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Ciclo di incontri “Il Futuro dell'apprendimento” La Scimmia che Impara e Insegna Tecnologie per l'apprendimento I sistemi educativi Imparare nel futuro

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Ciclo di incontri

“Il Futuro

dell'apprendimento”

La Scimmia che Impara e Insegna

Tecnologie per l'apprendimento

I sistemi educativi

Imparare nel futuro

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Come imparare... oggi

Dopo aver visto come il nostro cervello impara, perlomeno secon-

do le ultime scoperte dei ricercatori in un campo che è appena all’ini-

zio, e quali tecnologie siano disponibili per facilitare l’apprendimento

affrontiamo ora il tema di come si possa imparare oggi.

Il punto di partenza non può che essere quello di cosa occorra

imparare.

Questo punto è tutt’altro che banale e le idee al riguardo sono

variegate. Come è ormai usuale in questi cicli di incontri l’obiettivo non

è quello di fornire, ne tanto meno di “imporre” delle risposte, quanto

piuttosto di far emergere una consapevolezza dei problemi e stimola-

re una riflessione.

A questo seguirà una discussione su come applicare alcune delle

tecnologie che si sono esaminate nel precendente incontro al proces-

so di apprendimento, sia dal punto di vista personale sia da quello col-

lettivo.

Vedremo il processo di apprendimento sia nel contesto dei primi

anni di vita compreso il periodo scolastico, sia in quello più ampio del-

l’età matura in quello che ormai ha già un nome: l’educazione continua

(continuous education).

Lasciamo all’ultimo incontro del ciclo di esplorare come potrebbe

essere il futuro dell’apprendimento.

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I sistemi educativi3Il Futuro dell’apprendimento

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I sistemi educativi3Il Futuro dell’apprendimento

Cosa c’è da imparare?

Vi sono alcune cose che sono ovvie. È ovvio che dobbiamo impa-

rare a far di conto, è ovvio che dobbiamo imparare a leggere

Quello che non è ovvio, almeno se non ci soffermiamo a pensarci

è che...ciò che oggi appare ovvio non lo era affatto ieri, e quello che

ieri appariva ovvio oggi sembra del tutto irrilevante.

Ebbene tutte queste affermazioni sono state fatte da insegnanti di

valore che avevano a cuore l’apprendimento dei loro ragazzi e delle

future generazioni. Eppure oggi queste affermazioni ci suonano stra-

ne, non solo non sono ovvie ma paiono “insensate”.

A questo punto occorre fare un atto di umiltà e chiedersi se quelle

cose che consideriamo ovvie lo saranno ancora tra qualche anno e se

non sia opportuno riflettere su cosa sia opportuno che i ragazzi impa-

rino e come lo si possa insegnare al meglio.

Certo non si discute che occorra saper far di conto. Quando face-

vo l’istituto tecnico ricordo un professore, molto bravo, che insisteva

per farci imparare ad utilizzare il regolo calcolatore, uno strumento

essenziale per chiunque volesse fare il tecnico. Nel giro di tre anni arri-

Figura 1 - Dal papiro di Rhind a Google

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varono le calcolatrici tascabili, ad un prezzo inferiore al regolo calcola-

tore. Quelle ore passate ad esercitarsi nell’uso non sono state mai

messe in pratica.

Oggi per fare due più due non serve neppure una calcolatrice.

Forse non tutti hanno fatto caso che basta Google: nella casellina di

ricerca basta scrivere l’operazione e Google visualizza il risultato.

Leggere è fondamentale e lo sarà sempre....certo che si moltiplica-

no i sistemi in cui qualunque testo scritto viene pronunciato automati-

camente....

Sapere le lingue è importante! Ma sono sempre di più i traduttori in

tempo reale che forniscono traduzioni accurate (e miglioreranno sem-

pre più...).

Con questo non voglio dire che non serva più far di conto, saper

leggere, imparare un’altra lingua. Voglio però stimolare una riflessione.

Se anche su cose così essenziali diventa lecito porsi una domanda

cosa dire di tante altre?

Certo una volta imparare il tedesco era fondamentale per chi vole-

va occuparsi di matematica, imparare il latino e il greco per leggere i

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I sistemi educativi3Il Futuro dell’apprendimento

Figura 2 - Il regolo calcolatore

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classici era importante, imparare l’inglese per poter comunicare in giro

per il mondo... Oggi i riferimenti sono cambiati. Forse ad un ragazzo

dovremmo suggerire di imparare il cinese piuttosto che l’inglese, e poi

forse l’arabo...

Leggere un classico in latino praticamente è una attività relegata a

qualche personaggio curioso che, se mai lo si incontra, viene additato

come un pezzo da museo.

Eppure a scuola non sono pochi gli insegnanti, convinti, che senza

il latino non vi sia cultura...

