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Febbraio 2002 - Sped. in a.p. - art. 2, comma 20/c legge 662/96 - filiale di Milano - Anno LXXXI - N°2 Mensile dell’ANA Nel canto l’anima e la storia della gente di montagna Nel canto l’anima e la storia della gente di montagna

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Febbraio 2002 - Sped. in a.p. - art. 2, comma 20/c legge 662/96 - filiale di Milano - Anno LXXXI - N°2 Mensile dell’ANA

Nel cantol’anima e la storia

della gentedi montagna

Nel cantol’anima e la storia

della gentedi montagna

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SommarioLettere al direttore ................................................. 4-5

CDN .............................................................................6

Adunata Catania.................................................10-14

Zona franca ..........................................................14-15

Recoaro Terme Congresso Stampa Alpina ......16-17

Truppe alpine ......................................................18-20

Sport ...........................................................................21

Sulle orme di san Maurizio ...............................22-24

Cori e fanfare .......................................................26-27

In biblioteca .........................................................28-29

Storia delle nostre sezioni: Valdagno...............30-31

Rubriche ...............................................................32-47

2

La frase è sempre la stessa: “I mieimigliori auguri per un felice annonuovo”. Purtroppo ben difficilmente i

fatti confermano le parole e gli anni scorronoquasi mai confortati da una pace generale oda tranquilli periodi di distensione. Il 2002 misembra iniziato addirittura sotto i peggioriauspici; d'accordo che ci siamo trascinati die-tro tutti i problemi irrisolti dell'anno prece-dente, scoppiati, stranamente, nell'ultimoquadrimestre: in Afghanistan si continua abombardare, talvolta anche con bombe nonproprio intelligenti. Nel frattempo il superricercato, per il quale è stato scatenato il con-flitto, è tuttora uccel di bosco e, verosimil-mente, si sta facendo beffe degli occidentali.

In Argentina la crisi politica ed economicasta sbranando quella nazione senza che se nepossa vedere una via d'uscita: sintomaticoche, in una settimana, si siano avvicendatialla presidenza ben cinque uomini politici.Intendiamoci: l'Argentina ci ha abituati a que-sto suo continuo oscillare tra rivoluzioni eperiodi di democrazia; è una sua caratteristi-ca ma, considerata la sua potenzialità in fattodi risorse economiche, si rimane amareggiatinel constatare quel che potrebbe essere mache non è a causa di una cattiva, se non pessi-ma, conduzione della cosa pubblica. Ci èd'obbligo pensare ai tanti nostri connazionalicostretti a convivere con quell'ambiente diinstabilità politica e con una finanza sempreprossima al tracollo dopo che per generazio-ni, attraverso duri sacrifici e pesanti fatiche,hanno cercato un paradiso che non è maidecollato; i nostri alpini, ai quali va tutto ilnostro affetto, ne sono un lampante esempio.

In Palestina il conflitto tra arabi ed israelianinon accenna a finire: duri gli uni, più intran-sigenti gli altri. Le ripicche non si contano,addirittura al massimo vertice con Sharon chefa i dispetti ad Arafat: una cosa che sarebbecomica e puerile se non ne andassero dimezzo giornalmente esseri umani dell'una edell'altra parte.

India e Pakistan sono ai ferri corti per unaquestione territoriale: a chi spetta il Kashmir?

A me o a te? Nell'attesa ci sidiverte, in questa guerra nondichiarata, a sparacchiarsi vicen-devolmente provocando ogni tantoqualche morto fra gli opposti eserciti; roba dapoco, tranne che per gli interessati. Ferri cortidicevamo: ma attenzione, sono ferri sì corti,ma potenzialmente nucleari.

In mezzo a tanto trambusto una nota positi-va: l'Unione Europea ha salutato l'avventodell'euro con contenuto e signorile entusia-smo, ben espresso dai vari governanti; nontutte e quindici le Nazioni naturalmente, masolo dodici: lo spirito di borgata e le diffiden-ze sono dure da sconfiggere. Ma anche fra idodici occorre fare un distinguo: manco adirlo, l'Italia ha assunto un atteggiamento,diciamo così, distaccato.

Nel discorso di fine anno il presidente Ciam-pi ha giustamente sottolineato l’importanzadel momento storico: per la prima volta ungruppo di Nazioni liberamente rinunciavaalla propria moneta, senza imposizioni, perdarsi una moneta comune. Non sono manca-te tuttavia voci di altro tenore, di quanti siinterrogano sul ruolo dell’Italia nella Comu-nità, alla quale vengono delegate quote partisempre maggiori della nostra sovranità. Cosìcome tanti si interrogano sul ruolo dellanostra Forza Armata in un esercito europeoche fatalmente condizionerà e livellerà carat-teristiche e tradizioni.

L'euro è una realtà: potrà piacere o no, potràessere fonte di problemi di pratico utilizzo alsupermercato, potrà mettere in crisi gliappartenenti alla mia generazione, ma occor-re convincersi che esso rappresenta un passoepocale verso quegli Stati Uniti d'Europa chefurono l'ideale dei Padri dell'Unione: DeGasperi, Adenauer, Schuman.

Ma se usciamo dall’ambito monetario, nonpossiamo non considerare che l’unione euro-pea è l’unione di Stati ciascuno con precisetradizioni e storia. Gli Alpini rientrano inqueste tradizioni e in questa storia. E sonouna moneta alla quale l’Italia non può e nondeve rinunciare.

Cesare Di Dato

Guerre e schermaglie

Associazione Nazionale Alpinivia Marsala, 9 - 20121 Milano

Segreteria: tel. 02/62410200fax 02/6592364

Direttore Generale: tel. 02/62410212Segretario Generale: tel. 02/62410212

[email protected]: tel. 02/62410201

[email protected] Protezione Civile: tel. 02/62410205

[email protected] Centro Studi Ana: tel. 02/[email protected] fax 02/62410230

Impaginazione/Fotolito: Adda Officine Grafiche S.p.A.

Stampa: Elcograf - Via Nazionale, 1423883 Beverate di Brivio (Lc)

Chiuso in tipografia il 29 gennaio 2002Di questo numero sono state tirate 384.460 copie

AUTORIZZAZIONE TRIBUNALE NUMERO 229

DIRETTORE RESPONSABILECesare Di Dato

COMITATO DI DIREZIONE Sergio Bottinelli (presidente), Mario Baù, Vittorio Brunello, Cesare Di Dato, Carlo Fumi, Gian Paolo Nichele

DIREZIONE E REDAZIONEvia Marsala, 9 - 20121 Milanotel. 02/29013181 - fax 02/29003611

INTERNET E-MAIL www.ana.it [email protected]

ABBONAMENTI E CAMBIO INDIRIZZOtel. 02/[email protected]

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Sommario

In copertina

Abbiamo dedicato la nostracopertina ai cori alpini che intante circostanze, fanno sentire laloro voce, quella dello spiritoalpino, dell’anima trasportatasull’armonia delle note. Ci rac-contano storie d’amore, di vitacomune. Ma anche storie di dolo-re, di vita militare, di guerra.

Le storie d’amore con scanzo-nata benevolenza, quelle di guer-ra con partecipazione e sofferen-za, con grande rispetto: non pernulla accompagnano la Messa, inchiesa. E nessuno pensa che “Sulponte di Perati” non sia un cantoliturgico, che “Signore dellecime” non sia un’invocazione aDio, che “Ai preat” non sia unapreghiera…

Così come nessuno rivisita lasua vecchia casa e si ritrova con

le persone care che non ci sonopiù come quando assiste – vor-remmo dire partecipa - a un con-certo di cori alpini.

Dietro quel canto c’è spesso lanostra storia, ci sono i nostriricordi, talvolta anche un rim-pianto. E c’è tanto sacrificio dicoloro che si sottopongono a due,tre prove settimanali, la sera,dopo cena, per poter salire sulpalco di un teatro, di fianco a unaltare, accanto a una bandiera econ il canto esorcizzare gli orroridella guerra ed esaltare l’amoreper le montagne e la vita.

(Qui sopra: il coro ANA Monterosadel gruppo di Busto Arsizio. Incopertina, il coro Alte Cime dellasezione di Brescia e il coro Ortigara.- Foto di Guido Comandulli)

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All’Esperia c’era anche il 5°

Quale VFA del 5° Alpini, orain congedo, ho partecipato all’e-sercitazione Esperia e ho notatoche nell’articolo apparso anovembre non avete citato ilmio reggimento. Sono certo cheè stata una dimenticanza mavedere il nome del proprioreparto fa sempre piacere.

Massimo Biava Casale Litta (VA)

In effetti si è trattato di unadimenticanza, come capita a tutti igiornali di questa terra. Provvedoin questa sede a rendere giustizia al5°, del quale ho fatto parte anch’io,secoli fa, come comandante della47ª del Morbegno. Complimentiper il tuo attaccamento al reparto.

Caduti alpini…Caduti non alpini

Sono un alpino della classe del‘15, per venticinque anni delegatodi zona della Val Trompia. Ne L’Al-pino di settembre si fa riferimentoai Caduti alpini e non: per iniziati-va degli alpini del gruppo di CollioVal Trompia è stato costruito nellapiazza principale un monumento,opera dello scultore Vittorio Piotti,che reca in grande la scritta “Collioai suoi figli ovunque e comunqueCaduti”: una dedica che superaogni discriminazione.

Pierino Gabrieli Gardone Val Trompia (BS)

Il Comune e gli alpini di Colliohanno perfettamente capito che davan-ti a Dio e alla Patria i Caduti sonotutti uguali e al di sopra dei risenti-menti che noi, uomini ancora sullaterra, ci portiamo dietro.

Fiera e orgogliosa amicaCiao alpini! Mi piace il vostro

coraggio e la vostra caparbietà, cosìho deciso di essere “alpina”. Sieteun Corpo bellissimo e superbolassù sulle vostre bellissime e inne-vate vette. Da anni sono la compa-gna di un artigliere alpino che miha trasmesso tutto il vostro ardore

nelle Adunate e nelle varie manife-stazioni. Sono fiera di leggere ilvostro giornale.

Clara Tommasi - Bagni di Lucca

Di fronte a tanto entusiasmo checosa posso dire se non: “Benvenuta franoi, gentile signora, e grazie a nome ditutti gli alpini”.

Due è meglio di unoVorrei far notare che da alcuni

mesi ricevo il “nostro giornale” indue esemplari; è certo un disguido

per il quale non ne sono dispia-ciuto; do una copia ad amiciche sono qui in Germania alavorare, i quali, a quel chedicono, lo leggono volentieri.

Vittorio Brustolon Siegen (D)

E’ certamente un disguido cheforse risale a una doppia segnala-zione della sezione. Ma nientepaura! Sono ben lieto che tu dia laseconda copia a nostri amici emi-grati: per questo continuerò nel-l’invio.

“L’Alpino” a 12 euroDa L’Alpino di novembre: “...dobbiamo conformarci allamoneta dell’Europa unita anchecon il prezzo (della rivista, ndr)lievemente ritoccato...”. Se per voi un aumento del 16%

è un lieve ritocco, un prezzo ritoc-cato a cosa arriva, al 100%?

Sandro

Il prezzo de “L’Alpino” è fermo dal-l’ottobre ‘95, per cui l’aumento su baseannua è stato del 2,67%: mi sembra inlinea con l’inflazione. Inoltre in questi seianni il prezzo della carta è lievitato tantoche il prezzo dei quotidiani è aumentatodel 13,34%. E sono infine, aumentate lespese postali. Sommando tutti questi rin-cari, ecco spiegato l’adeguamento delprezzo dell’abbonamento.

La guardia nazionaleA proposito della Guardia nazio-

nale (vedi numero di dicembre),tempo fa si è tenuta presso la sezio-ne di Roma una conferenza sullaguardia nazionale degli Stati Uniti.Si è così appreso che: la guardianazionale è inquadrata nel sistemadifensivo USA; le unità, a recluta-mento locale, possono essere impie-gate all’estero; quando non impie-gate sono a disposizione del Gover-natore dello Stato in cui si trovanocon compiti di Protezione civile,ordine pubblico, cerimonie.

Il modello addestrativo prevedeun fine settimana al mese e quindi-ci giorni una volta all’anno.

Riccardo Salvatore - Roma

Notizie molto interessanti che possonoessere ampliate aprendo il sito internet“http://web.tiscali.it//anaroma/report_05_04_01.htm”. L’Alpino appoggia ilprogetto Manfredi: puoi leggere il com-mento del presidente Parazzini nelnumero di gennaio. Non mi faccio peròillusioni: i nostri politici sono campioninell’addormentare progetti non graditi,specie se si parla di Patria. Il voto degliitaliani all’estero ne è un bell’esempio.

Mine Action e i bambini mutilati

Appartengo all’AssociazioneMine Action (Onlus) che collaborastrettamente con la Fondazione donGnocchi. Don Gnocchi, al rientrodalla Russia si occupò dei bambinicolpiti dalle mine in Italia, i suoifamosi “mutilatini”. Orbene, noicon Mine Action ritorniamo all’ideaoriginale di Don Gnocchi occupan-doci dei bambini colpiti dalle minenel mondo.

Gaetano Agnini - Desenzano

Opera altamente meritoria la vostra,che cerca di sanare un orrore che sisomma ai già troppi orrori della storiadell’umanità. Invito gli alpini che cre-dono nell’ operato di questa Associazio-ne a mettersi in contatto con l’amicoAgnini all’indirizzo e-mail“[email protected]” o alnumero telefonico 328-8731039.

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Lettere al direttore

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ne verso quei reparti, mentre inostri alpini non sono quasi maimenzionati? Eppure in molte eser-citazioni NATO essi hanno battutoi colleghi di ben altre nazioni.Forse i giornalisti valutano la pre-parazione militare dei reparti alcinema e non sul campo: Ramboinsegna. Provocatoriamente consi-glio che il prossimo reparto alpinosi addestri a Cinecittà per essereconsiderato alla pari dei repartiamericani.

Luca Binda

I reparti USA godono di particolareconsiderazione perché i loro uffici pro-paganda, fin dalla seconda guerramondiale, hanno saputo battere inmodo egregio la grancassa.

Noi alpini preferiamo agire in silen-zio: non so fino a che punto sia unbene. Naturalmente non possiamo fareun paragone attuale, perché in Afgha-nistan, per ora, non ci sono alpini.

Però ho sentito dire alla radio chelaggiù “erano intervenuti gli alpiniamericani (sic!) della 10ª divisione damontagna” e la cosa, francamente miha dato non poco fastidio.

L’idea di Cinecittà non è da scartare.

Il plurale di bocia? Ancora…bocia

A proposito del plurale di “bocia”vorrei far notare che uno fra i piùaccreditati dizionari della linguaitaliana (il Devot-Oli) lo indicacome sostantivo maschile “invaria-bile”.

E’ dunque corretto, ad esempio,scrivere “vidi i bocia che salivanosul treno” e non “vidi le boce chesalivano sul treno”.

I termini provenienti da una lin-gua straniera, da una lingua regio-nale o da un dialetto, infatti, unavolta entrati a far parte della linguaitaliana, non soggiaciono più alleregole originali. Così, almeno, inse-gnano - o insegnavano - le nostregrammatiche.

Mi schiero dunque, senza esita-zioni, dalla parte di Mario Dell’Eva.

Mario Gallotta

Gli alpini come i marines

Nei telegiornali di dicembre sisono visti servizi che esponevanolodi sperticate ai marines USAimpegnati in Afghanistan. Nonvoglio sminuire il prestigio di quelCorpo, ma come mai tanta attenzio-

Lettere al direttore Quei manifestanti anti G8In merito alla lettera "Quei manifestanti anti G8" (novembre 2001)

alcune precisazioni: i 150.000 non erano tutti giovani, ma vi eranonumerose persone adulte, di mezza età e anche di età avanzata. Tra essimoltissimi impegnati in volontariato e utili attività sociali. Le varieassociazioni caritative ricevono la maggior parte dei loro fondi da quel-le persone sensibili concretamente impegnate nel sociale. Occorre peròsensibilizzare anche l’opinione pubblica per concreti aiuti governativi;al dr. Agnoletto andrebbe fatto tanto di cappello e non andrebbe defini-to "mestatore nel torbido". Un consiglio: un’altra volta cercate diapprofondire di più.

Giovanni Maglioni - Pino Torinese

Considerazione e rispetto per i 150.000 e più che hanno manifestato in modopacifico a Genova: il termine "giovani" è stato da me scelto per indicare tuttiquelli che hanno partecipato civilmente alla manifestazione perché il futuro èdei giovani, non certo di noi attempati cittadini.

Il dr. Agnoletto sarà un benefattore, non lo nego, ma il suo comportamentonon è stato limpido: per esempio, egli non si è dissociato dalla dichiarazione diguerra allo Stato lanciata da Casarini né, in altra occasione, si è astenuto dal-l’invitare alla diserzione i volontari alle armi: se questo non è mestare nel torbi-do...! Manifestare è un diritto sacrosanto; riunirsi in assemblea è altrettantosacrosanto; ma se i manifestanti tentano di impedire ai congressisti di svolgereil loro programma naufraga il principio democratico che dovrebbe informare gliuni e gli altri.

Nostalgia alpinaHo servito la Patria e il Tricolore nella

gloriosa 32ª batteria del gruppo Bergamoa Silandro (Bolzano) e ancora oggi, dopodieci anni, è vivo in me il ricordo dei piùbei giorni passati nelle vesti verde-kaki.

Le Adunate, le marce, Merano d’estate,l’autunno della Val Venosta, la scuola ditiro in Valdurna, i tre mesi in Albania perl’operazione Pellicano, la polveriera, i pro-fumi della primavera e il campo estivo aTarvisio, le marce al monte Jof Fuart.

Ricordo ancora tutto senza riuscire atrattenere le lacrime: vorrei che il tempo sifermasse ai quei bei momenti. Grazie allamontagna che mi ha forgiato nel corpo enello spirito e che ho imparato a rispettaree conoscere, e grazie ai miei superiori chemi hanno fatto uomo.

Mario VezzoliCazzago San Martino (BS)

Un solo commento: questa è alpinità pura.

Ora è sufficiente aver fatto il militare per soli due mesi in un reparto alpinoper poter essere iscritti all’ANA. La modifica dello Statuto associativo (cheprevedeva un periodo minimo di 4 mesi) è stata approvata in data4.12.2001 e comunicata dal prefetto di Milano al presidente nazionaleParazzini. Ci sono anche altre modifiche agli articoli 2,36,37 e 38, ma lapiù rilevante è questa all’articolo 4 che ora riportiamo nella nuova stesuraapprovata e vincolante: “art. 4: - Possono far parte dell’Associazionecoloro che hanno prestato servizio per almeno due mesi in reparti alpini ecoloro che non avendo potuto, per cause di forza maggiore, prestarvi ser-vizio per tale periodo di tempo, hanno conseguito una ricompensa alvalore, oppure il riconoscimento di una ferita ed invalidità per causa diservizio. La qualifica di Fondatori spetta ai Soci iscritti all’Associazione nel 1919; laqualifica di Vitalizi è conservata soltanto a quei soci che l’hanno conse-guita entro l’anno 1972. Tutti i soci hanno uguali doveri e diritti”.

Iscrizione all’ANA: ora bastano 2 mesi in un reparto alpino

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CALENDARIO MANIFESTAZIONI

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sisteva una volta un soldato diverso da tutti glialtri. Un soldato speciale “inventato”, a fine

Ottocento, dal geniale capitano Perrucchetti. Unguerriero nato e cresciuto nei monti, reclutato su baseterritoriale e addestrato a combattere in ambientealpino. Un addestramento che, spesso, doveva sem-plicemente disciplinare capacità già acquisite con lalunga esperienza della montagna.

Sin qui, si potrebbe dire che sto raccontando labuona vecchia leggenda dell’Armata alpina. Quellaleggenda che si cerca di contrapporre al necessariocambiamento delle Forze armate; mulo contro elicot-tero etc…

Ma io quei soldati li ho visti e non sulle tavole diBeltrame, li ho visti vivi e vegeti, portare avanti le tra-dizioni dei loro nonni. Quando sono arrivato comesottotenente “bocia” (più bocia che sottotenente) al14° reggimento alpino, stava avvenendo il passaggiotra leva e personale volontario. Sono stato quindi tragli ultimi a far servizio con alpini di leva friulani, a sen-tire quel loro parlottare in un dialetto che non è undialetto ma una lingua, a vedere quella loro ossessivacura per il cappello che altro non è se non un costan-te tentativo di trasformarlo in un qualcosa fuori ordi-nanza. Perché, in Val di Carnia, ma anche nel restodel Friuli, essere alpini è qualcosa fuori ordinanza, èqualcosa che lega il presente al passato. Già al mio

arrivo si cercava di relegare il personale di leva nellalogistica, nelle Ccs, ma questi ragazzi cercavano ognioccasione per uscirsene con le compagnie, venire inaddestramento (persino i furieri, che quanto all’imbo-sco, si sa…). Non che fossero tutte rose, ma la fierez-za dell’appartenenza al Corpo la si sentiva. Anche inquelli che la divisa l’avrebbero usata volentieri soloper farsi vedere dalla morosa.

Con i volontari che stavano arrivando in quei mesi,per la maggior parte gran bravi ragazzi, si respiravaperò un’aria diversa. I più erano nati ad almeno 500chilometri dalle Alpi, e vedevano l’assegnazione neglialpini come una sorta di fregatura. Il rimpianto delbasco nero della fanteria e dei primi mesi di addestra-mento, lontani “dai maledetti monti” era una costante.Tutti facevano comunque il loro dovere, ma gli pesa-va, e si vedeva.

