-fitto, svincolato dall’attenzio-ne per la persona umana in ge-nerale e per chi versa in statodi disagio in particolare, ai qua-li deve provvedere “il socia-le”.Ma l’efficienza e l’efficacia

appartengono a tutti e non so-lo all’economia.Qual è allora la considera-

zione per l’Uomo?Assistiamopurtroppo a un’esaltazione del-la tecnica per dare efficienzaai processi produttivi, sotto ilmotto: “la Carità non fa vive-re, solo la produzione fa vive-re”.2) La distinzione tra lavo-

ro e ricchezza.Dovremmo investire per crea-

re nuove risorse produttive, mala finanza ha tolto risorse allacapacità produttiva.La grande illusione è di po-

ter essere ricchi senza lavora-re e ciò ha rappresentato unadelle maggiori cause della cri-si.La separatezza ha creato ed

enfatizzato l’idolo del denaro.I ragazzi cosa pensano del

lavoro. Mettono a frutto i pro-pri talenti?Oggi si preferisce quasi cer-

care la ricchezza giocando inborsa.3) Il Mercato della demo-

crazia.Il mercato deve essere per

definizione quell’istituzioneche premia il lavoro, che per-mette la diffusione della cono-scenza del proprio impegnoproduttivo, che diffondendoquindi il consumo della miaproduzione genera utilità co-mune.Ma il mercato oggi è confu-

so.Se lo sviluppo non fa demo-

crazia, non genera nemmenodistribuzione.L’uomo è “integrale”, come

dice il Papa, e non può esserciquindi separazione nel merca-to fatto dall’uomo.Il Pontefice torna a guarda-

re all’uomo e ci propone delleimportanti riflessioni: c’è in-telligenza ricca di amore e c’èamore ricco di intelligenza, c’èil lavoro, la competenza, la co-noscenza, l’applicazione e latrasparenza,ma a ciò si deve ag-giungere l’AmoreFare, avere, conoscere, per

essere di piú.Dobbiamo essere di piú

“orizzontalmente”, perché sia-momembri della famiglia uma-na.Per “essere di piú” ci si de-

ve dedicare agli altri, con losguardo di fede rivolto a Dio.Per essere “di piú” quindi

dobbiamo tendere ad amare,conoscere e pensare.È altresí importante unire la

plesso equilibrio della societàstessa.Si può parlare di crisi “en-

tropica” laddove si perde il sen-so delle cose.Pensiamo al lavoro, cosí co-

me inteso dalla rivoluzione diSanBenedetto “ora et labora”.Prima il lavoro veniva con-

siderato come “cosa da schia-vi”.La regola benedettina ha in-

vece arricchito la dimensionedel lavoro conferendogli di-gnità e affiancandolo alla Pre-ghiera.Questa rappresenta, ad esem-

pio, una soluzione a una crisientropica.La crisi ha portato l’umanità

alla perdita del senso delle co-se e a una conseguente disgre-gazione.Si è fatta avanti un’econo-

mia della “separatezza”, che haspezzettato il valore unitario

ATTIVITA’PARTE SECONDA - APPROFONDIMENTI

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UCID Letter • 3/2009

sussidiarietà con la solidarietàarricchendo queste due com-ponenti con la fraternità deri-vata dalla nostra comune ap-partenenza alla famiglia uma-na.Per realizzare il bene comu-

ne è necessario che a ogni uo-mo venga lasciata la libertà diesprimere appieno la sua per-sona, nel rispetto e nell’amoreverso il prossimo, mettendo afrutto i talenti donatici da Dio.Come cristiani dobbiamo far-

ci portatori di speranza com-battendo la cupidigia dilagan-te, emersa dall’attuale “vuotodi valori”, che porta a deside-rare e ad accumulare beni se-guendo unicamente la propriaspinta egoistica dimenticandoquello che è il nostro compitoprecipuo: contribuire alla co-struzione del bene comune incui il benessere del singolo nondeve realizzarsi a detrimentodegli altri.In un mondo in cui la globa-

lizzazione ha abbattuto barrie-re e confini rendendoci “piú vi-cini” tutta l’umanità deve ado-perarsi affinché al concetto divicinanza si sostituisca quellodi fratellanza, all’interno delquale l’impresa rappresenti unchiaro esempio di attività vol-ta non alla sola creazione delprofitto individuale, ma bensíinserita in un progetto di pro-duzione e diffusione di un be-nessere generalizzato.

Relazione dell’intervento del Pre-sidenteUCIDnazionaleAngeloFer-ro all’interno della ConferenzaUCID del 28.09.2009.

I “NUMERI”DELLA SCUOLA

NEL MONDO

L’Italia,pur dedicandoun numero moltoalto di orealla formazionedei giovani,producerisultati deludenti

di Gianfranco VanziniPresidenteSezione UCID di Rimini

Nel mese di settembrescorso è stato presen-tato a Parigi il rappor-

to annuale Ocse, organizzazio-ne composta da 30 Paesimem-bri piú 6 partner, la quale met-te a confronto i sistemi forma-tivi dei rispettivi 36 Paesi diappartenenza.La Tecnica della scuola - ri-

vista nota tutti gli insegnanti, oquasi, riporta nel n. 2 del 25settembre 2009 alle pag. 8 e 9alcune tabelle del rapporto cheindicano il numero medio an-nuo di ore di istruzione dei ra-gazzi e lo stipendio annuo deidocenti statali a inizio e finecarriera.L’estensore dell’articolo “Va-

lutazione docenti nel rapportoOcse”, fra le altre considera-zioni, afferma: «… tabelle epercentuali che bocciano perl’ennesima volta il “sistemascuola Italia”…». La scuola ita-liana ne viene fuori malconciaper due ordini di motivi chepossono riassumersi in:

APPROFONDIMENTI

PARTE SECONDA

Il rapporto stilato dall’OCSE, il quale mette a confronto i si-stemi scolastici dei membri di appartenenza, evidenzia come l’Italia, purdedicando un numero molto alto di ore alla formazione dei giovani,produca risultati deludenti rispetto ad altri Paesi con meno ore di scuolae maggiore rendimento. Tale dato rivela una cattiva organizzazione nel-l’ambito del sistema scolastico italiano che necessita di un’urgente eprofonda modifica.

The OCSE report, which compares the education systems ofStates membership, highlights how Italy, while paying a very high num-ber of hours to training young people, will produce disappointing re-sults, compared to other countries with less hours of school and greaterefficiency. This datum reveals a bad organization of the Italian schoolthat requires a urgent and profound change.

MONDO SCUOLA

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UCID Letter • 3/2009

se molte piú ore dei loro colle-ghi stranieri; siamo addiritturaal primo posto fino agli undicianni e anche dopo, la classifi-ca non cambia di molto. Quisorge il primo quesito: se il tem-po impiegato da insegnanti ealunni è cosí alto perché i ri-sultati sono cosí modesti?Un altro dato che emerge dal-

l’indagine è il numeromedio dialunni per classe che, per le ele-mentari italiane è pari a 18,3,molto al di sotto della media,la Germania arriva a 22, i Pae-si asiatici addirittura hanno nu-meri altissimi: 28 - 32 alunni perclasse senza che ciò apparen-temente penalizzi i risultati.In Italia, per ogni insegnan-

te, alle elementari ci sono 10,6ragazzi mentre nei Paesi euro-

pei il dato viaggia intorno ai15-20 alunni per insegnante.In sintesi, in Italia abbiamo:- i ragazzi che trascorronoin classe piú tempo che neglialtri Paesi oggetto dell’indagi-ne;- il numero di ragazzi perclasse fra i piú bassi, (cioè clas-si poco numerose);- un basso numero di ra-gazzi per ogni insegnante (cioèmolti insegnanti per pochi ra-gazzi).Amara conclusione: in Italiac’è un consumo eccessivo, sipuò anche dire spreco di tem-po: troppe ore in classe; e unaltrettanto spreco di risorse,troppi insegnanti rispetto al nu-mero degli allievi. Tutto que-sto perché la scuola è male or-ganizzata.Da ultimo, non però per im-

portanza, risulta anche che gliinsegnanti italiani ricevono laretribuzione piú bassa (cfr Sche-da 2). Ho volutamente esclusoil Lussemburgo che è il Paeseche paga di piú i suoi insegnanticon compensi che vanno da unminimo di 43.814 fino a unmassimo, a fine carriera dellasecondaria di 2° grado, di109.660.Da questa seconda tabella

emerge chiaramente che gli in-segnanti italiani sono “malpa-gati”.E allora occorre cambiare

nettamente la prospettiva an-dando a guardare alla radice, os-sia alla scuola nella sua orga-nizzazione di base per modifi-carla e migliorarla, abbando-nando modelli e prospettive ditipo ideologico.

1) a fronte dell’elevato nu-mero di ore di lezione cui so-no sottoposti, gli studenti ita-liani ottengono risultati mode-sti e deludenti nelle prove Oc-se-Pisa;2) i docenti italiani sono

gli unici che nel corso della lo-ro carriera non sonomai sotto-posti a valutazioni.Entriamo allora nel merito

dei dati che il corposo rappor-to Ocse ha prodotto per com-mentarli poi brevemente.La scheda 1 riporta i valori

relativi alla Finlandia (Paesecon il minor numero di ore diistruzione annue), lamediaOC-SE e i valori relativi all’Italia.Da tali dati possiamo evin-

cere che in Italia i giovani finoai 15 anni trascorrono in clas-

ATTIVITA’PARTE SECONDA - APPROFONDIMENTI

Finlandia

Media OCSE

Numero oreetà 9/11 anni

608

790

990

1° posto tra iPaesi OCSE

693

835

1.023

1° posto tra iPaesi OCSE

Numero oreetà 7/8 anni

Numero oreetà 15 anni

741

926

1.089

2° posto tra iPaesi OCSE

741

966

1.089

4° posto tra iPaesi OCSE

Numero oreetà 12/14 anni

Italia

Paesi

Paesi

Francia

ScuolaSecondaria 1°

SCHEDA 2 Stipendio annuo dei docenti a inizio e fine carriera in dollari

I F

20756 - 41196

21901 - 32280

I F

22844 - 43381

23598 - 35428

ScuolaPrimaria

I F

23386 - 43647

23598 - 37033

ScuolaSecondaria 2°

Italia

38098 - 50599 42088 - 57073 45225 - 62817Germania

SCHEDA 1 Numero medio annuo di ore di istruzionein base alla fascia di età

MONDOSCUOLA

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UCID Letter • 3/2009

vità, si affacciano oggi nuovicompiti nel campo del contro-spionaggio industriale e dellabusiness continuity.Sono ormai note, infatti, le

operazioni di spionaggio indu-striale condotte da parte di or-ganizzazioni cinesi e indiane,a seguito delle quali parecchieaziende italiane si sono vistesottrarre preziose informazio-ni sui propri processi produtti-vi, determinando una deleteriadispersione di know-how conconseguenti perdite di vantag-gio competitivo e quote dimer-cato.A questo proposito, il cre-

scente processo di globalizza-zione ha imposto a medie egrandi imprese di rafforzare leproprie organizzazioni di Si-curezza Industriale per ade-guarsi all’evoluzione delle strut-ture aziendali che da àmbiti na-zionali si sono gradualmente

LA BUSINESSINTELLIGENCEA SERVIZIO

DELLA SICUREZZA

INDUSTRIALE

Un’azienda necessitadimeccanismi di tutelasempre piú sofisticatiper salvaguardarela sicurezza.L’ENELsi dimostra esemplare

APPROFONDIMENTI

SICUREZZAINDUSTRIALE

PARTE SECONDA

di Alberto AccardiResponsabile SecurityGruppo Enel

L’immenso patrimonio di un’azienda, costituito dalle risorse uma-ne, material ed immateriali, necessita di meccanismi di tutela semprepiú sofisticati. Da qui la nascita e il perfezionamento dei sistemi di Sicu-rezza Industriale, ormai quasi completamente informatizzati, che con-sentono di fronteggiare e risolvere in tempi brevi situazioni di crisi. Intal senso l’Enel si contraddistingue per l’intensa attività nel settore dellabusiness intelligence che ha portato alla internalizzazione delle attività,creando nell’ambito della propria organizzazione di sicurezza, un’appo-sita unità centrale formata da un organico interno all’azienda e dotatadi un software personalizzato.