Personalmente sono contento di aver dedicato più energie ad

imparare l’inglese che il latino, in cui sono totalmente deficitario ma di

cui non ho mai sentito la mancanza. Sento, invece, la mancanza del

cinese e del giapponese ma non appena mi dico che devo impegnar-

mi ad impararli mi trovo ad usare Google translator e la mia risoluzio-

ne sparisce.

Ho scoperto che mi è più utile, non solo più facile, imparare ad uti-

lizzare in modo efficace Google che non imparare il cinese.

Il fatto è che esistono macroscopicamente due tipi di apprendi-

menti: uno che ci permette di imparare, l’altro che ci porta ad imparar

qualcosa. Se imparo a leggere acquisisco uno strumento che mi con-

sente di imparare quali sono le province lombarde.

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I sistemi educativi3Il Futuro dell’apprendimento

Figura 3 - Traduzionedi testi con Google

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Se le cose da imparare sono relativamente poche è sufficiente tro-

vare un meccanismo che mi consenta di impararle e abbiamo rag-

giunto l’obiettivo. Se, viceversa, le cose da imparare sono tantissime,

e addirittura alcune di queste non esistono ancora, è ovvio che diven-

ta più efficace imparare un sistema che consenta di imparare efficace-

mente ciò che serve quando serve.

In un mondo che è sempre più ricco di informazioni e queste cam-

biano molto rapidamente occorre dare più enfasi alla capacità di impa-

rare piuttosto che non all’imparare delle cose.

Un tempo si distinguevano questi due approcci con le parole

“nozionismo” e “ragionamento” e si tendeva anche a ritenere il secon-

do superiore al primo (salvo poi misurare l’apprendimento sul primo:

“non sai le province lombarde, non hai studiato!”).

In realtà a priori non è detto che l’uno sia superiore all’altro. Il nozio-

nismo in genere è più efficiente e in quasi tutte le situazioni in cui vi sia

una stabilità di contesto è anche più efficace.

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I sistemi educativi3Il Futuro dell’apprendimento

Figura 4 - Imparare ad Imparare

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I sistemi educativi3Il Futuro dell’apprendimento

Il mondo di oggi, e quello di domani per quanto possiamo prevede-

re, è un mondo in cui (secondo una affermazione di Greenspan, che

fu il direttore della Federal Reserve degli Stati Uniti) i nostri figli nel

corso della loro vita dovranno fare cinque mestieri completamente

diversi e di questi cinque tre non sono ancora stati inventati.

Un mondo di informazioni e di meta-informazioni

Nel 2000 un gruppo di ricercatori dell’università di Berkeley1 si

pose la domanda su quante informazioni venissero prodotte al mondo,

sia in forma classica (ad esempio stampa, musica su nastro

magnetico e film su pellicola), sia in forma digitale. Ne venne fuori

un quadro in parte stupefacente. Questo studio fu ripetuto da

quello stesso gruppo nel 20032 e quindi da altre aziende negli

anni successivi (IDC, Cisco, EMC). È interessante notare che la

quantità di informazioni “consumate” non ha tenuto il passo (non

ha visto la stessa crescita) delle informazioni prodotte3. In qual-

che modo siamo arrivati alla saturazione? Questo è un elemento

assolutamente nuovo, mai nel corso della storia dell’uomo si era

arrivati a questa situazione. Per secoli il numero di informazioni

consumate è aumentato in misura molto maggiore di quello delle

informazioni prodotte.

[1]http://www.sims.berkeley.edu/how-much-info/internet.html

[2]http://www2.sims.berkeley.edu/research/projects/how-much-info-2003/

[3]http://hmi.ucsd.edu/howmu-chinfo.php

Figura 5 - Produciamo più informazionidi quante consumiamo

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Questo rafforza un quesito che spesso ci si pone: come sarà pos-

sibile apprendere, complessivamente come umanità, quello che la

stessa umanità riesce a produrre in termini di conoscenza?

Affronteremo questo tema nel prossimo eBook.

In questi dieci anni si sono verificati tre fenomeni: le informazioni in

formato digitale hanno superato enormemente quelle “classiche”, le

informazioni prodotte dai singoli complessivamente sono enormemen-

te di più di quelle prodotte dai professionisti (cinema, televisione, edi-

toria) e la velocità di produzione è aumentata portando ad un raddop-

pio di informazioni ogni tre anni circa.

In parallelo è aumentata la disponibilità delle informazioni (tramite

Internet), e la facilità di trovare qualcosa che soddisfi la nostra ricerca

(dalla ricerca puramente testuale si è arrivati oggi ad una ricerca sono-

ra e sono stati fatti progressi anche per una ricerca visiva).

