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Periodico dell’Oratorio san Pio V - Milano Anno 8, Numero 3 - Febbraio 2009 CON TUTTO IL BENE CHE... VI VOGLIAMO! Il sipario si è appena chiuso sulla se- conda delle nostre rappresentazioni e già sentiamo la nostalgia: ci guar- diamo un po’ persi e mentre smon- tiamo le scenografie non possiamo fare a meno di proiettarci su proget- ti futuri ricordando i momenti più coinvolgenti del percorso appena ter- minato. Abbiamo cominciato questa avventura in ottobre con la scelta della commedia da rappresentare (“Con tutto il bene che ti voglio” di Luciano Lunghi) e l’assegnazione del- le parti: già questa fase ha presenta- to qualche difficoltà ma la nostra bra- va regista Silvia Buffone ha sapien- temente orientato le scelte! Poi sono cominciate le prove con la fatica per tutti di ritagliare uno spazio tra gli impegni lavorativi e familiari: sembra- va che l’obiettivo fosse irraggiungi- bile e più di una volta siamo stati presi dallo sconforto! Però ci facevamo co- raggio a vicenda con tanta autoiro- nia e la risata sempre pronta! RITIRO ADOLESCENTI Elena e Silvia Senzani (continua a pagina 7) EVENTO ECCEZIONALE! Ragazzi, che nevicata! (diac. Francesco - pag. 17) IN QUESTO NUMERO Colere pag. 2 Prima confessione pag. 4 Veglia e Novena pag. 5 Il sorriso fa la differenza pag. 8 Sport pgg. 10 e 11 Danzare la vita pag. 19 Rubrica libri pag. 20 GUERRA E PACE: Oggi come ieri Perché Dio si è fatto bambino? Gesù nasce per me: io gli vado in- contro? Perché? Cosa mi rappre- senta? Queste sono state le do- mande principali su cui abbiamo riflettuto noi adolescenti durante il ritiro in preparazione al Natale, che si è svolto il 22 e il 23 dicembre presso l’oratorio di san Carlo a Rho. In questi due giorni abbiamo avuto la possibilità di stare insieme, conoscerci meglio e divertirci, ma anche di fermarci, riflettere, pregare. (continua a pag. 2) Fight Outta You - Ben Harper C’è chi - Filippo Rossi Pregare per la Pace - don Simone Anzitutto la Vita - suor Cristina Strumenti di Pace - Alessandra Busacca Quel piccolo tassello... - Silvia Cafiero

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Fight Outta You - Ben Harper C’è chi - Filippo Rossi Pregare per la Pace - don Simone Anzitutto la Vita - suor Cristina

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Periodico dell’Oratorio san Pio V - Milano Anno 8, Numero 3 - Febbraio 2009

CON TUTTO IL BENE CHE... VI VOGLIAMO!Il sipario si è appena chiuso sulla se-conda delle nostre rappresentazionie già sentiamo la nostalgia: ci guar-diamo un po’ persi e mentre smon-tiamo le scenografie non possiamofare a meno di proiettarci su proget-ti futuri ricordando i momenti piùcoinvolgenti del percorso appena ter-minato. Abbiamo cominciato questaavventura in ottobre con la sceltadella commedia da rappresentare(“Con tutto il bene che ti voglio” diLuciano Lunghi) e l’assegnazione del-le parti: già questa fase ha presenta-to qualche difficoltà ma la nostra bra-va regista Silvia Buffone ha sapien-temente orientato le scelte! Poi sonocominciate le prove con la fatica pertutti di ritagliare uno spazio tra gliimpegni lavorativi e familiari: sembra-va che l’obiettivo fosse irraggiungi-bile e più di una volta siamo stati presidallo sconforto! Però ci facevamo co-raggio a vicenda con tanta autoiro-nia e la risata sempre pronta!

RITIRO ADOLESCENTI

Elena e Silvia Senzani(continua a pagina 7)

EVENTO ECCEZIONALE!Ragazzi, che nevicata!

(diac. Francesco - pag. 17)

IN QUESTO NUMEROColere pag. 2Prima confessione pag. 4Veglia e Novena pag. 5Il sorriso fa la differenza pag. 8Sport pgg. 10 e 11Danzare la vita pag. 19Rubrica libri pag. 20

GUERRA E PACE: Oggi come ieri

Perché Dio si è fatto bambino?Gesù nasce per me: io gli vado in-contro? Perché? Cosa mi rappre-senta? Queste sono state le do-mande principali su cui abbiamo

riflettuto noi adolescenti durante il ritiro in preparazione al Natale, che si è svoltoil 22 e il 23 dicembre presso l’oratorio di san Carlo a Rho. In questi due giorniabbiamo avuto la possibilità di stare insieme, conoscerci meglio e divertirci, maanche di fermarci, riflettere, pregare.

(continua a pag. 2)

Fight Outta You - Ben Harper

C’è chi - Filippo RossiPregare per la Pace - don Simone

Anzitutto la Vita - suor Cristina

Strumenti di Pace - Alessandra Busacca

Quel piccolo tassello... - Silvia Cafiero

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21.30 al camino...

Francesco Boschiroli

(continua da pag. 1)

Sulla neve...la vostra Pina e il vostro Arturo

La commedia è divertente: un ma-rito tenta di risolvere la crisi del pro-prio matrimonio facendo crederealla moglie di essere morto, con lacollaborazione un po’ reticente diun amico medico; la vicenda si svi-luppa tra esilaranti equivoci e l’in-gresso in scena di personaggi stra-vaganti e buffi fino al lieto fine incui i due coniugi ritrovano l’intesae la complicità rendendosi conto di“...quello che stavano buttando viacon il loro stupido comportamento”.Finalmente nel fine settimana del24 e 25 gennaio è arrivato il mo-mento della rappresentazione al Te-atro Oscar ed è stato un successoinaspettato: che bello sentire l’al-legria, le risate (tante!!!) e l’entu-siasmo del pubblico! Che bello il

legame che si è creato tra di noi, lospirito di collaborazione e il soste-gno reciproco: non solo tra noi at-tori ma tra tutte le figure che han-no cooperato per rendere possibilequesta esperienza, da chi ha ideatoe montato la splendida scenografiaa chi ha contribuito al trucco, dalsuggeritore a chi ha realizzato le ri-prese, dai tecnici luci e suono a…agli spettatori che con i loro applau-si ci hanno dato la carica! Grazie dicuore a tutti e arrivederci alla pros-sima avventura…

Vacanza sulla neve a Colere

Ciao ragazzi,in questo articolo vi parlerò dellamagnifica vacanza che abbiamopassato nei primi giorni dell’annoa Colere, sopra Bergamo. Abbiamopassato sei giorni all’insegna deldivertimento, ma soprattuttosciando a più non posso. Ilprogramma del giorno erasempre lo stesso: mi sveglio,mangio e sci, sci e ancora sci!21.30 al camino? Ve lo spiegosubito. Subito dopo cena ci siritrovava davanti ad un cami-no sempre acceso che porta-va un calore che arrivava finoall’anima. Alle 21.30 ci ritro-vavamo per l’ultima preghiera del-la giornata, per giocare insieme edarci la buona notte. La sera erauno dei momenti che preferivo dipiù, ovviamente dopo la giornatasulle piste. Era un luogo di ritrovo,era un luogo di giochi per ogni etàed era un luogo ideale per tranquil-lizzarci, coccolati dall’altatemperatura del camino.Quanto si sciava! C’eranopiste per tutti: dalle più fa-cili, per chi ha messo glisci la prima volta, alle piùdifficili per i più esperti.Sciavamo tutti insieme, odivisi in gruppi, accompa-gnati sempre da un gran-de, e spesso sulle piste ci ritrovava-mo. Ma anche per quelli che nonsapevano sciare e volevano cammi-nare come il nostro don, si poteva

passeggiare con le ciaspole vicinole piste. Dato che gli impianti scii-stici chiudevano alle quattro dopouna buona cioccolata tutti i ragazzie bambini si ritrovavano a fare icompiti. Alle cinque ci si trovava insala per matematica inglese e tan-

te altre materie! C’è stato sempre ilsole, solo l’ultimo giorno, la matti-na della partenza nevicava tanto. Laserata più dolce è stata la sera tra il5 e il 6 gennaio. Pensate bimbi checi è venuta a trovare la befana! Pro-prio così, ha consegnato a tutti ibambini un sacchettino con dentro

tante caramelle! Ho già detto che èstata una vacanza stupenda e nonsmetterò di dirlo. Mi sono propriodivertita. Giulia Molari

L’esperienza di Colere è stata indimentica-bile. Non è stata una bella settimana di di-vertimento solo per me e per gli altri ra-gazzi, ma anche per gli adulti. Lì, appenafuori dall’albergo, si trova la pista per i pic-coli e la seggiovia per salire sulle piste dilivello più alto; poi c’è anche lo skilift chesi affaccia sulla pista nera che porta giù inpaese. L’albergo in cui alloggiavamo era unpo’ fuori dal mondo, perché lì non posso-no arrivare macchine o altro, si sale solo

con la seggiovia. E i bagagli? Anche quellisi mettono sulla seggiovia e se vi cadono èil primo problema della vostra vacanza.Ma, per fortuna, non è successo. Le pistesono molto belle oltre che facili, di nerece ne sono solo due e io non le definireiper niente nere. Se ci si vuole allontanaresia dallo smog sia dal rumore della città,quello è il posto più giusto che ci sia perfarlo. Quest’anno c’è stato un tempo bel-lissimo, al contrario di quello scorso cheha nevicato sei giorni su sei. Non c’è solol’opzione dello sci o dello snowboard, machi non fa nessuno di questi due sport può,

come hanno fatto la maggior parte dellemamme, insieme a don Simone, andare incima alla montagna con le ciaspole. Perdon Simone è stata una nuova esperien-za, perché per lui il posto era sconosciuto;così si è affidato all’aiuto delle mamme esi è divertito anche lui. Per noi è stata l’oc-casione di conoscere meglio don Simone,di respirare ancora l’aria di queste monta-gne e di passare una bella settimana tuttiinsieme.Noi tutti speriamo di vivere pure il prossi-mo anno questa bella esperienza.

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COSA VUOL DIRE PREGARE PER LA PACE?

IL NOSTRO CAMMINO...3a elementare

Finalmente è arrivato il nostro momento.Con i bambini di 3^ elementare. All’inizioeravamo un po’ timidi, solo all’idea di or-ganizzare tutto (scenette, giochi…) e ave-re l’idea che non gli possa piacere nientedi quello che organizziamo per loro. Poi cisiamo aperti per esprimere ognuno delleidee. Su questo c’è molta sintonia tra dinoi! E non solo, siamo un gruppo davverounico, che sa sempre scherzare nel mo-mento giusto. Ora parliamo dei bambini!

Sono centootto… numero impressionan-te! C’è stata un po’ di difficoltà nel divi-derli in gruppi, anche perché noi educato-ri non siamo così tanti! Già fatti i primi dueincontri di catechesi del martedì abbiamoimparato a conoscerci bene e a capire i piùtimidi da coinvolgere di più. Quest’anno inomi delle squadre sono particolari, ri-guardano le pietre preziose: Rubino, Co-rallo, Turchese, Ambra, Smeraldo, Topazio.Noi abbiamo voglia di continuare il cam-

mino e divertirci! Più andiamo avanti e fac-ciamo del nostro meglio e più vogliamovedere dei sorrisi sulle loro facce, che cifanno capire che la nostra fatica e il no-stro tempo è servito a qualcosa.

Francesca Buffone e Valeria Doronzo

In tanti, in questo mese di gennaio appena trascorso, abbiamo pregato chiedendo il dono della pace. Provocati(ancora una volta!) dall’esplodere della violenza tra Israeliani e Palestinesi, abbiamo pregato… Ma come? Per chi?