Con il personale in servizio permanente andavaanche peggio. Quando qualcuno si è fatto quattroanni da bersagliere, con il debito orgoglio di portareuna cascata di piume di gallo cedrone, non barattavolentieri il suo cappello con quello alpino. Chi vieneda anni di servizio in una brigata meccanizzata non èaffatto scontato che sia in grado, almeno non subito,di farsi 25 chilometri di marcia in montagna. Se ametà stramazza è colpa sua o di chi l’ha mandato nelposto sbagliato? Se uno ha fatto anni di

C’era una volta l’alpino friulano…

3 marzo25° CAMPIONATO NAZIONALE DISCI ALPINISMO A COLLIO MANI-VA - BRESCIABOLOGNESE ROMAGNOLA - 2ªrassegna calendari stampa alpina aImolaVALDAGNO – 12° trofeo penne nerepresso la stazione invernale “Recoa-ro 1000”CADORE – Gara intersezionale dislalom trofeo Da Rin a Cortina d’Am-pezzoSONDRIO – Gara di slalom specialesezionale trofeo “Carini” a Caspog-gio

9/10 marzoMONZA – Operazione Lambro Pulito

10 marzoCASALE MONFERRATO – Festadella donna dell’Alpino e delle solda-tesseVARALLO SESIA – Raduno sezionale

17 marzoGORIZIA - 19ª scarpinata del MonteCalvario 5° trofeo “gen. SergioMeneguzzo”

24 marzo- 36° CAMPIONATO NAZIONALE

DI SLALOM A LIZZOLA–SEZIONEDI BERGAMO

- GIORNATA NAZIONALE DELLAPROTEZIONE CIVILE

ABRUZZI – Gara di slalom al GranSasso

31 marzoPAVIA – Pellegrinaggio alpino al tem-pio della fraternità a Cella di Varzi

➜segue

1. Interventi del presidente. 30 dicembre, Domodossola, assembleadella sezione, con Perona e Romagnoli. 2. Assemblea dei delegati.In preparazione dell’o.d.g. per maggio, discussione sul tema “Qualefuturo associativo?”. Vadori: il vero problema è l’apertura ad altri chesnaturerebbe l’alpinità - Camanni: è necessario spiegare il significatodi socio ANA; non bisogna essere attenti al numero di soci, ma allaloro qualità. - Perini: non bisogna rassegnarsi all’ineluttabilità deglieventi e non archiviare i risultati che devono, invece, servire per suc-cessive discussioni - Brunello: è cambiato il modo di guardare i valoriche noi difendiamo: l’orgoglio ha assunto altro significato dopo l’arti-colo di Oriana Fallaci sull’attacco alle Torri Gemelle di New York -Romagnoli: i nostri problemi sono uno statutario l’altro comportamenta-le; occorre riportare la situazione al punto iniziale con la scrupolosaosservanza delle norme - Balestra: si chiede quanti siano i giovani del-l’arco alpino interessati a essere alpini; i ragazzi ultimamente conge-dati hanno risposto in modo molto positivo - Perona: siamo statiascoltati dal nuovo Capo di Stato Maggiore per quanto riguarda l’ad-destramento degli alpini. - Parazzini: “Il vero punto è la naja che si statrasformando; prendiamo atto della situazione attuale o continuiamoa contrastare? Il cardine è l’approccio con le autorità militari, previstoperaltro dallo Statuto”. Camanni e Romagnoli vengono incaricati dielaborare un documento sul nostro futuro associativo, da discutere nelprossimo CDN. 3. Reparti. Il Ten. col. Schenck del comando Truppealpine: ad aprile terminerà l’afflusso dei VFA al 5° alpini a Vipiteno eal 2° genio a Trento, sostituiti dai VFB, mentre inizierà l’afflusso deiVFA al 6° alpini a San Candido (90 posti). 4. Adunata. Il tema sarà: “Ivalori della montagna e l’alpinità”. - La P.C. sfilerà, dopo il Labaro, inunico blocco, seguita dal nucleo dell’ospedale da campo. 5. Rosso-sch. Per il 2003, decimo anniversario dell’inaugurazione dell’asilo,sarà realizzato un parco nella zona antistante il fabbricato. Il 21 aprile2002 manifestazione a Possagno (TV) con i volontari dell’operazioneSorriso; sarà abbozzato programma e discusso preventivo spese per latrasferta in Russia. 6. Zenica. 15 febbraio: partenza da Vicenza; 16 feb-braio: inaugurazione della scuola multietnica, ampliata con il concor-so di volontari ANA; cerimonia al mattino presente il presidenteParazzini; nel pomeriggio probabile visita al rgt. alpini a Sarajevo; lasera esibizione del coro Caviojo del gruppo di Arsiero e di un corodella scuola; 17 febbraio rientro. Le spese stanziate per i lavori di recu-pero della scuola non hanno superato il preventivo autorizzato dalCDN. 7. Don Gnocchi. Per il centenario della nascita, l’ANA concor-rerà a una decina di iniziative tra cui l’invio di una supplica a firma ditutto il CDN al Papa, perché acceleri il processo di beatificazione e lastampa di 500 copie del libro “Cristo tra gli alpini”. 8. Commissioni.Sarti, P.C.: le squadre antincendio sono state duramente impegnate inLombardia dalla fine di dicembre; gli incendi erano tutti di originedolosa. Purtroppo a Lecco è deceduto un alpino del gruppo di Valma-drera (LC), non inquadrato nelle nostre squadre di P.C. - Costa: illu-stra il programma della solidarietà alpina al Vigorelli di Milano, il 27-29 aprile; punto focale la partita, lunedì 29, tra giornalisti e rappresen-tanti ANA: si punta sulla notorietà dei giocatori quale effetto propa-ganda. 9. Mestizie. Deceduti: 29 dicembre, Guido Caleppio, bersa-gliere, reduce di Russia, iscritto all’albo d’onore dell’ANA nel 1998 -10 gennaio, Cresto Aleina Giovanni del servizio d’ordine. Fatti tele-grammi. Alle ore 13,15 giunge notizia della morte di Antonio Festa,medico, già presidente della sezione Abruzzi nel biennio 1999 - 2000.Il CDN osserva un minuto di silenzio.

Consiglio Direttivo Nazionale del 19 gennaio 2002

di Matteo Sacchi

AbbonamentiRicordiamo ai nostri lettori (che

non siano soci ANA o soci aggre-gati) che hanno sottoscritto l’ab-bonamento annuale per ricevere lanostra rivista, che l’abbonamentonon si rinnova automaticamentema va confermato di anno in anno.

E’ soltanto necessario effettuareun versamento sul conto correntepostale nr. 23853203 intestato a“L’Alpino”, via Marsala, 9 – 20121Milano. Il costo annuale della rivi-sta è di 12 euro per chi si abbonadall’Italia, e 14 euro per l’estero.

E

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addestramento da paracadutista, ha sensonon farlo più lanciare e trasformarlo in qual-cos’altro?

Tutto il mio personale volontario o in ser-vizio permanente ha fatto sempre del suomeglio, ma certo la distanza da casa, l’e-straneità alla mentalità del corpo, la faticadella montagna hanno reso la vita grama apiù di una persona . E via via che il perso-nale di leva se ne andava, una parte dellospirito antico degli alpini andava via conesso.

Tutto finito dunque? No, ad un certopunto, è arrivato un piccolo gruppetto difriulani, un tempo di leva, e che ora tornavaal reggimento come VFB. Ragazzi cosìinnamorati della Penna Nera da rientrare nelCorpo, magari lasciando perdere prospetti-ve vantaggiose nella vita civile. Ragazzideterminati, abituati all’attività in montagna,capaci di un mimetismo perfetto nell’am-biente alpino, di caricarsi una browning12.7 sulla schiena senza fare una piega.Non si tratta di persone speciali ma sempli-cemente uomini giusti al posto giusto, nellacontinuazione dello spirito di Perrucchetti:ossia, che per combattere in montagna civuole qualcuno abituato alla montagna.

Si può rispondere che la guerra modernanon è più così, che gli alpini devono diven-tare una fanteria leggera come tutte le altre,che è inutile caricarsi sulla “gobba” labroowning o la canna del mortaio da 120: èl’epoca degli elicotteri.

Forse è vero, però le montagne esistonoancora e l’elicottero non arriva dappertutto.La guerra in Afghanistan, tra i tanti lutti,potrebbe insegnarci qualcosa. Una guerrain cui i commando devono spostarsi con ilmulo, che noi abbiamo frettolosamentedismesso nell’84. Una guerra dove lo spe-cialista che sa adattarsi al terreno, colpire esparire è l’indispensabile complemento tat-tico dei bombardieri.

Questo non significa che il nuovo modellodi esercito permanente non funzioni, mache bisogna salvaguardare la specificitàdelle truppe da montagna, forse anche nellemodalità di reclutamento. Basti pensare chegli inglesi hanno professionisti da anni, maun reggimento di Gurkha è un reggimentodi Gurkha, non ci finiscono dentro paraca-dutisti. E se uno nato a 800 chilometri dalleAlpi vuol fare l’alpino? Ben venga, a pattoche lo voglia davvero e non ce lo sbattanoper far numero, a riempimento, senza chie-derglielo nemmeno, e mandino il friulano –o il piemontese – in Marina.

➜segue

Una mostra sull’attività dell’Associazione svolta durante l’anno euna partita di calcio di grande interesse e conseguente impatto nelgrande pubblico: l’iniziativa rientra nel “Progetto visibilità” decisodalla commissione per le iniziative associative dell’ANA, per divul-gare maggiormente l’immagine della nostra Associazione. Che famoltissimo, con le sezioni, i gruppi e con i volontari della Protezionecivile, ma che trova scarsa eco nei mass media; perché fare del benenon fa notizia, specialmente se non si dà fiato a trombe e tromboni.

L’iniziativa coinvolge tutte le 80 sezioni in Italia, ai cui presidenti èstato inviato un modulo per il resoconto delle attività assistenziali edi solidarietà svolte dai gruppi e dalla sezione nel corso dell’anno.Una sorta di censimento delle attività che sarà utilizzato per compila-re la prima edizione del “Libretto verde della solidarietà”.

La mostra sarà allestita al Vigorelli di Milano, nei giorni di sabato27, domenica 28 e lunedì 29 aprile prossimo. Nell’ambito della tregiorni, la sera di lunedì, alle 21, sarà disputata una partita di calciofra una rappresentativa ANA e la squadra degli “Inviati della solida-rietà”, formata da noti giornalisti di varie testate giornalistiche eradiotelevisive. Ulteriori informazioni saranno riportate sul nostrogiornale non appena sarà messo a punto il programma definitivo.

Armando Poli, tenente degli alpini residente a Sonico, sezioneValcamonica, è stato nominato per la quarta volta presidente delCorpo nazionale di soccorso alpino e speleologico del CAI. Laconferma del mandato triennale a Poli è venuta dall’assembleanazionale dei delegati.

E’ con piacere che diamo conto di questa nomina, anche per-ché Poli, pur impegnato nella sua attività nell’ambito dei CAI, èsempre presente alle attività dell’Associazione Nazionale Alpi-ni. Lo ricordiamo particolarmente impegnato con le guide delsoccorso alpino in occasione del pellegrinaggio in Adamello, perl’impegno profuso in occasione di Camminaitalia ’99 e in tantealtre circostanze.

Armando Poli, a sinistra, con il vice presidente nazionaledel soccorso alpino, Lorenzo Zampatti

In provincia di Pavia, a pochi chilo-metri da Varzi, si trova il piccolo cen-tro agricolo di Cella.

Il paese ha una chiesa particolare: il“Tempio della fraternità dei popoli”,edificato nel 1951 per volontà delparroco don Adamo Accosa, andato

avanti nel 1993.La peculiarità della chiesa, al suo

interno, è quella di essere costruitacon cimeli provenienti dai campi dibattaglia della seconda guerra mon-diale. Il fonte battesimale, i taberna-coli, l’altare e le immagini sacre sono

tutti creati con resti bellici. Il tempiointero, seguendo l’intenzione del suofondatore, rivolge un accorato invito ameditare sulle atrocità e le assurditàdella guerra.

Lo si può visitare tutti i giorni dalle 9alle 19. Così facendo darete un piccoloaiuto agli “Amici del tempio della fra-ternità”, l’associazione nata negli ultimianni che sta raccogliendo fondi per ilsuo restauro.

Allarme neve su tutto l’arco alpino: lo dicono in duedistinti rapporti la Cipra, Commissione internazionale perla protezione delle Alpi, e l’Ipcc, l’organismo delle Nazio-ni Unite per il controllo del clima. Colpa dell’effetto deigas inquinanti che formano una cappa sul nostro emisfe-ro e producono l’effetto serra con conseguente progres-sivo surriscaldamento della terra. Questo fenomeno, secondo gli esperti, diminuirà le pre-

cipitazioni e la durata della neve, che sulle Alpi è destina-ta a scomparire entro vent’anni al di sotto dei 1200metri, per essere sostituita dalla pioggia. Il che renderàprecaria in inverno la situazione in tantissime stazioni

turistiche. Entro il 2050, poi, secondo l’organismo dell’O-nu, per trovare la neve dovremo spingerci oltre i 1500metri. Inoltre, è destinato a diminuire il numero dei giorniadatti allo sci: dall’attuale media di 51 giorni a, secondole previsioni più pessimistiche, soli 24 giorni in tutto ilperiodo invernale.Questi dati, resi noti all’inizio del dicembre scorso in

concomitanza con l’avvio della stagione sciistica, nonsembrano aver prodotto più che una fuggevole curiosità.Eppure sono segnali inquietanti. La mancanza di neve abasse quote mette a rischio il turismo invernale connotevoli ripercussioni anche economiche. Per contro, ititolari di impianti di risalita saranno costretti a costruir-ne di nuovi a quote sempre più elevate, compromettendol’equilibrio dell’alta montagna, un ambiente finora relati-vamente protetto. Per garantire la praticabilità delle piste e conseguente-

mente rispondere alla domanda turistica, si stanno tran-quillizzando gli sciatori garantendo loro piste innevateartificialmente. Il ricorso a questa discutibile pratica (inAustria e in Alto Adige il 35 per cento delle piste è servi-to per l’innevamento artificiale) non è privo d’inconve-nienti: comporta l’impiego di grandi quantità d’acqua e dienergia, oltre che l’utilizzo di sostanze chimiche che dicerto non fanno bene all’ambiente.Il problema, ce ne rendiamo conto, non è facilmente

risolvibile, specialmente se si pensa che il turismo inver-nale è una delle poche fonti di reddito di tante zonemontane.

Insomma, proprio all’inizio dell’Anno internazionaledelle montagne, un nuovo campanello d’allarme ci vienedagli esperti. In un momento in cui spirano venti di guer-ra e più immediate emergenze occupano l’attenzione delmondo, non possiamo tuttavia trascurare previsioni checondizioneranno il nostro futuro abbastanza prossimo.L’interrogativo è sempre quello: fino a che punto siamo

disposti a sacrificare l’ambiente per produrre con impian-ti industriali e tecnologie che inquinano l’aria?Si dirà: aria ce n’è tanta… Ebbene, no. L’involucro di ossigeno che ci consente di

respirare è relativamente sottile. Immaginiamo di trovarcisulla vetta del Monte Bianco: abbiamo sopra di noi tantaaria, respirabile, quanto quella ai nostri piedi. Non è troppo poca per non proteggerla? ★★

Mostra e partita di calcio per dare maggiore visibilità

alla nostra Associazione

Il messaggio di pacedel “Tempio della fraternità”

Allarme neve:ce n’è sempre menosull’arco alpino

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Il camuno Armando Policonfermato presidente

del Soccorso Alpino del CAI

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Catania, che si prepara asostenere l’urto di maggiodelle legioni di alpini, ha

una caratteristica unica al mondo:è stata distrutta tredici volte e tredi-ci volte è stata ricostruita.

Le eruzioni dell’Etna da una partee i terremoti dall’altra l’hanno but-tata giù e dalle sue ceneri è sem-pre risorta come l’araba fenice.

L’ultimo disastro avvenne con ilsisma del 1693, che distrusse sia lacittà sia la Val di Noto, con decinedi migliaia di morti.

Da questo evento calamitososbocciò il barocco siciliano, perchéil duca di Camastra, incaricatodella ricostruzione, affidò ad archi-tetti e mastri del tempo il compitodi costruire palazzi bellissimi conricami di pietra.

Chi percorre ancora oggi le viedel vecchio centro vede questemeraviglie di trecento anni addie-

tro, con i putti che sostengonoi balconi e con le

facciate rica-

mate come in un giardino di pietra.Sono quattro gli itinerari urbani

da seguire alla scoperta dei tesorimonumentali catanesi, concentratiper lo più nel centro storico omo-geneamente barocco. Si parte dalcuore cittadino di Piazza Duomo,già «platea magna» normanna, e cisi spinge sino al vicino CastelloUrsino fatto realizzare nel XIII seco-lo da re Ferdinando di Svevia e sal-vatosi integro dal terremoto del1693. E’ un grande maniero ele-gante nella sua possanza che unavolta serviva a guardia delle coste;solo che nei secoli il mare si è riti-rato e adesso dista due chilometri.

Il secondo itinerario cittadinosegue le arterie della grande rico-struzione del 1700 ed è un teatro difantasiose facciate di edifici baroc-chi dove spesso sono incastonatele vestigia della più antica cittàromana.

Il terzo percorso segue invece le

direttrici barocche di via Crociferi edi Via Etnea. E mentre la prima èpiccola, costellata di chiese, dimonasteri e di mosaici romani, ilchilometro più artistico di Sicilia,l’altra, Via Etnea, più celebre, èmolto lunga e partendo da PiazzaDuomo arriva sino all’Etna chedista 33 chilometri. Il quarto per-corso segue la linea di espansioneverso i nobili quartieri del viale chesfocia nel mare di Ognina.

Questi sono i percorsi di chi nonsi voglia allontanare dal centro, maCatania ha ben altre bellezze comead esempio le sue spiagge. E sonodi due tipi: c’è a sud lo spiaggionedi sabbia stile californiano dellaPlaja dove si stanno costruendouna dozzina di grandi alberghi, ec’è a Nord la spiaggia di scoglio,formata dalle lave arrivate sino amare.

Si parte dal centro di Catania e incinque chilometri si arriva alla Sco-gliera e ai Faraglioni di Acitrezza.Chi volesse fare il bagno non ha

che l’imbarazzo della scelta, tral’altro a maggio non sono statiancora montati i l idi e tutte lespiagge sono libere. Chi poi vuolfare il «colpo di vita», può recarsi aTaormina, che dista 35 chilometried è raggiungibile anche con gliautobus che partono dall’aeropor-to e dalla stazione ferroviaria.

Catania offre anche il vantaggiodi essere al centro di una serie diposti di grandi attrattive. La villaromana del Casale di Piazza Arme-rina con i suoi mosaici conosciutiin tutto il mondo è ad appenaun’ora di strada, basta imboccarel’autostrada per Palermo e uscireallo svincolo di Mulinello. Ancorameno ci si mette per Taormina eper Siracusa, che offre il teatro gre-coromano, le Latomie dei Cappuc-cini e l’Orecchio di Dionisio. A Sira-cusa si respira ancora la grecità,come camminare in un museoall’aperto.

Andare sull’Etna viene anchenaturale, perché sembra di toccar-la tanto è incombente sulla città.

Tappa relativamente vicina èanche la Valle dei Templi di Agri-gento, dichiarata dall’Unesco«patrimonio dell’Umanità»: in un’o-ra di autostrada si arriva a Calta-nissetta e da lì si scende in trequarti d’ora sino ad Agrigento.Sono tutti luoghi che meritano diessere visti e ammirati.

Per ultimo parliamo del porto diCatania che ha una sua particola-

rità, cioé si trova adiacente a PiazzaDuomo, ad appena cento metri dalcuore cittadino. Per cui chi sbarcada una nave può recarsi a piedi agodere la solarità barocca del cen-tro storico: di sera sarà affollato damigliaia di persone che trovanocentinaia di pub corredati da orche-stre e ristorantini di tutti i tipi.

Sarà una vacanza divertente, c’èda giurarci. ■

Il pittoresco castello di Aci.(foto di Pietro Nicosia)

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SPECIALE 75ª ADUNATA • SPECIALE 75ª ADUNATA • SPECIALE 75ª ADUNATA • SPECIALE 75ª ADUNATA • SPECIALE 75ª ADUNATA

di Tony Zermo

Alla scoperta della città e dintorniAlla scoperta della città e dintorni

Catania: il teatro romano

Un bosco di alberi secolari

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I resti mortali portati a Costantino-poli dal generale bizantino Maniacenel 1040, furono ritrovati da Goselmoe Giliberto, due monaci vissuti inepoca normanna. Oggi sono inDuomo assieme al ricchissimo tesorodi Sant’Agata.

Qui venne, nei primi del Seicento ilviceré duca d’Ossuna con la moglieper rendere omaggio alla santa e pureper placare i catanesi sempre in litecon i palermitani. Quando gli fu portoda baciare il reliquiario con le famosemammelle, disse alla moglie: “DonnaCaterina, con vostra licenza e senzavostra gelosia ”. E baciò.