The immense wealth of a company, formed by human, materialand immaterial resources, requires more sophisticated protection me-chanisms. Hence, the emergence and the improvement of industrial sa-fety systems, now almost entirely computerized, allowing you to quicklydeal with and resolve crisis situations. In this sense, Enel is characteri-zed by intense activity in the area of business intelligence, that led tothe internalization of activities by creating, within its security organiza-tion, a special central unit formed by an internal staff and with a cu-stom software.

La Sicurezza Industrialeè un settore che ha as-sunto una posizione di

rilievo solo di recente e di cuiil grande pubblico, incluso ilmondo imprenditoriale, cono-sce ancora molto poco.

LA SICUREZZA INDUSTRIALE

Padri di questa materia sonogli Americani, che per primihanno creato apposite organiz-zazioni di Sicurezza all’inter-no delle imprese, raggruppan-do le attività di natura organiz-zativa, tecnica e gestionale af-ferenti all’àmbito specifico.Il principale fondamento su

cui si basa il concetto stesso diSicurezza Industriale è la tute-la del patrimonio dell’aziendainteso in senso lato, delle ri-sorse umane (il vertice azien-dale, i dipendenti) alle risorsemateriali (sedi, impianti) e im-materiali (know-how, dati, bre-vetti).Solo negli ultimi tempi si sta

sviluppando la consapevolezzadella complessità e importan-za del ruolo ricoperto dalle or-ganizzazioni di SicurezzaAziendale, laddove fino a qual-che anno fa si credeva che fos-se limitato essenzialmente al-la gestione della vigilanza del-le sedi.Dal punto di vista storico in

Europa, e in particolare in Fran-cia, Germania e Italia, la Sicu-rezza Industriale si è sviluppa-ta a partire dagli anni di piom-bo, quando a essa veniva affi-data principalmente la salva-guardia delle aziende da infil-trazioni di matrice terroristica.Oltre alle tradizionali atti-

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Il processodi internazionalizzazioneha fatto sí chele organizzazioniaziendali rivolgesserol’attenzione su tuttequelle iniziative volte afronteggiare l’esposizioneai nuovi rischi chedi fatto avrebbero potutoportare a comprometterela continuità dei ciclidi produzione e delleattività industriali:nasceva cosíla “business continuity”

ni di Sicurezza Aziendale co-minciano ad affrontare la pro-blematica predisponendo cor-si di addestramentomirati a tra-sferire ai dipendenti le normegenerali di comportamento pergestire situazioni che possononuocere, oltre che a sé stessi, al-l’immagine dell’azienda, e por-tare a infrangere il codice eti-co.Dall’altro, vengono predi-

sposti appositi piani di esfil-trazione o evacuazione permet-tere in salvo quei dipendentiche dovessero trovarsi im-provvisamente in situazioni dielevato rischio per la propriaincolumità (p. es. colpi di sta-to, guerriglia, eventi naturali,ecc.).Sempre su questa linea, il

processo di internazionalizza-zione ha anche fatto sí che leorganizzazioni aziendali rivol-gessero l’attenzione su tuttequelle iniziative volte a fron-teggiare l’esposizione ai nuo-vi rischi che di fatto avrebberopotuto portare a compromette-re la continuità dei cicli di pro-duzione e delle attività indu-striali: nasceva cosí la businesscontinuity.In primis, alcune aziende pro-

cedettero alla realizzazione diun sistema di Crisis Manage-ment, il cui punto centrale è co-stituito da procedure organiz-zative molto stringenti nel de-finire, in situazioni di emer-genza, chi fa cosa, come biso-gna procedere, con quali mez-zi bisogna farlo e tutte le rela-tive specifiche tecniche.L’obiettivo del processo di

Crisis Management è infatti

quello di assicurare una tem-pestiva ed efficace risposta agliincidenti di sicurezza che evol-vono in situazioni di crisi.Una componente fondamen-

tale del Crisis Management èl’esistenza e il funzionamentodi una Sala Crisi, dotata di tut-ti i mezzi tecnologici all’avan-guardia in grado di rilevare lesituazioni con estrema preci-sione e tempestività.La Sala Crisi dovrebbe inol-

tre essere collegata direttamentealle sale operative di tutte leorganizzazioni governative pre-poste alla gestione di eventi ec-cezionali (Ministero degli In-terni, degli Affari Esteri e del-la Protezione Civile).Un altro tassello fondamen-

tale per il presidio delle conti-nuità del business è l’analisi ela valutazione dei rischi.Attraverso il censimento e la

classificazione degli asset perdifferenti livelli di importanzae criticità per il processo pro-duttivo, si può procedere infat-ti alla valutazione del rischio at-traverso l’identificazione delleminacce e delle relative vulne-rabilità.Questa attività è indispensa-

bile per individuare le contro-misure tecnologiche, gestiona-li e organizzative da intrapren-dere per incrementare il livel-lo di protezione dai rischi stes-si.A sua volta, un’efficace atti-

vità di analisi dei rischi nonpuò prescindere dall’adozionedi sistemi informatici di inci-dent reporting.Tali sistemi, creati apposita-

mente per monitorare e imma-

estese a contesti molti Paese,con l’apertura di uffici e siti in-dustriali e la presenza di per-sonale dipendente in varie par-ti delmondo. Rientrano in que-sta fattispecie sia le aziende chehanno assunto una connota-zionemultinazionale, sia quel-le che per ragioni economichehanno preferito delocalizzarein tutto o in parte i processi pro-duttivi all’estero.Questi nuovi assetti hanno

portato alla ribalta il tema del-la tutela del personale operan-te all’estero, specialmente diquello distaccato in aree a ri-schio.Da un lato, le organizzazio-

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SICUREZZAINDUSTRIALE

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Una importantedirettrice di sviluppo

per la SicurezzaIndustriale

è rappresentatadall’evoluzione

dei tradizionali compitidi vigilanza e della

protezione delle sedi,nonché dalla protezione

delle infrastrutturee sistemi informatici

e di telecomunicazione

gazzinare tutti gli eventi rile-vanti per la sicurezza in cui l’a-zienda è coinvolta (per esem-pio, furti dimateriali, frodi,…),sono progressivamente in cor-so di adozione da parte di mol-te imprese.Questi strumenti consento-

no di effettuare analisi statisti-che, inmodo da individuare gliincidenti piú ricorrenti e pre-disporre adeguate azioni cor-rettive e preventive. Inoltre, ta-li sistemi consentono di coin-volgere attivamente tutti i di-pendenti dell’impresa, sia interritorio nazionale che estero,nei processi aziendali di Sicu-rezza Industriale.Un’ulteriore direttrice di svi-

luppo per la Sicurezza Indu-striale è rappresentata dall’e-voluzione dei tradizionali com-piti di vigilanza e della prote-zione delle sedi, nonché dallaprotezione delle infrastrutturee sistemi informatici e di tele-comunicazione.Sul primo àmbito, si è regi-

strato fino ai tempi piú recentiun grosso dispendio di risorseeconomiche nel personale dadedicare ai compiti di guardia-nia (vigilantes, custodi, recep-tionist, garagisti).Al giorno d’oggi, è possibi-

le razionalizzare questi compi-ti utilizzando il controllo da re-moto dei siti. Attraverso le cen-trali operative di nuova conce-zione e l’utilizzo delle piú mo-derne tecnologie di remotizza-zione dei segnali dati e video,si possono controllare a di-stanza siti e impianti senza il di-spendioso impiego di persona-le di vigilanza, che può essere

adeguatamente ridotto o reim-piegato in altre mansioni.In questo campo, le tecnolo-

gie all’avanguardia sono di pro-venienza americana o israelia-na.In particolare, la tecnologia

israeliana è stata ampiamenteimpiegata per il controllo cen-tralizzato delle telecamere disicurezza dislocate in interi ag-glomerati urbani (Gerusalem-me, Tel Aviv) con l’obiettivo dimonitorare la situazione in tem-po reale.Oltre ai segnali video prove-

nienti dalle telecamere dei si-stemi di videosorveglianza, pos-sono essere inviati gli allarmiche si attivano nel caso di scop-pio di un incendio, al verifi-carsi di un’intrusione o di qual-siasi altro incidente che possadanneggiare e mettere in peri-colo persone e cose nel sitomo-nitorato.La tempestività dell’allarme

riduce i tempi di intervento nelluogo dell’incidente, contri-buendo a limitare il danno epermettendo di conseguenzaanche l’abbattimento dei rela-tivi costi.I piú evidenti progressi in

campo tecnologico si sono re-gistrati nel campo della sicu-rezza informatica e delle tele-comunicazioni.La recente tendenza, in que-

sto ambito, è quella di integra-re i sistemi e le metodologie disicurezza informatica con quel-li della sicurezza delle infra-strutture civili e industriali.Questo perché in tutti e due

i settori si ricorre a sistemi ba-sati su piattaforme informatiche

funzionanti con logiche simi-lari.Anche se solo fino a qualche

anno fa, i compiti della Sicu-rezzaAziendale venivano prin-cipalmente identificati con lagestione della vigilanza e del-la protezione delle sedi, al gior-no d’oggi una moderna orga-nizzazione di Sicurezza Indu-striale devemisurarsi con nuo-vi compiti e sfide sempre piúardue. Ad essa non è piú soloaffidata la tutela degli asset e delpersonale, ma riveste un ruolostrategico la tutela del businessin senso lato.Infatti, il Vertice aziendale

necessità sempre di piú del-

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ATTIVITA’ SICUREZZAINDUSTRIALE

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Negli àmbiti di sviluppo,un ruolo crucialeè rivestito dalle attivitàdi business intelligence.In origine, tali compitivenivano affidatiricorrendo quasiesclusivamentealla collaborazionedi fornitori esternidi provata fiduciae di rinomata valenzain campo nazionaleed estero

trico nazionale e infrastrutturacritica essenziale per il nostroPaese, ha modificato radical-mente il proprio assetto, rinfor-zando la presenza multinazio-nale e incorporando numeroseoperations estere complesse.Le nuove sfide da affrontare

hanno trovato la SicurezzaAziendale pronta a risponderetempestivamente alle semprepiú numerose richieste di sup-porto provenienti dalle linee dibusiness, portandola ad espan-dere progressivamente la pro-pria sfera di azione per ade-guarsi ai modelli di eccellenzache l’azienda stessa sta rag-giungendo in campo europeo edinternazionale.Negli àmbiti di sviluppo, un

ruolo cruciale è rivestito dalleattività di business intelligence.In origine, tali compiti veni-

vano affidati ricorrendo quasiesclusivamente alla collabora-zione di fornitori esterni di pro-vata fiducia e di rinomata va-lenza in campo nazionale edestero.Oggi, invece, tra le novità

emerse alla luce della nuovaconnotazione di Enel comemultinazionale, si annoveral’internalizzazione delle atti-vità di analisi informativa a sup-porto delle decisioni del Verti-ce aziendale, soprattutto per icontesti esteri.In particolare, Enel ha costi-

tuito, nell’àmbito della propriaorganizzazione di Sicurezza,un’appositaUnità centrale for-mata da personale interno e do-tata di software ad hoc, che siavvale anche del supporto del-l’organizzazione periferica di

Sicurezza Industriale sia in ter-ritorio nazionale che all’estero.In particolare, sono stati re-

centemente costituiti presidi diSecurity presso i Paesi esteridove la presenza di asset è piúrilevante.L’organizzazione interna con-

tinua comunque, in determina-ti casi, ad appoggiarsi a forni-tori esterni specializzati, ma haincrementato la collaborazio-ne diretta con i principali sup-porti istituzionali, quali la retediplomatica e gli uffici “anten-na” di varie organizzazioni go-vernative nazionali (servizi diinformazione e sicurezza, In-terpol, ecc.).Il dispositivo coordinato di

attività interne, organizzazio-ne periferica, supporto specia-listico in outsourcing e colla-borazione con le Istituzioni, haconsentito di conseguire im-portantissimi risultati, come te-stimonia il successo delle ope-razioni di espansione interna-zionale cui Enel è stata prota-gonista, e ha assicurato al tem-po stesso la riduzione dei co-sti, una piú puntuale e tempe-stiva risposta alle richieste diinformazioni (che spesso ven-gono inoltrate in condizioni diestrema urgenza), e una ge-stione piú coordinata e miratadelle analisi di situazioni loca-li.La business intelligence in

Enel consiste sostanzialmentenella ricerca e analisi di dati einformazioni che riguardanomaterie di volta in volta di in-teresse per l’azienda nelle piúsvariate aree.Il processo di ricerca,meglio

l’attività informativa di busi-ness intelligence per assumeredecisioni, ma anche per pro-teggere know-how, vantaggiocompetitivo e quote di merca-to con il controspionaggio in-dustriale. Infine, grazie alla bu-siness continuity e all’analisidel rischio, quest’ultima com-ponente essenziale della busi-ness intelligence, sarà assicu-rata la continuità dei processiproduttivi e delle operazioniaziendali.

