siena book finale

21

Upload: monrif-net

Post on 29-Mar-2016

242 views

Category:

Documents


2 download

DESCRIPTION

SIENA Book Finale

TRANSCRIPT

Page 1: SIENA Book Finale
Page 2: SIENA Book Finale

•• 8 CAMPIONATOGIORNALISMO MARTEDÌ 7 FEBBRAIO 2012

«Si giocaper crescere bene»Dallaplay-stationalla campana,modi diversi di relazionarsi

SBRIGATI! Smettila di giocare,non vedi che è tardi? Chi di noinonha mai sentito frasi come que-ste?D’ora in poi, però potremo ri-spondere che il gioco è importan-te per crescere in modo sano edequilibrato. Ce l’ha insegnato unbel progetto dal titolo «Giocare &crescere» promosso dall’Istitutocomprensivo Graziano da Chiusi,in collaborazione con l’AziendaUsl 7 di Siena e il Comune diChiusi insieme a enti e associazio-ni locali. Il progetto si è sviluppa-to seguendo un percorso di educa-zione alla salute e alle emozioniche ha visto la partecipazione diesperti come Paolo Sarti, pediatraed artista e dello psicologo Giu-seppe Sparnacci che hanno messoa confronto i giochi dei ragazzi diieri e di oggi presentando i vantag-gi dei giochi di strada, oggi quasicompletamente abbandonati a fa-vore dei video-game. Quei giochierano fatti di niente, non serviva-no cioè materiali costosi, ma eranecessario dimostrare bravura,forza, scaltrezza. Quelli erano gio-chi in cui eri tu a dover trovare glistrumenti per giocare e dovevi im-

parare a contrattarli con i coeta-nei. Inoltre erano giochi colletti-vi, dove giocare con gli altri vole-va dire entrare in contatto con lo-ro e risolvere i conflitti che nasce-vano. Noi ragazzi invece passia-mo molto tempo in casa, sedutidavanti alla play. «Tornate a gio-care per strada», è il consiglio che

ci siamo sentiti ripetere e che si èconcretizzato, l’ultimo giorno discuola, quando abbiamo trascorsotutta la mattina facendo giochi distrada che molti di noi ignorava-no. Un’occasione per scoprire di-vertimenti alternativi a quelli tec-nologici: unpercorso a ritroso dal-la playstation alla campana. «L’in-

tento, – ha spiegato la preside delnostro istituto, Rita Albani - nonè stato tanto quello di sostituire igiochi tecnologici con quelli diuna volta (del resto sarebbe pocorealistico), ma di offrire ai ragazzie agli adulti l’opportunità di cono-scere anche modi diversi di gioca-re, di relazionarsi con gli altri:un’opportunità di riappropriarsidel gioco motorio spontaneo perdi più con la possibilità di ripren-dersi alcuni spazi cittadini, chegià di per sé favorirebbero la libe-ra socializzazione». Unanuova oc-casione per tornare in piazza ci sa-rà a giugno, quando andrà in sce-na una partita a scacchi in PiazzadelDuomo.Uno spettacolo teatra-le con personaggi in costume, maanche una iniziativa per diffonde-re il gioco degli scacchi. Un passa-tempo insuperabile nel quale lafortuna conta poco e la capacità diusare al meglio le proprie risorse,invece, è l’unica dote che assicurala vittoria. A proposito di risor-se… sarà anche un’occasione perpromuovere il nostro paese e chis-sà che un domani Chiusi non di-venti una piccola Marostica!

GIOCHI DI STRADA? Una volta ne esistevanotanti e i nostri nonni li amano ancora. E’ per que-sto che vogliono farceli conoscere e ce li ripropon-gono anche in iniziative pubbliche, come quelle re-alizzate dall’Auser nel 2011. «Noi nonni si sa, vo-gliamo mantenere le tradizioni – dice il presiden-te, Emo Canestrelli — e quest’anno abbiamo volu-to riproporre tre giochi della nostra giovinezza: ilRuzzolone, il gioco del Cacio e quello della Pia-stra». Il primo, ci spiega, consiste nel far andareper strada la ruzzola, avvolta in una cintola fissataal polso del giocatore. Vince chi va più lontano: so-no ammessi 3 tentativi e si può giocare con la rin-corsa o a piede fermo. L’abilità sta nel farla ruzzola-re senza farla sbattere contro eventuali ostacoli. Laruzzola è in legno e pesa fino a due chili. «Si giocain campagna, — dice il presidente — e una volta

era il divertimento della Quaresima e si conclude-va il Sabato Santo con una merenda a base di ciac-cia di Pasqua, capocollo, ciambella dolce e vinonuovo. Non c’era competizione tra i giocatori, eraun gioco amichevole».

NEL LANCIO del cacio invece, si lancia una for-ma di pecorino ben stagionata. Qui l’agonismo èpiù acceso perché può capitare che, in salita, il ca-cio si fermi e torni indietro, con grande diverti-mento del pubblico e sfottò per il malcapitato. An-che questo gioco si chiudeva con una bella meren-da a base di pane e formaggio. Il gioco della Piastracon il Lusso infine, consiste nel tirare una matto-nella - una ‘campigiana’, di quelle con cui ci si fa ilpavimento - e poi di far cadere delle monete su diessa.

EMO CANESTRELLI, PRESIDENTE DELL’AUSER DI CHIUSI, RACCONTA UNA BELLA INIZIATIVA

Tornanoavivere i giochi del tempoche fu

GIUGNO 2012 La partita a scacchi in piazza

CRONISTI INCLASSE

IL GIOCO può essere an-che un’occasione di promo-zionedel territorio? AChiu-si si pensa di sì. E’ per que-sto che, per il mese di giu-gno, è prevista una grandepartita a scacchi, giocata inpiazza Duomo, con perso-naggi in carne ed ossa. E’questa l’ultima iniziativadella nostra scuola, accoltacon favore dalle altre realtàlocali. L’evento verrà infattirealizzato in collaborazionecon l’Amministrazione Co-munale, la Fondazione Tea-tro e l’Associazione dei Ge-nitori. Collaboreranno inol-tre: la Proloco, i Terzieri diChiusi Città e le Contradedi Chiusi Scalo. La Compa-gnia del Santiaccio avrà in-vece il compito di introdur-re nei giorni precedentil’iniziativa, attraverso alcu-ne messe in scena che cree-ranno curiosità e situazioniemozionanti. Saranno i ra-gazzi del laboratorio teatra-le della scuola, guidati daAnna Maria Meloni e dalle‘prof’ Astore e Marchi, amettere in scena la vicendarinascimentale, ovvero duefamiglie rivali con i figli in-namorati della stessa don-zella. Il priore della città,per risolvere la questionesenza spargimenti di san-gue, proporrà di liquidare lafaccenda con una partita ascacchi. Questa, in breve, latrama,ma non vogliamo an-ticipare troppo dato che viaspettiamo il 9 giugno perla sfida che si concluderàcon una «Partita Immorta-le». Il proposito, ambizioso,è quello di dare il via ad una«tradizione» che incremen-ti il turismo, facendo gioca-re grandi e piccoli.

Scuolamedia

«G. GALILEI»Chiusi

GIUGNO 2011 Giochi distrada, il tiro alla fune

SCUOLA MEDIA «Galileo Galilei», Istitutocomprensivo «Graziano da Chiusi». Eccogli studenti che hanno lavorato alla reda-zione della pagina: Fillide Serpilli, Stefa-no Funalbi, Raffaele Di Luca, Andrea Po-

delvento, RiccardoNenci, AdrianoDel Vin-cio, Bianca Urioc, Marco Lisci, Lapo Spa-dea, Niccolò Rampelli, Romina Rossi, Ma-ria Giulia Tiezzi, Angela Gasic, Letizia Bo-naccci, Sara Aka, Saida Jelassi, Giulia Pe-

parini, Roberto Bugossi, Iacopo Filardi,GionatanSamon, LisaMovenko, JerryEsa-ti, Walter Gaspar.Tutor: Andreina Troncone. Dirigente sco-lastico: Rita Albani

L’IDEA

NuovoprogettoPartita a scacchiin piazzaDuomo

Page 3: SIENA Book Finale

••9CAMPIONATOGIORNALISMOMARTEDÌ 7 FEBBRAIO 2012

Il nostro territorio... globaleIpotesi di un localismoglobalizzato comeantidoto per la crisimondiale

