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APPENDICI

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APPENDICI

I La scimmia, il palo e la vite:

Aristofane e Cleone nella seconda parabasi delle «Vespe»

Nell'antepirrema della seconda parabasi delle Vespe (vv. 1284-91), andate in scena alle Lenee deI 422, Aristofane rievoca polemicamente, in prima persona, un violento attacco perpetrato ai suoi danni da parte di Cleone:

€lot TlVES di. IJ.' EA.E'YOV WS KaTa8lT)AAuyrW, iJvLKa KAEWV IJ.' lmETupaTTEv ETTlKELIJ.EVOS 1285 KallJ.E KaKloas EKVlOE, KQ.e', ÖT' U1TE8ELpolJ.T)v, 01. 'KTOs EYENuV IJ.Eya KEKpayoTa 6EWIJ.EVOL, ou8Ev äp' EIJ.OU IJ.EAOV, ÖOOV 8E IJ.OVOV d8EvaL OKWIJ.IJ.UTLOV EL 1TOTE TI 6AlßOIJ.EVOS EKßaMl . TauTa KaTl8wv lm6 TllJ.lKPOV ETTlefJKloa' 1290 El. Ta VUV E~T)1TUTT)OEV iJ xupa~ TI)V älJ.1TE AOV .

Vi sono aleuni ehe dieevano ehe mi ero aeeordato eon Cleone, quando questi mi afflisse con attacchi sconvolgenti e con insulti; e mentre venivo spellato, quellifuori ridevano vedendomi strillareJorte: non s'importavano di me ma volevano solo vedere se, spremuto, dicessi qualche battuta spiri­tosa. Resomi conto di cia, Jeci un po' la scimmia; e ora il palo ha ingan­nato La vite.

I principali nodi esegetici deI pas so riguardano: a) la circostanza del­l'attacco c1eoniano; b) l'identificazione degli anonimi personaggi (nvES, 1284; ol 'KT6s, 1287) incuranti deI pericolo corso da Aristofane e autori delle voci di un accordo intervenuto tra il poeta eil demagogo; c) Ia corretta decodificazione dell'espressione inT6 Tl IJ.lKPOv ETTl61lKloa al v. 1290; d) il senso della clausola gnomica deI v. 1291 1.

1 Il giudizio di Wilamowitz e emblematico delle difficolta poste dall'esegesi deI brano: "worauf [ ... ] Wesp. 1284-91 zielen, wissen wir nicht und können nichts vermu­ten" (<<SPAW» 4,1911.462 n. 2 = Kl.Schr. 1286 n. 2).

Appendiee I

Gia gli scoli non sapevano precisare se qui Aristofane si riferisse allo seontro eon Cleone verifieatosi in seguito alla rappresentazione dei Babilonesi alle Dionisie deI 426, ovvero ad un suecessivo seontro, eausato dalla messa in seena dei Cavalieri ne1424 (L [vet Tr] V. 1284e, 1285; cf. Ar. test. 25). Se diffidiamo delle nebulose notizie delle Vite aristofanee, ehe aeeennano ad ulteriori due scontri oltre quello sueeessivo ai Babilo­nesi2, il solo episodio per noi doeumentato resta quello oeeorso nel 426. Su di es so informa 10 stesso Aristofane negli Acamesi deI 425, per boeea deI protagonista Dieeopoli: "So io cosa mi feee soffrire Cleone a causa della eommedia dello seorso anno: dopo avermi trascinato nel Bouleu­terion, mi eopriva di ealunnie e di menzogne e urlava come un Cic1oboro: ehe sonora lavata di testa! Poeo mancava ehe morissi, restando infangato nelle sue trame" (vv. 377-82)3. Lo seolio al verso 378 precisa ehe nei Babilonesi, al eospetto degli stranieri presenti all'agone dionisiaeo,

2 XXVIII p. 134.29 = AI. test. 1.27: 8EUTEPOV 8E Kat Tp( TOV cruKoq,aVT"Sd S d-1T€q,U)'E; cf. XXIXa p. 138.20.

3 Cf. AI. test. 24. E ragionevole pensare ehe in questi versi, eome pure in Ach. 502-8 (cf. n. 4), Dieeopoli parli di un'esperienza ehe appartiene alla biografia dei suo autore, senza giungere a ipotizzare ehe il eommediografo addirittura recitasse nella parte dei pro­tagonista degli Acarnesi (per la storia di questa tesi vd. S.D. Olson, «LCM» 15, 1990.31-32; il earattere 'polifonieo' dei personaggio nei due passi e stato ben rilevato da S. GoldhilI, The Poet's Voice. Essays on Poetics and Greek Literature, Cambridge 1991.193). Si e anehe argomentato ehe l' azione legale promossa da Cleone riguardasse non Aristofane bensl Callistrato, regista dei Babilonesi e degli Acarnesi (D.M. MaeDowell, «CQ« 32, 1982.24, Ar. 42-43, 353; Kraus 60-61, piu eauto alle pp. 168 e 173; D. Gilula, «ZPE» 81,1990.102 n. 6), ovvero addirittura il eommediografo Eupoli (E.L. Bowie, «1HS» 108, 1988.183-85): ma a sostegno di un eoinvolgimento diretto dei poeta si vedano, in partieolare, le osservazioni di De Ste. Croix 364 (il quale eviden­zia l'enfatieo airrOs T' E~auT6v di Ach. 377); G. Mastromareo, «QS» 10, 1979.165 e Introduzione a Aristofane, Bari 1994.46-47; Perusino 54-56; Henderson in Winkler­Zeitlin 288 eon n. 58. Per I'ipotesi, gia ottoeentesea, ehe Cleone porto dinanzi alla Bulc! sia Callistrato ehe Aristofane propendono, sia pure eon eautela, KJ. Dover, «Maia» 15, 1963.15 (= Greek and the Greeks: Collected Papers, I, Oxford 1987.296), D. Welsh, «Hermes» 118, 1990.425 e Hubbard 229. Tutti questi sforzi esegetiei perderebbero va­lore, naturalmente, se avessero ragione quegli interpreti ehe tendono a negare storieita aHo seontro Aristofane/Cleone, eonsiderandolo «as one element of a fietion of hostility between them propagated by the poet» (Rosen 63-64; una tesi, in realta, apparsa «far­fetehed» anehe a un deeiso assertore della lettura 'earnevalizzata' della eommedia greea antica: cf. S. Halliwell, «JHS» 111, 1991.58 n. 44) ovvero inquadrandolo in una espe­rienza esc1usivamente 'teatrale' vissuta da Dieeopoli in una eommedia dei 425 (ma I'au­tore di questa ipotesi, K. Sidwell [«C&M» 45, 1994.83], forza a mio parere eeeessiva­mente il senso dei vv. 377-78 degli Acarnesi, ehe e inveee limpidissimo).

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La scimmia, il palo e la vite

Aristofane aveva parlato in termini negativi di Cleone e delle magistrature ateniesi, sia sorteggiate ehe elettive, e ehe per queste fu aeeusato dal po­tente demagogo di ci8lKla Els TOUS lToX.lTas e di ~Evla4. La searsita dei dati a nostra disposizione non eonsente, tuttavia, di precisare i termini del­l'aeeusa5, ne l'esatto svolgimento dell'azione promossa da Cleone6: di

4 Ar. Babyl. test. iv. Cf. Ach. 502-5a: "Ora Cleone non mi calunniera perche parlo male della citta alla presenza degli stranieri. Siamo noi soli, I'agone e quelle lenaico e gli stranieri non ci sono ancora"; e le parole dei corifeo ai vv. 630-32 e 659-64 della pa­rabasi: "Poiche i nemici 10 hanno calunniato, tra gli Ateniesi che repentinarnente mu­tano parere, di prendere in giro la citta e di offendere il demo, il poeta e costretto a ri­spondere ai volubili Ateniesi"; "E ora Cleone ordisca e architetti tutto ci<> che vuole contro di me. Il bene e dalla mia parte e la giustizia mi e alleata, e mai sar<> colto ad agire nei confronti della citta da vigliacco e rottinculo, come lui". Cf. inoltre L pap. ad Ach. 378 (Babyl. test. iii), L '[vet] Ach. 503, L Aristid. Or. 3.8 L.-B., III p. 444.22 Dindorf (Ar. test. 26).

5 Di un'accusa di ~Evta parlano anche le Vite di Aristofane (XXVIII p. 134.20-22 = Ar. test. 1.19-21 = Babyl. test. v; XXIXa p. 137.14-15); e in tale accusa, mossa da Cleone in una azione legale successiva alla rappresentazione dei Cavalieri, credono in particolare S. Srebrny in Charisteria Th. Sinko oblata, Varsaviae-Wratislaviae 1951.315-30 e Whitman 307-8 n. 2; vd. da ultimo anche Sommerstein, Ach. 2 e «Drama» 1, 1992.28 n. 93, che cita in proposito Eup. fr. 392. Dell'infondatezza della notizia sono invece convinti, tra gli altri, Th. Gelzer (<<RE» Supplb. XII, 1970.1399), D. Welsh (<<Hermes» 118, 1990.423) e E.M. Carawan (<<CQ» 40, 1990.138 n. 3), pro­pensi a considerarla un autoschediasma basato sui vv. 652-54 degli Acarnesi (cf. Ar. test. 10), nei quali e istituito un rapporto tra il poeta ed Egina: "Per questo i Lacedemoni vogliono la pace e chiedono la restituzione di Egina: non e all'isola che mi­rano, ma a sottrarvi il poeta" (sul legame di Aristofane con Egina cf. inoltre Ar. Vit. XXVIII p. 134.23-25 = test. 1.22-24; L Pl.Ap. 19c p. 421 Greene = Ar. test. 3.16-17).

6 Non e verosimile che il demagogo fondasse l' accusa su un decreto, in vigore in quel periodo, che limitava la liberta di parola dei poeti comici (si vedano, in proposito, E.M. Carawan, «CQ» 40, 1990.140 n. 8; S. Halliwell, «JHS» 111, 1991.65; J.E. Atkinson, «CQ» 42, 1992.60). H. Wolff (<<ZPE» 36, 1979.284 n. 6) e Ostwald 207 ba­sanD l' accusa di Cleone sul decreto di Kannonos. La procedura ritenuta piu probabile e quella di EtcraYYEAta (cf., ad esempio, S. Bianchetti, «AATC» 45, 1980.34-35): ma anche questa ipotesi va considerata con cautela (M.H. Hansen, Eisangelia: the Sovereignty 0/ the People's Court in Athens in the Fourth Century B.C. and the Impeachment 0/ Generals and Politicians, Odense 1975.67 n. 7; Hubbard 46 n. 18, 229). E possibile, ha argomentato Atkinson, che Cleone «sought the impeachment of Aristophanes in terms of a general principle that legal· action could be taken against anyone accused of wronging the polis or demos, the onus being on Cleon to establish that Aristophanes had acted in a way that had, or could have, darnaged the interests of the state». Lo studioso, inoltre, coglie una eco di questo attacco cleoniano in [X.] Ath. 2.18, dove si afferma che nella democratica Atene KW~418Etv 8' av KaL KaKws AEynv

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AppendiceI

eerto sappiamo soltanto ehe Aristofane finl davanti aHa Buh~, eorse un gravissimo pericolo ma, eome sembrano suggerire i vv. 381-82 degli Acarnesi ("Poeo maneava ehe morissi, restando infangato neUe sue tra­me"), non subl una eondanna7. Quell'evento, eomunque, rappresentb un momento senza dubbio eruciale neH'aneora giovane earriera di Aristofane, eome dimostra la vibrata apologia presentata negli "anapesti" della parabasi degli Acamesi: "Da quando il nostro poeta si oeeupa dei eori eomiei, mai (oVrrw) si e presentato dinanzi al pubblieo in teatro per affermare la sua bravura. E tuttavia, poiehe i nemiei 10 hanno ealunniato, tra gli Ateniesi ehe repentinamente mutano parere, di prendere in giro la citta e di offendere il demo, il poeta e eostretto a rispondere ai volubili Ateniesi"8.

TOV ~EV 8i'i~ov OUK EwaLV: vd., da ultimo, anche G. Mastromarco in Storia poesia e pensiero nel mondo antico. Studi in onore di M. Gigante, Napoli 1994.451-58, e A.H. Sommerstein, «CQ» 46, 1996.332. A parere di L. Canfora, invece, l'affermazione del­l'anonimo autore del1ibello potrebbe avere referenti diversi (cf. Studi sull'Athenaion po­liteia pseudo senofontea, Torino 1980.77; piu recentemente, in «QS» 46, 1997.169-71, egli nega recisamente un puntuale richiamo alla vicenda giudiziaria deI 426); per una det­tagliata disamina delle complesse e dibattute questioni sollevate dal Komödienparagraph dell'opuseol0 si rinvia a W. Lapini, Commento all'Athenaion Politeia dello Pseudo­Senofonte, Firenze 1997.236-37.

7 Si vedano le eogenti osservazioni di Perusino 33 e Atkinson, «CQ» 42, 1992.60. Uno seolio papiraceo al v. 378 degli Acamesi attesta solo ehe Aristofane "sub} un pro­eedimento penale da parte di Cleone" (u]vo KAEWVOS 8LKT]V l!ct>U[YE: Ar. Babyl. test. iii.27), non ehe «eseaped Cleon's charge» (N.W. Slater, «GRBS» 30, 1989.73 n. 11): vd. G. Mastromareo, in Sommerstein, TrCP 345-46 n. 10; MaeDowell, Aristophanes 44 n. 35. La medesima formula rieorre nella Vita euripidea di Satiro a proposito di una azione legale ehe sarebbe stata intentata da Cleone contro il tragediografo: irrTo ~EV yap Kx.Ewvos ToD 8T]!1aywyoD TT)V Ti'iS daEßdas 8lKT]V E'ct>UYEV (fr. 39 X 15-21); vd. il commento ad loc. di G. Arrighetti, Satiro. Vita di Euripide, Pisa 1964.125.

8 Vv. 628-32. Come ha rigorosamente osservato Ph.W. Harsh (<<TAPhA» 65, 1934.190-91), questi versi inducono a ritenere ehe le parabasi delle commedie aristofanee precedenti agli Acamesi non contenevano l'eulogia deI poeta; non e escIuso, ovvia­mente, ehe parabasi personalistiche fossero gia presenti in commedie di altri poeti, ante­riori agli Acamesi e per noi perdute (cf. H.-G. Nesselrath, «GGA» 246, 1994.35). Il passaggio di Aristofane alla parabasi personalistica e conseguente, dunque, alle scontro con Cleone (cf. Hubbard 49-50); ed e significativo ehe nei Cavalieri, rappresentati all'a­gone lenaico l'anno successivo agli Acamesi, il coro giustifichi gli "anapesti", recitati ancora a norne deI poeta, proprio sulla base della comune ostilita nei confronti di Cleone: "Se uno dei vecchi commediografi ci avesse costretto a recitare i suoi versi nella parabasi, non l'avrebbe ottenuto facilmente: ora, perb, il poeta e meritevoIe, poiche odia i nostri stessi nemici, osa dire cose giuste e nobilmente si scaglia contro Tifone e

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La scimmia, il palo e la vite

Con questo memorabile avvenimento della carriera aristofanea, ap­punto, alcuni studiosi mettono in rapporto anche I' antepirrema della se­conda parabasi delle Vespe, dove il verbo E1Tl8i]KLua (v. 1290) illustre­rebbe metaforicamente un temporaneo accordo stretto da Aristofane con Cleone9, e la clausola gnornica deI v. 1291 ("ora il palo ha ingannato la vite") sveierebbe Ia clamorosa vioiazione di quell' accordo attuata dal com­mediografo nel 424, in occasione della rappresentazione degli antic1eoniani Cavalieri10.