Il 5 febbraio viene festeggiata conuna processione solenne a cui parteci-pano il sindaco e la Giunta comunalea bordo di una borbonica carrozzareale, mentre il pesantissimo fercolo ètrascinato da fedelissimi vestiti dibianco con un berretto di vellutonero, disposti su due file. Le grossefuni sono tirate al grido di “VivaSant’Agata”.

Una volta era portato da devoti incamicia da notte e piedi nudi, in ricor-do della notte del 17 agosto del 1126,quando tutti accorsero senza neppurevestirsi, per accogliere le ossa dellasanta che venivano da Costantinopoli.Vi diranno che quando la naveattraccò, le campane di tutte le chiesesuonarono da sole.

La festa del 5 febbraio era attesadalle catanesi che, solo per quellaoccasione, godevano della libertà d’u-scire da sole con il volto celato da unoscialle che lasciava intravedere sologli occhi. Corteggiavano e si lasciava-no corteggiare senza mettere a repen-taglio la loro onestà…

Secondo una bella leggenda, quan-do la giovane Agata venne condottadavanti al pretore romano per il pro-cesso, si fermò per allacciarsi un cal-zare e in quel posto nacque un ulivodai frutti miracolosi.

Oggi li potete trovare in pasticceria.In pasta di mandorla, e non certomiracolosi. Ma tanto, tanto buoni…

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SPECIALE 75ª ADUNATA • SPECIALE 75ª ADUNATA • SPECIALE 75ª ADUNATA

Gaetano Basile: Palermo è…, pagg.224, 13,43 €; Sicilia, l’isola che c’èpagg. 270, 15,49 €; Dario FlaccovioEditore: [email protected]; tel. 091-202533; fax: 091-227702).

Il palermitano principe Starrabba di Giardinelli solevadire che “quando il Padreterno vuole male a qualcunolo fa nascere in Sicilia; se poi lo vuole fottere, lo fanascere a Palermo…”

La Sicilia, dunque. Molto, molto di più di un’isola, moltodi più d’una sola storia, di una sola cultura. E’ come i suoidolci: abbondantissimi, esuberanti, esagerati. E buonissimi.

I siciliani sanno com’è la Sicilia. Quella vera, non quelladi certe cronache che non possiamo certo nascondere. Quellavera, di una bellezza che affascina e strega, solo se si vogliaandarla a vedere, lasciando le strade frequentate e girandoda un luogo all’altro, alla scoperta dell’ospitalità della suagente, dei sapori della sua tavola, dell’incanto dei suoi pae-saggi unici al mondo, del profumodell’aria, del colore della terra.

E, perché no?, delle sue tantecontraddizioni. I siciliani lo

sanno e con il loro millenario disincanto prendono la vitacon quella sottile e raffinata ironia che consente loro di sorri-dere di se stessi. Ma è un’espressione consentita solo a loro.A tutti gli altri è concesso, caso mai, restare nell’incompren-sione di questo universo isola. A meno che non siate ingrado di conoscerla. E, quindi, di amarla…

Gaetano Basile è uno scrittore siciliano che nei suoi libri(ne segnaliamo due: Palermo è…viaggio intrigante traluoghi e miti, tavola e personaggi e poi Sicilia- L’isolache c’è, della Dario Flaccovio Editore) racconta l’isola, lasua gente, la sua storia con la penna intinta nell’agrodolce,l’amarezza di come potrebbe essere, l’orgoglio di come è.

Pubblichiamo, per gentile concessione dell’editore, unbreve racconto tratto dal primo libro

che parla del senso religioso dei sici-liani, e catanesi in particolare.

E’ Sant’Agata cheprotegge quella cittàche, caparbiamente, staai piedi dell’Etna, sem-pre pronta a risorgeredopo ogni eruzionecatastrofica.

Pure la santa è statacoinvolta nel secolareantagonismo, sempreesistito, fra Palermo eCatania per la suprema-zia nell’isola.

Secondo i palermitanisarebbe nata nell’anticoquartiere della Guilla eda lì condotta in catenea Catania, perché cri-stiana. Secondo i cata-nesi, invece, originariadi San Giovanni aGalermo, ai piedi del-l’Etna.

Agiografi, letterati,uomini di chiesa e discienza, versaronofiumi d’inchiostro afavore dell’una o del-l’altra tesi.

La questione finì, allafine del Cinquecento,sul tavolo di papa Cle-mente VIII che, per nonavere noie, s’espressediplomaticamente con

il celebre responso:“Catanesi e palermitanidicono essere loro con-cittadina .....”.La giovane Agata, inogni caso, a Catania subìil tormento dei carboniardenti ed il taglio dellemammelle. Nel momen-to in cui esalava l’ultimorespiro, Catania fu scos-sa da un terremoto el’anno seguente, allastessa data, l’Etna entròin eruzione. I catanesicapirono il messaggio ecorsero a recuperare ilvelo della fanciulla chedavanti alla lava diventòrosso. Ma arrestò la cola-ta.Da allora viene usatotutte le volte che la lavaminaccia Catania: lo tro-verete nella chiesa diSant’Agata alla Fornace,in piazza Stesicoro.Nella chiesa di Sant’A-gata al Carcere, in piaz-za Santo Carcere, oltre anumerose reliquie c’è unambiente d’epoca roma-na detto il carcere dellaSanta. Libertà archeolo-gica dettata dalla fede.

1° SETTORE: Inizio sfilamento: ore 08.55:- 1ª Fanfara militare;- Reparti Alpini di formazione con bandiera;- Gruppo Ufficiali e Sottufficiali delle TT.AA. in servizio;- 2ª Fanfara militare;- Gonfaloni di Regione, Provincia e Comune;- Labaro dell'Associazione Nazionale Alpini;- Alpini decorati, mutilati e invalidi su automezzo;- Rappresentanza I.F.M.S.;- Protezione Civile A.N.A. - Ospedale da Campo.

2° SETTORE: Presumibile inizio sfilamento: ore 09.15:- Alpini di ZARA – FIUME - POLA;- Sezioni all'estero: SUD AFRICA – GERMANIA – ARGENTINA – AUSTRALIA

– BRASILE – CANADA - NEW YORK - PERU' – CILE – URUGUAY – VENE-ZUELA – FRANCIA – BELGIO – LUSSEMBURGO - GRAN BRETAGNA –NORDICA - SVIZZERA.

3° SETTORE: Presumibile inizio sfilamento: ore 09.30:- Sezioni del Trentino - Alto Adige: BOLZANO - TRENTO;- Sezioni del Friuli - Venezia Giulia: CARNICA – TRIESTE – GEMONA – CIVI-

DALE – GORIZIA – UDINE - PALMANOVA – PORDENONE;- Sezioni del Veneto: CADORE – BELLUNO – VALDOBBIADENE– FELTRE -

VITTORIO VENETO –CONEGLIANO –TREVISO – ASIAGO – VENEZIA –BASSANO – MAROSTICA – PADOVA – VALDAGNO – VICENZA - VERONA.

4° SETTORE: Presumibile inizio sfilamento: ore 11.30:- Sezioni della Lombardia: TIRANO – SONDRIO – SALO' - VALLECAMONICA

– BRESCIA – COLICO – LUINO – LECCO – BERGAMO – VARESE – COMO– CREMONA - MONZA – MILANO - PAVIA.

- Sezioni dell'Emilia - Romagna: BOLOGNESE ROMAGNOLA – MODENA -REGGIO EMILIA – PARMA - PIACENZA;

5° SETTORE: Presumibile inizio sfilamento: ore 12.45:- Sezioni della Val d'Aosta: AOSTA;- Sezioni del Piemonte: DOMODOSSOLA – INTRA – OMEGNA – VALSESIA-

NA – BIELLA – SUSA – IVREA – PINEROLO – TORINO – CEVA – CUNEO –MONDOVI’ – SALUZZO - NOVARA – VERCELLI – CASALE M. – ASTI –ALESSANDRIA;

- Sezioni della Liguria: IMPERIA – SAVONA – GENOVA -LA SPEZIA;

6° SETTORE: Presumibile inizio sfilamento: ore 14.00:- Sezioni della Toscana: FIRENZE - PISA, LUCCA, LIVORNO - MASSA CAR-

RARA.- Sezioni del Centro Sud e Isole: SARDEGNA – BARI – NAPOLI – MOLISE –

ABRUZZI – LATINA – MARCHE – ROMA;

7° SETTORE: Presumibile inizio sfilamento ore 14.30- Sezione SICILIA;- Gruppo di 130 bandiere a ricordo dei 130 anni del Corpo degli Alpini; - Rappresentanza del Servizio d’Ordine Nazionale.

Sant’Agata, protettrice dei catanesi

(palermitani permettendo…)

Sant’Agata, protettrice dei catanesi

(palermitani permettendo…)

ORDINE DI SFILAMENTO DELLE RAPPRESENTANZE E DELLE SEZIONI

PER LA 75ª ADUNATA NAZIONALECATANIA - 12 Maggio 2002

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SPECIALE 75ª ADUNATA

L’agenzia Bingoviaggi ha dispo-nibilità per prenotazioni dialloggi e stanze in appartamentie bed&breakfast o agriturismo aSiracusa e provincia. E’ inoltredisponibile un servizio bus eminibus per gli spostamenti.Chi fosse interessato può contat-tare la Bingoviaggi – via Mae-stranza, 72 – Siracusa – tel./fax0931468022.

Per i gruppi del Triveneto l’a-genzia viaggi Caldieri ha orga-nizzato un viaggio in pullman.Si parte il 10 maggio mattina perVilla San Giovanni con imbarcosul traghetto alla volta della Sici-lia. L’arrivo a Gioiosa Marea èprevisto in serata, la sistemazio-ne è in albergo. Le giornatedell’11 e 12 maggio sono adisposizione per partecipareall’adunata. Il rientro è previstoper il 13 maggio con partenzaper Messina e imbarco sul tra-ghetto per Villa San Giovanni.La quota individuale di parteci-pazione è di 440,03 comprensi-va della tessera club obbligato-ria ( 16,53).Per informazioni: Agenzia viag-gi Caldieri – Monselice (PD) –tel. 0429-783396 – fax 0429-783491 – email: [email protected] .

La IOT viaggi organizza lamini-crociera a bordo della nave“El Venizelos” delle “AnekLines”, con oltre 2000 posti

disponibili. Il programma preve-de la partenza il 9 maggio daRavenna e il rientro il 14 con 2giorni (11 e 12 maggio) di sostanel porto di Catania per parteci-pare alla 75ª Adunata Naziona-le. Le quote partono da 232 peril posto ponte, a 749 per lecabine extralusso, con pensionecompleta. E’ inoltre possibile, arichiesta, stipulare una polizzaassicurativa a copertura dellepenali di annullamento ( 15,50).Se le prenotazioni saranno effet-tuate dalle sezioni e dai gruppiA.N.A., non pagherete la quotad’iscrizione ( 26).Per informazioni: IOT Gorizia –tel. 0481-530900 – fax 0481-530169; IOT Verona – 045-8031782 – fax 045-8032994 –email: [email protected]

Nel numero di gennaio abbiamoriportato in modo errato alcuneofferte di viaggio proposte dallaSicilia Sì Travel Service che siriferivano al villaggio turistico diGiardini di Naxos (Taormina). Vi riproponiamo l’offerta corret-ta. Sono disponibili 500 posti,mezza pensione, a partire da 51,13 a persona per notte, più 5,16 di prenotazione. Soggior-

no minimo tre notti e sistema-zione in appartamento minimotre persone. Telefonare al nr. 095-7226034,fax 095-384768; e-mail: [email protected]

Offerte di viaggio e soggiorno per Catania

Per chi volesse un soggiorno all’insegna della natura e deisapori tipici, l’agriturismo Ruvitello offre disponibilità di 10 postiletto a Misterbianco (10 km da Catania), in una masseria ottocen-tesca ristrutturata.

La disponibilità è di due appartamenti bilocali da 4 e 6 postiletto e una stanza doppia, completi di servizi, angolo cottura ebarbecue. Possibilità di escursioni a cavallo e in mountain bikealla riviera dei Ciclopi e all’oasi naturalistica del Simeto.

Per ulteriori informazioni potete visitare il sito internet:www.ruvitello.it , email: [email protected] , o contattareDomenico Castrigiano, tel. 095-451405, oppure 347-0385550.

A Catania, in agriturismo

Zona Franca

La vetrofania dell’A.N.A.: un simbolo di riconoscimento

e d’impegno socialeHo ricevuto con L’Alpino la vetrofania

dell’ANA, da apporre al finestrino poste-riore dell’auto. E’ stata una buona idea,perché talmente familiare che quandoviaggio, moglie e figlie mi indicano qual-che veicolo che lo porta e non nego che lacosa mi rende soddisfatto. Allora a volte,quando la strada ed il traffico lo permet-tono, cerco di guardare il volto di chiguida, con la speranza di scoprire unafaccia nota. E non importa se la provinciariportata sulla targa segnala provenienzelontane: di amici nell’Associazione ne haida tutte le parti d’Italia.

Il tipo di macchina è il più eterogeneo,va da quelle piccole alle grosse cilindrate;a volte lo stesso bollo lo trovi anche suicamion per trasporti industriali, sui cam-per e perfino sui parabrezza dei motorini.Certamente non è cosa molto frequentevedere il nostro simbolo, ma quando lovedi è sufficiente per metterti il buonu-more. Per me porta bene.

Se ti trovi in luoghi molto lontani,accorgersi che c’è un alpino ti dà una pic-cola sensazione di aria di casa, di familia-rità. Vorresti quasi fermare l’altro condu-cente per presentarti, per scambiare dueparole, per dire che anche tu sei alpino ela pensi alla stessa maniera.

E quante volte, nel vedere il nostrodistintivo, ti sei messo a canticchiarequalche nostro motivo e se hai dei pas-seggeri a bordo, la cosa non ha mai datofastidio ad alcuno...anzi piace sempre atutti. E’ un po’ come un biglietto da visi-ta, una credenziale, una garanzia di per-benismo. Ho provato a trovarmi in luo-ghi lontani da tradizioni alpine, al maread esempio o anche in grosse città d’artedel meridione e ricevere accoglienza inparcheggi affollatissimi perché il custode,anch’egli alpino, aveva notato questobollo e si era dato da fare per aiutare unvecio. Un gesto di piccolo favore, una pic-cola cosa ma che fa piacere, non tanto peril disagio alleviato, ma perché vedi inquesto soprattutto un segno di attenzionee di rispetto per l’Associazione. E se sei incompagnia, non negarlo, un pizzico diorgoglio lo provi.

Avere il nostro distintivo sull’auto, infi-ne, è anche un impegno: perché con quelbollo ci presentiamo a tutti come

alpini e come tali dobbiamo compor-tarci anche alla guida di un veicolo.Anche questa è alpinità.

Carmine Galli

Ci sono ancora giovanicon il senso del dovere

E’ apparso nella zona franca di otto-bre 2001 un articolo firmato da CesareMaria Glori, di Limana. Sono rimastoalquanto stupito e perplesso, e ritengoche tanti saranno contrari al sig. Glori,pur senza esprimersi.

Stupisce innanzi tutto la dichiarazio-ne “ufficiale effettivo”, ma non pensotrattasi di ufficiale di reparto alpino; estupisce “la sensazione che il serviziomilitare fosse una corvée mal soppor-tata e poco producente”.

Non pare al sig. Glori, che il “malsopportata e poco producente”, sianodovuti principalmente agli ufficiali?Forse perché certi ufficiali si dimostra-no oppressivi e non sono validi istrut-tori, per cui diventa poco producentela loro opera?

Questo in linea generale, ma non neireparti specializzati. Non pensa il sig.Glori quanta cultura e quanta espe-rienza ricavano tanti giovani nellevarie specialità del servizio militare?Radiotelegrafisti (ormai in disuso),topografi rilevatori, paracadutisti,motoristi, sciatori e alpinisti, infermierie tante altre, oltre alle attività e garesportive ed alla permanenza in luoghiin cui difficilmente si ritorna nella vitacivile. Ai tempi ormai lontani sonostato anch’io ufficiale, ma di comple-mento, e ho sempre apprezzato i mieiistruttori, alla scuola e al reparto. Nonho mai avuto la sensazione di soppor-tare una corvée; anzi, direi al sig. Gloriche quando accompagnai i congedatialla stazione, uno era in lacrime per lafine di un periodo di vita che in tuttiaveva lasciato un segno, una esperien-za, una fraternità alpina, irripetibilinella vita civile.

E continua nell’articolo: “E’ ancorapossibile addestrare dei giovani disa-bituati alla disciplina e al sacrificio”?

Ma certamente! E’ proprio la vitamilitare che insegna la disciplina eaccomuna gli animi con il sacrificio.Tutto dipende da ufficiali validi epronti ad essere al servizio degli altri.

Glori si chiede: “Ma esistono ancora,oggi, quegli uomini? Io credo di no”.Io invece credo di sì, e spero che tanticredano di si!

Volentieri parlerei con il sig. Glori,meglio se dopo una bella e faticosasalita in montagna, ove sia utile tende-re una mano o legarsi ad una corda.

E lasci che “la professione” la faccia-no i politici, i quali forse mai si accon-tentano del proprio compenso, e nonavendo un lavoro costruttivo o unideale da raggiungere, si perdono ininnovazioni atte a demolire un passatoche a loro non appartiene ma solo agli“eroi” che l’hanno costruito.

Mario Boglietti - Biella

Contrario alla leva ma nonalla Guardia Nazionale

Sono alpino anch’io e mi posso defi-nire “vecio” in quanto il mio serviziorisale agli ormai lontani anni1978/1979. Oltre che alpino, però,sono appassionato di argomenti relati-vi alla Difesa e vorrei dire la mia sultanto sofferto argomento del serviziomilitare, essendo io contrario alla leva.

Esistono due fondamentali ragioniper l’abolizione della leva: uno pretta-mente politico ed uno strettamenteoperativo.

- Politicamente:Voi insistete sui valori insiti nel ser-

vizio di leva. A tali valori mi associopienamente, ma bisogna considerareche la stragrande maggioranza degliitaliani, oltre a dare scarso peso a talivalori, non ammette assolutamenteche un “ragazzo obbligato per legge asvolgere il servizio militare” possa inqualche modo rischiare la vita. Tant’èche a tutt’oggi esiste una “Associazio-ne dei genitori delle vittime del servi-zio di leva”, la quale insorge se solo siverifica un incidente automobilisticoin cui, fuori dal servizio, sono coinvoltimilitari di leva. Vi immaginate cosapotrebbe succedere, ad esempio, seuno dei soldati di leva ora impegnatinella sorveglianza di un obiettivo sen-sibile fosse coinvolto in un conflitto afuoco?

Dal punto di vista politico/parla-mentare, inoltre, vi ricordo le paroleche il candidato dell’ulivo alle scorsepolitiche, Francesco Rutelli, assai spes-

so ha rivolto ai giovani presenti ai suoicomizi: “Ricordatevi che noi della sini-stra siamo stati quelli che hanno aboli-to la leva”. Morale: i soldati di levanon li vuole una larga fetta degli italia-ni e non li vuole, di conseguenza,un’altrettanto larga parte delle forzepolitiche italiane.

- Operativamente:I soldati professionisti (più profes-

sionali, più motivati ed anche, riallac-ciandomi a quanto sopra, per alcunipiù “spendibili” in quanto volontari alpari delle forze dell’ordine) rappresen-tano la soluzione a moltissime proble-matiche, anche e soprattutto di caratte-re operativo, solo che sono pochi. Maperché sono numericamente così al disotto delle necessità? Perché sono sot-topagati e non hanno alcuna garanziadi inserimento nel mondo del lavoro afine servizio! Anche i militari america-ni ed inglesi non percepiscono uno sti-pendio entusiasmante, ma godono divantaggi da noi sconosciuti quali icanali preferenziali sul post-servizio,l’alloggio gratuito per loro e le rispetti-ve famiglie durante il servizio, buoniscuola per i figli, ecc. ecc. Ecco perchéin quei paesi il reclutamento deivolontari è meno problematico! Biso-gna investire di più nella difesa, eccola soluzione, come recentemente haribadito il presidente della Camera,on. Casini.

Un’altra che a mio avviso l’ANAdovrebbe sostenere è quella della crea-zione, anche in Italia, della GuardiaNazionale: volontari che, come inInghilterra, Stati Uniti ma anche Sviz-zera, prestano spontaneamente la loroopera addestrandosi durante le ferie oi fine settimana per un certo numerodi anni. Quelli sarebbero veramenteutili, ora, per la sorveglianza degliobiettivi sensibili trattandosi, ripeto, divolontari ed essendo dotati, data ladurata seppur saltuaria del servizio, diun addestramento assai superiore aquello di un “najone” da 10 mesi intutto! Scusate se ho svolto la funzionedi quello che canta fuori dal coro.

Silvio Chiericato

N.d.r.: Questa lettera è anteriore a quelladel gen. Manfredi sulla Guardia Nazionaleapparsa nel numero di dicembre scorso,cui rimandiamo.

Zona Franca

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La valle del torrente Agno siestende nella parte orientaledei monti Lessini (Prealpi vene-

te) e rientra interamente nel territo-rio della provincia di Vicenza. Anord-ovest confina con la provinciadi Trento. La lunghezza massima siaggira sui 35 km mentre la massimalarghezza raggiunge i 6 km.

Le quote più elevate, sull’ordinedei 2000 metri, si trovano all’estre-mità settentrionale, dove sorgeanche la cima più elevata, il monteObante, metri 2070. L’altezza mini-ma, riscontrabile allo sbocco dellavalle verso la pianura padana neipressi di Trissino, è di circa 100metri.