LOCALISMO e globalizzazionebenché spesso usati in contrappo-sizione, possono assumere ancheuna valenza di complementarietà.Il sociologo Luciano Gallino, inGlobalizzazione e disuguaglianze(ed.Laterza), afferma infatti chese per Globalizzazione indichia-mo l’estesa diffusione delmercatoin tutte le sue forme, allora localiz-zazione si connota, in opposizio-ne, come recupero delle tradizio-ni locali. Invece, nel momento incui globalizzazione significa con-correnza di merci o forza-lavoro,localizzazione, parallelamente, de-nota la necessità di soddisfare ladomanda, sempre più differenzia-ta, delmercato locale. Per rilancia-re l’economia e superare l’attualecrisi economica potremo partireproprio da qui, dal nostro ricco,vario e prospero territorio. Attra-verso una campagna di sensibiliz-zazione basata sulla rivalutazionedella nostra regione, culla di cul-tura, di arte, di architettura, di sto-ria potremo incentivare il turi-smo, incrementare le infrastruttu-re, sviluppare l’artigianato, la poe-

sia e l’unicità del lavoro manuale,creare nuovi posti di lavoro. Lanecessità di recuperare le nostreradici si coniuga con l’importan-za di diffondere la nostra culturaper renderla patrimoniodell’Umanità. Non solo. Raffor-zando i circuiti locali di produzio-ne e consumo si possono valoriz-

zare le nostre produzioni agro-ali-mentari inmodo da stimolare, ol-tre il flusso del turismo alimenta-re, anche l’utilizzo in zonadei pro-dotti eno-gastronomici toscani. Ilconsumatore avrebbe la possibili-tà di acquistare alimenti genuini,stagionali e freschi direttamentedal produttore che potrebbe atte-

stare la qualità, la correttezza di la-vorazione e la storia stessa dei ci-bi. Il costo sarebbe inferiore ri-spetto al prezzo di mercato inquanto verrebbero ridotti i passag-gi del sistemadi distribuzione tra-dizionale come confezionamento,imballaggio e trasporto che spes-so implicano inquinamento e so-vrapprezzo.Valorizzare le coltiva-zioni del territorio significa an-che preservare la biodiversità e gliecosistemi dellaToscana. Indiret-tamente si creerebbe un circolovirtuoso di cui ne potrebbero be-neficiare anche tutti i settori pro-duttivi presenti in zona. Il condi-zionale è d’obbligo perché per ot-tenere risultati apprezzabili a li-vello locale e globale occorre ave-re il coraggio di investire in pri-mis nella ricerca scientifica e tec-nologica per promuovere e incen-tivare la crescita economica tosca-na inmododa renderla competiti-va per qualità e tipicità rispetto alcommercio mondiale. Quindi fi-nanziare validi progetti che inten-dano proiettare il nostro territo-rio nel mercato mondiale.

RECENTEMENTE, per favorire le attività eco-nomiche locali è nata una particolare forma discambio, distribuzione, cooperazione: la filiera cor-ta. Dopo aver svolto un sondaggio all’interno didue esercizi commerciali di Poggibonsi chemetto-no a disposizione prodotti artigianali e locali, ab-biamo raccolto alcuni dati. Gli alimenti della filie-ra corta sono a Km 0, cioè provengono dalle cam-pagne locali, direttamente dal produttore al consu-matore che diviene quindi consapevole dei propriacquisti eno-gastronomici.Vengono valorizzate le produzione del territorio:frutta, verdure, marmellate e composti di verdura,pane, pasta carne, formaggi, salumi, vino e olio,miele e altro. I vantaggi di questo nuovo tipo divendita sono molteplici: la merce è di qualità per-

ché non trattata, l’acquirente ha l’opportunità diconoscere di persona il produttore che può quindigarantire la provenienza della merce, la disponibi-lità continua di frutta e verdura fresca, di stagionee anche biologica giunta al punto giusto dimatura-zione.I RIVENDITORI presenti nel negozio oggettodella ricerca, assicurano che i loro prodotti proven-gono dalle aziende situate nel nostro territorio, dafattorie che operano in Val d’Elsa, sulle colline delChianti e in tutta laToscana. Inoltre precisano chegli alimenti arrivano al negozio a distanza di pochigiorni dalla loro raccolta o lavorazione. I clienti,soddisfatti di questo servizio, affermano di com-prare questi prodotti non solo per la loro bontà egenuinità, ma anche per sostenere l’economia del-la zona. Ed è così che la campagna arriva in città!

VALORIZZARE IL TERRITORIO ATTRAVERSO LA VENDITA DIRETTA DEI PRODOTTI TOSCANI

Adesso la campagnaarriva in città

ECCELLENZE AGRO-ALIMENTARI Possono attrarre turisti

CRONISTI INCLASSE

PER CAPIRE la globalizza-zione abbiamo avuto l’ono-re di intervistare il profes-sor Tommaso Detti, docen-te di Storia Contemporaneaall’Università di Siena. Laglobalizzazione si distingueper l’«intensificarsi dei rap-porti fra i diversi gruppiumani e la loro crescenteestensione a tutto il globo. Isuoi aspetti essenziali sonocostituiti dai movimenti diuomini e idee, merci e capi-tali attraverso le frontiere,che si sono sviluppati fino adeterminare rapporti di in-terdipendenza fra societàanche molto lontane».«Nuovi— afferma il docen-te — sono alcuni aspettidell’odierna globalizzazio-ne, ma non il fenomeno insé. Le relazioni fra i diversigruppi umani hanno tesosempre ad estendersi. Il fe-nomeno è dipeso dalla sem-pre maggiore velocità dellecomunicazioni: nel XVI se-colo i progressi della naviga-zione a vela permiserodi cir-cumnavigare il globo e distabilire rapporti fra tutti icontinenti. Nel XIX secoloil telegrafo elettrico abbattéil tempo della trasmissionedelle notizie dalle settima-ne ai minuti, poi sono arri-vati gli aerei e, dagli anni 90delXX secolo, le comunica-zioni sono divenute istanta-nee grazie a Internet». Se-condo il docente «le condi-zioni di vita degli esseriumani sono complessiva-mente migliorate e non dipoco, ma si sono approfon-dite le ineguaglianze siaall’interno dei singoli paesi,sia soprattutto fra paesi di-versi». Ringraziamo il pro-fessor Detti.

SCUOLAMEDIA

«DAVINCI»Poggibonsi

FILIERA CORTA

E’ un valore aggiunto

SCUOLA MEDIA «Leonardo da Vinci» di

Poggibonsi, plesso «Marmocchi». Classe:

2H. Redazione: Aiazzi Caterina, Assanago-

ra Paolo, Diagne Deguene, Francini Viola,

Greco Luis, Luongo Martina, Maggiori Sa-

muele, Marrucci Greta, Molino Alessan-

dea, Molino Fabiana Matilde, Nannicini

Stefano,NechiforCosmin, Neri Giulia, Nin-

ci Ester, Pandolfino Giulia, Ragazzo Luigi,Ruggiero Chiara, Sungphuk Wimonmas,Testi Matteo, Vitale Gaetano, Zarra Jessi-ca. Tutor: Silvia CortigianoDirigente scolastico: Luca Guerranti

L’INTERVISTA

Fenomenonuovo

Anzi «no»

Page 4: SIENA Book Finale

8 CAMPIONATOGIORNALISMO VENERDÌ 10 FEBBRAIO 2012

Un«mistero» chiamato crisiO laborsao la vita: un luogo fondamentaleper l’economiamoderna