LA BUSINESS INTELLIGENCEIN ENEL: UN CASE STUDY

Negli ultimi anni Enel, anel-lo principale del sistema elet-

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noto con l’acronimo OSINT(Open Source Intelligence), at-tinge da un corpus informati-vo costituito principalmente dafonti aperte, quali Internet, gior-nali e riviste, libri, televisione,radio e media in senso lato.Come già accennato, fino a

non molto tempo fa questa at-tività veniva commissionata inoutsourcing ad aziende italia-ne e straniere specializzate nelsettore.Oggi, tuttavia, sono disponi-

bili sul mercato software sofi-sticati che consentono di otte-nere, già tradotti nelle lingue diinteresse (nel caso nostro in-glese e italiano), una serie di da-ti organizzati estraendoli dagrosse moli di informazioni,quali quelle provenienti da car-ta stampata,web omedia, e tut-to ciò in tempi relativamentebrevi.L’utilizzo di questi softwa-

re, a cui Enel sta sempre di piúfacendo ricorso, permette di di-sporre dei dati necessari connotevole velocità, consenten-do di abbattere i tempi medi diproduzione delle ricerche.Normalmente, infatti, un’a-

zienda esterna impiega dalledue alle quattro settimane pri-ma di consegnare un report,mentre con l’impiego di questistrumenti si possono ottenere ri-sultati analoghi nel giro di dueo tre giorni.Il fattore velocità non è tra-

scurabile in questo processo, erisulta tanto piú importante inun’azienda comeEnel che ope-ra in regime di concorrenza siain àmbito nazionale che inter-nazionale. Attualmente le prin-

cipali fonti utilizzate sono:• Internet (in particolare

blog, siti specializzati, …);• BancheDati informatizza-

te pubbliche sia gratuite che apagamento (Cerved, Factiva,…);• documentazione interna

aziendale in formato digitale.Un fattore cruciale di questa

attività è costituito dalla “qua-lificazione” delle fonti, ossia sicerca di stabilire un ranking diattendibilità delle notizie, otte-nuto soprattutto mediante ri-scontri incrociati.Tutto questo lavoro di rac-

colta dati è integrato con le at-tività diHUMINT (HUMan IN-Telligence), i cui tasselli fon-damentali sono costituiti dal-l’organizzazione periferica diSicurezza Industriale, presen-te sia in Italia che all’estero.Questo dispositivo consente

di acquisire un notevole patri-monio informativo che, oppor-tunamente riversato nei sistemidocumentali digitali, costituisceuna preziosa integrazione alperfezionamento dell’attivitàdi OSINT.In Enel, i principali output

delle attività di business intel-ligence sono:• due diligence, finalizzate

a verificare l’affidabilità gene-rale e finanziaria di potenzialipartner commerciali e indu-striali, preliminari a operazio-ni diMergers&Acquisitions oalla stipula di accordi e con-tratti;• valutazioni rischio Paese,

a supporto della redazione diapposite schede ove viene ri-portato lo scenario geopolitico

ed economico attuale e in di-venire nelle aree geografichedi interesse;• analisi e monitoraggi del-

la stakeholder opinion;• azioni di tutela e supporto

al personale espatriato espostoa gravi rischi (calamità natura-li, epidemie gravi emortali, ter-rorismo, guerriglia, instabilitàpolitica e altri).

CONCLUSIONI

Concludendo è, però, oppor-tuno rilevare come l’attività dibusiness intelligence non pos-sa prescindere da un coinvol-gimento diretto delle Istituzio-ni poste a presidio della Sicu-rezza Nazionale, come è tradi-zione consolidata, del resto,nelle altre grandi Democrazieoccidentali.In Italia è indispensabile svi-

luppare la cultura della Sicu-rezza Industriale, che rappre-senta una componente fonda-mentale dell'interesse naziona-le, al fine di far interagire sem-pre di piú, in tale processo, gliattori istituzionali.

PARTE SECONDA - APPROFONDIMENTI

ATTIVITA’ SICUREZZAINDUSTRIALE

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LA SFIDA EDUCATIVA

Comitato per il Progettoculturale della ConferenzaEpiscopale Italiana (a cura del),Editori Laterza, 2009, pp. 223Prefazione delCard. Camillo Ruini

«L’educazione, afferma ilcardinale Ruini, è un proces-so umano globale e primor-diale, nel quale entrano in gio-

co e sono determinanti so-prattutto le strutture portanti -potremmo dire i fondamenta-li - dell’esistenza dell’ uomoe della donna: quindi la rela-zionalità e specialmente il bi-sogno di amore, la conoscen-za, con l’attitudine a capire ea valutare, la libertà, che ri-chiede anch’essa di essere fat-ta crescere ed educata, in unrapporto costante con la cre-dibilità e l’autorevolezza di

coloro che hanno il compitodi educare». Benedetto XVIha affermato che «alla radicedella crisi dell’educazione c’è… una crisi di fiducia nella vi-ta».Precisando che è “inevita-

bile” l’emergenza educativa inuna società in cui prevale il re-lativismo, perché questo, men-tre sottrae “la luce della ve-rità” condanna prima o poiogni persona «a dubitare del-la bontà della sua stessa vita edei rapporti che la costitui-scono, della validità del suoimpegno per costruire con glialtri qualcosa in comune».Nella crisi epocale che tra-

volge la scuola, i maestri e latradizione, diventa prioritarioun processo umano e globale,che lungi dal creare «buoni cit-tadini o solo buoni cattolici -spiega il cardinale Ruini, Pre-sidente del Comitato - sappiainvece creare uomini veri».Per far questo però non ba-

sta una trasmissione tecnica disaperi e abilità, occorre inve-ce, secondo le parole del por-porato, un lavoro complesso,concreto che miri a ricostrui-re un ideale antropologico og-gi perduto, una storia e unacultura di cui dobbiamo farcicarico - con la nostra libertà,ricordandoci che per essere li-beri occorre soprattutto sape-re; ma solo l’educazione benriuscita ci garantisce il rettouso della libertà.

PARTE TERZARECENSIONI

Scuola, famiglia, comunità cristiana, lavoro, impresa, mass media,spettacolo, tempo libero e sport: sono questi i temi portanti de “La sfi-da educativa”, il Rapporto-Proposta curato dal Comitato per il progettoculturale della CEI, recentemente pubblicato dalla Casa Editrice Later-za. Il volume, presenta il rapporto-proposta per sollecitare una rifles-sione sullo stato dell’educazione e, piú in generale, sulla realtà esisten-ziale e socioculturale dell’uomo di oggi, alla luce dell’antropologia edell’esperienza cristiane. L’obiettivo è quello di promuovere una consa-pevolezza che possa dar luogo, nel nostro Paese, a una sorta di allean-za per l’educazione, un’alleanza che sia in grado di coinvolgere, conun raggio d’azione che vada ben oltre l’ambito del cosiddetto mondocattolico, tutti i soggetti interessati al problema, dalla famiglia allascuola, al mondo del lavoro a quello dei media e dello sport.

School, family, Christian community, work, business, media, enter-tainment, leisure and sport: these are the dominant themes of "La Sfi-da Educativa", the Report-Proposal edited by the Committee for thecultural project of the CEI, recently published by Casa Editrice Laterza.The volume presents the relation-proposal to solicit a reflection on thestate of education and, more generally, on the existential and socio-cul-tural realities of modern man, according to the anthropology and theChristian experience. The aim is to promote an awareness that may re-sult, in our Country, a kind of alliance for education, an alliance that isable to engage, with a range that goes far beyond the scope of the so-called Catholic world, all the people interested in the problem, from fa-mily to school, to the word of work, media and sport.

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Alla base di tale situazionec’è il venir meno, nella societàe nella scuola stessa, di quel-l’orizzonte di valori condivisisenza cui l’educazione decadea mera istruzione e, al limite,ad addestramento.Cosí, al di là del dualismo,

forse troppo enfatizzato, trascuola statale e scuola non sta-tale, entrambe chiamate ad es-sere pubbliche, quella attualesembra essere diventata tuttaprivata, nel senso che essa, nonpotendo piú contare su un ter-reno comune a cui fare riferi-mento per la maturazione diuna coscienza civile, si riducedi fatto a soddisfare una folladi interessi meramente indivi-duali.Rivendicare la libertà di edu-

cazione non è dunque una bat-taglia confessionale, bensí unabattaglia per il pluralismo del-le istituzioni e per la stessa lai-cità.Nella cornice del pensiero

del pontefice possiamo collo-care la storia della comunitàcristiana come quella di un’i-stituzione che ha avvertito chel’educazione le apparteneva,come dimensione imprescin-dibile dell’annuncio del Van-gelo.Si può affermare che l’im-

pegno educativo della comu-nità cristiana, oltre la sua fina-lità di orientamento alla fede,costituisce un innegabile ap-porto alla società civile in quan-

FAMIGLIA, SCUOLA, COMU-NITÀ CRISTIANA

Oggi la famiglia è in crisi: c’èun consenso generalizzato suquesta affermazione, ma que-sto non è un fenomeno nuovodella modernità e post moder-nità.La famiglia è un corpo vivo

della società e risponde in ma-niera vivace alle esigenze delcorpo sociale, organizzandosi inmodo differenziato a secondadel contesto culturale del qua-le fa parte. Possiamo sintetica-mente dire che la specificitàdella crisi attuale riguarda lagrave e generalizzata difficoltàdi dar vita emantenere vive neltempo relazioni familiari stabiliche siano generative. Possia-mo innanzitutto notare che la re-lazione genitoriale, come quel-la coniugale, è fortemente se-gnata da tematiche emotive emolto piú incerta relativamen-te al compito di indirizzare il fi-glio verso il raggiungimento diobiettivi educativi che sono po-co chiari agli occhi degli stes-si genitori. L’immagine del ge-nitore-amico è al proposito si-gnificativa.Essa segnala, da una parte,

unamaggiore sensibilità al dia-logo coi figli, e dall’altra il pe-ricolo di un’abdicazione alleproprie responsabilità.Avere ben chiaro questo ci

consente di vedere il ruolo deigenitori nella giusta realisticaprospettiva. I genitori non so-

no chiamati a essere “autosuf-ficienti” sui tanti fronti dell’e-ducazione, piuttosto a essi toc-ca la responsabilità di sceglie-re i luoghi che svolgono e com-pletano l’educazione dei figli.Occorrono politiche familiariserie che sostengano sussidia-riamente le famiglie, valoriz-zando i soggetti sociali che agi-scono nella prospettiva di ri-generare quel “villaggio” o re-te comunitaria che rende pos-sibile l’impresa educativa.C’è bisogno di un villaggio

per far crescere un bambino:cosí afferma un antico prover-bio africano.In realtà la nostra epoca ha

messo in moto alcuni processiche rendono problematico ilconcetto stesso di educazione.La scuola è costretta sempre

di piú a inseguire modelli effi-cientisti, lasciando in secondopiano la dimensione propria-mente educativa.In questa luce, l’attuale pro-

liferazione, nei nostri istitutiscolastici di progetti della piúvaria natura, una terminologiache parla di domanda e offer-ta, la trasformazione della figuradel preside in quella azienda-listica del dirigente, inquadra-no in qualche modo l’alunnopiú in una prospettiva di uten-te-cliente da non perdere, in-seguendo i desideri dei ragaz-zi, senza troppo chiedersi comepossono situarsi in un’otticaeducativa.