Cosa abbiamo chiesto? Cosa vuol dire pregare per la pace? Colgol’occasione per qualche riflessione su questi avvenimenti e suquella forma particolare di preghiera che è l’intercessione:quando “chiediamo a Dio qualcosa a favore di altri”, ecco infattila preghiera di intercessione.Non è mai scontato riscoprire che intercedere, nel significatoprofondo della parola, significa “camminare in mezzo” ai diversicontendenti senza voler dare ragione o torto né all’uno néall’altro, ma pregando ugualmente per tutti. Siano Israeliani ePalestinesi, o semplicemente due amici che litigano, intercederesignifica “stare in mezzo ai due e mettere una mano sulla spalladell’uno e una mano sulla spalla dell’altro”, dimostrando di tenerea entrambi, e non solo all’uno o solo all’altro. Ciò lo sento ancorapiù vero pensando agli scontri nella striscia di Gaza: la situazionepolitica è così intricata e aggrovigliata che anche un espertofarebbe fatica a spiegare che cosa è avvenuto, perché e come.Non ho titoli per giudicare. Preferisco mettere in pratica la parola

di Gesù: “Non giudicate e non sarete giudicati”. Qui soffrono tutti e molto. È difficile dire: “Soffre di più quello,soffre di più questo”. Chi comincia la lista delle ragioni, dei torti? Si va all’infinito. E non si uscirà, se non conqualche passo nuovo. Intercedere è aiutare ad andare oltre la logica e il conto dei torti subiti, è fare tutti un passonuovo nella stessa direzione.

don Simone(continua a pag. 12)

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Simona Manara

Missione compiuta con successo!4a elementare: il punto delle educatrici

La Confessione è il primo importantepasso che i ragazzi di quarta elementa-re hanno dovuto affrontare quest’an-no. Per arrivare a questo momento delcammino è stato necessario compren-dere punto per pun-to le varie parti delsacramento: la Con-fessio Laudis, la Con-fessio Vitae e la Con-fessio Fidei (ringra-zio, mi pento, mi im-pegno). Facendo at-tività in chiesa e poidivisi nelle squadre,siamo riusciti a rag-giungere l’obiettivofinale: tutti pronti per sabato 17 gen-naio. Nell’incontro precedente abbia-mo fatto una prova e don Simone hamostrato ai bambini un confessionalechiedendo loro se fossero emozionati…la risposta è stata gridata all’unisono:sì! Il giorno della cerimonia i bambini,noi educatori e i genitori eravamo tre-pidanti nell’attesa che iniziasse la cele-brazione. Prima radunati in piazzetta,

poi accalcati sulle scale siamo entratiin chiesa e abbiamo preso posto nellepanche. Concluso il momento comuni-tario con la lettura del Vangelo, ci sia-mo divisi nelle squadre, ognuna davanti

ad un sacerdote, ac-canto ad un confessio-nale o altrove. I bam-bini hanno cominciatoad agitarsi nell’aspet-tare il proprio turno,chiedendo per l’enne-sima volta che cosadovessero fare. Quan-do poi la confessioneaveva termine ogni ra-gazzo riceveva l’ab-

braccio dei propri genitori e insiemescendevano nel sottochiesa dove erastata preparata per loro una piccolafesta. Noi educatori siamo stati moltosoddisfatti di come si ò svolto il rito, cisiamo sentiti partecipi ed è stata un’oc-casione per ricordare la nostra primaconfessione.

Maddalena FabriziCostanza Modenese

3a elementare: il punto di vista di un’allenatrice

E finalmente siamo partiti anche con i martedì!Proprio così: martedì 13 gennaio abbia-mo incominciato a incontrarci tutti insie-me (bambini, educatori/trici, allenatori/trici), in chiesa con don Simone, per rin-graziare Gesù e per scoprire come sareb-bero stati organizzati questi incontri.Martedì 20 invece, dopo il raduno di donSimone in chiesa per la ripresa dei branidella Buona Notizia, noi allenatori siamoandati a lavorare nelle aule con i bimbi,insieme agli educatori. Ero molto emo-zionata perché è stato il vero inizio diquesta nuova avventura da mamma-alle-natrice. Si perché quando ero “giovane”e non ancora mamma, avevo fatto la ca-techista per alcuni anni, con un metodoun po’ più “scolastico” e perciò non faci-le da affrontare, né per me né per i bim-bi! Lo stile di questi incontri invece sibasa sulla semplicità e l’essenzialità neltrasmettere la Buona Notizia ai bambini,ritrovandoci insieme tra amici che si aiu-tano e si divertono imparando. La gran-de novità per me è stata condividere ilservizio ai più piccoli con gli educatoriadolescenti: sono uno splendido esempiodi come Gesù possa fare breccia nel cuo-

re dell’uomo, facendo divampare un fuo-co che non si spegne più, donando l’en-tusiasmo giusto per trasmettere la pro-pria esperienza di fede con gioia e deter-minazione: sono tutti veramente in gam-ba! Mi sento di dire che sono la rocciadella 3^ elementare, sulla quale costruiresolide basi per il futuro di fede dei nostribambini. Vorrei anche dire grazie alle no-stre facilitatrici, che hanno scelto un ap-pellativo veramente calzante, perchésono sempre pronte a rendere tutto faci-le e gestibile, specie quando mi sento ul-tima fra gli ultimi e non all’altezza diquesto mandato. Inoltre sono felice diaver incominciato questo cammino incoincidenza con l’inizio del vicariato didon Simone in s. Pio, perchè è come par-tire insieme per un nuovo viaggio, con-dividendo la ricchezza del percorso, delleesperienze che si faranno e degli incon-tri con le persone sul cammino.Possa Gesù donarci la Fede che ci muove,la Speranza che ci anima e la Carità checi riempie il cuore. Buon cammino a tut-ti noi.

4a ele: dagli occhi di un bambino

Andrea Galeffi

Il giorno 17 gennaio noi ragazzi diquarta elementare (anche se c’èqualcuno di altre classi) abbiamofatto la nostra PRIMA CONFESSIONE.Le settimane prima ci siamo prepa-rati con attenzione per questo sa-

cramento, con l’aiuto di don Simo-ne e delle allenatrici.Divisi per gruppi (Marte, Giove, Ve-nere, Saturno, Mercurio, Terra, Net-tuno e Urano) siamo entrati in chie-sa. Don Simone ha iniziato a parla-re e poi una mamma, un papà, unbambino e una mamma-allenatricehanno letto una preghiera. Abbia-mo ascoltato la parabola del Padrebuono, che perdona il figlio che sene è andato. Dopo alcuni bambinisono andati sull’altare a recitareuna preghiera. Divisi per gruppi c’èstato il momento individuale; il donci ha dato un foglio con una piccolapreghiera da dire a bassa voce. Fi-nita la confessione sono andato daimiei genitori e con loro ho accesol’incenso profumato ai piedi dell’al-tare. Con i genitori ognuno è anda-to nel sottochiesa dove avevano pre-parato il rinfresco. Tra patatine, bi-bite, torte e pizzette abbiamo fe-steggiato e alla fine tutti se ne sonoandati. Durante la Confessione era-vamo tutti molto emozionati e for-se un po’ spaventati, ma tutto èandato per il verso giusto.

La nostra primaconfessione

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La Novena di Natale

Camilla Caroni

5a elementare

Noi ragazzi di quinta quest’anno ab-biamo preparato la NOVENA.La novena è una storia a “puntate” cheaiuta i bambini a capire cosa vuol direessere generosi e quindi ad esserlo.Quest’anno la storia era su un ciabat-tino dal nome Gerolamo che viveva inuna bottega e ad un certo punto siaccorge che il suo piccolo negozio di-venta un pas-saggio di moltibambini e quin-di ne viene a co-noscere molti.Lui non era soli-to ricevere mol-te visite, vistoche era abituatoa starsene dasolo, in pace,nella sua casa. Arrivano calciatori,bambini poveri, signore prima credu-te cattive che poi si rivelano gentili emolti altri personaggi ancora. Ognigiorno Gerolamo riceve ragazzi che glichiedono aiuto. Alla fine la sua solitu-dine diventa compagnia. Per la nove-na abbiamo lavorato tanto. Siamo statidivisi in due gruppi: attori e scenogra-

fi. Ogni giovedì ci trovavamo e prova-vamo. Per ognuno dei giorni c’era ungruppo di bambini che recitava, io horecitato il giovedì. Quando sono anda-ta in scena mi vergognavo un po’, masapevo che ce l’avrei fatta, quindi misono fatta coraggio e sono andata sen-za preoccupazioni. Dopotutto erocontenta di essere finita nella lista de-

gli ATTORI!E’ stato belloanche per-ché moltagente è ve-nuta alla no-vena. All’u-scita di scuo-la, in via Col-letta, si vede-va un flusso

di gente che andava verso l’oratorio.In chiesa c’erano un sacco di bambi-ni, seduti vicino all’altare, mentre sullepanche stavano tutti i genitori. Dalle17.00 alle 17.30, ora in cui si svolge-va la novena, tutti gli impegni dell’ora-torio venivano sospesi. Mi sono diver-tita tanto!

La Veglia di Natale

Cristiana Novelli

Dopo i pomeriggi dedicati alla Nove-na è venuto il momento della Vegliadi Natale. Dome-nica 21 dicembre,la nostra chiesa siè riempita deibambini e delleloro famiglie perpregare tutti in-sieme, aspettan-do la nascita di Gesù. Noi di quintaelementare eravamo emozionati epronti a celebrare questa festa con lostesso spirito di collaborazione ed al-

legria che ci ave-va animato pertutta la settima-na. La Veglia si àaperta con laCanzone del-l’Amicizia e conla fine della sto-

ria di Gerolamo e di sua nipote Feli-cia. Mi è piaciuta molto, soprattutto

quando Gerolamo ha scoperto cheaiutando i bambini e le persone umi-li aveva incontrato e amato il SignoreGesù. L’incontro è proseguito con al-cune preghiere, la lettura del Vange-lo e le riflessioni di don Simone ed èstato accompagnato, e ulteriormen-te rallegrato, dai bei canti del Coroche, come sempre, si è presentato nu-meroso e con tanta voglia di parteci-pare.

E Abramo ascoltòil Signore Dio

Le allenatrici di 5a elementare

Negli incontri con la 5a elementa-re stiamo proseguendo sulla stra-da “dell’ascolto” e della relazionecon Dio. Lo facciamo attraverso lepagine dell’Antico Testamento e,più specificatamente, scoprendo lastoria di Abramo e tutte le sue va-riegate sfaccettature. Scopo degliincontri è quello di cominciare atrasmettere ai nostri figli che laBibbia è la storia di tutti i credentie che “entrando” nelle emozioni,nei desideri, nei tentennamenti,insomma nelle vite dei patriarchi

della fede troviamo tanti spunti diriflessione anche per le nostre co-scienze di esseri umani del terzomillennio. Ogni giovedì ci trovia-mo in chiesa con il don che rac-conta ed evidenzia i momenti piùsalienti della vita di Abramo. Unapproccio che per certi versi smi-tizza il “personaggio Abramo” e peraltri ne sottolinea la grande capa-cità di fede e di fiducia nella Paro-la di Dio. E’ questo un momento incui i bambini sono veramente at-tenti e partecipativi. In seguito,nelle aulette, noi mamme conti-nuiamo la riflessione sull’argomen-to e organizziamo delle attivitàche, coinvolgendoli, ne favorisco-no la comprensione.E’ un bel cammino, per noi mam-me e, ce ne stiamo accorgendogiorno dopo giorno, anche per inostri e vostri figli.

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IL MIO AMICO GESU’

Lorenzo Magni

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1a media: camminando si cresce

Giovanna Modenese

2a media: le ultimissime prima dello spettacolo

Manca davvero poco... siete pronti?

3a media

LA PARABOLADEL FIGLIOL PRODIGO

Lucia Covini

Per i ragazzi di prima media questo èun anno un po’ speciale. Oltre ad es-sere entrati in una nuova scuola e

quindi aver conosciuto nuovi compa-gni e nuovi insegnanti e dover affron-tare più gravosi impegni, per quantoriguarda il loro cammino di cateche-si, ecco che fra poco riceveranno lasanta Cresima.I ragazzi non se ne rendono ben con-to, ma questo è un momento impor-tantissimo. Don Simone e le allena-trici fanno in modo di rendere com-prensibile il significato forse un po’

nascosto di questo sacramento. A talescopo, siccome i ragazzi diventeran-no veri amici di Gesù, parlano loro diquelle persone che con la loro vitahanno cercato di essere vicine a Dio: iSanti. Così, sono state realizzate del-

le schede simili a carted’identità, una perogni dono dello Spirito,abbinando ciascundono ad un Santo. Sa-rebbe bello che i ragaz-zi, con l’aiuto dei geni-tori, ne avessero curain modo da ricordarequeste figure che, purnelle tante difficoltà

della vita, sono rimaste fedeli a Gesù.In fondo questo è il dono più impor-tante che possiamo chiedere per noie per i nostri figli: l’amicizia con Dio,anche se sappiamo di essere pocacosa e di avere tanti difetti. Anche iSanti hanno avuto momenti di buio edi dubbio, ma come loro anche noi,se ci fidiamo di Lui, sapremo trovarela via giusta per la nostra felicità.

