la settimana - n. 27 del 18 luglio 2010

8
ivorno come Rio de Janeiro o Messina? Non sarà come l’imponente "Cristo Redentor" che domina sulle colline di Rio o come la famosa Madonnina dorata del porto siciliano, ma anche Livorno presto potrebbe avere una grande effigie religiosa a guardia del suo porto. Una statua di Maria alta circa 5 metri fra qualche tempo infatti potrebbe accogliere le navi che entrano in porto dall’imboccatura sud. Non è solo un pour-parler estivo, perché dopo un anno di colloqui sottotraccia tra la Diocesi, il Corpo Piloti del Porto e la Capitaneria di Porto di Livorno non è detto che l’idea alla fine non si concretizzi per davvero. IL SOPRALLUOGO ALLA VEGLIAIA Nei giorni scorsi il vescovo Simone Giusti ha effettuato un sopralluogo (nella foto sotto) sulla diga della Vegliaia per prendere visione del luogo dove la statua potrebbe essere installata. Sulla pilotina del Corpo Piloti insieme al vescovo c’erano il comandante del Porto l’ammiraglio Ilarione Dell’Anna, il capo piloti Cino Milani e il suo vice Salvatore Vasta. E proprio dai piloti livornesi che è partita l’idea di una statua della Madonna a protezione di tutto il mondo portuale. «Circa un anno fa - racconta Milani - il vescovo venne a benedire la nostra stazione al Molo Mediceo e facemmo un giro del porto con la pilotina. Fu lì che gli proponemmo l’idea: volevamo rifarci all’antica tradizione livornese della Madonna del Saluto, ma soprattutto ci piaceva l’idea di una protezione speciale per tutti i portuali visto che c’è chi, come noi piloti, spesso rischia la vita nel proprio lavoro affrontando il mare con qualunque condizioni metereologica». SI ASPETTA IL SÌ DELLA PORT AUTHORITY Il Vescovo tira il freno a mano, ma non nasconde che l’idea gli piacerebbe molto: «Siamo ancora alle fasi preliminari - afferma - ma fa piacere che alcune componenti importati del porto come i Piloti e la Capitaneria stiano lavorando perché questa idea si concretizzi davvero. È segno, come ho ribadito più volte, che Livorno è una città molto religiosa». L’idea dei Piloti sta pian piano passando negli altri ambienti del porto creando un certo dibattito. La voce è poi circolata anche nelle stanze delle istituzioni locali: così le autorità di Comune e Provincia, sentite in maniera informale, sembrano voler avvallare il progetto. Certo è che manca ancora l’autorizzazione più importante, quella dell’Autorità Portuale: «I passi da fare sono ancora molti - continua il Vescovo - e non è detto che alla fine l’opera si realizzi. Però sembra che si stia creando un sodalizio importante teso alla realizzazione dell’opera. E già questo mi sembra un fatto molto positivo». E I MARINAI AVREBBERO DUE «LUCI» NELLA NOTTE Certo è che la macchina si è messa in moto: la Capitaneria è in contatto con l’Autorità Portuale per le prime pratiche burocratiche. La Diocesi è invece al lavoro per commissionare l’eventuale opera (si veda il box in pagina). Quanto alla collocazione in un primo tempo era stata vagliata l’ipotesi di posizionare la statua sul pilozzino di cemento, conosciuto come "biribisso" davanti al faro: poi i costi troppo elevati hanno fatto indirizzare l’obiettivo verso un’altra collocazione. Ma non certo meno significativa: in cima al braccio ovest della diga della Vegliaia, sotto al grande faro verde. Quella luce per le navi è il segnale dell’approdo magari dopo lunghi giorni di navigazione ostacolati da qualche burrasca. «La luce verde - commenta il capo piloti Milani - indica a tutte le navi che lì c’è la porta d’ingresso del porto. Mi parrebbe davvero ricco di significato se sotto a quel faro venisse posizionata una statua della Madonna». (g.d.m.) L Via del Seminario, 61 57122 Livorno tel. e fax 0586/210217 [email protected] Notiziario locale Direttore responsabile Andrea Fagioli Reg. Tribunale Firenze n. 3184 del 21/12/1983 18 luglio 2010 a statua della Madonna all’imboccatura del Porto? Sarebbe un bellissimo segno di accoglienza anche per i numerosissimi marittimi filippini che ogni giorno attraccano nel nostro scalo». È un aspetto poco noto, ma un’indagine condotta dall’associazione “Stella Maris” lo scorso anno rivela numeri che parlano da sé: il 43% dei marittimi che ogni giorno attraccano con gli equipaggi nel nostro porto sono filippini, e dunque, in gran parte, di religione cattolica. «È proprio così – spiega il responsabile della “Stella Maris” livornese Federico Sgherri – solo il 50% dei marittimi è italiano, poi vengono i filippini e infine il restante 7% se lo spartiscono in buona misura indiani, indonesiani e ucraini». Nei 135 metri quadri del centro di accoglienza della “Stella Maris” livornese situato all’interno del porto commerciale in via Michelangelo passano ogni anno circa 2000 marittimi («1900 lo scorso anno e già 880 nel primo semestre di quest’anno»). Sono i lavoratori globe-trotter degli equipaggi delle navi di tutto il mondo (traghetti, navi- crociera, grandi porta container). «È gente – fa notare Sgherri – che sta fuori da casa per mesi e mesi, e il disagio è avvertibile nei loro volti, nelle loro domande: il distacco dalle famiglie e dagli affetti è difficile». Ecco allora che diventa preziosa l’opera dei 3 volontari della “Stella Maris”: «I marittimi vengono qui per telefonare, usare internet, guardare la tv, bersi una birra, leggere i giornali dei loro paesi, ma anche per essere trasportati in centro. Da questo punto di vista il nostro porto è molto carente: non ci sono adeguate strutture di accoglienza». Soprattutto alla “Stella Maris” si cerca anche una assistenza spirituale: «Offriamo loro dei momenti di preghiera, distribuiamo vangeli e corone del Rosario. Come un marinaio sente il nome della nostra associazione si rasserena subito. Ora con l’immagine della Madonna all’entrata del porto l’accoglienza potrebbe essere anche migliore. Sarebbe un piccolo segno, ma significativo». L « LE REAZIONI/1 ALL’OPERA LO SCULTORE PAOLO GRIGO’ Quando c’era la Madonnina del Saluto rima che i bombardamenti la buttassero giù, presso l’entrata del vecchio porto mediceo nella Dogana Vecchia c’era un antico quadro raffigurante la Madonna del Saluto, risalente al ‘500. Marinai e operatori portuali ne avevano fatto il proprio luogo di culto: in molti passavano a salutarla prima di partire e vi ritornavano per ringraziare al rientro dai viaggi. Poi la chiostrina fu ridotta a un cumulo di macerie dopo il passaggio dei bombardieri alleati durante la seconda guerra mondiale. «Ma da allora – afferma Cino Milani – la devozione di molti marittimi non è venuta meno. Anche noi del Corpo Piloti conserviamo una Madonnina incastonata nelle pietre del fortino al Molo Mediceo dove c’è la nostra stazione. Con la nuova statua all’imboccatura del porto si rinnoverebbe così anche una antica tradizione». P L’idea partita dal Corpo dei Piloti del Porto potrebbe concretizzarsi. La statua, alta 5 metri accoglierebbe le navi al fanale verde dell’imboccatura del porto. Il Vescovo: «I passi da fare sono ancora molti, ma già è bello vedere esponenti importanti del porto lavorare al progetto» Alla Vegliaia una statua di Maria proteggerà tutto il porto? SI STUDIANO GIÀ I PRIMI BOZZETTI ove verrà collocata? Sarà in vetro resina oppure in marmo? Quanto sarà alta? E chi la scolpirà? Posto che siamo ancora alle fasi di studio del progetto, resta il fatto che gli eventuali nodi da sciogliere per la realizza- zione dell’opera sono ancora molti. E se per la collocazione sembra aprirsi qualche spiraglio concreto alla diga della Vegliaia, si sa già che la Diocesi ha dato incarico allo scultore e pittore di Cascina (Pisa) Paolo Grigò per studiare un progetto e provare a buttar giù un preventivo di massima. I primi bozzetti dovrebbero essere pronti per i primi di settembre. Grigò è uno scultore di fama internazionale e di recente, tra le altre cose, ha realizzato un ciclo scultoreo per la chiesa di Fornacette disegnata da monsignor Simone Giusti. Per il materiale le ipotesi al va- glio sembrano per ora ridursi a due: o marmo o vetroresina, c’è infatti da tener conto dell’espo- sizione continua agli agenti climatici che riducono di molto i materiali di cui è possibile servirsi. E se tutto l’iter procedesse filato? Non è un mistero che al Vescovo piacerebbe inaugurare la statua il giorno della Festa della Madonna di Montenero, l’8 settembre prossimo. D LA STELLA MARIS: «UN SEGNO PER I TANTI MARINAI FILIPPINI» ivornesi mangiapreti? «Macché. Magari per una forma di superstizione più che di religiosità, ma ogni buon livornese un cero alla Madonna di Montenero non manca mai di andare ad accenderlo». Lo attacca con queste premesse Piero Mantellassi il suo commento al progetto della statua di Maria al porto. Lui da poco rieletto a capo del Consorzio Nautico che riunisce i 60 circoli dei diportisti livornesi conosce bene gli umori del “popolo delle barchette”: «Non credo che l’idea della statua dispiacerebbe a qualcuno, come Consorzio posso dire che non siamo assolutamente contrari. Probabilmente – dice poi con sincerità - l’idea lascerebbe nell’indifferenza gran parte dei diportisti, ma sono convinto che nessuno farebbe le barricate per opporvisi». A Livorno il diportismo non è un hobby è una filosofia di vita: e sono migliaia le barche che affollano i fossi e ogni angolo della Dogana Vecchia e del porto mediceo: «Sarebbe interessante – afferma Mantellassi – sapere quante immagini di Santa Giulia o della Madonna di Montenero sono appese nelle cantine sui fossi. Perché checché se ne dica in fondo i livornesi sono legati a doppio filo anche alle loro tradizioni religiose». Magari non in bella vista, magari un po’ polverosa o sgualcita nel portafoglio, ma ogni livornese la sua immaginetta sacra la conserva sempre. «Diro di più - conclude Mantellassi - la mia sensazione è che ogni livornese, anche i non credenti come me, conservano sempre in un angolo del proprio animo un’idea o una domanda di sacro. E anche un’iniziativa come questa della statua può segnare l’apertura di un dialogo con questa parte un po’ nascosta». L LE REAZIONI/2 IL CONSORZIO NAUTICO: «L’IDEA NON CI DISPIACE» DUE APPUNTAMENTI DIOCESANI PER IL FINE SETTIMANA Venerdì 16 Il vescovo monsignor Simone Giusti celebra la Santa Messa alle ore 9 al monastero delle suore del Carmelo ad Antignano per la tradizionale festa della Beata Vergine Maria del Monte Carmelo Sabato 17 Alle 8.10 ritrovo in piazza delle Carrozze per il tradizionale pellegrinaggio diocesano mensile al Santuario di Montenero. Alle 9 la celebrazione eucaristica L’ANTICA TRADIZIONE IN PORTO

Upload: diocesi-di-livorno

Post on 07-Mar-2016

218 views

Category:

Documents


1 download

DESCRIPTION

Settimanale della Diocesi di Livorno

TRANSCRIPT

Page 1: La Settimana - n. 27 del 18 luglio 2010

ivorno come Rio de Janeiroo Messina? Non sarà comel’imponente "CristoRedentor" che domina

sulle colline di Rio o come lafamosa Madonnina dorata delporto siciliano, ma ancheLivorno presto potrebbe avereuna grande effigie religiosa aguardia del suo porto. Unastatua di Maria alta circa 5 metrifra qualche tempo infattipotrebbe accogliere le navi cheentrano in portodall’imboccatura sud. Non è soloun pour-parler estivo, perchédopo un anno di colloquisottotraccia tra la Diocesi, ilCorpo Piloti del Porto e laCapitaneria di Porto di Livornonon è detto che l’idea alla finenon si concretizzi per davvero.

IL SOPRALLUOGO ALLA VEGLIAIA Nei giorni scorsi il vescovoSimone Giusti ha effettuato unsopralluogo (nella foto sotto) sulladiga della Vegliaia per prenderevisione del luogo dove la statuapotrebbe essere installata. Sullapilotina del Corpo Piloti insiemeal vescovo c’erano il comandantedel Porto l’ammiraglio IlarioneDell’Anna, il capo piloti CinoMilani e il suo vice SalvatoreVasta. E proprio dai pilotilivornesi che è partita l’idea diuna statua della Madonna aprotezione di tutto il mondoportuale. «Circa un anno fa -racconta Milani - ilvescovo venne abenedire la nostrastazione al MoloMediceo e facemmoun giro del porto conla pilotina. Fu lì chegli proponemmol’idea: volevamorifarci all’anticatradizione livornesedella Madonna delSaluto, ma soprattuttoci piaceva l’idea diuna protezionespeciale per tutti iportuali visto che c’è chi, comenoi piloti, spesso rischia la vitanel proprio lavoro affrontando ilmare con qualunque condizionimetereologica».