Si tratta, tuttavia, di una esegesi ehe non tiene conto deI decisivo va­lore temporale dell'avverbio vUv al v. 1291: «It is not possible» - osserva MacDowell - «to make the passage refer to Kleon' s prosecution of Ar[istophanes] after the perfonnance of Babylonians in 426 [ ... ] since vw could not be used of a play performed two years previously» (Wasps 299). L'avverbio, secondo il commentatore oxoniense, chiarisce invece ehe la apate di Aristofane ai danni di Cleone si sara consumata con la messa in scena delle Vespe nel422 e ehe, di conseguenza, il vio1ento at­tacco c1eoniano rievocato nell' antepirrema sara stato provocato dalla rap­presentazione dei Cavalieri11 .

Uragano" (Eq. 507-11). E stato osservato ehe l'affennazione dei vv. 509-10 (0 'lTOlTJnlS ... TOAl-tQ: AE'Y€lV Ta 81.KaLa) «prova ehe la parabasi dei Cavalieri 'eontinua' la parabasi degli Acamesi: in entrambi i passi viene eelebrato il eoraggio (TOA~TJS, Acamesi 646; TOAl-tq:, Cavalieri 510) deI poeta ehe, affennando il giusto al eospetto degli Ateniesi, ha provoeato i violentissimi attaeehi deI potentissimo Cleone» (G. Mastromareo, in Sommerstein, TrCP 343).

9 Questa esegesi deI verbo si ritrova gia negli seoll al verso: [vet] 1290a E'lTl6f]Klaa Kat u'T1ij'A8ov aUTOV; [vet Tr] 1290b ~lKPOV aUTov EKOAaK€Uaa.

10 Questa interpretazione, propugnata gia neIl'Ottoeento da Fritzsehe, Quaest. 303-9, ha ineontrato aneora il favore di V. Steffen (<<Eos» 47, 1954.17-19), S. HaIIiweIl (<<CQ» 30,1980.35 n. 11; cf. anehe «JHS» 111, 1991.65 n. 66), F. Bourriot (<<Histo­ria» 31, 1982.411 n. 35). N.W. Slater (<<GRBS» 30, 1989.77) vi ha apportato perb una signifieativa variante: la apate de1 poeta sarebbe rappresentata non dai Cavalieri, bensl dai versi 377-84 e 497-506 degli Acarnesi, reeitati dall'attore Aristofane (cf. supra, n. 3).

11 La tesi e stata ribadita da MaeDoweIl in Ar. 176. Per questa opinione, sostenuta neIl'Ottoeento ad esempio da Bergk apo Meineke FCG II.2 937, Richter 362 e Blaydes, Vesp. 424-25, si vedano inoltre van Daele apo Coulon, I 145-46, Sommerstein, Wasps 233-34, Kraus 114, Edmunds 57, M. Heath, Political Comedy in Aristophanes, Göttingen 1987.17 n. 30, Carawan, «CQ» 40, 1990.138 n. 3, Dover, Frogs 3, Olson XXI. L'osservazione di MaeDoweIl a proposito di viiv e senz'altro eogente. Improbabile, inveee, la proposta di Halliwell (<<CQ» 30, 1980.35 n. 11) di intendere l'avverbio «in its atemporal sense»: «But then, after all, the pole (Ar[istophanes]) deeeived the vine (Cleon»>. A sostegno della tesi ehe il v. 1291 alluda all'inganno mosso eontro Cleone

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AppendiceI

ehe 1e Vespe siano una commedia anticleoniana e indubbio: 10 dimo-

nei Cavalieri, HalliweH osserva, inoltre, che l'aoristo E~TJ1TaTTJaEv «rules out the pos­sibility that Wasps itself is meant». La difficoltit prodotta daH' aoristo indusse nel secolo scorso gia Richter ad adottare il perfetto E6J1raTTJKEV (emendamento accolto da molti editori successivi: Blaydes, che cita il caso di Ra. 1404 E~TrrraTTJKEV au aE Kat viJv, Starkie, van Leeuwen, Coulon, CantareHa, Sommerstein). In reaita, in Vespe 12911'ao­risto ha sicuramente valore gnomico, come hanno rigoros amen te notato Edmunds 57 n. 28 e R. Tosi, in «Entretiens sur I' Antiquite Classique», Tome XL: La philologie grec­que a l'epoque hellenistique et romaine, prep. et pres. par F. Montanari, Vandreuvres­Geneve 1994.184. L'ipotesi che la violenta reazione dei demagogo contro il commedio­grafo fosse stata conseguente aHa rappresentazione degli anticleoniani Cavalieri, pub es­sere d' altra parte avvaiorata daH' evocazione, neH' antepirrema deHa seconda parabasi, di alcuni tratti fondanti deHa figura di Cleone-Paflagone (vd. l.C. Storey, «Scholia» 4, 1995.5). a) AI v. 1285 l'espressione lJTTETapaTTEv ETTlKd~EVOS" evoca fortemente la nozione di disturbance che connota insistentemente I'attivita di Paflagone-Cleone nei Cavalieri (per I'occorrenza di TapaTTElv in relazione a Paflagone 0 al Salsicciaio, suo speculare antagonista, cf. vv. 66, 214, 247, 251, 358, 431, 692, 840, 867, 902; per E­TTlKEtaSaL cf. v. 252). b) Sebbene riferita ad Aristofane (cf. infra n. 28), l'espressione ~Eya KEKpay6Ta (1287) aHude spiccatamente a Cleone-Paflagone KEKpaKTTJS" (cf. Eq. 137, e vd. Lind 220 n. 6): il verbo KpaCELV, infatti, connota assai spesso nei Cavalieri la violenza verbale dei demagogo (cf. vv. 256, 274, 285, 287, 487, 642, 863, 1018, 1403). e) I eommentatori hanno eolto nei verbi (hro8dpEaSaL (1286; cf. MaeDoweH, Wasps 300; Lind 221), KV(CELV e S>..LßEaSal (1286, 1289; cf. A. Briel, De Callistrato et Philonide sive de actionibus Aristophaneis, Berolini 1887.45; Starkie, Wasps 379) un' aHusione ail' attivitit di cuoiaio esercitata dalla famiglia di Cleone, attivita sulla quale si fondano numerosi Spötter anticleoniani dei Cavalieri (cf. Taillardat 347; Lind 37-73, con la tabella a p. 79): vd. inoltre M. van der Valk (in Komodotragemata. Studia Aristophanea viri Aristophanei W.J. W. Koster in honorem, Amsterdam 1967.128-29), il quale assegna a questi verbi un'ulteriore valenza aHusiva, in linea eon la sua interpretazione erotiea dei vv. 1285-89, ehe deseriverebbero 10 seontro tra Aristofane e Cleone anehe in termini di un «erotie eneounter, in whieh Kleon takes the aetive and the poet the passive part» (vd. anehe Henderson, Muse 175 a proposito di SAlß6~EVOS"; suHa seia deHo studioso olandese, Hubbard 139 n. 56 e Storey, «Seholia» 4, 1995.5 eolgono nel ruolo omosessuale attivo svolto da Cleone un riehiamo all'analoga immagine di Paflagone nei Cavalieri). E a proposito di KV(CELV, Storey osserva ehe «EKVWE ('ground me up') [ ... ] eontinues the food metaphor that underlies so mueh of Knights». Va segnalato ehe la valenza metaforiea di SAlß6~EVOS" e stata anehe diversamente interpretata: MaeDoweH e Sommerstein, ad esempio, ritengono ehe l'immagine veieolata dai verba in questo passo sia quella di un frutto (il poeta) 'spremuto' da Cleone (per l'uso di SA(ßELV 0 arroSA(ßELV in relazione aHa spremitura deH'uva vd. Storey, «Seholia» 4, 1995.5). D. Dei Corno (Aristofane. Le Rane, Milano 1985.156) non esclude, inveee, un doppio senso fecale, simile a queHo ehe SA(ßO~aL sembra assumere in Ra. 5 (su eui vd. Henderson, Muse 188).

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La scimmia, il paLo e La vite

strano gia i nomi parlanti dei due protagonisti, Philokleon e Bdelykleon, annuneiati ai versi 133-34, e il fatto ehe il norne di Cleone oeeorre in essa ben dieei volte12. L'assunzione ehe questa fosse la eommedia eon la quale Aristofane tram Cleone non ha pero esentato gli studiosi dalla difficolta di definire ilm6r}Kt(Elv di Aristofane, eonseguente alle furie deI demagogo per i Cavalieri. Generalmente si ritiene ehe il eommediografo abbia usato un atteggiamento piu riguardoso nei eonfronti deI potente uomo politieo 0 ehe si sia astenuto dall'attaeearlo in qua1che dramma: eIe opere indiziate sono risultate le Navi mercantili, generalmente datate alle Lenee deI 42313,

ovvero le Nuvole andate in seena alle Dionisie dello stesso annol4.

12 Sul earattere seopertamente anticleoniano delle Vespe si vedano in partieolare Edmunds 51-57, LC. Storey, «Seholia» 4, 1995.11-23 e MaeDowell, Ar. 150-79.

13 Vd. Blaydes, Vesp. 425. Per la datazione: Kaibel apo PCG m.2 227; Geissler 36-37; A.R. Sommerstein, «CQ» 27, 1977.272; K. Alpers, «ZPE» 30, 1978.40; L. Gil, «CFC» 22, 1989.90. Che la eommedia prendesse di mira personaggi quali Cleone e Lamaeo e invece ipotesi di Bergk (ap. Meineke FeG H.2 1113-18), in seguito ripresa soprattutto da M. Platnauer (<<CR» 53, 1949.7), in partieolare sulla base della testimo­nianza fomita da Ar. Pax Arg. A3.29-32 = On. test. iii. E tuttavia, eome ha rigorosa­mente osservato MacDowell. IVasps 267, la hypothesis informa solo sul fatto ehe le Navi mercantili, al pan di Acamesi, Cavalieri e Pace, erano una eommedia 'paeifista', ma non attesta ehe esse eontenevano attaeehi e a Cleone e a Lamaeo (bastedl pensare ehe i superstiti CalQlieri. un feroee attaceo a Cleone, non presentano alcuna allusione al guerrafondaio Lamaco, schemito invece negli Acamesi e en passant nella Pace). I poehi frarnmenti eonservaLi delle O/kades non eonsentono di eomprovare la vena anticleoniana della eommedia sc non per via estremamente ipotetica: cf. il fr. 416, in cui un perso­naggio e descritto nelJ' atto di grattare la forfora e strappare i peli bianehi dal menta di qualcuno (secondo Kaibel apo pce m.2 228, si trattera dei servigi resi a Cleone da un suo laeche, ovvero da Cleone stesso al Demo ateniese, eome ipotizza Bergk [apo Meineke Fce II.2 1120-21] sulla seorta deI eonfronto eon Eq. 908); cf. inoltre il fr. 644 incertae fabuLae, attribuito alle Olkades da Bergk, ehe vi eoglie un'allusione alla voee torrenziale dei demagogo (ma vd. PCG m.2 337 per altre ipotesi). E certo, inveee, ehe la commedia riservava pungenti freeciate ai sicofanti: nel fr. 443 ricorre il termine 4>aaLav6s, ehe gia in Ach. 726 designa scherzosamente l'attivita spionesca; il fr. 424 e diretto eontro Evatlo, il i>T]TWP aUKocpcivTT]S attaceato nell'antepirrema della parabasi degli Acarnesi per la sua spietata foga aecusatoria, irrispettosa persino delle persone an­ziane (cf. Ach. 703-12 eon L [vet Tr] V. 592b): ed e signifieativo ehe, in quel passo, l'angoscia dei veeehi per le perseeuzioni giudiziarie subite ad opera di giovani procura­tori sia rappresentata eon l'immagine delle notti traseorse irrequiete ed insonni, un'im­magine vieina a quella impiegata in V. 1039 per deserivere i travagli patiti dai dormienti a causa di "brividi" e "febbri" (vd. infra p. 194 eon n. 36).

14 Vd. Müller-Strübing 608-9 n.; Droysen, I 8-9; A. Rostagni, «RFIC» 3, 1925.169 n. 1 = Scritti minori, II.1: Hellenica-Hellenistica, Torino 1956.70 n. 1.

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AppendiceI

Se gli scarsi frammenti delle Olkades non consentono un valido ri­scontro dell'ipotesi, il teste a noi giunto delle Nuvole pone il problema della presenza delI' attacco contro Cleone nell' epirrema della parabasi, dove i1 corifeo invita gli spettatori ad incriminare e a mettere aHa gogna l'avido demagogo, sprezzantemente definito Mpos, "gabbiano" (cf. Nu. 591-94; poco prima, ai vv. 581-86, il pubblico viene rimproverato per aver eletto stratege Cleone nonostante il "finimondo" provocato dai Cavalieri). La si­cura appartenenza deI brano aHa versione originale deHa commedia15 ha indotto Sommerstein a datare il m8T)KC'nV di Aristofane dopo la rappresentazione delle Nuvole, quando il commediografo «spoke or acted in a way that made people think he had come to terms with Cleon» (<<CQ» 27, 1977.262)16, alimentando cosl nel pubblico la convinzione ehe nella successiva commedia lenaica Cleone avrebbe da lui ricevuto un trattamento piu riguardoso; anche se poi, nei fatti, le Vespe smentirono clamorosa­mente quelle attese. Sull'idea della frustrazione delle aspettative deI pub­blico si fonda, deI resto, l'analisi dell'antepirrema recentemente condotta da lan Storey (<<Scholia» 4, 1995.3-23), propenso a situare 10 scontro Aristofane-Cleone tra la rappresentazione delle Nuvole e quella delle Vespe 17, fino a individuare la causa dell'ira deI demagogo proprio nell'an-

15 Vd. Dover, Clouds LXXXI; Hubbard 104 n. 47. Müller-Strübing non esitava ad ipotizzare, deI tutto arbitrariamente, che quei versi «wenn auch vielleicht damals ge­schrieben, doch sicherlich nicht bei der Aufführung gesprochen sind» (608-9 n.); G. Gilbert (Beiträge zur innern Geschichte Athens im Zeitalter des peloponnesischen Krieges, Leipzig 1877.194 n. 13) e P. Weyland (<<Philologus» 36, 1877.82) li conside­ravano appartenenti aHa seconda redazione deHa commedia (sicuramente posteriore al 421: cf. la n. 1 dell'Appendice lI): sieche, a parere di Weyland, le Nuvole rappresentate nel 423 potevano ben apparire come «eine Frucht des Compromisses zwischen Aristophanes und Kleon»; e per Gilbert, addirittura, le ostilita tra il poeta e il demagogo si erano definitivamente chiuse dopo i Cavalieri (<<Nach den Rittern hat Aristophanes Kleon bis zu seinem Tode nicht wieder verfolgt»), dal momento che egli giudicava in­nocui i passi anticleoniani delle Vespe. Questa tesi, tempestivamente contestata da P.J. Hoekstra (Quaestiones de Aristophanis Vespis, Lugduni Batavorum 1878.23), e vicina a quella poi sviluppata da van Leeuwen: «Quaecumque sive in Nubibus sive in Vespis re­periuntur de Cleone contumeliose dicta, post mortem demagogi apoeta cum fabulas il­las retractaret sunt inserta. Vespae cum prim um actae sunt, Aristophanis talis erat ani­mus qualern sibi unquam fuisse postea denegavit his versibus additis (Vesp. 1284 sqq.»> (<<Mnemosyne» 16, 1888.267 n. 3, cf. anche p. 413).