Ogni anno porta con sè nuove espe-rienze: il mio compito, oggi, è quel-lo di presentarvene una in partico-lare. Parlo dello spettacolo che,come di con-sueto ormai, iragazzi di se-conda mediapreparano pergli amici cresi-mandi. Que-st’anno que-sto onore-onere, passa-temi il termi-ne, grava sul-le spalle deinostri bellissimi (chi più, chi meno)ragazzi. Infatti ci è stato passato iltestimone l’anno scorso e ora toc-ca a noi correre.A dispetto degli ultimi anni abbia-mo deciso di affrontare una storia

che non è direttamente tratta dal-la Bibbia, preferendo dedicarci atematiche importanti ricavate dauna storia accattivante e a portata

di mano an-che per i piùpiccoli. Moltigià saprannoil titolo, ioperò preferi-sco lasciarenel dubbio chiancora bran-cola nel buionella speran-za di vederloin sala.

Che dire allora? Vi invito tutti a pas-sare una serata con noi, sabato 28febbraio alle 21:00. Sarà certamen-te un’occasione di divertimento e,spero, anche di riflessione.

Quest’anno il percorso di catechesi dinoi ragazzi di terza media è particolar-mente importante e significativo per lanostra formazione che comprende laprofessione di fede a Roma alla quale,con l’aiuto della parabola del figliol pro-digo, ci stiamo preparando.Il nostro “sguardo” su questa paraboladura ormai dall’inizio dell’anno quan-do abbiamo letto la parabola diretta-

mente dal Vangelo. Successivamentel’abbiamo commentata e rappresenta-ta.Quando, alcune settimane fa, ci siamoimmedesimati nel figlio per scrivereuna lettera al Padre, spiegandogli ognu-no di noi il suo stato d’animo, aprendo-gli i pensieri, e poi, scambiandoci le let-tere (scritte con lettere di giornale rita-

gliate e incollate) per rispondere alla let-tera del figlio, questa volta immedesi-mandoci nel Padre, ho capito il vero si-gnificato della parabola, che, sì, è il pen-timento del figlio tornato pentito dalPadre, ma anche, secondo me, il valoredi un Padre che ama senza chiederenulla in cambio del suo amore.Durante gli ultimi incontri abbiamo ri-solto alcuni test, legati al tema del figliolprodigo, per scoprire parte della nostra“personalità nascosta” e scoprire aspet-ti del nostro carattere secondo i qualisiamo “mammoni”, “introversi”, “cocco-loni”… o, al contrario, “liberi” o “contro-corrente”… sempre seguendo la regolad’oro di don Simone: “Il test ha sempreragione”.

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PERCHE’ DIO SI E’ FATTO BAMBINO?

Elena e Silvia Senzani

Tra le varie attività abbiamo anchescelto un oggetto che ci rappresentas-se: lo abbiamo posto nel presepe sedecidevamo di andare incontro a quelBambino che nasce per noi, oppurefuori, nel caso la Sua nascita ci lascias-se indifferenti. Il ritiro si è concluso conuna lettera libera che potevamo sce-gliere di mandare a Gesù Bambino o aBabbo Natale.Durante il ritiro ci siamo interrogatiper la prima volta su alcuni aspetti del

A NATALE PUOI...Il punto dell’educatore

RUBRICA: FATTO DI CRONACA

Vale più una volta farloche cento volte dirlo

Quando una personaparla a vuoto e pro-mette cose che poimagari non riesce amantenere (ad esem-pio: dobbiamo aiuta-re… faremo… vedre-mo…) e continua apromettere, è meglioche porti a termine l’impegno preso intempi rapidi piuttosto che continuare arimandare senza poi concludere niente.

Lunedì 22 e martedì 23 dicembre il gruppo degli adolescenti ha vissuto unbreve, ma intenso ritiro in preparazione al s. Natale; il tutto si è svolto a

Rho, all’oratoriosan Carlo, uno deipiù grandi delladiocesi di Milano.Per la prima voltaquest’anno abbia-mo organizzatoquesto ritiro edabbiamo avuto lapossibilità di sof-fermarci, noi edu-catori per primi,sul vero significa-

to del Natale: molto spesso infatti tutto il periodo prima di Natale è segnatoda numerosi impegni e scadenze e, a tutto ciò, si aggiunge la frenesia dallacorsa all’ultimo regalo, temendo sempre di aver dimenticato qualcuno. Cosìfacendo si rischia però di dimenticarsi del moti-vo principale per cui festeggiamo il s. Natale:quel piccolo Bambino che nasce nella semplici-tà di una mangiatoia e che si fa uomo tra gliuomini. Il ritiro è stata anche un’occasione perapprofondire il rapporto con i ragazzi che ormaiseguiamo da parecchi anni in uno spazio a lorocompletamente dedicato condividendo con loromomenti di vita comunitaria. Sono stati solo duegiorni, ma due giorni ricchi di spunti e di tema-tiche e una volta tornati abbiamo potuto par-tecipare alla celebrazione della Vigilia con unamarcia in più. Spero che in futuro si possa ripe-tere questa bellissima esperienza.

Natale che avevamo trascurato o datoper scontato e nello stesso tempo ab-biamo trascorso due giorni indimen-ticabili!

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Il 30 dicembre scorso la vita della signo-ra Tiziana Cancu sarebbe potuta cambia-re per sempre.La donna, una cassiera di un supermer-cato di Cagliari, ha trovato una borsa (di-menticata nella cassa continua della suabanca) contenente 160.000 euro.La signora Tiziana, compiendo un atto diestrema correttezza, porta l'intero conte-nuto della borsa ai Carabinieri che sonoriusciti a risalire al proprietario dellasomma e a restituirgli tutti i soldi.La signora ha poi in seguito dichiarato"Non erano soldi miei, qualcun altro li haguadagnati, mia figlia è orgogliosa di mee la mia è una bella famiglia, anche sequesti soldi ci avrebbero fatto comodo.Mi basta e mi avanza, non spero in unaricompensa, magari in un minimo di gra-titudine".In un mondo dove accadono sempre cosebrutte e non passa giorno senza sentirparlare di orribili vicende è sempre unpiacere leggere queste notizie che ti fan-no capire che esistono ancora personeoneste.

Un esempio di onestà

RUBRICA: DETTO DEL MESE

Alessandra Faroldi

(continua da pag. 1)

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simo. Fa quasi paura… Quando finalmen-te la smette di piangere mi avvicino un po’per guardare meglio. Ha due grandi guan-ce rosa, agita le mani piccoline nell’aria emi guarda con due occhietti azzurri moltoattenti. Mi viene voglia di darle un bacino,mi avvicino, ma la mamma mi blocca: “No,Alberto è piccolina, fai attenzione!” Ma lazia Luisa mi sorride e mi dice: “Vieni Alber-to, non ti preoccupare dai pure un bacinodi benvenuto a Gaia, sei molto gentile!”.Allora mi avvicino e le do un piccolo baciosulla manina; che pelle morbida che haGaia, mi piace tanto. Mentre torniamo acasa dico alla mamma: “Mi è piaciuta pro-prio la cuginetta, spero che ne hai unauguale in quella tua grande pancia!” Dopola festa in chiesa abbiamo fatto merendainsieme con un tè caldo e molte fette dipandoro per la gioia dei bambini (ma an-che dei grandi). Il prossimo incontro saràla festa di carnevale sabato 21 febbraio alle16.30 in oratorio. Tenete d’occhio i cartel-li!

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L’angolo del gruppo ZeroSix

Maria Maura

Domenica 11 gennaio in chiesa si sono ra-dunati molti bambini con i loro genitori enonni. I più piccoli erano sull’altare sedutiaccanto a Gesù bambino. Con canti e pre-ghiere abbiamo celebrato tutti insiemeuna bella festa che si è conclusa con il tra-dizionale bacio al bambino Gesù.Questa è il racconto che abbiamo letto inchiesa, per avvicinarci maggiormente almessaggio di Gesù.Piacere, mi chiamo Alberto ho due anniquasi e mezzo. In questo momento sono incamera mia, gioco con i giochi nuovi diNatale. Finalmente il mio nuovo trenino èmontato, tante carrozze, il ponte la galle-ria… e soprattutto la pista dei binari chemi ha costruito papà. A me piace molto gio-care in camera mia, mi ci trovo propriobene, conosco tutti i nascondigli e ho tantibei giochi. Proprio mentre il trenino passasul ponte la mamma dalla cucina mi chia-ma: “ Alberto, vieni, che dobbiamo anda-re”. No, no e no!!! Non ci penso proprio, misto divertendo così tanto… mi butto perterra e comincio a piangere. La mammaperò alla fine vince sempre - soprattuttoda quando ha quella grande pancia condentro una bimba - infatti in qualche modomi trovo con la giacca e le scarpe sull’ascen-sore – ma non smetto mica di piangere! Mentre siamo in macchina, nel frattempomi sono calmato, la mamma mi spiega chestiamo andando a trovare la zia Luisa e lanuova cuginetta. Ma che sarà mai una cu-ginetta? Se la zia Luisa ha cambiato la cu-cina, perché dobbiamo andare a vederlaproprio oggi? La mamma mi avverte chemi devo comportare bene e che devo esse-re molto delicato. Non capisco perché. In-fatti dalla zia Luisa posso fare un sacco dicose che a casa non mi sono permesse: sta-re in piedi sul divano, giocare con Sigrfido(il suo gatto), bere l’acqua con le bollicinee fare tante capriole sul suo tappeto aran-cione. Mentre saliamo a casa della zia sonoun po’ preoccupato. La mamma mi sem-bra un po’ troppo agitata, continua a dar-mi bacini, ad abbracciarmi dicendo: “Ve-

drai come ti piacerà tesoro, sarà bello ave-re una cuginetta con cui giocare!” Fanta-stico, allora si tratta di un gioco! Questastoria della cuginetta inizia a farsi interes-sante. Entriamo, e subito ci accoglie un urlospaventoso; non mi ricordavo che Sigfridomiagolasse così. La zia non finisce nean-che di salutarci e corre nell’altra stanza, ioe la mamma ci togliamo i giubbotti e an-diamo da lei. “Alberto, ti presento la tuanuova cuginetta, si chiama Gaia ed è natada una settimana”. Ecco cos’è una cuginet-ta? Una specie di bambola che urla tantis-

LASCIATE CHE I BAMBINIVENGANO A ME

Il sorriso fa la differenzaL’infrangersi delle onde sulla riva, il sibilodel vento che ti sfiora il viso, la lucesoffusa del giorno che nasce, la forza didonare e lasciarsi amare, la semplicità diun gesto, la libertà: ci sono cose che nellavita non si possono comprare. Emozioni,sentimenti, attimi fuggenti, valgono piùdi ogni cosa, di tante parole e di tantigesti concreti. L’altro giorno abbiamotrovato questa poesia, che ci ha fattoriflettere.

Andrea Cafiero e Romina Verde

Ci ha fatto riflettere, davvero, perché –non neghiamolo – ci lasciamo travolge-re dalla frenesia e dalle distrazioni diogni giorno e non ci rendiamo conto delvalore delle piccole cose, che basta pocoper sentirsi bene e trovare l’equilibriogiusto. Quanto è gratificante per noi unsorriso e quanto è importante per chi cista intorno, per coloro che incontriamoogni giorno?Un sorriso tilibera, ti scio-glie, ti avvol-ge, ti rende piùforte. A voltenon troviamomotivi persorridere, sia-mo distratti,svogliati, indi-sposti, forse un po’ egoisti. E non ci ac-corgiamo che di fianco a noi c’è qualcu-no che ha bisogno di confronto, per luibasta solo un piccolo gesto per sentirsiamato e custodito. Come dice PatchAdams, ridere è contagioso: lo si prendecome l’influenza, è una catena lunghis-sima e un singolo sorriso può fare il girodel mondo! Non ci dilunghiamo molto.Non vogliamo essere prolissi e ripetiti-vi, perché la scelta resta a voi. Il sorrisoè una cura, per noi e per gli altri. Diamoorigine ad un’epidemia e con il sorrisocontagiamo il mondo intero. Vale la penaprovarci?

Un sorriso non costa nientee produce molto,arricchisce chi lo riceve,senza impoverire chi lo da.Dura un solo istante,ma talvolta il suo ricordo è eterno.Nessuno è così riccoda poter farne a meno,nessuno è abbastanzapovero da non meritarlo.Crea la felicità in casa,è il segno tangibile dell’amicizia,un sorriso da riposo a chi è stanco,rende coraggio ai più scoraggiati,non può essere comprato,nè prestato, nè rubato,perché è qualcosa di valoresolo nel momento in cui viene dato.E se qualche volta incontrate qualcunoche non sa più sorridere,siate generoso, dategli il vostro,perché nessuno ha mai bisognodi un sorriso quanto coluiche non può regalarne ad altri.