SI ASPETTA IL SÌ DELLA PORT AUTHORITY Il Vescovo tira il freno a mano,ma non nasconde che l’idea glipiacerebbe molto: «Siamoancora alle fasi preliminari -afferma - ma fa piacere chealcune componenti importatidel porto come i Piloti e laCapitaneria stiano lavorandoperché questa idea siconcretizzi davvero. È segno,come ho ribadito più volte, cheLivorno è una città molto

religiosa». L’idea dei Piloti stapian piano passando negli altriambienti del porto creando uncerto dibattito. La voce è poicircolata anche nelle stanzedelle istituzioni locali: così leautorità di Comune eProvincia, sentite in manierainformale, sembrano voleravvallare il progetto. Certo èche manca ancoral’autorizzazione piùimportante, quella dell’AutoritàPortuale: «I passi da fare sono

ancora molti - continua ilVescovo - e non è detto che allafine l’opera si realizzi. Peròsembra che si stia creando unsodalizio importante teso allarealizzazione dell’opera. E giàquesto mi sembra un fattomolto positivo».

E I MARINAI AVREBBERODUE «LUCI» NELLA NOTTECerto è che la macchina si èmessa in moto: la Capitaneria èin contatto con l’AutoritàPortuale per le prime praticheburocratiche. La Diocesi èinvece al lavoro percommissionare l’eventualeopera (si veda il box in pagina).Quanto alla collocazione in unprimo tempo era stata vagliatal’ipotesi di posizionare la statuasul pilozzino di cemento,conosciuto come "biribisso"davanti al faro: poi i costitroppo elevati hanno fattoindirizzare l’obiettivo versoun’altra collocazione. Ma noncerto meno significativa: incima al braccio ovest della digadella Vegliaia, sotto al grandefaro verde. Quella luce per lenavi è il segnale dell’approdomagari dopo lunghi giorni dinavigazione ostacolati daqualche burrasca. «La luceverde - commenta il capo pilotiMilani - indica a tutte le naviche lì c’è la porta d’ingresso delporto. Mi parrebbe davveroricco di significato se sotto aquel faro venisse posizionatauna statua della Madonna».

(g.d.m.)

L

Via del Seminario, 6157122 Livornotel. e fax0586/210217

[email protected]

Notiziario locale Direttore responsabileAndrea Fagioli

Reg. Tribunale Firenze n. 3184 del 21/12/1983

18 luglio 2010

a statua della Madonna all’imboccatura delPorto? Sarebbe un bellissimo segno di

accoglienza anche per i numerosissimi marittimifilippini che ogni giorno attraccano nel nostro scalo». Èun aspetto poco noto, ma un’indagine condottadall’associazione “Stella Maris” lo scorso anno rivelanumeri che parlano da sé: il 43% dei marittimi cheogni giorno attraccano con gli equipaggi nel nostroporto sono filippini, e dunque, in gran parte, di religionecattolica. «È proprio così – spiega il responsabile della“Stella Maris” livornese Federico Sgherri – solo il50% dei marittimi è italiano, poi vengono i filippini einfine il restante 7% se lo spartiscono in buona misuraindiani, indonesiani e ucraini». Nei 135 metri quadri delcentro di accoglienza della “Stella Maris” livornesesituato all’interno del porto commerciale in viaMichelangelo passano ogni anno circa 2000 marittimi(«1900 lo scorso anno e già 880 nel primo semestre diquest’anno»). Sono i lavoratori globe-trotter degliequipaggi delle navi di tutto il mondo (traghetti, navi-crociera, grandi porta container). «È gente – fa notareSgherri – che sta fuori da casa per mesi e mesi, e ildisagio è avvertibile nei loro volti, nelle loro domande:il distacco dalle famiglie e dagli affetti è difficile». Eccoallora che diventa preziosa l’opera dei 3 volontari della“Stella Maris”: «I marittimi vengono qui per telefonare,usare internet, guardare la tv, bersi una birra, leggere igiornali dei loro paesi, ma anche per essere trasportatiin centro. Da questo punto di vista il nostro porto èmolto carente: non ci sono adeguate strutture diaccoglienza». Soprattutto alla “Stella Maris” si cercaanche una assistenza spirituale: «Offriamo loro deimomenti di preghiera, distribuiamo vangeli e coronedel Rosario. Come un marinaio sente il nome dellanostra associazione si rasserena subito. Ora conl’immagine della Madonna all’entrata del portol’accoglienza potrebbe essere anche migliore. Sarebbeun piccolo segno, ma significativo».

LE REAZIONI/1

ALL’OPERA LO SCULTORE PAOLO GRIGO’

Quando c’era la Madonnina del Salutorima che i bombardamenti la buttassero giù, presso l’entrata delvecchio porto mediceo nella Dogana Vecchia c’era un antico quadro

raffigurante la Madonna del Saluto, risalente al ‘500. Marinai e operatoriportuali ne avevano fatto il proprio luogo di culto: in molti passavano asalutarla prima di partire e vi ritornavano per ringraziare al rientro daiviaggi. Poi la chiostrina fu ridotta a un cumulo di macerie dopo ilpassaggio dei bombardieri alleati durante la seconda guerra mondiale.«Ma da allora – afferma Cino Milani – la devozione di molti marittiminon è venuta meno. Anche noi del Corpo Piloti conserviamo unaMadonnina incastonata nelle pietre del fortino al Molo Mediceo dove c’èla nostra stazione. Con la nuova statua all’imboccatura del porto sirinnoverebbe così anche una antica tradizione».

P

L’idea partita dal Corpo dei Piloti del Portopotrebbe concretizzarsi. La statua, alta 5 metriaccoglierebbe le navi al fanale verdedell’imboccatura del porto.Il Vescovo: «I passi da faresono ancora molti, ma già è bello vedere esponentiimportanti del portolavorare al progetto»

Alla Vegliaia una statua di Mariaproteggerà tutto il porto?

SI STUDIANO GIÀ I PRIMI BOZZETTIove verrà collocata? Sarà in vetro resina oppure in marmo?Quanto sarà alta? E chi la scolpirà? Posto che siamo ancora

alle fasi di studio del progetto, resta il fatto chegli eventuali nodi da sciogliere per la realizza-zione dell’opera sono ancora molti. E se per lacollocazione sembra aprirsi qualche spiraglioconcreto alla diga della Vegliaia, si sa già che laDiocesi ha dato incarico allo scultore e pittoredi Cascina (Pisa) Paolo Grigò per studiare unprogetto e provare a buttar giù un preventivo dimassima. I primi bozzetti dovrebbero esserepronti per i primi di settembre. Grigò è unoscultore di fama internazionale e di recente, trale altre cose, ha realizzato un ciclo scultoreo perla chiesa di Fornacette disegnata da monsignorSimone Giusti. Per il materiale le ipotesi al va-glio sembrano per ora ridursi a due: o marmo ovetroresina, c’è infatti da tener conto dell’espo-

sizione continua agli agenti climatici che riducono di molto imateriali di cui è possibile servirsi. E se tutto l’iter procedessefilato? Non è un mistero che al Vescovo piacerebbe inaugurarela statua il giorno della Festa della Madonna di Montenero, l’8settembre prossimo.

D

LA STELLA MARIS:«UN SEGNO PERI TANTI MARINAIFILIPPINI»

ivornesi mangiapreti? «Macché. Magari per unaforma di superstizione più che di religiosità, ma ogni

buon livornese un cero alla Madonna di Montenero nonmanca mai di andare ad accenderlo». Lo attacca conqueste premesse Piero Mantellassi il suo commentoal progetto della statua di Maria al porto. Lui da pocorieletto a capo del Consorzio Nautico che riunisce i 60circoli dei diportisti livornesi conosce bene gli umori del“popolo delle barchette”: «Non credo che l’idea dellastatua dispiacerebbe a qualcuno, come Consorzio possodire che non siamo assolutamente contrari.Probabilmente – dice poi con sincerità - l’idealascerebbe nell’indifferenza gran parte dei diportisti, masono convinto che nessuno farebbe le barricate peropporvisi». A Livorno il diportismo non è un hobby èuna filosofia di vita: e sono migliaia le barche cheaffollano i fossi e ogni angolo della Dogana Vecchia edel porto mediceo: «Sarebbe interessante – affermaMantellassi – sapere quante immagini di Santa Giulia odella Madonna di Montenero sono appese nelle cantinesui fossi. Perché checché se ne dica in fondo i livornesisono legati a doppio filo anche alle loro tradizionireligiose». Magari non in bella vista, magari un po’polverosa o sgualcita nel portafoglio, ma ogni livornesela sua immaginetta sacra la conserva sempre. «Diro dipiù - conclude Mantellassi - la mia sensazione è cheogni livornese, anche i non credenti come me,conservano sempre in un angolo del proprio animoun’idea o una domanda di sacro. E anche un’iniziativacome questa della statua può segnare l’apertura di undialogo con questa parte un po’ nascosta».

L

LE REAZIONI/2

IL CONSORZIONAUTICO: «L’IDEANON CI DISPIACE»

DUE APPUNTAMENTIDIOCESANI PER IL FINE SETTIMANAVenerdì 16Il vescovo monsignor Simone Giusti celebrala Santa Messa alle ore 9 al monastero dellesuore del Carmelo ad Antignano per latradizionale festa della Beata Vergine Mariadel Monte Carmelo

Sabato 17Alle 8.10 ritrovo in piazza delle Carrozzeper il tradizionale pellegrinaggio diocesanomensile al Santuario di Montenero. Alle 9 lacelebrazione eucaristica

L’ANTICA TRADIZIONE IN PORTO

Page 2: La Settimana - n. 27 del 18 luglio 2010

LA SETTIMANA DI LIVORNOTOSCANA OGGI18 luglio 2010II

Scuola di teologia: Il bilancio di un annoIntervista al direttore, diacono Franco Caccavale

La scuola diteologia haterminato i suoicorsi, questo è

stato un primo annosperimentale per tantenovità, sia nellamodalità diinsegnamento sia nelletematiche, possiamofare un bilancio?Direi che è necessariofare un bilancio.Innanzitutto devoriconoscere il buonlavoro svolto daiparroci, molti dei qualisono riusciti asensibilizzare e adiscrivere tante personedesiderose diintraprendere unpercorso formativo dibase finalizzatoall’acquisizione di unminimo di contenutiteologici. La grandenovità di quest’anno eradata dalla trasmissionedelle lezioni invideoconferenza per icorsi del primo anno. Ma su questo bisognasubito ammettere cheabbiamo un po’ delusole aspettative perché dalpunto di vista tecnico lecose sono andate spessomale. Durante l’anno adesempio, per problemitecnici relativi adifficoltà dicollegamento, abbiamodovuto proporre aquanti (circa 100)avrebbero dovutoseguire le lezioni dallasala parrocchiale di S.Lucia ad Antignano aspostarsi presso altresedi. Anche a S. Luca aStagno il collegamentospesso è stato alquantoproblematico.Ci siamo confrontati

più volte con i tecnici esolo ad inizio 2010abbiamo fatto qualchecorrettivo che hapermesso unatrasmissione migliore econ pochi problemi dicollegamento. Maormai il danno erafatto.I corsi erano 2 ed eranorivolti a persone con«preparazione» diversain tema di fede, qual èstata la frequenzarispettiva?I mini-corsi erano 4 peril primo anno. Nellaseconda parte dell’annoognuno poi potevascegliere diapprofondire 2 percorsispecifici tra temiriguardanti la catechesie la liturgia. Sempre in veritàbisogna dire che iproblemi connessi allasperimentazione dilezioni invideoconferenza hannoprovocato in moltidelusione e scoramentoper cui, come emergedai dati statistici, ad unprimo momento dovela partecipazioneraggiungeva circa l’80%dei 450 iscritti è seguitoun secondo momentodove le presenze si sonostabilizzate nell’ordinedel 40%. Inoltre,mentre lapartecipazione alpercorso di catechetica èstata soddisfacente e lelezioni particolarmenteinteressanti ecoinvolgenti, il percorsodi liturgia è statosospeso dopo i primi 2incontri per problemi disalute del docentemonsignor Mauro