16 Questa tesi tuttavia, obietta Mastromarco (in Sommerstein, TrCP 350), situa il pithekismos in un periodo, queHo tra le Dionisie deI 423 e le Lenee deI 422, durante il quale neppure furono rappresentate commedie aristofanee che avrebbero potuto far so­spettare un accomodamento tra il commediografo e Cleone.

17 Questa possibilita era presa in considerazione gia da Ribbeck 305: «Eine Mö-

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La scimmia, il palo e la vite

ticleoniano epirrema della parabasi delle Nuvole: cosl, a proposito deI pithekismos messo in atto da Aristofane, egli conclude che il poeta «has 'played a trick' not just on Kleon, but also on those members of the gene­ral public who thought that he might just abide by the truce that was made» (p. 22). Storey, dunque, non si sottrae all , op in io communis secondo cui, al v. 1290, Aristofane ammetterebbe di aver ceduto ad un compromesso con Cleonel8 ; ne si sottrae, nella decodificazione deI proverbio deI v. 1291, alla tradizionale identificazione deI poeta col palo edel demagogo con la vite ingannata, privata dell'appoggio promesso da Aristofanel9.

Si distanzia nettamente dall'esegesi vulgata dei vv. 1290-91 e dell'in-

glichkeit wäre noch die, daß die Verfolgung des Aristophanes, um welche es sich handelt, erst nach Aufführung der Wolken sich zugetragen hätte und daß also das m6TjKL(ElV zwischen Wolken und Wespen fiele»; ma poi concludeva scettico: «Aber wie gesagt, wir wissen es nicht».

18 Che avrebbe comportato «a promise on the poet's part to lay off or to ease off on Kleon, perhaps especially in the area of public affairs» (p. 12).

19 Cf. p. 7. Non sono tuttavia mancate interpretazioni alternative a questa: i) A pa­rere di Hermann 15, il pale e il favore popolare che ha abbandonato il poeta (la vite) in occasione della sconfitta delle dionisiache Nuvole deI 423, la commedia nella quale Aristofane 'fece la scimmia', ci oe risparmib Cleone rivolgendo i suoi strali contro Socrate. Questa interpretazione trascura in realta il valore temporale di viiv, avverbio che non pub riferirsi alla rappresentazione delle Nuvole dell'anno precedente. ii) Per Starkie il pale e Aristofane che, facendo la scimmia, ha privato deI suo sostegno gli spettatori ateniesi (la vite), i quali «through their indifference, have lost their only champion against the tyranny of Cleon». Interpretazione altrettanto improbabile: Aristofane di­rebbe di aver abbandonato il pubblico nella lotta contro Cleone in una commedia che, come si e detto, e invece palesemente anticleoniana. iii) Rogers ritiene che il pale rap­presenti il popolo ateniese che, con la sua «careless indifference», ha fatto mancare il suo appoggio ad Aristofane in occasione deI violento attacco mosso da Cleone. Lo stu­dioso trascura, perb, che il verso 1291 allude ad un inganno avvenuto dopo la vicenda descritta nei vv. 1285-89. La sequenza delle situazioni descritte nell'antepirrema e stata illustrata con precisione da MacDowell (Wasps 300): a) mentre Cleone subissava Aristofane con i suoi attacchi, ol 'n6s ridevano (vv. 1285-89); b) resosi conto di cib, il poeta ha fatto un po' la scimmia (v. 1290); c) Eha viJv, il palo ha ingannato la vite (v. 1291). iv) G. Murray (Aristophanes. A Study, Oxford 1933.56 n. 1) suggerisce che il proverbio possa riferirsi alla decisione di Eupoli, coautore dei Cavalieri, di abbandonare Aristofane e il comune impegno anticleoniano: «they had attacked Cleon together in the Knights; then Eupolis turned aside, left Cleon alone, and fell upon the less formidable Hyperbolus, using some of the ideas they had struck out in common. The two quarrel­Ied, and Aristophanes, left alone, had to make some sort of concessions to Cleon». v) Per la recente interpretazione di Mastromarco vd. infra nel testo.

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AppendieeI

tero antepirrema, inveee, l'interpretazione di Mastromareo (in Sommer­stein, TrCP 341-57), seeondo eui il pithekismos e la apate di Aristofane si manifestarono non nei eonfronti di Cleone ma dei TLVES menzionati al v. 1284, ossia di eoloro ehe avevano messo in giro la voee di un aeeordo intervenuto tra il poeta e il demagogo: «furono quei personaggi (e non Cleone) ad essere inopinatamente ingannati dalla xcipa~ -Aristofane; furono loro (e non Cleone) ad assolvere al molo di aI-lTTEAOS» (p. 352).

Si tratta di una interpretazione ehe a mio avviso ehiarifica due nodi importanti neH'esegesi deI passo. Innanzitutto, foealizza il dato ehe l'ante­pirrema intende biasimare principalmente gli anonirni personaggi respon­sabili delle voci di un eedimento di Aristofane a Cleone, personaggi ehe andranno senz'altro identifieati eon gli oi. 'KT6s ai quali il eommediografo rinfaecia il maneato appoggio in oeeasione dell'attaeeo c1eoniano: eapaei solo di sereditare il poeta (1284), nel momento deI pericolo es si non ave­vano fatto altro ehe ridere divertiti eineuranti delle sue disgrazie (1287-89)20. L'espressione deI verso 1290 {m6 Tl I-lLKPOV fTTL8rlKWa, inoltre, non alludera ad un atteggiamento in qualche modo accomodante tenuto da Aristofane nei riguardi di Cleone, ma ad un comportamento 'scimmieseo' da lui messo in atto nei eonfronti dei personaggi polemicamente menzionati neH' antepirrema21 . L' osservazione fondante deI saggio di Mastromareo e

20 Bergk (ap. Meineke Fee 11.2 937) rileva la profonda indignazione espressa dal poeta eon l'avverbio K~T' al v. 1286: "et tarnen. eum in diserimine \'crsarer, ii qui pro­eul a periculo erant, ridebant". Che ti po di rapporto esistcva tra quelle persone e il po­eta? Che gli oi. 'KT6s dei v. 1287 fossero addirittura amiei dei eommediografo ipotizza­vano Fritzsehe, Quaest. 309 e E. Petersen, «JclPh» 85, 1862.656 n. 12. Croiset 146 suggeriva ehe Aristofane fosse stato abbandonato da «ceux sur qui, sans doute, il avait compt6». Mastromareo pensa a eommediografi rivali impegnati, eome Aristofane, nella battaglia anticleoniana, e osserva ehe «l'immagine dei palo edella vite suggerisee di per se un rapporto di stretta collaborazione» (p. 352; in Leon. AP 7.731.1-2 = HE 2459-60, ad esempio, I'immagine indica 10 stretto legame tra un veeehio e il suo bastone: cllJ.iTEAOS WS ,,81'] KdlJ.aKl aTllpL(0IJ.Ql aihws /O'K1']iTav(41). In effetti, appare improba­bile ehe Aristofane alludesse, generieamente, a eoloro ehe si trovavano fuori dei luogo dove si svolse I'azione legale promossa da Cleone (van Leeuwen, Sommerstein) ovvero a coloro ehe erano estranei aHa vieenda (Starkie; Merry; MacDoweH, Wasps 300, Ar. 176; cf. anche n. 21).

21 Una importante svolta interpretativa, in tal senso, e gia in Edmunds 57, per quanto, in linea con l'esegesi tradizionale, egli creda al finto accordo con Cleone e al tra­dimento finale di Aristofane-palo ai danni di Cleone-vite: a suo parere, al verso 1290 Aristofane direbbe di aver gioeato un tiro mancino a coloro che non 10 avevano aiutato nella circostanza dell'attaeeo c1eoniano, facendo finta di essersi rieoneiliato col dema­gogo (<<I played a trick on them by pretending to be reconeiled to Cleon [00'] I thus seemed to deprive them of the joke they wanted, i.e. of a play like Knights; I gave them

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La scimmia, il paLo e La vite

ehe l' ammissione, da parte deI poeta, di una temporanea riconciliazione col demagogo smentirebbe clamorosamente uno dei punti forti della sua self­publicity: eioe il suo straordinario impegno anticleoniano, un impegno cominciato subito, sin dall'inizio della sua attivita drammaturgica, e mai interrotto, come inequivocabilmente afferma 10 stesso Aristofane negli "anapesti" della prima parabasi delle Vespe (vv. 1029-37):

[Il poetaJ dice ehe all'inizio, quando comincio a rappre­sentare commedie, non attacco uomini comuni ma i ca­poccioni, armato di un coraggio erculeo. Subito, sin dal principio, si scontro col mostro dalle aguzze zanne, i cui occhi di Cinna saettavano tremendamente, e cento teste di adulatori gli leccavano intorno la testa: aveva voce di torrente rovinoso, odore di foca, sozzi coglioni di Lamia, culo di cammello. Alla vista di un tale mostro, dice ehe non si e lasciato corrompere per paura (TOlOUTOV t8wv TEpaS ou <pTjaw 8daas KaTa8wpo8oKij'aal), ma ancora adesso combatte per voi22.

E sicuramente notevole il forte richiamo tra KUTU8wpo8oKfjom, pre­sente in questo passo, e 10 hapax KUTU8lTjAAUYTjV, presente al v. 1284 dell' antepirrema della seconda parabasi23: entrambi i verbi non possono

CLouds»). Edmunds, pertanto, ritiene ehe gli oi. 'KTOS ... 9EWj.l.EVOL deI v. 1287 rappre­sentino non solo «the on-lookers, who are outside the affair» (cf. n. 20) ma pure, ironi­eamente, «the would-be audienee of Aristophanic eomedy they did not get» (la dimen­sione teatrale della situazione descritta nei vv. 1286b-89 e partieolarmente rilevata da Storey, «Scholia» 4, 1995.6).

22 Sull'autorappresentazione eroiea deI poeta e sulla mostruosa caratterizzazione del­l'avversario, in queste passo, si veda G. Mastromarco, «RFIC» 117, 1989.415-23.

23 E il richiamo e rafforzato dal KaTa- premesso a entrambi i verbi. In KaTaBwpo­BoKijaaL, come osserva MacDowell, il preverbio «implies action against someone, here the Athenian public: 'take bribes to betray you'» (cf. Ar. Ra. 361; Lys. 27.3). Illegame tra V. 1036 e 1284, notato gia da Hermann 14 e Bergk apo Meineke FCG II.2 938, e ora opportunamente rilevato da Mastromarco, in Sommerstein, TrCP 351; cf. anche Willems, 1487, ehe, in una nota sintetica quanta acuta, coglie in V. 1036 «une evidente allusion ades bruits qui couraient a Athenes, et sur lesquels le poete s'explique plus loin, vv. 1284-1291» (pressoche analoga la nota di van Daele apo Coulon, II 62). Solo per pedanteria bibliografica rieordo i dubbi sulla genuinita deI composto inopportuna­mente avanzati da H. van Herwerden (<<Hermes» 24, 1889.611-12), il quale riteneva che la forma si fosse formata, per errore, dalla combinazione dei verbi KaTT]AAa'YTlV e BLllA­MYllv; egli proponeva di leggere, pertanto, Ws T6TE BLllAAaYllV (cos! anche Blaydes, in

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AppendiceI

ehe alludere alle medesime voei di un eedimento di Aristofane a Cleone, voci eategoricamente smentite dal commediografo nella prima parabasi ("Alla vista di un tale mostro, dice ehe non si e lasciato corrompere per paura"). Questa secea smentita senz'altro seoraggia l'interpretazione tradi­zionale deI verso 1290, in base aHa quale Aristofane ammetterebbe di aver finto un temporaneo accordo col potente uomo politico. Un'attenta valuta­zione deI eontesto in cui e inserita permettera, d'altra parte, una diversa de­eodificazione dell'espressione metaforica im6 TL j..LLKPOV ElTLef}KLcra, "feci un po' 24 la scimmia".

Delle molteplici valenze simboliehe ehe la figura della scimmia attiva neHa letteratura greca, apartire dall' eta areaiea, danno eonto soprattutto gli studi di w.c. MeDermott. Paradigma di bruttezza fisica e di stupidita, pe­culiarita gia evocate nella poesia arcaica e nella tradizione favolistica25, la scimmia acquista, specie nella commedia attica, ulteriore spessore simbo­lico, immaneabilmente connesso a eategorie soeiali negative, dall'inganna­tore all'adulatore al sicofante all'imitatore26. Tratto fondante dell'immagine della scimmia, «to the human mind [ ... ] the most comie of animals»27, e per<> la eomicita evoeata dal suo aspetto eto dai suoi atteggiamenti buffi28.

apparato). 24 Peri.l1To TL ("un po"') cf. PI. Grg. 493c, Phdr. 242d; Xenarch. fr. 2.1; Diph. fr.

64.5; Macho 247, 256 Gow; e si vedano Schwyzer, H 532 e G. Pascucci in Studi in onore di Q. Cataudella, H, Catania 1972.141 = Scritti scelti, H, Firenze 1983.501.

25 Cf. ArchiI. fIT. 185, 187 W.2; Semon. fr. 7.73-77 W.2; Aesop. 73, 81, 203, 218 Perry.

26 Vd. Taillardat 228. 27 McDermott, The Ape in Antiquity, Baltimore 1938.109; l'apparizione di questa

monografia era stata preceduta da un breve saggio dello stesso autore in «T APhA» 66, 1935.165-76.