Informazioni in Digitale

Da molto tempo abbiamo la consuetudine di esprimere tramite dei

numeri delle informazioni: fa caldo, ci sono 32 gradi. È più recente, tut-

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I sistemi educativi3Il Futuro dell’apprendimento

Figura 6 - Un mondo di Informazioni

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tavia, l’utilizzo di numeri come rappresentazione intermedia come ad

esempio avviene ora che sto scrivendo questo eBook al computer. Il

movimento delle dita sulla tastiera porta alla selezione di una lettera

che viene trasmessa al computer in forma di numero. Questo numero

se inviato allo schermo viene trasformato nella lettera premuta sulla

tastiera. Anche suoni e immagini sono trasformate in numeri e per il

computer, che vive di numeri, diventa tutto facile. Le interfacce prov-

vedono a convertire in segnali a noi comprensibili questi numeri.

L’abbattimento dei costi di elaborazione, memorizzazione e trasfor-

mazioni da e verso numeri ha portato all’esplosione del digitale. Costa

enormemente meno produrre un libro in digitale che non l’equivalente

in carta. Inoltre, la duplicazione di un libro digitale ha un costo pratica-

mente nullo (oggi l’equivalente di un tascabile in digitale costa, come

memoria, 0,015 centesimi di euro, la carta costerebbe diecimila volte

di più e il prezzo della carta continua a salire mentre quello della

memoria continua a scendere).

La diminuzione dei costi ha portato ad un allargamento del merca-

to e ad una rapida innovazione che ha reso semplice la creazione,

manipolazione, trasmissione e fruizione dei contenuti digitali.

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I sistemi educativi3Il Futuro dell’apprendimento

Figura 7 - Libro di carta vs eBook

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I sistemi educativi3Il Futuro dell’apprendimento

Oggi la stragrande maggioranza delle informazioni prodotte crea

una copia digitale (non esiste libro o giornale prodotto in Italia che non

abbia una copia digitale).

Non solo. Si moltiplicano i progetti per creare copie digitali di tutto

il patrimonio di informazioni che esiste al mondo: dal progetto

Gutenberg che si pone l’obiettivo di rendere disponibili in digitale tutti i

libri esistenti al mondo nelle varie biblioteche, a partire dai papiri egizi

e le tavolette cuneiformi, ai progetti di vari musei di portare in digitale

le opere esposte (statue, dipinti...) per renderle fruibili ai quattro ango-

li del mondo, alle municipalità che stanno gradualmente creando copie

digitali delle loro città. E in futuro, come vedremo nel prossimo eBook,

molte altre tipologie di informazioni saranno disponibili in digitale.

Informazioni prodotte dai singoli

Il basso costo, unito alla facilità, ha portato ad una diffusione della

produzione di informazioni a livello dei singoli, a tal punto che oggi

queste informazioni sovrastano in termini quantitativi quelle prodotte

da chi lo fa per mestiere. La qualità delle informazioni prodotte è quan-

to mai variegata ma esistono moltissime informazioni con un livello di

qualità paragonabile, e a volte superiore, a quelle prodotte dagli spe-

cialisti. Wikipedia ne è l’esempio più evidente. Ormai è consultata più

Wikipedia di quanto non lo sia l’Enciclopedia Britannica, per oltre 200

anni considerata la pietra di paragone per la qualità e vastità della

conoscenza rappresentata.

Wikipedia è disponibile in centinaia di lingue (non è tradotta, cia-

scuna lingua ha creato una sua versione di Wikipedia, anche se alcu-

ni articoli sono ispirati da altri analoghi precedentemente pubblicati in

un’altra lingua), ha una vastità di argomenti che supera quella di qua-

lunque altra enciclopedia, Treccani inclusa, è aggiornata a qualche

minuto fa (i vincitori di Sanremo 2010 erano presenti su Wikipedia

Italia dieci minuti dopo la loro proclamazione) ed è sostanzialmente

accurata quanto le altre migliori enciclopedia.

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Dimenticavo: è

completamente gra-

tuita.

YouTube rappresenta un altro fenomeno travolgente. Raccoglie clip

prodotti da singole persone, anche qui con una varietà notevole in ter-

mini di qualità4.

È diventato un punto di riferimento talmente importan-

te che i professionisti della comunicazione pubblicano su

YouTube i loro prodotti, siano questi pubblicità di auto

piuttosto che trailer di film o videoclip di canzoni.

Addirittura

se si cerca

una canzone

è quasi certo che ne esista

almeno una versione pub-

blicata su YouTube da cui

può essere scaricata ed

ascoltata gratuitamente.

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I sistemi educativi3Il Futuro dell’apprendimento

Figura 8 - Wikipedia

Figura 9 - YouTube

[4]A fine maggio 2010 sistima che vi siano oltre200 milioni di filmatipresenti su YouTube,di questi oltre l’85%sono prodotti da hob-bisty.