Peccioli.La nota positiva ècostituita dal buonnumero di iscritti a tuttii corsi del terzo anno.Non solo, ma lapartecipazione è stataquasi totale e costante.Il livello elevato dellelezioni tenute daidocenti ha avuto unnotevole riscontro negliallievi, molti dei quali,hanno anche sostenutoi relativi esami conottimi esiti.Come si prospettal’avvio del prossimoanno? cosa continuare ecosa cambiare?Ci sono ancora dadecidere alcune cose masiamo quasi pronti perl’inizio.Certamente ci sarannodegli investimentimirati a migliorare inmaniera radicale gliaspetti tecnici perpermettere unaefficiente trasmissionein videoconferenza. Abbiamo inoltreindividuato alcune sedidove gli allievi dei varivicariati potrannoriunirsi per la visionedella registrazione dellalezione. Con questasoluzione dovrebberoessere arginati iproblemi relativi alcollegamento.Per il quarto anno sonoprevisti alcuni corsi diparticolare interessecome quellisull’Ecumenismo e sullaDottrina Sociale dellaChiesa. Stiamo poi

valutando la possibilitàdi introdurre piccolipercorsi seminariali chedovrebbero integrare icorsi dei primi due anniapprofondendo alcuniambiti specifici degliargomenti trattatifinora.Quanto la nostradiocesi ha ancorabisogno di una scuoladi teologia? leparrocchie ne sentonola necessità o ancoratutti vivono nel loroorticello parrocchiale?La formazioneteologica, come si leggenel progetto di riordinodella formazioneteologica in Italiadiscusso nel corso della54ª Assemblea dellaCEI del maggio 2005 ecurato dal Patriarca diVenezia il CardinaleAngelo Scola, da un latoè qualcosa che riguarda«la natura stessa dellafede» e pertantonecessita per ilconfronto con la storiacontemporanea alcredente. Dall’altro essaè qualcosa diindispensabile per farfronte alle urgenzepastorali del momento;vale a dire che lariflessione teologica,poi mediata nei variambiti della pastorale,risponde a quellaesigenza che permettealla fede di essere«universalmenteproponibile, e quindi dinon venire separatadall’esistenza umana eridotta a sentimento oesperienzasoggettivistica». La Scuola diFormazione TeologicaDiocesana, pienamentevalorizzata da questodocumento e inseritaall’interno del sistemaformativo ecclesiale, èconsiderataindispensabile «perrispondere a bisogni ead urgenze specifiche

che nascono nei variambiti: dalla catechesialla carità, almatrimonio e allafamiglia, ecc». Non si tratta di avereuna quantità diOperatori Pastoraliteologi (anche perché iparametri chedefiniscono un teologosono ben altri), ma diconsolidare ilcontenuto della nostraFede per continuare concompetenza e passionead annunciare ilVangelo di Gesù in unmondo checostantemente cambia eci pone davanti a dellesfide affascinanti e chenon possono essereeluse. Personalmentesono convinto già daqualche tempo che ilbisogno di una costantee seria formazioneumana, all’interno dellaquale si colloca a pienotitolo quella teologica, ènon soloimprocrastinabile ma èanche direttamentedipendente dagliobiettivi contemplatidal progetto pastoraledel momento di unaDiocesi. Perciò ritengoche «gli orticelli», perquanto possano essereben tenuti e coltivati,rimangono per lorostessa natura al di fuoridel giardino dellagrande Chiesa perchèspesso risultanocompletamente de-contestualizzati. E’ laChiesa locale ilriferimento e il garantedi tutto ciò che si ritieneutile perl’evangelizzazione nelterritorio! E la Scuola diFormazione Teologica èlo strumento che sipone al servizio di tuttala Diocesi perilraggiungimento diquesto obiettivo. Pertutto il resto se ne puòdiscutere.

C.D.

Dialogo ed ascolto protagonisti del secondo incontro dei «Giovedì nel chiostro»

La meglio gioventù: generazioni a confrontoa meglio gioventù»:qual è? Quella dioggi, quella del do-po guerra o quella

del ’68?Intorno a queste domande si èsviluppato il secondo degli in-contri dei «Giovedì nel chio-stro»; sottotitolo: «Generazio-ni a confronto, testimonianzedi ieri e di oggi» presentate inun filmato ben costruito dagliorganizzatori, nel quale si cer-cava di mettere in luce i diver-si punti di vista su temi im-portanti tra giovani ed ex gio-vani.Educare alla fede, parteciparealla politica del Paese, societàe lavoro, come si vivevano que-sti aspetti nella vita di ieri e dioggi?Non ci sono risposte univo-che, ma considerazioni moltovarie e contrastanti: c’è chi èstato educato in famiglia finda bambino, chi ci si è avvici-nato da solo, qualcuno chepensa che nel passato era qua-si impossibile non essere edu-cati con l’aspetto della fedesempre presente per il tipo disocietà nella quale si viveva ,chi ritiene che oggi vivere nel-la Chiesa sia una scelta piùconsapevole.Dalle risposte delle interviste,una delle poche cose che sem-bra accomunare i pareri deigiovani si ritrova nell’idea che

si ha della politica: non ci sivuole prendere responsabilitàe lavorare per creare un futuromigliore se si crede che essasia solo un modo per arric-chirsi e fare carriera.Se la società del dopo guerrametteva in moto l’entusiasmoperché si voleva ricostruire l’I-talia, se poi dopo si potevascegliere il lavoro che piùavrebbe appagato una vita,sembra che i ragazzi di oggisiano destinati a non esseregratificati pur sacrificandosiad esempio dedicandosi allostudio.E allora cosa devono fare i gio-vani del 2010?E’ tutta loro lacolpa di questa crisi di valoriche sembra averli colpiti?

Lasciato spazio al dibattito,giro di botta e risposta tra ipartecipanti: «Dovete guarda-re avanti, non arrendervi, es-sere felici perché potete farecosa volete, vivere la vita inmodo vivace», dice qualcu-no.«Non è facile senza model-li da seguire negli adulti, sen-za liberarsi del proprio egoi-smo e senza spirito di sacrifi-cio» risponde qualcun altro.La chiesa può essere quellache porta avanti insieme a lo-ro gli ideali e le convinzioniimportanti, ma solo tornandoun po’ indietro alla semplicitàe umiltà che la caratterizzava-no alle origini, pronta a pren-dersi le colpe che può avercommesso per poter essere ri-

conosciuta non solo comeistituzione ma come vera co-munità educante.Tutti concordi che non è facileper un adulto rapportarsi e ca-pire un giovane di oggi sem-plicemente per un fatto socia-le: il mondo degli ultimi 50anni è oggettivamente cam-biato e ognuno è stato model-lato su realtà e contesti storicimolto diversi. Non esiste so-luzione allora? Forse sì: fer-marsi un momento e mettersiin ascolto reciproco.Terzo incontro giovedì 15 : «Co-sa vuoi fare da grande?Il futurosospeso tra speranze ed incertez-ze. Voci di esperienze che guar-dano al domani».

Giulia Sarti

Don FortunatoCanigiani: un preteda battagliain tempi difficili

l ruolo oggi svolto da «La settimana»era svolto ai primi del 900 dal

«Fides».Su quelle pagine si potevano leggereanche i battaglieri versi in vernacolodi Don Fortunato Canigiani che sifirmava Bocco, allora ancoraseminarista. Era nato a Pisa nel 1886,dopo aver frequentato il seminarioGavi venne ordinato sacerdote il 12marzo 1910 e dunque svolse il suoministero dapprima come cappellanoa S. Matteo, poi come parroco di ValleBenedetta e infine come parroco diSan Matteo. I versi firmati Bocco cosìcome gli editoriali dello stessoperiodico testimoniano una intensapolemica tra un cattolicesimo vivacema nettamente minoritario e il localesocialismo che si caratterizzava comel’erede se non l’alleato di unliberalismo dalle venature, almenofino al 1908, fortemente laiciste ancheper la significativa presenza tra le suefile di israeliti e appartenenti allamassoneria. Il vernacolo così come lastoria locale erano allora largamentecoltivati da esponenti del laicatocattolico labronico, basti pensare afigure come Francesco CarloPellegrini, Francesco Pera e PietroVigo ma anche da colti sacerdoti comeGiuseppe Bardi, Giuseppe Piombantie Francesco Polese. Particolarmenterilevante il suo ruolo nella ripresa, aseguito della riforma Gentile del1923, dell’insegnamento scolasticodella religione cattolica, a Livornosoppresso dal lontano 1877, con ciclodi conferenze ai maestri nel 1924. IlCanigiani tenne personalmente nel1926 un corso libero di religionepresso il locale Istituto Tecnico. Il suoimpegno educativo si sviluppò anchecome insegnante di seminario,assistente diocesano delle associazionigiovanili di Azione Cattolica, nonchésuccessivamente come cappellanodell’Opera Nazionale Balilla. DonCanigiani si spense il 17 luglio 1937.

Angelo Gaudio

PER SAPERNE DI PIÙ

Bocco, 40 sonetti in vernacolo livornese,di [i. e. Fortunato Canigiani] ; [a curadi Giorgio Fontanelli] Livorno :Nuova fortezza, [1992] A. Gaudio, Il mondo cattolico e lamassoneria fra Otto e Novecento, in LaMassoneria a Livorno, a cura di F.Conti, Bologna, Il Mulino, 2006, 417-445Temi e figure della Chiesa di Livorno, acura di R. Burigana e C. Barovero,Livorno, Editasca, 2007

I

Nel secondo incontrodei «Giovedì nel

chiostro», i giovani egli adulti hanno datovita ad un diaologo,

interrogandosi eascoltandosi in meritoagli atteggiamenti, alle

difficoltà e alleaspettative dei giovani

di ieri e di oggi

VENERDÌ 16 LUGLIOIl Vescovo presiede la Santa Messapresso le suore del Carmelo adAntignano

MARTEDÌ 20 LUGLIOIl Vescovo riceve i sacerdotiore 17 il Vescovo incontra ilConsigliere Villa del Ministero BeniCulturali

MERCOLEDÌ 21 LUGLIORiunione amministrativa

GIOVEDÌ 22 LUGLIOore 16.30 il Vescovo alla Stazionesaluta i sacerdoti ammalati delladiocesi di Perugia in partenza perLourdes

VENERDÌ 23 LUGLIOIl Vescovo riceve alcuni laici

SABATO 24 LUGLIOore 18.30 il Vescovo immette padreMaurizio De Sanctis a parroco di S.Rosa

DOMENICA 25 LUGLIOore 19 il Vescovo presiede la Messa aSan Jacopo per la festa patronale

AGENDA DEL VESCOVO

«Non si tratta di avere una quantità di Operatori pastorali teologi, ma diconsolidare il contenuto della nostra Fedeper continuare ad annunciare il Vangeloin un mondo che costantemente cambia»

FILI DI STORIAdiocesana

di Angelo Gaudio

Page 3: La Settimana - n. 27 del 18 luglio 2010

LA SETTIMANA DI LIVORNO TOSCANA OGGI18 luglio 2010 III

BREVI DALLA DIOCESIGiovedì 22 Luglio ore 21.15

GIOVEDÌ NEL CHIOSTRO«Voglio trovare un senso a questa vita».Sant’Agostino feat Vasco Rossi. Lettura incro-ciata di testi

Sulle collineuna parrocchiaanimata dai giovani conmolte iniziative.Alla guida don Janusz, un parroco«diviso a metà»

San MicheleArcangeloDI SIMONE MARCIS

Questa settimana siamoandati a trovare donJanusz Wozniak,parroco di San MicheleArcangelo al Gabbro edi SS Pietro e Paolo aColognole.

Catechesi e liturgiaIl parroco è molto fierodei suoi catechisti e puòcontare su un nutritogruppo di chierichettiper la liturgia e personeche si occupano deicanti (tutti i sabatipomeriggio alle 16 incanonica ci sono leprove).La catechesi dallaseconda alla quintaelementare ( divise perclassi), oltre a quelladella prima media sisvolge la domenica alle10,00 nei localiparrocchiali.I ragazzi della secondamedia si incontranoinvece il mercoledì alle15,00 .La catechesi dei genitoridei ragazzi delcatechismo si svolgeogni 2 settimane , ilgiovedì dopo cenaalternandosi in duegruppi ( genitori deibambini di seconda eterza elementare da unaparte, quarta elementaredall’altra ) .Tutti i venerdì alle 20 e45 adorazioneeucaristica e dopo, perchi rimane , letturadella Parola di Dio.Il primo sabato delmese incontro per lecoppie di fidanzati ( seci sono) in preparazione

al sacramento delmatrimonio.L’estate si organizza ilcampeggio per i ragazzi, quest’anno sono 30,più gli animatori cheaiuteranno don Janusznei 10 giorni inGarfagnana.

La parrocchia ed il paeseCi sono ottimi rapportitra la parrocchia e leassociazioni presenti aGabbro a cominciaredalla Misericordia cheda anni è ben radicatanel territorio ed è moltopresente nella vitaquotidiana del paese.Ogni anno il paese siferma per festeggiare laseconda settimana diluglio la Misericordia

con varie iniziative alloscopo di raccoglierefondi per l’associazione.Spettacoli, concerti ,una gara podistica enumerose altre proposterichiamano l’attenzionenon solo degli abitantidel paese ma anche diquelli che vivono nei

paesi limitrofi, nonchédi turisti amanti dellecolline livornesi.La Misericordiainteragisce con laparrocchia e partecipavivamente allarealizzazione delpresepe vivente e dellaprocessione della Via

Crucis.Un’altra bella realtà èl’associazione Fratresdonatori del sangue,oltre all’ACLI e almovimento laico dellefamiglie missionarie(Laifamis).