28 Alquanto restrittiva, dunque, l'opinione di MacDowell, Wasps 300 (<<TTLe"KOS and its derivatives are regularly used of a man engaged in trickery (not in comic beha­viour)>», fedelmente ripresa da Storey, «SchoIia» 4, 1995.5 (<<in Greek, the ape was a trickster, not a clown»). Sulla scorta di numerosi passi greci, la fondamentale dimen­sione comica e ludica della figura della scimmia e stata ben messa in evidenza, di re­cente, da Th.K. Hubbard (<<TAPhA» 120, 1990.75 n. 8) e soprattutto da P. Demont (in Thiercy-Menu 457-79). Bastera gia pensare alla caratterizzazione della donna-scimmia presente nel celebre giambo settimo di Semonide: TOLUtrr" yuvi] I e-tow 8L' acrTEos mlcrLv av6pwTToLS yo..ws (vv. 74-75), ou8E ol yo..WS I.lD.n (79). La chiusa morali­stica della ce1ebre favola esopica della volpe edella scimmia (81 Perry) nota che quanti agiscono avventatamente come la scimmia, caduta nella trappola tesale dalla volpe, si espongono all' insuccesso e al YE AWS. Il carattere buffonesco della scimmia, associato

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La scimmia, il palo e la vite

Ed e soprattutto questo tratto convenzionale, credo, ad improntare l'im­magine presente nell'antepirrema delle Vespe: mentre Aristofane veniva scuoiato da Cleone, Ol 'KT6S ridevano vedendo il poeta strillare forte29; loro unico interesse era osservare se il commediografo, pur sottoposto ad un violentissimo attacco, fosse in grado di deliziare la platea con qualche battuta spiritosa (O'KWj.l.j.l.<lTLOV E'L nOTE 'Tl .,. EKßUAW)30; resosi conto della situazione (TUUTU KUTL8wv), il poeta fece un po' la scimmia, cioefurbe­scamente si presto un po' al gioco di coloro ehe si stavano divertendo a

aHa consueta propensione all'inganno, emerge chiaramente in Ar. Ra. 1085, dove l'in­giurioso epiteto 811fJ.01r(611KOL, affibbiato da Eschilo ai demagoghi ateniesi, e stretta­mente connesso con l'altrettanto ingiurioso appellativo di ßWfJ.O>..6XOL, "buffoni" (cf. Adam. Physiogn. 2.2, I p. 349 Förster m6TjKtp TO ßWfJ.OAOXLKOV Kat ElPWVLKOV). Nel mito finale della Repubblica platonica, Er racconta che l' anima deI YEAWTOlTOLOs per an­tonomasia, Tersite, prende forma di scimmia (620c; l'assimilazione di Tersite a una scimmia ricorre poi anche in Lycophr. Al. 1000: cf. L ad l. p. 312 Scheer). Cf. inoltre Arist. Top. 117b aKOlTEtv 8E Kat Et ElTt TO YEAOLOTEPOV erll 0fJ.0LOV Ka6dlTEp 0 lTLe"KOS T4) av6pu~l1Ttp; Com.adesp. fr. *451 (ap. AB 238.13-15): 8Lame"KLaaL' EaTt Tb 8LalTat~aL, alTo TWV m6TlKwv. q>LAOlTaLYfJ.0V€aTaTOV yap TO CWOV, ElTEL Kai fJ.LfJ.llAbv Kat lTÜaLV TJBOfJ.EVOV (sia Kock CAF III 574 sia KasseI-Austin PCG VIII 135 mettono a confronto 8Lam611K(aaL col verbo m611KCCELV di V. 1290); e Plu. Mor. 64e; Luc. Philops. 5, Pisc. 36; Ath. 14.613d; Galen. H 416, III 80 Kühn (in quest'ul­timo passo, Galeno commenta Pi. P. 2.72: "Ka>..6s TOL lTL6wv lTapa lTaLal.v alEL", </>lla( TlS TWV lTaA.aLWV dVafJ.LfJ.vTlaKwv TJfJ.äs WS €aTlv ä6upfJ.a YEAotov lTaL(6vTwV lTa(8wv TOÜTO TO C<.ilov. 'AlTdaas fJ.Ev yap Tas dv6pwlTEloUS lTpd~ELS €mXELpEt fJ.LfJ.Eta6aL, a</>dAAETaL 8' EV m!Tats €lTl. TO YEAotov; per la controversa interpreta­zione deH'immagine pindarica e per un'utile sintesi suHa simbologia deHa scimmia nella letteratura greca si rinvia a E. Cingano in Gentili, Pitiche 393-94).

29 I vv. 1286-89, incentrati sul ruolo di vittima svolto da Aristofane (cf. in partico­lare O:lTE8ELpOfJ.llV, 1286, e oUBEv dp' EfJ.OÜ fJ.€AOV, 1288), consigliano di riferire l'e­spressione fJ.Eya KEKpayoTa al poeta (cf., ad esempio, C.E. Graves, The Wasps 0/ Aristophanes, Cambridge 1894.212; van Daele apo Coulon, H 73; Mastromarco 555; Hubbard 138; MacDowell, Ar. 176) piuttosto che a Cleone (cf. gia Bergk apo Meineke FCG H.2 937 e di recente Sommerstein, Wasps 125 e Storey, «Scholia» 4, 1995.4). Questa interpretazione (supportata, deI resto, dalla lettura deI v. 1287 in RVfJ: EKTOS EYEAwV fJ.€ya KEKpay6Ta fJ.' ol 6EWfJ.EVOL) non esclude, tuttavia, un'indiretta allusione alle consuete urla di Cleone (vd. n. 11).

30 Da un commediografo era naturale attendersi battute di spirito, tante piu se si fosse trovato in guai legali. Tra i comportamenti assunti in tribunale dagli imputati, in­fatti, vi era anche quelle di ingraziarsi la benevolenza dei giudici con battute spiritose, funzionali a suscitare l'ilarita generale (cf. Ar. V. 567 ol 8E aKWlTTOUaL, LV' EYW YE­Adaw Kat TOV 6ufJ.OV KaTa6wfJ.aL; D. 23.206).

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AppendieeI

sue spese31 ; "e ora il palo ha ingannato la vite", eome recita l' espressione gnomiea deI v. 1291, attraverso la quale Aristofane avra inteso sottolineare la sua rivalsa nei eonfronti di eoloro ehe, in oeeasione dello seontro eon Cleone, non solo non gli avevano dimostrato solidarieta ma addirittura avevano fatto di lui uno zimbello. In quell'oeeasione il poeta aveva fatto un po' la scimmia, ossia, fuor di metafora, non aveva deluso la 10ro attesa di aseoltare qualche battuta spiritosa32, aveva un po' retto illoro diverti­mento, eome palo ehe regge la vite33; ma ora egli attua la sua vendetta, ehe si eonereta propria nell'attaeeo mosso apertamente eontro di loro nella se­eonda parabasi delle Vespe.

31 «Il a "fait un peu le singe"», osserva opportunamente P. Demont (in Thierey­Menu 476), «cela signifie "tromper", mais aussi "faire rire"»; e tuttavia, nel tentative di eoneiliare l'interpretazione tradiziona!e deI passo eon quella offerta da Mastromareo (vd. supra), 10 studioso franeese eonsidera I'atteggiamento seimmieseo di Aristofane pur sempre funzionale a fingere una rieoneiliazione eon Cleone: prima della rappresentazione delle Vespe, forse nel eorso deI proagone, il poeta avrebbe annunciato ehe protagonista della eommedia sarebbe stato un leale 'filocleoniano', una promessa subito smentita dalla messa in seena del dramma: «e'est Aristophane qui a fait le singe - les nai"fs, ce sont eeux qui ont eru a sa reeoneiliation»; ei «nai"fs» eomprenderebbero sia Cleone ehe gli spettatori (in partieolare i TLVES deI v. 1284), l'uno e gli altri ingannati dalla Xci­pa~-Aristofane. E eomunque merito di Demont, nonehe di Hubbard (eit. in n. 29), aver sottolineato la fondamentale eomponente eomiea ehe eonnota l'immagine della seimmia di V. 1290, alla quale i eommentatori hanno inveee solitamente associato solo l'idea di inganno, di furbizia, in funzione anticleoniana (gia Bergler 664, ad esempio, equiparava TTL6T]Kl(ELV a aAwTTEKl(nv, soprattutto sulla seorta delle parole rivolte a Euripide dal­I' Arciere seita in Th. 1133 IltapOS aAW1TTJ~, otov ETTL nlKt(E 1l0t; vd. inoltre S. Luria, «Philologus» 85, 1930.12; R.W.B. Burton, Pindar's Pythian Odes, Oxford 1962.126 n. 5; C. Garcfa Gual, «Emerita» 40, 1972.454; S. Lilja, «Arctos» 14, 1980.32).

32 Si rieordera ehe, seeondo una Vita di Aristofane (XXVIII p. 25-28 = test. 1.24-26), in oeeasione dell'azione legale promossa da Cleone in seguito ai Babilonesi, il po­eta riusel ad essere prosciolto dall'accusa di ~Evla proprio grazie ad una faeezia, ossia re­eitando a sua diseolpa un distieo da! prima canto dell'Odissea (a 215-16).

33 Testimonianze seoliastiehe, lessieografiehe e paremiografiehe attestano ehe il proverbio "il pale ha ingannato la vite" si riferisee generalmente a situazioni nelle quali viene inopinatamente ingannato chi conta sul sostegno altrui (cf. L Ar. V. 1291a-b; Zen. 6.40 = CPG I 173; Diogenian. 3.90 = CPG II 51; Mantiss.Prov. 3.44 = CPG II 779; Hseh. X 185 Schm.; Suid. E 1740, X 97 Adl.). E ipotesi di R.A. Tybout (non priva di forzature) ehe questa nota espressione gnomiea sia alla base della pointe eonte­nuta in un epigramma funerario smirneo deI 200 circa a.C. (cf. «EA» 27, 1996.63-74): l'incipit deI v. 1, decisivo per l'interpretazione deI testo, e tuttavia fortemente mutilo ed e stato variamente integrato: cf. G. Petzl, IGSK 23 [1982], 226-28; SEG XXXIII [1983] 994, XXXVIII [1988] 1223, XLIII [1993] 852.

192

La scimmia, il palo e la vite

Sulla scorta di questa analisi, dunque, l'antepirrema non reca traccia di una ammissione 0 di una giustificazione, da parte deI commediografo, di un temporaneo e furbesco compromesso con Cleone. Semmai esso offre giustificazione dell'attacco riservato agli imprecisati personaggi che in oc­casione dello scontro col. demagogo non avevano dimostrato solidarieta al poeta, e avevano messo in giro le voci di una riconciliazione col nemico. D'altro canto, la ferma smentita di quelle voci nella prima parabasi (v. 1036) e il riaffiorare deI tema nella seconda parabasi (v. 1284) dimostrano che, prima delI' agone lenaico deI 422, le dicerie dovevano essere partico­larmente insistenti e che Aristofane era seriamente turbato dal tentativo di discredito deI suo ormai quinquennale impegno anticleoniano34. Gli "ana­pesti" immediatamente successivi al v. 1036lasciano peraltro intendere che quelle voci fossero state messe in giro dopo le rappresentazioni deI 423:

TOLOUTOV l8wv TEpas ou <PT)OLV 8Etoas KaTa8wpo8oKijom, 1036 aAA' imEp Ufl.WV ETL KaI. VUVI. 1TOAEfl.EL. <pT)O!.V TE IJ.ET' aUTOU TOlS ll1TLclAOLS f1TLXELpfjom 1TEPUOLV KaI. TOlS 1TUPETOlOLV,

n \ I , l' I '" , , OL TOUS 1TaTEpas T T)YXOV VUKTWP Km TOUS 1Ta1T1TOUS a1TE1TVL YOV,

KaTaKALVOfl.Evot T' f1T1. TalS KO!. TaLS f1T1. TOlOLV a1Tpclyfl.OOLV Ufl.WV 1040 aVTWfl.Oo!.as KaI. 1TPOOKATlOELS KaI. fl.apTUptas OUVEKOAAwV, WOT' ava1TT)8d:v 8ELfl.atvovTas 1TOAAOUS Ws TOV 1TOAEfl.apxov. TOLov8' EUPOVTES aAE~!.KaKov Tfjs xwpas Tfj08E KaeapT"V 1TEPUOLV KaTa1Tpou8oTE KmVOTclTas 01TElpaVT' aUTOV 8Lavo!.as, 1044 äs wo TOU fl." yvwvm Kaeapws Ufl.ElS f1ToLlloaT' avaA8Els.

In questo passo e evidente che le parole <pT)o!.v TE fl.ET' miTou KTA. continuano e puntualizzano l'affermazione di Aristofane a proposito deI suo irreprensibile e costante impegno anticleoniano35, avvalorandola con un preciso riferimento all'attivita drammaturgica svolta dal poeta nel 423 (1TEpUOLV, 1038). La lotta deI commediografo contro il demagogo, testi-

34 Ei notevole ehe, aIIe Dionisie dei 421, iI verbo KaTaBwpoBoKl'jaal venga ornesso nel passo degli "anapesti" delIa Pace in eui Aristofane ripropone quasi ad litteram i versi della parabasi delle Vespe incentrati sulIa rappresentazione delIa lotta dei poeta col rno­struoso Cleone (V. 1029-37/ Pax 751-60): cf. in particolare V. 1036 TOlOiiTOV lBwv T€paS oi! <j>T]alV Bdaas KamBwpoBoKfjaal / Pax 759 TOlOiiTOV lBwv T€paS ou Ka­T€Bna'. Sul signifieato di questa ripresa, riassuntiva deII'ininterrotta ostilita del eorn­rnediografo nei confronti di Cleone, rnorto ad Anfipoli nel 422, vd. H.W. MiIIer, «AJPh» 65, 1944.26-27.

35 L'espressione I1ET ' aUToii riprende direttarnente TOlOiiTOV T€paS dei verso prece­dente. Contro ogni evidenza, Fritzsehe, Quaest. 117 riferiva bizzarrarnente il pronorne aUTOs a Socrate, il filosofo attaccato neUe Nuvole insieme ai suoi discepoli.