PARTE TERZA

ATTIVITA’RECENSIONI

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to è rivolto alla formazione glo-bale di quanti vi sono coinvol-ti.In ordine al compito educa-

tivo, la comunità cristiana, purdotata di diverse strutture perpercorsi educativi differenti:parrocchie, oratori, movimen-ti, scuole cattoliche, ecc., nel-l’attuale contesto culturale per-meato di un diffuso relativismoculturale nemico di ogni formadi identità e di certezza, non èesente da una sorta di emer-genza educativa, soprattutto ca-ratterizzata dalla crisi della re-lazione educativa diretta.Il segnale piú serio sta nella

crisi delle vocazioni educative.Tutto ciò è espressione del-

la crisi della generazione adul-ta nella sua creatività educati-va, nella sua capacità di vivereun’autentica esperienza eccle-siale e di lasciarsi educare at-traverso di essa.

LAVORO E IMPRESA

Ai giovani viene insegnatoche viviamo in una società li-quida, del rischio e dell’incer-tezza e che la relazione di la-voro ha le caratteristiche delmercato. La forza lavoro è con-siderata una risorsa scarsa chepuò essere comprata e vendu-ta come qualsiasi altra merce.Abbiamo bisogno di impo-

stare il problema dell’educa-zione al lavoro in modo da ve-dere qualcosa di piú del quadroeconomicistico adottando un

punto di vista piú comprensi-vo di quello che imputa le cau-se ai determinismi economici edelle strutture sociali.Le proposte operative in te-

ma di lavoro dovrebbero esse-re collocate in un’ottica preci-sa: la formazione al lavoro, an-ziché puntare a fornire abilitàche rispondono a professionitramandate o pre-strutturate adapprendere l’attività lavorativacome relazione sensata con séstessi, con gli altri, con il mon-do. In sintesi, l’educazione allavoro deve diventare una ri-scoperta della vocazione pro-fessionale non come impresadi un individuo faustiano, macome esercizio delle miglioriqualità personali in un contestorelazionale di “ecologia uma-na”.Al pari di altre crisi, anche

quella che stiamo attraversan-do ci costringerà inevitabil-mente a ripensare il lavoro, l’or-ganizzazione dell’impresa e delmercato del lavoro.Senza un approccio etico

condiviso, senza regole, il mer-cato non riesce a svolgere ap-pieno le sue funzione. In ognicaso per educare al lavoro, bi-sogna aver chiaro il carattere an-tropologico del mercato e del-l’impresa come espressioni del-la libera iniziativa dell’uomo.Non ci possono essere de-

mocrazia e libertà senza mer-cato: la libertà di decidere, la li-bertà di pensare e la libertà di

possedere e scambiare sonostrettamente collegate.Il mercato non è un feticcio,

non è un fine è uno strumentoe il rifiuto culturale del merca-to, ancora largamente diffusonel nostro Paese, spiega la scar-sa mobilità sociale che ci ca-ratterizza.Fare impresa significa pro-

durre valori e sviluppare cono-scenze, perché essa non è sol-tanto dell’imprenditore e deilavoratori, ma è un bene socia-le e la sua gestione è un inte-resse dell’intera società.Le imprese hanno sempre piú

bisogno di giovani, perché illavoro è diventato un laborato-rio creativo, pervaso dall’inno-vazione tecnologica. Avere unlavoro stabile e ottenere l’ina-movibilità dal posto di lavoroè compatibile con un modellodi impresa e di organizzazionedel lavoro rigida, uniforme, du-revole.Questo modello non c’è piú.

Va aggiornato il quadro dei di-ritti dei lavoratori, adottandomodelli di “flexicurity”, flessi-bilità e sicurezza come sugge-risce il recente Libro Biancodella Commissione europea, inun contesto sociale dove si pre-mi e si promuova il merito, do-ve sia consentito un sistema diformazione permanente, dovel’istituto dell’apprendistato ri-torni a rappresentare lo stru-mento principe per l’ingresso allavoro.

ATTIVITA’PARTE TERZARECENSIONI

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to, pur restando le famigliel’ambito primario della rela-zione educativa.Infine, lo sport riproduce sul

piano simbolico la realtà dellavita, che è impegno, sacrificio,lotta, sofferenza, ma anchegioia, speranza, soddisfazionee felicità. Ogni sconfitta non èmai definitiva.La capacità di rinnovare sem-

pre la sfida, di vincere o perdereelaborando la vittoria o la scon-fitta per poi tornare a confron-tarsi , è anche il fondamentodella nostra vita. È soltanto aglieducatori sportivi che possiamochiedere di mettersi al serviziodi un diverso progetto sportivo.Per concludere, l’educazione

è un tema troppo importante peressere lasciato nellemani di po-chi; è forse il tema pubblico pereccellenza, dove si gioca dav-vero il destino dell’intera co-munità nazionale.

a cura di Silvia PaoluzziCollaboratrice UCID Letter

CONSUMO,MASS MEDIA, SPORT

Non è raro associare all’atti-vità di consumo un’immagineprevalentemente negativa de-rivante dall’aver stabilito un’im-propria equivalenza tra consu-mo e consumismo (indotto dal-la capacità persuasiva di unmercato troppo carico di mer-ci, incurante del bene comu-ne).La società della produzione

e del consumo di massa fun-ziona proprio perché i beni so-no continuamente riformulatiin modi piú interessanti o piúbelli. Ci si prospetta una nuo-va possibilità. Che non si deb-ba scegliere in modo drasticotra l’opzione etica e quella este-tica, che i consumi, nuova fron-tiera della cittadinanza, serva-no non solo ad ancorare la no-stra eventualmente traballanteidentità, ma anche a trovare,una nuova socialità e una nuo-va moralità.Se ci eravamo già un po’

abituati all’idea di dover ridi-mensionare i nostri consuminell’ultimo prospero decennio,oggi vi siamo costretti. L’e-mergenza della crisi sottolineal’equilibrio che deve esseremantenuto tra il produrre e con-sumare, sia a livello individua-le che a livello collettivo.Tra educazione e comunica-

zione c’è uno stretto rapportoun rapporto originario, poichési educa comunicando.

Disponiamo di due grandi ti-pi dimedia comunicativi: i so-cial networks, e i mass mediaaudiovisivi. Per il ruolo che es-si hanno assunto nella vita ditutti e soprattutto dei piú gio-vani, imedia interferiscono nelprocesso educativo, possonoassecondarlo e sostenerlo comerenderlo piú arduo e rischioso.Sebbene la televisione resti ilmedium egemone, il panoramacomunicativo appare profon-damente cambiato ad opera deinew media, che hanno pubbli-ci piú selezionati sostanzial-mente piú diffusi nella popola-zione giovanile.È difficile definire i newme-

dia, poiché essi sono un interocontinente comunicativo inmo-vimento che si trasforma rapi-damente. Essi nascono dallaconvergenza di due filoni tec-nologici: l’informatica e le te-lecomunicazioni. L’aspetto piúimportante per le implicazionieducative è proprio la capacitàdei nuovi media digitali di fa-vorire e costruire relazioni co-munitarie, esponendo peraltrogli utenti, per l’immediatezzadel contatto, al rischio di una re-lazione con cattivi maestri efalsi amici. Da tutto quanto det-to si evince l’assoluta centralitàche professionisti qualificati eresponsabili nei mezzi di co-municazione piú diffusi, con-fezionino prodotti a forte con-tenuto valoriale, sia si tratti diimpegno che di intrattenimen-

PARTE TERZA

ATTIVITA’RECENSIONI

Da dieci anni di riflessioni di spiccate personalità del mondo eccle-siale, economico e politico nasce questo libro che getta un ponte tracultura laica e cattolica ricercando un equilibrio tra etica religiosa edetica democratica. Nel perseguimento del bene comune occorre com-prendere che essendo le regole del mercato “non democratiche” è ne-cessario contemperare la ricerca del profitto con i valori della giustiziae della carità sociale, nella creazione di un ordine economico che possadirsi veramente giusto.

After ten years of reflections by strong people of the ecclesial,economic and political world, is born this book that builds a bridgebetween secular and Catholic culture, seeking a equilibrium betweenreligious ethics and democratic ethics. In the research of the commongood we must understand that, being the market-rules “no-democra-tic” it’s necessary to balance the pursuit of profit with the valuesof justice and social charity, in order to create an economic order trulybe considered right.

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ETICA DEMOCRATICADIECI ANNI DI ETICA EDECONOMIA A NEMETRIA

Giulio De Rita (a cura del),Rubbettino, 2004, pp. 212Prefazione delPaolo Savona

NEMETRIALe iniziative di Nemetriasono piccole goccedi freschezza culturalein un maredi inquinamentoideologico, ma ciònon ci scoraggia:ogni essenza del mondoha alla base un atomoPaolo Savona

«Le sfide delle società di og-gi e piú ancora di domani so-no tali che i valori etici e lemo-tivazioni necessarie non pos-sono essere offerti da un’unicafontemorale,ma solo dalla col-laborazione tra diverse forze»,perché «la verità non sta in unasola idea, ma in molte idee».Come afferma De Rita nel-

l’introduzione, non si tratta so-lo di un libro sull’etica demo-cratica, ma anche un “esperi-mento” di etica democratica;cosí come sono stati, per oltreun decennio, i convegni di Ne-metria da cui il materiale è sta-to attinto: un laboratorio in cuidare voce a tutti, ascoltare tut-ti, tentare delle sintesi e cerca-re costruttivamente una dire-zione comune.

Il libro rappresenta il tenta-tivo di dare senso unitario a10 anni di riflessioni condivi-se da oltre 60 relatori, tra cuicardinali, premi Nobel, ban-chieri, capitani d’industria epolitici; ricercando nei conte-nuti e nel metodo, un’etica chesia il risultato di tante etiche.«Un lungo cammino, inizia

con un primo passo» e «perintraprendere un’iniziativa,non è necessario essere certidel successo», è questo l’im-pulso che ha condotto Neme-tria a indire ben 12 conferen-ze di Etica ed Economia, spie-ga Savona, all’interno di uncontesto in cui andava matu-rando la crisi della c.d. “PrimaRepubblica”.Uno degli scopi di Neme-

tria, sarebbe dovuto esserequello di gettare un ponte trale culture laica e cattolica, ri-cercando un migliore equili-brio tra etica religiosa ed eti-ca democratica, anche in con-siderazione che la promulga-zione dell’Enciclica di Gio-vanni Paolo IICentesimus An-nus, a detta dei commentato-ri, aveva aperto la Dottrina so-ciale della Chiesa all’accetta-zione delle regole del merca-to.L’etica democratica è un eti-

ca dal basso, il cui punto dipartenza è il confronto con larealtà cosí com’è e non comesi vorrebbe che fosse, non in-venta nulla ma ricerca i valo-

ATTIVITA’PARTE TERZA

RECENSIONI

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la giustizia sociale.Una delle grandi questioni

del nostro tempo è sapere se iprotagonisti dei principali fe-nomeni della globalizzazionehanno la coscienza della re-sponsabilità sociale di questoprocesso e si preoccupano del-le loro conseguenze. La so-cietà della conoscenza favori-sce la mobilità, rende diffici-le il controllo, scardina i mo-nopoli, incita la diversifica-zione e aumenta l’accesso aibeni.La cultura individualista sta

crollando di fronte alla comu-nicazione dei molti con i mol-ti.Stiamo affrontando una so-

cietà postindustriale con la vec-chia cultura e le regole del-l’impresa industriale.Buona parte del nostro la-

voro ha la caratteristica del-l’immaterialità: flussi e tra-sferimenti monetari, lavori diconsulenza, di ricerca, pub-blicità.Lo sviluppo dell’informati-

ca cosa comporta in terminietici?Le tecnologie informatiche

e delle telecomunicazioni pos-sono condurre alla fine dellademocrazia se il governo de-gli automatismi sfugge di ma-no.Generando guerre economi-

che per la conquista degli spa-zi virtuali, le nuove tecnologiepossono favorire lo sviluppo

ri già presenti, attivi e vitalinella società, rintracciandoneil senso condiviso, sbriciolan-do i valori in comportamentireali, in scelte e atteggiamen-ti concreti e, soprattutto, la ve-rifica non avviene su un pia-no “morale” di adesione ome-no ad un dettame, bensí sulpiano dell’efficacia sociale.

