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ANNO 7 N.195 9 novembre 2013 Quindicinale iscritto al registro della Stampa presso il tribunale di Teramo n. 13/03 del 22/05/03

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Leggete l'ultimo numero di Eidos

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ANNO 7 N.195 9 novembre 2013Q

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ANCHE A ROSETO FINALMENTE È ARRIVATO “SAPORE DI MARE”

LA PESCHERIA DEL CONGELATO FRESCOEsperienza e passione in un mare di qualità pronte da portare a tavola…

“Congelato fresco” in due parole la sintesi della filosofia di Sapore di Mare. Ed è quello che potrete trovare nel nuovo am-

pio punto vendita aperto in via Nazionale, 50 a Roseto degli Abruzzi. L’azienda DIMAR forte di una lunga esperienza nella

vendita di alimenti congelati, con particolare dedizione rivolta al comparto ittico, offre prodotti ittici congelati freschi

“direttamente a bordo dei pescherecci”, per garantire così tutta la freschezza del pesce appena pescato e far ritrovare

intatti gusto e genuinità. Grazie al trattamento termico che consente l’abbattimento della temperatura fino -18° C in

tempi rapidi, Sapore di Mare garantisce un prodotto congelato che sia sempre buono, sicuro e nutriente. Ma non solo

pesce, all’interno del negozio potrete trovare semilavorati, ricette pronte, carni, cacciagione, verdure, pastellati, prodotti

di panetteria e pasticceria e una selezione di specialità congelate. E cosa più importante è il risparmio che si tocca con

mano, prezzi costantemente calmierati su prodotti di primissima qualità, cosa molto importante in periodi di crisi come

quello che stiamo vivendo. Attenzione alle relazioni, ricette, assistenza al cliente nella scelta e nell’acquisto, queste le

parole d’ordine di tutto lo staff, per fornire il miglior servizio in un ambiente confortevole. Insomma da Sapore di Mare c’è

né davvero per tutti i gusti, lasciatevi avvolgere da un’ondata di sapori avrete modo di vedere da vicino quanto è facile

portare il buono del mare appena pescato a casa vostra. “Provare per credere”!

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“Lascio il Pd perché i miei ideali di uomo di centro non si riconosco-no più in questo partito. La fusio-ne a freddo che c’era stata tra i Ds e la Margherita non è stata mai

assorbita del tutto”. Così Flaviano De Vin-centiis, consigliere comunale a Roseto ed ex assessore ai lavori pubblici della Giun-ta Franco Di Bonaventura, ha spiegato la sua uscita dal Partito Democratico, an-nunciando l’adesione “Scelta Civica”. Di fatto il movimento politico capitanato in Abruzzo dal parlamentare rosetano Giulio Cesare Sottanelli ha da oggi un suo rap-presentante in Consiglio Comunale. “Il mio disagio avvertito già dalla nascita del Pd si è pian piano sempre più rafforzato”, prosegue De Vincentiis, “fino al punto di arrivare ad una decisione, molto sofferta, quella di uscire dal partito democratico. La decisione si è andata definendo quan-do a Roseto degli Abruzzi è nata Scelta Civica che ha raccolto intorno a sé uomi-ni e donne con i miei stessi valori politici e umani, valori che rappresentano an-che coloro che in questi anni mi hanno sostenuto nelle diverse tornate elettorali che mi hanno visto sempre eletto. Tutto questo mi ha fatto maturare la decisio-ne di portare la voce di Scelta Civica in consiglio comunale e nella città di Rose-to degli Abruzzi, una voce moderata di centro, ma che sarà sicuramente con-trapposta a questa attuale maggioranza”. Il gruppo di Scelta Civica sarà forza di opposizione in Consiglio, come ha spie-

gato il coordinatore locale Mario Nugnes. “La nostra vorrà essere un’opposizione del tutto costruttiva verso l’operato e le scelte dell’amministrazione Pavone”, ha sottolineato Nugnes, “dal quale ci separa ovviamente una chiara distanza politica. Ma ci riserveremo di valutare provvedi-mento per provvedimento la nostra po-sizione che non sarà precostituita, cer-cheremo di dare il nostro contributo in termini di proposte per quanto possibile”. Secondo l’onorevole Sottanelli la nascita del gruppo di Scelta Civica nel Consiglio Comunale di Roseto è un ulteriore passo del radicamento del movimento dopo la costituzione dei coordinamenti. La pre-senza di De Vincentiis viene vista come un punto attraverso il quale rafforzare il programma e l’operato di Scelta Civica in vista delle prossime scadenze elettorali. Intanto il primo passo sarà quello di lavo-rare nelle frazioni del Comune favorendo la nascita dei gruppi di ascolto attraver-so la presenza di che permetteranno il dialogo con il territorio. Ma l’abbandono di De Vincentiis è piaciuto al Pd per i modi in cui è stato annunciato. “Lascia il Partito Democratico senza aver avuto

la correttezza etica e politica”, si legge in una nota della segreteria locale, “di co-municare tale scelta al suo ex partito di appartenenza ed al suo ex gruppo consi-liare con cui ha condiviso, otre agli anni di amministrazione passati, tutte le azio-ni portate avanti dal Pd fino alla scorsa settimana firmando gli atti amministrativi prodotti. Sarebbe stato, sicuramente più apprezzabile, se non avesse aderito, da assessore ai lavori pubblici, al Pd nel 2008 quando fu costituito attraverso la grande partecipazione democratica del-le primarie. È singolare che se ne ricordi dopo sei anni di non condividere le idee e la fusione a freddo che ha portato alla nascita del Pd”. C’è poi dell’ironia finale, che in qualche modo ha a che fare con la prossima campagna elettorale. “Del re-sto il mercato delle vacche è iniziato da qualche mese”, conclude il Pd, “quando altri sono approdati in altri lidi per mero opportunismo personale. Auguriamo al consigliere De Vincentiis ed all’onorevole Giulio Cesare Sottanelli, amici di vecchia data, che il loro ritrovarsi insieme non provochi altre fuoriuscite da Scelta Civica dopo l’addio del Senatore Mario Monti”.

La SceLta (civica) di Flaviano de vincentiis

L’ex assessore ai lavori pubblici, oggi consigliere comunale, ha ufficializzato l’abbandono del Partito Democratico per approdare nel movimento guidato in Abruzzo dal parlamentare Giulio Cesare Sottanelli. “La

fusione a freddo tra Ds e Margherita col tempo non sono riuscito a metabolizzarla”. Intanto il Pd attacca il suo ex esponente: “Non ha avuto la correttezza etica e politica di comunicarci la sua nuova avventura”

Flaviano De Vincentiis e Giulio Sottanelli

Teresa Ginoble

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Le cartelle Tarsu-Tares con tariffe “gonfiate” sono arrivate anche a Roseto. È la denuncia lancia-ta da una nota del Sindacato Pensionati Italiani-Cgil e della

Federconsumatori di Teramo, eviden-ziando che ““Il Comune sta recapitando agli utenti avvisi di pagamento, corredati dai relativi bollettini di c/c, che in appa-renza sembrano riferiti alla Tares 2013 (l’imposta che ha sostituito la precedente tassa sulla raccolta e sullo smaltimento dei rifiuti solidi urbani) ma che in real-tà riguardano recuperi fiscali sulla Tar-su relativi alle annualità precedenti, a partire dal 2007. I casi finora sottoposti alle scriventi Organizzazioni configura-

no gravi iniquità ai danni degli utenti”. Nello specifico, Giuseppe Oleandro (SPI- CGIL) ed Ernino D’Agostino (Federconsu-matori) motivano le loro critiche in due punti: “1. si richiede la corresponsione di ingenti somme per le annualità pre-gresse, senza alcuna motivazione, in casi nei quali era stata applicata dallo stesso Comune la riduzione prevista dalla legge per le abitazioni distanti dai siti di confe-rimento dei rifiuti; 2. gli avvisi recapitati in questi giorni richiedono il pagamento di tre rate entro l’anno 2013 (coincidenti con quelle previste per la Tares), la prima delle quali ha la scadenza dello scorso 30 giugno: si tratta di una incredibile lesione di tutti i diritti sanciti dalle leggi a tutela

“cartelle pazze”taRSU-taReS a RoSetani

Un vero e proprio stillicidio con notifiche e minacce di pignoramento del quinto dello stipendio o della

pensione. A difesa dei contribuenti sono scesi in campo la Federconsumatori e il Sindacato Pensionati della Cgil di Teramo

che hanno chiesto un incontro al sindaco Enio Pavone

dei contribuenti e degli utenti dei servizi pubblici, i quali hanno oltretutto il diritto di ricorrere per le contestazioni di merito. Dal punto di vista sostanziale, è del tutto inaccettabile che si voglia far pagare ad un pensionato, nell’arco di tre mesi, som-me che sfiorano i 2.000 Euro!”Per questo SPI- CGIL e Federconsuma-tori Teramo hanno chiesto al sindaco di Roseto, Enio Pavone, l’immediata convo-cazione di un incontro e la sospensione delle procedure in corso. “Nel frattempo gli utenti interessati, comunque, possono recarsi presso le strutture territoriali delle Organizzazioni per dare avvio alle azioni di tutela”.

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Parte il nuovo progetto www.ei-dosnews.it. Lo avevamo annun-ciato, anche se velatamente, nello scorso numero, quando ci soffermammo sul rinnovato

aspetto societario del nostro giornale, che continua a essere un punto di riferimento per gran parte della costa teramana e per l’intera vallata del Vomano. Alla versione cartacea, la cui gestione direzionale è affi-data al giornalista Lino Nazionale, in forza alla testata sin dalle prime uscite e il cui buon lavoro sta dando dei tangibili risulta-ti, si è affiancato da alcuni giorni anche la versione “on line”. Certo, il giornale che ar-riva nelle case di migliaia di famiglie e che ha riscosso nel corso del tempo sempre più apprezzamenti, rimarrà il punto di rife-rimento del nostro progetto. In tal senso va ricordato la volontà di potenziare la pubbli-cazione, grazie all’introduzione di rubriche legate ai giovani e al mondo della scuola. Questo nuovo percorso sarà sancito anche dalle collaborazioni di giornalisti in erba, a cui si affiancheranno anche nomi impor-tanti della cultura territoriale.Ma se la versione cartacea del nostro Eidos continuerà a trainare l’interesse dei lettori, senza dubbio il nuovo sito sarà uno stru-mento più veloce e pratico da consultare, cosa che potrà essere fatta in ogni istante e da tutti i luoghi, grazie alle moderne tec-nologie e ai sempre più potenti telefonini, i cosiddetti “smartphone”, e ai tablet. Le caratteristiche principali saranno le nume-rose notizie (news per essere un po’ anglo-foni) che verranno dal territorio di Roseto, Pineto, Giulianova, Atri, Morro d’Oro, Nota-resco, Castelnuovo-Castellalto, Cermigna-no, Cellino e altre realtà locali. A garantire la più capillare copertura sarà una redazio-

ne di giovanissimi “reporter” che monito-reranno il territorio, mettendo in evidenza ciò che non funziona e dando spazio an-che alle belle realtà. La coordinazione della redazione è affidata alla puntuale giornali-sta Biancamaria Di Domenico, che avrà la funzione di assemblare il lavoro quotidiano di tutti i collaboratori, mentre l’aspetto in-formatico avrà la supervisione di Andrea Marzii. Grande importanza rivestirà lo spazio dedicato agli “eventi”, grazie a un calendario apposito in cui saranno indicati in modo cronologico ciò che offre la nostra zona. Questo servizio sarà centrale per la crescita del sito e per il momento è com-pletamente gratuito. Altro pezzo forte della piattaforma sarà la “Piazza” - in cui tutti potranno confrontarsi su argomenti che verranno di volta in volta posti al centro della discussione - e la sezione “Scuola”, per sapere le novità che ci giungono dal mondo della formazione. Anche l’aspetto fotografico e delle immagini avrà una sua funzionalità, grazie all’apporto di fotografi professionisti. Certo, siamo solo all’inizio e

IMPORTANTEEidos News ha aperto la propria sede a Roseto centro, esattamente in Via Milli n° 12. Potrete portare lì le vostre osservazioni e i vostri sug-gerimenti. In modo particolare, l’ufficio è a disposizione di chi volesse usufruire delle inserzioni nella pagina degli “Auguri” e nella nuova rubrica “Vendo-Compro”.

CERCASI COLLABORATORIChi volesse collaborare, soprattutto (ma non soltanto) giovani studen-ti delle nostre scuole per la stesura di articoli, ma anche coadiutori per la ricerca pubblicitaria, potrà contattare la redazione al cellulare 338.23.14.618 o all’indirizzo di posta elettronica: [email protected].

www.eidosnews.itdi William Di Marco

Il nuovo sito è a disposizione dei nostri lettori, con diverse novità, ma soprattutto tante notizie e curiosità

per rimanere “on line” in ogni istante del giorno

pertanto ci scusiamo per le imprecisioni o per alcune distrazioni. Il nostro intento, tut-tavia, è quello di darvi il meglio e con l’aiu-to dei lettori e dei tanti collaboratori vedrete che ci riusciremo. Ora tutti al lavoro...

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“LeadeRicidio”all’italiana

di William Di MarcoDa Giolitti a De Gasperi, da Craxi a Berlusconi, tanti sono stati i personaggi più in vista della politica condannati non tanto dalla

storia ma da coloro che si ergono a puri e tali non sono

“All’italiana” è stata sempre un’espressione con un connotato un po’ negativo o nel migliore dei casi è servita per sottolineare la faciloneria di certi atteggiamenti italioti, sconfinanti nella superficialità o nella dabbenaggine. È vero che in alcune circostanze la locuzione ha accompagnato in senso accrescitivo e migliorativo certi campi dell’arte, come nel caso di “commedia all’italiana”, ma proprio quella preposizione articolata “all’” non piaceva a certi cinefili che preferivano chiamare il nostro cinema degli anni ‘50 e ‘60 più semplicemente “commedia italiana”. Tuttavia la versione originale della denominazione stava a indicare come i registi di allora volessero rimarcare i numerosi difetti degli abitanti della nostra penisola.In politica quei difetti si sono decuplicati negli anni e siamo passati dal “trasformismo” (modo elegante per dire voltagabbana, cioè di ‘chi cambia facilmente idee o opinioni o muta il proprio comportamento in modo da trarne sempre il massimo vantaggio’) al mutamento genetico dell’homo politicus,

che è pronto a qualsiasi giravolta pur di rimanere nel palazzo, dal locale al nazionale. In tutta questa storia un ruolo importante lo hanno avuto i leader delle diverse epoche storiche e più questi hanno raggiunto una certa visibilità e importanza (non parliamo di meriti, ma di centralità del ruolo di questi personaggi nel panorama italiano), più sono stati esclusi in un modo deciso e alle volte violento. Sembrava che l’unico scopo fosse la derisione, con il preciso compito di gettare l’uomo nel dimenticatoio della Storia. Questo non è tanto un luogo dove si chiudono i cancelli per non parlare più del soggetto in questione, quanto una vera fabbrica dell’epurazione, dove al politico di turno devono essere addebitati tutti i mali del mondo, come se si volesse formulare un rito propiziatorio di espiazione dei peccati generali, da ripulire e rigenerare tramite il capro espiatorio di turno. Gli esempi non mancano e solo nel ‘900 di personaggi di questo calibro ce ne sono stati diversi, ad iniziare da Giovanni Giolitti, tra i massimi esponenti della politica liberale italiana. Il Presidente del Consiglio - che per quasi quindici anni segnò la vita politica nazionale dall’inizio del XX secolo fino alla soglia della I Guerra Mondiale - fu artefice di un periodo di forte crescita economica e di riforme, ma il suo operato risultò del tutto offuscato dalle definizioni di Gaetano Salvemini che lo apostrofò “il ministro della malavita” e ribadì come il “giolittismo (fosse) corruttore e violentatore”. La memoria del grande statista fu ridimensionata per sempre. Diverso discorso va fatto per un altro che dominò, con una dittatura, la scena politica nazionale. Benito Mussolini

meritava la condanna che poi la storia gli ha assegnato, a causa del regime instaurato e per i disastri della guerra e delle leggi razziali. Ma tutto il seguito popolare che effettivamente ebbe si trasformò in barbarie, nel momento in cui invece bisognava giudicare in modo democratico il suo operato. Così si evitarono civili processi e la sua uccisione fu reiterata anche dopo la sua morte ufficiale, cioè a piazzale Loreto a Milano, in una delle scene più cruente che l’Italia ricordi, con il coinvolgimento impietoso dell’incolpevole Claretta Petacci. Ma se qui c’era la comprensione (e non la giustificazione, perché la pietas dovrebbe essere sempre e comunque superiore alla malvagità umana) di una guerra, non si capisce bene l’odio riversato su uno dei più grandi statisti (oggettivamente parlando) che la penisola abbia avuto. Parliamo di Alcide De Gasperi che fu liquidato dalla storia grazie all’abbinamento che il Partito Comunista e la sinistra tutta fecero della sua persona con la “Legge truffa”. Quella legge

POLITICA

Giovanni Giolitti

Alcide De Gasperi

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POLITICA

approvata e poi ritirata, se fosse stata applicata sin da allora, avrebbe cambiato le sorti del nostro Paese, rendendolo governabile e non così fragile come è rimasto fino ad oggi. Così tutto il bene profuso dal politico triestino fu smorzato da una campagna diffamatoria che lo costrinse a ritirarsi. Siamo nel 1953 e l’anno dopo De Gasperi morì. Una sorte simile l’Italia la riservò a un altro politico di grande saggezza democratica come Aldo Moro. In questo caso fu il terrorismo rosso (unitamente a trame internazionali) a portarlo via, proprio lui che aveva aperto la stagione del centro-sinistra governativo a partire dal 1963 e voleva che il comunismo italiano cambiasse volto e intraprendesse la strada europea della social-democrazia. Per quasi vent’anni aveva segnato la vita politica legata al riformismo moderato e la sua eliminazione interruppe un processo di pacificazione nazionale. Ma i leader da eliminare non finiscono qui.Negli anni ‘80 del secolo scorso fu la volta di Bettino Craxi. Preso come simbolo della corruzione italiana, ebbe il coraggio in Parlamento di denunciare la pessima abitudine di tutti i partiti di attingere a mazzette e fondi neri (cosa è cambiato oggi, se non la denominazione di tali entrate?), invitando chi si fosse comportato in modo diverso di alzarsi e pubblicamente denunciare il contrario: nessuno scagliò la prima pietra, perché ben sapeva il segretario del Partito Socialista Italiano la situazione dei suoi colleghi e degli altri raggruppamenti politici. I partiti furono tutti sconfitti,

anche se qualcuno da allora si sente più puro degli altri e la cosa ridicola è che lo dice in giro anche con protervia.Infine abbiamo l’ultimo caso, in ordine cronologico, cioè quello di Silvio Berlusconi. La storia anche in questa circostanza si ripete. È stato per tanti anni al potere, con l’approvazione dell’opposizione, che se avesse voluto lo avrebbe fermato sin dall’inizio con una bella legge sul conflitto d’interesse. Ma come già spiegato su queste colonne, ciò non avvenne perché il nostro Paese vive perennemente dentro i privilegi più assoluti e il conflitto di cui si accusava l’imprenditore milanese era presente in tutti i partiti che avevano un potere incondizionato sull’informazione, non ultima su quella più importante della Rai. Anche qui il modo per far uscire il Cavaliere dalla scena politica è apparso un po’ grottesco. Una miriade di processi che hanno insospettito anche personalità

super partes della sinistra; ma conta poco la via democratica in certi casi, perché l’importante deve essere la messa in atto dell’ennesimo “leadericidio”. Non siamo certi che l’era berlusconiana sia finita, sta di fatto che fino a quando il sistema politico rimarrà questo, il fondatore di Forza Italia rappresenterà il rovescio di una medaglia che continuerà ad esistere nel momento in cui l’altra effige resterà in vita. In altre parole, se la politica persevererà, con l’immobilismo che la contraddistingue e con una voglia del tutto nulla di riformare veramente il Paese, ci sarà bisogno di un contraltare che dia senso a un conservatorismo tipicamente italiano (“tutto deve cambiare affinché nulla cambi”). E per fermare il “leadericidio all’italiana” e non vedere all’opera i voltagabbana tricolori, che tanto fanno pena, cosa bisognerebbe fare? Una sola cosa: far sì che il politico abbia al massimo un paio di mandati e poi cambi lavoro... se ne ha uno.