Il parrocoDon Janusz Woznik,polacco, è da 2 anni èamministratoreparrocchiale di SanMichele Arcangelo inGabbro e di SS ApostoliPietro e Paolo inColognole.Da quest’anno ildiacono permanenteper Gabbro è ValfredoZolesi.La realtà che lo impegnadi più è senza dubbio laprima perché vi sonopiù attività ed il numerodei parrocchiani diGabbro è maggiorerispetto a quello diColognole .

Parrocchia di san Michele Arcangelo in GabbroPiazza della Chiesa 16 Gabbro (LI) tel. 0586 742066orari messe :domenica e festivi ore 11,00 sabato ore 18,00estivo feriale : da lunedì a mercoledì 8,15, giovedì e venerdì 17,00invernale feriale : lunedì 8,15 , da martedì a venerdì 17,00

Ufficio parrocchiale tutti i giorni dopo la messa.Possibilità di confessarsi tutti i giorni prima di ogni messa ed il venerdì seradurante l’ora di adorazione eucaristica.

Patrono 29 settembre.

DAL 1700 UNA CHIESACHE GUARDA LA CITTÀ La storia della nascita dell’edificio

l paesino di Gabbro fa parte del co-mune di Rosignano, il nome deri-

vante dal latino «glabrum», stava adindicare l’aridità del posto, principal-mente composta dalle pietre gabbro. Il paese ha passato molti periodi incui è stato necessario un ripopola-mento della zona, come durante laprima metà del 1500, quando Cosi-mo I dei Medici per facilitare la vitaagli abitanti esonerò il paese dal paga-mento delle tasse per venti anni. Du-rante la seconda metà del 1800 furo-no scoperti a Gabbro dei sepolcretietrusco-romani che confermano l’ipo-tesi dell’origine del primo nucleo. Ilpaese domina la vallata da uno splen-dido colle, composto da boschi, distadal mare 10 Km e circa 13 dal capo-luogo. Da ricordare è il pittore mac-chiaiolo Silvestro Lega che ha voluto

onorare diverse volte il paese in cuivisse dal 1886. Molte delle sue opereritraggono le viuzze di Gabbro e i suoipaesani.La chiesa di San Michele Arcangelo ri-sale al 1700 ed è in stile barocco linea-re.Fu costruita nel 1761 al posto dell’an-tica chiesa di San Michele di Contri-no.Sulla facciata del tipo a capanna siapre il portale d’ingresso sormontatoda un oculo nel quale è dipinto l’Ar-cangelo Michele che uccide il drago.All’interno, è interessante la piccolatela dietro l’altare maggiore che raffi-gura la Madonna del Buon Consiglio,di scuola senese del Quattrocento.Ci sono altri dipinti di un pittore loca-le, Biagini che completano le numero-se opere all’interno dell’edificio.

I

Sulle ormedi San Paolo

l gruppo dei fedeli della parrocchia dei Salesiani chesi riunisce per la lettura della Bibbia incentrata sulle

Lettere inviate dall’Apostolo Paolo alle comunitàcristiane, ha concluso il terzo pellegrinaggio «Sulleorme di San Paolo». Dopo la Terra Santa e Roma, lameta di quest’anno è stata la Turchia per incontrare leChiese dell’Apocalisse: Smirne ed Efeso, ma anche perconfrontarsi con i Concili ecumenici, in Turchia se nesono tenuti ben otto, e per riflettere sui Padri dellaChiesa.La Turchia – ha detto don Gino Berto nel fare ilresoconto del pellegrinaggio commentando alcunediapositive – è la culla dell’esperienza ecclesialecristiana, dalla Terra Santa dove è avvenuta la nascitadi Cristo siamo andati in pellegrinaggio in Turchia doveè nata la Chiesa. A Smirne è nato San Policarpo di cui èstato vescovo ed è noto per un suo scritto inviato aicristiani di Filippi. Poi Efeso che è famosa, oltre allalettera in cui Paolo esprime il meraviglioso piano dellaRedenzione, per la biblioteca di Celso e per l’Anfiteatrodotato di 25 mila posti, un pezzo di storia romana che

non si puòdimenticare. QuiPaolo ha formato laprima comunitàcristiana e vi si èfermato per circa dueanni e mezzo (55-57), osteggiato daigiudei e anche daicommercianti localiche, costruendo lestatue votive adArtemide, erano

invisi a Paolo.Vi sono due chiese importanti, la chiesa diMaria, perché la Santa Vergine, secondo molti testi, èmorta in questo luogo, e quella di San Giovanni, SanGiovanni visse in questa città a lungo, vi scrisse ilquarto Vangelo, diventò vescovo e vi morì e lì èconservata la sua tomba.Un altra città importante visitata è stata Jerapoli,famosa per le acque termali e le saline, dove ècustodita la tomba di San Filippo e dove è presente unanecropoli romana che si dilunga per tre chilometri e chei pellegrini hanno percorso sotto un sole cocente! Lacittà di Iconio, una volta fiorente per la presenza deicristiani, rappresenta oggi il costo dellaevangelizzazione e della insignificanza numerica dellaChiesa cattolica, ci sono solo due suore di Trento cherendono testimonianza di un antico gemellaggio, infattiMartino ed Alessandro erano venuti da Iconio adevangelizzare la Val di Non, le suore con la loropresenza vogliono testimoniare le radici della nostrafede, ma non possono evangelizzare e fare proselitismoa dimostrazione della radicalità dell’islamismo cheattua – come ha detto don Gino – un laicismodiscutibile in quanto non c’è una vera libertà religiosa.Don Gino ha celebrato lì l’eucarestia insieme a donFrancesco che già lo aveva accompagnato in TerraSanta. Il gruppo ha potuto visitare il santuario dedicatoa Rumi, un mistico mussulmano fondatore del Sufismo.Poi il pellegrinaggio si è snodato sull’Altopianoanatolico e la sua via carovaniera con i caratteristicicaravanserragli. Quindi la Cappadocia, dove in unachiesa rupestre è stata celebrata l’eucarestia, in questiluoghi San Basilio ha iniziato a strutturare ilmonachesimo e nelle rocce scavate nel basalto e neltufo hanno abitato i primi monaci. La città sotterraneadi Kamachì è emersa in tutta la sua bellezza, otto pianiscavati nel tufo, dotata di silos per i generi alimentari edi recipienti per l’acqua, costituiva un importantesistema di difesa e gli abitanti potevano rimanervirinchiusi per anni.Anche a Tarso, la città di Paolo, vivono due suore laiche,don Gino vi ha celebrato l’eucarestia risparmiando allesuore i sessanta chilometri di cammino che devonocompiere per partecipare ad una messa. Poi visita adAntiochia, è qui che i seguaci di Cristo si sono chiamati,per la prima volta, «cristiani» (Atti 11,25-26), in unacittà di 250 mila abitanti i cattolici sono solo 70! DonGino ha constatato che il dialogo ecumenico tracattolici ed ortodossi è molto avanzato, infatti essicelebrano insieme sia la Pasqua che il Natale.Con l’aereo i pellegrini sono giunti ad Istanbul, la cittàdi 18 milioni di abitanti ha 500 moschee ed ècaratterizzata dalla Moschea Blu, a suo tempoCostantino vi voleva edificare la nuova Roma quando vitrasferì la sede imperiale.Vi si tenne un Concilio cheammise il culto delle immagini sacre e delle icone comemezzo utile per pregare e per avvicinarsi a Dio. A SanSalvatore in Cana gli affreschi descrivono la storiabiblica in modo magistrale, attraverso i colori si assistead una vera e propria «rivelazione», infatti ha aggiuntodon Gino «senza memoria non c’è storia», attraverso le«pietre» antiche possiamo arrivare a comprendere lanostra identità cristiana odierna, la Turchia ci ha datouna esperienza di taglio culturale mentre in Terra Santaè prevalsa la spiritualità.Il pellegrinaggio – ha concluso don Gino – è un viaggiodell’anima alla ricerca di qualcosa che duri, una ricercadi se stessi e di Dio, infatti la meta di un pellegrinaggioè quello di conoscere prima se stessi per poter arrivarealla conoscenza di Dio.

Gi. Gi.

I

Una ricerca di se stessi e di Dio

In alto: esterno della chiesa del GabbroQui sopra: l’organo della chiesa di San Michele ArcangeloIn basso: interno della chiesa

La parrocchia dei Salesiani,guidata da donGino Berto,in pellegrinaggioin Turchia

VIAGGIO NELLE PARROCCHIE

Page 4: La Settimana - n. 27 del 18 luglio 2010

LA SETTIMANA DI LIVORNOTOSCANA OGGI18 luglio 2010IV

TERRA SANTA E GIORDANIA -ESERCIZI SPIRITUALICON VISITA DI NAZARETH - AMMAN - MONTE NEBOPETRA - BETLEMME - GERUSALEMME

29 LUGLIO - 05 AGOSTO

TERRA SANTA CLASSICO 19 - 26 AGOSTO

LOURDES IN AEREO DA PISA3 - 6 SETTEMBRE

SAN GIOVANNI ROTONDO 13 -16 SETTEMBRECON SOSTA A PIETRELCINA E IN COSTIERAAMALFITANA

PER INFORMAZIONI RIVOLGERSI A :

OPERA DIOCESANA PELLEGRINAGGI (ODP)

VIA DELLA MADONNA 2457123 LIVORNO

TEL. 0586/211294 - FAX. 0586/208788EMAIL: [email protected]

PELLEGRINAGGI accompagnati dal nostro vescovoSIMONE GIUSTI

Page 5: La Settimana - n. 27 del 18 luglio 2010

Perché ormai da quasi 2 anni,cinque membri del gruppo

di Rinnovamento «Gesù e Ma-ria», ha iniziato, per usare paro-le loro, «una meravigliosa av-ventura nel carcere delle Sughe-re». Sono entrati in punta dipiedi tra le celle degli oltre 400detenuti, trascinandone un belgruppo nella loro «avventura disperanza». L’esperienza, raccon-tano, «è scaturita da un grandedesiderio da parte del nostrogruppo di fare quest’opera dimisericordia, e ci siamo riuscitidopo tanta preghiera e tanta at-tesa per le pratiche burocrati-che». E non sarebbe potuta na-scere senza la preziosa collabo-razione del cappellano del car-cere, padre Michele Siggillino.

LA PREGHIERA DI MICHELE In realtà, dietro le sbarre, c’eragià un altro Michele («un fratel-lo carcerato») che pregava ar-dentemente perché quella espe-rienza si concretizzasse. «Cono-scendo il Rinnovamento – rive-lano – tramite la moglie Gian-carla, appartenente ad un grup-po della Liguria, Michele hasempre pregato affinché gli fos-se possibile conoscere questo

cammino che portava tantagioia e favoriva l’incontro colSignore Gesù». Nel carcere Mi-chele ha cominciato a pregare ilrosario con tanti suoi compa-gni «e la Madonna ha esauditoil suo desiderio».

«NOI, STRUMENTI ARRUGGINITI»Il 27 ottobre del 2008 arriva co-sì il primo incontro con i dete-nuti. «Quanta trepidazione!Quanto timore! Ma la preghie-ra del nostro gruppo e di quellodella Liguria ci ha sempre ac-compagnati, fugando ogni dub-bio e ogni incertezza». La pre-ghiera come unica bussola percamminare in un territorio dif-ficile come il carcere: «Il primogiorno – raccontano – la pre-ghiera ci ha suggerito: “Il Signo-re rialza chi è caduto”, questo ciha spronato ad andare con lacertezza che Lui avrebbe fattotutto. Gesù vuole rialzare que-ste sue creature e si serve di noipoveri strumenti arrugginiti».

IL SEMINARIO DI VITA NUOVADopo i primi mesi di intensapreghiera con una ventina didetenuti, il 2 marzo 2009 è co-minciata anche l’esperienza del

Seminario di vita nuova. «Sitratta – spiegano – di un insie-me di catechesi e condivisioniche poi termina con la preghie-ra di effusione dello SpiritoSanto». Quel 2 marzo è rimastoscolpito nei cuori dei volontaridi Rinnovamento: «appena en-trati – ricordano – abbiamo ci-tato la Parola del vangelo delgiorno dicendo che in ognunodi loro noi vedevamo Gesù». Larisposta dei detenuti non si di-mentica: «Siamo noi che vedia-mo in voi Gesù che viene a tro-vare, a consolare, a portaregioia». Il 30 maggio del 2009,giorno di Pentecoste, 11 di lorohanno ricevuto poi la preghiera

di effusione, du-rante la messa ce-lebrata dal vesco-vo Simone Giu-sti. «Nei loro oc-chi c’era unagioia inconteni-bile che venivada una certezza:si sentivano ama-ti da Dio».