L’orografia è caratterizzata dall’e-sistenza di un unico corso d’acquadi discrete dimensioni, l’Agno, cheattraversa l’intero territorio; proprioalla testa di questa vallata, a unaaltitudine di 450 metri, é postaRecoaro Terme, sede del 6° Con-gresso itinerante della stampa alpi-na. Itinerante, ci piace ricordarlo,perché le 73 testate alpine (di cui 6delle sezioni all’estero), oltre almensile nazionale L’Alpino - con lesue 385mila copie, in abbonamento– e le decine di testate di gruppo,rappresentano un invidiabile pano-

rama di informazione e di comuni-cazione non soltanto nell’ambitodell’Associazione Nazionale Alpini,ma contribuiscono ad alimentare unfronte di opinione che ha nei valorialpini un preciso punto di riferi-mento.

Ecco dunque che il congresso dicosì tanti responsabili di giornali, dicentinaia fino a decine di migliaia dicopie, è un momento di visibilitàdella nostra Associazione.

Feudo dei Trissino, una famigliagermanica che si insediò nellaseconda metà del XII secolo

estromettendo la potestà della Chie-sa di Vicenza, la valle dell’Agno fuconquistata dalla Serenissimarepubblica di Venezia che, salvo unbreve periodo visconteo, dominòquei territori fino al 1797, quandoNapoleone, invaso il territorio e cac-ciato il doge Ludovico Manin, tra-sforma la Serenissima in RepubblicaVeneta che, con il Trattato di Cam-poformio, cederà all’Austria con lastessa disinvoltura con la quale sac-cheggiava l’immenso patrimonioartistico delle province “liberate”.

La Serenissima, promosse impor-tanti interventi sul territorio, opereidriche, terrazzamenti per le colturein collina, diede grande impulsoallo sviluppo dell’artigianato e delcommercio. Le sue fonti, le cui pro-prietà curative furono scoperte dalconte Lelio Piovene nel 1689, furonodichiarate “bene pubblico” nel 1752:la Serenissima ne tutelò l’uso e laconservazione costruendo nel 1778un primo padiglione. La vocazionetessile trovò i suoi pionieri in LuigiMarzotto prima e nel figlio Gaetano

1716

poi, che portarono la produzione a livelli nazionali.La seconda metà del secolo entra nel periodo d’orodi Valdagno e di Recoaro in particolare. Oggi, ilsuggestivo e imponente complesso delle Fonti Cen-trali, convoglia le fonti Lora, Lelia, Lorgna, Amarae Nuova, mentre nelle Fonti Staccate sono convo-gliate le fonti Franco, Aureliana, Capitello e Giulia-na.

Le acque del bacino termale sono costituite daacque oligominerali, mediominerali bicarbonato-alcalino-ferruginose e minerali bicarbonato-solfato-alcalino-terrose-ferruginose: sono utilizzate percure idropiniche, bagni, irrigazioni, inalazioni ed illoro sedimento è sfruttato per la cura dei fanghi.

Ma non è solo la cura delle acque a fare di Recoa-ro Terme un centro di soggiorno: le caratteristiche eincantevoli Piccole Dolomiti, che ne fanno corona,offrono molte alternative di escursionismo e, nelperiodo invernale, di sport sugli sci. Non mancanogli spunti di interesse artistico e architettonico, einfine, ma non ultimo, le testimonianze storiche.

Allo scoppio della Grande Guerra, la vicinanzacon il confine asburgico ha fatto sì che già dal24 maggio 1915 Recoaro si trovasse a rischio

di attacchi da parte di reparti nemici. Nella cittadi-na, che tra l’altro si onora di aver accolto la costitu-zione del battaglione Monte Berico, medaglia d’Ar-gento al valor militare e della brigata Treviso, sisusseguirono vari accampamenti di truppe alpine:per primo il battaglione Vicenza del 6° Alpini,seguirono i battaglioni Monte Cervino, Aosta, ValToce e il Val Leogra. E quindi la brigata Liguria,157° e 158° reggimento Fanteria e molti altri. Repar-ti che sul Pasubio scrissero grandi pagine di eroi-smo, precludendo al nemico la via della pianura.

Da qualche anno, grazie alla donazione di privaticittadini, é stato allestito il “Museo della vita delsoldato” che raccoglie una serie inedita di repertiassai rappresentativi della vita di trincea nel primoconflitto mondiale. La sede museale fa da supportostorico alla visita ad alcuni itinerari e percorsi, rica-vati recuperando le tracce ancora molto ben eviden-ti delle fortificazioni predisposte sulla parte alta delterritorio del nostro comune, sull’altipiano di Cam-pogrosso e verso il rifugio Gazza. Il recupero e lavalorizzazione sono stati sempre curati dalla sezio-ne A.N.A. di Valdagno: interventi che testimonianol’amore degli alpini per la salvaguardia di quelpatrimonio che è parte della storia e delle tradizioninon solo del territorio.

Del resto, Recoaro ha dato il suo contributo disangue. I 100 e più giovani caduti sui vari campi dibattaglia sono ricordati con un monumento inbronzo, opera dello scultore Ugo Pozza, postonella principale piazza del paese.

Roberto Besco

LA SEDE DEL 6° CONGRESSO ITINERANTE DELLA STAMPA ALPINA 6-7 APRILE 2002

Nel territorio di Recoaro, c’è una curiositàtutta particolare: un fiore. E’ la “primula recu-bariensis”, che prende – appunto – il nomedalla località e vive esclusivamente in questoterritorio. Grazie alla particolare composizionedel terreno, delle acque del sottosuolo, dell’a-ria. Il risultato lo potremo vedere: nei giornidel congresso della stampa alpina, la primuladovrebbe già essere in fioritura…

Un fiore particolareche vive soltanto qui

L’area delle Terme

Recoaro Terme, fra storia e acque miracoloseRecoaro Terme, fra storia e acque miracolose

Sono conclusi i lavori di restauro del cimitero di Caoria, incui riposano Caduti italiani e austro-ungarici della GrandeGuerra. E’ una testimonianza del passato che non potevaessere trascurata e lasciata al degrado: la memoria dellastoria comune, il rispetto per chi, sacrificando la vita, l’hacostruita sono presupposti alla base dell’identità di unpopolo.

Ecco perché gli alpini del gruppo di Caoria, con il capo-gruppo Luigi Caser e il presidente della sezione di TrentoCarlo Margonari, si sono fatti promotori, in collaborazionecon la sezione di Feltre, del recupero del cimitero dellaGrande Guerra che si trova nel territorio del Vanoi. Hannotrovato adesione e aiuto negli amministratori del Comune diCanal San Bovo e della Provincia autonoma di Trento.

Completamente ristrutturato, riordinate le tombe, il cimiterosarà meta di un pellegrinaggio domenica 16 giugno, giorna-ta conclusiva di una tre giorni densa di avvenimenti in onoredei Caduti: soldati italiani e austro-ungarici, ma anche citta-dini trentini di questa terra che durante la Grande Guerrasubirono la deportazione in campi di internamento dai quali,moltissimi, non tornarono più.

Alle manifestazioni sono invitate le massime autorità regio-nali e militari del Trentino e della vicina repubblica austriacacon il console onorario d’Austria Mario Eichta, (figlio di un exinternato politico a Katzenau) che da anni si prodiga perriportare alla memoria la tragedia degli internati, collaboran-do con associazioni d’Arma e le sezioni ANA in particolare.

Le celebrazioni si apriranno venerdì 14 con l’inaugurazionedi una lapide che riporta i nomi degli internati di Caoria, lavisita al museo della Guerra sul Lagorai e la mostra “Arti emestieri d’una volta”, organizzata dagli alpini del gruppo.Seguirà l’intitolazione di una strada dedicata al Comune diMitterndorf (ci sarà anche il sindaco di questa cittadina, nelcui territorio c’era un campo di internamento nel 1915-18) eun’altra dedicata al battaglione “Feltre”. Sabato 15 giugno,doppio programma: ritrovo alle 6,45 in località rifugio Refa-vaie e quindi escursione guidata (con veicoli autorizzati) sulmonte Cauriol, celebrazione di una S. Messa accompagnatadal coro, onore ai Caduti con picchetto armato del “Feltre”,quindi ritorno e rancio preso la Malga; oppure: escursioneguidata a Cima dei Paradisi, con ritrovo alle 8 al museo dellaguerra a Caoria e ricongiungimento con il gruppo del Cauriolper pranzo in comune. Concerto dei cori Monte Cauriol eVanoi di Canal San Bovo. Domenica, alle 9 ritrovo a Caoria,sfilata e incontro italo-austriaco al cimitero militare dovesarà celebrata una S. Messa seguita dai discorsi ufficiali.Quindi sfilamento preceduto dalla Fanfara della brigata alpi-na “Julia”, onori ai Caduti, pranzo e, nel pomeriggio, concer-to della Fanfara della “Julia”.

IN OCCASIONE DEL RESTAURO DEL CIMITERO DELLA GRANDE GUERRA

DOVE RIPOSANO SOLDATI ITALIANI E AUSTRIACI

A Caoria (Trento) tre giorni all’insegna

della memoria e della pace14/16 giugno 2002

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Nostri alpini in armiNostri alpini in armi

1918

ltre tredicimila alpini sonostati impegnati in missionimultinazionali nei teatri più

diversi: Kosovo, Bosnia, Germania,Ucraina, Ungheria, Norvegia, Sve-zia, Danimarca. E, ovviamente, inItalia, in esercitazioni tradizionali eoperazioni di sorveglianza deicosiddetti obiettivi sensibili, chesono gli obiettivi possibili oggetto diattentati terroristici dopo l’allarmeterrorismo conseguente agli attac-chi dell’11 settembre a New York eWashington.

E’ questo il programma di attivitàdelle Truppe alpine, presentato nelcorso della ormai tradizionale con-ferenza stampa di fine anno dal

tenente generale Roberto Scarana-ri. Un programma di tutto rispetto,che riflette l’attività dell’anno prece-dente, con le varianti operativeimposte dall’attuale situazione cheguarda all’Afghanistan e ad altripaesi che potrebbero essere inte-ressati da interventi delle forzeONU.

Era l’interrogativo che si poneva-no un po’ tutti i rappresentanti dellastampa: sarà richiesto anche l’inter-vento degli alpini?

Possibile, ma per ora non è previ-sto, ha sostanzialmente detto ilgenerale Scaranari. “Noi, nel dub-bio, stiamo preparando una aliquo-ta del battaglione alpini paracaduti-

sti Monte Cervino, per un eventualeimpiego in quel determinatoambiente e con un determinatoarmamento. Quando avremo ordiniprecisi ci comporteremo di conse-guenza”.

Ma anche senza pensare all’Af-ghanistan, il programma dei repartialpini è tale da non consentireneanche un giorno di noia. Lodimostra l’attività dell’anno appenafinito, concluso con la bella vittoriadi una pattuglia della brigata alpinaJulia, risultata al primo posto asso-luto al Cambrian march patrol, inGran Bretagna, davanti ai repartimigliori dei Paesi Nato, dai rangerstatunitensi alle “teste di cuoio”

inglesi. Un risultato eccellente, noncasuale: dimostra la preparazionedei nostri reparti che da anniriscuotono l’ammirazione dei con-tingenti con i quali operano in mis-sioni ed esercitazioni multinazionali.

Per quanto riguarda i reparti alpinipossiamo dire che sono stati impie-gati a turno nelle varie missionioperative, della durata di quattromesi. Così è, per esempio, per lemissioni di controllo del territorio inAlbania e in Kosovo, dove sonostati impegnati i vari reggimenti ereparti logistici che fanno capo alcomando delle Truppe alpine.Quattro mesi di missione e dodicimesi in Patria. “Ma – ha aggiunto

Scaranari - occorre tenere presenteche una volta rientrati, questi reparticontinuano per altri otto mesi l’atti-vità addestrativa e le esercitazioniche possono essere come l’Espe-ria, i CaSTA, e le varie escursioni…perché non ci dimentichiamo mai diessere alpini…”

“Per esempio - ha continuato - iparà del “Monte Cervino” e di altrireparti sono andati sul Cevedale esul Gran Zebrù in invernale, che èsempre un bell’andare in monta-gna, e sono escursioni che si ricor-deranno una volta ritornati alla vitacivile”.

L’anno appena passato ha vistoimpegnati ben 13.500 alpini, in

esercitazioni nell’ambito del territo-rio nazionale e all’estero (Turchia,Lituania, Azerbajian) e in missionimultinazionali (Albania, Kosovo,Bosnia, Macedonia).

Il generale Scaranari ha rilevatoche le esercitazioni fuori area sonoutilissime non solo per confrontare inostri alpini con reparti di altrenazioni, ma anche per verificare eaffinare la capacità di trasferire inpoco tempo uomini e materiali suteatri diversi da quello nazionale.

Per quanto riguarda il 2002, l’atti-vità dei reparti alpini non si disco-sterà – Afghanistan permettendo –da quella del 2001. Mentre sta svol-gendo la sua missione

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➜segue

O

Le Truppe alpine sempre più impegnateper la pace

LA CONFERENZA DI FINE ANNO DEL TEN. GENERALE ROBERTO SCARANARI

Le Truppe alpine sempre più impegnateper la pace

Escursione di una pattuglia in alta val Pusteria.

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zano, dedicato alla memoria delmaresciallo alpino medaglia d’Argen-to Floriano Andreotta. Nella specia-lità pistola calibro 22 ha vinto Fellerdell’U.I.T.S. Bolzano, seguito da Lillodel reparto comando Truppe alpineche si è imposto nella combinatapistola-carabina. Sul podio più altonella classifica a squadre è salito iltrio Lillo-Miggiano-Cardettini delreparto comando Truppe alpine,seconda classificata la squadra del-l’U.I.T.S. seguita dal 2° reggimentoTrasmissioni. Carmen e DiegoAndreotta, hanno premiato i vincitoridelle varie discipline. Erano presentiil comandante del reparto comandoTruppe alpine, ten. col. Verino e ilpresidente della sezione tiro a segnodi Bolzano, Osvaldo Perathoner.

Si è svolta al poligono di San Mau-rizio la 1ª edizione della gara di tiro asegno con pistola e carabina, un tro-

feo organizzato dall’Associazione sot-tufficiali d’Italia della sezione provin-ciale di Bolzano e dal U.I.T.S. di Bol-

Foto ricordo della premiazione.

Gara di tiro 1° Trofeo “Andreotta”

➜continua

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a Sarajevo l’8° reggimento, i prossi-mi appuntamenti per gli altri repartialpini partono dal 19 febbraio: perun mese, le nostre Penne Nereprenderanno parte a una esercita-zione per posti comando in Norve-gia e in Polonia; seguirà un’altraesercitazione, a maggio, in Germa-nia. In Italia, il primo appuntamentoè per questo mese di febbraio, dal24 al 28: si tratta dei CaSTA, i cam-pionati sciistici delle Truppe alpineche si svolgono ormai come di con-sueto a Dobbiaco-San Candido, inalta val Pusteria (Alto Adige). Vi par-tecipano unità di una dozzina dinazioni di Paesi europei ed extraeu-ropei e sono un formidabile bancodi prova per le nostre penne nere.Le quali, aggiungiamo, hanno sem-pre primeggiato, riscuotendo l’am-mirazione di tutti.

Per quanto riguarda il futuro delleTruppe alpine, il generale Scaranariha ribadito quanto aveva affermatodurante le celebrazioni dei 50 annidella Tridentina. I battaglioni logisticientreranno a far parte della Logisti-ca nell’ambito di un più razionaleinquadramento. Per quanto riguardala Tridentina, il nome non scompa-rirà di certo, anzi dovrebbe caratte-

Alpini paracadutistidel battaglioneMonte Cervino in esercitazione.(foto di Gabriele Rognoni)

rizzare un comando – benché di defi-nito non ci sia ancora nulla - a livellodi divisione.

Per quanto riguarda l’arruolamentodei giovani di leva e a leva annuale,Scaranari ha dato atto all’Associa-zione Nazionale Alpini della preziosaopera di proselitismo, attraverso lesezioni e i gruppi per motivare i gio-vani ad arruolarsi nel Corpo degliAlpini. Saranno dieci o dodici mesispesi bene. Ma forse, più che dire“spesi bene”, dovremmo dire “inve-stiti bene”, perché il servizio militarenegli alpini è qualcosa di diverso daqualsiasi altro servizio militare, chedà un’impronta per tutta la vita. ■

Venticinque anni di vittorie per la sezione bergamascaLa prima immagine è quella del film di Totò e Peppino in

piazza Duomo a Milano che, a causa della goffaggine conla quale chiedono informazioni al ghisa (noio voulevonssavoir l’indiriss…), vengono sdegnosamente bollati comeprovenienti dalla Val Brembana.

Da quel capolavoro in bianco e nero dell’immediatodopo guerra è passato molto tempo. Oggi la valle, chetrae il nome dal fiume Brembo che la percorre vorticosa-mente, è sinonimo di laboriosità, ricchezza e tecnologia.Due aziende per tutte che portano il nome italiano nelmondo: Brembo (i freni della Ferrari) e San Pellegrino(acqua e bibite). La stessa operosità che ha reso opulentala valle e ricchi i valligiani, contraddistingue tutti gli alpinidella sezione di Bergamo.

Il Trofeo Scaramuzza premia ogni anno la sezione cheottiene il miglior risultato complessivo nelle diverse com-petizioni sportive dell’Associazione.Ebbene, da 25 anni ininterrottamente,vale a dire da quando il premio è statoistituito, gli alpini bergamaschi hannosempre vinto questo prestigioso ricono-scimento. Il 7 dicembre scorso la sezio-ne di Bergamo ha festeggiato la ricor-renza presso il Casinò di San PellegrinoTerme nel corso di una serata cui hapartecipato il presidente nazionaleBeppe Parazzini. Il Casinò è un magnifi-co edificio liberty degli inizi ‘900, allor-ché la cittadina sembrava destinata aduna vocazione turistica ben più impor-

tante di quella in realtà avuta. Ci sono poche parole perdescrivere l’imponenza e l’eleganza delle decorazioni,stucchi, fregi e bassorilievi che hanno accolto il numerosopubblico. La serata è stata aperta dal coro Fior di Montedel Gruppo di Zogno ed ha visto la presenza dei presi-denti sezionali che si sono succeduti a Bergamo, di Leo-nardo Caprioli, del consigliere nazionale Giorgio Sonzo-gni, oltre a, ovviamente, l’attuale presidente Gianni Carob-bio. A ciascuno dei 340 atleti che nel corso degli annihanno contribuito al conseguimento del premio, è statadonata una maglietta commemorativa stampata per l’oc-casione. Un riconoscimento speciale – una medagliad’oro – è stato conferito a Dino Perolari che per 25 anniha preparato gli atleti alle vittorie ben meritate.

La serata si è conclusa in allegria e tanta voglia di conti-nuare a vincere. gpn

Alcuni vincitori del Trofeo. Sullo sfondo, il banco della presidenza.

Al centro, il presidente nazionale BeppeParazzini, tra Caprioli e Carobbio

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Quando i legionari di Augusto s’impadronisconodei passi alpini, il dio celtico delle alture, Penn,lascia il suo nome alle Pennine e passa le con-

segne al mediterraneo Giove, che indossa l’uniformeinvernale e si trasferisce sul Gran San Bernardo dovesi affretta ad aggiungersi la qualifica di “Pennino”(Montano). Sul passo, i doganieri indigeni si sonoeclissati: l’ultima comitiva romana taglieggiata erastata quella di Decimo Bruto, uno degli uccisori di

Cesare, in fuga dalla capitale:con mimica inequivocabilel’avevano convinto a lasciarela spada nel fodero e mette-re mano al portafoglio. Orail transito è a offerta libera:più monetine tintinnano aipiedi del nuovo dio, meno

guai incombono viaggiodurante: sconto “pro itu etreditu”, andata e ritorno.I militi cristiani della legioneTebea passano indifferenti,la decade ben stretta intasca. Giove per il momen-to lascia correre, per

riguardo all’illustrecollega (tutti

d e v o n o

vivere...) ma se la lega al dito e quando gli rifiuterannoil prescritto sacrificio prima della battaglia, lascerà chela giustizia faccia il suo corso.

Con gli spiccioli risparmiati i contestatori biancocro-ciati acquistano l’aureola del martirio e prenotanouna fitta serie di caselle sul calendario (alcune occu-pate per gloria postuma dai soliti abusivi). Il coman-dante Maurizio dovrà pazientare qualche secoloprima di diventare patrono degli alpini. Quando sulpercorso dei martiri passerà in epoca medioevalela via Francigena, alcune pellegrine inglesi, rima-ste senza un penny durante il viaggio di ritorno da

Roma, saranno costrette, per pura sopravviven-za, a prostituirsi. La Santa Sede impone

allora l’alt ai pellegrinaggi femminili, maogni conquista vuole i suoi martiri: per lesportive figlie d’Albione il Grand Tour

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SE I NOSTRI COLLI POTESSERO PARLARE

di Umberto Pelazza

nella penisola diventerà iniziatico es’avrà da fare, costi quel che costi.