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Sono presenti su YouTube una quantità enorme di filmati che inse-

gnano come fare “a fare” qualcosa. Quando uscì l’iPhone questo era

bloccato, poteva cioè essere utilizzato solo associato ad una SIM card

di un certo Operatore. Nel giro di una settimana comparve su YouTube

un filmato che spiegava passo passo come fare per sbloccare

l’iPhone, indicando che strumenti usare per aprirlo, che precauzioni

prendere ecc.

Nel caso dell’iPad il giorno successivo alla sua uscita era presente

su YouTube un filmato prodotto da un carrozziere californiano che

spiegava come inserire l’iPad nel cruscotto di una Toyota per utilizzar-

lo come un navigatore.

È stato stimato che mediamente chi pubblicava informazioni sul

web nel 2006 nel 2009 ne ha pubblicate 15 volte tanto. Aggiungiamo

a questo il fatto che oggi sono molti di più quelli che pubblicano infor-

mazioni sul web rispetto a quanti lo facevano nel 2006 e iniziamo ad

avere una idea di quale sia il fenomeno.

Anche facendo però le opportune “tare” rimane il fatto che il nume-

ro di informazioni prodotte in digitale e inviate in rete continua ad

aumentare e sono i singoli a spingere questa crescita.

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I sistemi educativi3Il Futuro dell’apprendimento

Figura 10 - Corso per montare uniPad su una Toyota

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Crescita delle Informazioni

Si è innescata una spirale virtuosa, abilitata come dicevo dai bassi

costi da un lato e dalla facilità di produrre informazioni in formati sem-

pre più gradevoli, per cui la quantità di informazioni prodotta aumenta

ogni giorno di più.

Pensiamo a quante foto scattavamo dieci anni fa quando si usava

la pellicola. Qualche rullino per ogni viaggio, 100, 200 foto. Oggi abbia-

mo moltiplicato per 10 questi numeri. Non solo. Dieci anni fa le foto

venivano fatte in momenti particolari, un viaggio, una ricorrenza da

celebrare. Oggi vediamo centinaia di telefonini scattare foto in ogni

momento, significativo o meno.

Personalmente sono passato da qualche centinaio di foto scattate

per anno ad oltre 10.000 e ogni anno vedo aumentare il numero di

scatti... pur senza percepire un effettivo aumento di impegno dedicato.

Fotografare sta diventando un modo di “ricordare”, di “prendere

appunti”. Nelle conferenze è diventato normale vedere le persone che

seguono scattare foto e sta diventando sempre più comune vedere

che dopo aver scattato una foto parla-

no nel microfono della macchina foto-

grafica o telecamera per associare un

commento.

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I sistemi educativi3Il Futuro dell’apprendimento

Figura 11 - La macchina fotografica per prendere appunti

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A quando i ragazzi che riprendono la lezione in classe? In USA

questo sta diventando comune.

E notiamo come il mondo della fotografia non sia che una goccia

nel mare delle informazioni.

Qualche numero per cercare di avere una prospettiva su questa

crescita delle informazioni.

Nel 2002 si ritiene fossero presenti “on-line” circa 5 miliardi di

miliardi (Exa) di byte di informazione. Nel 2009 questo numero è cre-

sciuto di 54 volte raggiungendo i 282 Exabyte. Ovviamente la misura

in byte può essere distorcente. Una informazione di tipo video consu-

ma molti più byte di un testo: un libro di 100 pagine può essere memo-

rizzato in 0,1 MB e impieghiamo circa due ore a leggerlo; un film lungo

due ore può richiedere 4 o anche 40 GB –se è in alta definizione, cioè

anche 400,000 volte di più.

Oggi sul web il contenuto di tipo video è aumentato vertiginosa-

mente e questo spiega anche l’incremento di spazio cui assistiamo.

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I sistemi educativi3Il Futuro dell’apprendimento

Figura 12 - La crescita di informazioni sul Web

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I sistemi educativi3Il Futuro dell’apprendimento

Disponibilità di Informazioni

Non solo abbiamo una enorme e crescente quantità di informazio-

ni: è cresciuta anche la loro disponibilità sia in termini di facilità di uti-

lizzo sia in termini di costo.

Possiamo accedere alle informazioni tramite il computer (che ha

assunto varie forme, dal desktop al laptop al netbook), tramite le tablet

(tra cui l’iPad che pare aver aperto un nuovo modo di fruizione delle

informazioni), tramite il cellulare (che in alcuni modelli ha aumentato le

dimensioni dello schermo) e anche tramite la televisione.

A seconda della situazione possiamo utilizzare il sistema che più ci

conviene.

Figura 13 - La multicanalità nell’accesso al Web

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Il costo delle informazioni è precipitato, a tal punto che oggi è pra-

ticamente possibile trovare la risposta a qualunque richiesta di infor-

mazioni praticamente gratis. Si paga, se si vuole, la comodità di acces-

so o la tempestività (ad esempio i valori di borsa sono disponibili gra-

tuitamente in tempo differito ma occorre pagare per averli in tempo

reale).