IL GRUPPO S. MICHELEARCANGELO

Da quel giorno l’esperienza ècontinuata con grandi frutti.Alle Sughere si è formato ungruppo di Rinnovamento chia-mato “S. Michele Arcangelo”composto da 20 persone. Siriuniscono ogni lunedì per lapreghiera comunitaria e tutti igiorni recitano il rosario insie-me. Dopo l’estate 2009 è poipartito un altro Seminario divita nuova a cui hanno parteci-pato altri 15 detenuti che han-no ricevuto la preghiera di effu-sione il 24 maggio scorso. Unpercorso che «ha donato lorola gioia di sentire quel figliolprodigo per il quale il Padre fagrande festa».

LA SETTIMANA DI LIVORNO TOSCANA OGGI18 luglio 2010 V

La forza della preghiera tra le celle delle Sughere

Sono una trentina i detenuti che il lunedì si ritrovano per un momento di preghiera e per la recita del Rosario. «Siamo come il figliol prodigo»

A lato,la casacircondarialedelle "Sughere"in via delle Macchie

«Lo Spirito Santo oravive tra queste mura»

a questo luogodi punizione dicui attualmentesono ospite,

scrivo per portare lamia testimonianza difede.Nei nostri incontri dipreghiera la presenzadi Gesù è forte e viva.Egli mi ha fattoritrovare quella fedeche avevo smarrito.Adesso qualcosa diimportante è natodentro di me e nuovisentimenti hannocambiato la mia vita.Vivere in simbiosi conGesù è davverostraordinario, la SuaParola è amorevole epiena di saggezza. Eglivive in tutte le cose edè la sola verità cheriesce a dare un sensoalla nostra vita. Cometanti ho cercatoqualcosa che potessedarmi gioia e serenità.Ma come spessosuccede, cercavo inmodo sbagliato ciòche mi era tantovicino e checontinuavo a nonvedere.Oggi mi sono statiaperti gli occhi ed hocompresotantecose; hocapitoche bastaaprire ilpropriocuore etenderela manoper essereamati esoccorsida Gesù. Sento diessere diventato unapersona migliore,nuove energie mipermettono di viverele mie giornate conpiù serenità, Lui ha

D

allontanato da metutto ciò che mi davaangoscia, tristezza erabbia.Sono testimone di mestesso nel dire chetanto è cambiato inme. Riuscire aperdonare tutto e tutti,non mi era facile, maadesso hocomprensione per gli

altri e ciò che mi eradifficile fare èdiventato tanto facile.Sono divenuto unadelle cose nuove diGesù e tanto di questomerito devocondividerlo conquelle persone comeMichele che per primomi ha stimolato versoquesto percorso di

fede. Poi i fratelli delRinnovamento nelloSpirito di Livorno, chehanno varcato questemura per portarci laParola di Dio. Questepersone credonofortemente nel nostroriscatto ed in questonuovo camminointrapreso. Le lorotestimonianze unite aquelle di don Samuelee don Alejandro(quest’ultimo mi haimpressionatotantissimo) mi sonoentrate fortementedentro.Lo Spirito Santo,ormai sembra viverecostantemente dentroqueste mura, ed hatoccato il cuore ditutti, anche di coloroche mostrano verso di

noi tanta diffidenza.In Gesù ho trovato unnuovo amico, coluiche mi da speranza econforto, nonché unforte sostegno in tuttele mie debolezzeumane. Gesù ha detto«Bussate e vi saràaperto, chiedete e visarà dato»: io hobussato e Lui mi harisposto, ho chiesto eLui mi ha dato tanto.Anche se non mi è maistato un estraneo, oggisento di essermiriconciliato con Lui edi conoscerlo meglio.Il 24 maggio horicevuto la preghierad’effusione, il mionuovo patto d’amorecon Gesù! Alleluia.Grazie Signore!

Pasquale

«Oggi mi sonostati aperti gli occhi ed hocompreso tantecose; ho capitoche basta aprire il proprio cuoreper essere amati esoccorsi da Gesù»

Le lettere

«IL SIGNORE RENDE NUOVE TUTTE LE COSE»

PADRE MICHELE SIGGILLINO: «DIETRO LE SBARRE DEL CARCERE,QUANTI FRUTTI DI BENE!»

detenuti aspettano così tanto ilmomento in cui arrivano ivolontari del Rinnovamentoche se un giorno mancano si

sentono un po’ spersi. Per loroquell’incontro è diventato unamedicina, un refrigerio. Latestimonianza di queste persone li haspronati e attirati: e si sentonobisognosi di questi momenti dipreghiera». Non nasconde i frutti digrazia che l’esperienza di preghiera staportandodentro ilcarcere delleSughere.D’altronde padreMicheleSiggillino ladura vitadelladetenzionela conoscebene ormaida quattroanni, daquando cioèha iniziato lasuaavventura dicappellanodel carcere. Ègrazie anchea lui chequestainiziativa sta portando tanto bene. Manon è solo, accanto a lui via via si sonoaffiancati altri sacerdoti: da donSamuele Sportelli, parroco del Chiocco(Firenze) e assistente dei gruppi delRinnovamento della diocesi di Firenze edon Alejandro Festa (nella foto) dellaComunità di “Gesù Amore”. E il 24maggio scorso, nel giorno dellapreghiera dell’effusione per i 15 nuovidetenuti, a celebrare c’era anche ilcappuccino padre Fabrizio Pallotti, exparroco di S. Andrea e ora a Borgo S.Lorenzo. «Anche per me quella dicappellano è un’avventura nuova –rivela padre Siggillino – e posso direche è una esperienza che segna. Vederepersone che nel mondo erano fortidiventare d’un tratto fragili e bisognosea contatto con la dura realtà del carcere.Ecco perché il Vangelo per loro èprezioso, li riporta alla loro realtà».Padre Siggillino racconta che il contattoquotidiano coi detenuti è fonte anchedi particolare grazia: «Per ogni poco chesi riesce a dare, si riceve tantissimo daqueste persone: ho visto in tanti di loroil coraggio di uscire da situazioniinteriori di disperazione o di estremapovertà con fede incrollabile. È unalezione importante per tutti».

«Una rivoluzione nella mia vita di detenuto»ari fratelli, mi è stato chiesto se volessiscrivere qualche parola su ciò che la

mia nuova vita è diventata, e sono felicedi poter condividere con voi ciò che sen-to. Da vari mesi ho cominciato a condivi-dere dei meravigliosi incontri con i mieicompagni del Rinnovamento nello Spiri-to, in effetti si trattava di un percorso cheavevo già intrapreso da solo, nell’intimodella mia stanza e nei miei momenti diriflessione; avevo già sentito parlare diquesto incontri ma non mi avevano mai

attirato. Mesi fa, un giorno, sentii il bisogno di diread un amico che tornava da uno questi incontri, chemi era venuto il desiderio di condividere uno di que-sti incontri insieme a loro. Penso che da quel giornola mia vita sia cambiata, in questi nostri incontri sen-

to di essere pervaso da una grande serenità, trovostupendo poter invocare lo Spirito Santo su tutti ipresenti, sui nostri cari e su tutte le persone che nehanno bisogno.Ad ogni incontro percepisco qualcosa di nuovo, avolte anche solo una nuova parola, ma che dà sensoa vecchi ricordi.Le parole che mi risuonano dentro, in questo mo-mento, sono in una frase che più volte ho sentito neinostri incontri: «Il Signore rende nuove tutte le cose»Trovo questa frase stupenda perchè dà proprio il sen-so di ciò che siamo, secondo me, dei peccatori chehanno l’estremo bisogno di essere perdonati e diperdonare sé stessi e per fare questo abbiamo biso-gno che il Signore ci renda nuovi con l’effusione delSuo Santo Spirito.Giuseppe

C

on che gioia, quel giorno, abbiamo varcato le sogliedel carcere e cominciato il seminario di vita nuova.Con che gioia abbiamo parlato dell’amore di Dio. LoSpirito Santo ci usava e noi ci lasciavamo usare da

Lui!». È strano sentire parlare in questi termini di una visita allacasa circondariale delle “Sughere”. Si sa il carcere balza più spessoagli onori delle cronache per i problemi purtroppo comuni nellealtre strutture di detenzione italiane (il sovraffollamento, i casi dimorte, i problemi strutturali). Eppure l’esperienza del gruppo diRinnovamento dello Spirito di Livorno è di quelle da raccontare,perché illumina di speranza il buio delle celle. In che modo? Daun po’ di tempo una trentina di detenuti si ritrovano ogni lunedìper una preghiera comunitaria.

LE POESIE

I VERSI DELL’ANIMAVOLANO FUORI DALLE SBARRETra i detenuti c’è anche chi ha messo in versila sua personalissima esperienza dell’incontrocon Gesù. Sono versi di grande intensità.

Sono fortunatoSono fortunato perchè mio Dio,grazie a te sono nato.Benedico il giorno e l’orain cui sono stato battezzato.Benedico i miei erroriche mi hanno portato ai tuoi piedi.Benedico le crisi, i dubbi da Te e per Terisoltiin risorse ed opportunità.Benedico il Crocifisso che mi hainsegnatola dignità del dolore.La tua Trinità sia benedettaperchè in Te ho trovato la mia vetta.

Ave Maria, conservamiAve Maria, conservami,proteggi la mia anima dalle insidie.Ave Maria, sostienimi nella malattia.Ave Maria , pensaci Tu a far giungerela mia richiesta di perdono al Padre,al Figlio Tuo e allo Spirito Santo.Oh Madonna mia, salvami in Gesù.Madonna mia, stammi vicinocome quando ero piccolino.Oh Mamma nostra di Gesù,dammi quell’amorecon cui hai seguito Tuo Figlio sulla croce.Ti prego affinchè Gesù viva per semprenella mia anima.

Fulvio

L’INTERVISTA

Partita due anni fa, l’esperieza del Rinnovamento nello Spirito di Livorno, sta portando frutti insperati tra i detenuti del carcere di massima sicurezza

Page 6: La Settimana - n. 27 del 18 luglio 2010

CRISTIANI NEL MONDOTOSCANA OGGI18 luglio 2010VI

«L’INDIACENTRALEIN MANO AGLIESTREMISTI»

adre Anand Muttungal, sacerdote delladiocesi di Bhopal e portavoce dellaChiesa cattolica dello stato del MadhyaPradesh è stato minacciato di morte da

estremisti indù. «La situazione èpreoccupante: la parte centrale dell’India, daEst a Ovest, è in mano ai gruppi estremistiindù che agiscono violentemente, in un climadi impunità», commenta all’Agenzia Fidesmons. Chacko Thottumarickal SVD, Vescovodi Indore, in Madhya Pradesh, lanciando unallarme sul proliferare dei gruppi indù,fautori di una ideologia purista che vorrebbeescludere il carattere pluralistico dellanazione indiana.«Nell’India centrale, in stati come Orissa,Madhya Pradesh, Chhattisgarh, le minoranzecristiane soffrono per l’azione di gruppiestremisti indù, anche perché, a livellopoltico, questi hanno la copertura deinazionalisti del Baratiya Janata Party, (BJP)che li protegge e spesso ne garantiscel’impunità», rimarca il Vescovo.Padre Anand, dopo l’ennesima telefonataanonima che lo minacciava di morte, hasporto denuncia alla polizia di Bhopal, che haassicurato protezione. L’anonimointerlocutore gli ha intimato di abbandonarele sue attività sociali. Il sacerdote è impegnatoanche nel campo dell’ecumenismo e deldialogo interreligioso.Come reagire e vivere da cristiani in taledelicato contesto? Il Vescovo spiega a Fides:«Prima di tutto confidiamo in Dio e nella suamisericordia. Poi cerchiamo di promuoverebuone relazioni con i leader religiosi indù e diunire tutte le forze positive. Inoltre abbiamobuone relazioni con i mass media, per faremergere la verità: così abbiamol’opportunità di far sentire la nostra voce e lanostra versione dei fatti. Accanto a questo,promuoviamo un’opera di sensibilizzazionedelle coscienze sul tema dei diritti, a tutti ilivelli. Infine intratteniamo buone relazionicon le autorità civili e politiche».Alcuni politici hanno una «doppia faccia» e,mentre stringono la mano ai leader cristiani,proteggono i fondamentalisti indù: «Questonon ci impressiona. Vogliamo far sapere loroche non li consideriamo nemici. Vogliamomettere in pratica il comandamentoevangelico dell’amore ai nemici e vivere lanon-violenza», nota il Vescovo.Mons. Thottumarickal ricorda, poi, un’altraquestione sensibile: «In Madhya Pradesh è invigore fin dal 1967 una legge anti-conversionidenominata “Freedom of Relgion Bill”, chevieta le conversioni operate con l’inganno, lafrode o tramite il denaro. Anche noi crediamonella conversione come moto del cuore,operato dallo Spirito, altrimenti non è veraconversione. Ma la legge viene utilizzata perlimitare la libertà di religione e di cambiarereligione».In tale contesto «l’evangelizzazione è davverouna grande sfida, per tali evidenti ostacoli edifficoltà. Da parte nostra, però, occorrerisvegliare lo spirito missionario nei fedeli,attraverso una formazione permanente»,conclude il Vescovo.