193

Appendiee I

moniata ora anehe dalla messa in seena delle Vespe (ETl KaI. VWI. lTOAE­iJ.EL), non ha mai registrato defaillances e vili patteggiamenti (oi! <PllOlV 8Ef.oas KaTa8wpo8oKijom): l'anno preeedente alle Vespe Aristofane ha attaeeato, insieme a Cleone (iJ.ET' aVrov), altri orrendi mostri, "i brividi e le febbri"36; e tuttavia, pur ergendosi a protettore deI proprio paese e pur seminando idee eomiche originalissime, in quell'anno (lTEPUOlV, 1044) il poeta non e stato eapito dagli spettatori e ha sub'ito da loro un clamoroso tradimento. La cireostanziata preeisazione relativa al 423, ehe oeeupa ben sei versi, non sara dunque affatto easuale. Gli "anapesti" delle Vespe, pro­grammatieamente introdotti nel segno della iJ.EiJ.!JJlS agli spettatori (vv. 1016-17), sono una lunga tirata polemica deI eommediografo per la bru­eiante seonfitta subita, l'anno preeedente, dalle dionisiaehe Nuvole, la eommedia ehe metteva alla berlina le idee 'sofistiche' di Soerate edella quale il pubblieo non aveva eolto la sostanziale novita37. Non e dunque

36 L'allusione ai temi eomiei svolti da Aristofane agli agoni deI 423, eertamente ehiara al pubblieo delle Vespe, risultava inveee enigmatiea gia all'esegesi antiea, ehe fornisee in proposito interpretazioni diseordanti. Se l'anonimo eompilatore di una Vita aristofanea identifiea TJrrLaAol e rrvpETo( eon i sicofanti (XXVIII p. 134.33-35 = test. 1.29-31), gli seoI! individuano in quelle allegorie 01. ßAc1rrTovTES' n'}v rroAlv (L [vet Tr] 1038b) ovvero i filosofi soeratici attaeeati nelle Nuvole, eontraddistinti dalloro solito aspetto pallido ed emaciato (~ [vet] 1037, 1038e; 10 ~ [vet Tr] 1039a arriva a eogliere nell'immagine dello strangolamento dei padri un'allusione alla seena dellinciaggio di Strepsiade da parte deI figlio Fidippide, il quale mette in pratica l'insegnamento dei Diseorso Peggiore: cf. Nu. 1321sgg.). Problematiea risultava pure l'espressione I1ET' aUTou, eome si desume da ~ 1037: aVTL TOU KAEWVOS" oux äl1a 8E EKwl1~8T)aEV EKEL <auTov>, AEYW €v TalS' NEq,EAalS'; e 10 ~ 1038e osserva ehe Cleone era attaeeato nei Cavalieri, Ia eommedia rappresentata l'anno preeedente alle Nuvole (aleuni editori mo­derni [Blaydes, Starkie, Coulon, Sommerstein] hanno difatti preferito adottare l'emen­damento di Bentley I1ET' at!Tov, ehe garantisee il riferimento al piu importante attaeeo anticleoniano, quello deI 424: "dopo di lui [nei Cavalieri], l'anno seorso il poeta ha at­taeeato i brividi e Ie febbri"). Le opinioni dei moderni eommentatori si fondano su que­sti dati diserepanti e problematiei. La eonvinzione ehe i vv. 1037-42 riassumano gli obiettivi polemiei perseguiti da Aristofane nelle Nuvole prime, alle Dionisie dei 423, eonta un numero di sostenitori (vd. in particolare Wilamowitz, «SPAW» 4,1911.469 = KI.Schr. 1294-95) all'ineirca pari a quelle degli studiosi propensi a mettere quei versi in relazione con l'ignota commedia rappresentata alle Lenee deI 423 (E. Capps, «AJPh» 32, 1911.428-29 n. 3; MacDowell, Wasps 267), individuata nei Contadini (ZieliIlski 42 con n. 3, 106 n. 2; J. Zelle, De comoediarum Graecarum saeculo quinto a.c. n. actarum temporibus definiendis, Diss. Halis Saxonum 1892.23-25; Willems, I 569-71) ovvero, piu spesso, nelle Navi mercantili (su quest'ultimo dramma vd. supra n. 13).

37 La novita delle Nuvole, osserva lucidamente MaeDowell, Ar. 146 eonsisteva «in the presentation of the ideas and activities of Soerates and the sophists, a more intellee-

194

La scimmia, il paLo e La vite

impensabile ehe, approfittando deI c1amoroso fiaseo di quella eommedia antisocratiea, qualehe gruppo rivale di Aristofane avesse eereato di seredi­tare il poeta, insinuando il sospetto di un suo eedimento a Cleone. Proprio le Nuvole, deI resto, ehe nella versione a noi pervenuta eontengono un solo polemieo aeeenno al demagogo (vv. 581-94)38, potevano apparire ben lontane dal virulento attaceo antic1eoniano dei Cavalieri39.

tual subjeet than that of any previous eomedy»; vd. anehe DeI Corno apo Guidorizzi xx. 38 Cf. supra. 39 Vd. su eio Hubbard 139 e Ia mia reeensione di MaeDowell, Ar. in «Eikasmos» 8,

1997.298-99. E signifieativo ehe Claudio Eliano (VH 2.13 = Ar. test. 32.17-21), per sottolineare la eentralita della figura di Soerate nell'eeonomia drammatiea delle NuvoLe­un fatto ehe a suo dire aveva particolarmente eolpito il pubblieo ateniese -, rilevi il eon­tenuto apolitieo deI dramma, in primis il suo non essere una eommedia anticleoniana: ou yap ol KaTa KAEWVOS ~V Tel 8pälJ.a, Qli8E EKWIJ.<tl8n AaKE8atlJ.0VLOUS" 8TjßaLous Ti ITEpLKMa aUT6v, an' clv8pa TOlS TE clAAOLS eEOlS ct>LAOV Kai 8Tj IJ.d­ALoTa T0 'AlT6AAWVL ... lTPWTOV IJ.EV E~ElTATj~EV iJ KWIJ.~8La T0 d8oKT)T~ TOUS 'AeTjVaLous.

195

11 Aristofane, Eupoli

e la seconda parabasi dei «Cavalieri»

Nella parabasi delle Nuvole seconde Eupoli era aeeusato da Aristofane di aver maldestramente plagiato i Cavalieri (vittoriosi alle Lenee deI 424) per la eomposizione deI suo Maricante, andato in scena alle Lenee deI 421 :

[Nu. 553-54] EiYrrOX.lS IJ.EV TOV MaplKdv lTPWTlOTOV lTapd"-KuoEv ExoTpEtjJas TOUs r,IJ.ETEpOUS 'I lTlTEas KaKos KaKWs 1.

Uno seoHo al passo ([vet] 554a) attesta che nei Battezzatori EupoH sosteneva, di contro, di aver eollaborato col "ealvo" Aristofane aHa eom­posizione dei Cavalieri e, addirittura, di averglieli rega1ati:

[Eup. fr. 891 t KOKElVOS t TOUs 'I lTlTEas ~UVETTOLT)Oa T0 ~aX.aKP0 - '" Ko8wpTjOaWlv2.

1 L'anno di rappresentazione dei Maricante, ricavabile da 2:: [vet] Ar. Nu. 553 (= Eup. Mar. test. iii), costituisce un sicuro dato cronologico per datare la parabasi in eu­polidei delle Nu~'o/e, una sezione interamente rinnovata, anche nel metro, rispetto a quella originaria rccitata alle Dionisie dei 423 (cf. Ar. Nu. Arg. A 7 e 2:: [vet] ad Nu. 520 = Nu. I test!. ii, iv). Il termine anle quem viene generalmente fissato nell'ostracismo di Iperbolo (intorno al 417 a.C.), il personaggio violentemente attaccato da Eupoli nel Maricante e da numerosi altri commediografi, cui Aristofane accenna nel seguito della parabasi (cf. Nu. 557-59 e vd. ad Eq. 1304). Nel dramma eupolideo, Iperbolo rivestiva un molo scenico palesemente affine a quelle di Cleone-Paflagone nei Cavalieri (cf. Eup. fr. 192.135-36): nei panni di Marikas, uno schiavo barbaro e ilIetterato al servizio di un padrone, egli si scontrava con un antagonista e veniva a trovarsi in una situazione di grave pericolo (sul norne persiano si vedano A.C. Cassio, «CQ» 35, 1985.38-42 e J.D. Morgan, «CQ» 36, 1986.529-31; una ricostmzione della trama e stata tentata, di re­cente, da M. Reath, «G&R» 37, 1990.153-54, M. Sonnino, «Eikasmos» 8, 1997.43-60 e A.R. Sommerstein, in L6pez Eire, Comedia 189-92).

2 Non e indispensabile pensare che Eupoli rispondesse esclusivamente alla parabasi delle Nuvole seconde, un teste peraltro mai presentato in teatro (vd. p. 7 n. 13). E assai probabile, infatti, che attacchi dello stesso tenore ricorressero anche in altre commedie aristofanee anteriori ai Battezzatori (datati tra il 418 e il 415): continua a godere di ampio consenso, ad esempio, l'ipotesi di Fritzsche (Quaest. 144) che nel fr. 58 dell'A-

Appendice II

Lo stesso testimone, inoltre, individua eon precisione nella seeonda parabasi il frutto deI eontributo eupolideo (AEYEl 8E T11V TEAEuTaLav TTa­paßaow [Eq. 1264-1315]): una opinione ehe, eonfortata aneora dalla te­stimonianza dei Battezzatori, trova riseontro in uno seolio a quella sezione eorale dei Cavalieri:

L [vet] Eq. 1291: EK TOV "öans otJv TOlOVTOV av8pa" [v. 1288] cpa­aL nVES EtiTT6AL8os EIVaL Ti} v TTapaßaalv, El YE CPTJaLV EUTTOAlS "~UVETTOL TJaa T~ cpaAaKp~".

Come potevano gli anonimi esegeti ricordati dallo seolio fondare la loro opinione sulla base deI verso 1288? Max Pohlenz ha formulato la se­ducente ipotesi ehe essi notavano la somiglianza degli ultimi due versi del­l'epirrema dei Cavalieri (1288-89) eon il distieo finale dell'epirrema della parabasi dei Demi eupolidei (fr. 99.33-34), e eoncludevano, eol supporto della testimonianza dei Battezzatori, ehe la seeonda parabasi fosse da aserivere alla mano di Eupoli3.

Nonostante il sostanziale ridimensionamento apportato all'autorita degli seoliasti, sino ad allora quasi dogmatica per gli interpreti, 10 stesso Pohlenz era tuttavia eonvinto ehe Eupoli avesse realmente cooperato con Aristofane alla stesura di alcune parti dei Cavalieri4; e la possibilita ehe,

nagiro (418/17 ca.), in metro eupolideo - EK BE 1ijs- Ellfis- XAavLBos- TPElS- Cl-rTATryLBas-1TOlWV - Eupoli fosse accusato, con una immagine da sartoria affine a quella di Nu. 554, di aver tratto tre sue commedie di poco valore da una brillante commedia di Aristofane; si vedano, tra gli altri, I.C. Storey, «AJPh» 114, 1993.74 e J. Henderson, in R.M. Rosen - J. Farrell (Edd.), Nomodeiktes. Greek Studies in Honor of M. Ostwald, Ann Arbor 1993.594.

3 Cf. Eq. 1288-89 (öcrTlS- ovv TOlOilTOV avBpa Ilrl crcJ>6Bpa ßBEAVTTETal, /OÜ1TOT' EK TalJToil IlEe' TJIlWV 1TLnal1TOTllpLou) con Eup. fr. 99.33-34 (öcrTlS- ovv äPXElV TOlOVTOUS- avBpas- grlpElTaL 1TOTE / IlrlTE 1Tp6ßaT' ailT(iJ TEKVOlTO IlrlTE yfj K[apm)V cJ>EpOl). Argomenti analoghi a quelli di Pohlenz «<Hermes» 47,1912.314-17; «NAG» 5, 1952.120-21 = KI.Schr. II 536-37) sono addotti da A. Colonna, «Dioniso» 15, 1952.32-37.

4 Cf. «NAG» 5, 1952.122 = KI.Schr. II 538. Pohlenz dimostro ehe Ia tesi moderna della paternita eupolidea della seconda parabasi si fondava sostanzialmente sull'errata in­terpretazione della formula EK Toil nello seolio al v. 1291, da Iui eorrettamente intesa "sulla base [deI verso 1288]". In un articolo su «Hermes» (13, 1878.287-97), Adolf Kirehhoff aveva infatti sostenuto ehe gli antiehi esegeti individuavano il eontributo eu­polideo esattamente "a partire [dal verso 1288]", poiehe trovavano ripetuti i vv. 1288-

198

Aristofane ed Eupoli

intorno al 424, tra i due commediografi sussistesse un effettivo rapporto di collaborazione continua a ricevere ampi consensi5, ma anche qua1che re­ci so rifiuto. Improntata alle scetticismo e soprattutto la posizione di Man­fred Landfester6, secondo cui nel frammento dei Battezzatori il verbo aUIiTTolELV esagera iperbolicamente la portata della orgogliosa rivendica­zione di Eupoli, il quale in realta intende smascherare il plagio operato ai suoi danni da Aristofane nei Cavalieri (<<Das ~UVETTOlTlaa ist nur ein hy­perbolischer Ausdruck für "er hat mich plagiiert"»)7. Lo studioso, inoltre, pone in connessione l'iperbolica affermazione eupolidea con la polemica accusa formulata contro Aristofane da Cratino alle Dionisie deI 423 a.c., nota dallo L [vet] Ar. Eq. 531a. Lo scolio informa che nella Pytine, andata in scena in quel concorso dionisiaco8, Cratino reagl all , ingiuriosa rappre­sentazione di vecchio poeta delirante riservatagli I'anno precedente da Aristofane negli "anapesti" dei Cavalieri (vv. 531-36), e accuso i1 giovane rivale di "dire Ie cose scritte da Eupoli":

TaiJTa UK01Jaas 0 KpaTlvos Eypa!j;E TIjv TIUTlVTlV, 8ElKVUS ön OUK

1315 dei Cavalieri in una commedia di Eupoli, verosimilmente il Maricante: egli, perb, attribuiva ad Eupoli la stesura dell'intera seconda parabasi e riconosceva l'impronta deI commediografo anche nella scena successiva, incentrata sul ringiovanimento di Demo. Pur viziata dall' errore interpretativo sul testo dello scolio, l' influente opinione di Kirchhoff indubbiamente contribui a rinsaldare la credenza in una temporanea collabora­zione artistica tra i due commediografi, credenza fatta propria, appunto, anche dal Pohlenz.

5 Tra i contributi piu recenti vd. soprattutto G. Mastromarco, «QS» 10, 1979.175-78; S. Halliwell, «GRBS» 30, 1989.522-24; A.H. Sommerstein, «Drama» 1, 1992.17; I.C. Storey, in Sommerstein, TrCP 381-96.

6 Die Ritter des Aristophanes. Beobachtungen zur dramatischen Handlung und zum komischen Stil des Aristophanes, Amsterdam 1967.79-82, pienamente approvato da Th. Gelzer, «RE» Supplb. XII, 1970.1401.

7 A conclusioni analoghe, ma con argomenti diversi, era approdato Sommerstein in «CQ» 30, 1980.52-53 (una posizione poi sconfessata in «Drama» 1, 1992.17 n. 16). E come mera esagerazione comica interpretava il verba gia G. Ugolini, «SIFC» 3, 1923.158. Soprattutto Mastromarco, invece, difende nel fr. 89 il tradizionale significato di crVIlTTOLElV (propriamente: "comporre [un'opera] insieme [a qualcuno]"), che implica un coinvolgimento attivo da parte deI collaboratore (cf. «QS» 10, 1979.176); per altri casi in cui il verbo indica, tecnicamente, collaborazione poetica, cf. Ar. rh. 158, frr. 596.3, [dub.] 958 apo D.L. 4.20; Luc. Pseud. 2; D.L. 2.18; Hsch. E 1439 L., X 643 Schm. (vd. Cratin. fr. 502); }; Ar. Ra. 1408; }; [Tz] Ar. Ra. 944a.

8 Cf. Ar. Nu. Arg. A6.12-13.

199

Appendicell

EATtPllUEV' EV 11 (lv ols eodd., eorr. Kirehhoff) KaKws AEYEl TC V 'AplUToq,aVTJV ~ Ta EirrroAl80s AEyovTa (Cratin. fr. 213).