Il materiale delle grandi enciclopedie, come abbiamo visto, oggi è

disponibile in forma anche più ricca su Wikipedia. Consultando wiki-

pedia possiamo ad esempio trovare tutte le informazioni sulla tabella

periodica degli elementi ma se volessimo avere una presentazione

accattivante, sintetica e multimediale ci converrebbe pagare 7 euro ed

accedere ad Elements tramite Apple Store.

Moltissime università americane hanno iniziato due anni fa a ren-

dere disponibili il materiale dei loro corsi su Internet gratis. Oggi molti

universitari in Italia non comprano più i libri di testo in quanto il mate-

riale didattico è presente in forma gratuita su Internet.

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I sistemi educativi3Il Futuro dell’apprendimento

Figura 14 - Corsi on-line per l’università

Ricerca delle Informazioni

Certo esistono moltissime informazioni sul web e questo pone

diversi tipi di problemi. Torna alla mente la Biblioteca di Babele, il rac-

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conto di Borges su

di una biblioteca

sterminata che

contiene tutti i libri

che siano stati

scritti (utilizzando

l’alfabeto spagnolo, e quindi in pratica anche libri scritti in italiano,

inglese, tedesco, francese e così via...) ed anche tutti quelli che saran-

no scritti da qui all’eternità.

Non è difficile creare, almeno nel pensiero, questa biblioteca. È suf-

ficiente scrivere un piccolo programmino che stampi tutte le permuta-

zioni possibili dei caratteri e facendo questo otterremo, evidentemen-

te, tutti i libri che è possibile stampare.

In questa biblioteca avremo una quantità sterminata di libri e que-

sta avrà anche delle caratteristiche molto curiose. Ad esempio se mai

dovesse bruciare una delle stanze andrebbero in fumo 10.000 volumi

ma in pratica non se ne accorgerebbe nessuno. Infatti, sono talmente

tante le copie di un libro che differiscono l’una dall’altra solo per una

lettera, o uno spazio o una interpunzione, che in pratica continuerem-

mo ad avere la stessa disponibilità di informazioni.

Come faremmo a trovare il libro che cerchiamo in questa bibliote-

ca? Possiamo immaginare un indice (smisurato) che ci indichi la sala

e lo scaffale in cui si trova quello che cerchiamo ma una volta preso in

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I sistemi educativi3Il Futuro dell’apprendimento

Figura 15 - Borges: la biblioteca di Babele

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mano il libro come facciamo ad essere sicuri che sia proprio quello

visto che esistono oltre 3.000 miliardi di libri che differiscono l’uno dal-

l’altro per un solo carattere ...

Ebbene, oggi questa fantastica biblioteca esiste e si chiama Web:

sul web abbiamo miliardi di miliardi di informazioni, moltissime di que-

ste sono duplicate (ecco perchè si dice che è praticamente impossibi-

le cancellare qualcosa una volta che è stata messa sul Web) moltissi-

me differiscono di pochissimo l’una dall’altra. Abbiamo anche qui,

come nella biblioteca di Babele, il problema di identificare quale infor-

mazione sia quella originale e quale no. Come facciamo su di un libro

di fisica ad essere certi che la costante di Boltzman che troviamo scrit-

ta sia corretta? In realtà questo problema lo abbiamo anche sui libri di

carta in cui, più spesso di quanto non si creda, esistono degli svarioni.

Se usata in modo opportuno, la ricerca sul Web può offrire maggiori

garanzie di correttezza di informazione che non un libro di carta, che

come abbiamo detto, può seppur raramente, contenere un errore.

Come per i libri di carta è importante la qualità garantita dall’edito-

re così per le informazioni sul Web è importante la qualità garantita dal

sito. Aziende che forniscono informazioni per mestiere, università, siti

di istituzioni ben conosciute sono esempi di aree del web che implici-

tamente contengo-

no informazioni

affidabili in quanto

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I sistemi educativi3Il Futuro dell’apprendimento

Figura 16 - Quale saràl’informazione corretta?

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esiste un processo di certificazione dell’informazione pubblicata che fa

capo all’ente che possiede quell’area web.

Wikipedia è un esempio di insieme di informazioni di cui ci si può

fidare in cui, però, il processo di certificazione non esiste. Quello che

si verifica è che l’intera comunità di chi accede a Wikipedia è al tempo

stesso fruitore e certificatore. Tra le milioni di persone che accedono si

presuppone (e in effetti lo si verifica in pratica) che vi sia qualcuno

esperto in quel certo settore cui si riferisce la notizia che è in grado, se

necessario, di confutarla. Quello che sopravvive è implicitamente cer-

tificato. In effetti, alcuni studi hanno mostrato come le informazioni for-

nite da Wikipedia abbiano un livello di qualità (e di percentuale di erro-

ri) paragonabile a quello che si riscontra sulla Enciclopedia Britannica.