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Reportage dal gruppo mini-volley

Nuove promesse per la pallavoloDa quest’anno, il nostro oratorio, per accontentare i giovani atleti desi-derose di esprimere le loro abilità tecniche nell’ormai popolare gioco del-la pallavolo, ha deciso di creare una squadra di mini volley. Le adesioni

sono state numerose e la squa-dra è seguita da due balde gio-vani che per un’ora alla settima-na, il martedì, avviano i ragazzial mondo della pallavolo.Il lavoro da fare è tanto (comela confusione che spesso sicrea), ma non molliamo e cre-diamo che in vari atleti ci sia unbuon potenziale. Spe-riamo che questa ini-

ziativa continui nel tempo così da far apprezzare anche ai piùpiccoli questo splendido sport.Per i prossimi mesi, invece, stiamo progettando un torneo tra levarie squadre di mini-volley degli oratori della zona che dovreb-be prendere il via questa primavera. Quando giocheremo la no-stra prima partita vi chiediamo di venirci a vedere e di sostener-ci... Abbiamo bisogno del vostro incoraggiamento!

La Scuola di Danza per il sociale

Isabel Frampi

Quest’anno una rap-presentanza dellascuola ha preparato unballetto che è statomesso in scena il 13 di-cembre al teatro so-ciale di Vercelli. Inquesta ridente cittadi-na piemontese è statoorganizzato uno spet-tacolo di danza dal-l’associazione “Il Valo-

re Di Un Sorriso” il cui scopo era quel-

lo di racco-gliere fondiper migliorarele condizionidi vita deibambini dellaTanzania.Questa ON-LUS, da anni si occupa portare aiuti aquesta popolazione disagiata ed inol-tre offre la possibilità di stipulare ado-zioni a distanza.La nostra scuola di danza ha deciso di

partecipare in modo attivo a questoevento poiché uno degli obiettivi edu-cativi è proprio quello di portare il pro-prio servizio a scopo benefico, aiutan-do chi è meno fortunato di noi.Per ul-teriori informazioni sul progetto pote-te consultare il sito:

www.ilvalorediunsorriso.org

Sono ancora in vendita i calendaridell’A.S.D. S. Pio Val costo di 5 euro

Rivolgersi insegreteria sportiva

o in segreteriadell’oratorio

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BABY

GIOVANISSIMI - BLU

GIOVANISSIMI - ROSSI

Anno nuovo, girone di ritorno!Dopo la meritata pausa natalizia il campionato riprende e siamo nel pieno del girone diritorno. Le squadre si stanno preparando per lo sprint finale e tutti noi saimo con loro!

Situazione incorag-giante per la squa-dra dei baby, dopo leprime partite delnuovo anno la squa-dra si trova nella par-te alta della classi-fica in quarta posi-zione. Il campionatoè ancora lungo, speriamo che i ragazzi riescano a man-tenere la posizione per centrare l’ingresso ai play-offe, magari, regalare il tanto atteso trofeo del don Brivioche, ricordiamo, ha visto solo una volta, in diciotto edi-zioni, la nostra squadra vincente.

Anno nuovo… pur-troppo la situazionein casa giovanissimiblu non è ancoracambiata, secondi inclassifica a un solopunto dalla prima; laposizione è più che

soddisfacente però raggiungere la testa della classi-ficazione sarebbe perfetto. Speriamo che il gruppo,molto motivato, riesca a strappare il primato eespugnare la vetta… Obiettivo: coppa Plus.

Sembra quasi che ledue squadre dei gio-vanissimi quest’annoprocedano alla pari;come i blu anche i ros-si si trovano a un pun-to dalla vetta, l’unicapiccola differenza èche questi ultimi han-no 2 squadre davanti.La situazione è co-munque molto interessante e lascia ben sperare perl’accesso in coppa.

ITNUP IG IV AP CS AFG SFG RD

A/airottiV 12 7 7 0 0 23 6 62

ossoR/VoiP.S 02 9 7 0 2 85 52 33

itnoMerdaP 91 9 6 0 3 44 22 22

ailinevuJ 81 7 6 0 1 87 62 25

D/robaN 11 9 4 0 5 52 92 4-

onazzoRassU 9 5 3 0 2 51 41 1

89/edifnisetroF 7 9 2 0 7 61 13 51-

orO 7 8 2 0 6 12 83 71-

iMigiuL.S 6 7 20 0 5 11 14 03

ocnaiB/COC 2 01 1 0 9 71 58 86-

ITNUP IG IV AP CS AFG SG RD

IIIXXinnavoiG 41 9 5 4 0 92 41 51

E.SonihcruT 31 8 6 1 1 84 71 13

ebloK 21 8 6 0 2 54 81 72

VoiP.S 21 01 5 2 3 94 25 3-

otterosaColraC.S 11 8 5 1 2 63 52 11

ertleFfosU 01 8 5 0 3 55 51 04

onaliMolraCnaS 8 7 3 2 2 53 72 8

naG 7 8 2 3 3 03 72 3

airottiV 4 01 1 2 7 61 66 05-

otiripSotnaS 3 01 1 1 8 22 26 04-

onaliMracsO 0 8 0 0 8 21 84 63-

ITNUP IG IV AP CS AFG SFG RD

F/robaN 22 8 7 0 1 84 51 33

ulB/VoiP.S 12 8 7 0 1 45 91 53

ulB/COC 71 8 6 0 2 54 22 32

B/onailuiG.S/igiuL.S 71 01 6 0 4 82 72 1

allaiG/aiccarTaL 51 11 5 0 6 43 25 81-

.G.P.S.O 41 7 5 0 2 03 91 11

89itsilegnavE4 01 9 3 0 6 91 14 22-

etihWairottiV 7 01 2 0 8 62 25 62-

onnerTigiuL.S 5 7 2 0 5 32 43 11-

onaliMociteltA 1 8 0 0 8 01 63 62-

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RAGAZZI

ALLIEVI

TOP JUNIORITNUP IG IV AP CS AFG USG RD

A/idreVinnA 52 01 8 1 1 74 91 82

VoiPnaS 32 11 7 2 2 83 23 6

oganevaCOCS 12 11 6 3 2 13 91 21

ongaMnoeLnaS 81 9 6 0 3 62 02 6

issoRilovaiD 31 01 4 1 5 72 03 3-

csosA 11 8 3 2 3 32 02 3

otterosaColraC.S 7 01 2 1 7 91 33 41-

aloznogroGolraC.S 6 01 2 0 8 22 24 02-

itnoMerdaP 5 11 1 2 8 81 63 81-

PALLAVOLO JUNIORES

La squadra dei top junior si trova, quasi inaspettatamente,al se-condo posto a soli due punti dalla vetta (la capolista anni verdiperò deve recuperare una partita che molto probabilmente vince-rà). La situazione è comunque molto incoraggiante, speriamo chela squadra, galvanizzata da questa notizia, possa stringere i dentie ottenere il massimo dei punti dalle rimanenti partite… il cam-pionato è riaperto…La scalata si fa sempre più difficile, invece, per la squadra dipallavolo mista: l’impegno e la loro grinta sono notevoli. Forza!

Davide Servino & Giorgio Conte

Buona posizio-ne anche perla squadra deiragazzi che sitrova al secon-do posto, solocinque punti laseparano dalvertice, speria-mo che questagrande squadra possa presto recuperare punti impor-tanti che potrebbero avvicinarla alla vetta, conside-rando anche che ha disputato una partita in meno del-la capolista.

Classifica più che elo-quente per quanto ri-guarda la squadra degliallievi, con 11 partite di-sputate e solo 12 puntiracimolati la squadra èal terzultimo posto, lasituazione, a questopunto, può solo miglio-rare, speriamo che nel-

la seconda parte del campionato riesca ad ottenerepunti importanti che potrebbero risollevare almeno diqualche posizione la squadra in classifica.

ITNUP IG IV AP CS AFG USG RD

edreV/aiccarTaL 62 01 9 0 1 34 22 12

VoiP.S 12 9 7 0 2 63 42 21

ediFnIsetroF 71 9 6 0 3 34 82 51

onazzurBigiuL.S 61 7 5 0 2 13 61 51

airottiV 11 9 4 0 5 04 34 3-

omareTOSG 9 9 3 0 6 42 53 11-

B/ottocerP 8 8 3 0 5 03 03 0

oiraqli'tnaS 8 8 2 0 6 12 82 7-

ocirrnE.S 1 9 0 0 9 71 95 24-

ITNUP IG IV AP CS AFG SFG RD

ocirnE.S 13 1 01 1 0 94 71 23

39/ediFnIsetroF 13 21 01 1 1 05 72 32

BSSU 61 01 5 1 4 03 02 01

A/onitsuIG.S 61 11 4 4 3 62 72 1-

39itsilegnavE4 41 11 4 2 5 53 83 3-

B/idreVinnA 41 21 4 2 6 63 24 6-

itnoMerdaP 31 11 4 1 6 33 53 2-

VoiP.S 21 11 3 3 5 62 33 7-

ogassAmsO 01 11 3 1 7 03 15 12-

onailuiG.SigiuL.S 0 01 0 0 01 01 53 52-

ITNUP IG IV AP CS VS PS SD

ongaMenoeL.S 72 11 01 0 1 13 01 12

euDtocsA 72 01 9 0 1 92 01 91

otimiLoigroiG.S 42 11 7 0 4 82 31 51

onUtocsA 81 11 6 0 5 12 91 2

gnitropSmB 81 11 6 0 5 12 91 2

enoriBbulCgnitropS 71 11 6 0 5 12 12 0

ottelletsaCbdO 21 11 4 0 7 02 52 5-

IVoloaP 21 11 4 0 7 81 72 9-

yelloVebloK 7 01 2 0 8 31 62 31-

VoiP.S 0 11 0 0 11 1 33 23-

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Fight Outta YouBen Harper, classe 1969, comincia asuonare la chitarra da ragazzo, nel re-tro del Folk Music Center, il negoziodi strumenti musicali dei suoi nonni,nella cittá natale di Claremont, in Ca-lifornia. Chitarrista eclettico, compo-sitore versatile, capace di spaziaredalla black-music al blues e al folk-rock, è divenuto celebre nel corsodegli anni per i suoi brani romantici etalora di sagace impegno sociale epolitico, ma sempre sussurrati e can-tati dolcemente, quasi a sottolineareun senso di intimità che la musica puòcreare anche narrando argomenti avolte difficili.Musicalmente Ben Harper ha sceltoda tempo da che parte stare: dallaparte del passato, del semplice, del-l’acustico, di un soul rock figlio di al-tre epoche e altri modi, magari grez-zo ma caldo, intenso, autentico. Inquesto viaggio, che lo ha portato alsuccesso prima in America e succes-sivamente in Europa (soprattutto inFrancia), lo accompagnano da sempregli Innocent Criminals, la sua band.Anche in Italia gli album di Ben ven-dono bene! Qua da noi, inoltre, hacollaborato con Jovanotti nella can-zone Fango, e sempre con lui ha par-tecipato come superospite al festivaldi San Remo del 2008.Dal suo ultimo album, Lifeline, uscitonel 2007, vi proponiamo la canzonedi apertura, Fight outta you… paroleche sicuramente invitano a rifletteresulla pace. Ci auguriamo la possiateascoltare al più presto, e imparare aconoscere questo artista, i cui testinon sono mai banali.

They'll look you in the eyes and stone you,then turn and disown you.Don't you let em take the fight outta you.They'll walk all over your nametill they find someone else to blame.Don't let it take the fight outta you.Secrets hide their liesinside hidden allibies.Don't let it take the fight outta you.They put the world on a hook,it's worse every time I look.Don't let em take the fight outta you.

I would rather take your punchthan not give you a shot.I'd rather find out who you arethan who you're not.Should've known better than to mistakebusiness for love.Should've known betterthan to mistake a fist for a glove.

It will be in your honortil you're not needed any longer.Don't let it take the fight outta you.Don't believe the headlines,check for yourself sometimes.Don't let it take the fight outta you.

The lies you live become you,the love you lose, it numbs you.Don't let it take the fight outta you.You say that you've arrived,that's just a high class bribe.Don't let it take the fight outta you.

I would rather take your punchthan not give you a shot.I'd rather find out who you arethan who you're not.Should've known better than to mistakebusiness for love.Should've known betterthan to mistake a fist for a glove.

There's always someone younger,Someone with more hunger.They'll say you're one and onlyThey'll straight up leave you lonely.Like a transplant patientwaiting for a donor.Like a half empty balloonafter a party in the corner.Don't let it take the fight outta you.