P

IRLANDA, C’È URGENTEBISOGNO DI SANTI

i è svolto dal 1° al 4 luglio a Drogheda il festival di«Sant’Oliver Plunkett»

(www.saintoliverplunkett.com), che ha coinciso con il90° di beatificazione del martire cattolico «ucciso 429anni fa perché ritenuto un traditore dello Stato», hadetto mons. Donal McKeown, vescovo ausiliare di Downand Connor, nell’omelia della messa nella chiesa di SanPietro in cui sono conservate le reliquie del Santo.Alcuni, ha osservato, «cercano di capire se ha un sensoper la Chiesa una commemorazione del genere adistanza di tutti questi anni», altri «si domandano se siail caso continuare a parlare di qualcuno che è statoucciso perché leader cattolico di un Paese aspramentediviso». «Oliver Plunkett come tutti noi era un uomo delsuo tempo» e «ha lottato con gli interrogativi di quelperiodo». «Oggi – ha quindi sottolineato il presuleriferendosi agli abusi di sacerdoti sui minori – la Chiesain Irlanda è costretta a operare in circostanzedolorose», ma «il dolore per l’imbarazzo e la vergognache possiamo provare è niente in confronto alla realtàche tante vite sono state segnate in modo permanentea causa del dolore e delle sofferenze inflitte». Anche peraltri motivi «stiamo attraversando un periodo moltodifficile» ha aggiunto: «il 10% dei bambini è costrettoa vivere nella povertà» e nel Paese si registra «il piùalto numero di suicidi giovanili in Europa». «Questo èun momento di crisi non solo per il cattolicesimo, maper tutta la società occidentale. L’Irlanda – è laconclusione del presule – ha bisogno di santi e dipersone che ascoltino la chiamata alla generosità e alsacrificio».

S

Vocazioniin Europa,necessitàe urgenze

ieni e vedi. Ilsacerdote:testimone eservitore delle

vocazioni». Su questo tema si èsvolto dall’1° al 4 luglio ad Esztergom, in Ungheria,l’incontro annuale del Servizioeuropeo per le vocazioni (Evs),Commissione del Consigliodelle Conferenze episcopalid’Europa (Ccee) per la cura el’attenzione alle vocazionisacerdotali e consacrate nellaChiesa. Presenti all’incontro 53delegati di 15 nazioni delVecchio continente: Austria,Belgio, Bosnia-Erzegovina,Repubblica Ceca, Francia,Irlanda, Italia, Polonia,Portogallo, Slovacchia,Slovenia, Spagna, Svizzera,Ungheria, Scozia, ai quali si èaggiunto il responsabile dellapastorale vocazionale religiosanegli Usa.«Nei tempi particolari chestiamo vivendo in Europa – hadetto aprendo i lavori padreJorge Madureira, coordinatoreEvs – è giunto il momento digettare nuovamente, con lospirito dell’agricoltore, il semedelle vocazioni e specialmentedella vocazione sacerdotale».Da questa convinzione, «natadalla fede, deriva un reale sensodi necessità e urgenza» per ilnostro continente. PadreMadureira ha evidenziato alriguardo la «responsabilitàspeciale» dei Servizi nazionali:«insegnare la verità del Vangeloe della tradizione della Chiesa,ancorché esse sianocontrocorrente rispetto alpensiero della cultura

V«dominante, con il coraggio diripensare seriamente lacomprensione del ministeropresbiterale» e «annunciarlocon saggezza e audacia».Occorre allora «unamobilitazione congiunta perun’evangelizzazione che sappiaporsi, in piena crisi, qualetestimonianza di santità esforzo di esercizio profetico».Questo richiede tuttavia una«revisione urgente» dell’attuale«modello di educazionecristiana». «Salutiamo congrande speranza – ha conclusoil coordinatore Evs – il nuovo esignificativo segno dato daBenedetto XVI creando unaCongregazione per la nuovaevangelizzazione delcontinente europeo».Incentrando il propriointervento sulla testimonianzadei profeti in Israele, monsignor János Székely,biblista e vescovo ausiliare diEsztergom-Budapest, haosservato che «la persona è piùimportante del messaggio edella missione che le vieneaffidato». Per monsignor Jean-Louis Bruguès, segretario dellaCongregazione perl’educazione cattolica,«l’incontro personale con Dio éla sorgente di ogni vocazioneed in modo particolare dellavocazione presbiterale» che«non s’improvvisa» e «passaattraverso un processo dimaturazione umana». «Lavocazione del prete – haspiegato – non è soltanto unavocazione personale», e la suatestimonianza, «che coinvolgela famiglia di origine, la

comunità cristiana e lacomunità presbiterale», può«venire soltanto da unministero dall’identità chiara erichiede una preparazionesolida, che ne attraversa tutta lavita». Partendo dai datidell’inchiesta promossa dallaPontificia Opera delleVocazioni che ha coinvolto nelperiodo 2008-2009 i diversicentri nazionali, padre MarioOscar Llanos, docente presso laPontificia Università Salesianadi Roma, ha sottolineato«l’esigenza di una maggioreattenzione verso tutte levocazioni» e di «un maggioreimpegno nell’accompagnare ildiscernimento di coloro cherispondono alla chiamata». Peril religioso «ogni vocazionenasce dall’in-vocazione», masono «la testimonianza delprete, la sua vita di comunione,la quotidianità del suo ascolto»a «generare la verità rendendopossibile la libertà della scelta».Il sacerdote è insomma«promotore di vocazioni» seegli stesso «è uomo della caritàe della comunione». Cinque, insintesi, le «tappe» del camminovocazionale:seminare/risvegliare,accompagnare, educare,discernere e scegliere.Di «reticenze mentali» indiversi preti a promuoverepresso i giovani le vocazioni alsacerdozio, che ha invecedefinito una «necessitàimprorogabile» nell’odierno

«inverno vocazionaledell’Europa occidentale», haparlato monsignor Juan MaríaUriarte, vescovo emerito di SanSebastian (Spagna). Unaresistenza dovuta alla «paura dispaventare, proponendo unavia che comporta moltisacrifici, e di sconvolgeretroppo presto la vita di unragazzo» con il timore dicondizionarne «il sistemapsichico» ancora in via diformazione. Dopo avere messoin guardia da proposte«riduttive» che ne «abbassano»il livello a «vocazione sociale diservizio», «tardive» o«pusillanimi», il presule haesortato i presbiteri a «nonconfondere la proposta con leproprie proiezioni e attese». Lacoscienza della «priorità» diquesto compito, la qualità dellatestimonianza evangelica, la«gioia di una vita sacerdotale»vissuta sentendosi «bene nellapropria pelle», secondo mons.Uriarte «sorprendono i giovanie li fanno pensare».Indispensabile inoltre «unatteggiamentofondamentalmente positivo neiloro confronti». Infine lasperanza, fondata sulla«convinzione che Dio non puònegare alla Sua Chiesa ciò chele è indispensabile», e la«vicinanza» ai genitori deiragazzi per «dissiparne timori epregiudizi» e contenerne «glieccessi di protezione» o le«ambizioni sul futuro dei figli».

Belgio, la Chiesa chiede chiarezza su quanto apparso nei giornaliPaesi Bassi, commissione d’esperti per collaborare con la giustizia

on una nota diffusa il 7 luglio, l’episcopatobelga (Ceb) replica a quanto pubblicato il

6 luglio dal quotidiano «Het Laatste Nieuws»che, riferendo delle perquisizioni pressol’arcivescovado di Malines del 24 giugnoscorso, ha affermato che il pubblico ministerodi Bruxelles avrebbe trovato dei documentidestinati unicamente alla Giustizia e non allaChiesa. Si tratterebbe di rapporti di magistratie di resoconti giudiziari relativi al mostro diMarcinelle, Marc Dutroux. L’avvocatodell’arcivescovado, Fernand Keuleneer,secondo la nota dei vescovi, subito «ha fattopervenire alla Procura una lettera condomande precise: le informazioni apparse sulgiornale provengono da persone impegnatenel caso? Se si, perché sono state resepubbliche? È un’informazione corretta? Se si, idocumenti menzionati nell’articolo sono statitrovati negli archivi? In questo caso aveteun’idea della persona da cui provengono idocumenti e come sono stati ritrovati negliarchivi?». Una prima risposta della Procura èarrivata il 7 luglio: «I documenti sul dossierDutroux, ritrovati nell’arcivescovado, sono inrealtà un dvd che da tempo circola nelleredazioni dei giornali». «Sarebbe veramentedisdicevole – termina la nota – cheun’informazione, sotto segreto professionaleed istruttorio, fosse stata volontariamentecomunicata alla stampa da persone impegnatenell’inchiesta, allo scopo di creare solosensazionalismi. Ciò non contribuirebbe allaserenità dell’inchiesta. I vescovi belgidesiderano collaborare correttamente con lagiustizia e sperano di farlo rispondendo alledomande degli investigatori, piuttosto che adarticoli di stampa». Per il giornale «DeMorgen» le foto del dossier Dutroux sarebberostate inviate nel 2004 alla Chiesa belga da ungiornale satirico inglese, «The Sprout», di base

a Bruxelles. I cd poi sarebbero finiti nellecantine dove sono stati ritrovati dagliinquirenti.Appena più a nord, «una strettacollaborazione con le autorità giudiziarie deiPaesi Bassi» è quanto dichiara sul proprio sitola commissione Deetman, la commissione diesperti indipendenti costituita dallaConferenza episcopale olandese per fare lucesu presunti abusi sessuali che potrebberoessersi verificati in istituzioni religiose deiPaesi Bassi dal 1945 in avanti, presieduta dalex sindaco protestante dell’Aja Wim Deetman.Nei giorni scorsi sul sito ufficiale dellacommissione è stato diffuso un comunicatoche parla dello stretto rapporto dicollaborazione con le autorità giudiziarie delPaese in modo che, in caso di sospetti,vengano effettuate comunicazionidirettamente all’autorità giudiziaria. Si èdeciso, in caso di fatti perseguibili chepossano emergere dai lavori dellacommissione, che vengano informate leprocure dei Paesi Bassi. Secondo quanto vienediffuso sul sito la Commissione si impegna asottoporre, in caso di «minimo dubbio», i fattia verifica da parte dell’autorità giudiziaria e,nel caso venisse dimostrata la perseguibilitàdell’accaduto, ad informarne le vittime. Vienecomunque reso noto che si tratterebbecomunque di accordi che la commissioneaveva già preso in primavera con le autoritàcompetenti in materia penale. La magistraturadovrebbe consigliare le vittime adintraprendere azioni e, «nel caso in cui gliinteressati dovessero rinunciare ai processi, laCommissione chiederebbe comunque alleautorità religiose di prendere gli opportuniprovvedimenti contro i colpevoli di abusisessuali identificati affinché venganoperseguiti».

C

Prete minacciato di morte,l’allarme di un Vescovo

LIBERATOUN VESCOVOCINESE

iovedì 7 luglio è statoliberato mons. Giulio

Jia Zhiguo, vescovolegittimo non ufficialedella diocesi diZhengding, nellaprovincia dell’He Beidella Cina continentale.Settantacinquenne,mons. Giulio Jia Zhiguoè molto conosciuto ed èuna figura-chiave dellaChiesa cinese per la suafermezza nella fede e perla sua chiara posizioneriguardo alla vita di fedee alla politica.Il suo sequestro eraavvenuto il 31 marzo2009, in concomitanzacon l’incontro che siteneva in Vaticano dellaCommissione plenariasulla Chiesa in Cina.Mons. Giulio Jia Zhiguoè nato il 1° maggio 1935ed è stato ordinatosacerdote il 7 giugno1980, venne consacratoVescovo della diocesi diZhengding l’8 febbraio1981.

G

Page 7: La Settimana - n. 27 del 18 luglio 2010

LA CHIESA IN ITALIA TOSCANA OGGI18 luglio 2010 VII

Cappellani e secondini, i custodidella speranza negli istituti di pena

ustodi e accompagnatori»,che cercano «di curare leferite, in vite segnate daeventi tremendi». Così mons.