Aldo Moro

Bettino Craxi

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Parte il piano di ampliamento dei cimiteri presenti a Roseto e frazioni. Pronto un investi-mento iniziale di circa 400mila euro per la realizzazione di ol-

tre 400 nuovi loculi che interesseranno il camposanto del capoluogo. “I lavori stan-no andando avanti celermente”, spie-ga l’assessore ai lavori pubblici Fabrizio Fornaciari, “il cantiere per la realizzazio-ne di 408 nuovi loculi entro il perimetro del cimitero di Roseto capoluogo per un importo complessivo di 400mila euro. Si tratta di attività attesa da tempo dai cit-tadini, con consentirà di dare risposta alle crescenti richieste registrate in que-sti anni e al problema della carenza di loculi”. L’amministrazione comunale ha approvato, inoltre, i progetti preliminari per l’ampliamento del cimitero del capo-luogo e per il completamento di quello di Cologna Spiaggia. Un’operazione che consentirà la riqualificazione comples-siva delle due aree, soprattutto quella

colognese lasciata quasi in abbandono. Il progetto sul cimitero di Roseto capo-luogo, con il quarto lotto, prevede l’am-pliamento dell’attuale perimetro sul lato ovest. All’interno della nuova area sono in programma diversi interventi. Il primo stralcio contempla la realizzazione del muro di cinta della nuova area ad ovest e di 16 aree sul lato sud della stessa, su cui sorgeranno altrettante cappelle gen-tilizie. Con l’approvazione del secondo e terzo stralcio, sempre relativi al quarto lotto, è prevista, invece, la realizzazione di 900 nuovi loculi, 108 ossari, 9 aree per cappelle gentilizie e 115 metri quadri di campi di inumazione. Saranno, inoltre, realizzati i percorsi di accesso ai loculi e un ascensore a servizio dei padiglioni. Il progetto, predisposto dall’ufficio tecnico dell’Ente, ammonta a 940mila euro. L’in-tera somma sarà finanziata con il ricavato derivante dalla concessione di loculi ed aree cimiteriali, stimato in oltre 2 milioni di euro. I tempi previsti per la realizzazio-

ampLiati i cimiteRidi roseto e Frazioni

Il primo intervento riguarderà il capoluogo con la realizzazione di 400 nuovi loculi per un investimento di circa 400mila euro. Ma il progetto nel complesso

prevede anche la realizzazione di cappelle

gentilizie e nuove aree per le tumulazioni. Diviso in

stralci, il piano dovrà essere completato in 24 mesi

ne dei lavori sono 24 mesi. “Il Comune”, prosegue Fornaciari, “sta valutando an-che l’ipotesi di andare avanti con il com-pletamento delle aree cimiteriali attraver-so la formula dell’appalto in concessione. Per quanto riguarda il cimitero di Cologna Spiaggia, invece, il progetto prevede la si-stemazione complessiva dell’area, anche con realizzazione di un nuovo parcheg-gio e la costruzione di nuovi loculi sul lato sud, che risulta la zona più visitata dai cittadini in visita ai propri cari”. Qui saranno ricavati 164 nuovi loculi in tutto, più un’ottantina tra nuovi ossari e nicchie funerarie, per un importo complessivo di 306mila euro. Anche questo intervento sarà finanziato con le somme derivanti dalla concessione dei loculi e delle aree cimiteriali. Infine, è di imminente appro-vazione anche il progetto di sistemazione e completamento dei cimiteri di Monte-pagano e Cologna Paese.

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Un milione di euro dalla Regione per il recupero to-tale della Villa Comunale di Roseto. Ma prima di procedere con lo studio esecutivo della ristruttu-razione muraria e interna dell’antico edificio biso-gnerà attendere l’esito delle ispezioni sismiche che

hanno preso il via lunedì scorso. Lo studio del terreno su cui poggiano le fondamenta della Villa Comunale è necessario per l’elaborazione del progetto esecutivo. La ditta che ha ottenuto l’incarico sta controllando tutta l’area circostante con una serie di trivellazioni che raggiungono una profondità di 20 metri circa. Il carotaggio che viene eseguito consentirà poi agli esperti di verificare la conformazione del terreno sottostante e di valutare le opere di recupero della Villa. Opere che prevedono il conso-lidamento dello stabile, il rifacimento della pavimentazione (in alcune stanze ballonzola), il potenziamento, se necessario, di alcuni muri portanti. Non solo, perché il progetto dovrà tener conto anche della regimentazione delle acque bianche, in caso di pioggia, per evitare che il seminterrato dell’antica Villa pos-sa allagarsi come purtroppo è accaduto nel 2009 e nel 2011. In occasione dell’alluvione del marzo del 2011 fango e acqua invasero i locali sottostanti, danneggiando gran parte del mate-riale che era custodito nel seminterrato, per lo più l’archivio dei quotidiani, delle riviste, alcuni libri. La Villa venne acquisita dal Comune di Roseto nella prima metà degli anni Settanta. Con il tempo è stata trasformata in quello che i rosetani considerano lo scrigno della cultura. “Il progetto che andremo ad elaborare”, ha spiegato l’assessore ai lavori pubblici Fabrizio Fornaciari, “prevede la ristrutturazione interna dello stabile, conservando tutte quelle caratteristiche proprie della Villa. Tre anni fa cir-ca sono stati eseguiti i lavori esterni, quindi di ritinteggiatura dell’edificio, di sistemazione dei giardini. Ora però dobbiamo intervenire con un’opera più radicale. La Villa Comunale conti-nuerà ad essere luogo di cultura della nostra città”. Sui tempi di attuazione del programma per adesso non ci sono date. Anche perché tutto dipenderà alle ispezioni sismiche e dal tempo che verrà impiegato per l’approvazione del progetto esecutivo.

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30 NOVEMBRENel Baule della Nonna

Anni ‘60 - ‘70

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Pio Rapagnà ha ufficialmente lanciato la sua sfida alle pros-sime elezioni regionali sia al centro destra, sia al centro sinistra. Domenica mattina

alla Villa Comunale ha presentato la sua “Lista Civica” che raccoglie le adesioni dei comitati Città per Vivere e Mia Casa. Dall’incontro dell’altro ieri è emerso an-che che i numerosi delegati hanno deci-so di avviare le procedure per la forma-zione delle 4 liste provinciali a sostegno del Candidato Presidente della Regione Pio Rapagnà, mentre la raccolta delle fir-me verrà attuata subito dopo che il Presi-dente uscente Gianni Chiodi avrà stabilito la data definitiva delle elezioni. Nel corso dei prossimi giorni si terranno iniziative nelle città e nei quartieri di tutto l’Abruz-zo, alfine di illustrare il programma della

lista, con particolare riferimento al diritto alla casa e al lavoro, alla riduzione del co-sto dei servizi pubblici, della raccolta e smaltimento dei rifiuti, dei trasporti pub-blici locali, dell’acqua, dei ticket sui ser-vizi sanitari e assistenziali, sulle cure e sulle medicine. Contestualmente alla campagna di informazione e di raccol-ta delle firme per la presentazione del-le candidature, si chiederà ai cittadini abruzzesi di sottoscrivere tre proposte di legge di iniziativa popolare, da presentare al prossimo Consiglio Regionale, rispetti-vamente, per la ricostruzione dell’Aqui-la e la messa in sicurezza sismica delle abitazioni pubbliche e private colpite dal terremoto, il riscatto degli alloggi ex-Ge-scal di edilizia residenziale pubblica ed il ripristino dei confini originari della Riser-va Naturale del Borsacchio nei Comuni

pio Rapagnà uFFicializza la sua candidatura

alla regionePresentata dall’ex parlamentare rosetano

“Lista Civica”, appoggiata da Città per Vivere e dal movimento degli inquilini Mia Casa. Il programma prevede particolare riferimento al diritto alla casa e al lavoro,

alla riduzione del costo dei servizi pubblici, della raccolta e smaltimento dei rifiuti, dei trasporti pubblici locali,

dell’acqua, dei ticket sui servizi sanitari e assistenziali, sulle cure e sulle medicine

di Roseto e Giulianova. L’Assemblea ha deciso inoltre di aprire un confronto con le varie espressioni associative e parteci-pative della società civile, per esplorare se esistono le disponibilità e le condizio-ni per un collegamento civico tra le varie liste che intendano raccogliere e soste-nere esperienze locali, provinciali e regio-nali “che in questi anni si sono battute, con forza e senza compromessi cliente-lari”, ha detto Rapagnà, “e di interessi particolari, per affrontare e risolvere pro-blematiche strategiche per un “Nuovo Abruzzo” e per tutelare i principali diritti sociali, personali e ambientali fortemente affermati e sanciti dalla Costituzione della Repubblica Italiana e dallo Statuto della Regione Abruzzo”.

Pio Rapagnà

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“ Li mammine”

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“ Li mammine”

Tra i tanti ricordi e foto che ci sono al Museo della Cul-tura Materiale di Montepagano mi vorrei soffermare sulla figura delle ostetriche condotte, dette affettuo-samente le “mammine”.Tra queste ne vorrei ricordare due , la prima si chia-

mava Maria Grazia Di Luzio, da noi chiamata “Donna Graziella”. Era nata a Teramo alla fine dell’ 800, aveva studiato all’ Aquila come ostetrica o levatrice e come nel film “Pane, Amore e Fan-tasia” di Vittorio De Sica aveva vinto (negli anni 20 circa) un concorso per ostetriche condotte.Nel nostro piccolo borgo di Montepagano (all’epoca Comu-ne) era un punto di riferimento per le partorienti aiutando a far nascere tanti bambini con difficoltà enormi, case e casolari di campagna.Disponibile a tutte le ore con mezzi di trasporto come il calesse, il carro agricolo o addirittura a piedi, con la bella o brutta sta-gione e con scarsi servizi igienici. Basti pensare all’acqua bollita nei pentoloni al focolare ed ai pochi ferri chirurgici a disposizio-ne , pochi panni, qualche asciugamano e poco altro.Donna energica e determinata ha svolto la sua missione, per ben 50 anni, finchè le ha consentito la salute. Noi anziani del paese la ricordiamo per il suo modo un po’ burbero, fuori dal suo lavoro, discreta nel parlare le donne la salutavano con l’ap-pellativo di “gnora cummà” mentre gli uomini si toglievano il cappello.Quando si battezzavano i figli, fatti nascere da lei, essa stessa li portava in chiesa e rispondeva in latino alle domande che gli venivano poste. Prima del Concilio Vaticano II° tutte le cerimo-nie in chiesa erano celebrate in latino , la lingua della Chiesa Cattolica. Poi quando si tornava a casa c’era l’usanza di dire questa frase in dialetto: “me li dat pagan, te l’arporte cristiane”.

In segno di rispetto si donava alla levatrice una camicia da notte o da giorno, ricamata a mano. Chissà quante ne ha ricevute donna Graziella ? In un secondo tempo si è saputo che lei, con discrezione, donava queste cose alle ragazze più bisognose. Per quei tempi, dove c’era scarsità di informazioni sanitarie, si suppliva a questa carenza tenendo sempre informato il dottore, qualora il parto si presentasse difficile !L’altra figura di levatrice che vorrei ricordare si chiamava Anna Rubina Urbani, era nata a Basciano nel 1924, diplomata all’u-niversità dell’Aquila. Dopo aver vinto la condotta di ostetrica ha operato a Rocca S.Maria per 4 anni, successivamente si è tra-ferita negli anni ‘60 con il marito e 3 figli qui a Montepagano.I tempi sicuramente erano migliori e le donne partorienti, se c’e-ra la necessità, si recavano in ospedale dove lei accompagnava sempre le pazienti e assisteva personalmente al lieto evento. Donna umile e gentilissima, amava il suo lavoro dedicandosi completamente anche come operatrice sanitaria nei neo-con-sultori sia a Roseto che a Montepagano, nella sezione staccata di maternità. Ha collaborato assiduamente con il dottor Di Loreto, nello stu-dio di Senologia del prof. Cianchetti per la cura del tumore al seno, con il ginecologo dottor Mazzarella per l’esame del pap test. E’ morta in servizio l’8 settembre 1985. Rimpianta da tutte le donne che hanno avuto la fortuna di conoscerla e stimarla.Due donne, che in periodi molto diversi, hanno svolto la delicata professione con integrità e spirito di abnegazione aiutando la donna a far nascere una nuova vita !!

Ass. Cult. “Vecchio Borgo”Anna Maria Rapagnà

“ Li mammine”

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“L’ingresso dell’Arena 4 Palme riavrà le sue palme. Il simbolo della pallacanestro nella nostra città non verrà intaccato dal punteruolo rosso. Anche se oggi 3 dei 4 alberi sono stati danneggiati dal coleottero, stiamo valutando quale intervento migliore adottare per fare in modo che in quel punto tornino le palme”. Così l’assessore all’ambiente del Co-mune di Roseto Fabrizio Fornaciari che attende di conoscere la relazione del professor Lorenzo Granchelli, della Politecnica di Macerata, massimo esperto per quanto riguarda la lotta al punteruolo rosso. Tre delle 4 palme sono state decapitate, mentre l’unica che ancora ha qualche foglia rischia di fare la stessa fine delle altre. “Aspettiamo che il professor Granchelli ci riconsegni la relazione”, ha aggiunto Fornaciari, “bisognerà va-lutare se vi sia una possibilità di rigermogliatura dei fusti. Non nutriamo molte speranze però aspettiamo il responso. In caso contrario prenderemo in considerazione l’ipotesi di sostituire questa specie di palma, la Phoenix, con un’altra più resistente, ovvero la Washingtonia”. Attualmente la Washingotonia appare più resistente agli attacchi del punteruolo rosso.

NuOvE PAlmE PEr l’ArENA 4 PAlmE?

Torna l’incubo degli storni a Roseto. Stormi composti da oltre un migliaio di volatili che volteggiano in cielo, nella piazza centrale e sul lungomare e che sono tornati a creare disagi dal punto di vista igienico-sanitario. Il guano degli storni si deposita sui balconi di alcune abitazioni, sulle auto in sosta immediatamen-te a ridosso di pini le cui chiome vengono letteralmente prese d’assalto dagli uccelli. Il fenomeno, secondo alcuni esperti è solo agli inizi, ma con il passare dei giorni sembra destinato ad aumentare. La presenza degli storni, a decine di migliaia, era stata segnalata già da alcuni giorni nella zona industriale di Mo-sciano Sant’Angelo. Ma i volatili si sono ora spostati lungo la fa-scia costiera, in modo particolare Roseto, dove la loro presenza è alquanto massiccia, e nelle zone collinari tra Cologna Paese e Montepagano. In questi giorni stanno prendendo d’assalto so-

prattutto le aree colti-vate ad olivi. Lo scor-so anno, proprio di questi tempi, il sinda-co Enio Pavone firmò un atto con cui dava incarico ad un falco-niere di usare i suoi rapaci addomesticati

per far allontanare gli storni. Il problema però venne superato in quanto gli uccelli si allontanarono spontaneamente dopo che per alcune settimane imbrattarono strade e luoghi di passeggio con il loro guano. Quest’anno non si vuole in sostanza arrivare all’ultimo momento per risolvere il problema.

SONO tOrNAtI glI StOrNI “bOmbArdIErI”

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È stata firmata domenica scorsa la con-venzione tra i Comuni attraversati dal fiume Vomano e l’Università D’Annunzio per la valorizzazione della pista ciclabile naturale, dalla foce sino a Montorio. L’ac-cordo è arrivato al termine dell’iniziativa organizzata con la collaborazione del Co-ordinamento Ciclabili Abruzzo Teramano che proprio domenica ha presentato “In bicicletta lungo il fiume” per valorizzare i percorsi ciclabili tra mare e monti lungo la vallata del Vomano. L’evento ha riscosso un discreto successo tra gli oltre 60 ciclisti ac-corsi, che, dopo essere partiti da Pineto, hanno attraversato il lungo itinerario per ritrovarsi poi tutti insieme a pranzo. Proprio al ter-

mine della mattinata è stata sottoscritta dai Comuni in questione (Pineto, Atri, Notaresco, Castellalto e Cellino Attana-sio), dal CciclAT e dall’ateneo teatino la convenzione con la quale quest’ultimo si impegna a “fornire una consulenza tecnico-scientifica per l’indagine, la let-tura e la valorizzazione delle aree inte-ressate”. “L’obiettivo”, ha spiegato il sindaco del

Comune capofila Luciano Monticelli, “è quello di dar vita a un pro-getto che immagini un lungo percorso ciclabile dalla foce del Voma-no fino a Montorio. Ben 45 chilometri da valorizzare per fornire alla cittadinanza un collegamento alternativo alla viabilità ordinaria”.

uNA PIStA CIClAbIlE NAturAlE Sul luNgOfIumE vOmANO

Nonostante l’allarme lanciato lo scorso mese di giugno dai Giovani Democratici di Ro-seto, il mosaico di epoca romana, rinvenuto nell’ottobre del 2009 durante i lavori di sistemazione della statale Adriatica, all’altezza dell’incrocio con Santa Petronilla, con-tinua ad essere in una situazione di totale abbandono. Risalente probabilmente al II Secolo prima di Cristo, il mosaico era stato rimosso dal punto in cui era stato rinvenuto in previsione di un recupero totale con esposizione al pubblico in un luogo al coperto. Ad oggi, però, non è stato fatto ancora nulla, nonostante esista anche una proposta da parte dell’architetto Luigi Formicone, presidente del Museo Archeologico di Notaresco e membro onorario della Sovrintendenza ai Beni Archeologici, per un recupero totale dell’antico manufatto. I sacchi che contengono il prezioso mosaico, lasciato in abban-dono all’interno di uno spazio all’aperto della Villa Comunale, sono stati danneggiati dalle intemperie. Le erbacce si sono impossessate del mosaico, mentre il muschio sta nascendo tra gli interstizi dei tasselli.