LA BORSA VALORI è un mer-cato finanziario dove vengonoscambiati valori mobiliari e valu-te estere. E’ inoltre unmercato uf-ficiale (o regolamentato) poichésono disciplinate inmodo specifi-co tutte le operazioni di negozia-zione, le loromodalità, e gli opera-tori e tipologie contrattuali am-messi.Compito della borsa è quello di ri-cevere gli ordini di compravendi-ta dagli operatori ed eseguirne lacompravendita attenendosi allalegge della domanda e dell’offer-ta.Il lavoro degli operatori (traders)viene chiamato trading («scam-bio») dato che appunto vienescambiato uno strumento finan-ziario per del denaro contante. Icontemporanei impiegati dellaBorsa discendono da alcune figu-re dell’antichità, quali il trapezitadell’anticaGrecia, ossia un agentedi cambio dell’epoca e un operato-re di prestiti e il mensaurius, ope-ratore di prestiti e di depositi, cosìcome l’Agorà, il Forum e la CuriaMercatorumsi possono considera-re i primi esempi di Borse Valori,dato che racchiudevano varie atti-

vità finanziarie.Il nome «Borsa» deriva dalle riu-nioni per determinare il valoredelle merci che si tenevano nelXV secolo a Bruges, presso la casadei mercanti Van der Burse, unafamiglia veneta (il cui cognomeera in origine Della Borsa) trasfe-ritasi in Olanda, e che si fregiavaappunto di uno stemma costitui-

to da tre borse.Le prime Borse sorsero in Belgio,ad Anversa nel 1531 e in Francia,a Lione nel 1548.La prima Borsa in Italia fu quelladiVenezia, creata nel 1630. Lana-scita della Borsa ‘moderna’ in Ita-lia fece però seguito all’introdu-zione del sistema finanziario fran-cese e del suo codice di commer-

cio, avvenuto ai primi dell’Otto-cento; precedentemente fu fonda-ta quella di Trieste nel1775, aquei tempi in territorio austriaco.Le Borse di Firenze e di Milanofurono istituite nel 1808, quella diNapoli due anni dopo, quella mo-derna di Venezia nel 1875 e quel-la di Genova nel 1885.Solamente agli inizi delNovecen-to venne introdotta una prima re-golamentazione globale, nota conil nome di legge fondamentale(marzo1913), atta a disciplinare laBorsa Valori, i mediatori ed i tito-li. Dodici anni dopo, venne deli-neata meglio la figura dell’agentedi cambio, comparata a quella deipubblici ufficiali. Gli anni settan-ta si rivelarono un altro periodoimportante di innovazioni disci-plinari, tra le quali emersero lafondazione della Consob per tute-lare, vigilare ed informare meglioi risparmiatori e i vari soggetti par-tecipanti alla Borsa.Negli anni ot-tanta venne migliorato il sistemainformativo. In Italia primadell’avvento della borsa telemati-ca, oltre alla Borsa di Milano era-no presenti anche piazze di scam-bio minori e con funzione pretta-mente regionale.

NOIRAGAZZI, quando sentiamo parlare di crisial telegiornale o sui giornali, non comprendiamomolto perché si usano termini tecnici. Si può capi-re meglio solo se abbiamo qualcuno che ci aiuta.Così abbiamo chiesto a un adulto se ci poteva spie-gare, con termini comprensibili, la crisi che avevainvestito l’Italia.1 - L’economia oggi è globale:ogni paese subisce leconseguenze di ciò che accade anche nelle altreeconomie e non può vivere isolato.2 - La crisi attuale proviene dagliUsa e dalle econo-mie emergenti (Cina e India) che producono a bas-si costi e mettono in crisi la nostra produzione checosta di più.3 - In Italia c’è un problema specifico: lo stato haun enorme debito superiore a tutta la ricchezzaprodotta in un anno. E come se una famiglia cheguadagna 30mila euro all’anno avesse un debito di40mila euro.

4 - Lo stato per farsi dare i soldi necessari rilasciadei buoni ai risparmiatori promettendo che resti-tuirà i soldi e in aggiunta riconosce un guadagnochiamato interesse: riceve 100 euro, promette di re-stituirli fra un anno e premia chi glieli presta con 7euro in più (7%).5 - La Germania fa lo stesso, solo che chi presta isoldi alla Germania è più sicuro che glieli restitui-sca e quindi la Germania gli promette un premiodi 1 euro (1%).6 - Ladifferenza (spread) tra i 7 euro pagati dall’Ita-lia e 1 euro pagato dalla Germania cresce tanto piùquanto più quelli che prestano i soldi hanno paurache non li vengono restituiti: la Grecia è così vici-na al fallimento che per ogni 100 euro prestati, ol-tre alla promessa di restituirli, promette 110 eurodi premio.Ecco forse ora qualcosa in più abbiamo capito…speriamo anche voi.

IL REBUS ECONOMICO DI QUESTO PERIODO SPIEGATO AI RAGAZZI

Fra«spread»ebuoni per i risparmiatori

VOGLIA DI CAPIRE I ragazzi della «Pascoli» alla scoperta della crisi

CRONISTI INCLASSE

IL MERCATO finanziarioconsente il trasferimentodel risparmio dai soggettiche lo accumulano ai sogget-ti che lo richiedono, comeimprese eStato.Questi emet-tono strumenti finanziari(depositi bancari, azioni ebot) che cedono in cambiodi moneta. Il lavoro deglioperatori di borsa (traders)si chiama trading (scambio),perché viene scambiato unostrumento finanziario condel denaro contante.I titoli di stato sono di variotipo: Bot, buoni ordinari deltesoro italiano, a scadenza3-6-12 mesi, Cct, certificatidi credito del Tesoro, plu-riennali, a tasso variabile;Btp, buoni del Tesoro po-liennali, con varie scadenze,a tasso fisso.Il tasso di interesse deter-mina il guadagno corrispo-sto all’investitore, espressoin percentuale di rendimen-to.Rialzo-ribasso: positivoquando gli acquisti dei titoliazionari superano le vendi-te, negativo quando preval-gono le vendite.Down Jones: è la borsa deititoli industriali di NewYork.Nasdaq: è la borsa america-na dei titoli tecnologici.Pil: prodotto interno lordo,esprime la ricchezza di unanazione.Recessione: quando la va-riazione del Pil rispettoall’annoprecedente è negati-va; se la variazione è inferio-re all’1% si parla di crisi eco-nomica, se è superioreall’1% si parla di recessione.Spread: indica la differenzadi rendimento tra i titoli distato italiani decennali equelli tedeschi (bund).Societàdi rating: sono agen-zie di vari Stati che dannouna valutazione ad un’altranazione in base alla capacitàdi far fronte ai propri impe-gni finanziari.La triplaA è ilmassimodel-la solvibilità.

SCUOLAMEDIASCUOLAMEDIA

«G.PASCOLI»«G.PASCOLI»MontepulcianoMontepulciano

CRISIUn tormentonenel quale è difficile districarsi

SCUOLAMEDIA«GiovanniPascoli» diMon-

tepulciano- istituto comprensivo area sud

Montepulciano. Classe 2B.

Redazione: Bambini Marta, Ben Ahmed

Aladine, Casarotti Federico, Fastelli Simo-

ne, Fiorini Francesco, Frangiosa Matteo,

Gattavecchi Maria, Kurti Michelangelo,

Kthella Klevin, Maturi Giulio, Meozzi

Niccolò, Migone Viola, Pannevis Sofia, Pa-trizi Federico, Peruzzi Maria, Souhail Ba-dr, Tonini Sabrina, Zazzeri Gian Marco.Tutor: Marco RossiDirigente scolastico: Sandra Santoni

L’INTERVISTA

L’economiaspiegatadapapà

Page 5: SIENA Book Finale

9CAMPIONATOGIORNALISMOVENERDÌ 10 FEBBRAIO 2012

Adolescenti ‘tecnologici’I pregi e i difetti di un mondo dove i-pod a volte non fa rima con progresso

NEGLI ULTIMI 10 anni la tec-nologia ha avuto un ruolo impor-tante nella vita dei giovani. Algiorno d’ oggi tutti i ragazzi han-no i-pod, cellulari e computer, co-sa che venti anni fa non avevanemmeno un adulto.Lamaggior parte degli adolescen-ti sta chiusa in casa, incollata alcomputer, collegata ad un socialnetwork o navigando su Internet.Questi ragazzi non hanno vita so-ciale e, a volte, sul web stringonoamicizie con persone che non co-noscono, rivelando loro informa-zioni strettamente personali. Co-me abbiamo già detto, la maggiorparte degli adolescenti possiedeun computer o un cellulare. Nonscrivono più lettere, mamandanoe-mail e comprano i cellulari piùcostosi solo perché sono alla mo-da e hanno più applicazioni. I ra-gazzi preferiscono un cellularebello più che funzionale. Conque-sti nuovi telefoni si può navigaresu Internet, cosa molto utile maanche un po’ pericolosa, ovvia-mente dipende sempre dall’ usoche se ne fa.