GLOBALIZZAZIONEE SOCIETÀ POSTINDUSTRIALE

Il sistema di globalizzazio-ne della finanza sviluppato dal-la metà degli anni Ottanta èun fenomeno senza preceden-ti; per la prima volta nella sto-ria c è una liberalizzazione delmovimento dei capitali senzariferimento a nessun valore ul-timo come era l’oro.E il sistema internazionale,

in un certo senso, fa da puntodi ancoraggio, ma anche dapunto di costrizione per gli an-damenti finanziari a livello na-zionale.Emerge il bisogno della po-

litica, il mercato da solo nonè sufficiente.Centralizzazione e devolu-

tion rappresentano un para-dosso e un rischio per la de-mocrazia.Accanto a una globalizza-

zione senza precedenti dell’e-conomia si sta assistendo a unaforte richiesta di trasferimen-to di poteri dagli Stati centra-li alle entità politiche di minoridimensioni, la globalizzazio-

ne dell’economia, degli stili divita, della cultura scientifica,poco dipendono dai poteri cen-tralizzati degli Stati, ma spes-so avvengono nonostante l’e-sistenza di questi poteri.La globalizzazione, non è

stato un evento spontaneo enaturale, è stata innanzituttoil frutto di importanti sceltepolitiche basate sulla convin-zione che la caduta delle bar-riere tra gli Stati e il conse-guente allargamento dei mer-cati avrebbero portato benefi-ci a tutti.Il centro della questione non

consiste nel frenare il cam-biamento, ma nel guidarlo perottenerne i massimi vantaggi.Occorre quindi ripartire dal

ruolo dello Stato nell’econo-mia.La globalizzazione finan-

ziaria rafforza la stabilità deimercati ma viene percepita co-me un fattore di instabilità.L’entità degli scambi gior-

nalieri del mercato delle valu-te è pari all’85% delle riservetotali ufficiali in valuta esteradi tutti i Paesi e ciò dimostracome nessuna Banca centralepossa contrastare il mercato.Per taluni ciò configura po-

tenziali grandi instabilità si-stemiche dovute anche ad ec-cessi speculativi. Necessariopertanto che venga costante-mente perseguita l’armoniz-zazione tra le esigenze delmer-cato e quelle dell’etica e del-

PARTE TERZA

ATTIVITA’RECENSIONI

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delle democrazie solo se ot-temperando all’obbligo eticod’essere intelligenti e coscienti.Il progresso tecnico-scien-

tifico è ambivalente: all’avan-zamento economico si può ac-compagnare anche un regres-so nella capacità di attribuiresenso e significato alla vita eall’attività umana, specie quan-do la ragione pragmatica e ar-tificiale prevale egemonica-mente sulla ragione contem-plativa, sui valori morali, sul-la poesia, sulla capacità di spe-ranza e sulla fede.La tecnologia ha messo in

moto un meccanismo di cam-biamento talmente violento erivoluzionario del sistema diproduzione, del sistema di co-noscenze che sta cambiandotutti i parametri della nostravecchia società illuministica,società razionale, società li-beristica, società della produ-zione, società industriale, e cista avviando verso una societàdei servizi, neoindustriale.

ECONOMIA DELL’ETICAE LA FINE DELLA POLITICA

Il mercato non può ridursi aessere un luogo improntato al-la logica del laissez fare, es-sendo una creazione dell’uo-mo esso è un luogo artificia-le, e come tale è e deve esse-re regolato da leggi.Le regole del mercato non

sono però le regole della de-mocrazia.

Esiste un limite al condi-zionamento che i mercati pos-sono imporre alle scelte deiparlamenti, oltre il quale i mec-canismi democratici perdonodi efficacia rappresentativa del-la volontà popolare. Demo-crazia significa ricercare co-stantemente un equilibrio trapoteri forti e poteri deboli, travolontà dei mercati e volontàdei parlamentiCi sono 5 fenomeni globali

che non sono piú gestibili daistituzioni nazionali.Sono le telecomunicazioni,

la finanza, il commercio, l’am-biente (cioè ’inquinamento) einfine i grandi flussi migrato-ri.Ogni sistema finanziario ne-

cessita di un quadro normati-vo e regolamentare che per-metta di tutelare la stabilità delsistema nelle sue varie artico-lazioni, di stimolare la con-correnza fra intermediari e digarantire la trasparenza nelmercato degli intermediaristesso al fine di tutelare gli in-vestitori.

LOTTA ALLA POVERTÀ,DEBITO E WELFARE STATE

Il libero mercato dispone diuna buona teoria della produ-zione, con importanti riflessisull’ azione economica ma diuna debole teoria della distri-buzione del reddito, con ri-flessi negativi sulla stabilitàsociale.

Una miglior distribuzionedel reddito nasce, in primo luo-go, mettendo in condizione co-loro che di fatto ne sono esclu-si, di partecipare alla creazio-ne di ulteriore reddito e alla suaconseguente distribuzione.La misura ultima dello svi-

luppo economico è costituitadall’aumento dell’occupazio-ne.Occorre riconoscere e quan-

tificare i costi della redistri-buzione e affrontarli.Nel frattempo, le nazioni piú

ricche del mondo hanno l’ob-bligo inderogabile di aiutare imiliardi di abitanti dei Paesipoveri e sottosviluppati attra-verso l’assistenza finalizzataa porli sul cammino di uno svi-luppo autosufficiente.Occorre garantire sicurezza

sociale, ma anche fiducia peril futuro alle nuove genera-zioni.Abbiamo creato nel com-

plesso, un sistema di finanzapubblica iniquo per chi dà einefficiente per chi riceve, si èincrinato il rapporto di fidu-cia fra i cittadini e lo Stato.Con questo Stato sociale,

non si è data e non si dà sicu-rezza, ma si creano conflittitra le generazioni e le corpo-razioni.

L’ETICA DEMOCRATICA

E DELLA RESPONSABILITÀ

Oggi abbiamo la consape-volezza che per cambiare il

ATTIVITA’PARTE TERZARECENSIONI

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UCID Letter • 3/2009

peramento col suo passato. Es-sa guarda all’economia comeun fatto etico, soggetta dun-que alla legge morale: l’ordi-ne economico deve essere ret-to dai princípi della “giusti-zia” e della “carità sociale”;deve essere giusto.A completamento delle ri-

flessioni, riportiamo alcunispunti dell’intervento di Gio-vanni Scanagatta (SegretarioGenerale UCID) al Convegnotenutosi a Nemetria nel no-vembre 2009 sull’Enciclica so-ciale “Caritas in Veritate” diSua Santità Benedetto XVI.La voce del Papa ci aiuta a

capire le ragioni profonde del-la crisi e a illuminare con laCarità nella Verità la stradada prendere per un nuovomo-dello di sviluppo che vede alsuo centro l’uomo. Varie sonole tematiche affrontate dallaCaritas in Veritate, ma appa-re centrale il concetto di svi-luppo da intendersi in tutti isuoi aspetti: morale, econo-mico, sociale, familiare, am-bientale e tecnologico.La Dottrina sociale della

Chiesa non ha modelli econo-mici da proporre, né soluzio-ni tecniche da offrire, ma sipreoccupa che le costruzionidegli uomini siano rispettosedella persona umana, fatta aimmagine e somiglianza diDio.Benedetto XVI sostiene che

il destino di ogni società di-

mondo non sono sufficienti lemodifiche strutturali, bisognacambiare le persone, i com-portamenti, la soggettività in-teriore.L’etica che abbiamo è frut-

to del passato, è frutto di unaconcezione verticale della sto-ria, quindi occorre rivedere ladimensione etica in una culturadi rete, in una cultura tutta oriz-zontalePensiamo a quanto oggi è in

crisi, la dimensione dell’eticacollettiva della stessa etica sta-tuale, della stessa etica laica,del primato della ragione.Per realizzare l’etica della

responsabilità bisogna entrarenella storia, fare storia, viverequotidianamente la propria re-sponsabilità collettiva all’in-terno della comunità e dellacollettività. De Rita sostieneche la questione della respon-sabilità, di fronte a una rapidacrescita tecnologica, si ponein nuovi termini, se si rinun-cia a un punto di riferimentotrascendentale, occorre cerca-re una spiegazione immanen-te della responsabilità umanae delle scelte giusteEngelliardt afferma che dob-

biamo dar vita a strutture so-cio-politiche che permettanoa comunità divise, per via diconcezioni morali in contra-sto, di poter vivere in pace al-l’interno della stessa societàe all’interno del mercato glo-bale.

La Chiesa ritiene che sia pos-sibile, mettendo a frutto l’u-mana ragione, individuare al-cuni valori fondamentali chepossono costituire il fonda-mento di una ordinata convi-venza civile.Appartiene alla nostra co-

scienza e all’etica comune efondamentale convinzione chel’essere umano non può maiessere usato come mezzo peril raggiungimento di altri sco-pi (Cosí Nicora).Ribadisce Silvestrini: «La

laicità di uno Stato, la laicitàdi un sistema economico, lalaicità della ricerca di regole eorientamenti non devono sen-tirsi in pericolo per l’esisten-za dei valori religiosi, cosí co-me coloro che ad essi si ispi-rano non devono istintivamenteannusare con diffidenza l’or-dine laico».

L’APPORTODEL PENSIERO CRISTIANO

La Dottrina sociale dellaChiesa si presenta con un dop-pio carattere: un carattere dipermanenza, in quanto si ra-dica sull’assoluto di Dio e del-la legge morale ed evangelica;e un carattere di adattamento,di sviluppo e di rinnovamen-to, in quanto vive nella storiaumana, che appare in conti-nuo mutamento.In altre parole, la Dottrina

sociale della Chiesa è, allo stes-so tempo in continuità e in su-

PARTE TERZA

ATTIVITA’RECENSIONI

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UCID Letter • 2/2009

pende sempre da minoranzecreative.I cristiani dovrebbe svolge-

re questo ruolo di minoranzacreativa affinché l’Europa tor-ni a essere quello che le com-pete sul piano storico. L’im-presa è il luogo per eccellen-za della creatività e dell’inno-vazione. Essa partecipa allacostruzione del bene comune.Sul pianomacroeconomico,

Scanagatta precisa che l’UCIDsta portando avanti il confrontotra campioni statisticamentesignificativi di imprese etica-mente responsabili nel lungoperiodo e le altre imprese.Un primo rapporto di Ucid

2007 ha dato risultati inco-raggianti sulla coscienza im-prenditoriale nella costruzio-ne del bene comune, analisiche verranno approfondite inun secondo rapporto UCID2010.Per concludere l’etica ha un

peso sempre maggiore anchein economia perché produ-cendo valore sociale aumentail clima di fiducia di cui l’e-conomia ha bisogno per svi-lupparsi.

a cura di Silvia PaoluzziCollaboratrice UCID Letter

“Codice etico della BWVGroup Italia e la Dottrina So-ciale della Chiesa” .L’interesse deriva da un du-

plice ordine di motivi.Il primo, riguarda le moti-

vazioni che hanno spinto unsacerdote a interessarsi a unargomento, solo apparente-mente, distante dalla sua espe-rienza pastorale.Il secondo è invece la pia-

cevole, sorpresa di scoprire co-me possano materialmente epraticamente applicarsi iprincípi espressi dalle Enci-cliche Sociali della Chiesa indirettive cardini di una delle

IL CODICE ETICODELLA BMW GROUP ITALIAE LA DOTTRINA SOCIALEDELLA CHIESA

Tesi di Baccellieratodi Don Jorge Fabián MartínModena 2009Relatore:Prof. Don Giuliano Gazzetti,Correlatore:Prof. Don Roberto Pinetti

Recensiamo con molto pia-cere questa tesi di Baccellie-rato di Don Jorge FabiánMartín dallo, stimolante, titolo

La tesi di Don Martin mette in evidenza la stretta correlazio-ne esistente tra la Dottrina Sociale della Chiesa ed il “modus agendi”di una delle maggiori realtà industriali italiane: la BMW Group Italia.Tale impresa si è dotata, come altre, di un “codice etico” una sorta dicarta dei diritti e dei doveri fondamentali attraverso le quali l’impresastessa chiarisce le proprie responsabilità etiche e sociali verso i varistakeholders interni ed esterni. Attraverso punti chiave quali: la sicu-rezza sul lavoro, le pari opportunità, la formazione, la tutela della sa-lute dei lavoratori e la tutela dell’ambiente, si dimostra come sia possi-bile orientare eticamente i comportamenti e le azioni di un’impresaverso il raggiungimento del Bene Comune, come auspicato dalla Dot-trina Sociale della Chiesa.