Ti guarderanno negli occhi e ti lapideranno, poi si gireranno e ti rinnegheranno

non permettergli di renderti violentoCalpesteranno il tuo nome

finchè troverannoqualcun altro da incolpare,

non permettergli di renderti violento.I segreti nascondono le loro bugie

tra alibi nascosti,non permettergli di renderti violento

Mettono il mondo ad un chiodo peggiora ogni volta che lo vedo

non permettergli di renderti violento

Prenderei un tuo pugnopiuttosto che spararti un colpo

scoprirei chi seipiuttosto che chi non sei

bisognerebbe sapere piuttostoche confondere il business per amore

bisognerebbe sapere piuttostoche confondere un pugno per un guanto

Sarà fatto in tuo onorefinchè non si avrà più bisogno di te

non permettergli di renderti violentoNon credere ai titoli di giornale,

accertati di persona, qualche volta,non permettergli di renderti violento

Le bugie che vivi diventano te,l’amore che perdi ti rende insensibile,non permettergli di renderti violento

Dicono che sei arrivato,è solo una mazzetta da ricchi

non permettergli di renderti violento

Prenderei un tuo pugnopiuttosto che spararti un colpo

scoprirei chi seipiuttosto che chi non sei

bisognerebbe sapere piuttostoche confondere il business per amore

bisognerebbe sapere piuttostoche confondere un pugno per un guanto

C’è sempre qualcuno più giovanequalcuno più affamato

diranno che sei l’unico e il solodopo ti lasceranno completamente solo

come un paziente da trapiantoche aspetta un donatore

come un palloncino mezzo sgonfioin un angolo alla fine di una festa

non permettergli di renderti violento

don Simone

Renderti Violento

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C’È CHI...C’È CHI...C’È CHI...C’È CHI...C’È CHI...I giovani e la pace oggiCorreva l'anno 1968, negli USA. Il mon-

do aveva la prima vera dimostrazioneche la forza devastante della pace puòsovrastare la più terribile guerra. La pri-ma vera dimostrazione che i giovani vo-levano la pace, e potevano averla.Corre l'anno 2009, in un mondo semprepiù globalizzato. I giovani d'oggi nonc'erano in quel '68, e tanti, troppi di loronon ne conoscono neanche la vicenda.C'è chi si è informato, chi sa qualcosaper sentito dire e chi non ne sa proprioniente.Lo spirito è profondamente mutato neltempo, venendo a creare solchi e spac-cature che dividono questa nostra ge-nerazione in filoni più o meno coerenti,e più o meno politicizzati.C'è chi, con una sorta di interventismo diimprobabile impronta fascisteggiante, siprofessa a favore della guerra. A voltesenza neanche informarsi sulla sua spe-cifica natura e pretendendo di potersischierare, a prescindere, su un avveni-mento di cui non conosce i dettagli.C'è chi, assuefatto al bombardamentodi informazioni inutili, non si cura di quel-lo che accade fuori dai confini di quantolo tocca in prima persona, anche solo tan-genzialmente. E cosa gli interessa diquanti morti hanno fatto oggi gli israe-liani a Gaza? Che gli importa di genteche impugna armi da fuoco a migliaia dichilometri da lui? Mi pare una più cheadeguata distanza di sicurezza.C'è chi, assuefatto a uno spirito buonistatipico di noi italiani, ma anche di unasempre più evidente faziosità politica,difende, a prescindere, la popolazioneche il suo istinto o il suo partito gli sugge-riscono come la più derelitta, prestan-dosi così a quei giochi di potere interna-zionali che non faranno altro che finan-ziare altre guerre.C'è chi, con utopiche convinzioni, sostie-ne la pace nel mondo. Senza avere ideadi cosa questo abusato slogan implichi alivello politico e internazionale. E senzacapire che a nulla serviranno i cortei inlargo Cairoli, o le manifestazioni di pro-

testa, se non a perdere una giornata discuola.Ma la guerra è dannatamente complessa.Lo scrittore italiano Achille Campanile cer-cava di spiegarsela così: "Da che mondo èmondo perché si fanno le guerre? Per assi-curarsi la pace. È raro che si faccia una guer-ra per arrivare alla guerra. Se per assicu-rarsi la pace occorre fare la guerra, nonsarebbe meglio rinunciare alla pace? Alme-no non si farebbero le guerre. No! Perchése non si fanno le guerre che servono adevitare le guerre, vengono le guerre".Ma credo chequesta generazio-ne, la guerra nonla conosca."Pace" non è piùche una bella pa-rola, scritta suuna bandiera ar-cobaleno che pen-de sbiadita fuoridai nostri balconi.Le nuove genera-zioni di italiani nonhanno più nessunrapporto con unareale situazione dicrisi bellica. Nondobbiamo nem-meno più presta-re servizio milita-re. No. La pacenon è più altroche uno slogan,sbandierato datutti: quando sitira in mezzo lapace, ogni idea di-venta giusta, an-che la più bellico-sa. Ed è difficiletrovare qualcuno

Filippo Rossi

che decida di mettersi in gioco in primapersona, uscendo da quel coro, e da quelcorteo.Qualcuno che con una buona dose di rea-lismo presti il proprio aiuto ai profughi,che cerchi di venire incontro a chi la guer-ra la sente sulle proprie spalle, o sulle pro-prie ferite.Qualcuno che con un pizzico di utopia cer-chi di cominciare a costruire il suo piccolomondo su una piccola pace, non su picco-le liti.Non c'è strada che porti alla pace che nonsia la pace, l'intelligenza e la verità. Lodiceva un tale, che qualcuno chiamavaMahatma.

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ANZITUTTO LA VITA...

don Simone

(continua da pag. 3)Un secondo pensiero. Chiede-

re la guarigione per una persona cara,domandare una grazia per un amico,pregare per i poveri e i bisognosi, im-plorare una tregua e un accordo dipace… Intercedere significa anche“portare gli altri nella nostra preghie-ra”. Quando questo avviene la miapreghiera non resta più come prima!Con l’intercessione io riconosco lamia smisurata limitatezza nel fare ilbene e mi dispongo a farmi carico delmio prossimo al di là delle mie possi-bilità: pregare per gli altri è il segnopiù evidente e il frutto più maturodella nostra responsabilità verso ilnostro fratello, che mi sta a cuore an-che quando non si sa cosa fare e mi

sento con le mani legate, o quando ilbene che posso realizzare non sem-bra sufficiente. Pregare così non è maifacile, e solo dopo una lotta interio-re, più o meno aspra, possiamo arri-vare ad abbandonarci a Dio e ad affi-dare veramente a lui le persone a cuiteniamo. Chi l’ha provato sa che inqueste situazioni la preghiera non èmai un’uscita di sicurezza per non af-frontare la realtà e mettersi la co-scienza a posto. Se mai assomiglia dipiù ad un lungo corpo a corpo con Dio,fino a quando ci si riscopre vinti dalsuo amore. Tanto preoccupati dalle si-tuazioni e dalle persone che presen-tiamo al Signore, la nostra preghieracorre infine il rischio di una grossa am-nesia… Dimenticarci che l’intercessio-ne per eccellenza è quella di Gesù, il

Figlio di Dio che si è fatto car-ne, uomo, fino a patire la mor-te di croce, “reso peccato pernoi”. Intercedere mi porta adentrare in una situazione uma-na in solidarietà con il Dio fat-

tosi uomo, mai da solo, ma sempre incompagnia e in comunione con Gesù.“L’intercessione per eccellenza, cui par-tecipa l’intercessione del cristiano, èquella del Cristo che stende le bracciasulla croce invocando il perdono per isuoi crocifissori e così si dispone ad unabbraccio nei confronti dell’umanitàtutta, facendo della debolezza estre-ma della propria morte un atto d’amo-re, attraverso il quale si manifesta lapotenza di Dio come misericordia pertutti”.La citazione merita di essere rilettacon calma. Solo quella di Gesù è l’in-tercessione pienamente efficace, l’in-tercessione totale, senza limiti, por-tatrice di salvezza per tutti gli uomi-ni!

Lo scorso 1° febbraio abbiamo celebratola Giornata Nazionale per la Vita: occasio-ne propizia per riflettere su questo pre-zioso dono, su come lo stiamo investendo,su come lo consideriamo.In questi mesi stiamo invocando il donodella pace e ci sentiamo un po’ tutti coin-volti anche se a livelli diversi: pace nelmondo, pace fra le nazioni, pace nella so-cietà, pace nelle famiglie, pace nei nostricuori, ma non può esserci vera pace sen-za il rispetto della vita.Dobbiamo rieducarci a rispettare la vita,qualsiasi vita: da quella umana a quellaanimale, dalla vita vegetale, alla vita delnostro pianeta; a cominciare da quella de-gli esseri più indifesi e innocenti, che han-no bisogno delle nostre cure e della nostraattenzione, come i bambini, gli anziani, imalati. Oggi, purtroppo, c’è quasi un of-fuscamento del senso della vita e non siriesce più a percepirla come un grande emeraviglioso mistero da custodire e ali-mentare con impegno, con stupore e conrinnovata meraviglia. Le conseguenze ditale modo di intendere e agire sono sottogli occhi di tutti: la vita viene messa a re-pentaglio per futili motivi, per gioco, persuperficialità, quando non la si elimina perinteresse di parte, per odio, per eccessodi violenza.Il progetto di Dio, però, è un altro: Egli

vuole che noi viviamo in pienezza, che ri-spettiamo la vita nostra e quella degli altriperché, come ci ricorda il libro della Gene-si, la creazione dell’uomo, maschio e fem-mina, è una creazione fatta ad immagine esomiglianza di Dio stesso. Solo per l’uo-mo, infatti, Dio ha usato il Suo alito divi-no per infondergli la vita. E Gesù, assumen-do la vita umana, per essere come noi einsegnarci a vivere in pienezza, non haesitato ad affermare: “Io sono venuto per-ché abbiano la vita e l’abbiano in abbon-danza”. La vita, ogni vita, è un bene prezio-so dunque, e dobbiamo non solo rispettar-la ma aiutarla a svilupparsi in pienezza etotalità. Dobbiamo custodirla, incremen-tarla, averne cura e amarla: collaboreremocosì con Dio alla crescita e alla maturazio-ne della vita di ogni essere.I Vescovi nel messaggio divulgato per lasuddetta giornata, fra altri pensieri, han-no scritto: “ La vita è fatta per la serenitàe la gioia. Purtroppo può accadere, e di fat-to accade, che sia segnata dalla sofferen-za. Ciò può avvenire per tante cause. Si puòsoffrire per una malattia che colpisce ilcorpo o l’anima; per il distacco dalle per-sone che si amano; per la difficoltà a vive-re in pace e con gioia in relazione con glialtri e con se stessi. La sofferenza appar-tiene al mistero dell’uomo e resta in parteimperscrutabile. Se la sofferenza può esse-

re alleviata, va senz’altro alleviata. In par-ticolare, a chi è malato allo stadio termi-nale o è affetto da patologie particolarmen-te dolorose, vanno applicate con umanitàe sapienza tutte le cure oggi possibili. Chisoffre, poi, non va mai lasciato solo. L’ami-cizia, la compagnia, l’affetto sincero e so-lidale possono fare molto per rendere piùsopportabile una condizione di sofferenza.Quando il peso della vita ci appare intolle-rabile, viene in nostro soccorso la virtù del-la fortezza. E’ la virtù di chi non si abban-dona allo sconforto: confida negli amici; dàalla propria vita un obiettivo e lo perseguecon tenacia”.Tutti, piccoli e grandi, abbiamo occasioniper servire, salvaguardare, alimentare lavita: in casa dando il proprio contributoper rendere più sereno il clima familiare;a scuola stando vicino a chi è in difficoltà;al lavoro compiendo onestamente il pro-prio dovere; in parrocchia spendendo unpo’ di tempo per gli altri; all’oratorio met-tendosi al sevizio dei più piccoli; nel quar-tiere privilegiando il bene comune; nelnostro piccolo-grande universo con l’uni-co, il più importante, l’irrinunciabile fer-tilizzante che abbiamo a disposizione: lagentilezza, il sorriso, l’attenzione benevo-la, l’amore.

suor Cristina

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Silvia Cafiero

QUEL PICCOLO TQUEL PICCOLO TQUEL PICCOLO TQUEL PICCOLO TQUEL PICCOLO TASSELLO DIASSELLO DIASSELLO DIASSELLO DIASSELLO DIQUEL GRANDE PUZZLEQUEL GRANDE PUZZLEQUEL GRANDE PUZZLEQUEL GRANDE PUZZLEQUEL GRANDE PUZZLE