Infatti in rete si possono trovareinformazioni interessanti, si puòcomunicare con gli amici e si puòstudiare, ma dato che ogni movi-mento viene automaticamente re-gistrato fin da quando ti colleghi,Internet sa cosa stai facendo e vio-la un po’ la tua “privacy”. Alcuniragazzi “chattano” con persone

sconosciute e si confidano con lo-ro, può anche capitare che si in-contrino e che lo sconosciuto si ri-veli molto più vecchio rispettoall’età dichiarata sul socialnetwork.In alcuni casi si sono verificati av-venimenti spiacevoli: ragazziscomparsi, morti o traumatizzati

per sempre. Per questo iscriversiad un social network è vietato aiminori di 13 anni perché bisognaavere un’età più matura.La vita degli adolescenti è cambia-ta da quando la tecnologia è diven-tata una parola quotidiana.

TRENT’ANNI FA i nostri geni-tori tredicenni andavano dal ta-baccaio a comprare il francobollo,nel caso volessero spedire una let-tera, ora si può inviare un’e-mailche sarà recapitata al destinatarioin pochi secondi anche sequest’ultimo vive dall’altra partedelmondo. Oggi è normale che lacomunicazione si serva della tec-nologia. Una volta per chiamarel’amico per andare a giocare si an-dava a citofonare a casa sua, oratutti i ragazzi si mettono d’accor-do su Facebook sul da farsi il po-meriggio o la sera. Nonostante latecnologia sia molto utile e oggisia imprescindibile dalle abitudi-ni quotidiane anche i ragazzi san-nobene che è più bello relazionar-si con amici in carne ed ossa checon amici virtuali o macchine in-telligenti.

IL DOTTOR GREG HOMER, dello Stro-ma Medical Center di Laguna Beach nellaCalifornia del sud, è riuscito a inventare unraggio laser che in 20 secondi permette ditrasformare il colore degli occhi da marronea blu con la stessa facilità con la quale si fa latinta dal parrucchiere. L’operazione sarà al-la portata di tutti tra circa 18 mesi, ma nonnegli USA, dove ci vorranno anni prima chesia legale.Questa scoperta è nata dal fatto che tutti gliesseri umani hanno il pigmento dell’occhiomarrone,ma chi ha gli occhi blu ne possiededi meno. Grazie a questa scoperta, il gioco èfatto: basta togliere unpo’ del pigmentomar-rone per far saltare fuori il blu. Homer ha

già testato il trattamento su dodici volontariinMessico: le operazioni sono avvenute consuccesso.L’inventore sostiene che, secondo un son-daggio condotto su 2.000 pazienti, il 17,5 %ha detto che vorrebbe sottoporsi al tratta-mento.

HOMER ha detto: «La procedura non pro-voca danni alla vista e la trasformazione av-verrà in circa due settimane».Il costo è di circa 3500 euro senza ricoveri esenza effetti collaterali. Il rovescio della me-daglia però, come tutte le cose, c’è anche qui.Homer non ha inventato un sistema per in-vertire il processo: chi vuole gli occhi blu do-vrà tenerseli a vita.

RIVOLUZIONE DALLA CALIFORNIA

«Se vuoi gli occhi blu... basta usare il laser»

RIFLESSIONE Il presente visto dai nostri ragazzi

CRONISTI IN CLASSE

NEL 1973 MARTIN Coo-per inventò per la societàMotorola il telefono cellula-re. In soli 10 anni la produ-zione dei cellulari ebbe unacrescita molto veloce. I cel-lulari si sono diffusi rapida-mente nel mondo, nel 2007il 50% della popolazionemondiale aveva un cellula-re, nel 2011 la percentualesi è incrementata del 65%. Icellulari dell’ultima genera-zione hanno avuto un cam-biamento significativo. Og-gi sono progettati per averemolte funzioni: touch scre-en, macchina fotografica,mandaremessaggi (sms), ac-cesso a Internet, ascoltare oscaricare musica, giocare,eccetera. Ma facciamo untuffo nel passato. L’inven-zionedel telefono è attribui-ta al fiorentino AntonioMeucci che nel 1871 dimo-strò il funzionamento delsuo apparecchio, che chia-mò telettrofono. Il primodi-spositivo di Meucci consi-steva in due fili attorcigliatie stretti tra i denti. TuttaviaMeucci non riuscì a brevet-tare la sua invenzione. Nel1876 l’americano GrahamBell perfezionò l’invenzio-nedell’apparecchio telefoni-codell’italiano e riuscì a bre-vettarla. La prima centraletelefonica fu installata negliStati Uniti nel 1878. L’an-no successivo entrò in fun-zione il primo impianto eu-ropeo, a Parigi. In Italial’esordio del telefono avven-ne a Milano, dieci anni piùtardi.Gli scambi di informa-zioni, che fino alla metàdell’Ottocento si misurava-no in giorni e mesi, ora era-no possibili all’istante. Ilmondo improvvisamente sirimpiccioliva. Le conse-guenze sia sul piano econo-mico che politico furonoenormi. Il resto della storialo conosciamo già.

SCUOLAMEDIASCUOLAMEDIA

«RONCALLI»«RONCALLI»Castellina in ChiantiCastellina in Chianti

MEDICINA Un raggio laser per cambiarecolore degli occhi

SCUOLA MEDIA «A. Roncalli” di Castellinain Chianti-istituto comprensivo Monterig-gioni. classe: 3AREDAZIONE: Giulia Abbafati, TommasoBorghi, Carolina Bruni, Cristian Bruni,

Alessandro Carlino, Federico Costagli, ElMahdì El Harchaoui, Duccio Fontana, Flyn-ne Frolich, Amine Khaliss, RenatoKomshiu, Alberina Krasniqi, Darya Krau-chanka, Amina Laaraj, Sarra Mednini,

Francesco Mersi, Andrea Murgese, KirylPabiarezhny, Giovanni Porciatti, Shukri Sa-diku, Younes Zaouali.Tutor: Alba SpataroDirigente scolastico: Pietro Biagini

L’INVENZIONE

Il telefononasceva

136 anni fa

Page 6: SIENA Book Finale

8 CAMPIONATOGIORNALISMO MARTEDÌ 14 FEBBRAIO 2012

Megavideo, la fine del file sharingLa chiusuradel sitomette a rischio la condivisionedati fra gli utenti

«IL FILE non è al momento di-sponibile». Ecco cosa apparequando cerchiamo di vedere unvideo sul più grande sito di filesharing: «Megavideo». L’Fbi, do-po la chiusura del portale, ha resosempre più difficile caricare vi-deo in «streaming»; al pari diquest’ultimo, anche altri siti sonostati chiusi dai servizi federali odai rispettivi proprietari per pau-ra di essere scoperti e di conse-guenza essere arrestati per viola-zione delle leggi che salvaguarda-no tutti coloro che scrivono unacanzone, un testo o produconofilm o video musicali. Il file sha-ring è lo scambio di dati che in al-cuni casi elude il copyright, cioèil diritto d’autore che serve a tute-la di ogni prodotto registrato. Tut-tavia molte persone sono tornateal “vecchio” sistema di scaricare ifile da programmi installati sulproprio computer, come E-mulee Utorrent. A questo punto cichiediamo: la chiusura di Megavi-deo impedirà veramente il filesharing che sta ormai spopolando

senza controllo sulla rete o saràstata solo una prova di forza daparte dell’Fbi?Ma la vera incognita è un’altra; in-fatti, alcune persone, specialmen-te tra i più giovani, utilizzavanospesso Megavideo con un abbona-mento. Questo, perché ai non ab-bonati non era consentito prose-

guire la visione dopo 72 minuti diutilizzo. Chi invece aveva pagatopoteva proseguire a suo piacimen-to per non avere alcun blocco du-rante l’intero filmato. Tali utentiverranno rimborsati o meno? Sa-rà una delle tante domande a cuil’ormai ex proprietario di Megavi-deo, Kim Dotcom, destinato a

marcire in carcere per circa cin-quanta anni, dovrà dare agli inqui-renti che lo stanno interrogando.Tuttavia la circolazione dei datisu internet non avviene solo attra-verso siti di questo genere, ma an-che con i Social Network, comeFacebook e Twitter: un continuoscambio di dati che transita libera-mente nella rete. Alcuni utenti, in-fatti, mettono a disposizione ditutti, ad esempio, il proprio nume-ro di telefono e vari altri dati per-sonali senza usare protezioni ade-guate.Non è raro che sia questi dati cheil materiale fotografico a disposi-zione nei profili venga usato perscopi illeciti. E’ fondamentale per-tanto fare molta attenzione a ciòche condividiamo su questi siti.In una società in cui lo scambiodi dati tra computer è quotidiano,è impensabile bloccare la circola-zione di alcuni files; bisogneràtrovare, con la collaborazione ditutti, delle norme più giuste chetutelino sia «i navigatori» sia gliautori. Sarà questa la sfida del ter-zo millennio.