Il mOSAICO AbbANdONAtO

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andava al recente passato.Il tempo era trascorso veloce per noi cadetti che solo all’inizio dell’estate eravamo partiti con entusiasmo per Brioni dove l’Ac-cademia Navale era stata in parte trasferita da Livorno. E in un clima di perfetta normalità, nonostante il volgere infausto della guerra, avevamo iniziato il Corso che, pur in un lasso di tempo breve ma intenso per l’attività didattica e le esercitazioni militari, sportive e attitudinali, ci avrebbe portati a conseguire il gradi di Guardiamarina. Ricordavo perfino con piacere le levatacce notturne per il rile-vamento degli astri con il sestante al forte Thegetthoff. Le notti per le osservazioni erano terse e scrutare le meraviglie del cielo, dal segno della croce, al grande carro, da Sirio a Venere, da Aldebaran al Cigno e così via, mi creava materiali emozioni. Un mattino, alla solita Assemblea giornaliera, il Comandante del Corso ci comunicò la notizia della destituzione del Capo del Governo; qualche mormorio prontamente zittito e l’Assemblea venne sciolta. Nel piazzale prospiciente gli alberghi sede degli alloggiamenti, gruppi di Allievi rimasero a commentare l’avveni-mento mentre io, seduto su un masso del piccolo molo, guarda-vo il fondo trasparente del mare dove alcuni ricci si muovevano lentamente. Ripercorrevo nella mente gli anni dell’esultanza studentesca che vedevo svanire nel nulla, come i cerchi appar-si sulla superficie piatta del mare creatisi al lancio di una pietra. Poi l’ultimo cerchio dileguò ed i ricci scomparvero, agli occhi e nel vuoto del mio animo.Puntuale ed inevitabile all’appuntamento con la storia era ar-rivato l’8 Settembre. Il pomeriggio di quel giorno mi trovavo in aula per un compito di navigazione astronomica, quando rien-

trarono da Pola i colleghi che vi si erano recati per il turno di franchigia portando la notizia di armistizio firmato dall’Italia senza condizioni e fu subito una gran-de confusione. Le tavole F non ridiedero quella volta alcun punto nave all’ipotetica rotta! A sera, mentre sui pendii della vici-na terra ferma era tutto un susseguirsi di fuochi e di spari, nella camerata gli allievi urlavano e si picchiavano, quelli di origi-ni giuliana e istriana perché più esposti a drammatiche conseguenze; io a stento mi rendevo conto di ciò che inevitabil-mente ci sarebbe accaduto. Presto però fui cosciente della situazione che andava delineandosi e cercai di reagire. L’indo-

Il mare era di un colore smorto; il cielo, umido di levante, lo sovrastava basso ed a largo si perdeva in un orizzonte nebbioso, vagamente definito. Spinti dallo scirocco, i marosi frangevano sulle banchine del porto in un convulso risuc-chio di spuma. Il giorno andava svanendo; nella penombra

del tramonto dileguava ai nostri occhi l’imponente Arena ro-mana e la Città pareva deserta, racchiusa in un silenzio oppri-mente. Lungo il viale che costeggia il porto di Pola, si snodava, per la sua intera ampiezza, una colonna disordinata di militari. Ognuna di questi portava sulle spalle un grosso sacco nero e molti faticavano a reggere il passo reso sollecito dall’incessante sollecitazione dei soldati tedeschi che li scortavano. La colon-na era formata da circa ottocento Allievi ufficiali del IX Corso preliminare navale di stanza nell’isola di Brioni e da lì trasferiti per ignota destinazione. Vi facevo parte anch’io, il sacco sulle spalle, il berretto di sghimbescio, il gemellino penzoloni dalla cintura dei pantaloni. Vicino a me c’era Sasà: piccolo, le gambe storte, gli occhi minuscoli e grigi che sapeva rendere strabici, le orecchie grandi che stridevano con la testa minuta.Ai lati del viale grossi platani intrisi di pioggia, le foglie di color ruggine mentre quelle già cadute facevano mucchio e sporci-zia di sotto. Dai rami più bassi penzolavano delle sagome che l’occhio non riusciva a distinguere, appena mosse dal vento che sibilando leggero tra le rade chiome degli arbusti sembra-va provocasse un sinistro lamento. Giù, tra le foglie morte, un cartello gualciva nella brezza della sera e l’inchiostro con cui vi era stato scritto che si trattava di un nemico impiccato andava rapidamente dissolvendo. Il raccapriccio che avvertii mi creò apprensione per quanto mi stava capitando mentre la memoria

coRReva L’anno 1943Quanta tragedia dietro la guerra. È bene

ricordarlo sempre, come avviene in questo dettagliato racconto, incentrato in quel tragico

settembre del 1943

RACCONTO DEL PASSATO

di PINOMAZZARELLA

Pola

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21RACCONTO DEL PASSATO

mani lanciavo l’idea di una resistenza armata in caso di attacco da parte dei nostri ormai ex alleati ed il Comandante del reparto, ferito in azioni di guerra e decorato al valore militare, abbozzò un sorriso di compiacenza facendo però presente la precaria disponibilità di armi, di munizioni, di viveri, di acqua potabile e di tante altre cose che avrebbe resa impossibile la difesa ad oltranza dell’isola.Un mattino vedemmo ancorata al largo la motonave Vulcania, la bella unità crocieristica che tempo addietro aveva riportato dall’Africa Orientale, compiendo il periplo del continente, cen-tinaia di connazionali. Sapemmo che la nave era stata inviata da Supermarina per trasferirci a Brindisi (la gemella Saturnia l’aveva preceduta a Venezia per trasportare gli effettivi dell’Ac-cademia, poi giunti senza intoppi nel porto pugliese). Durante un paio di giornate di febbrile lavoro fu imbarcato sulla Vulca-nia tutto il possibile, siluri di addestramento (compressi da una cassa sganciatasi dal bigo, si sparsero sulla banchina rotoli di carta igienica!). Si perse così del tempo prezioso e quando la notte di due giorni dopo la nave salpò, ben presto furono se-gnalati sommergibili tedeschi che imposero il rientro in rada. L’attaccamento dell’equipaggio e dei macchinisti determinò il suo insabbiamento su un fondale basso. Ciò non fu sufficiente: l’indomani infatti i tedeschi portarono via la nave con l’aiuto di alcuni rimorchiatori. Per noi allievi, di nuovo sbarcati sull’isola e virtualmente liberi, seguirono giorni di attesa durante i quali molti cercarono di fug-gire con piccole imbarcazioni, un idrovolante da ricognizione ed anche a nuoto: alcuni furono intercettati e cedettero sotto il fuoco dei militari tedeschi in servizio perlustrativo di cabotaggio. A me era capitata la possibilità d’imbarcarmi su un pescherec-cio, chissà come presente nel porticciolo e con a bordo alcuni marittimi rosetani non identificati. Si doveva prendere il largo in una notte plumbea il che non si verificò mai: della sorte dell’im-barcazione e del suo equipaggio nulla ho più saputo. Intanto a Pola si susseguivano gli incontri tra i nostri Comandanti ed i tedeschi, ormai padroni della Città e di tutto il territorio dove prima erano di stanza insieme alle forze armate italiane. Le trat-tative durarono una decina di giorni ed alla fine fummo avvisati che l’accordo raggiunto prevedeva il nostro ritorno a casa e, comunque, il trasferimento in borghese nelle località non occu-pate dagli anglo-americani!Dunque, lungo il viale costiero di Pola la colonna continuava la sua marcia; all’imbrunire giunse a destinazione, cioè alla Caserma Cavour dove erano radunati militari italiani in attesa

di essere deportati in Germania. La caserma era in uno stato indescrivibile di abbandono: dappertutto gente per terra, su gia-cigli di fortuna fra suppellettili e vetri rotti. Nell’oscurità i nuovi arrivati facevano ressa e calpestavano quelli che erano sdraiati, provocando liti e reazioni violente. Nella stanza già sede del comando, erano ammucchiati sul pavimento carta e documenti stracciati mentre la cassaforte a muro aveva il portello squar-ciato. Fuggii desolato all’aperto, nella piazza d’armi che trovai anch’essa piena di rifiuti e di uomini ammassati per terra.Con Sasà, Eugenio, Bruno e Sergio, i colleghi di accademia a me più vicini, raggiunsi alfine una piccola costruzione, pure in rovina e colma di sporcizia, un tempo adibita a falegnameria e officina meccanica, apprestandomi a passare la notte. Il buio era a tratti rischiarato dai riflessi della luna che occhieggiava nel cielo nuvoloso. A tentoni svolsi la coperta d’ordinanza che mi ero portata e in cui mi rannicchiai tutto coprendomi anche la testa prevedendo, come avvenne nella notte, terrorizzandomi, che grossi roditori avrebbero scorazzato sul mio corpo. La gior-nata era stata intensa, segnata da avvenimenti angosciosi. Io ed i miei amici stemmo in silenzio appena sussurrandoci la buona notte: la stanchezza, forse l’assillo per i nostri lontani, ignari genitori ed il presentimento di un fosco destino, ci vietavano di parlare. Ma ognuno avvertiva il respiro smanioso dell’altro. Era la notte del 23 Settembre 1943, la data d’inizio della mia prigionia.

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Grazie alla somma di 8 mila euro - 3 mila e 800 euro raccolti durante la cena di beneficenza, svoltasi a ridosso delle vacanze di Natale, e 5 mila euro, de-voluti da un commensale che ha voluto rimanere anonimo – l’Associazione Eidos di Roseto, ha con-

tribuito all’acquisto del Vapotherm (il costo complessivo è di 10 mila euro), l’apparecchiatura elettromedicale in grado di salvare la vita ai neonati affetti da patologie congenite alle vie respirato-rie e che è stato consegnato, nei giorni scorsi, al reparto di Tera-pia Intensiva neonatale dell’ospedale San Salvatore de L’Aquila.

Il nosocomio aquilano è un’eccellenza del centro-sud Italia e «il reparto di Terapia Intensiva neonatale ha 4 posti letti e 8 po-sti per la sub-intensiva, garantendo la presenza costante di un neonatologo, figura specializzata proprio nella cura del neonato da 0 a 30 giorni - ha dichiarato la Dott.ssa Sandra Di Fabio, - inoltre, il Vapotherm, essendo un apparecchiatura di ultima generazione, rispetto a quelle tradizionali, assicura al neonato una terapia più efficace, ad alto flusso e umidificazione e dota il reparto di un servizio all’avanguardia».“Nonostante i tempi di crisi, la solidarietà ha vinto ancora”.

L’aSSociazione “eidoS” dona iL vapotheRm al san

salvatore de l’aquila

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di LUIGI BRACCILI

E GIACINTO INSISTE…Si fa chiamare Marco perché Giacinto è troppo…storico. Sì proprio lui, il teramano Pannella, che Ilo-na Staller, grata per il godimento della pensione da deputata, diversamente da quello che ha fatto Pio

Rapagnà, lo chiama Cicciolino Marco. Ma Ugo Vollo, nel suo “pamphlet” sui soprannomi ne cita altri: Paperino, Paperon dè radicali e Marcolone.Roberto D’Agostino cita Mahatmann. A Teramo ha ricominciato a digiunare, non a lavorare assolutamente perché non lo ha fatto da giovane e non può farlo ora che è anziano, per varare una serie di “referendum” fra i quali quello chiamato appunto “vuotacarceri”.Pensate un pò quanto è generoso, ma tranquilli …è capace di fare di più.

E SÌ, È TRISTE GUARDARLE…Parliamo delle palme, quelle vetuste ad alto fusto perché le altre, le giovani, per ora crescono tranquillamente. Co-stituiscono una desolazione, ma, senza dispensare accuse, c’è veramente da disperarsi. Nessuno si è adattato a curare quei monumenti arborei. È andata meglio invece alle tartarughine che, nate sulla spiaggia, sono finite sul “CorSera”, il maggiore quotidiano italia-no che non parla mai di Roseto.A curare la palma malata ci ha pensato Paolo Bruni che l’a-veva avuto in regalo dal suocero, da quel Di Florio, esperto in forestazione che nel 1961 operò il rimboschimento attorno allo Stadio Adriatico di Pescara. Nella palma del buon Paolino, potatissima, stanno rinascendo le foglie all’apice: Noi vedovi del “palmicidio”…ci crediamo

PIOGGIA DI STELLE…Parliamo di stelle d’oro, quelle che appartengono alla massima onorificenza del CONI, ambitissime ed altamente qualificanti.Chi ha criticato l’inclusione di Roseto fra i Comuni europei av-venuta alcuni mesi or sono ha avuto torto perchè le attrezzature sono lì e nessuno le può cancellare, fra l’altro sono attivissime e molto frequentate. Sta per arrivare la quarta stella aurea ro-

setana per Antonio Marini, da una vita nello sport ed oggi dirigente dei “vetera-ni” ed ancora docente fra i giovani per il rispetto del codice della strada. L’altro “stellato” è Sandro Barnabei, rosetano a Pescara, con una vita nella canoa. E quelli che non ci sono più? Pensate a questi due nomi: Ernesto D’Ilario, il luminare dello sport e Giovanni Giun-co, che, fra ciclismo e basket ha fatto il pieno. Può bastare per non incorrere in tagli? QUELLI DEL CALCIO…Parliamo di calciatori rosetani d.o.c. che giocano fra i professionisti: tre in B ed uno in C2 (scusate le antiche denomi-nazioni, ma appartengo al passato). Tre giocano fra i cadetti: Di Donato, dopo un quinquennio ad Ascoli, ha lasciato la fascia di capitano per andare, alle porte

di Padova, al Cittadella. Ci sono poi Dezi che, dopo un biennio trascorso a Napoli, ora milita, con successo, nel Crotone dove ha anche segnato e Croce, che nell’Empoli assolve il compito di preciso centrocampista. In terza serie il giovanissimo Lulli gioca mediano nel Teramo, dopo una breve esperienza in Calabria, ha ridato la cornetta al nonno Girolamo che ancora suona nella banda di Montepagano.“Io gioco a calcio…e nen se tosce!” –questa la sua decisione.

PUNTUREROSBURGHESI

Tonino Marini

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“Who Cares About the Democratic Rights of Young Pe-ople?” A questa domanda verrebbe spontaneo rispon-dere “Nessuno!”, come ha fatto in coro la quasi totalità degli studenti interpellati nel nostro Istituto.In un periodo storico come questo, l’Europa sembra

aver tolto la speranza a milioni di giovani il cui futuro rischia di essere inghiottito dal baratro dell’eurocrisi. Avvertono sem-pre maggiore difficoltà ad affermarsi professionalmente, i loro diritti sembrano sempre meno tutelati e si sentono traditi dalla generazione precedente. Ne viene fuori uno scenario piuttosto preoccupante!Ma i giovani devono conoscere i loro diritti, agire, proporre, confrontarsi ed essere cittadini attivi. Da tali premesse nasce il progetto “Who Cares About our De-mocratic Rights? A Project to Enable young people from three European Countries to Explore their Role as Active European Citizens”, che mira a promuovere la cittadinanza attiva in gene-rale e in particolare la cittadinanza europea, sviluppa la solida-rietà e la coesione tra i giovani partecipanti.DATE DEL PROGETTO: Dal 1° febbraio 2011 al 12 settembre 2013PARTECIPANTI: King David High School, Valley Community Youth Theatre - Liverpool, Kunggardsgymnasiet - Norrkoping (Sweden), Ass. Culturale Cerchi Concentrici Promotor e Istituto d’Istruzione Superiore ‘Vincenzo Moretti’ - Roseto.MOMENTI PIÙ SIGNIFICATIVI:STRASBURGO: Parlamento Europeo - Partecipazione a EU-ROSCOLA con altri 500 studenti e visita alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo dove gli avvocati hanno illustrato come vengono difesi i diritti fondamentali dei cittadini.GINEVRA: Palais des Nations, Croce Rossa, OHCHR (Alto Commissariato per i Diritti Umani), UNHCR (Alto Commissa-riato per i Rifugiati), ILO (Organizzazione Mondiale per il La-

Si è concLUSo Un beL pRogetto eURopeo che ha visto coinvolto l’istituto Moretti, insieMe a delle scuole inglesi e svedesi.

il resoconto in italiano e in inglese

“Who cares about the Democratic Rights of Young Pe-ople?” The answer that comes to mind immediately is “Nobody!”, which is what the students at the Istituto-Moretti spontaneously replied when faced with this que-stion.

In Italythe economic prosperity that characterized the lives of its citizens in the past decades has made way to disparity among families, a worsening of the welfare system, an increase in taxa-tion, widespread unemployment, topped off by daily revelations of corruption among politicians. Every day we are bombarded by negative and confusing information from the media.Most young people are frustrated and disoriented and have a dark outlook on their future.With “Who Cares About our Democratic Rights? A Project to Enable Young People from three European Countries to Ex-plore their Role as Active European Citizens” we have tried to help our students to obtain a greater insight into their past, present and focus on setting the basis for a better future. They have had the opportunity to discuss issuesand make proposals of vital importance for the future of our continent.PROJECT DATES: Feb 01,2011 to Sept 12, 2013PARTICIPANTS: King David High School, Valley Community Youth Theatre – Liverpool, Kunggardsgymnasiet - Norrkoping (Sweden), Cultural Association CerchiConcentriciPromotor, Istitutod’IstruzioneSuperiore ‘Vincenzo Moretti’ – Roseto.MOST SIGNIFICANT MOMENTS:STRASBOURG: The European Parliament- participation at EUROSCOLA with other 500 EU students and The European

Traduzione in IngleseREFLECTIONS ON THE YOUTH IN ACTION PROJECT: “WHO CARES ABOUT OUR DEMOCRATIC RIGHTS”

A Ginevra, presso la sede europea dell’Onu A Norrkoping in Svezia

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voro). Visite ai vari dipartimenti, partecipazione a una serie di conferenze e dibattiti sul ruolo dell’ONU nel mondo.STOCKHOLM/NORRKOPING-SVEZIA: Incontro con studenti rifugiati, visita al Museo Nobel, scoperta dei diritti dei giovani svedesi (trasporto e pasti scola-stici gratuiti, ingresso ai musei gratis, sussidio mensile agli stu-denti). ROSETO (sotto la neve): Incon-tro con Sindaco e Giunta, visita al Museo delle Genti d’Abruzzo, attività con Punto Europa, realizzazione film sulla storia dei di-ritti democratici in Italia, visita a Roma.LIVERPOOL-UK: Visita all’ultramoderno Istituto King David (ingresso con sistema di impronte digitali) e partecipazione al Consiglio Studentesco e al Consiglio Comunale. Visita a Port Sunlight, villaggio costruito nel 1800 da Lever per tutelare i di-ritti degli operai.Incontro con gli ingegneri a Sandon Dock, i quali hanno mo-strato come Liverpool garantisce l’acqua pulita; Sketch teatrali su Maria Montessori (diritto all’istruzione), Kitty Wilkinson (la santa dei poveri) e Jenny Lind (‘usignolo svedese’) al Valley C. Theatre;Partecipazione alla partita di “Premier League” tra l’Everton e il West Bromwich;Giornata a Londra. PRODOTTO FINALE: un film di un’ora intitolato “Who Cares About Young People’s Democratic Rights” proiettato a Liver-pool il 12 settembre 2013 e patrocinato dall’UNESCO. Inoltre è stato realizzato uno spot di 50’ per il Concorso “UN Internatio-nal Year of Water”.Questo progetto intrigante non si è ancora concluso e conti-nuerà con altre attività stimolanti per i nostri giovani che hanno molto da offrire.

Court of Human Rights where students interviewed its lawyers to discover how the Court defen-ds essential rights.GENEVA: Palais des Nations, The Red Cross, OHCHR (High Com. For Human Rights), UNHCR (UN Agency for Re-fugees), ILO (International La-bour Org): Visits to various de-partments, a series of lectures, debates on how the UN fun-ctions and how human rights are defended in other continents. STOCKHOLM/NORRKOPING-

SWEDEN: Meeting with refugee students, visit to Nobel Mu-seum, and the discovery of all the rights young people have in Sweden (free school meals, free entrance to museums, monthly grants to students). ROSETO (under the snow): Interview with theMayor &Council-lors, film on history of democratic rights in Italy, activities with Punto Europa, visit to the Museum of Le Gentid’Abruzzo.LIVERPOOL-UK: The ultramodern King Davidschool (fin-gerprint-entry system) and and participation in the Students’ Council and Local Council. A day spent in the model village, Port Sunlight,revealed how workers were respected in the 1800s. The engineers at Sandon Dock illustrated what is done in Liverpool to achieve clean water. The skitson Maria Montes-sori (right to education), Kitty Wilkinson (the Saint of the Slums) and Jenny Lind (the Swedish nightingale) at the Valley C. The-atre were precious moments for the students together with the Everton football match and day in London.FINAL RESULT: A one-hour FILM entitled “Who Cares About Young People’s Democratic Rights” premiered in Liverpool on Sept 12,2013 and a 50’’ film for the Competition “UN Interna-tional Year of Water”.This intriguing project has not yet come to an end and will con-tinue with many more stimulating activities because our young people have a great deal to offer and it’s up to us to decide how much they matter!

di Marisa Di Silvestredocente del Moretti

Strasburgo, Parlamento europeo con gli studenti del Moretti

Dentro il luogo mitico dei Beatles, The Cavern Gli studenti del Moretti a Liverpool Davanti il porto di Liverpool