Il diario del valico volta pagina acavallo del Mille con l’arrivo deinuovi appaltatori delle gabelle, unacooperativa autonoma di extraco-munitari saraceni: firmano le ricevu-te a punta di scimitarra, sequestra-no e mettono a riscatto personaggiillustri, danno un fracco di botte aimeno abbienti e arrotondano il tuttocon razzie nei dintorni: fra gli attualiabitanti dei due versanti si agitanocertamente ancora i cromosomi diqualche figlio di Maometto, cheprima riscuoteva dal marito e poiscuoteva la moglie. A cacciarli dal colle non fu tanto lafoga missionaria di frate Bernardo, che potrà innalzarvila croce e costruire il suo ospizio, quanto la reazione disignorotti locali, forti del loro buon diritto: “I viandantisono cristiani e rapinarli è compito nostro”.

Ritrovano lavoro i “marroniers”, guide e portatorilocali, attivi specialmente nella brutta stagione. Dopo il1600 vengono esonerati dal servizio militare e diventa-no “soldats de la neige”, che si fanno carico della pro-tezione civile: ripartiti in squadre agli ordini di un ser-gente, provvedono allamanutenzione della stra-da, al blocco del passo incaso di epidemie, alleoperazioni di soccorso, alrecupero delle salme. Sirenderanno utili alle trup-pe napoleoniche di pas-saggio nel maggio del1800, ma il Primo Conso-le non esiterà a scioglierequel minuscolo, anomaloreparto di specializzati dimontagna: se li porteràcon sè in Russia e nell’in-verno del 1812 al passag-gio della Beresina trove-ranno la loro Nikolajewka.

L’incubo saraceno si èdissolto anche sul colle diTenda, che vede snodarsi,lungo la val Roja, prove-nienti da Nizza, le lunghefile di muli della “via del sale”, in sensoopposto alle mandrie piemontesi diretteagli alpeggi di Monte Bego, il paradisodelle incisioni rupestri. Durante la bellastagione, ai quadrupedi si accodavano lelettighe delle dame nizzarde affidate ai “collants”, gliaddetti al colle, con destinazione Cuneo: una sedia dipaglia, due lunghi bastoni di sostegno, un asse per ipiedi e l’immancabile telo protettivo (guai a ritornareabbronzate come volgari contadine!).

Le vie del sale erano diffuse sututta la cerchia alpina. Ingredientebanale all’apparenza, era indi-spensabile alla conservazionedelle derrate e alla concia delle pelli; ebbe in passatoun ruolo analogo a quello odierno del petrolio e fuoggetto di continui attriti fra stati produttori e consu-matori. Fu sottoposto a pesanti gabelle e provocò uncontrabbando generalizzato.

Un’altra via, risalita dalla Provenza, valicava le Cozieal colle delle Traverset-te, nei pressi del Mon-viso, per scendere nelMarchesato di Saluzzolungo un sentiero dacapre, soggetto afrane e valanghe. Maun bel giorno si accor-gono che, trecentometri sotto, la barrierarocciosa non raggiun-geva spessori proibitivie così, nell’estate del1478, la sottopongonoa un paziente “tratta-mento Annibale”: laroccia, arrostita alcalor bianco con fuocodi legna e raffreddatadi colpo con acqua eaceto, viene sgretolataa mazzate. Nasce il“Buco del Viso”: lungo

75 m., largo 3 e alto 2, è il primo tunnelartificiale della storia.Oggi è diventato meta di turisti curiosi.Uno dei primi a ficcarci il naso diconosia stato Leonardo. Sarà anche vero:

non sta in piedi invece la storiella che vede l’ecletticoscienziato sessantenne scarpinare sulle pendici delMonte Rosa: infatti lo strategico colle del Lys, allatestata della Val di Gressoney, sarà raggiunto soltantonel 1778, protagonisti sette gressonari

La strada romana nei pressi del Gran S. Bernardo.Vi pas-sarono i militi tebani di San Maurizio e i pellegrini

medioevali della Via Francigena.

Il Trofeo dei popoli alpini, a La Turbie(Nizza), innalzato in onore di CesareAugusto. Riportava il nome dei popolialpini sottomessi a Roma. E’ unaimponente rovina sulla quale si leggeancora qualche scritta; l’elenco deipopoli ci è stato tramandato da Plinio.Il “Trofeo” diventò prima del Mille unabase operativa dei Saraceni. ➜segue

Sulle orme di San MaurizioSulle orme di San Maurizio

La strada del Colledi Tenda, importante“Via del sale” inepoca medioevale.

Il “Buco del Viso”, non lon-tano dal colle di Traversette(Monviso) fu il primo tunnelartificiale della storia.

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partiti alla ricerca della leggendaria “VallePerduta”, un ridotto montano con cime imponenti,fitte foreste, acque scintillanti e ricchi pascoli. Pressolo scoglio roccioso sulla displuviale svizzera, battezza-to “Roccia della Scoperta”, la leggenda si dissolse trafolate di nubi, quando ai loro occhi apparve la concadi Zermatt, dalla quale, secoli prima, erano risaliti i loroprogenitori walser. Primi in Europa, i sette avevanosuperato la soglia dei quattromila, chiuso l’era dellemontagne leggendarie e aperto la strada all’alpinismomoderno.

Uno di loro ha lasciato il nome al colle Zumstein,meta, nel 1889, di due religiosi alpinisti, ovviamentesenza tonaca, che, ahimè, passano di buon mattino aMacugnaga sotto le finestre di una certa CaterinaCreda, che annota subito la ghiotta notizia, da com-mentare poi con le vicine: “Oggi, 29 luglio, passanodue preti diretti al Monte Rosa, con grave scandalo ditutti”. Uno dei due scandalosi sarebbe diventato papaPio XI.

Se Felicité Carrel, di Valtournenche, ne avesse imita-to l’abbigliamento, forse non le sarebbe sfuggita la“prima” femminile al Cervino. Era quasi in vetta quan-do un’improvvisa bufera le rovesciò la crinolina acavolfiore sulla testa, impedendole di proseguire:dovette accontentarsi di lasciare il nome al Col Feli-cité. Niente foto, purtroppo: nonostante i mutandonisarebbe diventata famosa come la Marylin Monroedella gonna svolazzante sopra la grata!

Tra la valle di Gressoney e la valle d’Ayas, il colledella Ranzola è ancora oggi attraversato da un lungomuraglione a secco, eretto dagli austro-piemontesi nel1800 per impedire a Napoleone l’aggiramento delforte di Bard. Vi passò nel 1857 un turista d’eccezio-ne, lo scrittore russo Leone Tolstoj, allora trentenne:l’anno prima aveva partecipato alla guerra di Crimea echissà che sulle rive del Mar Nero non sia stato rag-

giunto da un grido lontano e incomprensibile: “Ch’acousta l’on ca cousta, viva l’Aousta”, che i fanti

della Brigata “Aosta” avevano coniato sottole mura di Sebastopoli assediata.

➜continua

sulle orme di San Maurizio

La regina Margherita con gli alpiniattendati in val di Gressoney.

Fuori della fiction letteraria, il vanitoso play-boycon le donne non andava tanto per il sottile. “AGressoney - racconta nel suo diario - ci ha servi-

to una cameriera gigantesca, le ho dato cinque fran-chi, ma credo che non concluderò nulla”. Sul colle,accarezzato da una brezza sottile, esorcizza il ricordodella nottata in bianco, componendo un’ode dedicataalla bellezza femminile. Ma, sceso a S.Vincent, nondesiste e ci riprova con una “tabaccaia bellina”. E qui ildiario s’interrompe. Che tutto sia finito con l’acquistodi una scatola di sigari?

Sul colle del Lys il secolo si chiude con un’escursio-nista di lusso, la regina Margherita, che nei pressi delvalico si vide stramazzare accanto il barone Peccoz,fulminato da un infarto. Sorte analoga era toccataall’aiutante di campo del marito, mentre stavano gio-cando a carte. La chiamavano “regina di cuori”,con…evidente riferimento alla cardiologia.

Così l’accoglieva l’abate Gorret (l’ “Orso della Mon-tagna”: nel 1865 aveva reso possibile a Jean-AntoineCarrel la “prima” italiana sul Cervino): “Lieto di riveder-vi, Margherita; Umberto non c’è? Dovrei baciarvi lamano, ma siete ancora giovane e bella e non vorreiessere indotto in tentazione”. La regina sorrideva e gliconsegnava il bastone perchè si punisse da solo.

Umberto non c’era perché nel frattempo, sul colledel Nivolet, stava mirando agli stambecchi della riservareale; a sera spostava il bersaglio sulle giovani valligia-ne olezzanti di stallatico. E, per amor di patria e di pae-sello, il prevosto chiudeva un occhio. ■

La carovana cheaccompagna la regi-

na Margherita allaPunta Gnifetti sosta

al colle del Lys.

Domenico Vigezzimisconosciuto eroe alpino

A voi sia di conforto la sicurezza chetanto glorioso sacrifizio é stato consu-mato per una causa giusta e che allamemoria del vostro congiunto é statoproposto di conferire la più alta ricom-pensa al Valor Militare”.

Si chiude così la lettera scritta indata 24 maggio 1943 dal capitano Pie-tro Ruggeri ai fratelli di DomenicoVigezzi, caduto l’11 aprile 1943 vicinoa Carvnice nei Balcani.

Domenico Vigezzi di Cunardo, in pro-vincia di Varese, classe 1908, eracaporal maggiore dell’artiglieria alpinae, da quanto risulta in documenti dell’e-poca, fu una grande figura di soldato edi uomo.

Un articolo per ricordarlo, apparso il14 maggio ‘43 su “La Prealpina”, quoti-diano di Varese, informa che DomenicoVigezzi era un fervente patriota e chenel 1935 rientrò dall’estero onde poter-si arruolare per la guerra in Abissinia.Dichiarato inabile al servizio in coloniacausa un’ernia inguinale, si sottopose,pagando di tasca propria, a ben dueinterventi chirurgici per potere partire ecombattere in Africa Orientale.

Racconta poi, il giornale varesino,che allo scoppio della seconda guerramondiale, l’ormai trentaduenne Dome-nico, chiese di essere richiamato e inol-tre di essere assegnato a un battaglio-ne d’assalto. Era però un artigliere alpi-no e come tale fu arruolato, con desti-nazione fronte occidentale. Fece alloradomanda di essere inviato in terragreco-albanese dove, per meriti diguerra, fu promosso caporale. Dopo diche domandò di essere assegnato,quale capoarma, a una squadra mitra-glieri di protezione ai pezzi.

L’articolo citato porta anche la notiziache Domenico, reduce dalla guerra d’A-frica, fu “comandante”del “reparto loca-le” della sezione alpini (n.d.r. - alloral’A.N.A. era chiamata 10° reggimentoalpini).

Alpini cunardesi confermano la noti-zia, sottolineando che il gruppo locale èancora oggi dedicato a lui. Aggiungonoche Domenico fu anche aggregato allamitica “7ª di Dio” e che operò a MonteKapak, a Gorazde, a Pljevlje e sullaDrina.

La Prealpina dell’epoca raccontacosì, con la parole del suo sergente, lamorte di Domenico: “accanto alla suaarma, in testa a tutti, in piedi sotto l’in-

furiare del fuoco nemico, con la fedelemitraglia, spara rabbiosamentesull‘orda dei ribelli avanzanti, nono-stante fosse ferito, fino alla fine”. Suoicommilitoni hanno completato la notiziainformando che una bomba di mortaio,oltre a ferirlo e ad annunciare un assal-to nemico, ruppe il piedestallo della suamitragliatrice. Allora Domenico urlò aigiovani che gli erano vicini: “fieu, moliiul zaino e via...” (figlioli, lasciate lo zainoe via...). Poi si alzò imbracciando l’armacome fosse un fucile mitragliatore esparò fin che poté, permettendo così aisuoi “ figli” di salvarsi.

Fin qui, succintamente, le notizieconseguenti a ricerche intraprese perricordare il sessantesimo dell’interventodel battaglione Intra nei Balcani. Sonoperò informazioni che lasciano l’amaroin bocca. Siano perciò consentiti, a chiscrive, alcuni commenti.

Innanzi tutto qualche paragone: quel-lo tra il comportamento del nostroDomenico e i fatti accaduti in tempirecenti. Domenico Vigezzi era all’esteroed è rientrato per arruolarsi comerichiedeva il suo senso di italiano (conla I maiuscola). Quanti italiani se nesono andati oltre frontiera per aggirareun dovere sancito dalla costituzione?

Domenico Vigezzi si è sottoposto,pagando inoltre di tasca propria, a dueoperazioni pur di poter essere un sol-dato di quell’Italia che tanto amava.Che si può dire dei tanti giovani chehanno finto malattie per evitare il servi-

zio militare e dei loro genitori chehanno pagato? E che dire dei mediciche si sono prestati al gioco e dei poli-tici che hanno rimestato nell’affare?

Per seconda una considerazione:quale differenza tra i valori che ispirava-no il nostro Domenico e la situazioneattuale della nostra società che, con laLegge di sospensione della leva, vedesempre più svanire valori che sono labase di una Nazione! E ciò, nonostantel’encomiabile operare dell’attuale Capodello Stato per rivalutare sentimenti tra-scurati, per non dire osteggiati e derisi,negli anni recentemente passati.

Infine tre domande, due risposteespresse e una lasciata al lettore: per-ché a Domenico Vigezzi non è stataconferita la più alta ricompensa alValor Militare come proposto dai suoicomandanti? Perché, di conseguenza,il vessillo della sezione di Luino non hauna sua Medaglia d’Oro al V.M. e ilLabaro dell’A.N.A. ne ha una in meno?Perché Domenico è un Caduto dell’Ita-lia che ha perso e perché la legge delvincitore non tiene conto del valoredegli uomini. Se il mondo fosse intel-lettualmente più onesto si accorgereb-be che un Eroe non ha etichetta.

E’ un Eroe a prescindere da dove eda quando si è conquistato l’aureola esoprattutto a prescindere dal fatto cheil suo atto abbia portato, o no, alla vit-toria finale.

Ma il mondo è onesto?Giobott

Domenico Vigezzimisconosciuto eroe alpino

Domenico Vigezzi

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Essere alpini, essere appassionatidi canti di montagna, ritrovarsipresso il bar “da Cornelio” aCodroipo. Ecco, questi sono statigli ingredienti di base per costitui-re il coro ANA Codroipo.

Correva l’anno 1985, e in quelperiodo, il sacerdote e musicologofriulano don Oreste Rosso frequen-tava il capoluogo del Mediofriuli;ed ecco la ciliegina che serviva perdare al gruppo di amici una guidaquanto mai competente e un mae-stro.

La pazienza, la maestria, l’infati-cabile sbracciarsi del direttore, lagioia nel cantare che sapeva infon-dere, aveva rinsaldato il gruppodandogli sempre più coraggio efiducia in se stesso.

Di prova in prova, la voglia dicantare cresceva, la maggior sicu-rezza acquisita, caricava gli animi.Si doveva per forza, dopo le prove,andare a bere un bicchiere e farsentire quello che si era appreso unminuto prima. E il buon Cornelio,con un sorrisino tra l’ironico ed il

sornione, mentre riempiva i bic-chieri dava coraggio ed elogiavaper i risultati ottenuti.

La tenacia delle due prove setti-manali, l’esperienza di tanti con-certi in ogni dove, il riscontro dimolteplici consensi non hannoperò cambiato gli animi di allora;la semplice voglia di “cantareinsieme”, il desiderio di compa-gnie allegre, la voglia di donarequalcosa agli altri attraverso ilcanto sono ancora la molla checontinua a motivare i coristi.

Oggi, il coro è costituito da unatrentina di elementi ed è diretto dalmaresciallo Francesco Fasso.Riguardo al repertorio, ha indiriz-zato le proprie scelte in varie dire-zioni; così, accanto alla folta schie-ra di canti alpini e della montagna,è possibile ascoltare brani di conte-nuto amoroso, folcloristico, religio-so, tristi o spiritosi, cantati a vocepiena o sussurrati, accomunati dauna immancabile caratteristica: lapresenza del cuore.

Sono innumerevoli i concerti in

occasioni di feste e cerimonie alpi-ne nelle quali il coro è stato invita-to sia nel Friuli che in altre partid’Italia. Però un appuntamentod’obbligo e di vanto è la partecipa-zione ai concerti in occasione delleAdunate nazionali.

E’ doveroso fare un breve accen-no anche alle tournée non solo ita-liane che il coro ha effettuato;incontri con gli alpini svizzeri, coni nostri emigrati belgi, con gliamici austriaci e sloveni, e di altreparti d’Europa, rimangono unricordo incancellabile per quantihanno potuto assistere, e testimo-niano la carica di simpatia e distima che questo gruppo corale satrasmettere.

A coronamento dell’ impegnoprofuso in tutti questi anni, il coroha realizzato nel 1997 la sua primaincisione musicale dal titolo:“Montagnis…e altri”.

Il cammino continua. L’obiettivoprincipale per il futuro dei coristi èavvicinare i giovani e portarli acantare.

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Cori e fanfare

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Cori e fanfare

Coro ANA Codroipo: montagnis…e altriCoro ANA Codroipo

Correva l’anno 1974 quando a Daniele Delvecchio,un bocia di un piccolo comune della bergamasca, veni-va la bella idea di organizzare un gruppetto di amiciper fare insieme musica alpina. Il “La” per costituire lafanfara ANA di Rogno fu dato a Daniele dalla recentefondazione del gruppo alpini, che infuse in questi gio-vani l’entusiasmo necessano per unire sotto un unicointeresse persone a volte molto diverse.

E all’inizio oltre all’entusiasmo e alla voglia di suona-re per e con gli alpini c’era davvero poco; nello stessoanno, la neonata fanfara partecipava all’Adunatanazionale di Udine “forte” di ben undici elementi(direttore compreso), i quali come unica divisa avevanouna coppia di “pompon” verdi al collo e – ovviamente- il cappello con la penna nera.

Da quel lontano 1974 è passa-ta molta acqua sotto i ponti emolta aria nei loro strumenti èstata trasformata in note;Daniele continua ad essere ilmaestro e ha condotto la fanfa-ra a tutte le Adunate nazionali,anno dopo anno da quell’ormailontano ‘74, portando così ilnome del piccolo comune ingiro per tutta l’italia… E que-st’anno arriverà anche nellalontana Sicilia.

Oggi i “musicanti” - come sichiamano qui - sono diventaticirca una trentina e tra questiquasi tutti i fondatori; è vero,molti anni sono passati e avolte si fanno sentire, ma l’en-tusiasmo e la voglia di divertir-si sono sempre quelli di un

tempo e le nuove leve promettono bene.Oltre alle Adunate nazionali, la fanfara ANA

di Rogno è spesso presente alle varie feste dei gruppialpini della Valle Camonica, dell’Alto Sebino, e più ingenerale delle province di Bergamo e Brescia.

Qualche ricordo in particolare è rimasto nel cuore deimusicanti: tra questi la partecipazione alla manifesta-zione “Trenta ore per la vita” nell’anno 2000, la parteci-pazione al primo raduno nazionale fanfare ANA svol-tosi ad Aosta nel 1999, e la collaborazione con l’I.F.M.S.(Federazione Internazionale Soldati di Montagna) chenel Settembre 1994 ha portato la fanfara a far risuonarele note del “Trentatré” a Feldkirck, tra i monti del norddell’Austria.

“Ma il ricordo più dolce – dicono - noi della Fanfara,lo serbiamo per quelli di noi che sono andati avanti”.

Sulle note dell’entusiasmoFanfara A.N.A. di Rogno - Bergamo

Dal 24 al 28 febbraioi CaSTAin alta val PusteriaSulle nevi dell’alta val Pusteria, nel territorio dei comuni di Dob-biaco e di San Candido, si svolgeranno dal 24 al 28 di questomese i CaSTA, Campionati sciistici delle Truppe alpine. E’ un appuntamento ormai tradizionale per i soldati di monta-gna di Paesi impegnati in operazioni di pace. E’ anche unimportante banco di prova per le nostre Truppe alpine, chepossono confrontarsi con rappresentanti di altre Nazioni.

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LA CINQUEFilippo Rissotto racconta la sua espe-rienza di allievo ufficiale nel Corpodegli Alpini in una cronaca chedescrive giorno dopo giorno la vita ele tensioni di una realtà impegnativa.Rissotto affronta in maniera origina-le alcuni degli argomenti più dibat-tuti e meno compresi dai profani:

come reagiscono gli uomini in situazio-ni estreme? Cosa sono il cameratismo e il nonnismo? Lerisposte a questi interrogativi sono serie e meditate mainserite in un contesto leggero e piacevole, cogliendo conironia gli aspetti più divertenti e contraddittori dellanaia. Il libro prende il titolo dalla camerata, la “cinque”,appunto, della SMALP di Aosta, 121° corso AUC.

Filippo RissottoLA CINQUE - Perché così tanti alpini piangono al momento del congedo?De Ferrari Editore - Via G. D’Annunzio 2/3 - 16121 GenovaTel. 010/532623-5535017 - € 12,91sito internet: www.deferrari.it - e-mail: [email protected]

Nel numero di dicembre, a pagina 11, abbiamo pubblicatoun articolo sul settimo raduno degli artiglieri del gruppoAosta, tenutosi a Saluzzo il 13 e 14 ottobre 2001, presente ilpresidente nazionale Parazzini. Per l’occasione è stata realiz-zata una videocassetta, della durata di 120 minuti, disponibileal prezzo di € 11,00 presso Aldo Giacosa, Via Ventimiglia 65- 10126 Torino, telefono 011/6966729.