Seeondo l'interpretazione seguita da Landfester, Cratino insinuava ehe Aristofane plagiasse opere eupolidee (<<er ihm Plagiat an Eupolis vorwarf [ ... ] Zumindest wird man aber annehmen dürfen, daß sich der Vorwurf auch gegen die Ritter richtet»). L' espressione adottata nello seolio, Ws Ta EirrroAl80s AEyovTa, lascia perb aperta la possibilita di un' esegesi alterna­tiva, ehe eioe Cratino insinuasse il sospetto della attiva partecipazione di Eupoli alla eomposizione di drammi aristofanei. Istruttivo, a tal proposito, mi sembra il eonfronto eon I'analoga formula presente in un vetus scholion al verso 78 delle Rane di Aristofane:

KWI.Hp8ELTaL yap 6 '} oq,wv 6 ULOS :2;Oq,OKAEOUS ws Ta TOU lTaTpOS AEYWV lTOl!lb.LaTa. "AAAWS. OU 1l0VOV ElTL Tür TalS TOV lTaTpOS TpaY4l8LaLS ElTlypaq,w8aL KWIl4l8ElTaL, dAA' ElTL T0' KaL l/Juxpos Kai. llaAaKOS El Val 9.

E eosl commentato un passo delle Ralle ehe inequivoeabilmente getta sul figlio di Sofoc1e il sospetto di avvalersi dell'aiuto pate mo nella eom­posizione delle proprie tragedie: il dio Dioniso, infatti. profondamente seettico sulle qualita individuali di Iofonte, vorrebbe saggiame il talente poetico in assenza di Sofoc1e (Ra. 78-79 oi), lTp( V y' ä V '[ Oq,WVT' d lTO­Aaßwv mJTov Ilovov / aVEu :2;Oq,OKAEOUS ÖTl lTOlEl KwOwvtUW).

Il diretto, sieuro riscontro eon testi comiei manea, inveee, nel easo dell'informazione eontenuta in:2; [vet] ad Ra. 13, seeondo eui il eomme­diografo Frinico era attaeeato dai rivali, tra l' altro, ~ c1AAOTPW AEYWV 10. A eonforto si pub forse citare solo la testimonianza fomita da un altro seo­lio aristofaneo a proposito deI eomieo Errnippo, il quale nei F acchini aeeu­sava Frinieo di "far passare per proprie eomposizioni poetiche altrui" (:2; [vet] Av. 749b <l>PUVlXos 6 KWlllKOS, OD IlEIlVT)TaL "EpllllTlTOS E V

<l>oPlloq,oPOls ~ c1AAOTPW imoßaAAoblEvOU lTOl!) bla Ta) 11; e il verba

9 Iophon 22 T Sc Sn. Cf. anche L [vet] Ra. 73 (Iophon 22 T Sb Sn.) ULOS" LO<jJOKAEOUS" 0 'I o<jJwv. iJywvlaaTo BE Kat EVlKTjaE Aa~npwS" ETl (WVTOS" TOO naTpoS" aUToO. BlO ci~<jJlßdAAEl ~frITOTE TOO LO<jJOKAEOUS" ElTJ EtPTJKWS" TpaY41Blav. Le osser­vazioni dei due scoli sono ripetute da Tzetzes, con Iievi varianti: cf. L [Tz] Ra. 73a e 78a, con Koster ad locc.

10 Cf. Phryn.Com. test. 8; l'informazione, risalente a Didimo (p. 248 Schmidt), e ripresa anche dalla Suda (A 808 AdI.) e dallo scolio tzetziano al verso delle Rane.

11 Hermipp. fr. 64 = Phryn.Com. test. 9.

200

Aristofane ed Eupoli

impiegato in queste scolio, imoßciAAEaeUl, potrebbe indicare con pari Ie­gittimita tanto il plagio quanta I'usurpazione di paternita, da parte di Frinico, su materiale comico composto da altri poeti l2.

Sulla base di questi raffronti, dunque, non si pub affatto escludere che l'accusa riscontrata dallo scoliaste nella Pytine riguardasse il coinvolgi­mento di Eupoli neH' attivita poetica aristofanea. 10 credo, inoitre, che pro­prio di quella velenosa insinuazione di Cratino risenta il flashback sulla carriera artistica di Aristofane che occupa Ia prima parte della parabasi delle Vespe, cioe della commedia rappresentata nell'agone immediatamente suc­cessivo a quelle deHa Pytine.

Gli "anapesti" della parabasi delle Vespe raccolgono, com'e noto, Ia reazione deI commediografo alla defaillance concorsuale subita I'anno

12 Il tennine traspone all'ambito Ietterario un'irnmagine tratta dalla diffusa pratica di sostituire i neonati, attuata allo scopo di far passare per propri i figli altrui (cf. e.g. Ar. Th. 340,407, 565). Sull'uso deI verbo per indicare I'appropriazione, da parte di un au­tore, dell'opera composta da un altro, «'fremde Geistesprodukte (wie Kinder) unterschie­ben'», vd. K. ZiegIer, «RE» XX 2, 1950.1958 s.v. Plagiat. Alcuni casi citati da Ziegler si riferiscono chiaramente a situazioni di pi agio 0 di imitazione letteraria: i) Strabone (17.1.5) accenna alla polemica scoppiata tra Eudoro e il peripatetico Aristone, autori di due opere sul Nilo sorprendentemente affini, e commenta: 1T6TE:POS 8' ~v b Ta.AA6TpLa tmoßaAA6ILEVOS, EV· AILILWVOS EÜPOL TLS dv; ii) secondo una hypothesis della Medea, per la composizione di quest' opera Euripide avrebbe rielaborato un dramma di Neofrone: TC 8paILa 80KEt lmoßaAEa8aL 1Tapo: NE6</>povos 8LaaKEUaaas (E. Med. Arg. (a) 25-26 Diggle = Neophr. 15 T 2 Sn.; la dipendenza fu fraintesa al punto che si fini per con­siderare Neofrone il vero autore della tragedia euripidea: cf. D.L. 2.134, Suid. v 218 Adl. = Neophr. T 1,3 Sn.); iii) in Phot. Bibi. 487b si discute se Isocrate possa essere incol­pato di furto (KAoTI'l'j) per il fatto di essersi appropriato, nel Panegirico, di abbondante materiale tratto dai discorsi funebri elaborati da Archino, Tucidide e Lisia. Un caso di vera e propria usurpazione della paternita di un prodotto letterario e presentato, invece, da Diogene Laerzio (2.60), a proposito dell'infamante accusa, rivolta a Eschine di Sfetto, di farsi passare per autore di dialoghi che in real ta erano opera di Socrate, e che egli aveva acquisito grazie a Santippe, moglie dei filosofo (8LEßaAAETo 8' b Atax(vTJS KaLlLaALa8' lmo MEVE8~ILOU TOÜ 'EPETPLEWS WS TOVS 1TA€LaTOUS 8LaA6yous oVTas LWKpaTous tmoßaAAoL TO, AalLßavwv 1Tapo: :E:av8( 1T1TTJs). Quanto all , accusa fonnulata contro Frinico da Ennippo, l' assoluta mancanza di piu circostanziate infonnazioni non pennette di stabilire in quali fonne si esplicasse, da parte di Frinico, I' indebita appro­priazione di materiale comico altrui. Non si e presupposta, comunque, solo una situa­zione di plagio. Sullo sfondo di una "authorial collaboration", Halliwell ha di recente prospettato l'ipotesi che Ennippo colpisse il rivale per il fatto di presentare a proprio norne commedie composte da un altro poeta (cf. «GRBS» 30, 1989.517-18,524); que­sto dato andrebbe, in ogni caso, tenuto distinto dalla questione dei presunto rapporto ar­tistico tra Frinico e Amipsia (un rapporto costruito dalla critica su basi estremamente arbitrarie, come sembra emergere dalle mie considerazioni in Tessere 135-37, 165-66).

201

Appendice II

prima con le Nuvole, sconfitte dalla Pytine di Cratino e dal Conno di Amipsia. Dopo l'iniziale rimprovero al pubblico, reD di tradimento, il cori­feo riassume per conto deI poeta l'intera attivita drammaturgiea aristofanea, scandendola in due distinte fasi (vv. 1016-22):

IlEIlt/Ja<Jem yap TOl<Jl eWTalS b TTOlTJnlS VW ETTleUIlEl. a8lKEl<Jem yap q,TJ<JW TTPOTEPOS TTOU' mhous EU TTETTOlTJKWs' Ta IlEv OU q,aVEpws aU' ETTlKOUPWV Kpuß8TJV hEPOl<Jl TTOlTJTalS, IllIlTJ<JaIlEVOS nlV EUPUKAEOUS llaVTElaV Kat 8lavolav, ElS aUoTplas ya<JTEpas Ev8us KWIl~8lKa TTOUa XEa<Jem, IlETa TOUTO 8E Kat q,aVEpWs T]8TJ Kw8uvEUWV Kae' EaUTOV, OUK aUOTplWV aU' OLKElWV 1l0U<JWV <JTOllae' i)vloxT1<Jas.

Il poeta vuole ora rimproverare gli spettatori. Afferma di aver subito per prima un torto, nonostante i molti benefici procurati loro: hafatto scorrere molti versi comici, dapprima segretamente, quando ha aiutato di nascosto altri poeti e, imitando 10 spirito profetico di Euricle, e penetrato nei ventri altrui; poi anche apertamente, ormai rischiando in proprio, come auriga delle bocche delle Muse proprie, non altrui.

Si tratta di un passo dibattutissimo, che la critica solitamente affianca agli "anapesti" della parabasi dei Cavalieri e agli "eupolidei" della parabasi delle Nuvole nel tentative di definire l' evoluzione della carriera deI com­mediografo. Da Nu. 528-33 emerge chiaramente che Aristofane conside­rava come sua 'opera prima' i Banchettanti dei 427, commedia di cui egli fu autore ma di cui non curo personalmente I'allestimento scenieo; il poeta, infatti, fa risalire a quel momente il patto di fiducia da lui stretto con il pubblico, e poi infrantosi in occasione dell'insuccesso delle Nuvole alle Dionisie dei 423: "Da quando qui il Saggio e I'Invertito [i due fratelli pro­tagonisti dei Banchettanti] furono ascoltati con successo da uornini che e un piacere nominare - io erD ancora nubile e non mi era lecito partorire, esposi la mia creatura, un'altra fanciulla la raccolse e voi la allevaste no­bilmente e la educaste - da allora mi avete giurato di accordarmifedelmente il vostro giudizio favorevole [EK TOUTOU 1l0l TTl<JTcl TTap' UIlWV YVWIlTJS E<Je' ÖPKW)". L'esordio nel molo di regista di un propria dramma avvenne nel424 con i Cavalieri - come chiarisce Eq. 512-44 - dopo un lungo ma opportuno tirocinio, resosi necessario per via delle enormi diffieolta poste dalla messinscena, xaAEmhaTov EPYov cmavTwv, e degli umori volubili della platea: imbarcarsi avventatamente nella KWIl~808l8a<JKaAla avrebbe potuto costituire un fatale eITore, sieche, conc1ude il poeta esaltando la propria prudenza, "prima di mettere mano al timone bisogna innanzitutto

202

Aristofane ed Eupoli

essere rematore, poi stare a prua e osservare i venti, infine divenire eapi­tano" (Eq. 542-44)13. Negli anni 427-425, dunque, Aristofane rappre­sentb i propri drammi avvalendosi della eollaborazione di un regista esperto (sieuramente di Callistrato, forse anehe di Filonide)14. L'esegesi deI passo delle Vespe fomita da Mastromareo e da HalliwelP5 ha perb ehiarito, credo, ehe 10 spartiaeque tra periodo 'segreto' e periodo 'ma­nifesto' non pub essere rappresentato dall'esordio registico nel 424 eon i Cavalieri, dal momento ehe dalle parabasi di Acarnesi, Cavalieri e Nuvole si evinee ehe, prima di quella data, la produzione di Aristofane godeva presso il pubblieo teatrale di notevole notorieta e sueeesso: notorieta e sueeesso ineompatibili eon l'attivita occulta svolta dal poeta nella fase de­seritta in Vespe 1018-20 (ou cpavEpws Q."-A' E1TLKOUPWV Kpuß8T)v ETEPOLO"l lTOlT)TaTS ... Els Q."-AOTplas yaO"TEpas Ev8us)16. E mi sembra ehiaro ehe il rapporto artistieo autore/regista non eorrisponda al tipo di rapporto deli-

13 L'immagine dei govemare la nave (KUßEpväv) visualizza metaforicamente l'opera di colui che dirige con piena padronanza la KWI141BoBLBaaKaALa, ossia la realizzazione scenica di un'opera comica (vd. F. Perusino, «CL» 2, 1982.144).

14 La regia di Callistrato e testimoniata per i Banchettanti deI 427 (Anon. De corno III p. 9 = Daet. test. v), per i Babilonesi deI 426 (Phot. p. 499.1 P. e Suid. a 77 Adl. = Babyl. test. ii) e per gli Acarnesi de1425 (Ar. Ach. Arg. I p. 2.3-5; cf. ~ [vet Tr] 654b ii). Ma non e improbabile che Aristofane avesse affidato pure a Filonide la regia di qual­che commedia anteriore ai Cavalieri: l'ipotesi pare suffragata da una Vita aristofanea (XXVIII p. 133.7-8 = Ar. test. 1.7-8: Tel IJ.EV lTpWTa BLel KaAALaTpdTOU Kal cl>LAWVLBou Ka6LEt Bpa.l1aTa; cf. anche Ar. test. 23) ed e stata di recente avvalorata per la messa in scena dei Banchettanti, malgrado la su citata testimonianza dell'anonimo trattato lTEpl KWI141BLaS (vd. D. Welsh, «CQ» 33, 1983.52-53, seguito da MacDowell, Ar. 35).

15 Ai loro contributi, rispettivamente in «QS» 10, 1979.153-96 e in «CQ» 30, 1980.33-45, rinvio anche per l'approfondita discussione della bibliografia precedente­mente apparsa sull' argomento.

16 Gli "anapesti" degli Acarnesi (vv. 643-54) descrivono in termini iperbolici, ma sinceramente elogiativi, la fama addirittura intemazionale goduta dal poeta (cf. TOV

lTOLllnlV TOV dpLaTov, da identificare con I'autore Aristofane, non col regista Calli­strato), meritevole, grazie al suo coraggio, delle attenzioni degli alleati di Atene, dei nemici spartani e persino dei re di Persia. AI centro delI' interesse dei pubblico il poeta appare anche nella parabasi dei Cavalieri, concepita in risposta alle insistenti richieste avanzate da rnolti spettatori (6aul1d(Etv UI1WV ... lTOAAOUS atmil"lTpOaLOVTas / Kal ßaaav(ELv), desiderosi di sapere come mai Aristofane indugi tanto ad occuparsi perso­naimente della regia di un proprio dramma (cf. Eq. 512-44). E si e gia detto della pun­tuale allusione, nella parabasi delle Nuvole, al favore accordato dal pubblico ad Aristo­fane sin dai tempi dei Banchettanti.