Don Martin's thesis highlights the close correlationbetween the Church’s Social Doctrine and the "modus agendi" of amajor Italian businesses: the BMW Group Italy. This company hasadopted, like others, an "ethical code" a sort of charter of fundamen-tal rights and duties, through which the company itself clarifies itsethical and social responsibilities to the various internal and externalstakeholders. Through key points such as work safety, equal opportu-nities, training, protection of workers' health and the environment sa-feguard, demonstrate how you can guide the ethical conduct and ac-tions of a firm to reach the Common Good , as advocated by the So-cial Doctrine of the Church.

PARTE TERZARECENSIONI

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sumatori, fornitori, concor-renti, ambiente sociale e natu-rale circostante ed istituzionipubbliche).Pur nella loro difformità e

peculiarità i vari codici eticipossono essere ricondotti al-l’idea secondo la quale essihanno la funzione di rendereesplicito una sorta di “con-tratto sociale” che lega l’im-presa ai vari gruppi e individuiche interagiscono direttamen-te o indirettamente con essa ehanno diritti e interessi “in gio-co” nei suoi confronti.I Codici Etici, infatti, riflet-

tono chiaramente l’idea di re-sponsabilità etico-sociale d’im-presa e tale fenomeno ha avu-to una progressione costante:all’inizio degli anni Novanta inGermania, Francia e Gran Bre-tagna la diffusione di codicietici aziendali è stata stimataintorno al 40% quando era ap-pena all’8% nel 1980.In Italia, un forte incentivo

all’adozione dei codici etici edi governance da parte di en-ti e organizzazioni è stato da-to dal Decreto Lgs. N.231/2001, che ha introdottoper la prima volta nel nostro or-dinamento la responsabilitàamministrativa degli enti, chesi aggiunge a quella della per-sona fisica che ha realizzato ilfatto illecito.Il principio di personalità

della responsabilità penale, fi-no all’entrata in vigore della

piú importanti aziende euro-pee.Riguardo al primo punto è

evidente il precipuo interessedi Don Jorge per “l’uomo”, ilquale trascorre almeno due ter-zi della propria esistenza inuna qualche attività lavorativa.La pastorale sociale e del la-

voro confrontata con il bino-mio etica-responsabilità so-ciale d’impresa ne è la logicaconseguenza.Quando poi si ha il confor-

to addirittura delle parole diGiovanni Paolo II che, nellalettera enciclica LaboremEexercens afferma che «cer-tamente il lavoro, come pro-blema dell’uomo, si trova alcentro stesso della questionesociale.Il lavoro umano è una chia-

ve, e probabilmente la chiaveessenziale, di tutta la questio-ne sociale» la scelta non puòche essere obbligata laddovel’opera della Chiesa non puònon essere quella di recupera-re il lavoro umano alla sua di-mensione trascendente, per-sonalistica, solidaristica, su-perando cosí l’errore dell’e-conomicismo e cioè il consi-derare il lavoro umano esclu-sivamente secondo la finalitàeconomica.Entrando quindi nel merito

di questo lavoro Don Jorge cidimostra come strumenti delmondo economico come “Re-sponsabilità Sociale d’Impre-

sa” e “Bilancio Sociale” pos-sano coniugarsi nel percorre-re una strada per la ricerca delbene comune.Il lavoro si articola in tre

parti.Nel primo capitolo si met-

tono in rilievo gli aspetti ge-nerali riguardanti la Dottrinasociale della Chiesa e la sua re-lazione con l’economia.Nel secondo capitolo viene

effettuata un’analisi dettaglia-ta del Codice Etico BMWGroup Italia e, altrettanto sifa con la Dottrina sociale del-la Chiesa (DSC).Nel capitolo terzo si opera

un confronto tra i criteri e/o va-lori del Codice Etico BMWGroup Italia e l’insegnamen-to sociale della Chiesa, inqua-drati nella Compendio dellaDottrina Sociale della Chiesa(CDSC) e nel Dizionario diDottrina sociale della Chiesa(DDSC).

CODICE ETICO D’IMPRESA

Partiamo innanzitutto dalladefinizione di “codice eticod’impresa” e dalle sue appli-cazioni negli ultimi anni.I codici etici possono esse-

re interpretati come “carte deidiritti e dei doveri fondamen-tali” (morali), attraverso le qua-li l’impresa chiarisce le proprieresponsabilità etiche e socialiverso i vari stakeholders in-terni (azionisti, dipendenti emanagement) ed esterni (con-

PARTE TERZA

ATTIVITA’RECENSIONI

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UCID Letter • 3/2009

legge in esame lasciava, infat-ti, indenne la società per i rea-ti commessi da amministratorie/o dipendenti per un direttovantaggio dell’ente di appar-tenenza.Ciò, ovviamente, determina

un interesse dei soggetti (so-ci, associati, ecc.) che parte-cipano alle vicende patrimo-niali dell’ente, al controllo del-la regolarità e della legalitàdell’operato sociale.In termini generali i codici

etici sono documenti ufficialidell’Ente che contengono l’in-sieme dei diritti, dei doveri edelle responsabilità dell’Entenei confronti dei “portatorid’interesse” (dipendenti, for-nitori, clienti, Pubblica Am-ministrazione, azionisti, mer-cato finanziario, ecc.).Tutti i codici etici, seppur

nelle loro differenze, conten-gono un nocciolo di “princípibase”:- ogni dipendente dell’ente

deve impegnarsi al rispetto del-le leggi e dei regolamenti vi-genti in tutti i Paesi in cui ope-ra;- ogni operazione e transa-

zione deve essere corretta-mente registrata, autorizzata,verificabile, legittima, coerentee congrua;- princípi base relativamente

ai rapporti con gli interlocutoridella Pubblica Amministra-zione, in particolare proibi-zione di tutti i comportamen-

ti che possano far anche om-breggiare atti quali corruzione,regalie, favori e quant’altro.L’azienda deve porre in at-

to un idoneo apparato orga-nizzativo e strumenti di con-trollo tali da prevenire e/o ri-levare eventuali atti non cor-retti. A tale scopo in ragionedella loro valenza disciplina-re, il codice etico e le proce-dure il cui mancato rispetto siintende sanzionare vannoespressamente inseriti nel re-golamento disciplinare azien-dale.Se questa è la parte che non

puòmancare, per rispondere airequisiti minimi voluti dallalegge in materia, ben piú inte-ressanti, dal nostro punto divista, sono le parti che riguar-dano la Responsabilità Socia-le d’Impresa (RSI) e che sonol’espressione dell’integrazionevolontaria da parte delle im-prese delle preoccupazioni so-ciali e ambientali nelle opera-zioni commerciali, nei pro-cessi decisionali e nei rappor-ti con i propri interlocuto-ri/portatori di interessi(stakeholder).La RSI sta a significare che

l’attività economica non si con-centra soltanto nello scambiodi beni e servizi ma si allungaa tutto il sistema economico-sociale dove interesse perso-nale e bene comune sono daconsiderare e valutare insie-me.

A ciò va aggiunto il codiceetico come strumento d’appli-cazione e di controllo, fonda-mentale per mettere in praticauna serie di princípi e di re-quisiti atti allo sviluppo diun’attività produttiva etica esocialmente responsabile.Dopo avere descritto gli

aspetti salienti dei codici eti-ci il lavoro di Don Jorge pas-sa a illustrare le dimensionifondamentali del lavoro ri-chiamati dalla DSC.

PRIORITÀ

In particolare vanno consi-derati tre aspetti prioritari chedebbono essere da guida nel-la compilazione dei codici eti-ci.1) L’aspetto soggettivo e

oggettivo del lavoro. Bella ladefinizione tratta dal CDSC:«Il lavoro umano ha una du-plice dimensione: oggettiva esoggettiva. In senso oggettivoè l'insieme di attività, risorse,strumenti e tecniche di cui l'uo-mo, si serve per produrre, perdominare la terra, secondo leparole del libro della Genesi…L’uomo deve soggiogare la

terra, la deve dominare, perchécome immagine di Dio è unapersona, cioè un essere sog-gettivo capace di agire in mo-do programmato e razionale,capace di deciderei sé e ten-dente a realizzare sé stesso.Come persona, l’uomo è quin-di soggetto del lavoro.

ATTIVITA’PARTE TERZARECENSIONI

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retta conclusione metodologi-ca, realizzando l’obiettivo po-sto in premessa, di andare averificare in quali punti del co-dice etico di BWV Italia sonoidentificabili princípi espressinella dottrina Sociale dellaChiesa.a) la tutela della sicurez-

za, della salute e dell’integritàdei collaboratori.La salute è un bene prima-

rio da preservare.A tale riguardo il codice eti-

co della BMW Group Italiasottolinea l’impegno a diffon-dere e consolidare una cultu-ra della sicurezza, sviluppan-do la consapevolezza dei ri-schi, promuovendo comporta-menti responsabili da parte ditutti i collaboratori e operan-do per preservare, soprattuttocon azioni preventive, la salu-te e la sicurezza dei lavorato-ri.Il Magistero sottolinea la re-

sponsabilità umana di preser-vare un ambiente integro e sa-no per tutti. «L’umanità deinostri giorni, se riuscirà a con-giungere le nuove capacitàscientifiche con una forte di-mensione etica, sarà certa-mente in grado di promuove-re l’ambiente come casa e co-me risorsa a favore dell’uomoe di tutti gli uomini, sarà ingrado di eliminare i fattorid’inquinamento, di assicurarecondizioni di igiene e di salu-te adeguate per i piccoli grup-

Il lavoro in senso oggettivocostituisce l’aspetto contin-gente dell’attività dell’uomo,che varia incessantemente nel-le sue modalità con il mutaredelle condizioni tecniche, cul-turali, sociali e politiche. Insenso soggettivo si configura,invece, come la sua dimensio-ne stabile, perché non dipen-de da quel che l’uomo realiz-za concretamente né dal ge-nere di attività che esercita,ma solo ed esclusivamente dal-la sua dignità di essere perso-nale».È pero ovvio che la dimen-

sione soggettiva del lavoro nonè estranea alla sua dimensio-ne oggettiva, cioè alla perfe-zione dell'opera realizzata: illavoratore diventa buono nel-la misura in cui lavora bene, unlavoro ben fatto in modo re-sponsabile e creativo.2) La dimensione sociale.

La dimensione sociale del la-voro deriva dalla natura propriadell'uomo: la persona è un es-sere in sé, ma è anche un es-sere per gli altri. Ancora il CD-SC ci viene in aiuto: «Il lavo-ro umano possiede ancheun’intrinseca dimensione so-ciale… Il lavoro, pertanto, nonsi può valutare giustamente senon si tiene conto della sua na-tura sociale: giacché se nonsussiste un corpo veramentesociale e organico, se un ordi-ne sociale e giuridico non tu-tela l’esercizio del lavoro, se

le varie parti, le une dipendentidalle altre, non si colleganofra di loro e mutuamente nonsi compiono, se, quel che è dipiú, non si associano, quasi aformare una cosa sola, l’intel-ligenza, il capitale, il lavoro,l'umana attività non può pro-durre i suoi frutti, e quindi nonsi potrà valutare giustamentené retribuire adeguatamente,dove non si tenga conto dellasua natura sociale e indivi-duale” (CDSC 273).3) La dimensione santifi-

cante. Non può, però, esseredimenticato che solo la finalitàtrascendente, cioè il compie-re il lavoro come immagine diDio, in unione con Cristo, econ il conforto della graziadello Spirito Santo valgono apromuovere e ad assicurare ladignità del lavoratore non es-sendo certo sufficiente il sololavoro, né la sua piú perfettaorganizzazione e la piú poten-te attrezzatura.«Il lavoro rappresenta una

dimensione fondamentale del-l'esistenza umana non solo co-me partecipazione all'operadella creazione, ma anche del-la redenzione (CDSC 263). Lacarità esige la pratica della giu-stizia e soltanto essa ce ne ren-de capaci.”