PER APPROFONDIRE l’argomento su Megavi-deo abbiamo svolto un sondaggio all’interno dellanostra scuola, che ci è servito per capire le opinioni ei punti di vista dei nostri compagni. Il 68% degli in-tervistati conosceva il sito e lo usava abitualmenteper vedere film gratis con gli amici; il 32% non loconosceva per l’impossibilità ad avere un accesso ainternet quotidiano, mentre il 10% ne sapeva l’esi-stenza, ma non lo usava perché, secondo loro, i filmvanno visti al cinema e non sul computer. Un altrodato interessante è che una netta maggioranza dei no-stri compagni è schierata a favore della condivisionelibera dei files: infatti il 64% non condivide la deci-sione riguardo a Megavideo perché secondo loro eramolto utile e comodo. Il 12% invece concorda con lachiusura perché era illegale. A supporto di ciò, il

24% degli alunni è d’accordo con la salvaguardia deidiritti di autore: chi ha prodotto qualcosa deve esse-re tutelato. Ecco, per chiudere, alcuni commenti deinostri compagni che hanno voluto dire la loro sullaquestione: «Non sono d’accordo con la chiusura diMega Video perché io, come altre persone, avevol’abbonamento e quindi potenzialmente ho persodei soldi». E ancora. «Secondo me, da una parte lachiusura è giusta, dall’altra invece faceva comodoper vedere film gratis!». «La chiusura di Mega Videoè giusta perché non veniva rispettato il copyright deifilm…però adesso dove li guardiamo i film gratis?»«Secondo me la chiusura di Mega Video è giusta per-ché era una truffa, non rispettava il copyright e quan-do visitavo quella pagina mi entravano dei virus nelcomputer!»

L’OPINIONE DEI RAGAZZI ATTRAVERSO UN SONDAGGIO

Copyright da tutelaremaera bello vedere i film

PASSIONE PER LA TECNOLOGIA Gli studneti di Gaiole

CRONISTI INCLASSE

PERCOMPLETARE l’ar-

gomento, abbiamo deciso

di raccogliere maggiori in-

formazioni da chi, di sicu-

ro, ne sa più di noi. Si tratta

di Silvio Pucci, informatico

dell’Università degli Studi

di Siena. Il nostro inviato

speciale, di cui non diremo

il nome, si è spinto addirit-

tura fino a Lecchi in Chian-

ti, portando con sé le nostre

domande. Ecco quello che

abbiamo chiesto.

Cosa ne pensa dellachiusura di Megavideoe Megaupload da partedel Fbi?Questo fermeràil fenomenodel file-sha-ring?

«La violazione dei diritti

d’autore (copyright) è, spe-

cialmente negli Usa e in Eu-

ropa, un reato molto grave

punito con il carcere; quin-

di chi lo viola sa che cosa ri-

schia. Tuttavia, aver chiuso

tutti questi siti rende la si-

tuazione peggiore poiché

Megavideo, come altri siti

streaming, contiene anche

files “pubblici”, e quindi le-

gali, a cui tutti gli utenti pos-

sono accedere liberamente,

senza nessun rischio. In

ogni caso, non credo che la

chiusura di questi siti ferme-

rà il fenomeno file-sharing,

anche perché, per essere pre-

cisi, Megavideo e Megau-

pload non sono veri e pro-

pri siti di questo genere, ma

solamente siti in cui si depo-

sitano file come film o vi-

deo amatoriali. Per scarica-

re interi film esistono altri

siti, anche quelli illegali. In

conclusione, dal mio punto

di vista, Megavideo era

esclusivamente una sorta di

libreria gratuita e online».

SCUOLAMEDIA

«RICASOLI»Gaiole in Chianti

PCMolti sono stati infettatidal virus aprendoMegavideo

SCUOLAMEDIA«B. Ricasoli»–Gaiole (Isti-tuto comprensivo Castelnuovo b.ga). Clas-si: 2 A e 3A. Redazione 2A: Baldi Emanue-le, Catinari Camilla, Centri Margherita,Chiantini Niccolò, Cioni Francesca, JoshiKarisma,Mahjibi Chedi, Mangiameli Fran-cesco, Matassini Enrico, Migliorini Giulio,Mori Gioia, Napolitano Fabio, Nepi Sa-

muel, Orlandini Marco, Pacelli Cristina,Pagni Samuele, Pasquini Noemi, Rago En-za, Rizzo Giacomo, Santoro Alessandra,SelvoliniMaddalena, SeminaraNicolò, Ta-gliatela Luigi.3A: Baldi Andrea, Bellucci Chiara, BianchiMattia, Bruno Jessica, Cavaciocchi Gaia,Doganieri Gabriele, Fabiani Francesco,

Fernicola Lucia, Lapis Niccolò, ManganelliValentina, Mugnaini Damiano, OsmenajFjorentin, Pagni Selene, Posticci Alessia,Qaja Selvir, Romeo Giulia Azzurra, RuffoliSamuele, Samih Lehcen, Selmani Muha-medin, Trevisan Lorenzo, Vannoni Luca,Vinci Alessandra.Tutor: Andrea SguerriDirigente scolastico: Luciana Lucioli

L’INTERVISTA

Sentiamocosanepensaun informatico

Page 7: SIENA Book Finale

9CAMPIONATOGIORNALISMOMARTEDÌ 14 FEBBRAIO 2012

Tradizione nell’era del consumismo14 febbraio, come è nata la festa di San Valentino

LA FESTAdel 14 febbraio, diffu-sa oggi in tanti paesi, ha originimolto antiche. Si può risalire finoagli antichi Romani, che nelmesedi febbraio celebravano riti dedi-cati alla fertilità. Nel V secolo laChiesa istituì questa festa in ono-re del vescovoValentino, forse an-che per sostituire i riti romani.Non ci sono molte testimonianzesulla storia di San Valentino, allasua figura si leganoperòmolte leg-gende. Il patrono degli innamora-ti nacque nel 176 d.C. circa e di-venne vescovo all’età di 21 anni.Fu sicuramente perseguitato perla sua fede, arrestato dall’impera-tore Claudio II e successivamenteda Aureliano. Morì martire il 14febbraiodel 273.Unadelle leggen-de legate a San Valentino riguar-da l’origine del termine “piccion-cini”: Valentino, una volta impri-gionato, avrebbemandatoduepic-cioni viaggiatori, uno con unachiave e uno con un cuore con suscritto «A tutti i bambini cheamo, dal vostro Valentino», perpermettere ai bambini di tornarea giocare nel suo giardino. Si nar-

ra, inoltre, che sia riuscito a bat-tezzare il centurione romanoSabi-no e a unirlo in matrimonio conla giovane cristiana Serapia, nono-stante l’opposizione dei genitori.Un’altra leggenda racconta di duefidanzati che vennero colti nel pie-no di un litigio da San Valentino,il quale donò loro una rosa rossa.

Se fossero riusciti a stringerla sen-za pungersi, si sarebbero riconci-liati. Così successe e da qui la tra-dizione di regalare rose rosse trainnamorati. Secondoun’altra ver-sione SanValentinomandò intor-no a loro coppie di piccioni, an-che da questo episodio potrebbederivare l’espressione «piccionci-

ni». Ma da quando la festa di SanValentino è dedicata agli innamo-rati? Forse già dal Medioevo siusava scambiare bigliettini d’amo-re.Nell’800, soprattutto in Inghil-terra, era una tradizione diffusa,che si estese poi agli Stati Uniti eal resto delmondo. Ai nostri gior-ni, la festa di San Valentino è ca-ratterizzata, come tante altre fe-ste, dal consumismo.Già unmeseprima le vetrine dei negozi siriempiono di cuori e si tingono dirosso; biglietti, regali,menù, sera-te…c’è un ampio ventaglio di pro-poste. In questomodo, però, si re-prime la fantasia, diminuisce l’im-pegno nel cercare un regalo adat-to e originale per il proprio part-ner, i regali finiscono per esseretutti simili e, forse, perdono unpo’ di significato. La festa di SanValentino, secondo noi, è carina epiacevole, purché sia vissuta consincerità. L’amore per qualcunonon va dimostrato nell’occasioneisolata di questa festa, ma durantetutto l’anno, anche nelle piccolecose, senza fare chissà quali rega-li.