Nel mare magnum del web esistono quindi informazioni accurate

ma, altrettanto ovvio, esistono (e sono molte di più) informazioni sba-

gliate. Il problema è quindi come trovare quelle buone e come accor-

gersi che alcune informazioni non sono accurate.

GoogleIl motore di ricerca di Google permette di accedere all’indirizzo di

informazioni cui siamo interessati. Il fatto è che la nostra ricerca in

genere porta ad una enorme serie di indirizzi. Ad esempio, anche cer-

cando una informazione relativamente di nicchia come “teoria della

relatività” otteniamo oltre 92.800 risultati (la ricerca per “sex” genera

oltre 780 milioni di risultati!, la parola “video” restituisce quasi 3 miliar-

di di indirizzi). Cercando la stessa informazione ma con dicitura ingle-

se, “relativity theory”, ci vengono restituiti oltre 4.500.000 puntatori.

Occorre a questo punto aggiungere altre specifiche alla ricerca per

restringere il campo delle risposte. Anche così facendo è comunque

probabile che ne rimangano un bel numero. Si può dare un’occhiata

ad alcuni di questi e se si trova qualcosa che soddisfa ci si ferma li.

Resta il dubbio che magari nella pagina successiva di risultati prodotti

avrebbe potuto essercene uno ancora meglio...

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I sistemi educativi3Il Futuro dell’apprendimento

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Un approccio migliore può essere quello di identificare un certo

numero di corsi sul tema di interesse e poi utilizzare il nome di quei

corsi per fare una ricerca su commenti da parte di utilizzatori. Spesso

esistono gruppi di interesse che contengono commenti sui diversi corsi

da parte di chi li ha provati.

In settori come la fotografia digitale esistono alcuni siti di riferimen-

to all’interno dei quali si possono trovare informazioni precise su corsi

e queste informazioni sono aggiornate e controllate praticamente in

tempo reale. È più probabile tro-

vare un errore su di un manuale

pubblicato da una casa che pro-

duce macchine fotografiche che

non su uno di questi siti.

La qualità emerge sia dalla

passione dei singoli contributori

sia dalla numerosità di questi

che complessivamente garanti-

scono una eccellenza difficile da

realizzare a livello di un singolo.

Vedremo nell’incontro con-

clusivo come questa “emergen-

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I sistemi educativi3Il Futuro dell’apprendimento

Figura 17 - Alla ricerca di corsi su Google

Figura 18 - Gruppi di interesse comefonte di conoscenza

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za” della conoscenza a livello di gruppi sia un elemento che caratte-

rizzerà sempre più il futuro dell’apprendimento.

WolframAlphaSe Google fornisce una (immensa) lista di riferimenti a pagine web

che “potrebbero” fornire le informazioni cui siamo interessati

WolframAlpha elabora la richiesta che facciamo e servendosi di infor-

mazioni presenti nel Web crea una risposta che è in genere di tipo

quantitativo, ad esempio a fronte di una richiesta che indica “Torino

Venezia” Alpha fornisce informazioni sulla distanza tra Torino e

Venezia, le dimensioni dell’una e dell’altra, l’economia comparata delle

due aree e così via.

Sono ormai diverse le appli-

cazioni disponibili sul Web che

sono in grado di “creare” cono-

scenza, cioè di acquisire dati

da svariate fonti e di elaborarli

producendo informazioni. Si va

dal mondo del Web2.0 (in cui

una applicazione è in grado di

recuperare le informazioni

richieste presentandole in

forma opportuna) a quello dei

Mash ups in cui vengono

aggregate informazioni prove-

nienti da più fonti formando un

contesto omogeneo fino ad arrivare ad applicazioni più complesse,

come Alpha appunto, in cui le informazioni recuperate da varie fonti

sono il punto di partenza per crearne altre (meta-informazioni).

All’orizzonte applicazioni ancora più sofisticate, e importantissime

sul versante apprendimento, in grado di contestualizzare le informa-

zioni presenti sul web e le elaborazioni che su queste si possono fare

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I sistemi educativi3Il Futuro dell’apprendimento

Figura 19 - Correlazione di informazionifornite da WolframAlpha

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allo specifico richieden-

te tenendo conto del

suo livello di conoscen-

ze e delle sue esigenze

in quel particolare

momento (Web 3.0).

Apprendere: come trasformare le informazioni in

conoscenza

Abbiamo visto che se esiste un elemento che differenzia il passato

dal presente è la enorme disponibilità di informazioni. Non abbiamo

più il problema che avevano i nostri avi di recuperare informazioni e

neppure che queste erano limitate. Abbiamo addirittura il problema

della abbondanza delle informazioni in cui vi è il rischio di perdersi ma

è comunque sempre meglio dover gestire l’abbondanza piuttosto che

la scarsità. Inoltre abbiamo anche visto alcuni strumenti come i moto-

ri di ricerca che ci aiutano in questo compito.