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Appendice II

neato in quei versi 17 : a) Quest'ultimo eoinvolge un lTOLllnlS, Aristofane (cf. v. 1016), e al­

tri lTOLllTal, dunque eolleghi di pari livello professionale; e se Filonide, nota anehe eome autore di eommedie, puo essere legittimamente qualifi­eato lTOL llnlS, non altrettanto puo esserlo Callistrato, eui non e attribuita la eomposizione di aleun drammal8.

b) Negli "anapesti" dei Cavalieri Aristofane eonfessa ehe, a suo parere (cf. VOlJ.l(wv al v. 515), la KWIJ.41808L8aaKaAla 19 e l'arte piu difficile in assoluto e ehe per questo, e per la volubilita della platea ateniese, ha a lungo esitato ad assumere personalmente la responsabilita della regia di un proprio dramma. In quest' ottica, pertanto, l' opera svolta dal regista era eonsiderata un validissimo eontributo allavoro dell'autore: un rieonosci­menta ehe il poeta seonfesserebbe se al v. 1018 delle Vespe intendesse dire ehe, negli anni 427-25, egli ha soeeorso di naseosto i suoi registi. Per di piu questa osservazione, poeo lusinghiera nei loro eonfronti, eadrebbe in un'opera di eui Aristofane, aneora una volta, non euro personalmente la regia20.

17 Gia per gli scoliasti, e sulla loro scia per alcuni esegeti moderni (ad esempio Welsh e MacDowell, citati alla n. 14), il ricorso a Callistrato e a Filonide e invece ra­gione sufficiente a spiegare la segretezza ehe ha avvolto Aristofane nella fase iniziale della sua carriera: cf. ~ [vet Tr] V. 1018a (Ar. test. 23c) ... 8L' ETEPWV iTOLT)TWV AciSpq., EiTn8" 8Ld cf>LAWVC8ou Kat KaAALaTp<:lTOU KaSCn TLvd TWV 8palldTwv' iTPWTOV ydp 8E 8palla 8L' EaUToii Ka8i]KE TOUS- 'I iTiTEas-.

18 Su Filonide, autore tra l'altro di commedie intitolate Cotumi, Carro, Filetero, cf. le testimonianze e i frammenti raccolti in Kassel-Austin PCG VII 363-69. Per Callistrato il titolo si giustificherebbe esc1usivamente in base all'interpretazione ehe in­dentifica in lui e in Filonide i iTOLT)TaL menzionati in Vespe 1018; illacunoso Ka[ ehe segue il norne di Eupoli nella lista dei poeti comici vincitori alle Dionisie (lG 112

2325.60) e stato infatti plausibilmente integrato da Capps e Öllacher in Kd[vSapos, in luogo di Ka[AA(aTpaTos proposto da Wilhelm (vd. Kassel-Austin PCG IV 56-57 e I.C. Storey, «Phoenix» 44, 1990.11-12). Va inoltre rilevato il palese eITore in cui in­COITono a1cune testimonianze antiehe (cf. Ar. test. 23abd), ehe assegnano a Callistrato e a Filonide il ruolo di attori di Aristofane (cf. 0' Connor nrr. 279 e 494).

19 Sul significato deI termine cf. n. 13. 20 Dalla didascalia contenuta in Ar. V. Arg. II 37-39 ci e noto ehe alle Lenee deI

422 Aristofane affidb la regia delle Vespe a Filonide, il quale nello stesso agone figurava anche come autore deI Proagone (in realta e opinione corrente che quest'ultima comme­dia fosse opera di Aristofane, ceduta al collega forse per l'impossibilita deI commedio­grafo di essere in gara con due drammi di sua composizione: vd. KasseI-Austin PCG III.2 253 ad Proag. test. iii). Sappiamo che in seguito Aristofane si servI ancora di Filonide per la messinscena dell'Anfiarao alle Lenee deI 414 (Av. Arg. A5.29-30 = Amphiar. test. iii) e delle Rane alle Lenee deI 405 (Arg. Ic Dover); a Callistrato affidb Ia

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Aristolane ed Eupoli

c) Le immagini impiegate nei versi 1018-22 delle Vespe riguardano inequivocabilmente I' atto poetico. Aristofane ha composto a beneficio dei pubblico fiumi di versi comici, 'versati'21 dapprima attraverso le opere di altri commediografi con cui egli ha segretamente collaborato, e poi, senza piii mediazioni, direttamente con propri lavori. Nel periodo 'manifesto', infatti, il poeta-iJVLoxOS guida le bocche delle proprie Muse-cavalle (OLKElWV Iloucrwv crTolla9'22itvLOxTlcras, v. 1022)23, affrontando ormai i rischi comportati dalla rappresentazione di commedie da lui composte in piena autonomia (v. 1021 KlV8uVElJWV Ka9' e-auTov)24. D'altra parte, solo

regia degli Uccelli alle Dionisie dei 414 (Arg. A4.1-2, A5.29) edella Lisistrata nel411 (Arg. Al.27-28).

21 V. 1020, KW~<Il8lKQ iTOAAQ [sc. EhrT), cf. v. 1047] xEau8al. Sulla metafora della poesia-fiume si veda Taillardat 284-85.

22 Lo specifico riferimento agli uT6~aTa rende evidente, credo, che questi versi siano inerenti all'abilita creativa dei iTOlT)TllS: le bocche delle Muse, dirette da Aristofane, emettono infatti versi comici, iTOAAQ KW~<Il8lKQ (EiTT)). Un duplice riferi­menta alle bocche delle Muse, dalle quali scorre voce instancabile, dolce, amabile, e pre­sente gia nel proemio della Teogonia di Esiodo (vv. 39-40 TWV 8' a.K6.~aTOS (JEn ali8i) I €K UTO~6.TwV 1'}8€La; 65-66 €paTT)v 8E 8lQ uT6~a öuuav l€LUat / ~D.iTOVTal); cf. inoltre Thgn. 18 e ancora Ar. Av. 1719.

23 La figura dell'auriga rientra nella tradizionale metafora dei carro delle Muse, cara soprattutto alla lirica pindarica. Talora suggerita dal concreto evento atletico celebrato (cf. O. 6.22-26), in Pindaro (meno frequentemente in Bacchilide: vd. F. Garcia Romero, «QUCC» 83, 1996.57-64) essa ha soprattutto la funzione di visualizzare simbolica­mente i momenti della creazione poetica e di esaltare al piu alto grado le doti professio­nali dei poeta: un'analisi complessiva dei suo impiego nella lirica pindarica e offerta da M. Simpson, «TAPhA» 100, 1969.437-73; cf. inoltre W.J. Henderson, «Hermes» 120, 1992.148-58, che si sofferma in particolare sul significato dell'immagine nel fr. 140 M. Una sorprendente vicinanza formale e tematica col v. 1022 delle Vespe presentano i vv. 11-14 dei Peana 7b (fr. 52h M.), cruciali per intendere il rapporto di Pindaro con Omero: 10 stato lacunoso dei testo non vieta di cogliervi una orgogliosa rivendicazione di origi­nalita poetica, come sembra chiarire I'immagine dei poeta che, rinunciando ad andare su cavalle altrui, guida egli stesso l' alato carro delle Muse: per la ricostruzione e il senso dei passo, rilevante anche in rapporto al proemio degli Aitia di Callimaco, vd. in parti­colare V. Di Benedetto, «RFIC» 119, 1991.164-76 e G.B. D' Alessio, in Proceedings 01 the XI)(Ih International Congress 01 Papyrology, vol. I, Cairo 1992.353-73 e in «SIFC» 88, 1995.143-81 (nei due saggi D'Alessio accenna al rapporto di Ar. V. 1022 collocus pindarico, indipendentemente proposto da me in «Sileno» 19, 1993.555-56).

24 L'immagine dei v. 1021 e saldamente connessa con quella dei 1022: concorrendo con proprie commedie in un agone drammatico, il poeta corre gli stessi rischi delI' auriga in gara con i suoi cavalli. Irischi comportati dalla rappresentazione di un propria

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Appendicell

cosl intesa l'immagine offre compiutamente senso all'incipitario OUK o.>J...o­TPlWV di v. 1022. QueIl'espressione evidentemente enfatizza iI passaggio dalla fase 'segreta' a quella 'manifesta', marca l'abbandono deIl'd>J...o­TptwV j..louO'wv O'Toj..la6' i)VLOXEUElV, pratica caratterizzante dei periodo in cui Aristofane aiutava altri poeti componendo per loro, guidando le bocche delle loro Muse25. L'interpretazione che assegna alla metafora dell'auriga Ia funzione di illustrare I'assunzione della piena responsabilita registica da parte di Aristofane, invece, si trova nell'imbarazzo di non poter giustifi­care, per il periodo 'segreto', un'attivita direttiva di questo tipo svolta dal commediografo sulle Muse altrui: prima deIl'esordio registico coi Cavalieri sarebbe infatti inammissibile Ia figura di Aristofane - nel contempo com­positore e regista - alla guida di Muse altrui. MacDowell, strenuo paladino di questa interpretazione, coerentemente riconosce l'inapplicabilita del­l'immagine dell'i)vloxos alla fase 'segreta', fase in cui, a suo giudizio, Aristofane avrebbe peraltro avuto un ruolo deI tutto subalterno nei con­fronti dei suoi registi: «OUK o.>J...OTplWV in Wasps 1022 is a negative phrase inserted to emphasize OlKElWV. It is not permissible to extract from it a positive statement that Aristophanes did, at an earlier date, control other men's muses; such a statement would, in fact, be incompatible with €­TTlKOUPWV» (<<CQ» 32, 1982.24 n. 4). L'immagine di un Aristofane «assistant» dei suoi registi contribuisce, pero, solo a fuorviare l' interprete. La corretta decodificazione della metafora equestre porta piuttosto a con­c1udere ehe il commediografo attribuisse al soccorso segreto offerto ai

dramma potevano essere, ad esempio, di natura concorsuale, come dimostra proprio l'in­successo delle Nuvole alle Dionisie deI 423 (al v. 1050 della parabasi delle Vespe, Aristofane ricorre ancora all'immagine dell'auriga per esemplificare col fallimento di quella commedia dionisiaca irischi corsi dal poeta in gara con i rivali: d trap€AaVVWV TOUs dVTL trdAOUS TT]V €trl VOlav ~UVETPltj;€V, dove €trlvOlav e aprosdoketon per äplla). Ma un autore 'impegnato' era consapevole di esporsi anche a pericoli di tipo po­litico. Non a caso, nella parabasi degli Acarnesi, il corifeo presenta Aristofane come "l'ottimo poeta che si arrischib (trap€KlV8vv€ucr') a dire co se giuste alla presenza degli Ateniesi" (vv. 644-45): una celebrazione pienamente giustificata alla luce deI grave peri­cola corso l'anno prima a causa dei Babilonesi, la commedia che aveva suscitato le ire di Cleone (sulle conseguenze provocate dalla rappresentazione di quella commedia mi sono soffermato nell'Appendice l).

25 «Die metapher in v. 1022 besagt» - osservava lucidamente E. Riller - «daß Aristophanes früher fremden musen, d. h. anderen dichtern, den mund geführt, d. h. ihnen worte in den mund gelegt, ihnen seine worte geliehen habe; seit der aufführung der ßaL TaAiis ließ er seine eigene muse reden, d. h. das was er dichtete war für dramen be­stimmt, die ganz ihm angehörten» (<<PhilAnz» 17, 1887.367).

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Aristofane ed Eupoli

eolleghi un valore ben diverso da una modesta "assistanee". Prima di ae­quisire una eompleta indipendenza professionale e di disporre di una pro­pria squadra di Muse, I' auriga ha profuso versi eomici, a fiumi, attraverso le boeehe delle Muse di altri poeti, ha cioe eontribuito significativamente alle loro realizzazioni. All'inizio dei polemici "anapesti" delle Vespe questa impennata di orgoglio e di dignirn si rendeva assolutamente indispensabile: rivendieare la eontinuita, l'autonomia e l'originalita deI proprio impegno artistico serviva ad Aristofane, innanzitutto, per deresponsabilizzarsi del­l'insueeesso delle Nuvole26 e, inter alia, per togliere peso e eredibilita a maldieenze eome quella formulata da Cratino nella Pytine, ehe mettevano in diseussione la sua indipendenza ereativa. PereM mai avrebbe avuto bi­sogno di rieorrere ad Eupoli un poeta ehe autonomamente disponeva ora di Muse proprie, OlKElaL27 , e ehe, anzi, agli inizi della earriera aveva lui stesso prestato soeeorso ad altri not T)TUL ?

26 Nella parabasi delle Vespe, la colpa della sconfitta e da Aristofane completarnente addossata al pubblico, reD di averIo tradito e di non aver fatto fruttificare le idee origina­lissime seminate nella commedia.

27 L'aggettivo enfatizza 10 stretto legame di Aristofane con le sue Muse (per l'idea ehe ogni poeta pos siede una propria Musa cf. Ra. 1306). Sulla familiaritii. e dimesti­chezza in genere esibita dal commediografo con le dee ispiratrici della poesia vd. le per­tinenti osservazioni di J.M. Bremer in Aristophane Hardt 146-47, anche a proposito di questo passo delle Vespe.