«E’ STRAORDINARIO incontrare una personaa cui aprire il proprio animo e che ti accetti perquello che sei…nessunamisura del tempo è abba-stanza con te ma cominceremo con il per sempre»(Breaking dawn).Questa è una delle tante belle frasi (tratte da libri,canzoni, film…) che si trovano nei nostri diari.Dall’antichità ai giorni nostri l’uomo ha sempreparlato d’amore attraverso diverse espressioni eformed’arte. Laparola amore viene dal passato, de-riva dal latino amor e indica la forte dedizione peruna persona. Ma cos’è oggi l’amore per noi ragaz-zi? Da bambini ci immaginiamo la nostra vita co-me quella delle favole. Con un principe azzurro eun bel lieto fine. Con la crescita questa idea svani-sce, le illusioni scompaiono e ci avviciniamodi più

alla realtà. Iniziamo a cercare di raggiungere perso-ne reali, persone che ci circondano nella vita quoti-diana e non il solito principe a cavallo con la spadanel cinturino pronto a difenderci. Il semplice com-pagno di banco delle elementari, ad esempio, nonlo guardiamo più come un amico con cui giocare,ma come un possibile fidanzatino. Crescendo cirendiamo conto che è più difficile essere estrover-si, dire ciò che proviamo senza pensare alle conse-guenze. Da piccoli era più facile. Un’altra difficol-tà è dare il giusto peso ai nostri sentimenti e anchealle parole che usiamo: non ci rendiamo conto sequello che proviamo sia una semplice cotta o se sipossa parlare di vero amore. Amare non è facile,ma nonostante le nostre incertezze, crediamo chel’amore sia un sentimento unico. Una vita senzaamore è un’opportunità non sfruttata a pieno.

OGGI COME IERI LA CRESCITA PORTA NUOVE EMOZIONI

L’amore, così antico, sempre attuale

IL SANTO DEGLI INNAMORATI Si chiama San Valentino

CRONISTI IN CLASSE

DURANTE la crescita av-vengono tanti cambiamentiche riguardano anche il no-stro modo di relazionarciagli altri. Per questo nellanostra scuola, ormai da di-versi anni, viene svolto unprogetto di educazioneall’affettività e sessualità incollaborazione con la Asl 7Siena. Ne abbiamo parlatocon la Professoressa MinaValentini, responsabile delprogetto nel nostro istituto.Comeè articolato il pro-getto?

«Le attività sono rivolte aglialunni delle classi terze eprevedono tre incontri didue ore ciascuno: i primi sisvolgono con l’interventodi uno psicologo e diun’ostetrica, il terzo avvie-ne alla presenza dello psico-logo. Sono previsti anchedue incontri con i genitori:uno preliminare a carattereinformativo e l’altro a con-clusione degli interventi».Quali sono le finalitàdel progetto?

«Il corso intende fornire co-noscenze circa i cambia-menti nell’età puberale; ap-profondire la conoscenza el’accettazione del sé corpo-reo, affettivo e relazionale;approfondire il tema del ri-spetto del sé e dell’altro; in-formare ai fini della preven-zione delle gravidanze inde-siderate e delle malattie ses-sualmente trasmesse».Perché educareall’affettività esessualità è importantenelprocessodi crescita?

«Occorre ‘lavorare’ per co-noscere se stessi e ‘l’altro‘, ilproprio corpo, le propriesensazioni ed emozioni, lepaure, i vissuti, le fantasie,al fine di arrivare consape-voli alla prima esperienzaamorosa».

SCUOLAMEDIA

«A.DICAMBIO»Colle Val d’Elsa

SUI BANCHI DI SCUOLA

Qui sono nate grandi passioni

SCUOLA MEDIA «Arnolfo di Cambio» di

Colle Val d’Elsa. Classe 3 G.

Redazione: Baldisserotto Filippo, Berti Vit-

toria, Caiazzo Mattia, Campino Raffaele,

Cancelli Iona, Caporaso Melanie, D’Anto-

nio Andrea, Garouache Zakariya, Grassi

Francesco, Guerrera Elisa, Niang Gnima

Fatou, Pianigiani Alessandro, Rum Mar-

zia, Sorce Irene, Sorrentino Francesco, Ti-ni Francesca, Toth Mihai, Vannini Alessan-dro, Vannini Chiara, Ziouti ZakariaTutor: Serena StorionDirigente scolastico: Monica Martinucci

L’INTERVISTA

L’importanzadi educare

all’affettività

Page 8: SIENA Book Finale

8 CAMPIONATOGIORNALISMO VENERDÌ 17 FEBBRAIO 2012

Le donne nel RisorgimentoDaVerdi al tricolore: smsperdire chesiamo fieri di essere italiani

DURANTE L’ULTIMA setti-mana dello scorso novembre nel-la nostra scuola è iniziato un per-corso laboratoriale, condotto conl’aiuto di due animatrici della Co-operativa Gioco le nuvole, dedica-to al ruolo delle donne italianenel Risorgimento. Il progetto si èsviluppato in tre fasi. Nella primaabbiamo ascoltato un brano di G.Verdi, il celebre coro intitolatoVa pensiero, che abbiamo com-mentato ciascuno in un fogliettodove erano raccolte le nostre im-pressioni; la maggioranza di noisi è sentita investire da emozioniintense, provando di volta in vol-ta tristezza per la sorte dei patriotimorti in battaglia, che i passaggipiù gravi e cupi della musica sem-bravano evocare, mentre in altrimomenti ci siamo sentiti traspor-tare dauna profonda gioia, accom-pagnata daun sentimentodi grati-tudine e orgoglio per essere italia-ni.Nella seconda fase abbiamo crea-touna bandiera e abbiamo compo-sto un SMS all’Italia; abbiamo de-corato un cartoncino con tre pez-zi di stoffa dei tre colori della ban-diera, riflettendo sul loro signifi-

cato simbolico: abbiamo convenu-to, dopo un’appassionata discus-sione, che il verde rappresenta lasperanza per una rinascita dell’Ita-lia a nuova vita, che il bianco rap-presenta la purezza e la pace, che,secondo alcuni sono valori pecu-liari del messaggio cristiano, men-tre il rosso rappresenta il sangueversato dai patrioti per amore

dell’Italia. Nella formulazione de-gli SMS abbiamo cercato di daresfogo a tutta la nostra creatività,descrivendo la fiducia che provia-mo verso la nostra nazione, la vo-glia di risollevarsi dalla crisi e dal-le difficoltà e il desiderio di pren-dere esempio dai nostri “Padrifondatori”.L’ultima fase è quella che ci ha

coinvolto di più, perché si tratta-va di costruire dei cartelloni con-tenenti delle interviste immagina-rie ad alcune delle donne che“hanno fatto l’Italia”. Per realizza-re queste interviste ci siamo sbiz-zarriti, usando fantasia e ironia,creando interviste doppie con per-sonalità differenti a confronto,profili facebook di eroine e eroi ri-sorgimentali, lettere e-mail fra pa-trioti/e.Tra tutti profili biografici di don-ne che abbiamo tracciato, il piùentusiasmante è stato quello diAnita Garibaldi, che fu l’indomi-ta compagna di vita e di battagliedel celebre Eroe dei due mondi.Anita partecipò alle battaglie tra-vestita da uomo, perché le donnenon potevano essere accettate co-me soldati; diventòun puntodi ri-ferimento in mezzo alle truppe ga-ribaldine assumendo il comandoe la responsabilità della fornituradelle munizioni e dell’infermeria.La parte avuta da Anita nella sto-ria è rappresentativa del ruolo difatto paritario che molte donne(anche se non tutte) si erano sapu-te conquistare con il loro ideali-smo e coraggio e le loro capacità.