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Tutti noi abbiamo un legame con il passato, inevitabil-mente. Non è una questione storica o di riferimenti cronologici: molto più semplicemente è qualcosa che permea il nostro vissuto, una sorta di ricerca di quel nutrimento che le radici lunghe e ostinate riescono a

cogliere, alle volte conficcandosi nel terreno più duro, arrivando così lontano dal fusto, tanto che tale vigoria lascia allibiti. Attin-giamo da quello che siamo stati solo se sappiamo cosa abbiamo ottenuto e solo se vediamo cosa ancora si prospetta davanti a noi. E quando lo facciamo con cognizione di causa e dovizia di parti-colari è unicamente per una visione d’insieme che solo le menti critiche e ammantate di saggezza sanno percepire. Angelo Cioci vive su questa linea di galleggiamento di un passato che ha sapu-to consolidare il suo presente lungo un’intera esistenza. In altre parole la lucida capacità riflessiva e un forte rispetto per i valori della vita lo inducono a capire da dove è partito: ai blocchi di par-tenza c’erano tantissimi altri concorrenti come lui, ma il privilegio di stare nei primi posti lo deve almeno a tre fattori, ad iniziare da una sconfinata riconoscenza verso suo padre. Se sono riuscito a raggiungere degli obiettivi nella mia vita - ci confida con lo sguardo verso colui che sta per ricordare, come se lo guardasse da dietro la finestra - lo devo unicamente a mio padre, al fatto che per le cose importanti come la casa e una certa sicurezza economica ci ha pensato lui: io mi sono dedicato al resto, investendo sulla mia professione. Che non è poco, aggiungiamo noi. È un atto d’amore che sconfina nella venerazione di un uomo descritto come straor-dinario, capace di vedere nel figlio quelle potenzialità che poi sono emerse tutte quante. In seconda battuta c’è l’attaccamento quasi viscerale verso la sua terra, al punto da vedere solo il positivo che Roseto ha saputo offrirgli negli anni. Certo, gli aspetti che lo hanno un po’ deluso ci sono stati, ma tutto passa in seconda battuta quando quello che si è ottenuto è di gran lunga superiore a ciò che non è mai arrivato. La terza gratitudine va alla sua formazione

scolastica, soprattutto quella dei Gesuiti, capace di inculcargli una metodologia di studio e di vita che riaffiora sempre. È stata una base così importante che lo ha spinto ad andare oltre e ottenere il massimo da se stesso. Insomma, il dott. Cioci guarda la sua vita con distacco, da attento analista e conoscitore della neuropsicolo-gia, ma non si sottrae alla battuta e alle espressioni dialettali, che lo riportano dentro le cose semplici della vita, quelle che ama di più. E è da lì che noi vogliamo partire.Forse inconsciamente sin dalla nascita ha assaporato il forte profumo del mare.Credo che qualcosa mi sia entrato subito nel sangue, se non altro per il luogo in cui ho aperto per la prima volta gli occhi. Sono nato nella nostra casa al mare di Via Pescara al n° 1, costruita nel 1924 da mio padre, due anni dopo che si era sposato con Graziella Di Giannatale. Lui proveniva da Canzano e diciassettenne venne ad abitare a Rosburgo, mentre mia madre, nata a Penne S. Andrea, era qui dall’età di quattro anni. Ero l’ultimo di cinque figli: il primo era Ennio, nato nel 1925, poi Maria del 1930 (ma morta a due anni), Rita, la conosciutissima professoressa, nata nel 1932, Maria nel 1934 e infine io che vengo al mondo il 10 novembre del 1937. Le dicevo della casa, ma in realtà dovrei parlare di una stanza, quella più a Est e più vicina al mare, dove nacquero tutti i figli. Allora da casa nostra iniziava la spiaggia, nel senso che non c’era il passeggio e il mare era direttamente collegato. Tuttavia quella stanza nel tempo sarebbe diventata anche il mio rifugio, raggiun-gibile con facilità dalla strada, perché era al piano rialzato e vi si accedeva anche grazie a una finestra. Era il mio passaggio segreto quando rientravo all’alba, dopo le serate passate al Lido Mirella, per eludere la sorveglianza dei miei genitori, ma immancabilmente mia madre era lì ad aspettarmi sveglia.A sei anni si possono ricordare i bombardamenti?Certo che sì, me li ricordo eccome. Dopo l’8 settembre del 1943 la situazione dalle nostre parti si fece critica e parte della nostra famiglia sfollò prima a Casale per un paio di mesi, poi andammo nella casa di mio padre a Canzano, che si era liberata dagli inqui-lini. Partimmo sopra un carretto trainato da un mulo e guidato da

angeLo cioci. Se Si è RiconoScenti a qUaLcUno peR ciò che Si è diventati, Significa eSteRnaRe La foRma più aLta di RiSpetto. e Se

tRa qUeSte peRSone c’è iL padRe, aLLoRa La gRatitUdine Si eLeva a SenSo pRofondo deLLa vita

LA SUA PROFESSIONE MEDICA, SOPRATTUTTO UN TEMPO, SCONFINAVA IN UNA VERA E PROPRIA MISSIONE DI VITA. POI I CAMBIAMENTI E GLI

INNUMEREVOLI STUDI LO HANNO PORTATO SPESSO IN AMERICA, DA DOVE HA ATTINTO MOLTO DEL

SUO SAPERE E HA POTUTO ANCHE CONSTATARE CHE SENzA LA SUA ROSETO, E LE PERSONE CHE LA

POPOLANO, È VERAMENTE IMPOSSIBILE VIVERE

Angelo Cioci

di William Di Marco

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Gigi Felicioni detto “Gigi de Peron”: c’eravamo tutti, compresa mia nonna, tranne mio padre e mio fratello Ennio, i quali rimasero a custodire la casa. E lì stava per succedere una vera strage. Il 29 novembre ci fu un bombardamento navale degli alleati e una can-nonata colpì una palazzina di tre piani a fianco alla nostra, dove c’era uno dei comandi dei tedeschi. Perì una donna che mi ricordo era chiamata “La Maroll”, mentre a casa nostra c’erano almeno una quindicina di persone, rifugiate nel seminterrato. Se l’avessero colpita, ci sarebbe stata una carneficina.Suo padre è stato per lei una figura molto importante. Che me-stiere faceva?Devo moltissimo a lui e credo che oggettivamente sia stata una persona straordinaria. Con la sua IV Elementare aveva saputo co-struirsi un’ottima posizione lavorativa ed era molto considerato. Faceva l’imprenditore edile, costruiva case e sapeva fare il suo lavoro. Aveva un cuore grande ed era molto vicino alle persone. Quando poteva, cioè spesso, le aiutava, tanto che era divenuto una fonte di riferimento per chi gli chiedeva un aiuto finanziario, una specie di terza banca cittadina, dopo il Banco di Roma e la Banca di Napoli. Era predisposto ad aiutare gli altri, ma ad un certo punto fu costretto a cambiare la tipologia di costruzione. All’i-nizio faceva case e fabbricati per i privati, ma erano troppe le per-sone che gli dovevano dei soldi. Molti, come si faceva allora, non finivano di pagare e credo che ci siano diverse famiglie a Roseto che gli devono riconoscenza, perché di conti in sospeso ce n’e-rano veramente tanti. Fatto sta che iniziò la costruzione di opere pubbliche, realizzando strade, ponti, ma soprattutto lavorò molto con il Ruzzo e gran parte della rete oggi esistente l’ha realizzata lui. Nel 1965 costruì la palazzina dove oggi abito e c’è il mio am-bulatorio, praticamente dietro la casa natale. Ricordo che trattava i suoi operai con grande affetto: se veniva uno di loro a casa all’ora di pranzo, mangiava con noi ed ero io, il più piccolo, che gli cede-va il posto. Ma la gratitudine più grande che devo a mio padre è che ha pensato a quelle cose basilari della vita e me le ha passate tutte, come la casa, la possibilità di studiare, il fatto che avessi una certa sicurezza economica. Io poi ho cercato di fare il resto, ma è a lui che devo veramente tutto. L’unica cosa che mi dispiace, data la sua magnanimità, è il mancato ricordo della città nei suoi confronti. Morì nel 1974.Quando iniziò la scuola?Rimanemmo a Canzano per due anni e lì iniziai le Elementari. Poi, quando la guerra era ormai finita, tornammo a Roseto e fre-

quentai la III con il ma-estro Alfredo Giansante, che ci guidò fino all’ul-timo anno. Le Medie le feci dalle suore, ma mi ricordo che eravamo molto ribelli, oggi si di-rebbe poco scolarizzati. Ebbi, tra gli altri, il prof. di lettere Fulvio Volpi che consigliò mio padre di iscrivermi al Collegio dei Gesuiti dell’Aquila. Qui ci fu la svolta. Era un ambiente dove biso-gnava solo studiare, ma lo facevamo con il gusto di imparare. Quegli inse-gnamenti mi sono rimasti dentro per tutta la vita, anche perché ci dicevano che dovevamo essere i migliori e noi facevamo di tut-to per essere all’altezza. D’altronde, in un ambiente così eleva-to culturalmente, era difficile non seguire certi insegnamenti. Ci portavano a vedere il teatro, le opere liriche, i concerti di musica classica con personaggi del calibro di Arturo Benedetti Michelan-geli, Wilhelm Backhaus, Arthur Rubinstein e altri ancora. Rimasi all’Aquila dal 1952 al 1957.Poi si iscrisse all’università. Come mai Medicina?Perché non ho pensato ad altro durante il liceo. Mi iscrissi a Bo-logna e il capoluogo emilaino è diventata la mia seconda patria. In tutto ci sono stato quindici anni, sei per laurearmi in Medicina, tre per la specializzazione in Clinica Pediatrica, tre per Psicologia Medica e altrettanti per Pediatria Preventiva. Non pago di questi studi, dal 1974 ho iniziato a frequentare le università americane, in particolare Harward, la Penn University e la Thomas Jefferson University, dove ho approfondito molto gli studi sulla neuropsico-logia, specializzazione che in Italia non è così conosciuta. Tutto ciò mi ha portato ad insegnare ai docenti presso il dipartimento di Psicologia all’Università di Bologna, ad essere membro della New York Academy of Sciences e socio della Società Medica Chirurgica di Bologna.A proposito, la città felsinea le ha dato molto di più...Si riferisce a mia moglie, Maria Teresa Ruggeri, e ha proprio ragio-

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Bologna, 28 novembre 1959. Da sin. gli studenti Lisa Gennari, Angelo Cioci e Giuseppe Politi in una esercitazione

di anatomia in sala settoria

Roseto,nei pressi del Ristorante Roseto, inizi anni ‘50.Da sin. Angelo Cioci ed Emidio Testoni

Roseto, 1941. Angelo Cioci al mare all’età di quattro anni

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ne. La conobbi in una festa per le matricole. Lei era del luogo e si laureò in Lingue, tant’è che insegnò Francese per molti anni alla Romani di Roseto. Donna molto intelligente, quando nel 1968 ci sposammo, venne ad abitare a Roseto e lo fece con enorme piace-re, perché amava il paese e la gente. Nel 1969 nacquero le nostre figlie, le gemelle Gaia e Grazia, in rigoroso ordine alfabetico, che hanno fatto in parte quello che avevamo fatto noi. Dopo le scuole rosetane, frequentate fino al primo liceo, si trasferirono a Bologna per finire le Superiori. Poi per quattro anni sono state in un college americano, per poi laurearsi in Economia a Bologna, dove Gaia è rimasta come responsabile di una importante società, mentre Grazia si è trasferita a Bruxelles e si occupa di ecologia per una azienda americana. Insomma, Bologna è nel nostro Dna e non potrebbe essere diversamente per uno come me che dal 1965 continua a fare le visite mediche ai bambini in una casa di cura.Intanto a Roseto iniziava la sua professione di medico e non mancano gli aneddoti, soprattutto quando...Di fatti curiosi ce ne sono tanti. Aprii l’ambulatorio nel 1968 come medico generico e come pediatra. Mia moglie mi consigliò di met-tere la segreteria telefonica. Ero un po’ scettico, ma lei mi convin-se, dicendomi che altrimenti avrei avuto dei preconcetti sui miei concittadini. Chiamai il tecnico della Sip, feci mettere l’apparec-chio e registrai la solita frase: “È il numero del dottor Cioci. Sono momentaneamente assente. Lasciate un messaggio”. La sera del primo giorno, quando rientrai, ascoltai ciò che c’era registra-to e sentii una signora che con cadenza dialettale locale diceva: “Prond’, prond’, prond’”. Ad un certo punto un’altra voce le chie-se: “Ma ch’ dic’” e questa signora: “Ch’ ne sacc’, parl’ sempr’ ess’”. Fu così che tolsi la segreteria. Un’altra volta feci una visita in campagna a un bambino. Dopo una diagnosi accurata - forse non mi resi conto che avevo usato troppe parole difficili - arrivò la non-na con una lunga veste nera e un fazzoletto in testa e mi chiese: “Dotto’, ma gl’ funzion’ lu strument’?”. Capire cosa intendesse per strumento è cosa molto facile.Sta parlando di un tempo veramente remoto.È proprio così. Quando iniziai questa straordinaria professione, i medici facevamo un po’ di tutto, dal pronto soccorso alle guardie notturne. Era un impegno di ventiquattro ore e bisognava esse-re sempre disponibili. Per questo mi preme ricordare, anche qui

in ordine alfabetico, tutti quei colleghi di allora che hanno dato tantissimo in termini professionali e umani, ad iniziare da Alfonso Antonini di Montepagano, per proseguire con Roberto Bondar-delli, con il quale spesso ci sostituivamo a vicenda, Antonio Di Donato, Giovanni Di Loreto, Giuseppe Francani, che era un ocu-lista e Giuseppe Mazzoni. Prima di noi c’erano stati i dott.ri don Beniamino Passamonti, Francesco Di Donato, Pacifici e Isidoro Savini. Insomma, un po’ tutti questi nomi hanno fatto la storia della medicina rosetana.Da come parla, lei ama proprio la sua città.E come potrei non amarla. Ogni volta che sono stato fuori, non vedevo l’ora di rientrare. Non posso fare a meno della gente del luogo, che sa farsi volere bene e ha una carica di umanità note-vole. Roseto mi ha dato tanto, ad iniziare da quei bei pomeriggi passati al Bar dei Pini, e le serate trascorse al Lido Mirella, dove si ballava fino a tardi. È stato uno dei locali più rinomati della costa, in cui sono approdati i più grandi cantanti degli anni’ 50 e ‘60. E poi, verso le due o le tre del mattino, ci “drogavamo” con il nostro stupefacente di allora: il cocomero, sempre presso Piero Di Blasio, per poi rientrare all’alba. Abbiamo fatto una vita liberissima e per molti versi privilegiata. Mi ricordo anche i primi viaggi fatti in Svezia per tastare con mano una società che era diversa dalla nostra in molte cose. Ma ogni volta che mettevo piede a casa, la felicità era incontenibile. Qui le persone ti fermano per strada e ti apprezzano per quello che hai realizzato e per quello che sei.Lei ha osservato da vicino tantissimi giovani. Che idea si è fatto della società attuale?I giovani hanno a che fare con un mondo in continua evoluzione, ma loro essenzialmente sono sempre gli stessi. Una cosa l’ho ca-pita: i ragazzi crescono secondo gli educatori che hanno avuto. Ecco, questo lo voglio dire. Oggi occorrerebbero meno insegnati e più educatori, perché non è importante essere intelligenti, ma avere la giusta educazione.A questo punto arrivano delle telefonate. Sono i suoi pazienti che lo cercano e che lo trovano sempre disponibile. Ma come potrebbe essere diversamente, dopo che una mamma - da tanti anni sotto le sue cure insieme ai suoi bambini, oggi grandi - solo poco tempo fa gli ha confidato: “Ho avuto l’onore di avere lei come pediatra”. L’uomo si fa piccolo piccolo, ma l’anima vola verso l’infinito.

Pubblicati: 1 Altobrando rapagnà; 2 luigi braccili; 3 Arnaldo giunco; 4 Pino mazzarella; 5 maria Pia di Nicola; 6 Emidio testoni; 7 luigi Celommi; 8 gabriele matricciani; 9 tonino Sperandii; 10 Adriana Piatti; 11 mauro Pincelli; 12 maria Pulcini; 13 Erardo triozzi; 14 rossana bacchetta;15 tonino marini; 16 gino Sforza; 17 valeria Collevecchio; 18 Pace Celommi; 19 franco Sbrolla; 20 dante d’Alessandro; 21 vittorio foschi;22 giuseppe Savini; 23 Pietrino di gianvittorio; 24 vittorio fossataro; 25 Nino faga; 26 Quintino liberi; 27 giancarlo verrigni.

Roseto anni’90. La famiglia Cioci al completo.Da sin. mamma Maria Teresa, la gemella Gaia,

papà Angelo e l’altra gemella GraziaIn America Anni ‘70. Angelo Cioci con la moglie

Maria Teresa Ruggeri

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Con il pubblico delle grandi occasioni è stata inau-gurata a fine settembre presso il Ristorante il Baffo Rosso di Corropoli la stagione 2013-2014 di Tera-tango, la nota Associazione di Tango Argentino che svolge la propria attività a Roseto degli Abruzzi ogni

martedì sera, oltre che a Teramo e ad Alba Adriatica.Una nuova stagione all’insegna delle novità, nella continuità di una tradizione più che decennale. Nel progetto 2013/14 “Eco-sistema Teratango” confluiscono esperienza, professionalità, vocazione, nonché le abilità creative di un gruppo già consoli-dato, ma aperto ai neofiti e a coloro che desiderano immergersi nel virtuosismo tanguero. L’obiettivo è creare una proposta mul-ticulturale e multidisciplinare orientata al tango.Il progetto prevede inoltre la partecipazione straordinaria dei ballerini internazionali Alessandro Esposto e Sara Porfiri, Cam-pioni Europei di Tango Argentino, che una volta al mese affian-cheranno nella didattica gli insegnati stabili. La preziosità della stagione è il “Progetto Giovani”, che ha come obiettivo quello di far avvicinare i giovani al tango. I personaggi principali saranno i giovanissimi artisti Francesco Mastromauro e Greta Luna Saccone, Campioni Italiani 2010-2011-2012, che da alcuni anni frequentano il Liceo Coreutico di Teramo. Proprio con loro Teratango sta elaborando un programma che

porterà il tango nelle scuole e università attraverso esibizioni, momenti storico-culturali e, laddove possibile, lezioni di prova.Il Presidente di Teratango, con un bagaglio di oltre 13 anni dedicati alla ricerca didattica, culturale e storica, continua al-lusivamente a cavalcare i temi dell’Ecologia parlando del tango proposto come di un tango ecologico, che non inquina, rispetta la storia e la cultura ed ecosostenibile, cioè che non impatta né stravolge il galateo e il “codigo”, ossia il codice del tango. Per dirlo condensato, “El Tango de Buenos Aires”. Le sedi di ballo e incontro, anche per quest’anno, proprio per venire incontro alle esigenze di coloro che non possono spostar-si facilmente, sono Roseto degli Abruzzi, Teramo e Alba Adria-tica. E come ogni anno è previsto il circuito settimanale, che da accesso libero a tutte le sedie TangoBar, la pratica guidata del giovedì per esercitarsi. La sede di Roseto è presso la palestra danza della Scuola Media Fedele Romani. Oltre alla possibilità di effettuare due lezioni gratuite senza alcun vincolo, per la sola sede di Roseto degli Abruzzi è previsto un sconto del 25 % (per gli under 24 fino al 40%) sulla retta mensile a chi si presenta con una copia del periodico Eidos nel quale è pubblicato questo articolo.Per informazioni tel. [email protected] - www.teratango.it.

avviata con tante novitÀ la nUova Stagione di teRatango

Centro tango argentinoconFerMata la sede di roseto degli aBruzzi

Progetti Ecosistema e Giovani con ballerini di fama internazionale

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Lo scorso 10 ottobre nei lo-cali della Villa Comunale di Roseto è stato

presentato ufficialmen-te il Liceo Scientifico e il Liceo delle Scienze Applicate a caratteriz-zazione Ambientale. Una delle sedi del nuo-vo liceo sarà ospitata a Pineto, che per l’oc-casione ha allestito un laboratorio ad hoc nei locali al secondo piano della sede dell’Istituto comprensivo “Giovan-ni XXIII” di via Verona di via Verona, dove numerosi computer e lavagne multimediali sono già pronti per dare l’avvio alle attività laboratoriali. Gli strumenti saranno messi a disposizione anche degli alunni della scuola media, che potranno dunque utilizzare i laboratori per arricchire le attività scolastiche. A Roseto, inve-ce, si terranno le lezioni tradizionali del nuovo liceo.Questa nuova originale proposta del Polo Liceale Statale Saffo consente agli alunni di arricchire il proprio percorso liceale sia in termini culturali che in termini metodologici. Le ore aggiunti-ve di “Laboratori sull’Ambiente”, già in corso di realizzazione, si terranno ogni quindici giorni di sabato, verranno trattate tema-tiche riferibili alla qualità dell’ambiente naturale ed antropizzato ed alla conoscenza geo-storica del territorio. Grazie ai laboratori sul campo ed alle collaborazioni con enti

il polo liceale statale “saFFo” presenta il Liceo Scientifico

e deLLe Scienze appLicate con caRatteRizzazione ambientaLe,

unico in aBruzzo

La presentazione

pubblici e privati, che si sono distinti nel mo-nitoraggio della qualità dell’ambiente e nella green economy, gli stu-denti avranno modo di sviluppare competen-ze pratiche e teoriche nell’ambito della so-stenibilità ambienta-le. Questa innovativa proposta didattica ha già coinvolto numerosi studenti nel suo primo anno di attivazione ed ha già avviato le prime attività sia in aula che nel territorio, che han-

no trovato l’immediata approvazione, entusiastica, degli studen-ti. Alla presenza del Dirigente Scolastico, Viriol D’Ambrosio, e della Coordinatrice del corso, Prof.ssa Elena Bellachioma, gli studenti del corso e le loro famiglie, hanno ricevuto il saluto di numerose autorità, tra cui il Sindaco di Roseto Enio Pavone e gli assessori Recchiuti e Urbini, il Sindaco di Pineto Luciano Monticelli e l’assessore Pallini, i Dirigenti delle due amministrazioni Gabriel-la Lasca e Mauro Cerasi, il Direttore Generale dell’ARTA Mario Amicone, il Direttore dell’Area Tecnica Luciana Di Croce, rap-presentanti di vari enti, Area Marina Protetta Torre del Cerrano, Parco nazionale del Gran Sasso e dei Monti della Laga, Museo Archeologico Nazionale di Campli, Riserva Naturale dei Calan-chi di Atri, e il Direttore Silvio Brocco dell’azienda LIOFILCHEM.