CODICE ETICO DELLA BMWE DOTTRINA SOCIALE

DELLA CHIESA

Il lavoro giunge alla sua cor-

PARTE TERZA RECENSIONI

ATTIVITA’

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UCID Letter • 3/2009

pi come per i vasti insedia-menti umani». (CDSC, pp.255-256. )b) le pari opportunità,

molestie e ambiente di lavoro;«Il riconoscimento e la tutela

dei diritti delle donne nel con-testo lavorativo dipendono, ingenerale, dall’organizzazionedel lavoro, che deve tener con-to della dignità e della voca-zione della donna, la cui verapromozione esige che il lavo-ro sia strutturato in tal modoche ella non debba pagare lasua promozione con l’abban-dono della famiglia, nella qua-le ha come madre un ruolo in-sostituibile». (Compendio…,op. cit., p. 163).Giovanni Paolo II nella Let-

tera alle donne del 1995 rin-grazia la donna lavoratrice, im-pegnata in tutti gli àmbiti del-la vita sociale, economica, cul-turale, artistica, politica, perl’indispensabile contributo cheda all’elaborazione di una cul-tura capace di coniugare ra-gione e sentimento, ad unaconcezione della vita sempreaperta al senso del mistero, al-la edificazione di strutture eco-nomiche e politiche piú ricchedi umanità.Per quanto riguarda la si-

tuazione all’interno del BMWGroup ci sono delle iniziativemolto interessanti sul lavorofemminile.Alla carenza di lavoratori

specializzati, soprattutto per

le facoltà tecniche, il BMWGroup risponde rivolgendosiad hoc anche a giovani donne,per incentivare il loro interes-se verso le professioni tecni-che e le scienze ingegneristi-che, per cercare di inserirle al-l’interno dell’azienda.c) le assunzioni.Il lavoro è il fondamento su

cui si forma la vita familiare,la quale è un diritto naturale euna vocazione dell’uomo: es-so assicura i mezzi di sussi-stenza e garantisce il proces-so educativo dei figli.Famiglia e lavoro, cosí stret-

tamente interdipendenti nel-l’esperienza della grandemag-gioranza delle persone, meri-tano finalmente una conside-razione piú adeguata allarealtà, un’attenzione che licomprenda insieme, senza i li-miti di una concezione priva-tistica della famiglia ed eco-nomica del lavoro.A questo riguardo, è neces-

sario che le imprese, le orga-nizzazioni professionali, loStato, si rendano promotori dipolitiche del lavoro che nonpenalizzino, ma favoriscano ilnucleo familiare dal punto divista occupazionaleUn altro aspetto centrale per

quanto riguarda le assunzioneall’interno del BMWGroup eil privilegio di assumere sem-pre o quando le condizione lopermettono, personale del luo-go, in modo tale di favorire

anche lo spostamento di que-ste persone dalla loro abita-zione al posto di lavoro.È evidente che limitati tem-

pi nei trasferimenti casa-lavo-ro facilitano enormemente l’ar-monia e la coesione della fa-miglia, con, anche il non tra-scurabile vantaggio i avere per-sonale fortemente motivato.d) professionalità e for-

mazione.«Il sistema di istruzione e di

educazione non deve trascu-rare la formazione umana etecnica, necessaria per svol-gere le mansioni richieste.…Igiovani devono apprendere adagire autonomamente, diven-tare capaci di assumersi re-sponsabilmente il compito diaffrontare con competenzeadeguate i rischi legati a uncontesto economico mobile espesso imprevedibile nei suoiscenari evolutivi» (CDSC, pp.160-161).Bisogna mettere in risalto il

primato dell’uomo nel pro-cesso di produzione, il prima-to dell’uomo di fronte alle co-se.La persona umana al centro

di tutto, l’unica indispensabi-le.La formazione al lavoro e la

formazione nel lavoro hannocome punti di riferimenti cen-trali la famiglia e la scuola: lafamiglia è la prima cellula del-la società, è lí che la personasi forma, e nella famiglia che

ATTIVITA’PARTE TERZARECENSIONI

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giustizia, ma porta in sé la spin-ta dell’amore, che va oltre lastessa giustizia».

a cura di Silvia PaoluzziCollaboratrice UCID Letter

la persona acquista tutti iprincípi per crescere.BMW Group non interpre-

ta solo concretamente il prin-cipio di prestazione e di con-troprestazione, bensí offre aipropri collaboratori moltepli-ci misure per il perfeziona-mento professionale e lo svi-luppo individuale.e) tutela dell’ambiente.La relazione dell’uomo con

il mondo è un elemento costi-tutivo dell’identità umana. Sitratta di una relazione che na-sce come frutto del rapporto,ancora piú profondo, dell’uo-mo con Dio.Il Signore ha voluto la per-

sona umana come sua interlo-cutrice ed egli deve progetta-re il futuro del mondo perchéè «un giardino che Dio le hadato affinché sia coltivato ecustodito” (Gen 2,15).Coltivare e custodire il giar-

dino, vuol dire, salvaguardarel’ambiente.Nessuno è esente della tute-

la dell’ambiente e, soprattut-to l’intero processo produttivodeve creare le condizioni perfar sí che questo giardino checi è stato dato in affido si con-servi sempre in ottime condi-zione: non si sottrae a tale com-pito BMW Group Italia lad-dove scrive: «La società con-tribuisce alla diffusione e allasensibilizzazione nelle tema-tiche della tutela dell’ambien-te e gestisce in modo eco-com-

patibile le attività ad essa af-fidate, nel rispetto della nor-mativa nazionale e comunita-rie vigente”.Ma non si tratta solo di un’e-

nunciazione teorica. Un grup-po di collaboratori in tutto ilmondo si occupano a tempopieno dell’organizzazione del-la tutela dell’ambiente da par-te di BMW Group. Essi ri-spondono della tutela am-bientale svolta dall’azienda ve-rificandola e lavorando al suocontinuo miglioramento.

CONCLUSIONI

In conclusione del suo la-voro DonGeorge afferma che:«Codice etico, responsabilitàsociale d’impresa e altri mec-canismi accompagnati dallaParola di Dio, sono degli stru-menti fondamentali per co-struire un mondo migliore, unmondo piú sano, dove ci siaspazio per tutti, lavoro per tut-ti, uguale dignità per tutti».Tali affermazioni trovano

pieno riscontro nelle parolepronunciate da S.S. Benedet-to XVI nell’Udienza Partico-lare concessa all’UCID il 4marzo 2006: «Mi ha colpitoin special modo il propositoda voi manifestato di tenderead un’etica che vada oltre lasemplice deontologia profes-sionale, anche se, nell’attualecontesto, questo già non sa-rebbe poco… Il cristiano èchiamato a cercare sempre la

PARTE TERZA RECENSIONI

ATTIVITA’

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RAPPORTICON LA CONFERENZAEPISCOPALE ITALIANA

Sono proseguiti nel corso di questo pe-riodo i rapporti con la Conferenza Epi-scopale Italianae,inparticolare,con l’Uf-ficio Nazionale per i Problemi Sociali e ilLavoro, diretto da Mons.Angelo Casile.In settembre, il SegretarioGenerale,Gio-vanni Scanagatta, ha partecipato ad unConvegnoche si è svoltoadAssisi sul te-ma della salvaguardia del creato. Nellostessomese,il SegretarioGeneralehapar-tecipato ad un incontro,svoltosi a Romapresso l’Associazione “Scienza e Vita”,sul problemadel testamentobiologico edel fine vita. L’incontro è stato presiedu-to dal Segretario Generale della CEI,Mons.Mariano Crociata.Il SegretarioGeneralehapartecipatonelmese di ottobre adAssisi all’AssembleaGenerale dell’Ufficio,cheha visto la par-tecipazione, in qualità di relatore, delProf. Stefano Zamagni che ha parlatodella crisi alla luce dell’Enciclica socialedi Benedetto XVI, “Caritas in Veritate”.L’intenso dibattito che ne è seguito havisto gli interventi dei rappresentanti deivarimovimenti e associazioni che parte-cipanoai lavori dell’UfficioNazionaleperi Problemi Sociali e il Lavoro e del nostroSegretario Generale.Nel mese di novembre si è svolto pres-so il Santuario del Divino Amore di Ro-ma un Convegno organizzato dall’Uffi-cio Nazionale per i Problemi Sociali e ilLavoro sul Progetto Policoro. Al Conve-gno ha partecipato il Segretario Gene-rale, con un intervento sui progetti del-l’UCIDnel campodelmicrocredito edel-la microfinanza. È stato in particolare il-

lustrato il progetto“microfinanza e gio-vani imprenditori nelMezzogiorno”conriferimento alla Regione Basilicata e almodello del senior partner per sostene-re l’imprenditorialità giovanile del Sud.

RAPPORTI CON LAPRESIDENZA NAZIONALEDELL’AZIONE CATTOLICA

Continuano gli incontri a Roma pressolaPresidenzadell’AzioneCattolicaper lapredisposizione del sussidio per la lettu-radelVangeloedellaDottrinasocialedel-la Chiesa nel tempo forte e nel tempoordinariodell’anno liturgico.Il primosus-sidio, frutto della collaborazione di undecinadimovimenti eassociazioni tra cuil’UCID, riguarda l’anno liturgico 2009-2010 e ha per titolo “Lo accolse congioia”, in riferimento al brano sull’in-controdiGesúconZaccheo.Questo sus-sidio è già stato distribuito ai Gruppi Re-gionali dell’UCID con lo scopo di diffon-derlo presso tutte le Sezioni diocesanedella nostra associazione con l’inizio delnuovo anno liturgico.In novembre si è svolta, a Roma, la pri-ma riunione presso la Presidenza del-l’AzioneCattolica per la predisposizionedel nuovo sussidio per l’anno liturgico2010-2011.Indicembre si è svolta la se-conda riunione organizzativa con i mo-vimenti e le associazioni che collabora-no alla predisposizione del sussidio.

RAPPORTI CON LACONSULTA NAZIONALE DELLEAGGREGAZIONI LAICALI

In settembre si è svolta una riunione a

Roma del Comitato Direttivo della Con-sulta Nazionale delle Aggregazioni Lai-cali di cui l’UCID fa parte.Nella riunione,acuihapartecipatoMons.Paolo Rabitti Consulente EcclesiasticoNazionale, si è parlato della ristruttura-zionedellaConsulta dopo lanominadelnuovoSegretarioGenerale edei quattrorappresentanti della CEI come da nuo-vo Statuto.L’assemblea annuale della Consulta si èsvolta a Roma il 28 novembre scorso evi hapartecipato il nostroSegretarioGe-nerale. Sono intervenuti all’assemblea ilSegretario il Generale della CEI, Mons.Mariano Crociata, e il Cardinale Camil-lo Ruini, che ha presentato un riflessio-ne sul volume“La sfida educativa”a cu-ra del Comitato per il progetto culturaledella Conferenza Episcopale Italiana.