CHECOSAVOLEVA dire essere patriote in unasocietà come quella ottocentesca, che affidava alladonna quasi esclusivamente i compiti di moglie emadre e che invece si misurò con personalità delcalibro di Anita Garibaldi, Bianca Milesi, ToninaMasanello, Cristina Trivulzio di Belgioioso? Don-ne che si vestivano da uomo per partecipare all’im-presa dei Mille, scendevano in piazza durante leCinque giornate di Milano, aprivano le porte deiloro salotti per accogliere i pensatori e permettereai patrioti di organizzare piani di liberazione. E ri-schiavano la vita passando il confine per portare inmezzo alle loro vaporose capigliature messaggi ci-frati. Donne in genere appartenenti alla nobiltà eall’alta borghesia, attive nel preparare il diffonder-si dell’insurrezione e per questo sottoposte a duriinterrogatori, minacciate e spiate. A Milano i salot-ti dell’alta società definiti ‘giardini’ erano animatida donne, le giardiniere appunto, che spesso erano

sorvegliate dalla polizia austriaca. Tra loro c’eraBianca Milesi, borghese, pittrice e femminista,che fu una donna battagliera, disegnò l’emblematricolore del battaglione Minerva, nel quale si ar-ruolarono gli studenti di Pavia e arrivò addiritturaa inventare la cosiddetta carta stratagliata, con cuii congiurati comunicavano secondo il sistema crit-tografato.Ma non erano solo messaggere e consigliere, ledonne del Risorgimento erano anche combattentidisposte a perdere la vita in battaglia. La padovanaTonina Masanello si travestì da uomo per combat-tere al fianco dei garibaldini; così anche ColombaAntonietta Porzi, che perse la vita nella difesa del-la Repubblica Romana. A morire sotto la mano deisoldati pontifici fu invece GiudittaTavagni Arqua-ti, che fu uccisa dagli zuavi partecipando ad unariunione per organizzare la rivolta, per fare di Ro-ma la capitale dello Stato italiano.

CAMUFFATE DA UOMINI SONO SCESE IN PIAZZA E HANNO FIRMATO PAGINE IMPORTANTI

Ledonnehanno fatto lanostra storia

LA STORIA I pensieri dei ragazzi sono tutti in questo disegno

CRONISTI INCLASSE

DAGLI ALUNNI dellascuola media «Fucini» è sta-ta intervistata la dottoressaLucia Pelosi, che gestisce levisite guidate e le attività di-dattiche per le scuole neiMusei di Buonconvento.Qual è il titolo del percor-so che il circuito musealedi Buonconvento proponeagli alunni delle scuolenell’anno 2012?Il titolo del percorso è: Ladonna…tra rappresentazio-ne artistica e realtà quotidia-na.Qual è il contenutodel per-corso e che cosa potremoimparare, in concreto?Partendo dall’analisi dellefigure femminili nell’arte,all’interno del contesto delMuseo d’Arte Sacra, potreteconfrontare le diverse raffi-gurazioni della donna dalMedioevo alle simbologieTrecentesche fino alla don-na rinascimentale. Ci reche-remo poi nel Museo dellaMezzadria Senese, dove,nella sezione dedicata al Ri-sorgimento, potrete rilevareil ruolo fondamentale svol-to dalla donna nella societàdel tempo, attraverso aned-doti e ritratti delle più notedonne della storia risorgi-mentale, in contrapposizio-ne ai compiti e al ruolo del-la figura femminile nellecampagne senesi, di cui po-trete prendere conoscenzagrazie anche alle numerosetestimonianze fotografiche(e non solo) che il Museo of-fre.Potremo svolgere qualcheattività operativa?Al termine del percorso sa-rete invitati a realizzare boz-zetti per gli abiti delle don-ne di cui si narra nel percor-so di visita e potrete quindirealizzare manualmente gliaspetti e i dettagli che han-no maggiormente colpito lavostra fantasia.

SCUOLAMEDIA

«R.FUCINI»MONTERONI

PATRIOTE I mille volti alfemminile dell’Ottocento

ISTITUTO COMPRENSIVO «RenatoFucini» di Monteroni d’ArbiaCLASSI: 2A – 2B- 2CREDAZIONE 2 C: Burroni Irene, Coniglio

Antonio, Martini Sara, Pacciani Riccardo,Patafi Lorenzo, Piccini Francesca, SainzSanchez Diego, Sainz Sanchez Kevin.2 A: Becatti Matteo, Brizzi Alessandro,

Donati Luca, Lippi Eleonora.2 B: Boccini Asia, Gullo Sophia.TUTOR: Catia MaiorelloDirigente scolastico: Maria Donata Tardio

L’INTERVISTA

Scuole emuseispiegate

daLuciaPelosi

Page 9: SIENA Book Finale

9CAMPIONATOGIORNALISMOVENERDÌ 17 FEBBRAIO 2012

Anche l’italiano è in crisiIl linguaggiodellenuovegenerazioni in unasingolare«miscela»

NEGLI ULTIMI ANNI la lin-gua italiana tradizionale sta dimo-strando la sua crisi, sostituita, daparte dei giovani, con una linguacreata da loro per comunicare at-traverso abbreviazioni e nuovi ter-mini introdotti per rendere le co-municazioni molto più semplifi-cate.Ma, se si osserva bene, si puònotare che anche la personameno“moderna” ormai usufruisce diquesto linguaggio, perché abitua-ta a sentirlo parlare dai giovani edalle persone che la circondano.Ma perché questa lingua moder-na è nata? Che bisogno c’era? Aquesta domanda, dopo lunghi stu-di, alcuni esperti hanno potuto ri-spondere esaminando il modo dicomportarsi dei giovani e sono ar-rivati a supporre che tale codicedi comunicazione sia nato per ilbisogno di comunicare in modopiù veloce e più breve, andando ascapito delle frasi complesse e dellinguaggio tradizionale. Certo, an-che alla luce dei recenti dati Ocsee del Rapporto della Commissio-ne Europea del 2010 (secondo cuiil 21% dei quindicenni italiani hadifficoltà nella conoscenza della

lingua e nella decodifica dei te-sti), non mancano le preoccupa-zioni, soprattutto dei linguisti,che sottolineano come ormai lalingua di Dante sia per i ragazziquasi una lingua straniera.A queste preoccupazioni, si ag-giungono quelle di insegnantiche osservano le difficoltà dei gio-

vani di padroneggiare e usare i di-versi registri linguistici a secondadelle circostanze. Una indaginefatta fra i giovanissimi ha mostra-to che non è raro trovare oggi, an-che nelle nostre realtà, chi pensache la parola «adulterio» derivi da«adulti» o che «solidarietà» derivida «solitudine».

Si osserva inoltre come talvoltascivolino, perfino dentro i compi-ti, simboli, abbreviazioni, emoti-condegli Smsodelle chat, così co-me certi neologismi o forme ger-gali; e ancora formedialettali o lo-cali (mi garba, per «mi piace»;escano, per «escono»; dassi e stas-si per le forme verbali del con-giuntivo «dessi» e «stessi»; citti-no, per «bambino», termine chegli alunni stranieri, per imitazio-ne dei senesi, finiscono per scrive-re addirittura con scittino). Sontutte forme che si mischiano aquelle del linguaggio internazio-nale dell’informatica, della musi-ca, delle nuove tecnologie, in unamiscela linguistica nuova, e nonsenza qualche errore! Certo, se, co-me afferma il filosofo del linguag-gioLudwigWittgenstein, «i confi-ni della mia lingua sono i confinidel mio mondo», non c’è dubbioche, nel mondo globalizzato incui viviamo, questi «confini» lin-guistici non possano che esseredei «confini» allargati a una lin-gua che sia «viva», ma che sia an-che corretta nelle sue strutture difondo.

SELASOCIETA’ chiude le porte ai giovani, il lessi-co dà loroun senso di appartenenza, è quanto eviden-zia Scialla il filmdi F. Bruni. Scialla nel gergo giova-nile significa «rilassati», «stai tranquillo». Tale gergoè una lingua chiusa e deformata che indica il deside-rio identitario dei giovani che aspirano a staccarsi da-gli adulti. Manuel, un ragazzo di 12 anni, così com-menta il fenomeno: «a volte si diventa come gli altriancheper essere accettati,magari se unononbestem-mia o non dice parolacce non può entrare nel grup-po, o se tutti fumano, per entrare nel gruppo devefumare anche lui. Io credo che sia sciocco: ognunodeve pensare con il proprio cervello».Attualmente si denota come in questi linguaggi sia-no le aree periferiche ad influenzare il centro e nonviceversa.Nelle anonimeperiferie urbane, soprattut-

to, ci si avvale di un lessico derivato dai network, da-gli sms, dai blog, ma anche dai dialetti regionali.