Le notizie scorrono veloci. Diaboliche, spesso devastanti, siintrufolano nelle nostre vite. Che sia la radio, la televisione, ilgiornale a parlare, non fa differenza: magari ti capita di ascol-tarle in una tetra giornata invernale, con un libro di scuola trale mani e la mente che vaga da tutt’altra parte, o magari discorgerle sulla testata del solito quotidiano che leggi tutte lemattine davanti a una brioches e un caffè caldo mentre giàimprechi perché sai che, anche que-sta volta, arriverai in ritardo al lavo-ro, o ancora di percepirle distratta-mente mentre stai cucinando e haigià chiamato dieci volte i tuoi figli atavola che, ovviamente, ti hanno igno-rato bellamente. Sono lì, immobili nelloro silenzio assordante, che ti chie-dono di fermati un attimo e stare asentire. “Hai sentito cos’è successo?”.La solita domanda tra colleghi. “Già,c’è stata l’ennesima strage nella stri-scia di Gaza”. La solita frase che scivo-la via senza lasciare traccia. “È terribile”. La solita asserzionepoco convinta. “Già, ma cosa ci possiamo fare?” La solita do-manda senza risposta. E poi, eccola lì, la solita conclusione chemozza il fiato: “…però finchè non capita a noi…!”“Non siamo ipocriti. D’altronde “io” ho 17 anni. I miei proble-mi già ce li ho: ieri ho litigato con il mio fidanzato, la mia mi-gliore amica mi tiene il muso per non so quale motivo e comese non bastasse domani la prof - sì, proprio quella che ce l’hacon me - m’interroga e io non ho ancora aperto libro. Non èvoler essere egoista, figurarsi. Però ho già abbastanza a cuipensare e complicarmi la vita con i problemi di mezzo mondomi sembra un po’ esagerato. E in ogni caso, siamo realisti, saibene quanto me che non potrei fare nulla. Quindi, lasciamostare. Succede, mi dispiace, ma non mi riguarda. Davvero.”Però la notizia è ancora lì. Ho chiuso gli occhi, mi sono tappatale orecchie, ho voltato la faccia dall’altra parte. Ma non se neè andata. È davanti ai miei occhi chiusi, urla nelle mie orecchietappate, mi si schiaffa in faccia e mi costringe a voltarmi. È inquell’immagine di una donna che stringe tra le braccia il corposenza vita del suo piccolo, in quella fotografia rubata di quelbambino dagli occhi vuoti e spenti, in quegli scatti che ritrag-gono morte, distruzione, paura. Tanta paura. La verità è cheoggi come oggi pronunciamo la parola “pace” troppo facil-mente. Cos’è la pace? Una parola vuota, una scritta puramen-te bianca su una bandiera multicolore, una mera utopia? Sonoquattro lettere, solo quattro lettere, così facili da dire, cosìsemplici da scrivere, così dannatamente difficili da tramutarein realtà. La verità è che nessuno di noi è talmente grande dapoterlo attuare reamente. La verità è che la pace tanti l’han-no cercata, ma pochi l’hanno trovata. La verità è che nel maredel mondo siamo tutti piccole gocce e, suvvia, cosa può fareuna goccia? La verità è che, per carità, non è sintomo di catti-veria, ma lavarsene le mani a volte sembra l’unica soluzionepossibile. Un’altra verità però è che nessuno ti vieta di prova-re. Un’altra verità è che dietro quella scritta bianca c’è unverde che sa di speranza, un azzurro che sa di cielo, un rossoche sa di amore. E poi lo sapevi che il bianco non è il colore delnulla, ma al contrario raccoglie in sé tutti le altre tonalità, ognipiccola sfumatura? Un’altra verità è che, sembra scontato,ma nel costruire un puzzle un piccolo pezzo sembra insignifi-cante, totalmente inutile, ma alla fine dell’opera se mancaquel tassello è tutto vano.Eppure io sono sempre quella di 17 anni, che non riesce a risol-vere neanche i suoi di problemi, figurarsi quelli di un mondointero. Posso rimanere ferma, ancorata nella convinzione che

nulla cambierà mai. Ma posso anche provarci. Giusto un po-chino. Giusto un minimo. Posso provare a mettere un piccolotassello, uno dei miliardi. Ne metto un oggi, uno domani e unodomani l’altro. Se ne metti uno anche tu, siamo già a quattro.Sembra facile, no? Nessuno mi chiede, spero, e né tantomenolo chiede a te di costruire la pace nel mondo. Questa sì che èuna follia! Ma ci sono tante “paci”. C’è la pace nella mia fami-

glia, c’è lo sforzo di chiedere “scusa”quando sai di aver sbagliato e quel ma-ledetto sentimento che chiamano or-goglio ti tappa la bocca. C’è la pace trai miei amici, quando so che fare quelpasso verso l’altro non è poi così impos-sibile. C’è la pace a scuola, quando for-se per una volta posso anche lasciar per-dere e porgere la mia mano a quellapersona che mi sta così antipatica. C’èla pace nella mia città, la libertà di po-ter esprimere le proprie idee senza re-mora alcuna, la libertà di vivere, di cre-

dere, di amare. C’è la pace di un sorriso lì dove c’era una lacri-ma, la pace dell’amore lì dove c’era odio, la pace di un abbrac-cio lì dove c’era astio. E poi sì, c’è la pace del mondo. Ma ilmondo è talmente grande e io talmente piccola! Non potròmai farcela: è vero. Però mi domando se posso sforzarmi alasciare entrare quella notizia nella mia vita, ad ascoltarla, adaccoglierla, se posso provare a non averne paura, se possodistruggere il mio muro dell’omertà, se posso tentare di capireche le lacrime hanno lo stesso sapore, i sorrisi lo stesso caloreper ogni persona, di qualunque parte o paese essa sia. Qual-che anno fa, in un pomeriggio come tanti, davanti alla solitatelevisione che dava le solite notizie, scrissi una poesia. A gran-di linee, diceva così:

Sembra così scontato. Così stupido che può dirlo un bambino.Ma, almeno in parte, io ci credo ancora. Forse con ingenuità.Ma non importa. Io il mio tassello da domani proverò a met-terlo. Probabilmente non ci riuscirò il più delle volte. Ma nonimporta: io ci avrò provato.

Oggi scrivo questa poesiasperando che nel mondo pace ci sia

sì, pace nel mondo.Perché non ci uniamo e facciamo un girotondo?

Gialli, neri, bianchi, sì, uomini di ogni coloreuniamoci e riempiamo il mondo di amorela guerra non può essere la cosa migliore

anche se dura poche oreperché qualcuno di innocente sempre muore.

Un pianto di un bambinonon vi fa riflettere un pochino?

E’ un pianto disperatoche ha bisogno di essere consolato

che non vuole sentire sempre e solo il tuono di un cannonema, magari, una dolce e tenera canzone.

Perché sulla terrac’è sempre solo la guerra?

Non è meglio un sorriso, l’amoreuna parola che esce dal cuore?

Ma se ci uniamo l’odio tace e allora sì che ci sarà pace.

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Natale e capodanno insiemecon le persone sole

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Un’esperienza bellissima da condividere

Ciò che rende più infelici – più che la soffe-renza e la malattia – è la solitudine ; possia-mo intuirlo tutti e forse, qualche volta, l’ab-biamo sperimentato.Ci sono dei momenti in cui la solitudine di-venta particolarmente pesante da portaree sono quelle circostanze che sembrano ri-chiedere fisicamente di essere in compagniadi parenti o di amici. Sicuramente i giornipiù belli per tanta gente e più dolorosi perle persone sole sono il Natale e il Capodan-no. Voglio lodare il Signore per due occa-sioni che hanno visto alcuni volontari – cre-denti e non - stare con le persone sole – of-frire loro compagnia, amicizia – proprio neigiorni di Natale e Capodanno.Mi riferisco al pranzo di Natale – curatissi-mo e ricco - preparato presso il ComitatoInquilini di via degli Etruschi 1 che vede cir-ca 40 persone - sole o in difficoltà – hannoritrovato la gioia dello stare insieme senten-dosi familiari l’uno dell’altro.Quest’anno il momento del pranzo natali-zio è stato anche reso più gioioso dalla visi-ta dell’Arcivescovo il Cardinale Dionigi Tet-tamanzi che ha recato il suo augurio e il suosaluto fermandosi a parlare con tutti i pre-senti e facendoli così sentire persone “im-portanti” perché uomini e donne con la stes-sa dignità di tutti – figli e figlie dello stessoPadre. L’altro momento significativo è statala cena di capodanno; ci si è trovati nel sa-lone di via Lattanzio 58 – chi era in difficoltàè stato accompagnato in auto.Alle 20,00 gli aperitivi; poi la cena – anchequesta curatissima – intramezzata da canti

e racconti – poi - dopo il brindisi di mezza-notte - il gioco della tombola con premimolto belli che venivano vinti dagli ospiti.Erano presenti 80 ospiti e una quarantinadi volontari che hanno iniziato così il nuovoanno in una dimensione di gioia, di condivi-sione, di fraterna amicizia. Significativo ilfatto che ospiti e volontari erano delle dueParrocchie di s. Eugenio e di s. Pio V che han-no scelto anche questo momento per espri-mere una pastorale d’insieme che già vedecollaborare le due comunità in particolarenella pastorale familiare.Certo che la scelta di trascorrere così il Ca-podanno richiede scelte non sempre condi-vise da tutti; infatti potrebbe sembrare unascelta “estremista” che esclude altre finali-tà di stare insieme pur positive; ma mi sem-bra che siano proprio queste occasioni cosìsignificative che diventano una precisa te-stimonianza di un modo diverso di intende-re la vita comunitaria: una vita che privile-gia la scelta degli ultimi e che fonda lo “sta-re insieme” sulla solidarietà. Quella sera –osservando le persone presenti e la loro gio-ia – si poteva capire il motivo di quella scel-ta: per tante persone potevano esserci altriluoghi e modi di stare insieme e di fare fe-sta; per quegli ospiti quella era l’unica oc-casione per sperimentare la dimensionedella festa, dell’amicizia, della condivisione.Un grazie di tutto cuore ai tanti volontari chehanno collaborato ma, in particolare, al Si-gnore Gesù che ci ha fatto il dono della fedee di chiamarci a far parte della sua Chiesa.

Noi giovani strumento di pace

Il giorno di Natale nella sede del comi-tato inquilini – case popolari viene or-ganizzato un pranzo di Natale per per-sone sole che desiderano passare incompagnia questo giorno di festa. Damolti anni mi occupo di cucinare e ap-provvigionare di tutto quello che puòservire perché la festa venga bene e non

manchino armonia e vettovaglie. Cosìsi trascorre il Natale come in una verafamiglia. Quest’anno abbiamo avuto unmotivo in più per essere felici: il Car-dinale Sua Eminenza Dionigi Tettaman-zi ci ha fatto visita e si è intrattenutocon tutte le persone per un istante. Ilfatto che sia venuto a trovarci ha com-pletato in letizia la giornata. Tutto que-sto è stato possibile grazie all’oratorioche ci ha permesso di raccogliere uncentinaio di euro e altre persone pri-vate di buon cuore che hanno offertosoldi e cibo. La parrocchia di sant’Eu-genio ha contribuito con frutta e ver-dura. A tutti loro il mio grazie di cuoree il sorriso di molte persone.La signora Franca Caffa che è la promo-trice di queste e altre attività socialmen-te buone per le case popolari ha rice-vuto dal consiglio di zona un contribu-to anche questo finalizzato all’organiz-zazione del pranzo di Natale. Di nuovoun grazie a tutti.