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Lo scorso sabato 19 otto-bre, è stata inaugurata a Teramo, nella splendida cornice del Museo Arche-ologico, la mostra “Il me-

tallo della fede – Dalle monete dei Vangeli alle medaglie sacre contemporanee”, aperta al pubbli-co (ingresso gratuito) fino al 6 gen-naio 2014. Un evento organizzato dall’Accademia Pietro Giampaoli per la medaglia d’Arte, in collabo-razione con Gloria in Arte e la Bi-blioteca Apostolica Vaticana e che

offre all’appassionato di numismatica o al semplice curioso, una rassegna ricca di esemplari: una prima sezione è dedicata alle monete citate nei Vangeli e nei testi sacri, tra le quali spiccano i “sicli”, le trenta monete utilizzate per pagare Giuda; la seconda sezione propone, invece, medaglie, bozzetti e disegni che metto-no in luce il senso della ricerca di Dio. Infine, la terza assegna uno spazio privilegiato allo “scultore della fede” e medaglista contem-poraneo, Angelo Grilli.A margine dell’importante iniziativa abbiamo colto l’occasione di intervistare Roberto Ganganelli, direttore de “Il giornale della numismatica”e membro scientifico della mostra.1) Cosa significa oggi essere un numismatico? Il numismatico, oggi come ieri, tanto che sia uno studioso oppure un appassionato collezionista resta comunque un “privilegiato”. Monete, banconote e medaglie sono infatti finestre aperte sulla storia, sull’arte e l’economia, sulle religioni e sull’antropologia dal-le quali si possono ammirare panorami unici. Attraverso un dena-rio romano si può riscoprire la storia, ad esempio, di Augusto o di Nerone, mentre da una piastra papale emerge tutta la bellezza dell’arte barocca. Le banconote sono esempi raffinati di decora-zione e simbologia, mentre le medaglie commemorative - antiche o moderne - seguono i canoni della scultura e dell’arte al massimo livello. Non a caso, Pisanello ha inventato proprio nel ‘400, qui in Italia, la medaglia d’arte.2) La numismatica è ancora uno studio, una scienza di nicchia? (È in aumento il numero degli appassionati? Di solito a che età ci si appassiona al collezionismo di monete?)A livello universitario, vi sono in Italia alcune qualificate cattedre anche se è vero che troppo spesso gli archeologi e gli storici guar-dano la moneta solo come un “fossile guida” mentre potrebbe essere utile per capiere le epoche passate in modo più completo e dettagliato. Il nostro paese, del resto, possiede un enorme patri-monio numismatico, che tuttavia non viene sempre valorizzato da musei e soprintendenze. Per contro, i collezionisti di monete an-tiche e i tanti cultori della materia - con spirito, direi, “illuminato” - tutelano e valorizzano le monete, le studiano e le amano. Natu-

ralmente, anche in una moneta attuale si rivela, attraverso il collezionismo, un mon-do intero da scoprire (si pensi soltanto alla varietà dei soggetti presenti sugli euro).Per appassionarsi alla numismatica non c’è del resto età, basta solo un po’ di cu-riosità e, anche se i collezionisti sono oggi in numero minore rispetto agli anni del miracolo economico e agli anni Settanta-Ottanta, il mercato ri-mane vivace sia per le monete antiche e medievali che per quelle moderne trattandosi, come è facile intuire, anche di una forma interessante di investimento.3) Come accolgono le istituzioni locali iniziative come quelle che oggi si tengono a Teramo?Teramo ha dato una risposta eccezionale alla mostra “Il metallo della fede”, avendo compreso - a livello di Comune, di Museo archeologico e di tutte le altre realtà coinvolte - che un percorso in cui si trovano sia le monete citate nei Vangeli, sia medaglie con-temporanee sia sculture e opere grafiche (penso all’antologica del maestro Angelo Grilli) è un’occasione irripetibile per visitare non una, ma tante mostre insieme, peraltro in un percorso - quello del Museo - già ricco di tesori legati al passato della città e del suo territorio.4) Perchè chi non è appassionato di numismatica dovrebbe vi-sitare la mostra Il metallo della fede?Perchè la dimensione spirituale è in ogni uomo, credente o non credente. La fede può essere un approdo al quale si è già in qual-che modo pervenuti o un cammino in divenire oppure, addirittu-ra, un percorso irto di dubbi e ripensamenti. Le medaglie esposte testimoniano tutti questi punti di vista. Prescindendo, tuttavia, dal tema religioso, “Il metallo della fede” merita sicuramente una vi-sita per gli omaggi a due grandi scultori italiani, Emilio Greco e Angelo Grilli, e per le affascinanti monete dei Vangeli (i trenta denari di Giuda, o l’obolo della vedova...). L’augurio è che soprattutto studenti e giovani visitino la mostra e che, almeno qualcuno di loro, diventi un giorno un numismatico. Se anche così non fosse, sono comunque certo che in ciascuno di loro rimarrà il ricordo, indelebile, di un viaggio particolare nel passato e nell’arte.

inaugurata a teraMo la Mostra “il metallo della fede” inteRviSta a RobeRto ganganeLLi

Roberto Ganganelli

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L’aSSociazione “abRUzzo amoRe” non Finisce Mai di organizzare

iniziative di solidarietÀ

MARIASCOGLIAMIGLIO

LORENZAPASQUINI &

Red. Cerchi Concentrici Promotor

di

In due anni questo gruppo di persone ha già realizzato diversi interventi per aiutare chi ha veramente bisogno

Roseto sarebbe una città migliore se tutti i cittadini si dedicassero al volontariato e alla beneficenza, come già in molti fanno. Protagoniste di questa intervista sono infatti Liliana Di Tecco (ex presidente dell’asso-ciazione Dimensione Volontario) e Chiara De Luca, le

quali da tempo si occupano di solidarietà e che da un paio di anni fanno parte dell’associazione “Abruzzo Amore - Solidarietà e beneficenza”.Di preciso, da quanto tempo operate nel sociale?Sono ormai 22 anni che ce ne occupiamo. Abbiamo iniziato con l’associazione Dimensione Volontario grazie alla quale abbiamo organizzato molteplici festival di solidarietà e garantito risorse ai più bisognosi. Per esempio siamo riusciti a trovare i contributi per acquistare ambulanze e pulmini per i disabili, dando loro la pos-sibilità di spostarsi sul territorio. Però a causa di diversi motivi, cinque anni fa siamo uscite dall’associazione.Nonostante siate uscite dall’associazione, non vi siete date per vinte e ne avete creata una tutta vostra. Parlatecene.È nata nell’ottobre 2011 con il nome di “Abruzzo Amore - Solida-rietà e beneficenza” grazie alla collaborazione di Elio Di Remigio (oggi presidente, che ha preso il posto di Liliana Di Tecco, ndr), Pierluigi Della Sciucca, Tina Fonte, Simona Marinucci, Nicoletta Caporaletti, Alfredo Di Febbo e Anna Leporieri. Fin da subito ci siamo mosse per aiutare chi aveva bisogno e tutt’ora stiamo conti-nuando con il nostro percorso. Per fare ciò ci affidiamo soprattutto alle cene di beneficienza, aperte a tutti, in modo che chiunque possa donare parte della quota prestabilita. Con il ricavato di queste cene, cosa siete riuscite a finanziare?Gli eventi sono diversi, nonostante il tempo non sia stato tanto. Iniziammo subito con una cena lo stesso ottobre con la quale do-nammo il ricavato ai “Clown Doc” che operano nel campo della clownterapia in ospedale. Ci avvicinammo poi a Leo, un ragaz-zo malato di tumore: in quella occasione, pur cercando di rac-cogliere il più possibile, non avemmo a disposizione abbastanza tempo per aiutarlo. La somma fu comunque donata alla famiglia

del ragazzo. A seguire organizzammo un divertente spettacolo di beneficenza al Teatro Comunale di Atri, raccogliendo 1.500 euro devoluti all’”Associazione Aiut(a)bile” di Atri. Lo stesso spettacolo fu riorganizzato e inscenato alla Villa Comunale di Roseto e, questa volta, il ricavato fu offerto al progetto “Slums Dunk”, che porta il basket nelle zone del Kenya. Aiutammo poi Cristiano, un ragazzo di sei anni affetto da una rara malattia. A Natale, una nuova cena fu organizzata con lo scopo di dare una mano agli aquilani; racco-gliemmo ben 5.000 euro e li donammo all’onlus “L’Aquila per la Vita”. Toccò poi a Carmela, a cui donammo un Personal Computer a supporto della sua disabilità: ora lei è contentissima di poter fi-nalmente comunicare con il mondo. Per Silvia, coraggiosa ragazza in lotta contro un cancro, siamo invece riuscite a raccogliere una somma di 7.600 euro, riunendo ben 400 persone alla cena orga-nizzata. Altri 3.750 euro siamo riusciti a donarli ai ragazzi ugandesi in sostegno dei loro studi. L’ultima cena è stata organizzata invece per raccogliere dei fondi donati all’associazione “Amici Progetto Uomo”. In programma c’è già un’altra cena di Natale con lo scopo di acquistare dei defibrillatori per la Croce Rossa di Roseto.Perché fate volontariato? E come indurreste gli altri a farlo?Se davvero l’uomo potesse raggiungere la piena felicità, quella della beneficenza e del volontariato sono le vie migliori per farlo, perché fare del bene agli altri, oltre che aiutare quest’ultimi, aiuta anche te stesso in quanto ti fa stare meglio. Ognuno mette quello che ha, senza obbligo, e in cambio riceve una grande soddisfa-zione interiore. Inoltre, consigliamo di attuare sempre il principio della trasparenza, per cui tutte le donazioni debbono essere chiare e limpide. Per convincere le persone a donare, c’è bisogno dell’o-nestà, poiché il donatore deve essere sicuro dove vanno a finire i soldi e noi crediamo di essere bravi nel rendere le cose assoluta-

mente chiare ed evidenti.

Liliana Di Tecco e Chiara De Luca con le nostre intervistatrici

In primo piano Simona Ma-rinucci, dietro a sin. Nicoletta Caporaletti e Anna Leporie-ri, al centro Pierluigi Della Sciucca con alle spalle Alfredo Di Febbo e Chiara De Luca. Il terzetto finale è composto da (a sin.) Liliana Di Tecco, Elio Di Remigio e Tina Fonte

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Quando si parla di alimentazione, la stragrande maggioranza di noi, non ha sempre le idee molto chiare riguardo i molteplici aspetti e problemati-che ad essa direttamente collegati. Abbiamo per-ciò chiesto l’autorevole parere del Prof. Antonio

Malorni, ricercatore e Dirigente dell’Istituto di Scienze dell’A-limentazione del CNR di Avellino, in vacanza nella città di Ro-seto.Spesso sentiamo parlare di cambiamenti delle abitudini ali-mentari, con conseguenze anche importanti per la nostra sa-lute. Come si prevengono i disturbi legati ai nuovi modi di alimentarsi?“Vogliamo affrontare il problema della correlazione tra alimen-tazione e salute quando il nostro modo tradizionale di alimen-tarci lo integriamo con alimenti appartenenti ad altre tradizioni o addirittura lo sostituiamo, come accade quando ci si trova a dover vivere lontano dal proprio paese di origine e occorre adeguarsi alla cucina del paese che ci ospita. Dico subito che quest’ultimo tipo di cambiamento in passato è stato molto utile per stabilire le correlazioni tra alimentazione e malattie, specie quelle tumorali. Ad esempio, l’incidenza del cancro dello sto-maco nei giapponesi è stata ed è ancora altissima mentre nella popolazione statunitense è molto più bassa. Ebbene, quando dopo la seconda guerra mondiale è iniziata la migrazione giap-ponese negli USA, attraverso studi epidemiologici si è scoperto che i giapponesi americanizzati si ammalavano molto di meno di cancro dello stomaco rispetto ai loro connazionali restati in Giappone. Nello studio della relazione causa-effetto poi si è scoperto che la causa del cancro dello stomaco nei giapponesi dipende in larga misura dal loro modo di alimentarsi per cui, quando popolazioni nipponiche si sono trasferite negli USA, dove hanno cambiato drasticamente il modo di alimentarsi, per esse si è registrato un calo importante dell’incidenza del can-

cro dello stomaco. Nel contempo, però, in queste popolazioni era cresciuto il rischio di contrarre altre malattie, come quelle cardiocircolatorie, che nei connazionali restati in Giappone era invece più basso. Poi sono state scoperti anche i componenti alimentari responsabili di queste differenze di rischio cancero-geno, tra cui i nitriti e nitrati utilizzati nella conservazione del pesce in Giappone. Questo esempio ci fa capire come possa es-sere rischioso per noi italiani, che adottiamo standard alimenta-ri ispirati alla “dieta mediterranea”, riconosciuta come estrema-mente salutare, cambiare completamente stile alimentare per sostituirlo con un altro sul quale molto spesso non siamo docu-mentati. Se, invece, vivendo nel “villaggio globale”, per essere alla moda introduciamo nella nostra dieta piatti di altre culture e tradizioni, i rischi alimentari non dovrebbero essere molto alti a patto che i “piatti esotici” siano sostitutivi e non integrativi dei “piatti tradizionali”. Questo, infatti è il pericolo: crearsi un nuovo modello alimentare sommando letteralmente due distinti modi di alimentarsi. In questa evenienza, infatti, ci troviamo a non controllare più la quantità giornaliera di calorie ingerite e len-tamente entriamo nel tunnel patologico che da un leggero so-vrappeso ci conduce all’obesità e alla sindrome dismetabolica. Ma questo pericolo resta anche se eccediamo mangiando all’i-taliana. Ad esempio, se invece di un piatto normale di spaghet-ti al pomodoro, riconosciuto come piatto di grande salubrità, prendiamo l’abitudine di mangiarne non la quantità adeguata alla nostra attività fisica ma una quantità largamente eccedente, nel tunnel sopra citato ci entriamo lo stesso perché anche gli spaghetti al pomodoro diventano “tossici”. Questo è un con-cetto che dovrebbe essere consolidato e che fu formulato nel ‘500 dal grande Paracelso, la cui dotta affermazione tradotta in italiano è: «Tutto è veleno, e nulla esiste senza veleno. Solo la dose fa in modo che il veleno non faccia effetto». Il modo giusto di avvicinarsi al cibo. Qual è il modo giusto per avvicinarsi al cibo? Le disfunzioni legate all’alimentazione. I disturbi più frequenti sono senz’altro l’obesità e il suo oppo-sto l’anoressia. Dove si inceppa il meccanismo che ne regola il giusto equilibrio?“In molti c’è la convinzione che per avere un giusto rapporto con il cibo basti conteggiare solo le “calorie” provenienti dai macronutrienti (carboidrati, proteine e lipidi) o magari aggiun-gere nel computo anche specifici micronutrienti, quali definite vitamine e sali minerali. E allora si adottano diete poco varie perché oggi con il mercato globale possiamo comprare un de-terminato prodotto alimentare, quello che soddisfa in modo particolare il nostro gusto, per tutto l’anno. Così, ad esempio, ci riempiamo di fragole da Pasqua a Natale tanto le fragole fanno bene e mi danno le vitamine e i sali minerali di cui il mio orga-nismo ha bisogno. In tal modo dimentichiamo la stagionalità che porta sul mercato prodotti diversi, che sono tutti necessari

di MARCELLOPERPETUINI

aliMentarsi Bene aLLUnga La vita

Il prof. Antonio Malorni e Marcello Perpetuini

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per stare in buona salute. Invece questo è un approccio al cibo sbagliato ed è dimostrato dalle ultime ricerche che dimostrano come i metaboliti secondari presenti nei vegetali abbiano un ruolo biologico importante, risultando dei veri e propri modu-latori genici. Oggi la scienza ha capito che non è il genotipo ereditato in sé che determina il fenotipo, cioè quello che noi siamo o diventiamo giorno per giorno nell’arco della nostra vita, ma che il fenotipo è determinato da tutto un insieme di processi regolati da modulatori dell’espressione genica tra i quali impor-tantissimi sono quelli che arrivano alle nostre cellule attraverso l’alimentazione. In questa nuova visione olistica della vita, pur mancando ancora evidenze sperimentali in grado di disegnare un quadro complessivo, possiamo ritenere che tutto ciò che la Natura ci mette a disposizione nell’arco di un anno solare sia necessario ad accendere o spegnere in maniera ciclica i nostri geni, in armonia con ritmi circadiani di nuova concezione non più calibrati solo sul ritmo delle 24 ore. In questo quadro si capisce l’importanza di legare l’alimentazione alla stagionalità dei prodotti perché se ci alimentassimo solo con fragole come frutta terremmo accesi e spenti gli stessi geni tutto l’anno senza possibilità di alimentare il corretto ritmo circadiano responsabile del mantenimento del nostro stato di salute. Quindi, per rispon-dere alla domanda, il giusto approccio con il cibo è quello di os-servare il principio di Paracelso della dose e di privilegiare una alimentazione legata al proprio territorio e alla sua stagionalità. Consumare di tanto in tanto, con grande parsimonia, “prodotti esotici” è accettabile. Sostituire in maniera consistente la base della nostra alimentazione tradizionale, quella che ha sostenu-to i nostri genitori e i nostri avi, dandoci una determinata im-pronta epigenetica, potrebbe non essere esente da rischi. Ma sappiamo dall’antica saggezza che “ne uccide più la gola che la spada” per cui non mi aspetto che questa raccomandazione di precauzione sia seguita dalla maggioranza. Per rispondere al resto della domanda bisognerebbe addentrarsi nella inter-connessione tra cibo e mente, laddove il primo può influenzare l’altra e viceversa, perché sappiamo che il mantenimento del benessere psicologico, come quello fisiologico, passa attraverso una sana alimentazione, come quella che ho cercato breve-mente di delineare. Infatti, il complesso sistema nervoso, di cui siamo fatti, si muove sulla base di particolari processi biochimi-ci del neurone, che per funzionare necessitano anche loro di definiti fito-composti apportabili attraverso la dieta che mediano la costituzione e la ristrutturazione di certe strutture cerebrali, così come il passaggio dei segnali elettrici tra neurone e neuro-

ne alla base del funzionamento neuropsicologico. Ma preferisco non addentrarmi nel campo dei disordini riconosciuti come di-sturbi psichici, come l’anoressia citata nella domanda, perché oltrepassa la mia specifica competenza.”Il CNR, nella fattispecie il suo Istituto di Scienze dell’Ali-mentazione, in che modo opera per prevenire e far conoscere il suo importante lavoro scientifico, per quanto riguarda una corretta informazione sulla sicurezza alimentare? “L’istituto CNR che ho diretto fino a qualche anno fa si occupa di ricerche che spaziano in vari campi delle scienze dell’ali-mentazione e i risultati del lavoro scientifico seguono le norma-li strade di diffusione: da una parte le pubblicazioni su riviste internazionali e le comunicazioni ai congressi e dall’altra l’or-ganizzazione in sede di convegni, conferenze, seminari, visite guidate di scuole. A livello centrale, poi, il CNR gestisce alcune sue riviste on-line sulle quali pubblica tutti i risultati che si ot-tengono nei vari istituti di ricerca e li utilizza come comunicati stampa che vengono ripresi dalla stampa nazionale ed estera per servizi sia in TV e radio sia sulla carta stampata.”Spesso tornano alla ribalta della cronaca casi noti come: la mucca pazza, la mozzarella blu, lo scandalo della carne di cavallo… come prevenire questi scenari che scatenano poi del-le vere e proprie fobie sociali? Infi-ne, come si sa noi italiani siamo an-che un popolo di vacanzieri. Quali consigli vorrebbe darci quando siamo lontani dal nostro Pae-se, per non correre rischi quando ci sediamo a tavola?“Il problema delle vacanze degli italiani non si pone quando esse sono godute sul territorio nazionale perché l’Italia è forse l’unico paese al mondo dove il controllo igienico-sanitario degli alimenti è svolto molto accuratamente su tutto il suo territorio. Diverso è il discorso delle vacanze all’estero dove i pericoli in agguato sono essenzialmente di natura microbiologica. Le pre-cauzioni principali sono quelle dall’astenersi dal consumare prodotti alimentari crudi, specie in paesi caldi, o dal bere acqua non in bottiglia sigillata.”