Benedetto Tuzia, vescovo ausiliare diRoma, ha definito gli agenti di poliziapenitenziaria, durante l’omelia dellamessa celebrata il 30 giugno nella chiesadi San Francesco di Sales, in occasionedella festa di San Basilide martire, loropatrono. Agli agenti di poliziapenitenziaria, ha proseguito il vescovo,spetta il compito di «custodire lasperanza», cioè «custodire quel resto diumanità, di innocenza, di bontà che è nelcuore di ognuno, anche delle personeattraversate da tremende situazioni». Sitratta, infatti, del «sigillo che Dio haimpresso nel cuore di ciascuno di noi eche nessuna forza di disumanità puòcancellare». La messa romana, celebratanella chiesa adiacente al carcere di ReginaCoeli, è stata concelebrata da mons.Giorgio Caniato, ispettore generale deiCappellani delle carceri italiane, e daicappellani, alla presenza, oltre che degliagenti, delle autorità civili, del Ministerodella Giustizia, del Dipartimentodell’Amministrazione Penitenziaria, degliIstituti Carcerari e della Scuola diFormazione di Roma. La Festa di SanBasilide martire – discepolo di Origene,specializzato nello scortare i condannatial luogo del supplizio e a sua voltaincarcerato e martirizzato per la suaprofessione di fede - si celebra in tutti gliistituti penitenziari italiani, a livellolocale, provinciale o regionale. Icappellani nelle 205 carceri italiane sono

attualmente 240. Secondo gli ultimi datidel Dipartimento dell’amministrazionepenitenziaria, il numero dei detenuti inItalia è oggi pari a 67 mila 542, di cui 24mila 944 stranieri (36,93%), a fronte diuna capienza regolamentare di 44 mila218 unità e di una tollerabile pari a66.905. Nel gennaio scorso, le personeristrette negli istituti di pena erano 65mila 737. Il Sir ha rivolto alcunedomande a mons. Caniato.

Mons. Caniato, qual è il ruolo deicappellani nelle carceri? «Dal punto di vista giuridico, i cappellanisono operatori come tutti gli altri. Ilcarcere è una struttura dello Stato laico,che riconosce ai detenuti il diritto allapratica religiosa e chiede ai ministri diculto cattolici di entrarvi per potersvolgere la propria attività pastorale. Oltread essere a fianco dei detenuti nellapartecipazione al loro trattamentorieducativo, i cappellani aiutano anche gliagenti a svolgere il loro compito, in unospirito di reciproca collaborazione, purnella rispettiva diversificazione dicompiti».

Come giudica, dal suo punto di vista, lasituazione delle carceri italiane?«A mio avviso, tutte le carceri andrebberotutte distrutte: il carcere, di per sé, èantiumano e anticristiano, e spesso larieducazione avviene solo sulla carta. Lamia lunga esperienza nelle carceri mi hafatto constatare che il carcere non educa: idetenuti diventano davvero capaci dicambiare vita solo se trovano persone che

siano in grado, attraverso la lorotestimonianza, di condurli a rivedere lapropria esistenza. È questo anche il ruolodei cappellani: ho visto cambiamentinotevolissimi, in persone devastate daesperienze sbagliate che hanno saputomutare direzione. Ma di certo queste sonocose che non si leggono sui giornali...».

Uno dei punti nodali è il reinserimentodei detenuti, una volta scontata lapena...«In una società come la nostra, in cui nonsi riconosce più alcuna oggettività aivalori morali e nella quale qualsiasicomportamento viene giustificato innome del primato della soggettivitàdell’individuo, il reinserimento degli exdetenuti nel tessuto sociale rischia diessere sempre più un’utopia, o almassimo un obiettivo enunciareesclusivamente a livello teorico. Perfino iregimi di semilibertà, o l’affido, sonostrumenti che vengono utilizzati quasisempre solo dal punto di vista formale. Cisono detenuti che vogliono veramenteredimersi, ed altri che hanno sempre fattoquello e che hanno intenzione dicontinuare a farlo. Per i primi, se non cifosse il volontariato cattolico che siincarica di predisporre percorsi cheaiutino gli ex carcerati ad uscire dalcircuito dell’illegalità, l’alternativasarebbe il nulla. Ci vorrebbe un realecambiamento di mentalità, sia da partedegli addetti ai lavori che dell’opinionepubblica: altrimenti, lo stigma neiconfronti delle persone che affollano gliistituti di pena è destinato a rimanere».

Castel Gandolfo, le vacanzedi Papa Benedetto XVI

MILANO,STORIEDI SOFFERENZAE DIGNITÀ

ono passati 18 mesi da quando ilcardinale di Milano, Dionigi Tettamanzi,lanciò nella diocesi ambrosiana il Fondofamiglia-lavoro (Ffl) destinato a chi, a

causa della crisi, ha perso o sta per perdere illavoro. Il Fondo privilegia le situazioni chenon hanno diritto ad altre forme diintegrazione del reddito. Partito con unmilione di euro, il Fondo ha raggiunto –attraverso il contributo della comunitàcristiana e di varie donazioni – la cifra di 8milioni di euro, potendo così finora aiutareoltre 3.500 famiglie. Tra le realtà che hannosostenuto da subito il Ffl appare la FondazioneCariplo, che ha donato 1,5 milioni di euro;molti enti e società hanno contribuito conspecifici interventi e iniziative. Straordinario,in questa direzione, l’apporto dei singolicittadini e delle parrocchie. Fondamentale èstato il lavoro svolto sul territorio da oltre 500volontari messi a disposizione in particolaredalle Acli e da Caritas Ambrosiana. In 74decanati della diocesi sono stati aperti 104distretti. Il contributo offerto pro capite è statoin media di 2.000 euro. Le domande diaccesso agli aiuti offerti dal Fondo sonoequamente ripartite tra italiani e stranieri. Per Luciano Gualzetti, segretario generale Ffl,l’istituzione del Fondo famiglia-lavoro «harisposto con tempestività alla necessità diaffrontare le domande di senso che la crisi haprovocato, offrendo al contempo un aiutoconcreto». Agli sportelli territoriali arrivano – spieganoalcuni volontari – «soprattutto donne chepiangono per la perdita del lavoro e lasofferenza in famiglia». A volte si tratta dipersone «rassegnate, ma desiderose di trovareuna via di speranza e riscatto. Il pianto non èsolo commozione, ma anche un silenzio cheinvoca una spiegazione per quanto staaccadendo». Domande, dice un operatoreCaritas di Milano, che «ho letto negli occhidella peruviana Roxana e dell’italiana Sonia.Ritornerò a lavorare? Come farò a pagarel’affitto, il mutuo, le bollette? I bambini chefuturo avranno? Come sarà la mia vita?».Domande che si ripetono nei colloqui erimandano a quelle narrate nel filmdocumentario «Debito di ossigeno» del registaGiovanni Calamari. «Fulvia – si racconta nellastoria – vive nella provincia milanese col figliodi 8 anni e “tira avanti” con contratti atermine. Daniele e Sabrina, invece, anche lorocon un figlio all’asilo, si trovano con un mutuoda pagare nel bel mezzo di unaristrutturazione aziendale di cui ignoranol’esito: licenziamento o riassunzione».Le domande che giungono nei distrettipresenti sul territorio si moltiplicano; le piùdiffuse raccolte dagli operatori riguardano lapercezione e l’accoglienza dell’altro nellanuova condizione di disoccupato, licenziato oin cassa integrazione, altri si domandanocome riprogettare la coppia e la famiglia(spazi, tempi e relazioni). Ci si domandaanche se sia bene condividere la nuovasituazione con i figli. Ferdinando, con allespalle una vita lavorativa non facile, si presentaallo sportello perché licenziato «sotto ricatto».Che fare? «C’è chi, anche se in difficoltàestrema, reagisce – spiegano al Ffl –. C’è chicon dignità si vergogna, perché mai avrebbepensato di chiedere un aiuto». Stefano,milanese, confida: «Se trovo un lavororestituisco tutto l’aiuto ricevuto». Per ivolontari Caritas nell’esperienza del Fondo«stanno emergendo i segni di nuove povertà: lavulnerabilità, a volte l’assenza di reti familiario amicali, il pericolo dell’esclusione sociale».La «vulnerabilità» si affaccia come «nuovovolto della povertà». Una quotidianità che si fasempre più insicura: lavoro indeterminato,diminuzione del salario o dell’orariolavorativo, lavoro festivo straordinario chediventa sempre più ordinario, famiglie che sidevono accollare cure onerose, una lunga cassaintegrazione, il licenziamento. «Tutto ciòaumenta la sofferenza nei rapporti familiari,condiziona pesantemente il presente e vanificala progettazione del futuro, per i giovani lapossibilità di formare una nuova famiglia». Lacrisi economica, ricaduta pesantemente anchesulle Regioni italiane più sviluppateeconomicamente, sembra imporre «lamancanza di futuro nel limbo del presente».Una vulnerabilità che «genera smarrimento,paura, ansia e perdita di controllo anche senzaun disagio conclamato». Nel filmdocumentario emerge prepotentemente. Lapovertà oltre all’assenza di beni materialicomporta l’esclusione sociale. Per unvolontario allo sportello di Milano diventa«fondamentale tessere una rete di amicizie,anche parentali, perché aiutano ad affrontare ilproblema, a sostenere una famiglia, a lottarecontro l’emarginazione». Per questo, diceGualzetti, «occorre attivare le risorserelazionali disponibili nella comunità persostenere le famiglie, evitando l’isolamento e ilripiegamento su se stesse, con forme di aiutosemplici ma altrettanto efficaci: come adesempio famiglie che aiutano altre famiglie».

a cura di Silvio Mengotto

Sratitudine egioia per lapresenza di Benedetto XVI

a Castel Gandolfo, «unapermanenza che sarà piùprolungata rispetto alpassato». Con questisentimenti mons.Marcello Semeraro,vescovo di Albano,giovedì 7 luglio haaccolto il Papa a CastelGandolfo, dove si ètrasferito per trascorrereil periodo estivo, chequest’anno non prevedevacanze in montagna. Inquesto tempo, informala Prefettura della CasaPontificia, «sono sospesetutte le udienze private especiali, compresequelle generali delmercoledì, cheriprenderanno regolarmente damercoledì 4 agosto» mentre larecita festiva dell’Angelus avràcomunque luogo nellaresidenza estiva.«L’arrivo del Papa nel PalazzoApostolico di Castel Gandolfoper il periodo estivo – hadichiarato al Sir mons.Semeraro – è sempre motivo digioia per la comunità castellanae per l’intera diocesi di Albano,che coglie tale presenza comeun grande segno che laProvvidenza le offre per sentirecon sempre maggiore intensitàil vincolo di comunione che launisce alla Chiesa intera».Infatti, aggiunge il vescovo, «inPietro e nei suoi successori, ilSignore Gesù ha posto ilperpetuo e visibile principio e ilfondamento dell’unità dellafede e della comunione. Noi,però, vorremmo che il Papasentisse – anche in questesettimane nelle quali siallontana da Roma – quanto laChiesa gli vuole bene ed èstretta attorno a lui con lapreghiera intensa e il filialeaffetto. E siamo certi cheBenedetto XVI conosce e vedetutto questo».

«Gli appuntamenti domenicaliper la preghiera dell’Angelus –ha sottolineato ancora mons.Semeraro – vedono i fedeli diCastello e delle altre parrocchiedi Albano uniti ai tanti altripellegrini e la mia stessapresenza a quegli incontri dibreve catechesi e di preghieraintende mostrare tale nostraunione spirituale con il Papa».Anche «la Santa Messa celebrataalle ore 8.30 secondo leintenzioni del Papa equotidianamente teletrasmessada Tv2000 nella parrocchiapontificia di Castel Gandolfoper tutto il tempo della suapermanenza, è un invito allapreghiera per lui: perciò vipartecipano molti fedeli,religiose e religiosiavvicendandosi per il servizioliturgico e l’animazione».Infine, «grande segno di affettoda parte del Papa per noi sarà laSanta Messa che nella stessachiesa egli presiederà per lasolennità dell’Assunzione». Giàda ora, prosegue il vescovo,«noi intendiamo dire al SantoPadre il nostro grazie e a questoaggiungiamo la gioia per averloquest’anno fisicamente accanto

a noi per un periodo ancora piùprolungato rispetto al passato».L’arrivo del Papa a CastelGandolfo ha offerto a mons.Semeraro l’occasione perriflettere anche sul senso del«riposo» e delle vacanze. «Credo– ha affermato – che il Papa diaa tutti noi il buon esempio perciò che si deve intendere per“vacanza”. Non si tratta di fare,o non fare delle cose, ma di “unmodo di vivere”». In questosenso, ha spiegato il vescovo,«va sottolineata la necessità didare tempi e luoghi di riposo alnostro corpo e al nostro spirito;ciò soprattutto quando, algiorno d’oggi, si rischia dicorrere freneticamente dietro“agende” sempre più affollate,rimanendo travolti da ritmifrenetici. Sempre più piccolo, alcontrario, e talora nullo è lospazio dedicato al silenzio, allariflessione, alla pausa». Tuttociò è «a discapito della qualitàdelle relazioni e della nostraserenità interiore». Vacanza, haproseguito mons. Semeraro,«come si desume dal verbolatino “vacare”, vuol diresvuotare da ciò che ingombraper fare spazio a cose più belle,

più valide, davveroutili». Perciò, «vacanza ètempo per una piùdistesa preghiera ed èesattamente ciò che ilPapa fa a CastelGandolfo». Al riguardoil vescovo di Albano haricordato quanto il Papadisse incontrando, il 31agosto 2006, il clerodella diocesi. «Il tempoche ci riserviamo per lapreghiera – affermò inquell’occasioneBenedetto XVI – non èun tempo sottratto allanostra responsabilitàpastorale, ma è proprio“lavoro” pastorale, èpregare anche per glialtri».«Vacanza – ha aggiuntomons. Semeraro – èpure un tempo in cui ci

si può dedicare di più allostudio e, non ultimo,all’incontro con i propri cari,alla vita di famiglia. Non è unsegreto che, nel mese di luglio,il Papa è raggiunto a CastelGandolfo dal fratello, monsignor Georg, al quale èlegatissimo e verso il qualemostra un affetto che si direbbefiliale». Per il vescovo, «tempodi vacanze deve voler dire ancheun contatto con la natura e lesue bellezze». «Il libro dellacreazione, parla a noi e cimostra i valori veri», ha detto ilPapa rivolgendosi ai vescoviitaliani il 27 maggio scorso.«Non c’è dubbio – dice mons.Semeraro – che questo “libro” ilPapa può leggerlo nel silenzio enel fresco dei viali delle VillePontificie, che frequentaquotidianamente, e purecontemplando dalla suaterrazza la bella distesa del lagoAlbano». È questa, dunque, haconcluso il vescovo, «un’altraforma – semplice e quotidiana– del “magistero” di BenedettoXVI. Col suo modo di vivere iltempo di vacanza il Papacontinua ad esserci veromaestro di vita».