MITOLOGIA CELTICALessico su Miti, Déi ed Eroi

“Mitologia Celtica: lessico su miti, déi ed eroi, è un’o-pera di consultazione, che prende in considerazioneattentamente la ricerca, ma tenta di legare l’esposizionedei fatti ad una presentazione piacevoledella saga, dal tono talvolta sentimentale,poetico o mordacemente umoristico di unracconto, o di trasmettere la viva impres-sione di un oggetto o di un paesaggiovisto con i propri occhi. Le saghe vengo-no riassunte con un linguaggio vivace egli oggetti importanti vengono descrit-ti, se non già raffigurati, nelle molteimmagini presenti. Un grande sforzoviene dedicato a seguire i collegamen-ti dei diversi elementi nei paesi celtici,anche se i punti chiave rimangono la Francia, laGermania, l’Austria, la Svizzera, l’Italia, l’Inghilterra, l’Ir-landa. Completa l’opera il “Lexikon”, che ha lo scopo diaiutare a trovare rapidamente una saga su un argomentospecifico degna di essere letta, e di scegliersi una destina-zione invece di fare un viaggio in tutte quelle possibili.Forse ognuno di noi alpini ha ancora un paio di “geni”celti nel proprio DNA.

Perché non saperne di più dei nostri antenati?

Sylvia & Paul F. BotheroydMITOLOGIA CELTICA - Lessico su Miti, Déi ed EroiA cura di Silvio CanaveseKeltia Editrice - Rue de Bailliage 5 – 11100 AostaTel. 0165/364040 - http://www.keltia.it e-mail: [email protected] - Pag. 310 - € 25,82

GLI ALPINICanti della storia e della solidarietàSpesso riceviamo richieste da alpini – enon – che ci chiedono informazioni sulibri di canti alpini e popolari. Ce nesono tanti: uno dei più recenti è “GliAlpini – canti della storia e della soli-darietà”, curato con grande amore daGiuseppe Paris, che abita in via Achil-le Grandi 7,- 24040 Arcene (Berga-

mo), tel. 035-878441. Il recapito dell’autore dellaraccolta non è casuale: Paris infatti desidera ricevere lamusica originale di queste cante, delle quali riporta sol-tanto le parole, corredate da una storia: ed è questa cherende ancora più prezioso il libro che impropriamente èdunque un libro di canzoni alpine e popolari.

C’è tanta storia e altrettanta solidarietà, con una docu-mentazione preziosa dei più significativi interventi deglialpini nel campo della protezione civile e dell’amiciziacon i soldati di montagna delle altre nazioni. Con l’invitoa inviare a Paris la musica delle cante riportate nel libro(servirà per una successiva e più completa edizione)eccovi il recapito per avere il volume: “Gli Alpini”, editriceSan Marco - Trescore Balneario (Bergamo) - tel. 035-940178 -fax: 035-944385 - pag. 272 - € 15,49.

IL PASSATO CHE TORNANelson Cenci è medico specialista e libero docente.

Giovane, ancora prima di laurearsi, è andato soldato e,come sottotenente degli Alpini ha combattuto nellaseconda guerra mondiale, dapprima in Montenegro esuccessivamente sul Fronte Russo dove è stato ferito edecorato di medaglia d’argento sul campo.

Questo suo “Il Passato che torna” si compone di rac-conti ciascuno dei quali viene preceduto da alcuni versidell’autore. Essi, pur riportando nomi immaginari di luo-ghi e di personaggi, dicono di fatti real-mente accaduti in anni ormai lontani deiquali sono rimaste delicate memorieche segnano un’epoca, oggi a voltedimenticata, ma pur sempre ricca dipoesia e di insegnamenti.

Nelson CenciIL PASSATO CHE TORNAEditrice La Prora - Pag. 157 – € 12,91 Per l’aquisto del libro rivolgersi alla Libreria Militare (indirizzo a piè di pagina)

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In Biblioteca

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STORIA DI GIGIUn alpino del GardaUn eroe tra gli eroi: gli alpini a Nikolajewka

Libro semplice, in cui l’autore,anch’egli alpino, ha riportato latestimonianza raccolta dalla vivavoce dell’alpino Gigi Tellaroli e l’haincastonata, senza retorica, nel rac-conto della vita di un soldato cheavrebbe potuto chiamarsi con inomi di tanti altri alpini che visseroquella tragica e allo stesso tempogloriosa epopea. È stata presa adesempio la figura di questo umilealpino che si contraddistinse perun atto di grande valore a Niko-lajewka ottenendo la ricompensadella Medaglia d’Argento al ValorMilitare “sul campo”.

Gaetano AgniniSTORIA DI GIGIUn alpino del GardaRacconti di vita, di guerra e aneddoti di Gigi TellaroliPer acquistare il libro si può fare un’offerta libera a: Associazione Mine Action ItalyVia Piamarta 9 – Bresciatel. 030/2807107 – fax 030/2907700

I fondi raccolti saranno destinatidall’Associazione Mine ActionItaly allo sviluppo di opere umani-tarie in favore dei popoli che sof-frono e muoiono per la presenza dimine, in particolare bambini,anziani e donne.

NEVE ROSSA“Il ricordo improvviso mi commuove a tal punto che non so trattenere le

lacrime: le prime che verso in terra d’Italia”.Così, Vittorio Bozzini, alpino del battaglione Edolo, nel suo “Neve Rossa”,

descrive l’incontro tanto atteso con la terra della Patria. Finalmente, dopo infi-niti patimenti, raggiunge il confine italiano a Tarvisio. E’ la conclusione dellasua odissea di guerra e di prigionia in terra di Russia.

Il suo racconto ricco di sensazioni, non è un puro diario, ma è fatto per farconoscere, per raccontare specialmente ai giovani e far capire quanto di cosìinutilmente tragico è accaduto tra le steppe russe, segnate di tanta neve insan-guinata durante quella terribile campagna, nella epica ritirata e nelle stradedel “davai”. E, giustamente, queste pagine che narrano della via Crucis dimigliaia di esseri umani, dovrebbero trovare costante collocazione tra le letturedei nostri scolari, non certamente per odiare, ma per non dimenticare affinchènon accada mai più. Questa nuova edizione raccoglie in appendice i tre ritorni

in Russia di Bozzini negli anni 1972, 1976, 1990, nei quali l’au-tore tra mille peripezie incontra ancora il placido Don.

Carlo ChemelloVittorio BozziniNEVE ROSSAEdito dal gruppo alpini di Lazise per i tipi della Stamperia snc di Caprino Veronese€ 10,33 – pag. 190 - Per l’acquisto del volume rivolgersialla sezione ANA di Verona - via del Pontiere 1 -37122 Verona - tel 045/8002546 - e-mail: [email protected]

UN PAESE E I SUOI ALPINIQuante volte a ognuno di noi è

capitato di riandare con la memorianegli anni trascorsi, frammenti diricordi e di sensazioni che fannorivivere verdi emozioni.

E se questo vale per le persone,vale anche per i sodalizi, per i qualile ondate di ricordi sono parte dellatradizione e della storia.

Il gruppo alpini di Morsano diStrada ha voluto cimentarsi in que-sta impresa, affidandosi alla ricercacertosina e puntigliosa di FabrizioBiscotti, alpino per scelta tenace-mente perseguita.

Biscotti non si è limitato a esporrele vicende della penne nere morsa-nesi, ma ha analizzato il percorsostorico del Corpo degli alpini, del-l'intera Associazione NazionaleAlpini e, per molti versi, dell’interaNazione. Ne è uscito un lavoro incui la storia fa quasi da contorno airacconti dei nostri alpini, che emer-gono come i veri protagonisti delloro vivere la “naja” prima e l’As-sociazione poi. E mentre, scorrendole pagine, tornano alla mente decinedi figure familiari che hanno lascia-to impronte più o meno incisive

nella vita delgruppo di Mor-sano e quindidella sezionedi Palmanova,non possiamo non compia-cerci di questo bagaglio di culturareale che, tramandato alle giovanileve, sarà loro certamente di stimoloper continuare, zaino in spalla, lastrada tracciata. E questo vale ancheper gli alpini delle sezioni consorelleche, attraverso la testimonianza diun singolo gruppo quale è Morsano,potranno fare positivi paragoni conla propria storia. I proventi dellavendita del libro, saranno utilizzatidal gruppo per attività benefiche.

Marco Valditara

Gruppo alpini di MorsanoUN PAESE E I SUOI ALPINICento anni di tradizione alpina a Morsano di StradaA cura di Fabrizio Biscottipag. 253 € 25 - Per l’acquisto rivolger-si a: Roberto Biscotti tel. 0432/768355 o al capogruppo di Morsano Giancarlo Genovese tel. 0432/768517www.geocities.com/alpini_morsano

In Biblioteca

I libri recensiti in questa rubrica

si possono reperire presso la Libreria Militare

(Galleria Borella 1 da piazza S. Ambrogio, 4 Milano

tel. 02.89010725) punto venditagestito da due alpini.

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dizione del 1954 al K2. Cento volontari per

5.590 ore lavorativehanno “firmato” que-st’opera, una strutturaadibita a conferenzeconvegni, mostre, perun pubblico che aCampogrosso salesempre piu numerosod’estate, dal momentoche la località è inseritain un più vasto conte-sto: il “Sentiero storico sull’Alpedi Campogrosso”. E anche perquesto storico sentiero le pennenere hanno detto la loro.

Esso si dipana lungo la lineafortificata durante la GrandeGuerra, sui 1400-1500 metri dialtitudine, ultimo baluardodifensivo italiano prima dellapianura. Fu realizzato nel 1916dal Genio militare, con la colla-borazione della gente del posto.La famosa Strafexpeditionaustriaca fu fermata prima, aPasso Buole, ma quella lineadifensiva era stata ben realizzata,con bunker, camminamenti, trin-cee, un osservatorio.

Terminato il conflitto, coltempo si era persa la memoria diquesto manufatto, ma nel 1994l’allora capitano degli alpini Giu-seppe Magrin ebbe l’idea del suorecupero, creando un “anello”turistico.

Consultate le carte militari,aveva sottoposto la sua idea allepenne nere della Valle dell’Agno:si trattava di far riemergere sen-tiero e postazioni; quindi di ripu-lire, sbancare, costruire.

Con le debite autorizzazioni,l’ANA si mise all’opera: puliturae sistemazione dei bunker, ripri-stino e messa in sicurezza deisentieri. Infine, la posa dellaopportuna segnaletica tabellare.Un lavoro enorme, svolto da sca-glioni di 60-70 volontari, portatoa termine nel giro di quattroanni.

Il “sentiero”, si snoda per pocopiù di tre chilometri ed è percor-ribile nel giro di un’ora.

All’inizio del percorso c’èla statua in pietra stilizza-ta, su colonna quadrata inpietra grezza, della“Madonna di Campo-grosso”, qui posta daireduci e che le penne nerehanno adesso restaurato eripulito (come si leggesulla targa apposta).Un’altra iscrizione incisasulla pietra recita: “Ch’elSignor fermi la ‘uere”,

cioè che il Signore fermi la guerra,un verso delle parole della celebrecanta friulana alpina “Ai preat labiele stele”.Ora, il “sentiero” viene percorso daturisti, gruppi di scouts, scolareschee da handicappati accompagnatidalle penne nere. Ma la cosa non è finita, perché lasezione della Valle dell’Agno haredatto un progetto tendente adallargare e completare l’opera svol-ta. Si tratterà di coprire dieci ingressiai bunker e le postazioni in cavernacon la posa di pali in legno impre-gnato; di ricostruire circa centometri di trincea con muri a secco esacchetti a terra; di ripristinare cin-que postazioni per armi automati-che complete di sacchetti a terra eriporto di terreno vegetale; dellaposa, lungo la mulattiera di arrocca-mento, di cento metri di parapettocostituito da pali in ferro a “T” e didoppia corda zincata; della posa,infine, di dieci tabelle in legno perillustrare l’impiego dei manufatti, edella ricostruzione dell’osservatoriofranato sotto l’effetto degli elementiatmosferici e dell’incuria.Tutta la manodopera necessaria saràfornita gratuitamente dai volontarialpini; è previsto l’impiego di squa-dre composte da otto elementi perun totale di 160 giorni dilavoro/uomo. Si prevede l’avvio deilavori ai primi di giugno e quindi,nel giro di qualche settimana, il lorocompletamento.Insomma, come si vede da questoarticolato quadro, si può convenirecol presidente della sezione quandoafferma: «Siamo piccoli, ma attivissi-mi!» ■

VALDAGNOStoria delle nostre sezioni

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Dire Valdagno è dire Marzotto, l’a-zienda che prende nome dal suofondatore, famoso industriale

tessile: illuminato per taluni, paternali-sta per altri, fondatore della “città socia-le”. Ma oggi, oltre alla Marzotto, questocentro delle Piccole Dolomiti ha una retemolto ampia di attività industriali mec-caniche, metalmeccaniche, di materieplastiche. E dire che un volta, qui c’era-no soltanto pastorizia e attività artigia-nali legate al ferro battuto.

Proprio ai tempi nei quali tali attivitàerano ancora diffuse nacque la sezionedell’ANA (1° agosto 1929), soprattuttoper opera del capitano Carlo Pizzati, chemantenne la carica di presidente fino al1936.

Questa di Valdagno è una piccola maorgogliosa sezione, che raccoglie lepenne nere della Valle dell’Agno, come sottolinea l’attua-le presidente Cailotto. Orgogliosa, per alcune ragioniimportanti. La prima è che la sede, concessa in comodatod’uso per quindici anni dal Comune, in un palazzo delcentro storico, è stata letteralmente trasformata con lavo-ri di restauro e abbellimento per merito dei soci. Il secon-do motivo di orgoglio è rappresentato dal fatto che apartire dal 1976 (il terribile sisma in Friuli) non c’è statacalamità naturale che non abbia visto l’intervento dellepenne nere di Valdagno. Magari poche: sei o sette, ma làdove c’era bisogno, loro c’erano. E così, ecco una presen-za generosa e fattiva, un concorso di volontari esemplareal punto che nel 1993 si decise la riorganizzazione delnucleo di Protezione civile, coinvolgendo tutti i gruppipresenti sul territorio. Neppure il tempo per la messa apunto delle attrezzature, ed erasubito partenza per ilPiemonte alluvionato(novembre 1994).

E a seguire: Versilia,Umbria e Marche, Sarno(Campania). E poi, nel1999, a Kukes e a Valonaper la Missione Arcobale-no. Ultimo intervento inVal d’Aosta, dove hannooperato una ventina divolontari.

All’estero, la Protezionecivile dell’ANA di Valda-gno doveva tornare nel2000, su richiesta delcomune di Bergerac inDordogna (Francia), persgomberare strade e sentie-

ri dagli alberi abbattuti dalla tempesta di vento. Queste esperienze all’estero sono venute dopo la par-

tecipazione di un gruppetto di volontari alla costruzionedell’asilo-scuola materna di Rossosch, intervento ovvia-mente indimenticabile.

Ma la presenza delle penne nere della Valle dell’Agnoè stata ed è particolarmente fattiva sul “fronte interno”,cioè sul territorio di casa. Su invito della Prefettura diVicenza, nell’estate del 1989, furono gli alpini di Valda-gno a sorvegliare la frana di Fonte Abelina che minaccia-va di isolare Recoaro, la località turistica legata alle fontidi acqua minerale. Il servizio di volontariato delle pennenere della sezione durò dal 27 giugno al 9 luglio. Ed èacqua passata: grazie a Dio, nella zona non c’è più stato

bisogno di operare per cala-mità naturali. Gli interventisono stati di altro tipo: dallaassistenza agli handicappati eagli anziani a due più checonsistenti, straordinarie,operazioni.La prima: la costruzione delCentro turistico polifunziona-le, su richiesta della Comu-nità montana Agno-Chiampoe del Comune di Recoaro. Diche cosa si è trattato? Con ifinanziamenti della CEE econ il progetto della stessaComunità montana, gli alpi-ni hanno costruito questoedificio a Campogrosso e lohanno intitolato a GinoSoldà, scalatore di Recoarofra i componenti della spe-

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LA SEZIONELa sezione è stata fondata nel 1929;ha 2.628 soci e 332 amici aggregati. I gruppi sono 23, in 27 comuni.C’è un nucleo di Protezione civile di 69volontari, con un settore sanitariocomposto da 4 medici e 8 infermieri.Giornale sezionale: “Alpini Val dell’A-gno”. Direttore responsabile LuigiCentomo.Presidenti della sezione sono stati:Carlo Pizzati, Mario Pieriboni, GinoPesavento, Gaetano Garbin, MarioCallegato, Nicolò Zamparetti, DinoDanieli.Il vessillo della sezione non si fregia dimedaglie d’oro, ma vanta coi suoi sociben 13 medaglie d’argento al valormilitare; 39 decorati della GrandeGuerra e 32 del secondo conflittomondiale.

IL PRESIDENTE Presidente dal 1999,Luigi Cailotto, clas-se 1962, diplomatoin elettrotecnica,responsabile delsistema qualità inun’industria di pro-dotti in alluminio. Haprestato servizio al7° Alpini della briga-ta Cadore (Compagnia comando tra-smissioni); è stato congedato nel 1985con il grado di caporale maggiore.

Vice presidenti: Raffaele Farardo eRiccardo Cecchinato; tesoriere, DinoDanieli; segretario, Claudio Faccin.

Piccoli, ma…grandiPiccoli, ma…grandiSempre in prima fila negli interventi di Protezione civile, al serviziodella comunità, nel recupero del patrimonio storico e del territorio

di Giovanni Lugaresi

Volontari della Protezione civile della sezioneal lavoro in un bosco in Valle d’Aosta

nei giorni dell’alluvione, nell’aprile 2001

L’home page del sito della sezione di Valdagno:

www.ana-valdagno.it

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e lo zio Alfredo FIORDIGIGLI, tutti alpini del btg.“L’Aquila”.� Ecco la bella famiglia SPEZIALE: da sinistraEttore, cl. 1930, artigliere del 1° rgt., Romeo, cl. ‘39del 5° rgt. btg. “Morbegno”; Guido, cl. ‘42 dell’11°rgt. alpini d’arresto; Rino, cl. ‘47 del 5° rgt. alpini,btg. “Tirano”. In primo piano, il nipote Walter, cl.‘71, 47ª compagnia, btg. “Morbegno”.� Dal gruppo di Prunetto (sezione Mondovì) ilcapogruppo Pier Giorgio VIGLINO, cl. ‘40, arti-gliere al 1° rgt. gruppo “Aosta” con il figlio Marco,cl. ‘74, del coro della “Taurinense”. Con loro ilgenero Pier Luigi BALOCCO, cl. ‘64, artigliere delgruppo “Aosta” e il nipote Mauro BOVERO, cl.‘56 della Fanfara alpina della brigata “Taurinense”e direttore del coro alpino “Penne nere della ValleBormida”.� Nonno Luciano AMODEI, cl. ‘23 è con il figlioPietro, cl. ‘47 e i nipoti Tiziano, cl. ‘74 e Leonardo, cl.‘79. Sono tutti alpini del gruppo di Villette (sezionedi Domodossola).� Ecco la bella famiglia CAVAZZINI. Alberto, cl.‘43, 8° Alpini, btg. Tolmezzo, con i figli Luigi, cl. ‘73,btg. genio guastatori “Iseo” che ha all’attivo le ope-razioni “Pellicano” in Albania e “Vespri siciliani”, eMatteo, cl. ‘77 della Fanfara della “Julia”.� Davide BORGOBELLO, V.F.A. in servizio alla155° compagnia mortai, btg. “Gemona”, con il papàPrimo e lo zio Pietro, cl. ‘32, entrambi genieri alpini.� Da Pertica Bassa (Brescia) Rommy BACCHETTI,cl. ‘82, 11° rgt., btg. “Trento” è con nonno Bortolo, cl.1926, 6°rgt. btg. “Edolo”, il papà Francesco, cl. ‘54,5° rgt., btg. “Tirano” e lo zio Cristoforo, cl. ‘55, alpi-no paracadutista.� Ecco la bella famiglia MARCHETTO del gruppodi Foresto (To), appartenenti alla fanfara della sezio-ne “Val Susa”. Con papà Adriano, cl. ‘41, in servizioalla Fanfara del 4° Alpini negli anni ‘63/’64, i figliMassimiliano, cl. ‘73 e Giovanni, cl. ‘80, Fanfaradella “Taurinense”.