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CURIOSIZIE(tra Curiosità & Notizie)

Continuiamo la carrellata dei nomi delle vie legate alla località rosetana di S. Giovanni, a cui abbiamo già dedicato tre punta-te, vale a dire alle strade Modesto Della Porta, Fedele Romani e Ignazio Silone. È un modo un po’ didascalico per appren-dere quali personaggi ci sono dietro la toponomastica citta-dina, cosa che già avrebbe potuto concretizzarsi al momento dell’installazione dei cartelli, almeno con cenni molto concisi, in cui evidenziare la professione e gli anni di nascita e di morte dell’intestatario. In questa parte del territorio comunale sono stati preferiti nomi di letterati abruzzesi e così è accaduto anche alla piazza in questione, un’area con al centro delle piante che rende più vivibile la frazione stessa. Infatti in termini di spazio sia Via Silone sia il Largo in questione furono ben concepiti sotto il profilo urbanistico, dando spazio al verde che è il punto qua-lificante di qualsiasi quartiere.Cesare De Lollis (Casalincontrada, 13 settembre 1863 - Ivi, 25 aprile 1928) è stato un filologo e storico della letteratura italia-na. Figlio del patriota e scrittore Alceste De Lollis, frequentò il liceo a L’Aquila e a Teramo. A Firenze da studente acquisì una solida cultura classica, il gusto della ricerca filosofica, la pro-fonda preparazione linguistica, per poi perfezionarsi a Parigi. Insegnò Filologia Romanza nell’Università di Genova e Lette-ratura Francese e Spagnola a Roma. Occupò infine la catte-dra di Filologia Romanza all’Università di Roma, dove succes-

Per il settimo anno consecutivo la società Tipolito Rosetana ha dato alle stampe la gui-da per il campionato nazionale femminile di pallacanestro dal titolo Donne & Basket - 83° Campionato serie A1. L’edizione è stata curata dal giornalista Giorgio Pomponi, con la collaborazione di Emiliano Pucci e Alessia Pappolla. Il progetto grafico è della rosetana Silvia Carusi.

Perché LaRgo de LoLLiS a S. giovanni si chiama così?

la tiPolito rosetana ha stamPato il voLUme SUL campionato

nazionaLe di baSket femminiLe

se proprio a Ernesto Monaci, suo vecchio professore. Dal 1907 fino alla morte diresse la rivista “La Cul-tura”, prima con Luigi Ceci, Bru-no Migliorini e altri, poi, dal 1921 al 1928, da solo. De Lollis fece di tale pubblicazione non solo uno strumento di rinnovamento di metodi critici e di apertura verso la cultura europea, ma an-che il luogo dove si formarono le più vivaci forze della giovane critica italiana (come Domenico Petrini, Cesare Pavese, Leone Ginzburg, Arrigo Cajumi) alla luce della sua concezione uma-nistica dell’esercizio letterario come impiego etico. Nel 1925 è tra i firmatari del Manifesto degli intellettuali antifascisti di Be-nedetto Croce. Allo scoppio della Prima Guerra Mondiale, mal-grado l’età, volle arruolarsi e prestare servizio in prima linea. Per il suo portamento militare ottenne riconoscimenti ed encomi. La formazione filologica lo condurrà a muovere costantemente dall’accettazione del dato linguistico come quello in cui le ra-gioni del testo (umane, storiche, culturali, di pensiero) trovano la loro concreta manifestazione, mentre la preparazione erudita determina nelle sue ricerche la costante preoccupazione del solido e documentato inquadramento storico. A Cesare de Lollis è stata intitolata una scuola media nonché una via della città di Chieti ed una a Roma. (Infoweb)

Cartina di S. Giovanni Largo Cesare De Lollis

Cesare De Lollis

a cura della redazioneCerchi Concentrici Promotor

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CURIOSIZIE(tra Curiosità & Notizie)

i “ragazzi di una volta” 2: Una foto deL 1952

Quanti ragazzi hanno calcato, soprattutto a Roseto, i campi di basket? Il numero è imprecisato, ma per tutti la passione era tanta al punto che si andava dappertutto, cercando di giocare anche in campi improbabili. Non erano rari i rettangoli in terra battuta: l’importante era che la palla rimbalzasse, alle volte an-che in modo irregolare, ma la voglia era incontenibile che non si badava a simili estreme condizioni. Insomma, il parquet e le palestre super riscaldate erano solo un sogno che poi il progres-so ci ha saputo offrire. In questa foto, concessa dal dott. Angelo Cioci, siamo nel 1952 a Pescara al campo Rampigna. La gara che sta per svolgersi è valida per il Campionato regionale di pal-lacanestro e la squadra è la “Ardens Roseto”. Da sin. Severino Maiorani, Mario Vannucci, Remo Quaranta, Pinuccio Angelini, Camillo Mongia, Orazio D’Eustachio, Giovanni Ragnoli, Vincen-zo Vannucci. Sotto: Saul Angelini, Silvio Di Sabatino, Emidio Testoni e Angelo Cioci.

i giocatori degli anni ‘60 della rosetana, v ParteoRazio tULLi e paSqUaLe capRaRa

Ancora due giocatori molto conosciuti dai Rosetani che hanno visto le gare degli anni ‘60 e ‘70. Il campo in questo caso era il famoso “Patrizi”, ma per molti atleti, come nel caso di Orazio Tulli, era facile scovarli mentre tiravano in un cesto la palla, data la loro poliedricità nell’affrontare qualsiasi disciplina spor-tiva. Spesso il calcio e il basket andavano a braccetto e uno dei casi più famosi è quello di Remo Maggetti, che la matti-na si prodigava a far vincere la squadra locale di pallacanestro all’”Arena 4 Palme”, ripetendosi nel pomeriggio, indossando la

casacca degli azzurri. I cartellini che vi proponiamo - apparte-nenti all’archivio privato di Pace Celommi e messi a disposizio-ne dal presidente dell’A. S. Roseto Calcio Camillo Cerasi - sono di Orazio Tulli, classe 1942, una promessa dello sport locale, e di Pasquale Caprara, classe 1945, centrocampista roccioso che a partire dagli anni ‘60 giocò in prima squadra. Entrambi i documennti di questo numero portano la firma dell’allora presi-dente della Figc (Federazione Italiana Gioco Calcio), vale a dire Giuseppe Pasquali, in carica dal 1961 al 1967.

Orazio Tulli Pasquale Caprara

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CURIOSIZIE(tra Curiosità & Notizie)

Un premio molto importan-te, per un giornalista, è un punto fermo della sua car-riera. Quando questi è un rosetano, l’orgoglio per il risultato raggiunto è di tutta una comunità che ha se-guito da sempre la crescita professionale del suo con-cittadino. Il comunicato non lascia dubbi: «Il giornalista di Rai 3 Abruzzo e Rainews 24, Ezio Cerasi (foto), è il vincitore del Premio Cronista 2013. Sabato 5 ottobre Cerasi, insieme al collega Claudio Borrelli e alla redazione toscana dell’Ansa, ha ricevuto al Lido di Camaiore il prestigioso Premio Piero Passetti, in quanto autore dell’inchiesta giornalistica che

il giornalista rosetano della rai, ezio ceRaSi, Si aggiUdica Un pReStigioSo pRemio

ha smascherato la truffa de-gli isolatori, i famosi pilastri mobili su cui vennero mon-tate le piastre e le case anti-sismiche dei Map all’Aquila, poi risultate inefficaci. “De-dicato all’Aquila, agli aqui-lani, all’Abruzzo, alla mia terra” è stata la dichiarazio-ne di Cerasi». Se a questo si aggiunge che «durante la notte del 6 aprile 2009 Ezio Cerasi condusse la diretta

fiume a reti unificate che iniziò sulla Rai pochi minuti dopo la grande scossa che distrusse L’Aquila» si capisce ancora di più la dedica che l’autore ha voluto fare alla sua regione. A Ezio giungano i complimenti di tutta la redazione di Eidos.

Presentato a notaresco iL LibRo deLLa dott.SSa nicoLetta maggitti SULLa pSicoLogia neLLa ScUoLa

Sabato 5 ottobre a Notaresco c’è stato l’even-to organizzato dalla dott.ssa Nicoletta Mag-gitti, che è psicologo scolastico dell’Istituto comprensivo di Notaresco, nonché psicote-rapeuta familiare e Responsabile di www.in-formazionepsicologia.it. Presso il “Ristorante Tre Archi” si è svolta la consueta presenta-zione delle attività del servizio dal nome “Lo Psicologo: un Amico a scuola”, con i patroci-ni di Regione Abruzzo e Ordine degli Psico-logi. Nell’occasione è stato presentato il libro di Nicoletta Maggitti Lo Psicologo: un Amico a scuola. Approccio sistemico e Psicologia scolastica, edizione Lampi di stampa, Milano 2013, che racconta la nascita del servizio e ne spiega le carat-teristiche che lo differenziano da servizi e progetti già esistenti. Da diverse parti d’Italia sono giunti in Abruzzo tutti gli speciali-

sti che collaborano con la dott.ssa Maggitti al suo progetto nazionale, nonché saggisti del libro, trasformando l’evento in un raro momento d’incontro e confronto. Tra questi citiamo la dott.ssa Silvia Ferri di Bologna, il maestro Giuseppe Iannetti di Morro d’Oro, la dott.ssa Paola Pannunzio di Bari, la dott.ssa Giovanna Persia di Roseto, la dott.ssa Sara Reginella di Ancon e la dott.ssa Nico-letta Suppa di Roma.È stata lodata la proficua sinergia tra la scuola - dalla Dirigenza agli insegnanti - il territorio e l’ideatrice del servizio, frutto del-la caparbietà della dott.ssa Maggitti, ma

anche della sensibilità degli amministratori locali susseguitisi negli anni.

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CURIOSIZIE(tra Curiosità & Notizie)

È iniziata anche quest’anno l’edizione autunnale dell’importan-te serie di convegni, per l’appunto “La Cultura in cammino”, organizzata dalla Cerchi Concentrici Promotor di Roseto. Giunta alla XIV edizione, gli appuntamenti che si stanno svolgendo al Centro Piamarta hanno come tema “Le dipendenze”. Dopo il primo incontro di venerdì 25 ottobre, il prossimo si terrà ve-nerdì 8 novembre con inizio alle ore 18:00. Nello specifico il tema sarà Dipendenza dall’alcool e interverrà il relatore Loris D’Emilio, operatore dei gruppi speciali del Ceis di Pescara. Par-teciperanno, inoltre, sia i volontari dell’Associazione “Amici del Progetto Uomo” di Roseto sia alcuni membri dell’Associazione “Alcolisti Anonimi” Abruzzo-Molise.

qUegLi StUdenti deLLa v a e v b RagioneRiadi “alcuni” anni fa, ancora fianco a fianco

Ci sono delle aule scolastiche che non chiu-dono mai le loro porte. Lasciano filtrare tutto quello che dentro si è consumato, negli anni in cui si entrava ragazzini con il pianto facile e si usciva da adulti con impresso quel mar-chio di maturità che poi, per grandi linee, sarebbe rimasto sempre lo stesso, anche per il resto della vita. Ecco perché riveder-si dopo tanto tempo non è semplicemente un’operazione nostalgia, ma è proprio come se si rientrasse in quella classe, con gli ami-ci che sono sempre uguali a quel periodo lontano quando li avevi lasciati, certo con i tanti o pochi capelli grigi in più che s’in-tonano con le rughe che segnano il volto, si adattano ai chili di troppo che albergano beati sull’addome e lì vogliono stare a farti compagnia. Le cene degli ex studenti non sono un “revival di grandi successi” degli anni delle prime barbe e dei nascenti amori, dei primi baci e delle eccitanti uscite in discoteca: è soltanto uno scongelamen-to di chi si è fatto ibernare e per una sera torna ad essere il ragazzo di un tempo, fatto di ricordi e aneddoti, di battute e prese in giro, di molti insegnanti che ti hanno lasciato poco e di pochi che ti hanno lasciato tanto. Forse è un ruggito, che solo in quella sera torna ad essere profondo e greve, potente e assordante, come quello di un adolescente che si spaventa dei brufoli, odiandoli a morte, ma che quella sera, di tanti anni dopo, li vorresti appiccicati sulle guance come segno distintivo di cui essere fieri. Così i ragazzi di allora della V B (rigorosa-mente maschile) e V A (rigorosamente femminile) Ragioneria,

due classi che vissero parte della loro vita scolastica fianco a fianco, si sono rincontrati. Non diremo ciò che si sono detti, ma vi faremo vedere come erano ancora raggianti. In piedi da sin. Antimo Petraccia, Gaetano Paolini, Antonio Di Leonardo, Claudio Di Blasio, Margherita Rocini, Eva Di Gianvittorio, Elena Teresa Ginoble, Paolo Moretti, Lorella Mari, Aldo Ruggieri, Ga-briele Di Donato, Lino Marziani, Augusto Baldasserini, Antonino Ferretti, Roberto Belisari e Pasquale Di Sante. Seduti da sin. Ferdinando Perletta, Giancarlo Camplese, Nicoletta Coscarelli, Paolo D’Ascenzo, Tiziana Mummolo, Marina Sperandii, Clau-dia Castorani, Gianni Collevecchio, Roberto Castronà, Maurizio Cipriani e Michele Mariani. E chi è l’alunno-fotografo? Anche questa è un’altra storia, ma il colophon di questo giornale può aiutare.

venerdì 8 novembre secondo aPPuntamento Per “la cultura in cammino”. tema: dipendenza daLL’aLcooL

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SERENAPAESANI

TALISAFELICIANI&

di

Roseto da sempre è conosciuta come una cittadina che ha una propensione particolare per le attività sportive. Oltre al calcio e al basket, ci sono decine di discipline che vengono praticate da tantissimi giovani. Con questo servizio, ancora una volta vo-

gliamo dimostrare come lo sport sia molto radicato nel territorio. Ne è l’esempio Marco Balducci dell’”Associazione Pugilistica Rosetana”, vincitore del campionato regionale di pugilato, serie “Youth” (categoria 64 kg) svoltosi a Pescara. Lo abbiamo inter-vistato per conoscere la sua esperienza.Da quanto tempo pratichi questo sport?Ho cominciato quattro anni fa. Fin da piccolo ero appassiona-to di film come Rocky, così appena ho avuto la possibilità ho iniziato a combattere. Ciò è avvenuto già dopo sei mesi di pre-parazione.Qual è stata la tua prima importante vittoria?La prima importante vittoria l’ho conseguita nella gara regionale contro il campione italiano Luigi Alfieri (anch’esso abruzzese).

È stato un grande combattimento, sia per la bravura del mio avversario sia per il rispetto reciproco dentro e fuori il ring.Com’è il rapporto con gli avversari?Generalmente abbiamo un rapporto leale tra di noi, ma diverse volte mi è capitato di combattere contro avversari che preferi-vano non rispettare il fairplay, così anch’io in questi casi sono rimasto sulla difensiva.Quali sono le difficoltà che incontri maggiormente?Innanzitutto devo seguire una dieta ferrea, in quanto devo ri-entrare nella fascia “Pesi superleggeri”, ossia 64 kg. Inoltre mi alleno tutti i giorni per due ore circa e in qualsiasi condizione atmosferica; anche le trasferte non sono da meno, in quanto abbracciano medi e lunghi periodi. Nonostante tutto non rin-nego nessun sacrificio, perché sono soddisfatto di ciò che ho ottenuto e spero di continuare ad ottenere.Quali sono i tuoi programmi futuri? Spero di partecipare alle Olimpiadi e riportare la vittoria in Italia.

maRco baLdUcci, uno studente del Moretti di roseto, si è laureato caMpione regionale di pugilato

Una bella soddisfazione per l’atleta proveniente da Giulianova, che riesce a conciliare, con

ottimi risultati, lo studio e lo sport

Red. Cerchi Concentrici Promotor

Marco Balducci al Moretti con le nostre intervistatrici

BEACH PARTY ARITMO DI ZUMBA

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Due vittorie e una sconfitta per il Ro-seto, nelle prime tre partite del cam-pionato di DNA Sil-ver. Il ritorno della

compagine del Lido delle Rose in un campionato nazionale con gli stranieri ha finora avuto più luci che ombre. La squadra di coach Phil Me-lillo ha iniziato con una convincente vittoria all’esordio, fra le mura ami-che del PalaMaggetti, contro la for-te Omegna. Un successo tanto più prezioso, perché ottenuto senza un

lungo utile e cestisticamente intel-ligente come Leo e massimizzando una rotazione fatta di 6 giocatori, oltre al prezioso apporto sotto i ta-belloni del veterano Pomenti e del giovane Gloria. Nella prima uscita, davanti a circa 2.500 persone, la squadra costruita dal direttore spor-tivo Marco Verrigni ha giocato con grande accortezza, aiutando il me-nomato reparto lunghi anche con gli esterni (doppia cifra di rimbalzi per Alex Legion) e offrendo spraz-zi di spettacolo che hanno scaldato gli animi dei tifosi. Una vittoria im-

portante e simbolica, visto l’omag-gio della Curva Nord e dell’intero palazzetto alla memoria del giovane tifoso Simone Marini, tragicamen-te scomparso poco prima dell’ini-zio del campionato in un incidente stradale. Il Roseto è apparso squa-dra in grado, soprattutto in casa, di giocarsela fino in fondo contro ogni avversario, grazie alla regia ordinata di Stanic e alla classe – per la cate-goria – di due stranieri come Sowell e Legion, in grado davvero di fare la differenza in un campionato in cui finora più di qualche straniero ha

Roseto Sharks

Due vittorie e una sconfitta. Prossimo impegno contro il Mantova, domenica 27 ottobre 2013 alle 18, al PalaMaggetti.

di Luca Maggitti OBIETTIVO PLAY OFF

Il basket e la cultura dei campanili senza frontiere

La Curva Nord in onore di Simone MariniAlex Legion

foto: Mimmo Cusano

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dimostrato di non essere all’altezza del proprio ruolo. Molto bravo, in casa, anche il giovane rosetano Pier-paolo Marini, freddissimo nell’in-filare canestri o volare a rimbalzo nei momenti cruciali della contesa. Dopo la vittoria all’esordio, Rose-to ha pagato dazio in terra toscana, perdendo la seconda a Lucca. Una sconfitta non netta, dovuta princi-palmente al gran numero di palloni persi e dei conseguenti punti subiti in contropiede. Il pronto riscatto è arrivato – anche grazie ai favori del calendario – alla terza di campio-

nato, con gli Sharks bravi a capita-lizzare la seconda trasferta conse-cutiva andando a violare il campo del Bari, finora squadra materasso del torneo, vincendo di 10 punti. Ancora una volta, il cannoniere è stato Sowell, ben spalleggiato sot-to le plance dalla coppia di lunghi Bisconti-Leo e per linee esterne da Legion, che si sta sacrificando mol-to a rimbalzo (2 gare su 3 in “dop-pia doppia”). Il prossimo avversario dei rosetani è il quadrato Mantova – 2 vinte e 1 persa – dotata di un organico completo e reduce dalla

preziosa vittoria esterna ottenuta a Firenze. La squadra ha operato una scelta originale, ingaggiando due stranieri non esterni, bensì lunghi (Clemente e Jefferson), oltre all’o-riundo Nardi in regia (già visto nelle categorie superiori e la scorsa gara autore di 10 assist). Attenzione an-che all’esperta guardia Losi, all’ala Ranuzzi e al figlio d’arte Alibegovic. Palla contesa domenica 27 ottobre 2013, al PalaMaggetti, alle ore 18. Roseto deve continuare a vincere in casa, per puntare a un posto nei play off promozione.

Coach Phil MelilloKevin Sowell

Roseto Sharks

La tribuna del PalaMaggetti Nicolas Stanic

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Niciun lucru care provine de la oamenii imperfecți nu se compară cu Biblia, care are puterea de a ne modela, astfel încât gându-rile și acțiunile noastre să fie în armonie cu voința lui Iehova. Dar cât de mare este pute-

rea Cuvântul lui Dumnezeu? Cum putem să beneficiem pe deplin de puterea sa? Cum putem să o folosim mai eficient pentru a-i ajuta pe alții? Fără îndoială că răspunsurile la aceste întrebări îi vor întari pe plan spiritual pe toți cei ce vor fi prezenți la congresul special de o zi care se va ține la Sala de Congrese a Martori-lor lui Iehova în Via Nazionale Adriatica 649 la Roseto degli Abruzzi în data de 17 Noiembrie 2013. Programul va înce-pe la ora 9:40. Tema congresului “Cuvântul lui Dumnezeu este puternic” are la bază Evrei 4:12.Pe parcursul programului puteți să gâsiți răspunsurile la următoarele întrebări: De ce putem avea încredere în Cuvân-tul lui Dumnezeu? Cum putem simți puterea Cuvântul lui Dumnezeu în viața noastră? Tineri, cum vă puteți bucura de succes pe plan spiritual?