Se penso alla parola pace le prime coseche mi vengono in mente sono: assolutaserenità, amicizia, solidarietà, amore...Per raggiungere ognuna di questecose però ognuno di noi do-vrebbe riflettere a lungosulla propria esperienzadi vita. Io riesco ad es-sere sereno nell’amici-zia e solidale con chi micirconda?La mia famiglia, i mieiamici? La risposta spes-so è negativa, poiché ca-pita di trovarsi in situazio-ni in cui sembra più facile loscontro e la polemica per risol-vere le difficoltà che incontriamo nei rap-porti con gli altri. La soluzione che, a mioparere, può funzionare nel lungo cammi-no per la realizzazione della pace nelmondo, è quella di cominciare da noi stes-

Alessandra Busacca

si la sperimentazione di un nuovo com-portamento. Penso sia giusto ritagliarciuna piccola parte di mondo, che poi sa-

rebbe l’ambiente in cui viviamo, ecercare di migliorarla con i

mezzi di cui disponiamo; adesempio potremmo aiu-tarci l’un l’altro, elimi-nare i pregiudizi e l’ego-ismo e aprirci maggior-mente alla considera-zione dell’altro. Per aiu-

tarci a comprendere il si-gnificato della parola

PACE ecco una frase del-l’uomo che forse più di tutti

ha cercato la realizzazione di que-sto ideale: “La felicità e la pace del cuo-re nascono dalla coscienza di fare ciò cheriteniamo giusto e doveroso, non dal fareciò che gli altri dicono e fanno.”(Ghandi).

don Giorgio

Il pranzodell’accoglienza

Natale con gli anziani soli

Cesare Tosi

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Ragazzi, che nevicata!Ragazzi, forse non mi crederete, maqualche mattina addietro sono statosvegliato dal… silenzio. Sì, dal silenzio!Che il silenzio, la mancanza di rumori,specie quelli “soliti”, possa essere cau-sa di risveglio è stato confermato an-che dagli abitanti delle cittadine esi-stenti nelle vicinanze delle cascate delNiagara, i quali, abituati al rumore con-tinuo della caduta dell’acqua, sonostati svegliati quell’anno nel quale,per il freddo intenso, si era conge-lata la superficie del lago Michigane lastre di ghiaccio avevano bloc-cato le cascate.Qui cascate non ne abbiamo, manon manchiamo certo di “musichesussidiarie”: macchine, camion,motorini in overgiri e simili, per cuiquando ti svegli e non senti i solitirumori, o quei rari che arrivanosono come ovattati, allora ci siamo;anzi, c’è… la neve. In quel breve inter-vallo che passa tra il risveglio e l’attoeroico del “fuori dalle coperte”, ho av-vertito quel silenzio… ho ripensato su-bito ad un precedente simile, nel 1985,l’ultima “nevicata” degna di tale defi-nizione. Ad eliminare ogni dubbio è sta-to sufficiente alzare un poco la tappa-rella, ed ecco la spessa coltre biancacomunicarci che, per fortuna, è torna-ta per consentire ai piccoli di… vederpassare un grosso camion spazzaneve

che ammucchia blocchi di neve ai latidella strada, dove scarichi di gas com-bustibili, sali antigelo e altro, che disolito si trova sui marciapiedi, la ridur-ranno a blocchi sporchi, neri, ingom-branti impedimenti al parcheggio del-le auto, accompagnata dalle “litanie” dichi teme di scivolare… ai piccoli di ma-nipolarla a loro piacere, nella realizza-

zione di un traballante omino… di unasoffice palla che finiva sulla spalla del-la mamma… di una pista da percorreresullo slittino trascinato dal papà…Romanticismo? No! Ricordi. Ricordi diun tempo, e poi nemmeno tanto lon-tano, e di immagini che fanno partedella storia della nostra città. Quandola neve era sempre presente nel perio-do invernale, quando nella “mattinabianca” il rumore ovattato che sentiviera quello delle larghe pale dei nettur-bini, organizzati a gruppi, che spalava-

no la neve ponendola su carretti spintia mano, a due ruote, con un piano dicarico simile ad una grande pala, di fer-ro, verniciati di grigio all’esterno e diarancione nell’interno, adatti a far sci-volare la neve nei tombini. Così si evi-tavano accumuli ingombranti e perico-losi. Cambia il tempo, cambiano i tem-pi, molte cose sono migliorate, altre

sono dimenticate, di altre non neteniamo in evidenza l’importanza;quanti, per esempio, hanno presen-te l’importanza della neve? Certo,per le piste di sci; e… la protezionecontro il gelo che esercita quellabianca coltre sui terreni seminati?… la riserva d’acqua che “depone”sui ghiacciai? Sicuramente qualcu-no mi chiederà: “Voci pro, ma… percoloro che non hanno di che ripa-rarsi da quel “freddo mantello bian-

co”? Questa domanda mi riporta allamente una canzone che si cantavaquando ero bambino, ma che non hopiù sentito da lunga memoria: “Lo spaz-zacamino”, …era un bambino che, nel-la notte di Natale, dalla strada, guar-dava dalle finestre quei fortunati bam-bini, attorno ai loro focolari, … con i lororegali… e diceva di sé: “… io mio sentoun signor, quando dormo in un letto dineve...” Credo proprio che la colpa nonsia della neve!

diac. Francesco

DALET CLOWNCiao a tutti,sono una mamma di san Pio V; chiac-chierando una sera a cena con donGiovanni, sono venuta a cono-scenza dell’Associazione Dalet, edho deciso di occuparmi in-sieme ad alcuni ami-ci del progetto DaletClown. La cosa chepiù mi ha entusiasmato di que-sta associazione è la trasversa-lità, nel senso che non si limi-ta a raccogliere adesioni al-l’interno della Parrocchia,anzi nasce fuori dal nostrocontesto oratoriale e vede lapresenza di giovani e adulti provenien-

ti da realtà diverse. La forma della Da-let (quarta lettera dell’alfabetoebraico) è proprio quella di una

porta aperta vista di fronte, conl’architrave da destra a sini-

stra. La nostra pro-posta è quella di en-trare a far parte del

progetto DALET CLOWNche sta per partire, ed avrà

come sede proprio il nostrooratorio. Più precisa-mente, a partire da do-

menica 8 febbraio p.v.alle ore 17.30 si terrà un

corso monosettimanale didieci lezioni circa, per formare “picco-

li/grandi clown” per animare feste, perfare spettacoli, ma soprattutto per re-galare un sorriso e raccogliere qualchefondo per i bambini bisognosi del Bo-lanos in Messico. Vorremmo coinvol-gere giovani e adulti che frequentanoil nostro oratorio e che hanno vogliadi misurarsi con una nuova esperien-za, nessuno è escluso e tutti sono ben-venuti! Maggiori informazioni potetetrovarle sul sito della Dalet:www.associazionedalet.com oppurepotete contattarmi direttamente almio indirizzo [email protected] aspettiamo numerosi!

Nunzia Cupani

Una nuova iniziativa

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Mirko Mara(vice-presidente Associazione Dalet)

Scrivere qualcosa di originale e sensato sulla bella serata di domenica 14 dicembrenon è facile. Non che il tema in questione sia di scarso interesse o privo di eventualispunti argomentativi, ma il rischio di far diventare questo articolo il “temino dellemedie” c’è ed è concreto. Perciò me ne scuso, e consiglio a chi non è pronto a digerirlodi badare alla sostanza. Partiamo dal mero fatto di cronaca: l’associazione Dalet, grup-po d’ispirazione cristiana che promuove la buona comunicazione e l’attenzione allasolidarietà, rivolta soprattutto ai giovani, nel giorno di domenica 14 dicembre ha orga-nizzato, con buona pace del Parroco e di tutti i presbiteri di san Pio V, una cena natali-zia per tutti i soci e i simpatizzanti. È stato davvero un bel successo, frutto del lavoro diCesare e della sua strepitosa equipe di cuoche, di don Giovanni, del Coro delle 12.15 edi tutti i ragazzi che hanno contribuito al funzionamento della serata. La cena è iniziataverso le 19.00 con la preghiera, seguita dal discorso introduttivo di don Giovanni eproseguita con l’antipasto. Don Giovanni ha parlato, come sa fare lui, del senso diquesta associazione, dei suoi risultati e di quello che si prefigge di fare. Beh, a questopunto mi sa che due paroline sull’associazione ve le devo. La Dalet ha il preciso scopodi promuovere, attraverso numerosissime attività, una comunicazione giovane di stam-

po cristiano ed organizzare eventi o iniziative che riempiano in modo intelligente il tempo libero dei giovani.La Dalet è una porta aperta per tutti quei ragazzi che si ritrovano soli inuna città sconosciuta, sostiene gli oratori e le associazioni, promuove ivalori della solidarietà e dell’impegno sociale a favore degli ultimi. Of-fre la possibilità a quei ragazzi “un po’ artisti”, abili nel disegno, nellascrittura, nelle arti grafiche, nel teatro, nella clownistica, nella ripresadi video, di esprimersi e darsi da fare per il bene. S’ispira alle figure didon Bosco e don Milani, che hanno amato i giovani e hanno offertoloro la possibilità di diventare cittadini sovrani, padroni del proprio tem-po e del proprio futuro.Basta, perché se no questo articolo diventa un calvario. Torniamo allacena. Dopo l’antipasto l’affiatatissima equipe “Cesare & Co.” ha tirato

fuori dal cappello (ma forse sarebbe meglio dire dalla pentola) un doppio pri-mo piatto: risotto allo Champagne più ravioli alla contadina. Ottimi entrambi.Tra il primo e il secondo piatto è stato trasmesso un video sulla figura di donMilani: i suoi scritti, le sue idee, la sua vita. Ivan, coordinatore Dalet delle pre-sentazioni in Power Point, ha fatto davvero un bel lavoro, riuscendo anche acogliere aspetti sorprendenti della vita del prete di Barbiana. Poi è stata lavolta del secondo piatto: scaloppine all’agro dolce, servite con formaggio oinsalata mista. Tra il secondo piatto e il dolce è stato proposto un video di

auguri del Presidente, con relativi errori, che hanno fatto sbellicare i presenti. E, mentre veniva servito il dolce, il coroancora una volta riscaldava la sala con i canti più popolari della nostra penisola: da “O surdato Nnammurato” (che natural-mente ha scatenato un coro di “Ohi vita! Ohi vita miaa!”) a “Oh mia bela Madunina”. Dopo il dolce un’asta all’ultimosangue per accaparrarsi i premi in palio ha concluso la serata. No, non vi preoccupate: nessun ferito. È stata una gran bellaserata, in cui si respirava il vero spirito dell’associazione: divertimento, solidarietà e crescita umana. Ho quasi finito, dueparole ancora. I prossimi appuntamenti che la Dalet proporrà sono aperti a tutti, ma sono rivolti in modo particolare aigiovani, soprattutto a coloro che si sentono esclusi o emarginati. Ci piace definirci “una via di mezzo tra l’oratorio e lastrada”, dove tutti sono accolti senza pregiudizi. Il prossimo appuntamento (e che appuntamento!) per le “serate Dalet”sarà il “Dalet Night Live 2009”, fissato per domenica 22 febbraio 2009. Sarà una serata straordinaria, da non perdere. Cisaranno musica, Karaoke, balli di gruppo, divertenti sketch, succulenti prelibatezze… tutto per festeggiare insieme, rigoro-

samente vestiti in maschera, il Carnevale 2009. Stiamo cercandodi contattare il sosia di Mel Brooks, che don Simone ed alcuni gio-vani avevano già notato alla cena del 14 dicembre, ma le trattativesono ancora in atto… vi faremo sapere. Se vuoi conoscere altreinformazioni sull’evento o saperne di più sulle attività dell’associa-zione vai sul sito www.associazionedalet.com oppure fai parte delgruppo dell’associazione su facebook. Ok, ce l’ho fatta: articolofinito. Non è granché eh? E dire che una volta scrivevo di quei ca-polavori sul giornalino del mio oratorio… don Giovanni m’uccide-rà.

Pasticceria 

Milano V.le Coni Zugna, 57 

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ARNO STERN AL TEATRO OSCAR

Giulia D’Ecclesiis

Giovedì 15 gennaio presso il TeatroOscar si è svolto un evento molto im-portante: è venuto a trovarci un fa-moso ricercatore ed educatore fran-cese, ARNO STERN ed ha incontrato,tramite una conferenza, genitori, in-segnanti, educatori e tutti coloro chevolevano conoscere il Closlieu (luo-go chiuso, raccolto).Il Closlieu o anche semplicementeAtelier di pittura, si riferisce all’espe-rienza e agli studi di ARNO STERN.Egli dal 1949 fonda e apre a Parigiuno spazio per dipingere inedito eoriginale, dove anche oggi, nono-stante i suoi 84 anni, lavora quotidia-namente. STERN mediante un’anali-si dei dipinti ha identificato segni estrutture ricorrenti nella pittura in-fantile, persi-stenti anche inquella degliadulti e inquelle dellepopolaz ion iprimitive, no-madi non se-colarizzati. PerARNO questisegni e strut-ture fanno parte di una memoria or-ganica, che è un deposito di registra-zioni molto antiche che può manife-starsi con la pratica del Closlieu. Nel-la conferenza, ARNO ci ha spiegatodelle sue ricerche compiute pressopopolazioni non condizionate dallenostre civiltà (Perù, Mauritania, Gua-temala, Nigeria, ecc.) attribuendo unvalore universale a tali segni e strut-ture. Ecco la sua definizione del ter-mine FORMULAZIONE, modo innatoe naturale di tracciare. Il Closlieu èun luogo speciale, ideato proprio daSTERN, dove dipingere è un’esperien-za personale, un viaggio, un gioco al-l’interno di un gruppo di persone ri-spettose che ne favoriscono lo svol-gimento. E’ un luogo intimo, tranquil-lo nel quale ci si separa temporanea-mente dalla realtà per permetterel’espressione e l’affermazione indivi-duale e autonoma. Proprio sopra al

Teatro Oscar, in Via Lattanzio, 58 al2° piano, dal 2005 è aperto un Clo-slieu per persone dai 3 ai 99 anni, cheora abbiamo dedicato a Martina, cheha dipinto quattro anni nel Closlieued era affascinata ed entusiasta del-l’esperienza vissuta con i suoi amici,con Juana e con me, le praticiennes(coloro che permettono e favorisco-no il gioco del dipingere); ma soprat-tutto era felice per se stessa, perchéritrovava in questo gioco un piaceregrande e quindi anche una grande li-bertà di espressione. Il praticien conpochi e semplici gesti si pone al ser-vizio della crescita del bambino, in unrapporto di sostegno e totale rispet-to. Il Closlieu è veramente un luogodi spontaneità: entrando si scopre

uno spazio co-lorato, l’atmo-sfera acco-gliente, la ta-volozza invi-tante, gli stru-menti (pennel-li, fogli, colori)di gran pre-gio… Una vol-ta fissato il fo-

glio sul muro, il gioco comincia, si in-tinge un pennello nel colore… Non cisono temi né imposizioni, non ci sonogiudizi né commenti sui dipinti e perquesto il dipingere assume forme eintensità mai viste prima. Dipingerenel Closlieu rafforza la coscienza delleproprie capacità e fa acquisire unagrande abilità manuale trasforman-do il tutto in un bellissimo gioco: li-bero, personale e gratuito; la manoe il corpo sono coinvolti in un gestounico e armonioso in grado di espri-mere impulsi profondi dell’essere. IlCloslieu Martina è aperto il martedìdalle 17 alle 18,30 con praticienneJuana Iconicoff e il giovedì dalle 17alle 18,15 con praticienne Paola Bel-trami.