Belle famiglie

In occasione della festa del grup-po di Locana (sezione di Ivrea) per il45° di fondazione si sono riuniti glialpini di tre generazioni… 14 alpini:un vero primato! Sono, da sinistra,Gianni PASTORE, cl. ‘46, SMALPAosta, capogruppo e sindaco alpinodi Levone (Torino), i nipoti GinoGIANADA, cl. ‘39 e Valter BUGNI,cl. ‘62, entrambi del btg. “Susa”, ilpronipote Roberto RUFFIER, cl. ‘72SMALP ad Aosta e capogruppo diCourmayeur, il cognato Nini GROS-SO, cl. ‘34 e il nipote Giovanni CON-TERIO, artiglieri alpini del gruppo“Susa”, il pronipote Gigi PASTORE,cl. ‘75, btg. “Cadore”, il festeggiato,cav. Giovanni MICHELOTTI, capo-gruppo di Locana, cl. 1924, 4° rgt.btg. “Ivrea”, il nipote Danilo GROS-SO, cl. ‘63, il genero Mario NEGROROCASSIN, cl. ‘44, il nipote EliseoRUFFIER, cl. ‘36, il nipote NicolaCORDERO, cl. ‘36 e il nipote FrancoPASTORE, cl. ‘46, tutti e cinque delbtg. “Susa”. Accovacciato il nipoteFranco GIANDOLINI, cl. ‘46,SMALP Aosta. Mancano all’appello,Valter PEROO’, cl. ‘50, MauroGUGLIELMETTI, cl. ‘75 e ClaudioMICHELOTTI, alpino paracadutistaprematuramente andato avanti. Ecco una famiglia…in armi! Ste-fano TARTAGLINO subito dopo ilgiuramento, avvenuto alla casermaCesare Battisti di Aosta. Sono conlui, visibilmente commossi, il papàBeppe, cl.’50, 1° rgt. artiglieria alpinaa Saluzzo, e lo zio Luigi, cl. ‘32, 3°rgt. Alpini, Pinerolo. Sono iscrittialla sezione di Vercelli.� Papà Emiliano PASTERIS, cl. ‘51,sergente alla SMALP e segretario delgruppo di Cigliano (sezione Vercel-li), abbraccia orgoglioso il figlio Ste-fano, cl. ‘81, del 3° rgt. btg. “Susa”.� Dal gruppo di Cuorgné, la fami-glia PIANFETTI. Da sinistra nonnoLuigi, cl. 1916, reduce del fronte bal-canico con il 4° rgt., btg. “Susa”,Croce al merito di guerra; Giovanni,cl. ‘40, del 6° Alpini, Cristiano, cl.‘72, btg. “Susa” e Marco, cl. ‘75, 2°rgt. alpini, btg. “Saluzzo”. Da Paganica (sezione Abruzzi), labella famiglia DI NARDO. Papà Vitoè con i figli Armando, Mauro, Ennio

Belle famiglie

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BTG. SALUZZO, CP. COMANDO, 4° ALPINISalvatore Esposito, classe ‘26, cerca i

commilitoni che, negli anni ‘47/48,hanno svolto l’addestramento al 1°CAR di Casale Monferrato e che poisono stati destinati alla caserma “NinoBixio”, cp. comando, 4° Alpini, btg.Saluzzo.

“Grazie all’insegnamento e ai consiglidei miei compagni – ci scrive Esposito -ho imparato il senso del dovere, l’amo-re per la natura, il sacrificio, l’attacca-mento al proprio Paese, l’amore per ilprossimo e l’orgoglio di essere alpino”.Per tutti questi motivi vorrebbe ritrova-re i commilitoni e riabbracciarli a 53anni dal congedo: scrivergli all’indiriz-zo Alte Taisinger Strasse 9 – 84494 Neu-markt St. Veit – Germania.

LA SLAVINA DI MONTE PRATELLO, DEL ‘70

Fernando Pace cerca i commilitoniche insegnavano sci alpino nella baselogistica a Pietransieri di Roccaraso eche, dal gennaio al marzo 1970, presta-rono soccorso alle persone travoltedalla slavina di Monte Pratello.

Tra le diverse persone portate insalvo, Pace ricorda in particolare unaragazza di 17 anni, Anna Maria Giorda-no, di Salerno che vorrebbe incontrareinsieme ai componenti della squadra disoccorso (Renato Cagol di Padova,

Angelo Ferigo di Forni, Enrico Marinidi Tolmezzo, Giovanni Violi di Bolo-gna, William Biolchini di Sestola, RigoVergani di Montebelluna, Giovanni Spi-nelli di Como e l’allora comandanteTonus). Telefonare a Fernando Pace, alnr. 0864-747298; oppure al nr. 329-4186268.

FRANCINI CERCA RINALDIMassimo Francini cerca l’alpino

Rinaldi che dal marzo al giugno del ‘71era nella 74ª compagnia. Telefonargli alnr., 02/9471386; oppure al nr.,02/9470202.

BTG. MONDOVI’, 10ª CP.Carlo Belmessieri cerca i commilitoni

classe ‘52, che, negli anni ‘72/73, hannofatto il CAR a Bra e in seguito furonotrasferiti alla caserma di Paularo(Udine), 10ª cp., btg. Mondovì. Tra glialtri Belmessieri ricorda, Guerisoli diChiavari, Sommariva, Raviolo e Alber-toni di Genova.

Telefonargli al nr., 328-2116370; oppu-re scrivergli all’indirizzo e-mail:[email protected]

LEVATI CERCA COMMILITONIChi era artigliere da montagna, nel

gruppo “Osoppo”, 27ª btr. mortai, spe-cialità tiro, 3° regg. Julia, 2°/’48?

Scrivere a Luciano Levati, in viaTogliatti 10 - 43044 Collecchio (Parma).

Alpino chiama Alpino

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Alpino chiama Alpino

Chi si riconosce? Incontriamoci • Chi si riconosce? Incontriamoci • Chi si riconosce? Incontriamoci • Chi si riconosce? Incontriamoci • Chi si riconosce? Incontriamoci

Alpino chiama Alpino • Alpino chiama Alpino • Alpino chiama Alpino

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75ª CP., PIEVE DI CADORESquadra conducenti, 75ª cp., Pieve di Cadore:

campo invernale a Tai, negli anni ‘70/71. Telefonare aFerdinando Cini, 338-1872212. In particolare cercaGedeone Gheller e Ippolito.

RIVOLI, ANNI ‘60/61A Rivoli, negli anni ‘60/61. Telefonare a Graziano

Griot, 0121-800249.

A BRESSANONE NEL ‘64Btg. “Bolzano”, 142ª cp., a Bressanone, nel ‘64. Telefonare a Lucino Alberti, 030-9960412; oppure a

Alfonso Tinassi, 045-907287.

BTG. CIVIDALE, 76ª CP.Apertura porta Santa a Roma nel novembre del ‘50: btg. Cividale, 76ª cp., con il capitano Vittorio Plateo. Scri-

vere a Silverio Canton, rt. Vieux – Village, C. Valese – 3968 Vegras– Svizzera.

GIUSEPPE D’ALESSANDRO

Giampiero D’Ales-sandro cerca notiziedel padre Giuseppe,nato il 19/4/1916, aCapezzano Pianore(Lucca) che era nel 2°Alpini e risulta dis-perso in Russia dalgennaio del ‘43.

Chi si ricordassedell’alpino GiuseppeD’Alessandro puòscrivere al figlioGiampiero, al nr.0584-340762.

BERTINI, DOVE SEI?Antonio Achille, cerca notizie dell’alpi-

no Bertini, classe 1922, che era con lui nelplotone arditi del 4° Alpini, in Bosnia ein Montenegro, negli anni ‘42/43. Telefo-nare ad Achille al nr., 0383-580503.

RIMPATRIATA ALLA CASERMA ”TOIGO”

Si ritroveranno il 24 marzo prossimogli alpini che hanno svolto il serviziomilitare alla caserma “Toigo” di Bellu-no: l’appuntamento è nel parcheggioaccanto alla caserma. Per informazioni,contattare Romano Bedin, 0444-408010;oppure Urbano Lavina, 0437-83328;Davide Tarqui, 0437-46749.

FANFARA OROBICA, ANNI ‘57/58Prato Stelvio, anni ‘57/58: fanfara della brigata

Orobica di Merano. Telefonare a Genesio Vergottini,0341-710238.

CAR A TRENTO,NEL ‘49

Reclute del btg. “Fel-tre”, 14ª squadra, duranteil CAR a Trento, nel set-tembre del ‘49.

Sono Aldo Frigo di Tre-sche Conca (ora residentein Canada) che tiene sullespalle Gino Fortuna diCastelgomberto (Vicenza)e un altro commilitone dicui Fortuna non ricorda ilnome. Se qualcuno siriconoscesse nell’alpinosulle spalle di Frigo puòtelefonare a Gino Fortu-na, al nr. 0445-940144.

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BRUNICO NEL ‘68Autieri della “Julia” in missione a Brunico, nell’a-

gosto del ‘68. Telefonare ad Armando Bellion, 0121-901622.

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Incontri’Incontri

Luciano Mora, Celestino Tavernaro, CarloSturlese e Oliviero De Carlo, si sono datiappuntamento all’Adunata di Brescia. Nel ‘64 erano alla SMALP di Aosta, 24°corso ASC e 2° ACS. Per informazioni sulprossimo incontro del 24°, contattare Taver-naro, al nr. 0439-64210.

Dino Signor e Marino Roiatti, che sisono incontrati a 36 anni dal congedo,stanno organizzando un incontrodegli alpini dell’8°, btg. “Gemona”,155ª cp. mortai di stanza a Pontebba,caserma “Zanibon”, 3°/’43. L’invito èrivolto anche al comandante dellacompagnia, capitano Pradi e al tenen-te Congui. Per informazioni contattareMarino Roiatti al nr., 0432-667716;oppure telefonare al presidente dellasezione di Cividale, Gianni Cedermaz,che in quel periodo era tra gli AUC, alnr. 0432-728134.

Gian Luigi Ravera, presidente dellasezione di Casale Monferrato, ha incon-trato due commilitoni che non vedeva da35 anni. Sono Bertino Secondo, di Pessi-netto (Torino) e Ivano Martinelli, di Mon-calieri: erano a Belluno, nel 3°/’65, gr.“Lanzo”, 47ª btr., comandata dal cap. Vit-torio Scavino.

6° ALPINI, ANNI ‘75/76 ADUNATA IL 23 MARZO

E’ in programma il 3° raduno degli alpinidel 6°, btg. “Trento”, caserma “CesareBattisti” di Monguelfo (Bolzano), anni‘75/76. L’appuntamento è fissato per il 23marzo, presso il ristorante “3 Re” a Como.Per ulteriori informazioni contattare Ste-fani, al nr. 0461-993351; Miglioranzi, 045-955312; oppure Costa, 045-952024.

Durante il raduno interse-zionale di Cagliari, ElsoVola e Luigi Leoni si sonoritrovati dopo 35 anni. Nel ‘64 erano al depositodella “Taurinense”, caser-ma “Monte Grappa”, diTorino. Chi li riconoscesse evolesse contattarli per unarimpatriata, può telefonarea Elso Vola, al nr. 011-9610828.

Renzo Carotta, capogruppo di Francoforte eRenzo Bonafini, capogruppo di Spiazzo Ren-dena (Trento) si sono ritrovati a Brescia, inoccasione dell’Adunata nazionale. Cin-quant’anni fa erano a Merano, 6° rgt., btg.“Trento”, cp. “La Tenace”.

Vito Pedrotti, Guido Biresti e Guido Verone-si non si vedevano dal lontano 1942, quandoerano a Brunico, nel btg. “Trento”, 45ª com-pagnia. Si sono incontrati ad una festa alpi-na, durante la quale hanno festeggiato i loro78 anni.

Grazie alla nostra rubrica “Alpino chiama Alpino” Angelo Tri-ches, di Belluno e Tommaso Aldeghi si sono potuti riabbracciarenella sede degli alpini di Montello, a 41 anni dal congedo. All’appello però, mancano ancora due commilitoni: GiuseppeFustini di Bologna e Paolo Biso di La Spezia. Contattare CarmeloLorenzi al nr. 035-681293.

Gli alpini trsmettitori della “Julia”, 1°/’94, che tra gli anni ‘55 e‘57 erano a Montorio Veronese, a San Giorgio a Cremano e aUdine, cercano i commilitoni per una rimpatriata, organizzataper la prossima primavera. Per informazioni contattare PaoloPonte, al nr., 0444-920167: e-mail: [email protected] Nella foto siriconoscono Giorgio Frigo, Luigi Dal Maistro, Vitaliano DalSanto, Orazio Capraro e Giancarlo Busellato.

Cinque reduci di Russia si sono incontrati durante una gita aBellagio (Como) in occasione del gemellaggio tra il gruppo alpi-ni di Bellagio e quello di Ponte di Legno.

Ritrovo a Merano, degliartiglieri gruppo Vestone,alla caserma “Cesare Batti-sti”. Per la prossima rim-patriata, in programma peril mese di aprile in occasio-ne dei 40 anni dal congedo,telefonare ad Alfredo Mila-ni, 035-618258.

Ci si può incontrare dopo tanti annianche fra cugini… E’ quanto è succes-so a Fabio Festorazzi, capogruppo diPerledo (Lecco) e suo cugino Gian-franco Poretti, iscritto al gruppo alpinidi Sudbury (Canada).

In occasione dell’intitolazione dell’area monumentale del paese al btg.Saluzzo, Maurizio Beolè (a destra) e Franco Re, entrambi del gruppo diPaesana, hanno incontrato dopo più di dieci anni l’allora sottotenente,oggi capitano del 2° Alpini, Giorgio Valla.

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Incontri’

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Incontri

Romano Falchi, Giuseppe Guaita e Silvano Massainiche prestarono servizio al Q.G.O. di Merano, a 30anni dal congedo hanno potuto abbracciare il lorocomandante Ercole De Bartolomeis (oggi generale inpensione), grazie anche alla collaborazione delcomandante del btg. Edolo Walter Segata e all’aiu-tante Di Natali. Si sono lasciati con la promessa diritrovarsi presto. Parliamo spesso dello spirito diCorpo e del rispetto che gli alpini conservano per iloro comandanti. Eccone un commovente esempio.

Giancarlo Corvi e ArmandoDaves si sono incontrati in occa-sione della cerimonia di inaugu-razione della nuova sede alpinadi Aprica (sezione Tirano). Qua-rant’anni fa erano al 6° Alpini.

Foto ricordo scattata alla caserma “Monte Finale” di Braccianodegli allievi del 141° corso AUC, 3ª batteria, a 10 anni dal congedo.Insieme a loro posano anche l’allora comandante Francesco Fiore(in uniforme) e il sottocomandante di batteria Cristiano Dechigi.

Foto di gruppo degli arti-glieri da montagna della14ª e 15ª btr. del gruppoConegliano, brigata Juliache hanno festeggiato i 30anni dal congedo insiemeal loro comandante gen.Silvio Mazzaroli e al ten.col. Gori. Chi desiderassepartecipare al prossimoincontro può telefonare aLuciano Scattolin, al nr.0422-306264.

Il rientro in Italia, per una breve vacanza, èstato l’occasione di stare ancora insiemeper Guerino Marinucci, Clemente Cincised Ettore Guglielmi, che si sono ritrovati aFossa (L’Aquila). Marinucci e Guglielmi,che adesso vivono in Canada, nel ‘50erano con Cincis alla caserma “DamianoChiesa” di Trento. (Data la particolaritàdell’incontro, pubblichiamo la foto anchese i tre alpini sono senza cappello).

Si sono incontrati dopo 40 anni, aUdine, in occasione dell’Adunatadella “Julia”. Sono Mario Gobbo diSpilimbergo (Pordenone) e BrunoPaolini di Pavia di Udine; nel ‘59erano a Tolmezzo alla caserma“Cantore”, cp. comando e servizi,11° rgpt. Alpini da posizione.

All’Adunata di Brescia si sono incontratiAntonio Cardi, di San Leonardo Valcellina(Pordenone) e Domenico Santarossa, emi-grato in Australia, ma originario di Rove-redo in Piano (Pordenone). Negli anni ‘51/52 erano nella 6ª cp. “Labella”, btg. Tolmezzo. Li vediamo, mentreposano sorridenti per la foto ricordo insie-me al cugino di Santarossa (a sinistra),anche lui emigrato in Australia.

Adolfo Gecchele, di Buttrio (Udine)marconista della cp. trasmissionialla caserma “Fantuzzi” (Belluno)ha incontrato ad Arcole (Verona) ilsuo comandante Nereo Lorenzutti. Durante l’incontro la sorpresa, gliabbracci, i ricordi e la promessa diritrovarsi.

Il raduno di Bra (Cuneo) èstata l’occasione di ritro-

varsi per gli alpini che,trent’anni fa, erano nella

compagnia comandominuto mantenimento

CAR della “Taurinense” aBra. Eccoli mentre posano

per la foto ricordo.

Si sono trovati a 30 anni dal congedo gli alpini del 1°/’69, 9ª cp.,btg. “Mondovì” che erano alla caserma “Maria Plozner Mentil” diPaluzza (Udine). Per il prossimo incontro telefonare a Moos, al nr.0432-672714.

Giovanni Bolis, Franco Scaccabarozzi,Nani Rondalli e Pierantonio Bondioni sisono incontrati a Cisano Bergamasco.Trentotto anni fa erano nel 5° Alpini dellabrigata “Orobica”, alla caserma “Rossi” diMerano. Per informazioni sui prossimiincontri telefonare a Giovanni Bolis, al nr.035-782520.

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Dalle nostre sezioniDalle nostre sezioni

Quarto raduno della sezione aCarrara, organizzato con il patroci-nio del Comune e della Provincia diMassa Carrara il cui gonfalone èdecorato di medaglia d’Oro al ValorMilitare. Una medaglia d’Oroampiamente meritata dagli eroicialpini della divisione Cuneense:ben 537 originari della provinciacaddero in terra di Russia. Il radu-no si è svolto all’insegna del ricor-do di questi Caduti e per dimostra-re ancora una volta, se ce ne fossebisogno, il rispetto e l’onore chedobbiamo ai reduci sopravvissuti e

Festa di gruppo, a Dolzago, inoccasione del 35° anniversario di

fondazione. Vediamo gli alpini conil sindaco e il comandante deicarabinieri della cittadina posareper la foto ricordo.

così tanto cari.Gli alpini, non solo di Massa e

Carrara, ma anche della Lunigiana,di Pisa, Livorno, Lucca, la Garfa-gnana, La Spezia, Firenze, ReggioEmilia, Cuneo e di Borgo San Dal-mazzo si sono radunati in piazzaAlberica per stringersi attorno ainostri vessilli e gagliardetti, al Gon-falone della Provincia sul qualespicca la medaglia d’Oro al V.M. eal gonfalone di Carrara scortato dalvice sindaco alpino Angelo Guada-gni e i gonfaloni di Carrara e diCasola Lunigiana. C’erano il nostro

presidente nazionale Beppe Paraz-zini con il presidente della sezioneAlessandro Rolla, il tenente genera-le Aldo Varda, comandante laRegione territoriale Centro Italia edecano dei comandanti alpini inservizio, e numerose altre autoritàmilitari e civili.

Gli alpini hanno raggiunto in cor-teo piazza 2 Giugno, precedutidalla fanfara della Filarmonica“Giuseppe Verdi” di Carrara, edhanno deposto una corona al cipposul quale è incisa la motivazionedella medaglia d’Oro conferita allaProvincia.

Successivamente il corteo ha rag-giunto piazza Gramsci, dove il vicesindaco Guadagni ha dato il benve-nuto agli alpini, affermando che ilraduno della sezione è una bellatradizione alla quale i cittadini nonvogliono più rinunciare.

Il presidente della sezione Rollaha detto che la sezione è impegnatacostantemente a praticare il motto“onorare i morti aiutando i vivi”all’insegna di una alpinità tenace-mente difesa da quanti intendonoeliminare la leva e ridurre la forzadelle Truppe alpine.

Il ten. generale Aldo Varda haaffermato che possono anche cam-biare i tempi ma non cambierà mailo spirito alpino e si è detto orgo-glioso di essere il decano deicomandanti alpini.

Ha chiuso gli interventi il presi-dente Parazzini, che in un appas-sionato discorso più volte interrottodagli applausi, ha difeso i valoridella leva e in special modo dellaleva alpina, scuola di vita primaancora che sacro dovere. “Nonrinunceremo mai a difendere inostri ideali”, ha detto il presidentefra gli applausi.

Al termine della parte ufficiale,gli alpini hanno raggiunto ilduomo, dove il vescovo monsignorEugenio Binini ha officiato una S.Messa in suffragio dei Caduti.Dopo il rancio alpino, in piazzaGramsci, la Filarmonica si è esibitain un concerto che ha conclusofestosamente il raduno.

Da Calolziocorte un esempio di grande solidarietà alpina

Ecco un classico esempio di solidarietàalpina. Non lo diciamo per noi: gli alpinisanno benissimo cosa significa. Lo scrivia-mo per coloro ai quali, non alpini, occorredi tanto in tanto ricordare cosa vuol direaver fatto la naja col cappello alpino intesta: un cappello che diventa così grandeda caratterizzarci tutta la vita.

Da diversi anni gli alpini del gruppo diCalolziocorte, con l’impegno degli alpinidi tanti altri gruppi della sezione, aiutanol’Istituto dei tumori di Milano sostenendoiniziative per l’acquisto di apparecchiatu-re e strumentazioni specifiche per tratta-menti particolari sulla base delle esigenzeche gli stessi responsabili dei reparti indi-cano.

L’ultimo aiuto concreto è stato l’acqui-sto di cinque apparecchiature infusionaliper la somministrazione di un nuovo far-maco chemioterapico, impiegato per lacura dei tumori alla testa e al collo.

Gli alpini della sezione hanno trovato lasolidarietà della popolazione, che benvolentieri ha aderito all’iniziativa dellepenne nere.