Congresul în limba română se intitulează:“Cuvântul lui Dumnezeu este puternic”

Sunteţi invitaţi cu căldură să asistaţi la acest program. Intra-rea este liberă şi nu se face colectă.

http://www.jw.org/ro/

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SALUTE

di ALESSANDRO BONADUCE

La coLite…e/oLa cuLite…

…dipende da che parte la si vuol vedere!!!

La colite è un termine indicativo di un gruppo di patologie che colpiscono il grosso intestino, sede di rimescolamento di quanto ingurgitate, amato dai

batteri saprofiti che tanto hanno dato economicamente alle case farmaceuti-che, sotto il nome di fermento, con suc-cessiva produzione di materiale fecale che spero espellerete con frequenza più o meno regolare. Tutte le nostre emozio-ni le riponiamo spesso in questa parte del nostro corpo forse nell’innato tentati-vo che prima o poi l’espulsione o meglio la risoluzione ci sarà. Sono certamente più frequenti i disturbi funzionali che quelli organici ma a ben dire difficilmen-te si può essere certi poiché i sintomi dell’uno o dell’altro si sovrappongono. Certamente di allerta è il sanguinamento rettale che vernicia le feci con sangue rosso vivo, e le modifiche improvvi-se dell’alvo con o stitichezza ostinata associata a coliche addominali o diarrea e peggio se tenesmo. Quest’ultimo è l’improvvisa necessità di svuotare l’alvo

con produzione di feci di piccola quan-tità, spesso muco misto a sangue che vi tortura per tutta la giornata. Di fronte a questi ultimi sintomi è bene eseguire un esame endoscopico. Quando i sintomi non sono così intensi si può procedere di conserva, comunque eseguendo sem-pre un esame delle feci, che da solo dà magistralmente molte informazioni. Ad esempio la presenza di sangue occulto, la calproctina fecale, lattoferrina, ricerca di parassiti ed eventuale copro cultura per sovrapposizione microbica. Quando tutto questo è nella normalità si cerca di valutare se l’alimentazione risponde ai requisiti della rettezza. Ad esempio eliminazione del lattosio nei casi di intolleranza o mancanza dell’enzima, eliminazione di alcuni cibi quali spezie o elementi piccanti, alcool, caffè, evitare formaggi, verdure cotte, insaccati (tran-ne prosciutto crudo e bresaola). Evitare patate, frutta particolarmente ricca di semi di media grandezza. A questo pun-to qualcuno risponde che è bene evitare di mangiare ma in realtà tutto quanto non scritto può essere gustato. Tale tentativo ha lo scopo di verificare la scomparsa dei sintomi, o eventualmen-te la loro persistenza. In questo ultimo caso può essere opportuno praticare un esame endoscopico.L’opera d’arte di oggi è del maestro Van Gogh ed e intitolata “NOTTE STELLA-TA”, un buon presagio per un mattino felice… in tutti i sensi.

AD MAIORA DAL BACCHINO MALATO

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La onlus “Abruzzo Amore”, com-piuto il suo secondo anno di at-tività, continua a impegnarsi in progetti di solidarietà e benefi-cenza. Dopo aver già supportato

progetti sul territorio, ma anche in città vicine come Pescara e L’Aquila e luoghi lontani come l’Africa, quest’anno i soci della onlus hanno deciso di finalizzare l’ormai classica cena di beneficenza na-talizia (la più importante delle iniziative annuali) alla costruzione di un progetto da realizzare a Roseto degli Abruzzi. La finalità è quella di dotare luoghi strategici del territorio di defibrillatori: preziosi di-spositivi in grado di salvare la vita a per-sone colpite da arresto cardiaco. I soci di Abruzzo Amore (Liliana Di Tecco, Tina Fonte, Simona Marinucci, Nicoletta Ca-poraletti, Chiara De Luca, Anna Leporieri, Alfredo Di Febbo, Elio Di Remigio, Pier-luigi Della Sciucca) hanno già contattato referenti territoriali affinché i defibrillatori vadano laddove c’è più concentrazione

di persone. Si sta perciò lavorando per dotare di questi macchinari zone come parrocchie o palestre. Ovviamente, tan-to più sarà massiccia la partecipazione, più defibrillatori si potranno acquistare e donare al territorio rosetano, collocandoli in luoghi strategici. Il presidente emerito dell’associazione Liliana Di Tecco, sosti-

abRUzzo amoRe per i deFiBrillatori a roseto

tuita da Elio Di Remiglio nell’ottica di una rotazione del ruolo di rappresentanza, ha già contattato rappresentanti del mondo dello sport. È perciò possibile che la sera della cena ci sia la testimonianza di un uomo di sport salvato dal defibrillatore, che spieghi quanto è importante poter disporre, in luoghi massicciamente fre-quentati, di questi dispositivi salvavita. La cena si terrà sabato 14 dicembre 2013, a cominciare dalle ore 20.30, presso il ri-storante “Al Focolare di Bacco” di Roseto degli Abruzzi. Come nelle precedenti due edizioni, nel corso della serata saranno dichiarati sia l’importo del ricavato netto sia i destinatari della beneficenza. Abruz-zo Amore ha supportato con la cena di Natale del 2011 la onlus “Clown Doc”, donando 6.000 Euro, mentre con la cena di Natale 2012 ha aiutato la onlus “L’A-quila per la Vita”, donando 5.000 Euro. Invitiamo rosetane e rosetani e abitanti dei comuni vicini ad aderire con il con-sueto entusiasmo alla cena.

Cena di beneficenza il 14 dicembre 2013, per dotare il territorio rosetano dei preziosi strumenti salvavita.

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di LUISADEL NIBLETTO

ascoltatiLo pSicoLogo di baSe pReSSo iL tUo ambULatoRio medicoINCONTRI DI TRAINING AUTOGENO IN PROVINCIA DI TERAMO

Negli ultimi anni la richiesta di sostegno psicologico è notevolmente aumentata; soprattutto in questo momento di crisi socio economica e di incertezza sul proprio futuro, le difficoltà psicologiche rappre-sentano una realtà sempre più presente. Purtrop-

po il bisogno di sostegno si scontra con la carenza di servizi psicologici offerti dal sistema sanitario pubblico, che si occupa principalmente di patologie e situazioni gravi e che rimanda il resto delle richieste a tempi di attesa lunghissimi.Inoltre, a livello privato, l’utente si ritrova spesso in confusione a causa della scarsa conoscenza delle competenze specifiche dei diversi ambiti in cui operano gli specialisti della salute. Ciò determina il ricorso a professionisti diversi dallo psicologo (me-dici, nutrizionisti, farmacisti…) per problematiche che in realtà sono emotive, determinando un eccessivo carico per tali figure e risposte non specifiche rispetto al problema.Per questo diventa sempre più rilevante attivare una rete di interventi tra psicologi privati e altre figure professionali e pro-muovere la figura dello psicologo di base, inteso come profes-sionista che affianca il lavoro del medico di base.Questa è per l’appunto la finali-tà che si pone il Progetto Ascol-taTi!Il progetto si è sviluppato ini-zialmente nelle Marche e ha previsto la presenza costante di uno psicologo presso l’am-bulatorio medico. Attraverso una collaborazione con le ide-atrici del progetto AscoltaTi nelle Marche, le Dott.sse Chiari Riccardi e Silvia Trucchia, tre psicologhe abruzzesi hanno riproposto la stessa iniziativa sul nostro territorio abruzzese, nello specifico, per iniziare, in provincia di Teramo. Il progetto originario è stato adeguato alle esigenze del territorio teramano pur mantenendo conservati la finalità e gli obiettivi specifici.L’iniziativa è volta ad offrire un intervento integrato corpo-men-te, a ridurre il carico di proble-matiche psico-sociali ai medici, ad accogliere il disagio emotivo

del paziente, a sensibilizzare alla richiesta di aiuto psicologico, a ridurre gli accessi presso il medico per problemi di natura diver-sa da quella strettamente medica, a diminuire l’uso di farmaci.Le Psicologhe abruzzesi che hanno fortemente voluto l’avvio di questa iniziativa, sono:Psicologa Dott.ssa Elena Aloisi, si occupa prevalentemente di consulenze psicologiche e diagnosi nei disturbi dell’infanzia e dell’adolescenzaPsicologa Dott.ssa Luisa Del Nibletto, si occupa di consulenza e sostegno psicologico in età adultaPsicologa Dott.ssa Valeria Di Ubaldo, si occupa di consulenza e sostegno psicologico in età adultaIl progetto “AscoltaTi” si propone di offrire un’occasione per parlare con un professionista dei propri vissuti, difficoltà emoti-ve e relazionali, problemi esistenziali, preoccupazioni per parti-colari malattie o sintomi di varia natura.L’iniziativa in partenza in Abruzzo prevede la possibilità di ac-cedere al servizio di consulenza psicologica al prezzo agevola-to di 60 euro per n. 3 incontri, importo paragonabile a quello proposto dal servizio pubblico, che risulta però difficilmente

accessibile.Gli interessati potranno far richiesta direttamente al pro-prio medico di base (aderente all’iniziativa) oppure potranno contattare di propria iniziativa le Psicologhe fissando diretta-mente un incontro.Tale progetto rappresenta anche la realizzazione di una rete di collaborazione tra professionisti della salute, che permette una presa in carico globale dei singo-li pazienti. Le consulenze posso-no infatti essere effettuate anche su invio dei medici che vogliono chiarire la natura del disagio la-mentato dal paziente ed ottenere dallo psicologo una restituzione utile per consigliare un eventua-le approfondimento o intervento psicologico.Il Progetto ha una durata di 3 MESI a partire dal 10 OTTO-BRE 2013!

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Dopo aver con-cluso in ma-niera trionfale al celebre “Ra-dio City Music

Hall” di New York il tour negli Stati Uniti, Gianluca Ginoble con Boschetto e Barone ( IL VOLO) hanno iniziato il 4 otttobre il loro secondo tour in centro e sud America. Partiti dal te-atro nazionale di Città del Messico stanno toccando le principali città del conti-nente riscuotendo grandis-simi consensi di pubblico registrando il tutto esaurito in tutti i teatri e negli spazi messi a loro disposizione. Dopo Città del Messico nuove date per Caracas, Valencia e Maracaibo, poi Co-sta Rica Salvador, Nicaragua, Honduras Guatemala Porto Rico e Santo Domingo. Il tour che si concluderà a metà novembre si sposterà poi a Santiago del Cile, Buenos Aires, per terminare le

iL voLo in tour

ultime date a Rio de Janeiro e San Paolo in Brasile. Non possiamo che fare i complimenti a Gianluca per il grande successo raggiunto grazie al suo grande talento, Roseto e la sua amata Montepagano hanno trovato il loro ambasciatore che li rappresenta degnamente in tutto il mondo!!!

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di DAVIDEGENTILE

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“UN GIORNO qUESTO dOLORE TI SARà UTILE”

DI PETER CAMERON

“Avrei tanto voluto che la giornata fosse tutta come la colazione, quando le persone sono ancora sintonizzate sui loro sogni e non è previsto che debbano affrontare il

mondo esterno. Mi sono reso conto che io sono sempre così; per me non arriva mai il momento in cui, dopo una tazza di

caffè o una doccia, mi sento improv-visamente pieno di vita, sveglio e in sintonia col mondo. Se si fosse sempre a colazione, io sarei a posto.” James è considerato da tutti un ragazzo disturbato: non ha amici, non ha interessi e sembra che niente lo en-tusiasmi. La sua famiglia è angosciata dal fatto che James non sia felice, e di fatto non lo è. D’altronde il ragazzo ha solo diciotto anni e, da che mondo è mondo, l’adolescenza non è mai stato uno dei periodi più allegri e spensierati della propria vita. Anzi, risulta essere proprio uno dei peggiori se lo si passa

detestando i propri coetanei e se, anche tra gli adulti che ci circondano, le perso-ne che riteniamo interessanti non sono più di un paio. Tutti gli altri, agli occhi del giovane newyorkese, sono persone superficiali e vuote, così prese dai loro

stupidi impegni nel loro piccolo mondo votato al profitto e all’interesse, e che quindi non gli appartiene. L’estate dopo il liceo separa James da una delle decisioni più importanti della sua vita. Sospeso nel tempo dell’attesa, il diciottenne scoprirà finalmente se stesso tra conferme e rivelazioni. Il filone narrativo è quasi inesistente. Cameron lascia un enorme spazio ai conflitti interni del protagonista, a quello che accade all’interno del suo animo. In poco più di duecento pagine, lo scrittore americano descrive quella fase dell’e-sistenza in cui si è chiamati a costruirsi una propria identità e ad affermarsi nella società. Società che per James, conta-minata dalla superficialità della massa, è incompatibile con il suo modo d’essere, con la sua unicità. È solo nelle ultime pagine del romanzo che il protagonista accetta di confrontar-si con il mondo esterno, pur continuan-do a pensare con la sua testa e rifiutan-do di conformarsi con le menti piatte della società di cui non si sente parte. La voce fuori dal coro. Cosa si può esse-re se non questo quando si hanno solo diciott’anni?

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L’Aquila, Festival dell’Acqua. Sei giorni di conferenze, convegni, tavole rotonde, spettacoli. Con una parata massiccia di sponsor, li avessero tutti. Ma, gira e rigira, si parla sempre di distribuzione idrica, a cominciare dalla romana Cloaca Maxima, anzi di rubinetti, tubi e

fognature, di come stapparle con l’ausilio delle telecamere, di ter-remoti che fanno saltare le condutture, argomento poco conosciu-to in città. Nel clima festivaliero ci stanno pure i divi della tv, lindi e lustri, dalla curata pelle. Il filosofo Giulio Giorello “duetta” con il vescovo ausiliare e vicario generale diocesano. Il giornalista Aldo Cazzullo con i ballerini aquilani (Hip-Hop, Break, Modern & C.). Piergiorgio Odifreddi, matematico impenitente, da qualche tempo anche negazionista, ateo sempre meno convinto - non nasconde le sue “simpatie” per Ratzinger, che, a detta di molti, ha sprecato troppo tempo e inchiostro per rispondergli e la sua “antipatia” per papa Francesco, che penserebbe solo al marketing; grazie a Dio sono ancora ateo, diceva il regista Luis Bunuel - presenta il suo recente volume, “Come stanno le cose. Il mio Lucrezio e la mia Venere” (Ed. Rizzoli, pp. 312, E. 20,00). È propriamente una conferenza spettacolo (tutto al mondo lo è) con l’Orchestra Sinfonica Abruzzese e il Teatro Stabile d’Abruzzo. Ma che c’entra Lu-crezio con rubinetti e fognature? E chi è Lucrezio, che emerge, come da un tombino, dalle nebbie del paleolitico liceale (vecchio ordinamento)? Lu-crezio per la verità se ne sarebbe stato in pace, soddisfatto di aver stimolato gli uomini alla riflessione, almeno da quando l’Occidente aveva riscoperto il suo poema, “De rerum na-tura”, nel 1417, in un monastero tedesco (proprio lui che non cre-deva alla provvidenza! Ma cosa sarebbe rimasto del grande tesoro dell’umanità, se non ci fossero stati i monaci, gli umili amanuensi, che a volte copiavano senza nemmeno rendersi conto di quello che scrivevano e annotavano: è greco, non si legge?). Lucrezio vive nel I secolo avanti Cristo, quando già a Roma erano in atto le trasformazioni politiche e sociali che avrebbero portato alle guerre civili, al dissolvimento della repubblica, a Mario e Silla, a Pompeo e Cesare dittatore, al principato di Augusto. Con la sua poesia complessa e affascinante non parla di eroi, di amori, di passioni senza modo. Divulga semplicemente la filosofia del suo maestro, Epicuro tanto diffamato, forse perché aveva provato a rendere gli uomini liberi e felici. Senza riuscirci. Poche cose, sensate e quindi pericolose. Vivi di poco e di nascosto. Non te ne andare fuori, la verità sta dentro di te, avrebbe confermato s. Agostino. La morte non esiste, quando c’è lei non ci sei tu e viceversa. La religione è superstizione - questo significa la parola - e spinge ai più atroci misfatti, tipo padre che uccide la figlia. Che cosa importa agli dei, ammesso che ci siano, dell’uomo e di quel minuscolo granello di terra, che se ne va per conto suo, dominata dal caso, agglomerato di atomi, come le stesse sensazioni. Lucrezio poeta della ragio-ne e dell’ansia, dell’angoscia. Come tutti i materialisti (Voltaire) è costretto ad arrendersi di fronte al male del mondo (la peste, il

terremoto, la smania di possesso). Perfino l’amore è lotta, agone, se non agonia. “Venere inganna gli amanti coi suoi simulacri: essi non sono mai sazi di rimirare un bel corpo, ma quelle mani che vagano in ogni sua parte non riusciranno a strapparne nemmeno un pezzetto. Quando, alla fine, congiunte le membra, essi godono il tempo bello e felice, e il corpo completa l’amplesso, quando il seme di Venere si sparge dentro di lei, invano si stringono forte e le salive si mescolano in un bacio ansimante, tenendo le lab-bra avvinghiate: non potranno strapparsi l’uno un pezzo dell’altra né confondere i corpi in congiunzioni infinite: in quei momenti supremi, mentre si accingono a stringere tutti i lacci di Venere e le membra si struggono in nodi di grande piacere, sembra che vogliano questo; ma quando alla fine l’ardore furioso si scioglie e l’onda della passione sembra al momento placarsi, essa ritorna all’assalto con rinnovato furore, perché loro stessi non sanno che cosa cercare e neppure conoscono le cure adatte a quel male, tanto sono sconvolti da quella piaga segreta.” (Trad. F. Vizioli). Odifreddi traduce - si poteva risparmiare di rendere il latino con

il latino: “alma mater” resta “alma mater”, quanto più bello sarebbe stato “madre che dai la vita”, soprattutto parlando della Natura - e commenta passo per passo il poema (senza testo a fronte, che peccato mortale), definito “il più elevato canto mai intonato da un uomo alla scienza e alla ra-gione”. Sarà pure, mancava lui a ricordarlo. Ma il suo Lucrezio sembra risciacquato e annacquato

nel Po, alle sacre fonti del Premio letterario Grinzane Cavour. Ne viene un’immagine al momento compiacente e confortante, in re-altà discutibile, banale e riduttiva, da salotto e pubblico televisivo. Altro che operazioni di marketing di papa Bergoglio. Basta leggere il sempre valido “Lucrezio, poeta dell’angoscia” di Luciano Perelli per rendersene conto. È il solito uso disinvolto dei classici, che non si possono difendere. Gli si fa dire tutto, si tirano da una parte e dall’altra. Con laica benedizione anche del compassato Au-gias. E nell’inserto domenicale di un quotidiano - su cui scrissero Geymonat padre e figlio, un filosofo della scienza e uno studioso di Archimede – il Lucrezio di Odifreddi è proposto come libro di testo nelle scuole. In tempi remoti il poeta latino era tradotto nell’ultimo anno del Liceo Classico - pochi brani naturalmente, l’inno a Venere, le lodi di Epicuro, la peste di Atene - con la ripo-sta speranza che l’esaminatore non intignasse proprio su Lucre-zio. C’era la “vita” che poteva salvare: morto impazzito, a detta di cristiani maldicenti, per un filtro d’amore, il poema lodato da Ovidio ecc. Ma se la domanda riguardava il “pensiero” di Lucre-zio erano dolori. Bisognava arrampicarsi sugli specchi, dire e non dire, perché il commissario poteva essere bigotto o sovversivo e non ci si poteva scoprire più di tanto. Oggi invece Odifreddi ha tro-vato la verità segreta e ce la mostra in tutto il suo splendore. Una perla? “Lucrezio non si può considerare un ateo, era religioso a modo suo. Più che ateo, era anticlericale, ce l’aveva con i preti di allora”. Che, come è noto, assiduamente frequentava.

lucrezio Pour dames L’ACQUA STIMOLA LA RIFLESSIONE. A L’AQUILA PIERGIORGIO ODIFREDDI, PROFETA LAICISTA, “RISCOPRE” IL POETA LATINO DELLA NATURA

di MARIO GIUNCO

Odifreddi

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TELEVISIONE55

di BARBARA CINQUE

La televisione e l’auditel, cruccio di tutti gli autori e direttori vanno a braccetto e la direzione che hanno preso non è delle miglio-ri: Piero Chiambretti, conduttore

televisivo, attualmente lo vediamo al posto di Ezio Greggio nel programma “striscia la notizia”ha detto la sua sullo stato della tele-

visione italiana, partendo dall’analisi della crisi dei talk show. Secondo il conduttore il discorso è molto più generico e coinvolge tutto il piccolo schermo:“La crisi dei talk affiora dentro un sistema televisivo che ha una crisi più profonda: non credo che sia in crisi un genere, è in crisi un sistema televisivo. Penso ci sia un problema del sistema tv che andrebbe - ma non sarà - cambiato, in accordo tra tutte le emittenti, ma quello che dico è assolutamente utopico. Si mettessero un giorno al tavolo e di-cessero, reinventiamo, ognuno per conto proprio, la prima, la seconda e la terza serata.”