Abbiamo, però, come avevano i nostri avi, il problema di appren-

dere, di trasformare alcune di queste informazioni in nostra conoscen-

za. Questo significa non solo farle arrivare al cervello (vederle, sentir-

le, toccarle, sperimentarle) ma anche collegarle alla conoscenza che

abbiamo maturato nel tempo e che ci rende quello che siamo.

Abbiamo visto nel primo eBook di questo ciclo come il cervello

struttura le informazioni tramite associazioni e come sia questo insie-

me complesso di associazioni che chiamiamo conoscenza.

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I sistemi educativi3Il Futuro dell’apprendimento

Figura 20. Web 2.0 e Mash Ups

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I sistemi educativi3Il Futuro dell’apprendimento

The Brain

Nel precedente eBook abbiamo accennato ad uno strumento “The

Brain”, disponibile gratuitamente nella sua forma base su Internet.

Questo strumento consente di creare associazioni tra entità in modo

completamente libero, e questo rispecchia quello che accade nel

nostro cervello.

Esistono due forme tramite cui è possibile associare delle entità tra

loro: una forma di tipo sequenziale (dopo essere stato al parco sono

tornato a casa – sequenzialità temporale, se non impari le addizioni

non puoi imparare le moltiplicazioni – sequenzialità logica) ed una

forma di tipo relazionale (Torino è gemellata con Chambery).

Utilizzando The Brain è possibile costruire man mano, nel corso di

ore, giorni, mesi e anni, una vera e propria struttura di conoscenze che

Figura 21 - The Brain: associazioni gerarchiche e relazione

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non corrisponderà a quella che abbiamo man mano creato nel nostro

cervello ma sarà certamente in grado di aiutare la formazione della

struttura nel cervello e potrà anche essere utilizzata come mezzo per

“rinfrescarci” la memoria.

Durante l’incontro effettuato a Venezia in cui ho parlato del tema di

questo capitolo, Katia Colucci che ha organizzato con me questi incon-

tri e che li ha condotti ha utilizzato The Brain per collegare i diversi ele-

menti che man mano la colpivano.

Il risultato della struttura che si è venuta a creare è visibile nella

figura 22.

Si noti che una persona diversa avrebbe creato una struttura molto

diversa in quanto i criteri di associazione sono soggettivi. Inoltre la

struttura è stata creata in modo autonomo ma nella realtà questa

sarebbe stata costruita come estensione di una struttura già esistente

che ovviamente è diversa da persona a persona.

Un certo concetto espresso avrebbe portato una persona ad un col-

legamento con un viaggio in Africa in cui aveva sentito una cosa simi-

le, mentre ad un’altra persona questo collegamento non sarebbe stato

possibile.

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I sistemi educativi3Il Futuro dell’apprendimento

Figura 22 - The Brain:Ascoltando la

presentazione del temadi questo eBook

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The Brain permette inoltre di collegare a ciascuna entità ulteriori

informazioni, come suoni, testi, immagini e filmati. Ogni entità può

essere anche associata ad una etichetta, ad esempio “verde” potreb-

be essere associato a “prato”, “mela”, “avaro”, “colore”, “biglietto di

banca”, “maglietta messa a Camogli”, “bandiera del Brasile”.

Notiamo come queste associazioni sembrino del tutto indipenden-

ti. Questo è quanto succede nel nostro cervello, in cui informazioni cat-

turate in momenti diversi e relative ad aspetti completamente diversi

possono in realtà, e a nostra insaputa trovarsi collegati tra loro, ad

esempio per una caratteristica come “verde”.

In un certo momento ci sforziamo di ricordare di quale paese possa

essere una certa bandiera, lo abbiamo sulla punta della lingua ma pro-

prio non “ci viene”. Poi, magari a distanza di un giorno quando non ci

pensiamo più ci capita di prendere in mano una mela “verde” ed imme-

diatamente ci viene in mente “Brasile! È la bandiera del Brasile”.

E probabilmente ci meraviglieremo di come mai ci sia venuta in

mente proprio in quel momento.

Il cervello, ovviamente, non associa delle etichette ai vari concetti.

Quello che capita è che questi concetti sono il risultato di una correla-

zione tra neuroni e alcuni di questi neuroni entrano anche in altre cor-

relazioni che corrispondono, percettivamente, ad altri concetti. È quin-

di questa condivisione di parte dei neuroni che porta a queste catene

associative.

Alcune persone hanno iniziato ad utilizzare questo strumento due

– tre anni fa e nel tempo hanno costruito una mappa di relazioni enor-

me in cui ci sono le cose più disparate, dall’agenda alle esperienze

fatte nei ristoranti.