MASSA CARRARA

Due alpini nominati dal Papacavalieri di San Gregorio Magno

Il Santo Padre Giovanni Paolo II su proposta di mons. GaetanoBonicelli, arvicescovo emerito di Siena - ha nominato cavalieri del-l’ordine di San Gregorio Magno il capogruppo degli alpini diBonate Sopra Luigi Frigeni e l’alpino Ferdinando Ravasio delgruppo di Sant’Antonio D’Adda (Sezione di Bergamo) “per l’altocontributo dato in favore della diocesi di Siena”. “Da anni il loroservizio, la loro disponibilità incondizionata ai bisogni più urgentidella Chiesa – ci scrive lo stesso arcivescovo - li ha portati dallaprovincia di Bergamo al volontariato in varie diocesi italiane, e traqueste la diocesi di Siena. Encomiabile il lavoro svolto per il Con-gresso eucaristico nazionale, per il seminario, per le varie strutturediocesane; esempi questi di una apertura ai bisogni della chiesauniversale. Con quest’alto riconoscimento si sono voluti premiarel’impegno e la testimonianza di quanti si sono sempre resi disponi-bili e ricordare a tutti che rimane ancora molto lavoro da fare e checiascuno è chiamato a una risposta immediata e concreta”.

La cerimonia di consegna dell’onorificenza ai due neo cavalierisi e’ svolta nel santuario della Madonna dei Campi di Stezzano, inprovincia di Bergamo, durante la celebrazione della S. Messa offi-ciata dallo stesso mons. Gaetano Bonicelli. Al termine della ceri-monia autorità e amici convenuti hanno festeggiato insieme ai duecavalieri. (Nella foto)

LECCO

Le autorità alla cerimoniadi saluto agli alpini durante

il raduno sezionale.

Raduno della sezione nel ricordodegli eroici Caduti della “Cuneense”Raduno della sezione nel ricordodegli eroici Caduti della “Cuneense”

A Costa Mala, una frazionedel Comune di Licciana Nardi,il monumento ai Caduti era instato di avanzato degrado. Glialpini del paese, che fannoparte del gruppo di Tresana,hanno deciso di intervenire e diriportare il monumento al suostato originale. Hanno trovato ilpieno assenso della popolazio-ne e così è stato possibile realiz-zare la ristrutturazione. Ecco glialpini, con il sindaco di LiccianaNardi, il presidente della sezio-ne La Spezia Alfredo Ponticellie il capogruppo di Tresanaposare per la foto ricordodavanti al monumento.

LA SPEZIATutti insieme, al monumento restaurato

BERGAMO

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Dalle nostre sezioni

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Dalle nostre sezioni

In occasione dell’inaugurazionedella nuova sede del gruppo, si èsvolto a Gallio il raduno della sezio-ne “Monte Ortigara” di Asiago. Allacerimonia hanno partecipato, oltreai soci ed al consiglio della sezionecon il presidente Massimo Bonomo,il consigliere nazionale Vittorio Bru-nello, il rappresentante del sindaco,

i presidenti delle sezioni consorelledella provincia, Ruggero Rossatodi Vicenza, Roberto Genero diMarostica, Luigi Cailotto di Valda-gno, con vessilli e numerosigagliardetti.

Ha allietato la cerimonia labanda “M.Lemerle” di Cesuna diRoana. Va riconosciuto giustomerito agli alpini del gruppo diGallio, che con il loro impegno ededizione, hanno saputo costruirsila propria “baita”.

ASIAGONuova baita per gli alpini di Gallio inaugurata al raduno della sezione

TREVISOCrocetta del Montello: sito del gruppo ed e-mail

UDINEGiornata della memoria a Magnano in Riviera,a 25 anni dal terremoto

Un lungo corteo aperto daigonfaloni dei comuni di Magna-no in Riviera, Conco e Romanod’Ezzelino, seguiti da centinaiadi penne nere con i vessilli dellesezioni di Asiago, Bassano delGrappa, Marostica, Padova,Udine, Valdobbiadene e Vicenzae da 57 gagliardetti dei gruppi,ha aperto le manifestazioni inricordo del 25° anniversario deltremendo sisma che nel ‘76 colpìil Friuli.

E’ stato il giorno della memo-ria: sono stati ricordati RomeoPiccoli, sindaco alpino del terre-moto e della ricostruzione pre-maturamente andato avanti eFranco Bertagnolli, anima eguida con il generale Dal Fabbrodel cantiere ANA n°1, ricordatonel suo intervento dal presidentedella sezione di Udine RobertoToffoletti e dal capogruppo diMagnano, Gianluca Tomat.

Nella chiesa parrocchiale rico-struita, l’arcivescovo di Udinemons. Alfredo Battisti ha officia-to la S. Messa, accompagnata dalcoro vicentino “Romano d’Ezze-lino” e da quello tedesco diUnterstein.

Terminata la funzione, il sin-daco di Magnano in Riviera,Mauro Steccati, ha ricordatoquanti in quel momento difficilesostennero la popolazione, paro-le riprese anche negli interventidell’assessore provinciale Carne-lutti e di don Kaspar, parroco diUnterstein.

La giornata si è conclusa conuna breve cerimonia di gemel-laggio tra gli alpini della “Julia”rappresentata dal col. GiuseppeBosco, comandante del battaglio-ne logistico di stanza a Vacile eun reparto dell’esercito tedesco,rappresentato dal comandantedella “Strub Kaserme” di Berch-tesgaden, ten. col. Sahm.

FIRENZEFesteggiati i 10 anni del Sentiero della Pace

Nell’estate del 1991 venne inaugurato sull’Ap-pennino tosco-emiliano il 1° Sentiero della Pace,presenti personalità di vari Paesi d’Europa ecentinaia di penne nere con l’allora presidentenazionale Nardo Caprioli e numerosi ex com-battenti che, su fronti opposti, si scontraronodurante l’inverno ‘44-45. Il Sentiero della pace,luogo di incontro fra uomini che oggi difendonoinsieme la pace e convivono sempre più stretta-mente in una Europa unita, inizia in localitàButale, sopra Cutigliano (Pistoia) e raggiunge illago di Pratignano, sul versante emiliano, nelcomune modenese di Fanano.

A dieci anni da quella storica ricorrenza glialpini hanno voluto rievocare questo avveni-mento ritornando al cippo dal quale inizia ilSentiero. Con loro c’era anche Nardo Caprioli,che vediamo nella foto in mezzo agli alpini.

Gli ottant’anni della Sezione(con torta di…compleanno)

La sezione di Firenze ha compiu-to ottant’anni l’estate scorsa, ed èstato un anniversario celebratosolennemente in autunno nellacaserma che ospita la sede dellasezione degli alpini, alla presenzadel presidente nazionale BeppeParazzini, intervenuto a fianco delpresidente della sezione e consiglie-re nazionale Gian Carlo Romoli. Tregli ospiti più illustri, il ten. generaleVarda comandante la Regione Mili-

tare, il maggior generale Job coman-dante la Scuola sottufficiali dell’E-sercito, il capo di stato maggioredella Regione militare brig. genera-le Tozzi, i consoli a Firenze di StatiUniti, Germania, Svizzera e Princi-pato di Monaco, i comandanti pro-vinciali dei carabinieri e della guar-dia di Finanza. Dopo l’omaggio aiCaduti e la S. Messa in suffragio deiCaduti alpini nei 129 anni delCorpo, sono stati ricordati gli alpiniche nel lontano 1921 fondarono la“Sezione Toscana”. Dopo il salutodel presidente della sezione Romoli

e del presidente nazionale Parazzi-ni, alpini e invitati hanno partecipa-to a un pranzo, seguito da cantealpine e, nel pomeriggio, da un buf-fet con l’immancabile torta di com-pleanno con le ottanta candeline.

Il giorno precedente, Parazziniaveva partecipato alla riunione delconsiglio direttivo della sezione enella mattinata della cerimoniaaveva incontrato i capigruppo dei27 gruppi della sezione di Firenzesparsi nelle province di Firenze,Arezzo, Perugia, Pistoia, Prato eSiena.

Ormai non passa giorno senza che qualche gruppo si colleghi alla reteinformatica. Così è avvenuto anche per gli alpini del gruppo di Crocettadel Montello, sezione di Treviso, un paese dal quale sono partiti tanti emi-grati. Il sito internet del gruppo è http://anacrocetta.8k.com , mentre l’in-dirizzo di posta elettronica di riferimento è [email protected]

Sito e posta elettronica saranno utili anche a tutti gli emigrati che inten-dono mantere i contatti con i loro compaesani alpini. I quali dall’autunnoscorso hanno una nuova sede, inaugurata in occasione dell’adunata dellasezione con una grande festa. La “Casa degli Alpini”, com’è stata subitochiamata, rappresenta il coronamento di un sogno e di tanti sacrifici.Unica nota di tristezza della bella giornata inaugurale: la mancanza dialcuni “veci” che si sono prodigati nella costruzione della baita e che sonopurtroppo andati avanti prima di vederla realizzata.

Nella foto: la Casa degli Alpini. All’ingresso è stato posto un monumento per ricordare e onorare i Caduti.

Un momento della cerimonia dell’omaggio ai Caduti. In prima fila, tra il presi-dente nazionale Parazzini e il presidente della sezione Romoli, il ten. generaleVarda, il maggior generale Job, il brig. generale Tozzi e il col. Guglielmo.

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Dalle nostre sezioni

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Dalle nostre sezioni

Al cimitero di guerra del Mandron,sull’Adamello

L’estate scorsa un gruppo dialpini dell’Alto Garda e della valdi Ledro con il consigliere sezio-nale Enrico Bressan hanno rag-giunto il cimitero di guerra delMandron, a 2480 metri di altitudi-ne, nel gruppo dell’Adamello,teatro della Guerra Bianca.

Il cappellano don Rinaldo Binel-li, 82 anni portati benissimo, hacelebrato una S. Messa nella pic-cola chiesetta del cimitero. Poi glialpini hanno deposto un fiore suogni tomba.

E’ stata una cerimonia austera esemplice, che si ripete ogni anno eha un significato immenso.

TRENTOSul monte Corno, dove nel 1916furono catturati Battisti e Filzi

Il 10 luglio 1916, negli aspri com-battimenti per la conquista delmonte Corno, in Vallarsa, vennerocatturati Cesare Battisti e FabioFilzi, i martiri trentini che, accusatidi alto tradimento nei confronti del-l’impero austro-ungarico, sarannoimpiccati dagli austriaci nel castel-lo-fortezza a Trento. In quell’azio-ne, perse la vita, fra i tanti, la meda-glia d’Argento al Valor MilitareLuigi Casonato, sottotenente deglialpini, vicentino.

Ogni anno, gli alpini della sezio-ne di Trento, partecipano a unacerimonia organizzata dai gruppidi Vanza e Vallarsa, in collaborazio-ne con quelli di Rovereto e con laSezione. Una S. Messa è stata offi-ciata sul monte Corno, al cippo chericorda i martiri trentini, dal decanodi Rovereto monsignor Elicetti, pre-senti numerose penne nere trentinecon il presidente della sezioneCarlo Margonari, delegazioni dialpini giunti dalle sezione di Vicen-za e di Verona e il col. D’Acunto del

Comando militare regionale.Corone sono state deposte al

cippo dei due Martiri e un’altra èstata portata dagli alpini di Camisa-no Vicentino, presso la targa chericorda il sacrificio del sottotenenteCasonato.

Significativa la presenza dinumerosi sindaci o delegati dei sin-daci dei paesi del circondario, con iGonfaloni: Gios per Vallarsa, Bisoffiper Trambileno, l’assessore Sala e ilconsigliere comunale Chiocchettiper Rovereto, il consigliere Zololer

per Brentonico, il sindaco di Cami-sano.

Nel pomeriggio dello stesso gior-no a Pian del Cheserle, al cimiterodi guerra austro-ungarico, è statadeposta una corona in omaggio atutti i Caduti.

La domenica successiva una ana-loga commemorazione si è svolta alDoss Trento, che sovrasta il capo-luogo, presso il mausoleo dedicatoa Cesare Battisti.

L’annuale adunata del 2001 dellasezione alpini di Reggio Emilia, allaquale è stata abbinata la giornatainternazionale dei soldati della monta-gna (IFMS) fortemente voluta dal pre-sidente Ivo Castellani, si è svolta aVilla Minozzo, nel cuore dell’Appen-nino reggiano con un fine settimanaparticolarmente intenso.

Il sabato è iniziato con la camminataal rifugio “Cesare Battisti” e un sugge-stivo alzabandiera a quota 2000,accompagnato dall’Inno di Mamelicantato dagli alpini. La giornata è pro-seguita con l’apertura di interessantis-sime mostre nella Rocca di VillaMinozzo, tra cui quella dedicata all’e-popea degli alpini nella Campagna diRussia, curata dal reduce PasqualeCorti, artigliere alpino, e una sull’atti-vità della federazione soldati di mon-tagna. Nella stessa Rocca è aperta unamostra permanente sulla vita e gliantichi mestieri montanari e sulle rap-presentazioni del tradizionale “Mag-gio”. A sera, dopo la cena, concerto dicori alpini, con i “Cardellini del Fonta-nino” di Grosseto, il “Canossa”, ilGigante” e “Le voci lassù” di Reggio.

La domenica, onori al Labaro nazio-nale - scortato dal vice presidentenazionale Vittorio Costa e dai consi-glieri nazionali Giorgio Sonzogni eVittorio Brunello – e ai gonfalonidecorati. Dopo la S. Messa è iniziata lasfilata per la cittadina imbandierata,tra due ali di folla. Seguivano il Laba-ro nazionale, i gonfaloni della Provin-cia di Reggio Emilia e quelli deiComuni di Villa Minozzo, Ramiseto,

Busana, Castelnovo ne’ Monti, Casinae Collagna, i vessilli di ben 11 sezionie i gagliardetti di 63 gruppi, dodicisindaci del circondario con il sindacodi Villa Minozzo Felicino Magnani ecentinaia di penne nere, rappresentan-ti delle varie associazioni d’Arma e larappresentanza dell’Associazionevolontari di guerra. C’erano, applau-ditissimi, quindici reduci di Russia.Facevano spicco il grande tricoloredella sezione alpini di Reggio Emilia,lo striscione “Lasciateci i nostri alpinidi leva” e il primo Tricolore Cispada-no. Nella piazza della cittadina, dopogli onori ai Caduti, ha preso la parolail segretario generale I.F.M.S. PeterWalker per presentare finalità e rap-porti della Federazione con la nostraAssociazione e illustrare le affinità divita e di sentimenti con gli alpini.Quindi è stato consegnato il premioIFMS, promosso dagli alpini del grup-po di Azzano San Paolo, alla sezione“Valcamonica”, nelle mani del presi-dente Gianni De Giuli, conferito per ilunghi lavori di recupero delle testi-monianze della Grande Guerra sulMontozzo, al passo del Tonale: unvero museo all’aperto (ne abbiamoscritto sul numero di gennaio scorso,n.d.r.).

Ha quindi preso la parola il vicepresidente nazionale Vittorio Costa,che si è soffermato sull’impegno del-l’ANA nella salvaguardia dei valoridella leva.

Il sindaco di Villa Minozzo FelicinoMagnani, non nascondendo la suacommozione, ha esaltato i valori degli

alpini e ha ringraziato particolarmentegli alpini del gruppo di Villa Minozzoper il lavoro svolto e la perfetta orga-nizzazione della due giorni.

Ha chiuso la parte ufficiale dellamanifestazione il presidente dellasezione di Reggio Emilia Ivo Castella-ni, che dopo avere ringraziato l’ammi-nistrazione comunale, i quadriI.F.M.S., le autorità, i cittadini e in par-ticolare gli alpini del gruppo e i volon-tari della Protezione civile, ha ricorda-to la fruttuosa attività della sezione edei gruppi in interventi umanitari,nell’organizzazione delle manifesta-zioni associative, nelle cerimonie peronorare e ricordare i Caduti e in tantealtre occasione nelle quali hannodimostrato con i fatti la coerenza deglialpini reggiani alla loro storia, ai lorodoveri verso l’Associazione e lasocietà.

Nella foto: la cerimoniasul monte Corno.

Il Labaro nazionale apre il corteo,seguito dai gonfaloni della Provincia edei Comuni.

Sotto: gli stemmi dei Paesi aderentiall’IFMS, la Federazione internazionaledei soldati della montagna.

REGGIO EMILIA

Fine settimana di festa a Villa Minozzo per l’adunata sezionalee la Giornata I.F.M.S.

Fine settimana di festa a Villa Minozzo per l’adunata sezionalee la Giornata I.F.M.S.

Il reduce Pasquale Corti, curatore dellamostra sulla campagna di Russia, tra ilsindaco, il generale Pietro Rapaggi (giàpresidente della sezione, che tutti ricorda-no per la grande Adunata nazionale svol-ta nella Città del Tricolore) e l’attualepresidente della sezione Ivo Castellani.

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Dalle nostre sezioni all’estero

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Dalle nostre sezioni

Il gruppo di Stoccarda ha organizzato la tradizionalegara di tiro a segno, giunta quest’anno alla 16ª edizione.Nel poligono di Wendlingen si sono affrontate 13 squa-dre, 55 partecipanti tra penne nere, amici degli alpini eriservisti tedeschi.

Erano presenti il vicepresidente sezionale e capogruppodi Aalen Giovanni Sambucco, il gruppo di Augsburg gui-dato da Redivo e i riservisti di Stadtbergen, di Geislingen,

Heidenheim e Waldhausen. Gli onori di casa sonostati fatti dal capogruppo di Stoccarda, Fabio De Pel-legrini che nel suo intervento ha salutato l’amicopadre Tomas, da poco nominato vescovo e in procin-to di partire per l’Eritrea.

Nella categoria “alpini in congedo”, la classificafinale ha visto primeggiare la squadra di Stoccardache ha conquistato anche il secondo posto, seguita daquella di Aalen. Miglior tiratore è stato W. Frank,seconda Giovanna Sambucco.

A Porrentruy, nel Canton Giura, si è svoltala festa sezionale con la tradizionale marciadi regolarità “Oscar Gmürr”, giunta alla 33ªedizione.

In rappresentanza di tredici gruppi, i 76concorrenti, dei quali 40 alpini, sotto il con-trollo di Borsetto e Massaro, hanno affronta-to gli oltre 10 km in tre tappe, 2 ore e mezza.

Era attesa una nuova vittoria dello specia-lista Poletti (marcato a uomo!), invece l’haspuntata Fiorenzo Morassi, davanti a RenatoSialino e Luigi Del Fabbro.

Durante la premiazione il sindaco dellacittà di Porrentruy, ha rimarcato come la pre-senza della cultura italiana sia viva e rivoltaalla vita della comunità, come il grado d’in-tegrazione sia alto e il rispetto conseguito siafrutto di impegno e stretta collaborazionecon la gente del posto.

Anche il presidente sezionale Merluzzi haricordato quanto si può raccogliere dopouna buona semina!

GERMANIAStoccarda: 16ª gara di tiro a segno a Wendlingen

SVIZZERAFesta sezionale e trofeo Oscar Gmürr

I premiati e il sindaco di Porrentruy con il presidente Merluzzi.

I partecipanti alla gara di tiro a segno con i vincitori delle varie categorie.

LUINOA Pino un monumento ai Cadutie una piazza dedicata agli alpini

Grande festa a Pino, organizzata daglialpini del gruppo Pino-Tronzano-Bassano,per l’inaugurazione di un monumento aiCaduti. Nell’occasione, sono state anchededicate due piazze, una chiamata “LargoAlpini” e l’altra “Largo El Alamein”,ricordo della storica battaglia del secondoconfitto mondiale.

Le celebrazioni sono iniziate con una S.Messa in suffragio di tutti i Caduti, offi-ciata da don Ennio Campoleoni e accom-pagnata dai canti del coro “Città diLuino”. Al termine si è formato un corteopreceduto dal Gonfalone del Comune diPino scortato dal sindaco Silvio Fiorini, il

PARMAVarsi: Inaugurato il parco degli Alpini

A Varsi (Parma), in località BoscoLe Querce, è stato inaugurato ilparco degli Alpini, dedicato ai“Ragazzi del ’99.

Erano presenti il sindaco di VarsiGiorgio Bertorelli, l’assessore Osval-do Ghidoni, il capogruppo AldoBarbuti e il presidente della sezionedi Parma Maurizio Astorri. Monsi-gnor Michele Ponzini e il parroco diVarsi don Giacomo Giovanellihanno celebrato la S. Messa.

VALLECAMONICABorno: festa alpina in onore del cardinal Re

Gruppo di Borno in festa, unafesta tutta speciale sia per lagrande partecipazione di tantepenne nere, sia soprattutto, perun ospite d’eccezione: il cardina-le Giovanni Battista Re, prefettodella congregazione dei vescovi esocio benemerito dell’Associazio-ne, che nell’occasione ha ricevutola tessera n°1 del gruppo.

C’erano il presidente dellasezione Valcamonica Gianni DeGiuli, il prefetto di Brescia, ilcolonnello (alpino) Santo Chichie numerosi sindaci della zona.

vessillo della sezione di Luinocon il presidente Alberto Bol-drini e il consigliere nazionaleSergio Bottinelli. Quindi igagliardetti di numerosi gruppiANA e delle altre associazione

d’Arma. Dopo la benedizionedel Largo Alpini e del Largo ElAlamein, il corteo ha raggiuntoil monumento ai Caduti alquale è stata deposta una coro-na (nella foto).

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“L’amore per la montagna non muore mai”, ciscrive Alessandro Callegari, gruppo di Villor-ba (Treviso), mandandoci la foto del nonno,

83enne, reduce di Grecia, mentre percorre ilsentiero che porta al rifugio Contrin, in alta

val di Fassa. Siamo a fine giugno, ma lemontagne sono ancora imbiancate, il cielo

velato dalla leggera foschia del mattino. Il sentiero è sassoso, ma bastano un basto-

ne per rendere sicuro il piede e un grancuore per continuare a salire, salire, salire…

Obiettivo sulla montagna