DANZARELA VITA

Martina: un ricordovivo fra di noi

Penso che il 17 dicembre sia stato ungiorno che nessuno dimenticherà mai:c’è stato lo spettacolo in memoria diMartina. La Scuola di Danza, il coret-to e la 2a media si sono esibiti perrendere la seratapiù speciale. Io hoballato. Era da pa-recchio tempo chepreparavamo lecoreografie e nonvedevamo l’ora diesibirci.Poi, finalmente, èarrivato il giorno.Per noi, oltre al ri-cordo e alla tri-stezza, c’eranoanche l’adrenalinae l’emozione.I momenti più toc-canti della seratasono stati sicura-mente quando don Stefano ha lettola lettera scritta per Martina, quan-do hanno proiettato le sue foto e in-

fine quando il coretto ha cantato lacanzone che aveva interpretato qual-che anno fa al Campanellino d’oro.Eravamo tutti tristi ma, contempo-raneamente, anche gioiosi, perchéper qualche ora abbiamo pensato soloa lei, l’abbiamo ricordata, ci sono ve-nuti in mente momenti che solo dueanni fa erapoco im-portanti; isuoi occhiteneri e ri-denti, ilsuo sorrisosmagliante che nessuno potrà più can-cellare dai ricordi. Allora danziamola vita, rendiamola speciale, propriocome ha fatto Martina.

Paola Beltrami

Per saperne di più:www.arnostern.comwww.closlieu.it

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Vi propongo il libro “I pattini d’argento” di Mapes Dodge Mary. La storia contenuta in questolibro si svolge in Olanda agli inizi del ‘900. Due ragazzi, Hans e Gretel, sono fratello e sorella eappartengono ad una delle famiglie più povere di Broeck, la cittadina vicino ad Amsterdam in cuisi svolge il racconto. Il loro divertimento è pattinare sui canali ghiacciati del loro paese; col pas-sare del tempo diventano sempre più bravi e sognano di partecipare alla gara cittadina. Conmolte difficoltà, dovute alla malattia del padre e alla loro condizione economica, i due riesconoa mettere da parte dei soldi e quindi a partecipare ad una gara di pattinaggio organizzata dalla

signora più ricca della cittadina, che ha messo in palio come primo premio dei pattini d’argento. Lascio a voi indovinarechi vincerà! Questo libro è molto divertente: oltre alle belle descrizioni di paesaggi invernali, ci sono anche dei momenticommoventi e alcuni divertenti. Inoltre mi è piaciuto molto e l’ho letto abbastanza velocemente perchè era moltoentusiasmante. Consiglio questo libro a tutti, non solo alle ragazze: poiché era molto avvincente tutti possono leggerlocon soddisfazione, magari semplicemente per rilassarsi, standosene sdraiati su una comoda poltrona.

“Il Piccolo Principe” di Antoine de Saint-Exupéry è un libro fantastico ambientato neldeserto del Sahara e nello spazio. Questo libro narra di un signore che, mentre pilotavaun aeroplano, ebbe un incidente e precipitò nel deserto del Sahara, dove cercò di riparareil macchinario. In quel luogo incontrò il Piccolo Principe. Egli proveniva da un pianetapiccolissimo sul quale vi erano solamente: una sedia con la quale si spostava minuto dopominuto per vedere i tramonti, tre vulcani e una rosa indifesa. Il Piccolo Principe arrivòsulla terra per caso, mentre stava visitando gli altri pianeti ed incontrò il pilota e fra loronacque una profonda amicizia. Il lettore riesce ad immedesimarsi facilmente in entrambii personaggi: il pilota e il Piccolo Principe. Il primo piace perché capisce che i bambini sidevono “abbassare” al livello dei grandi che molto spesso sono colpiti dall’apparenza del-le cose e non sanno vedere al di là della forma. E infatti in una frase significativa dice:“Tutti i grandi sono stati bambini, una volta, ma pochi di essi se ne ricordano”. Dall’altrolato il Piccolo Principe, con il suo carattere sensibile, curioso, malinconico e che credenell’amicizia trasmette molti insegnamenti come: “…ma gli occhi sono ciechi, bisogna cercare col cuore”. Questo ci facapire che non dobbiamo soffermarci all’aspetto esteriore ma anche cercare tra i sentimenti delle persone. Inoltre làdove il Piccolo Principe, entrando in un giardino, vede moltissime rose, emerge un altro messaggio profondo per ilcuore umano e cioè che l’amicizia nasce nella vicinanza continua e nell’aiuto reciproco, nella costanza della dedizionee dell’amore proprio come aveva fatto lui con la sua rosa, perché come lui afferma: “…E’ su di lei che ho ucciso i bruchi.Perché è lei che ho ascoltato lamentarsi o anche qualche volta tacere”. Solo così facendo, pur essendo una rosa similea tutte le altre, è diventata la sua rosa.

Rebecca d’Ecclesiis

Anna Maria Covini

Vi voglio proporre il libro “Il teorema del pappagallo” di Denis Guedj. E’ una lettura leggera e curio-sa... è una storia che, prendendo a pretesto la strana avventura di una particolarissima fami-glia parigina, trascina chi la legge, fin dalle prime pagine, nelle stranezze e nelle meravigliedella matematica e della sua storia… Il finale è… a sorpresa! Il titolo è “improbabile”, lacopertina coloratissima, tante le pagine, ma le divorerete! Parola di una “prof di mate”…

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In preparazione al Natale...

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CLAN MI 5-92

Uscita sulla neve

I giorni prima di Natale (20-24) sonostati una grandissima occasione per lanostra comunità di approfondire iltema della Fede, avvicinandoci e cer-cando di capirela figura di donLorenzo Milani.Recandoci aBarbiana, un pa-esino minuscolosperduto suimonti vicino aFirenze, abbia-mo inseguito letracce di una te-s t i m o n i a n z aunica, quella di un sacerdote che, tragli anni ’50 e ’60, sfidando tutto e tutti,si caricò sulle spalle l’educazione dei po-

veri contadini delle montagne del Mu-gello, attraverso battaglie continue edisperate contro le forze della natura esecoli e secoli di arretratezza civile. Pen-

siamo sia statoun modo unicodi avvicinarci allafesta del Natalee al valore cheessa rappresen-ta, riflettendosulla sana faticaquotidiana e sulsacrificio che èindispensabilefare per portare

avanti i propri progetti, nello Scouti-smo, nella società, così come nella pro-pria vita.

Per questo weekend di gennaio, noiragazzi del clan avevamo intenzione difare un’uscita sulla neve, facile a dirsima non così facile a farsi, perché pro-prio a causa della neve, che o era trop-pa o era troppo poca, trovare dove an-dare è stata un’ardua impresa. Alla fineperò ce l’abbiamo fatta, siamo andatia Ballabio dove, in casa, abbiamo svol-to un’attività sulla memoria delle de-portazioni di rom nel periodo del na-

zismo. La domenica abbiamo preso ilpullman e siamo arrivati al pian deiResinelli, dove armati di sacchi dellaspazzatura, padelle, slittino e bob ab-biamo giocato sulla neve. E’ stataun’uscita diversa dal solito, e per meè stato bello e divertente vedere i bam-bini che in fondo, sotto sotto, ancorasono in noi.

Il GESP ci tienea ringraziaretutti coloro che,acquistando icesti compostida prodottiequoso l ida l i ,hanno optatoper un regalo“giusto”, che hapermesso aicontadini deipaesi meno for-tunati di essere

pagati in maniera corretta.Perché il Natale non sia solo nelle no-stre parole, ma anche nei nostri ge-sti e nelle nostre scelte quotidiane!Con il ricavato dei banchetti e dellavendita dei cesti continueremo a so-stenere i progetti legati al Sud del

Grazie dal GESPmondo cui siamo legati:Ecuador: finanziamento per lo stipen-dio per un anno di due maestri dellecomunità del Secretariato de Pasto-ral Social de Vicariato Apostolico deEsmeraldas.Albania: abbiamo contribuito allaconduzione dell’asilo di Oblik, gemel-lato con l’oratorio di San Pio V; la scor-sa estate abbiamo inoltre contribuitoal viaggio di alcuni educatori che han-no svolto attività con i bambini.… senza dimenticare il soste-gno alla parrocchia per la ri-strutturazione dell’oratorio!Probabilmente avete già vi-sto che potete trovare al bardell’oratorio i prodotti del-l’equo più adatti alla meren-da (succhi di frutta, snack)e altri prodotti (ad esempioil caffè!).Ormai ne conoscete la qua-lità (sono buoni!) e il valore(promuovere la cultura del-la solidarietà e della giusti-zia) per cui… chiedeteli!

Nicoletta CavalcantiSusanna De Luca

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Via L. Ciceri Visconti, 220137 Milano

Tel/Fax 02‐59900727

Bottega Storicadi Milano dal 1955

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Questa dolcissima cagnolina(razza boxer) è in dolce attesa.

Il proprietario non è disposto a tenere i cuccioliche a breve nasceranno

ed è intenzionato a sopprimerli.Stiamo cercando delle famiglie

che possano accoglierli.

Contattare 339.6581776

Calendario AppuntamentiQuando? Cosa? Per chi?

Domenica 15 febbraiopartenza ore 9:15

Ritiro in preparazione s. Cresima a Eupilio (CO)

i ragazzi di 1^ media, i loro genitori e padrini

Venerdì 20 febbraioore 17:00

Confessioni in preparazione della s. Cresima 1^ media

Venerdì 20 febbraioore 21:00

Confessioni per genitori e padrini

Padrini e genitori dei ragazzi di 1^ media

Domenica 22 febbraioore 15:30 s. Cresima 1^ media

Lun 23/02  ‐ Ven 27/02Prove in preparazione

dello spettacolo 2^ media

Martedì 24 febbraioore 21:00

Consiglio PastoraleParrocchiale

Per i consiglieri e chi fosse interessato

Sabato 28 febbraioore 21:00

Spettacolo organizzato dalla 2^ media per tutti!

Domenica 1 marzoore 16:00

Replica dello spettacolodi 2^ media per tutti!

Domenica 8 marzoore 9:30

Ingresso ufficiale alla s. Messa 3^ elementare

Domenica 15 marzopartenza ore 10:30

Ritiro in preparazione della 1° Comunione presso l'Istituto Suore Mantellate

i ragazzi di 4^ elementare e 

i loro genitoriSab 21/03  ‐Dom 22/03

ore 16:00Spettacolo teatrale per ragazzi

Le quattro principesseper tutti!

(presso il Teatro Oscar)Lunedì 23 marzo

ore 20:00 Prime comunioni serali4^ elementare

Gruppi Venere e marteMartedì 24 marzo

ore 20:00 Prime comunioni serali4^ elementare

Gruppi Mercurio e Terra

Mercoledì 25 marzoore 20:00 Prime comunioni serali

4^ elementareGruppi Saturno e Nettuno

Giovedì 26 marzoore 20:00 Prime comunioni serali

4^ elementareGruppi Giove e Urano

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