Pensate cosa potrebbe accadere se un bambino iniziasse fin dal

primo giorno di scuola, ed anche prima (ormai a quattro anni iniziano

a giocare con il computer), e proseguisse per tutto il suo percorso sco-

lastico. In pratica costruirebbe una struttura specchio di quanto man

mano impara ed anche di come l’apprendimento porta a deformare

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quanto appreso precedentemente in quanto nuove connessioni ven-

gono a crearsi cambiando la forma complessiva del sapere.

Non sarà probabilmente questo The Brain ad accompagnare i

nostri nipoti ma è molto probabile che vi saranno strumenti concet-

tualmente simili. Vedremo nel capitolo conclusivo come questo potreb-

be essere sfruttato per il futuro dell’apprendimento.

Le Piattaforme di eLearning

Abbiamo iniziato questo capitolo sottolineando la enorme, e cre-

scente quantità di informazioni che sono disponibili. Abbiamo anche

visto come alcuni motori di ricerca permettano di cercare e trovare

informazioni utili ma è ovvio che questi motori sono tanto più efficaci

quanto più chi li usa sa cosa deve cercare.

È praticamente impossibile per un ragazzi decidere che ad un certo

punto del suo percorso di apprendimento è opportuno che vada su

Google per cercarsi un corso che gli permetta di imparare i logaritmi.

In fondo, a quel punto del percorso potrebbe ignorarne l’esistenza.

La scuola, e chi insegna in generale, offre un precorso didattico (in

genere standardizzato, adatto cioè alla media dei ragazzi) in cui sono

presenti in modo ordinato, sequenziale, i diversi elementi da appren-

dere e questo costituisce il percorso formativo.

I computer possono essere utilizzati anche in questo settore e a tal

proposito si sono sviluppare varie Piattaforme di eLearning. Una

Piattaforma è un sistema che offre certe funzionalità di base che pos-

sono essere sfruttate da una varietà di applicazioni, in genere svilup-

pate da aziende diverse da quella che ha sviluppato la piattaforma.

Tra le molte piattaforme di eLearning quella probabilmente più uti-

lizzata è Moodle.

Moodle è una piattaforma sviluppata nel mondo Open source, cioè

senza fini di lucro. Singole persone, istituzioni (in genere università) e

anche aziende sviluppano applicazioni che rendono poi disponibili su

Internet insieme al codice software permettendo ad altri di ampliare

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tale codice per aggiungere e variare le funzionalità. Da questo il nome

“Open”, cioè “aperto”.

Se a prima vista si potrebbe immaginare che un contesto non gui-

dato dai ricavi non produca un gran che ma la realtà ci dice che que-

sti contesti sono molto vivaci e ricchi di appassionati che sviluppano

una varietà di software, in genere sotto forma di tasselli che possono

poi essere facilmente composti per produrre applicazioni anche molto

complesse.

Gran parte del software “Open Source” utilizza il sistema operativo

“Linux”, anche lui “Open Source” in modo da non dover costringere un

utilizzatore ad acquistare una licenza di un sistema operativo com-

merciale (come Windows o Snow Leopard). Esiste comunque anche

una gran quantità di software che “gira” in ambienti commerciali.

Tramite la piattaforma Moodle è possibile fruire di un vero e proprio

contesto di apprendimento ed anche di sviluppare dei contesti di

apprendimento ritagliati a specifiche esigenze.

Vale la pena di andare a vedere il sito di Moodle, disponibile anche

in italiano http://moodle.org. Li si trovano le informazioni che spiegano

nel dettaglio che cosa sia Moodle e le sue potenzialità di uso.

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Figura 23 - Moodle: una piattaforma dieLearning Open source

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È interessante notare quanto vasto sia il campo di applicazione.

Addirittura una intera nazione potrebbe scegliere di utilizzare Moodle per

la gestione dell’insegnamento in tutte le migliaia di scuole sul suo terri-

torio e all’altro estremo potrebbe essere utilizzata da una singola perso-

na che voglia una aiuto nella costruzione di un percorso formativo.

Inoltre, la piattaforma, e le diverse applicazioni disponibili, potreb-

bero essere utilizzate per seguire dei corsi completamente on-line,

cioè tramite Internet ma potrebbe anche essere utilizzata come un

ausilio all’insegnamento in aula, da parte di uno o più docenti.

La piattaforma permette, inoltre, di costruire comunità di apprendi-

mento, come Forum in cui discutere o aree Wiki in cui andare ad

aggregare le conoscenze che la comunità acquisisce. Supporta anche

delle banche dati che possono essere utilizzate come punti di riferi-

mento per il materiale didattico. In effetti, un’altra delle funzionalità di

Moodle è quella di poter funzionare come strumento per la distribuzio-

ne dei contenuti e un’altra ancora è quella di fornire un supporto per

valutare il grado di apprendimento raggiunto.

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