Chiambretti ha ragione, si tratta di utopia assoluta, anche e soprattutto per colpa di

chi nel piccolo schermo lavora da decenni ed è stato incapace di arre-starne tale inversione di tendenza. Il conduttore ha proseguito indicando tra le cause che hanno portato alla crisi la televisione le cosiddette esigenze di mercato e l’attenzione vincolante che viene data all’Audi-tel:

“La tv si è dovuta adattare alle esigenze di mercato, l’avvento dell’Auditel prima (che

LA TV E L’AUdITEL

è diventato un giudizio universale) e poi la frammentazione di migliaia di canali che uno dopo l’altro portano via pubblico e pubblicità, quindi soldi, hanno costituito una psicosi generale. Per cui nessuno rischia, nessuno sperimenta, si manda in onda quasi sempre il sicuro, non si prende mai la strada nuova, se non per qualche eccezio-ne; ma in linea generale il dirigente, l’autore, il conduttore, il direttore, tutta la filiera della televisione parte dal presupposto che non si può sbagliare. Ma partendo da questo presupposto sbagli in modo più scientifico. Ripeti lo stesso programma, in qualche caso gli cambi solo il titolo, e non affronti nuove frontiere che comunque sono sotto gli occhi di tutti perché il mondo velocemente cambia e le nuove tecnologie rendono tutto più facile da realizzarsi. Questa potrebbe essere un’era nella quale la televisione po-trebbe dare il massimo e invece non lo dà. Non dico che dia il minimo ma va a passo d’uomo mentre invece la tv va veloce. Molto veloce.”Inutile sottolineare che in questo vortice spiegato con assoluta lucidità da Chiambret-ti, è finito - peraltro da qualche anno - anche il conduttore torinese che fatica ad imporsi con un programma tutto suo, soprattutto da quando è passato a Mediaset. Chiambretti non ha tutti torti ma c’è da dire peró che il “ Signor” Chaplin, ad un autore che era anda-to in ufficio da lui per proporgli una sceneg-giatura nuovissima, che nessuno aveva mai fatto e mai visto prima, rispose:” se nessuno ne ha mai parlato e nulla è stato fatto allora non c’è niente d’interessante”. Morale della favola: tutto è stato visto ed é proprio questo che funziona!

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ILARIADI CRISTOFORO

STEFANIADI SANTE&

di

Ancora una volta gli studenti del Moretti si sono reca-ti a Roma per visitare una delle mostre d’arte che la capitale ospita in questi giorni e che rimarrà aperta fino al 2 febbraio, vale a dire l’antologica dedicata al pittore francese Paul Cézanne dal titolo “Cézanne e

gli artisti italiani del ‘900”. Mercoledì 9 ottobre gli alunni del triennio B Programmatori hanno avuto la fortuna di osservare opere di inestimabile valore economico e culturale di artisti come Morandi, Boccioni, Car-rà, de Pisis, Sironi, Capogrossi, Fausto Pirandello e ovviamente Cézanne, considerato il “padre dell’arte moderna”. Quest’ulti-mo, nato nel 1839 in una famiglia che godeva di notevoli agia-tezze, poté frequentare le migliori scuole, dove strinse legami d’amicizia con Emile zola, noto scrittore francese. La produzione artistica di Cézanne si divide principalmente in due periodi: quello romantico e quello impressionista. Impor-tanti opere da ricordare realizzate in questi periodi sono “Il giar-diniere Vallier”, il ritratto di “Victor Chocquet”, “I bagnanti”, “Il

buffet”, “La casa dell’impiccato”. È stato il pittore francese più singolare ed enigmatico di tutta la pittura francese post-impres-sionista e nella sua pittura ha cercato di sintetizzare, oltre alla luce e al colore, i fenomeni della interpretazione razionale che portano a riconoscere le forme e lo spazio.Un merito particolare va alla guida che ha fatto capire a tutti i ragazzi presenti come i molti pittori di quell’epoca abbiano riportato nelle loro opere alcune caratteristiche di Cézanne. La guida stessa li ha guidati nei quattro settori in cui la mostra è suddivisa, ovvero i paesaggi, i nudi, le nature morte e i ritratti. Come di consueto al termine della mostra al Vittoriano, i ragazzi hanno potuto ammirare le intramontabili bellezze artistiche che la capitale offre. (Red. Cerchi Concentrici Promotor)

gli studenti del Moretti a roMa alla moStRa di paUL cézanne

L’importante esposizione di uno dei più autorevoli padri dell’impressionismo si è tenuta al Vittoriano ed è stata veramente apprezzata dai ragazzi, grazie anche alla competenza delle guide

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mUSICA

Spesso sentiamo parlare di cose che ci sembrano senza senso. In tv, dal dottore, in fila alle po-ste. Il tempo atmosferico usato come banale mezzo di conver-

sazione, le notizie dell’ultim’ora sul nostro ormai irrecuperabile Cavaliere o perché no, l’ultimo singolo di Eros Ramazzotti. Quando però ci si trova ad ascol-tare il promo del disco “View of a nonsense” (tradotto “visione di cose senza senso” ) l’idea di un qualcosa di assurdo è l’ultimo

dei pensieri. L’album d’esordio dei The Talking Bugs è ben più concreto di quello che apparentemente possa sembrare o si possa dedurre dal titolo.

Siamo di fronte a quat-tro soggetti che seguono le orme della musica “transeuropea”. Ales-sandro Di Furio (chi-tarra classica e voce) Fausto Ghini (chitarra classica e voce) Paolo Andrini (contrabbasso) e Youssef Ait Bouazza (batteria, percussioni).Formatosi nel gen-naio 2011, il gruppo

emiliano sposa sin dal principio l’idea di un sound pulito ed autentico. Armoniose

sonorità balcaniche si mescolano a quelle più ispaniche. Dal folk al tango moderno, ogni muscolo del corpo ha il diritto/dovere di tirarsi e distendersi sulle note delle nove tracce contenute nel cd. Le contaminazioni sono varie e diverse. Dai Beirut (chiari i riferimenti nel bra-no Laika) ai King of Convienences, dai nordici Notwist ai più freschi Tunng. A fare la differenza sono i dettagli curati e misurati che rendono unico ed inimitabile il loro stile. Le chitarre si rincorrono in brani come Consequence of your sound e si rilassano in altri come Broken Sword. L’abile contrabbasso di Bouazza dirige il tutto e spiega un tappeto di magici suoni su ogni brano. Una tracklist intensa, intrisa di parole intimiste e spietate. Riflessioni ad alta voce e stati d’animo raccontati in maniera minimale e delicata. L’album in uscita il prossimo 18 novembre 2013 per l’etichetta discografica Lobster Art Collective è stato anticipato da un ep (Deep ep) disponibile su i-tunes dal 14 ottobre e contenente due radio edit ed un brano del disco.The Talking Bugs - vincitori del premio SuperStage 2012 in occasione del festival degli indipendenti Mei Sangiorgi - lascia-no la mente dell’ascoltatore in balia dei suoni. Il loro primo lavoro è easy, leggero, proprio come si evince dalla copertina del disco firmata Agnese Baruzzi. Un cervello/mongolfiera che ha deciso di farsi condurre.

the talking Bugs il senso del non senso

di GIULIA MARINI

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Per rilanciare il commercio e vivacizzare le vie della città, l’Associazione Commercianti e Artigiani Confesercenti di Pineto ha organizzato, con il patrocinio

del Comune e la collaborazione dei bar del centro, la manifestazione “Fest’Autunno, aspettando San Martino” con musica, ca-stagne, vino, birra e arrosticini di produzio-ne esclusivamente abruzzese. L’evento si svolgerà domenica 3 novembre nel tratto centrale di viale D’Annunzio e via Milano, che per l’occasione diventerà isola pedonale. La festa sarà inau-gurata intorno alle 16 dai giovani animatori di “Summer Smile” con giochi e divertimenti che coinvolgeranno i bambini, ai quali sarà offerto gratis zucchero filato prodotto dalla rinomata azien-da dolciaria pinetese Geni’s di Eliseo Spiriticchio. Dalle 18,30 alle 23 musica live con un nutrito gruppo di musicisti: il Maestro Mauro Di Ruscio (tastierista e fisarmonicista di N’Duccio), Max D’Urbano (batterista di N’Duccio e valente trombettista), Vin-cenzo Melchiorre Ricci (chitarrista e cantante blues di fama na-zionale), Frank Celentano (uno dei migliori interpreti di canzoni

del Molleggiato), Antonio Di Gabriele e Michela Nardi (giovani e promettenti chi-tarristi che hanno già calcato importanti palcoscenici). Ovviamente, i principali protagonisti di Fest’Autunno saranno le gustose castagne e gli arrosticini, innaf-fiati dal buon Montepulciano d’Abruzzo e dall’ottima birra. “Un appuntamento da non mancare”, ha spiegato Biagio Iezzi,

presidente dell’associazione che ha promosso l’iniziativa, “per coloro che vorranno trascorrere un pomeriggio e una serata domenicale all’insegna dell’allegria e sano divertimento, risco-prendo la bellezza e la vivibilità del centro cittadino di Pineto nella stagione autunnale”. I commercianti pinetesi non sono nuovi ad iniziative che in qualche modo creino un certo interes-se tra i potenziali acquirenti. Basti pensare alla lotteria “gratta e parti” che ha riscosso un enorme successo nel recente passa-to. Creare, insomma, movimento con queste iniziative significa anche suscitare interesse tra la gente. Oltretutto, istituendo per l’occasione un tratto di isola pedonale nel cuore di Pineto offre la possibilità di una migliore vivibilità degli spazi.

feSt’aUtUnno perrivitalizzare il coMMercio

L’iniziativa è della Confesercenti di Pineto che ha proposto per il prossimo 3 novembre un pomeriggio all’insegna dello svago per tutti, tra caldarroste, musica, vino, birra e arrosticini

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di GIORGIA PASQUINI

Molte volte diamo per scontato tutto ciò che ci circonda: servizi, sistemi, oggetti di

uso quotidiano.Per me è strabiliante pensare che, dietro ogni cosa che utiliz-ziamo, sia essa per necessità o per svago, ci sia il cervello di un uomo, un uomo in carne e ossa come me, un essere vivente che non smette mai di sorprendere,

anche se stesso.Avete presente quando si andava al cinema perché lo schermo gigante e il suono avvolgevano tutto l’ambiente?Oggi il cinema, inteso come luogo, so-pravvive grazie al suo intramontabile fa-scino ma è innegabile che la tecnologia e lo sviluppo molte volte ci consentono uno scenario più economico e comodo

direttamente a casa nostra.Il sistema che, a partire dagli anni ‘70, senza dubbio, ha più rivoluzionato e invaso il mondo è il Dolby Surround.L’ingegner Ray Dolby brevettò, con il proprio nome, la sua idea

riguardante registrazione e com-pressione, che riusciva a rendere il suono cristallino.L’idea di base era piuttosto

“semplice”: quando si registrava su un qualunque supporto un segnale, nella

zona dello spettro esso era afflitto da un rumore costante (per esempio, nella registrazione audio analogica era il fruscio del nastro). A questo problema Dolby fece fronte aumentando opportunamente il segna-le durante la registrazione, ottenendo così, con un processo inverso, un segnale pulito con il rumore ridotto.In realtà il rumore non era il solo pro-blema da risolvere, poiché si aggiunge-va anche la scarsa larghezza di banda, dovuta al fatto che bisognava compri-mere il contenuto, facendolo passare in un canale limitato, poi espanderlo in uscita e ritrovare l’originale.Il Dolby Stereo del 1975 dunque, ridus-se il rumore, ma soprattutto codificò in quattro canali l’audio nello spazio di due tracce ottiche, semplice stereo, e poteva imprimersi ai bordi della pellicola.Fino ad allora per l’audio multicanale si utilizzavano piste ottiche o magnetiche separate dalla pellicola.Oggi, anche senza pellicola, il concetto co/dec viene applicato ai dati, renden-do ancora attuale questo sistema che, con l’industria (non solo cinematografi-ca), ha reso disponibile a casa il tanto amato effetto Dolby Surround.Dolby si è spento questo settembre a San Francisco, all’età di 80 anni, por-tando il suo nome in ogni casa come sinonimo di alta qualità.

L’uomo dietro iL suono che avvoLge

Ci sono delle idee che rivoluzionano un sistema senza fare “rumore”. È il caso dell’ingegner Ray Dolby

(scomparso di recente) che brevettò, con il proprio nome, un modo nuovo di registrazione audio, capace di

rendere il suono cristallino e avvolgente

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Ray Dolby(Portland, 18 gennaio 1933 - San Francisco, 12 settembre 2013)

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Sul crinale della collina dove ha trovato dimora Parco Filiani, si erge una doppia fila di pini che disegnano una verde for-ma lineare, interrotta a metà

dalla strada provinciale che conduce a Mutignano. Con molto disincanto viene chiamata “la pinetuccia “, in quanto fu realizzata, come la pineta litoranea ma per una lunghezza più contenuta, da Lui-gi Corrado Filiani negli anni ‘30 e doveva rappresentare il coronamento del parco sottostante. Per chi percorre l’autostrada A14 è considerata la “cartolina “ di Pine-to in quanto ne anticipa l’arrivo oppure, per chi è orientato su altri lidi, interrompe la monotonia del viaggio con una grade-vole visuale. All’inizio i Pinus Pinea pian-tati erano 230, distribuiti su una striscia di terreno a larghezza variabile, allineati da due fino a cinque filari. Trovò la com-pleta realizzazione nel dopoguerra con le tecniche simili a quelle utilizzate per la pineta litoranea. La famosa nevicata del 2005 ha falcidiato gran parte delle piante, sottoposte anch’esse ad una rigida pota-tura. Basta semplicemente osservarla, la “Pinetuccia”, per intuire la necessità di una ripiantumazione di pini già abbattuti, di una mirata potatura, della sostituzione di quelli ormai destinati all’abbattimento nonché di una costante manutenzione di

tutta l’area, ulteriormente penalizzata dai noti eventi meteorologici del 2011 e del 2012 ! Il grande progetto di L. C. Filiani era quello di poter raggiungere agevol-mente il crinale della collina dal parco sottostante, per poter fruire del bellissimo panorama, al fresco dell’ombrosa “pine-tuccia “. Pensò di costruirvi lateralmente alcune case coloniche da adibire in futu-ro a punti di ristorazione.Aggirando la collina e superando l’aperta campagna, in un tragitto diritto e semi-pianeggiante, si arriva su Colle di Pigno che svetta con i suoi 249 metri slm . Vi fece realizzare un serbatoio d’acqua tut-tora funzionante, per garantire la fornitu-ra alle case dei contadini della zona. L’in-tenzione era quella di costruirvi proprio in cima una struttura stile “castelluccio “, già realizzato all’interno del parco, da dove poter apprezzare al meglio il favolo-so paesaggio circostante ed il suo paese ideale adagiato nel verde delle pinete. I “boschetti” sono tuttora presenti, così come i casolari da adibire a punti di ri-storo. Scomparso nel 1964 non riuscì a realizzare tale sogno, ma il fascino di tale progetto rende ancora più illuminato il suo pensiero. La realizzazione di un per-corso che da Parco Filiani porti alla “Pi-netuccia” non richiede grandi risorse se non l’assenso della proprietà ad usufruire

di una fascia di terreno che fiancheggi la S. P per Mutignano fino ad arrivare sul crinale.Aree picnic attrezzate ed un osservatorio consentirebbe di apprezzare la bellezza e lo skyline di Pineto . Questo frammen-to di paesaggio è percepito da tutti di pubblico interesse ed è un simbolo che identifica ancora di più la nostra cittadi-na. La proprietà privata è stata sollecita-ta ad un incontro con l’Amministrazione Comunale per individuare gli interventi necessari e di concordare le modalità ed i termini orientati ad attivare le opportune iniziative finalizzate sia alla salvaguardia del sito che a renderlo fruibile a tutti i cittadini. Di recente vi è stata anche una mozione consiliare, votata all’unanimità, con la quale l’Assise conferma il manda-to alla Giunta Comunale ed al Sindaco di contattare la proprietà con l’obiettivo di rimuovere il lento declino di uno dei siti più pregiati del nostro territorio.La Legge 10 del 2013 ha introdotto la giornata “verde “ del 21 novembre, rin-novando quella che era la giornata della festa dell’albero; così come ha introdotto la tutela degli alberi monumentali, con l’obbligo da parte dei Comuni di censirli,

salviaMo la“pinetUccia”

Uno dei simboli paesaggistici di Pineto lasciato ad un lento declino. Occorre fare qualcosa da subito

di ERNESTOIEZZI

Alcune foto che documentano lo stato di abbandono e di incuria in cui versa oggi la Pinetuccia

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realizzando il Catasto degli Alberi.Tra le diverse definizioni di alberi mo-numentali la legge include i “filari e le alberate di particolare pregio paesaggi-stico, monumentale, storico e culturale, ivi compresi quelli inseriti nei centri ur-bani”. Sembra una definizione confezio-nata proprio per la nostra “Pinetuccia”!Un albero non è mai solo un albero. Di-versi scrittori ne hanno fatto figure miti-che e simboliche, perché il loro ciclo bio-logico sovrasta quello umano, ne diventa amico e segna il tempo dell’uomo e della sua storia. Josè Saramago nel libro “Di questo mondo e degli altri”, ci regala un bellissimo affresco letterario, quando im-magina il nonno ormai avvisato dell’arrivo della fine “ ... e andrà di albero in albero del suo podere ad abbracciare i tronchi, a congedarsi da loro, dai loro frutti che non mangerà più, dalle ombre amiche”. An-che l’ombra di un albero diventa amica! Così come la storia di un pastore di nome Elzerard Bouffier, raccontata da Jean Giono nel 1953 (L’uomo che piantava gli alberi), il quale ebbe il merito di aver ripiantumato un’intera zona della Pro-venza, alle pendici delle Alpi, di querce

La ricostruzione del progetto di L.C. FilianiLa collina dove ha trovato dimora Parco Filiani sul crinale la Pinetuccia (cerchiata in rosso)

“La Pinetuccia” , immagine di copertina del libro “Pineto. Percorso storico e naturalistico”

betulle e faggi, grazie ad una costante attività quotidiana durata vent’anni. Con lo stesso spirito una persona illuminata circa 90 anni fa iniziò a maturare l’idea di realizzare il perimetro verde della nostra cittadina, divenuto negli anni perimetro estetico con la realizzazione della pineta storica e della “pinetuccia” e con il recu-pero di una cava d’argilla trasformata in Parco Filiani.Ci conforta l’idea che nuovi strumenti le-

gislativi ed urbanistici ci aiuteranno a sal-vaguardare tale sito, con l’idea che anche le future generazioni possano fruirlo; così come è auspicabile che da subito si pro-ceda al riconoscimento dei nostri simboli arborei come beni monumentali, con la realizzazione del Catasto degli Alberi, al-zando la soglia d’attenzione nella giorna-ta del 21 novembre, la giornata “verde” e della festa dell’albero!

IMPAGINAZIONE E GRAFICA: SARA SISTILLICOORDINAMENTO TECNICO: MASSIMO BIANCHINI (TEL. 331 3717294) FOTOGRAFI: ELIO D’ASCENZO, ANTONIO TOMMARELLI, MARIO ROSINI EDITORE: EIDOS News S.r.l.

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