G

Page 8: La Settimana - n. 27 del 18 luglio 2010

SULLE VIE DELLA FEDETOSCANA OGGI18 luglio 2010VIII

24 AGOSTO 1946:IL MESSAGGIO DI PIO XII

entre sullo storico monte Amiata siappuntano da ogni parte in questa serena

notte sguardi e aneliti a salutare la risorta Crocegià eretta dalla pietà dei cattolici figli di Toscana eatterrata dal furore della guerra, e al Nostro toccoessa si accende e arde d’una miriade di luci,invitiamo i credenti a sollevare a Gesù Cristo,trionfatore per mezzo della Croce, le menti e icuori e a pronunziare con Noi la fervida preghiera:cessino, o divin Salvatore, gli odi e gli egoismi deipopoli che tanto hanno già funestato questosecolo di calamità e di lutti, e, uniti gli animi nellavoro e nell’amore, arrida finalmente, nel cultodella Tua giustizia e nelle opere di civiltà cristiana,la Tua feconda, la Tua stabile pace. A questa pace,o Signore, anela, dopo tanta ora di passione,questa Tua diletta Italia, che temprata ma nonabbattuta dalla umiliazione e dal dolore,Tu inviti ariprendere con virili propositi, con umani voleri,con fraterna concordia, con fede incrollabile, lasua grande missione, onde nella luce del Tuospirito e della Tua dottrina essa tanto contribuì amaturare nel mondo la coscienza di unagrandezza vincitrice della materia e della forzabruta, e non di altro luminosa che di giustizia e diamore, irradianti dal fulgore della Tua Croce. OCrux, ave spes unica!Con questa invocazione ardente e fiduciosaimpartiamo nel nome di Dio alla dolce terra italicae a tutti gli operosi suoi figli la confortatriceBenedizione Apostolica.

M

DI MARCO LAPI

e sulla vetta del monte cuisono diretti li attende unacroce, per i credentiraggiungerla diventa un po’

come compiere una specie dipellegrinaggio. E capita spesso achi va in montagna, perché sonodavvero tante, anche nellanostra regione, le croci checontrassegnano le nostre cime.Una consuetudine oggi peròtalvolta osteggiata da certeposizioni (ambientaliste o«politically correct») sia in nomedella «purezza della natura» cheil simbolo della redenzioneandrebbe fatalmente a violare,sia per una «par condicio» dellereligioni che sarebbe negatadalla presenza del solo segnocristiano («perché la croce sì e lastatua di Buddha no?»).Polemiche, negli ambientialpinistici ed escursionistici, piùfrequenti di quanto si creda, mache spesso non tengono contodella storia e soprattutto dellapietà popolare che quelle crociha voluto, a protezione dei paesisottostanti più che per accoglierechi si sarebbe spinto in alto, finoalla cima. Un’usanza certamenteantica, ma a dare un nuovo edecisivo impulso in questosenso fu certamente – in vistadell’Anno Santo del 1900 – papaLeone XIII, che invitò gli italiania erigere venti croci su altrettantecime disseminate lungo tutto ilPaese, una per ogni secolo,compreso il XX di cui era ormaiprossima l’alba. La proposta fuufficialmente lanciata inoccasione del XIV Congressocattolico italiano, svoltosi aFiesole nel 1896 (lo stesso chesancì la nascita della Fuci), e fucostituito un comitato per lascelta dei monti e larealizzazione dei lavori. Ma lecroci alla fine furono di più,perché per qualche cima esclusadall’elenco ufficiale si pensòbene di raccogliere ugualmentel’appello del Papa e diprovvedere «in proprio». InToscana fu questo ad esempio ilcaso della Pania della Croce,sulle Apuane, dove il simbolodella passione di Cristo fu postoproprio nel 1900. Nellacircostanza fu realizzato ancheun sentiero abbastanza agevole(lo stesso di oggi) e, perl’inaugurazione, la vetta furaggiunta da un memorabilepellegrinaggio, concluso con laSanta Messa, cui parteciparonocentinaia di persone.Di quell’elenco ufficiale facevainvece parte l’Amiata, il montepiù alto della Toscanameridionale, con i suoi 1738metri. Tra le venti previste, lacroce che ne avrebbecaratterizzato da lì in poi la vettafu, in ordine di tempo, la nona aessere realizzata, grazieall’impegno dell’alloraarcivescovo di Chiusi e PienzaGiacomo Bellucci (nella cuigiurisdizione sorgeva la cima) eal progetto dell’artista seneseLuciano Zalaffi. Alta 22 metri,con una base di 8 per lato, tutta

S

in ferro battuto nellostile «fiorito»dell’epoca, fuinaugurata il 18settembre 1910 doponon pochi sacrifici eperipezie, non solo dicarattere economico, con ildecisivo contributo dellapopolazione locale. Inparticolare i minatori feceroquasi a gara, alla fine di ogniturno di lavoro, nel trasporto delpesante materiale fino in cima, apiedi o con i muli. Inutile direche quel giorno di fine estate la

vetta fu presa letteralmented’assalto per partecipare allagrande festa culminata anche inquesto caso con la celebrazionedella Messa. Le visite e ipellegrinaggi, anche da lontano,continuarono poi a lungo neigiorni successivi.Nel 1944, purtroppo, la croce fu

abbattuta dai tedeschi in ritirata,ma una volta finita la guerra,nonostante i disagi e leristrettezze del momento, lapopolazione amiatina vollesubito ricostruirla. Si costituì uncomitato e anche stavolta nellavoro si distinsero i miniatorilocali. In poco più di tre mesil’opera fu compiuta e, per lanuova inaugurazione, alla crocefurono applicare millelampadine che furono accese,alle 21 del 24 agosto 1946, daPapa Pio XII attraverso unimpulso radio, prima dellalettura del radiomessaggio chepubblichiamo a lato. Anchestavolta all’inaugurazione, tra lependici e la vetta, e inparticolare nello stadio diAbbadia San Salvatore, eranopresenti migliaia di persone.L’evento fu ricordato 50 annidopo, nel 1996, e GiovanniPaolo II, nella circostanza,scrisse tra l’altro ai fedeli accorsiche la rapidità del restauro stava«quasi ad indicare che la vastaopera di ricostruzione materialee spirituale successiva alla guerranon poteva non partiredall’amore verso Dio e verso ilprossimo, plasticamenteespressi dalla dimensioneverticale ed orizzontale dellaCroce».Quattordici anni dopo, lecelebrazioni per il centenario –aperte con il pellegrinaggiodiocesano di mercoledì 2giugno, guidato dal vescovo diMontepulciano-Chiusi-Pienzamons. Rodolfo Cetoloni –rappresentano una nuova,grande testimonianzadell’amore degli amiatini per illoro monumento, come provalo stesso ricchissimo calendariodi appuntamenti (vedi ancora alato), che si concluderannosabato 27 novembre e domenica12 dicembre con una «missionepopolare» ad Abbadia, asottolineare ancora una voltache quella croce che veglia suibadenghi e sugli altri popolidell’Amiata non è davvero unsegno qualsiasi.

Realizzata nel 1910,fu ricostruitanel 1946. Domenica25 luglio il «clou»delle celebrazioni

Amiata,la crocecompiecent’anni

IL PROGRAMMADEI FESTEGGIAMENTISABATO 24 LUGLIOAbbadia San SalvatoreDalle 8 alle 20 in viale Roma: mercatinostraordinario «Polvere e Tarli in Piazza».Concorso di pittura «La Croce delMonte Amiata». Dalle ore 8 alle ore 19:esposizione dei quadri in concorso neiportici del Comune. Ore 21:premiazione del dipinto vincitore nellaSala del Consiglio.

DOMENICA 25 LUGLIO Abbadia San Salvatore Festa per il centenario della Crocedell’AmiataOre 10: arrivo del cardinale AngeloComastri, vicario della Città delVaticano, con accoglienza da partedell’amministrazione comunale e dellaFilarmonica Giacomo Puccini e visitaall’Abbazia del Santissimo Salvatore.Ore 11 (in montagna): Messa Solenneofficiata dal cardinale Angelo Comastri.Ore 15 (in montagna); Via Crucis dalPianello alla Vetta.Ore 16.30: concerto a curadell’associazione Formula NuovaArcadia, che eseguirà le canzoni del«Festival Amiatino» diretta dal maestroDaniele Belloni. Seguiranno i salutidelle autorità.Ore 20: concerto finale dell’ArcadiaWind Orchestra accompagnata dacoristi provenienti dall’Arcadia Choir eda tutti i cori della montagna.Ore 21: accensione della CroceAmiatina con benedizione apostolica. Aseguire, l’esecuzione dell’«Inno allaCroce dell’Amiata» (vedi testo a destra),diretto dal maestro Francesco Traversi.

GIOVEDÌ 29 LUGLIOSanta Fiora Festa delle Sante Flora e Lucilla, patronedel paeseOre 17: Santa Messa e processione con ifiguranti vestiti in abiti medievali

SABATO 31 LUGLIOAbbadia San SalvatoreMusical «I semi della Pace»

SABATO 31 - DOMENICA 1° AGOSTO PiancastagnaioFesta della famiglia al Santuario dellaMadonna di San Pietro.

LUNEDÌ 2 AGOSTOSaragioloFesta del Perdono di Assisi al Lecciodelle RipeDalle ore 16.30: confessioni. Ore 17.30:Santa Messa.

GIOVEDÌ 5 AGOSTOSanta FioraFesta della Madonna della NeveOre 21: processione dalla chiesa dellaPeschiera e Santa Messa nella Pievedelle Sante Flora e Lucilla.

VENERDÌ 6 - DOMENICA 8 AGOSTOPiancastagnaioRosso Cinabro - quarta edizione dellamostra scambio dedicata alla memoriadella storia mineraria dell’area.

VENERDÌ 6 - LUNEDÌ 9 AGOSTOAbbadia San SalvatoreAltre iniziative (per informazioni,0577-7701).

Inno alla Croce dell’Amiata nel centenariodel suo innalzamento (1910-2010)Dedicato a don Francesco Monachini e don Roberto Corvini

Tu dipingi nel cielo le misure di Cristo,intarsiando l’azzurro, ci ricordi il suo Amore.Sei il punto più alto, sopra il verde dei faggi,leghi il cielo alla terra. Ti sentiamo vicina.

Rit.: O Croce amiatina, intreccio robustodi cent’anni di ferro ricamati dal vento!

Ti hanno posto su in alto i nostri padri, con fede,tesa mano che invoca e che indica il senso.Ci riparli di Cristo, che ti rese gloriosa:non c’è più in te la morte, vi è fiorito l’Amore.

Questi semi di fede aiutaron, fecondi,il lavoro nei boschi e il sudore in miniera.E se il gelo e il mercurio i polmoni bruciavan,hai raccolto, non sola, l’ansimante preghiera.

Anche dopo cent’anni resta duro il cammino,ma dai monti all’intorno innalziamo lo sguardo.A fatica saliamo. Tu continui a annunciarela speranza e la Vita, consolandoci il cuore.

Sappi ancora ascoltare canti e gemiti nuovi:della terra, dell’aria, dei bambini e dei grandi…Li portiamo ai tuoi piedi. Offri loro i tuoi bracciper volare più in alto, verso i cieli di Dio!

O Croce amiatina, accogli dal monte ogni cuore che cerca ed intreccialo al cielo!

+ Rodolfo vescovo, 27 gennaio 2010

La monumentalecroce del MonteAmiata. A destra, laMadonna degli Scout,situata nei pressi.Sotto, monsignorRodolfo Cetoloni e ifedeli della diocesi diMontepulciano-Chiusi-Pienza sotto lacroce durante ilpellegrinaggio del 2giugno scorso