RAPPORTI CONALTREASSOCIAZIONI ED EVENTI

Il 5 ottobre scorso si è svolta a Milano,presso Assolombarda, la cerimonia perla firma della Carta delle“Pari opportu-nità”,promossadaSodalitas edaltre as-sociazioni tra cui l’UCIDnazionale.La ce-rimonia, presieduta dalla Presidente diSodalitas, Dott.ssa Diana Bracco, ha vi-sto vari interventi dei rappresentanti deiMinisteri del Lavoro e delle Pari Oppor-tunità e di associazioni dirigenziali.Per l’UCID nazionale hanno partecipa-to il Segretario Generale, Dott. Giovan-ni Scanagatta, e il Dott. Manlio D’Ago-stino, responsabile delle relazioni ester-ne e dei rapporti con la stampa.Il SegretarioGenerale è intervenuto conuna relazione al Convegno organizzato

PARTE QUARTAATTIVITÀNAZIONALEUCID

UCID

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al Convegno organizzato dalla SezioneUCID di Trieste sul tema inerente l’inse-rimento dei giovani nel mondo del la-voro dell’area giuliana.Nel mese di dicembre Giovanni Scana-gatta ha partecipato al Convegno or-ganizzato dalla Sezione Ucid di Latinasull’enciclica sociale di Benedetto XVI,“Caritas in Veritate”.Nello stesso mese di dicembre, ha avu-to un incontro di lavoro a Vicenza conla Sezione UCID, alla presenza del Pre-sidente del GruppoVeneto, Ing.Raffae-le Bono, e con la Caritas Diocesana diVicenzaper la raccoltadi dati riguardantil’esperienzadell’UCID locale e dellaCa-ritas in tema di sostegno con il micro-credito delle famiglie in difficoltà. Que-ste esperienze saranno pubblicate nelRapportoUcid2010 sulla coscienza im-prenditoriale nella costruzione del benecomune, presso la Libreria EditriceVati-cana. Nella medesima occasione, il Se-gretario Generale ha partecipato, a Pa-dova, alla riunione del Consiglio Diret-tivo del Gruppo Regionale UCID delVe-neto,Presiedutodall’Ing.RaffaeleBono.Il Dott. Scanagatta ha effettuato un in-tervento sulle iniziative dell’UCID na-zionale nel campo del microcredito edella microfinanza, soprattutto a soste-gnodell’imprenditoriagiovaniledelMez-zogiorno, secondo il modello del seniorpartner.Il Segretario Generale ha infine parteci-pato al Convegno sull’enciclica CaritasinVeritatediBenedettoXVI,che si è svol-to presso lo Studio Teologico della Ba-sica si S.Antonio da Padova.Il Presidente nazionale,Prof.Angelo Fer-ro, è stato uno dei due relatori del Con-vegno.

a novembre dalla FondazioneNemetriadi Foligno sull’enciclica sociale di Bene-detto XVI, Caritas in Veritate.Nello stesso mese di novembre, il Dott.Scanagatta ha partecipato al Seminariosu“Fede e tecnologia”,organizzato dalVescovo di Loreto, Mons. Giovanni To-nucci.Nel corso del Seminario, alcune societàspecializzate hanno presentato il rosa-rio digitale che consente a persone chesi trovano in luoghi diversi di pregare in-sieme. I vari misteri sono commentati eillustrati, conferendo uno spirito di ele-vazione spirituale alla grande preghieradel rosario.Il 20 novembre scorso il Segretario Ge-nerale ha presentato una relazione sulFederalismo fiscale e la solidarietà pres-so la Camera dei Deputati, nell’ambitodi un Convegno organizzato dall’Asso-ciazioneNazionale Finanziari d’Italia sultema“Le nuove complessità per gli en-ti territoriali: il federalismo fiscale”.

INIZIATIVE DEI GRUPPIREGIONALI E DELLE SEZIONI

Nelmese di settembre, il Segretario Ge-nerale si è incontrato con il Vescovo diAvellino,Mons.FrancescoMarino,per lacostituzione di una nuova Sezione del-l’UCID.Il Vescovo ha assicurato tutto il suo ap-poggio per l’iniziativa di sviluppo del-l’UCID e ha provveduto a nominareMons.Melillo,VicarioGeneraledellaDio-cesi, Consulente Ecclesiastico della co-stituenda Sezione.Nella stessa occasione, il SegretarioGe-nerale ha partecipato alla tavola roton-

da organizzata dal Comune di Atripal-da (AV) sull’ultima enciclica di Bene-detto XVI, Caritas in Veritate.In riferimento all’iniziativa della costitu-zione della nuova SezioneUCIDdiAvel-lino, il 25 novembre scorso il Presiden-te nazionale ha incontrato a Roma ilProf. Pellegrino Capaldo per una con-sultazione sulla realtà imprenditorialeavellinese ai fini della costituzione del-la nuova Sezione. All’incontro hannopartecipato il Dott. Aurelio Fedele, Pre-sidente del Gruppo UCID della Campa-nia,Mons. Gerardo Capaldo, l’Ing. Giu-seppe Caputo, referente per la costitu-zione della nuova Sezione, il SegretarioGenerale, Dott. Giovanni Scanagatta.Nel mese di ottobre, il Segretario Gene-ralehapartecipatoall’inaugurazionedelnuovo anno sociale della Sezione UCIDdi Frosinone, alla presenza del VescovoMons. Ambrogio Spreafico. Il tema delConvegno è stato “L’etica nella creati-vità ucidina 2010” e gli Atti con i varicontributi sono stati raccolti a cura delPresidente Iaboni in un volume che laPresidenzaNazionaledell’UCIDhaprov-veduto a diffondere presso i Gruppi e leSezioni della nostra associazione.Nello stesso mese il Segretario Genera-le ha partecipato alla S.Messa celebra-tadalVescovodi Frosinone,Mons.Sprea-fico, per la traslazione della salma diMons. Salvatore Boccaccio dal cimiterodi Frosinone alla Cattedrale di S. MariaAssunta.La traslazioneè stata resapos-sibile grazie al contributo economicodella Sezione UCID di Frosinone e dellaPresidenza nazionale della nostra asso-ciazione.Sempre in ottobre, il Segretario Gene-rale ha partecipato, con una relazione,

PARTE QUARTA ATTIVITÀ NAZIONALE

ATTIVITA’

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ATTIVITÀINTERNAZIONALEDELL’UCID

L’attività internazionale dell’UCID si èsvolta in prevalenza attraverso i rap-porti con l’UNIAPAC Europe e con l’U-NIAPAC International, assicurati dalnostro rappresentante Dott. Giovan-ni Facchini Martini.Il Dott. Facchini Martini ha partecipatoa tutti i Board dell’UNIAPAC Europe,che si sono svolti durante questo pe-riodo a Parigi. Inoltre, alla fine di set-tembre scorso, il Dott. Facchini Mar-tini ha partecipato, in rappresentan-za dell’UCID nazionale, al Congressomondiale UNIAPAC che si è svolto aCittà del Messico. Come ha riferito ilDott. Facchini Martini, nel corso delConsiglio Direttivo Nazionale dell’U-CID, del 28 ottobre scorso, al Con-gresso erano presenti circa 1.000 de-legati, di cui 300 esterni all’AmericaLatina. Folta la rappresentanza deidelegati africani che hanno sottoli-neato l’importanza dell’applicazionedella Dottrina sociale della Chiesa peril superamento dell’attuale fratturatra economia effettiva globalizzata ebene comune universale.Il tema del Congresso è stato la “Re-sponsabilità Sociale dell’Impresa” conriferimento specifico al profitto deivalori e ha registrato numerosissimi in-terventi, tra cui quello molto apprez-zato del Prof. Stefano Zamagni sul-l’enciclica “Caritas in Veritate” di Be-nedetto XVI, alla luce della grave cri-si che stiamo vivendo. L’UCID nazio-nale ha diffuso, in occasione del Con-gresso, un suo documento sulla re-

sponsabilità degli imprenditori cri-stiani per il bene comune che evi-denzia le differenze con l’approccio an-glosassone della Business Ethics. Èstato inoltre diffuso il volume,nella ver-sione inglese, che raccoglie gli Attidel Convegno di Milano di febbraio2008, svolto in collaborazione conUNIAPAC Europe, sulla responsabi-lità degli imprenditori cristiani per ilfuturo dell’Europa.Il Congresso ha nominato il nuovoPresidente dell’UNIAPAC Internatio-nal nella persona del Dott. Pierre Le-cocq. Il Nuovo Presidente ha presen-tato il suo programma che prevede,tra l’altro, la costituzione di una Fon-dazione per la realizzazione degli sco-pi statutari. Il Presidente Lecocq hainoltre proposto come tema da rea-lizzare, nel corso della nuova presi-denza, quello del dialogo del cristia-ni con i musulmani a partire dalle te-matiche di natura economica e so-ciale. Si tratta di un tema di grandeattualità perché, a fronte della glo-balizzazione che ha investito in pie-no l’economia e la finanza, si registrauna crescente debolezza degli Stati,delle Nazioni e degli Organismi In-ternazionali nel governo politico del-le grandi differenze a livello mondia-le di tipo storico, culturale, religioso edi filosofia dello sviluppo.A fronte di questa situazione, acqui-stano una importanza del tutto nuo-va le religioni, che hanno il compitodi formare le coscienze umane per lacostruzione di un mondomigliore, piúsolidale e piú giusto.Dobbiamo pensare che le tre religio-ni monoteiste rappresentano piú di un

terzo della popolazione mondiale equindi riveste un ruolo cruciale per ilfuturo del mondo il dialogo interreli-gioso che deve guardare alla centra-lità dell’uomo nei processi di svilup-po, con i suoi valori di libertà, re-sponsabilità e dignità.L’impegno del dialogo interreligiosodeve riguardare in modo particolarei musulmani e acquista quindi un gran-de significato l’impegno della nuovaPresidenza dell’UNIAPAC in questocampo che coinvolge la nostra asso-ciazione.Si è parlato di questo tema in occa-sione del Convegno dell’UCID-UNIA-PAC a Loppiano nell’autunno del2008.La Sezione UCID di Milano si sta im-pegnando per portare avanti questotema, dopo la realizzazione delle ini-ziative riguardanti la responsabilitàdegli imprenditori cristiani per il futurodell’Europa.

PARTE QUARTAATTIVITÀINTERNAZIONALEUCID

Le Sezioni Provinciali e Diocesane

17 Gruppi Regionali89 Sezioni Provinciali e Diocesane4.000 Soci

Gruppo Regionale LombardoGruppo Interregionale Piemonte e Valle d’AostaGruppo Regionale LigureGruppo Regionale VenetoGruppo Regionale Trentino Alto AdigeGruppo Regionale Friuli Venezia GiuliaGruppo Regionale Emiliano RomagnoloGruppo Regionale ToscanoGruppo Regionale UmbroGruppo Regionale del LazioGruppo Regionale MarchigianoGruppo Regionale CampanoGruppo Regionale BasilicataGruppo Regionale Abruzzo MoliseGruppo Regionale PugliaGruppo Regionale CalabroGruppo Regionale Siciliano

I Gruppi Regionali

UCID 2009

Altamura -Gravina-Acquaviva

AnconaAscoli Piceno- S. Benedetto

ArezzoAstiBellunoBergamoBiellaBolognaBolzanoBresciaBrescia - ManerbioBrescia -Valle CamonicaBrindisiBustoArsizio -Valle Olona-Alto Milanese

CaltanissettaCasale MonferratoCataniaCatanzaroChietiCivitavecchiaComoConversano MonopoliCosenzaCremonaCuneoFermoFerrara

FidenzaFiesoleFirenzeForlí-CesenaFrosinoneGenovaGorizia-MonfalconeImolaLa SpeziaLatinaLodiLuccaMacerataMantovaMateraMessinaMilanoModenaMonzaNapoliNovaraPadovaPalermoParmaPaviaPesaroPiacenzaPordenonePotenzaPratoRavenna

Reggio CalabriaReggio EmiliaRiminiRomaRovigoSan MarinoSavonaSondrioTeramoThiene San GaetanoTigullio Golfo ParadisoTivoliTolmezzoTorinoTrani-BarlettaTrentoTreviglioTrevisoTriesteUdineUgentoValdarno InferioreVareseVenezia - MestreVercelliVeronaViboValenziaVicenzaVigevanoViterbo

TAR. ASSOCIAZIONI SENZA FINI DI LUCRO: POSTE ITALIANE S.P.A. - SPEDIZ. IN ABBON. POSTALE - D.L. 353/2003 (CONV. IN L. 27/02/2004 N° 46) ART. 1, COMMA 2, DCB PADOVA

Unione Cristiana Imprenditori DirigentiPresidenza Nazionale - Via della Conciliazione 15 - 00193 RomaTel 06 86323058 - fax 06 86399535 - e.mail: [email protected]