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INDICI

Indice dei passi discussi

AELIANUS VB 2.13: 71,195. AESCHINES 3.41, 153, 154: 153. AESCHINES SOCRA TICUS fr. 73 Giannantoni: 43-44. AESCHYLUS Pers. 855: 148 • Supp. 646-50: 75 • Th. 384-85: 134 • fr. 134 Radt: 132-33. ALCAEUS [L YRICUS] frr. 306i col. II V.: 54 n. 32, 338 V.: 110, 368 V.: 112. ALCMAN fr. 20 Davies: 161. ALEXIS frr. 148.1: 158; 183.5-6: 52. ANACREON frr. 60, 78 Gent.: 166. ANAXILAS fr. 32.1-4: 49. ANTHOLOGIA GRAECA AP 5.181 [Asc1ep.]: 111,122; 5.183 [Posidipp.]: 111,122; 5.185 [Asc1ep.]: 111, 112 n. 29, 122. ANTIPHANES fr. 174.1-3: 51. ARCHILOCHUS frr. 114 W.2: 129; 183 W.2: 88; 331 W.2: 97. ARCHIPPUS frr. 23, 28: 158-59. ARISTOPHANES Ach. 377-82: 180, 502-5a: 181 n. 4, 628-32: 181 n. 4, 182, 686: 75 n. 15, 836-59: 32 n. 4, 971-99: 13-15, 1143-73: 15-17·Av. 13-14: 157, 445-46a: 169,588-92: 145, 786-89: 171 n. 28 • Ec. 1154-62: 70-71,169 • Eq. 512-44: 202-3, 973-96: 32 • Lys. 1189-1215: 69, 1292-94: 169· Nu. 528-33: 202,

553-54: 197, 581-86: 186, 591-94: 186,830: 154, 943-44: 75, 978: 45, 1206-8: 95· Pax 771-74: 169,794-95: 123,883-85: 43, 885: 45, 98· Pi. 806: 51 • Ra 78-79: 200, 931-32: 48 • Th. 912: 45, 1227-31: 169 ·V. 325: 87, 592: 49, 904: 33 n. 8, 1016-22: 202-7, 1029-45: 189-90,193-94, 1292-1325: 81-83, 1450-73: 83-85, 1512: 83,95 • frr. 30-31: 10 n. 29,51: 24 n. 70; 58: 197 n. 2, 22 n. 68, 24 n. 70; 59: 22 n. 68, 24 n. 70; 111.2-3: 114; 112: 18; 113: 18;231: 124;307: 126;346: 19-20; 347: 18-19,24; 348: 17-19,24; 424: 185 n. 13; 443: 185 ~ 13; 590: 24-25; 719: 18; 926: 43. ARISTOTELES Po. 1458b 31: 44. BION fr. 2.5-6 Gow: 110. CALLIMACHUS Jov. 1-3: 37; frr. 243 Pfeiffer: 116; 260.19 Pfeiffer: 45; 278 Pfeiffer: 116. COMICA ADESPOTA frr. 244: 93; 396: 47; 1033: 69; 1109.5-11: 69-70. CRATINUS frr. 52: 167 n. 23; 75: 23 n. 68; 105: 23 n. 68; 171.2-6: 167-68 n. 23; 210: 53; 213: 199-207; 338: 45-46; [du­bium] 512: 58. DIONYSIUS CHALCUS fr. 6 Gent.-Pr.: 36. EPICHARMUS fr. 229 Kaibel:

68,168 n. 23. EUBULUS fr. 140: 98 n. 30. EUPOLIS fIT. 12: 72; 99.33-34: 47,198 ,198 n. 3; 172: 20-23, 23 n. 69; 173: 17 n. 53,20-22; 174: 20 n. 62,22 n. 68; 175: 21 n. 63; 176.1: 96 n. 29; 207: 55; 222.2-3: 91-92; 392: 23-24; 395: 20 n. 63. EURIPIDES Cyc. 498: 97 • Hp. 375-76: 48; 751: 159-60· fIT. 66 N.2: 54; 660.18-19 Mette: 59-60. GALENUS 12.249 Kühn: 98. HEPHAESTION pp. 40-42 Cons­br.: 17. HERMIPPUS fr. 5 W.2: 87, 93. HERODOTUS 2.77.3: 76; 3.10.3: 76. HESIODUS Op. 225-47: 67-68; 383-617: 108; 494-95: 109; 521-22: 110; 582-96: 108-9. HIPPONAX frr. 42b Dg.2: 161-62; 43 Dg.2: 161-62. HOMERUS Il. 2.459-68: 163; 3.44-45: 129; 16.384-93: 67,74; 18.507-8: 172· Od. 5.478-80: 160; 9.97: 50-51; 11.185-87a: 174; 15.322: 116; 19.109-14: 67. HORATIUS FLACCUS, QUIN­TUS epod. 2.17-48: 125· sat. 1.8: 175-76. IBYCUS frr. S257a fr. 1 col. i 15-16 Davies: 48; 286 Davies: 110 n. 23; 286.3-4 Davies: 167. LYSIAS 18.20: 172; 19.64: 172. LUCIANUS Harrn. 2: 69; Pseud. 28: 43, 98. MENANDER Mis. A 2-3: 48 • Pk. 294: 130. MNESIMACHUS fr. 8.1-2: 52. PHERECRATES frr. 101: 69;

Indici

102: 11, 70; 139:23. PHRYNICUS [COMICUS] fr. 10.1: 87 n. 22. PINDARUS O. 9.40: 167· P. 6.2-3: 167; 7.9-12: 40; 10.36: 42 n. 23· fIT. 33d.9-1O M.: 159; 89a M.: 34,36-37. PLATO [PHILOSOPHUS] R. 372c: 107 n. 15, 117. PLATONIUS Diff. Corno p. 4.29-31: 7 n. 11. PLAUTUS, TITUS MACCIUS Cas. 1015-18: 70· Rud. 1421-22: 70 • Stich. 775: 70· Truc. 965-67: 70. PLUTARCHUS Lvs. 16: 172. SAPPHO fIT. 2.7- fo: 163; 39 V.: 131. SCHOLlA ~ [vet] Ar. Ach. 378: 180-81; ~ pap. Ar. Ach. 378: 181 n. 4, 182 11. 7: ~ [vet] Ar. Ach. 971a: 14· ~ [vet] Ar. Av. 749b: 200-1 • ~ [vet] Ar. Eq. 531a: 199-200; ~ [vet] Ar. Eq. 1291: 198· h [vet] Ar. Nu. 31c a-ß: 87; h [vet] Ar. Nu. 554a: 197-98; h [vet] Ar. Nu. 1115a: 7-8,64 • h [vet.] Ar. PZ. 806b: 51 n. 30· h [vet] Ar. Ra. 13: 200; h [vet] Ar. Ra. 78: 200 • h [vet] Ar. V. 1283d, 1283e, 1284a: 8-9. SEMONIDES fr. 21b W.2: 121-22. SOPHOCLES OC 676-78: 160· fIT. 275 Radt: 51 n. 30; 369 Radt: 116; 731 Radt: 126; 889 Radt: 126. THEOPOMPUS [COMICUS] fr. 39: 17-18 n. 53,22 n. 67. THUCYDIDES 2.14.2: 103; 4.78 sgg.: 92; 6.15.2: 54; 6.53.3: 156;

212

6.60.4: 155. TmULLUS, ALBIUS 1.1: 111. TIMOCREON PMG 727: 35-36 n. 17, 727.8: 60. TRAGICA ADESPOTA fr. 167a. 2-3 K.-Sn.: 163. VERGILIUS MARO, PUBLIUS georg. 1.299b-302: 109-10 n. 22. XENOPHANES fIT. 3 Gent.-Pr.: 131; 13 Gent.-Pr.: 110 n. 24, 112 n.30. XENOPHON Oec. 5.9: 110 n. 22,125.

Passi

213

Indice dei nomi e delle cose notevoli

agoni drammatici: cerimonie rituali, 153,156, 158; parzialita e corruttibilita dei giudici, 70-71; perorazione di vittoria, 69-70, 167-70; programma delle rappresen­tazioni, 70,153-54,170-71, 171 n. 28; sorteggio dei giudici, 68-69.

ambascerie, 91-93.

Aminia, 86-93.

Antifonte, 86,90-91.

aprosdoketa, 41-43,138,173.

Arifrade, 40-41,43-47,94-95, 97-98.

Arignoto, 40-43, 94-97.

Cariti, 96 n. 29, 167.

ceci,116-17.

cicala, 108,125,160,163-64.

ciceone, 128-29.

Cleone, 31-35,80-82,148,179-95.

Cleonimo, 47-52, 138.

coro (funzione drammatica), 10-11,33-35,41,43,64-66.

corteo nuziale e presenza delle torce, 76.

costume scenico, 32 n. 3, 66 n. 7.

cunnilinctus, 32-33, 33 n. 8,43-45,47,98.

dativo in -0LO'L (v), 130.

Diagora di Melo, 154-57.

Diopite, 155.

donnola, 123.

double entendre, 42,57-58,60, 116-17,166.

Egitto, 76-77.

Eonico, 46-47.

epicismi/parodia epica, 48,108-12,152,163.

Erinni,59.

eteralnave, 53 n. 32.

Eupoli, vedi polemiche letterarie.

Nomi e cose notevoli

fagioli, 120.

feste religiose: Antesterie, 128; Pianepsie, 127; Targelie, 127-28; Teossenie, 48.

fichi, 104,104 n. 5,126-27.

Filocrate, 157-58.

Filosseno, 44.

formule: di disprezzo, 130; di imprecazione, 60,68 n. 13; di invocazione: 39, 52; di scomunica, 47.

fringuelli, 111,122,159.

ghiande, 117.

giardino: luogo erotizzato, 166; sacralita, 161, 167.

grotte, 165-66.

hapax, 97-98, 116,134-36, 164-65,189.

Horai, 127-28.

insulto (in commedia), 32-35.

Iperbolo, 52,54-57,60-61.

ippogallo, 132-34.

iuncturae: epiche, 39,151; liriche, 39-40; tragiehe, 132-33, 164.

komos, 112 n. 28.

Leogora, 89-90.

lepre, 105, 111, 123.

lirismi/parodia lirica, 34, 36-37, 39-40,47-48,60,149,152.

liste di leva, 136.

Lisistrato, 38.

locus amoenus, 108, 108 n. 18, 160-61,163.

makarismos, 94-95, 159.

metafore, 33,44-45,52-53,57, 74-75,137,158,166-67,190.

metri: cretici-peoni, 13, 17, 86, 113,147,150; dattilo-epitriti, 34, 35-36; dimetri anapestici, 146-47; dimetri giambici, 113; dimetri trocaici, 113; tetrametri trocaici, 17.

miles gloriosus, 129-30, 134.

mirto, vedi simposio

215

navi: materiali per la costruzione, 58; nomi,58.

Nicia, 104.

Ninfe, 165.

6VOIJ.aaTl KWIJ.4>8Elv, 9-10.

Paride, 170-71.

Penesti, 92-93.

Peric1e (strategia bellica), 103.

personificazioni di co se inanimate, 52-53.

pioggia: causa doloris per l'innamo­rato infelice, 76; punizione divina, 73-74; rivalita con il Nilo, 76.

Pito, 39-40.

polemiche letterarie, 197-207.

Polimnesto, 46.

praeteritio, 34.

prato d' amore, 165-66.

proverbi, 138-39,172,184 n. 11, 192,192 n. 33.

rugiada, 44-45.

Indici

schiavi: nomi, 117-18, 121; ruolo neH' agricoltura ateniese deI V secolo, 120-21.

scimmia, 190,190 n. 28.

sessolcibo, 117.

simposio e poesia simposiale, 47, 110-12,114-15.

stile elevato, 159, 162, 163.

supplici, 39, 58-59.

tassiarchi, 130-31,138.

terminazioni in -lKOs, 95.

termini rari, 149.

Theseion, 58-59.

timo, 128-29.

tirannide, 155-56.

topoi letterari: contrasto fra la quiete not­tuma e l'insonnia deI singolo, 48; laus vitae rusticae, 105, 107-10; puJ;aa'ITLa, 138; Zeus causa scontentezza tra gli uomini sia con la pioggia, sia con la siccita, 73.

tordi, 105, 105 n. 6, 111 n. 26, 122, 159.

216

Nomi e cose notevoli

tragicismi/parodia tragica, 48, 148.

Tumantide, 38-39.

utopia gastronomica, 111, 111 n. 26.

vettovagliamento militare, 113.

Zeus (epiteti), 52, 147-48.

217

Indice dei termini greci discussi

aLnos, 173.

aKT!.S TTJAaV'YllS, 162.

aVEaTlOS, 39.

claaov, 57.

a<pauw, 119-20.

a<pEUw, 119.

aXETaS, 125, 164.

ßoaKoj.1al,166.

OOKna/8clKOS, J 52-53.

8avos, 116.

8poaos, 44-45.

E'Yxalvw/E'YxaaKw, 60.

EAanlP, 37-38.

EPEßLVOOS, 116-17.

E pETTTOj.1al, 50-51.

EpTTnov, 152-53.

ES KopaKas, 60.

Eaxapa, 45.

halpos, 115.

Eu8alj.1WV, 159-60.

EU8aA-rlS, 149.

d,KTalos , 148.

EÜ<PVAAOS, 162 -63.

EUW8T]S, 151-52.

T,ALOj.1aV-rlS, 164-65.

OaAEpov 8clKPV, 39.

OaATTEal j.1EOTlj.1ßpLVOlS, 164.

OEolaLV EXOpOS, 130.

OWTTEaLOS, 163.

OVj.10ao<plKos, 97-98.

lEpaKlaKOS, 174.

KfjTTos, 151, 161, 166-67.

KPWßUAOS, 88-89.

Kv8ol8oTTaw, 123-24.

KV(lKTlVLK6v, 132.

ALVOTTTaOj.1aL, 134-36.

Termini greci discussi

McJ>os, 129-30, 133, 134.

flT)VLaKOS, 175-76.

flUPTOV, 166.

~oueOS l mraAEKTpuWV, 132-34.

ol8civw/ol8aLVW, 126-27.

olvapi.(w, 121.

01TTEUw, 149.

b ~EAAOU, 87-88.

1TaVTapxas, 148.

1TavT61TTaS/1Tav61TTT)S, 147-48.

1Tap8aK6v, 121-22.

1TEVEaTT)S, 92-93.

m!1r,Kl.(w, 183,185,190-92.

IIOAUflvTJaTELa, 45-47.

1Tu6s, 122-23.

aL1TuT), 51.

aTpou96s, 158.

aUfl1Tai.(w, 165.

TUVTM(w, 121.

1.m6 TL flLKp6v, 190.

cpT),,6S, 117.

219

cJ>r,AT)~, 12 6.

cJ>L TU, 126.

CPUAOV, 160.

XELPOTExvLKOs,95.

XOlVL~, 120.

"'OPaL cJ>LAaL, 127.

Indice

RlFERIMENTI BIBLIOGRAFICI vn

lNrRODUZIONE

COMMENTI

Cavalieri 1264-1315 29

Nuvole 1115-1130 63

Vespe 1265-1291 79

Pace 1127-1190 101

Uccelli 1058-1117 141

APPENDICI

I. La scimmia, il palo e la vite: Aristofane e Cleone nella seconda parabasi delle «Vespe» 179

II. Aristofane, Eupoli e la seconda parabasi dei «Cavalieri» 197

lNDICI 209

Errata corrige

p. 12 D. 34 r. 1: leggi "Agthe". p. 19 rr. 13-14: leggi "f.lunain ibn Isl).äq". p. 21 D. 63 r. 1: A. Bier! - P. von Möllendorff [Hrsgg.], Orchestra. Drama, Mythos, Bühne. Festschrift für H. Flashar, unter Mitwirkung von S. Vogt, Stuttgart-Leipzig 1994.71; r.4: leggi "disprezzo". p. 22 r. 12: leggi "ammettendo". p. 23 D. 69 r. 4: leggi "simile ad un epirrema". p. 68 rr. 14-15: leggi "Hsch. E 3277 L., TI 1408 Schm.". p. 81 r. 13: leggi ". Sulla via deI"; D. 5: in luogo di "p. 197" leggi "p. 185". p. 83 r. 14: leggi "pp. 8-9". p. 98 r. 1: leggi "heuretes". p. 105 D. 6 r. 1: in luogo di "sulla" leggi "e si noti la". p. 122 r. 27 Ce anche p. 124 r. 28): leggi "p. 112 con n. 29". p. 150 D. 14 Ce anche pp. 152 r. 10, 172 r. 18, 173 r. 12): in luogo di "n. 11" leggi "n. 12". p. 162 r. 15: in luogo di "n. 8" leggi "n. 9". p. 163 r. 5: in luogo di "1110-11" leggi "1100-1". p. 174 r. 32: leg gi "{luas". p. 184 D. 11 r. 17: in luogo di "n. 28" leggi "n. 29"; viceversa, a p. 192 D. 31 r. 11, in luogo di "n. 29" leggi "n. 28". p. 191 D. 28 r. 9: in luogo di "AB 238.13-15" leggi "Lex.Bekk.v 238.13-15".