I LOCALISMI, grazie alla musica e a Internet ven-gono assunti in altre aree geografiche diverse daquelle originali. Basti pensare al termine dialettalesiciliano abbummamento cioè «stordimento» utiliz-zato dagli Articolo 31; e ancora raspa, «persona ava-ra», dal bolognese lima; ganzo, dal toscano «perso-na» o «cosa bella e simpatica»; tamarro, dal napoleta-no «ragazzo volgare e rozzo»: termini adottati in par-late giovanili settentrionali.A caratterizzare le parlate giovanili è anche un atteg-giamento ludico, che dà loro un’impronta critica neiconfronti del mondo-linguaggio adulti ed un’ambi-zione creativa che tenta di riscattare l’imperante vuo-to comunicativo.

FRA REGIONALISMI E MODE TECNOLOGICHE, IL GERGO DEI RAGAZZI È DAVVERO CREATIVO

Quelladei giovani èuna linguadascoprire

NOVITA’ Il modo di parlare dei giovani è cambiato

CRONISTI INCLASSE

E’ DAVVERO la fine perl’italiano? Tra vent’anni glistudenti del Liceo Classicosi troveranno alle prese, ol-tre che con il latino e il gre-co, anche con la lingua ita-liana, ormai morta? Scena-rio plausibile se nell’italia-no di oggi l’errore sembranaturale. Ormai abituati acomunicare tramite socialnetwork e cellulari, che ciobbligano a esprimerci periscritto in tempo reale, co-me se parlassimo faccia afaccia, non teniamo contodelle regole grammaticali,saltiamo le vocali e aggravia-mo l’attuale carestia lessica-le. Tuttavia sappiamo di-stinguere la realtà virtualedal mondo reale e non vo-gliamo essere poveri di paro-le. Perciò, quando in classeè arrivato un bambinodall’Albania, grazie a un al-tro compagno, originariodella stessa terra e quindimediatore culturale per noi,abbiamo seguito con curascrupolosa il nuovo amiconell’apprendimento corret-to della nostra lingua: lo ab-biamo aiutato a distinguerel’italiano dal dialetto, a rico-noscere le doppie e ad assi-milare la lettera g, che corri-sponde all’albanese xh. In-vece imparare a chattare,con sigle, abbreviazioni,acronimi ed “emoticon”, incui è evidente la nostra fan-tasia, è stato spontaneo, co-me se fosse già inscritto nelDna di ogni adolescente,senza differenze di naziona-lità. Basterà questa creativi-tà a tenere in vita l’italiano?O l’insostenibile fatica diesprimerci schiaccerà la pa-rola? Ai posteri l’ardua sen-tenza…

SCUOLAMEDIA

«Lorenzetti»Valdimerse

CURIOSITA’ Un linguaggio inevoluzione tutto da scoprire

ISTITUTO “A. Lorenzetti” Rosia. Plessi diRosia-Chiusdino-Monticiano. III A: Loren-zo Caltagirone; Giulio Falsetti; Giada Fran-ci; Caterina Garoni; Cristina Giannini; Fe-derico Negri; Giulia Perini; Mirko Roma-gnoli; David Saurini; Christian Stopponi;

Vrenozi Dejnilson. Tutor: Mariangela Mu-sio. Chiusdino Pluriclasse: Davide Ciabat-ti; Shqipe Berberi; Denis Lelic; Guido Pet-torali; Rebecca Falchi; Alice Fiorito; An-drea Frisancho; Manuel Santini; CostanzaVannini; Sara Tovasci; Luca Mattu; Elona

Shullarii; Santa Troise; Eleonora Vatti. Tu-tor: Wilma Cillerai. Monticiano: II E: AdaBruzzone e Martina Forni; Classe III E: Ele-onora Calossi, Amarildo Nika, Annalisa Po-sadino, Giulio Ricci. Tutor: Tiziana Serino.Dirigente scolastico: Sandro Marsibilio

RIFLESSIONI

Kebellol’italiano!O itagliano?

Page 10: SIENA Book Finale

8 CAMPIONATOGIORNALISMO MARTEDÌ 21 FEBBRAIO 2012

Fenomeno «bit generation»I ragazzi di oggi alle prese con la vita ‘via-cavo’

ORMAI gli adolescenti d’ogginon fanno più nulla, se non chestare al computer. Le giornate so-no monotone. Dopo pranzo, viadi corsa ad accendere il monitor estare lì incollati fino a notte fon-da. Vivono la dimensione telema-tica come connaturata alla loro esi-stenza. Il computer è una dipen-denza, fin da piccoli giocano ai vi-deogames e usano il computer.Poi entrano in internet per fare ri-cerche, si iscrivono alle chat, lefrequentano assiduamente, impa-rano a fare siti web e tante altre co-se che un adulto impara a fatica.Questa rivoluzione informatica ènegativa o positiva? Questa è ladomanda che si pongonomolti ge-nitori ogni giorno. «Internet èuna vera forza» dicono alcuni.Maqueste ore passate davanti a unoschermo interferiscono con laconcentrazione, sullo studio,sull’immaginazione, con l’orto-grafia (con le abbreviazioni usatesulla tastiera si dimenticano co-me si scrivono in realtà le parole).Ma i ragazzi dell’intero pianeta sidifendono con la stessa arma: con

Internet possiamo fare ricerche eapprofondire gli studi. I siti dovesi può studiare online sono sem-pre di più e fare i compiti con ilcomputer è molto più semplice einteressante e aumentano, nellescuole, le classi 2.0 dove si studiacon lavagne interattive, iPad ecc.Sul web è possibile fare di tutto…

perfino incontri sgradevoli. Daquando sono nati i famosi socialnetwork come Facebook e Twit-ter, le molestie ai ragazzi sono au-mentate. Internet, allora, non è co-sì sicuro come dicono. Chiunquepotrebbe creare un account su Fa-cebook con un’identità falsa e far-si passare comeun innocuo ragaz-

zino. Così i pedofili hanno attira-to le loro prede. Quando si navigasui social network, soprattuttoquello creato da Mark Zucker-berg, la sicurezza è fondamentale.È quasi diventata una prova dimaturità per i ragazzi del popolodi Internet.

INSOMMA, usare Internet è giu-sto o sbagliato? Non lo sappiamo,con precisione. Noi siamo la pri-ma generazione, la Bit Genera-tion , che sta sperimentando que-sto nuovomodo di vivere davantiad uno schermo con cui puoi esse-re in contatto con tutto il mondo.Nessuno ormai perde più il suotempo a camminare. Eppure pas-seggiare per la città è una piccolaavventura aperta al nuovo e all’im-previsto. Passeggiando per il cen-tromi accorgo quanto sia superfi-ciale camminare senza guardare enon notare la storia di questa miacittà. Ma la storia c’è, in ogni an-golo. «... Ricordati di me che sonola Pia ...» , famosi di Dante, chevedo per la prima volta...e mi ri-cordano la triste storia di un’anti-ca nobildonna.

I RAGAZZI, spesso, stanno in casa, chiusi in ca-mera o in salotto a giocare alla Play-station o sufacebook. Mezz’ora, un’ora al giorno è giusto maquando si esagera si vive in un mondo virtuale, di-menticando i problemi veri. Argomenti di conver-sazione fra adolescenti sono la vittoria della coppadel mondo con Fifa12 o la nuova auto compratavincendo gare automobilistiche. Il ragazzo crededi essere un pilota e, se sbaglia, si innervosisce. An-che se è comodo, in poltrona, si arrabbia e dà lacolpa alla scuola, alla stanchezza e, quindi, giocaancora per vincere. Pensate invece che se vince,scopre che c’è un premio più grande e il ‘gioco’ èinfinito. Il meccanismo crea dipendenza infatti seuno perde si demoralizza , e se vince? In realtà, èstato seduto ore per battere un avversario finto e se

ci è riuscito si sente felice, ma è questione di poco.I social network possono diventare una dipenden-za: l’adolescente arriva a casa, accende il computere si pianta davanti al monitor a chattare con i pro-pri amici. Nascono neologismi, se li si possonochiamare così, come flipparsi e killare e un ragazzodirà: «Ieri ho fatto tre quick a fila su m w 3. Cosarispondete?». Dopo qualche anno i ragazzi, ormaiinsicuri, avranno problemi con la realtà e dovran-no cercare altro: le droghe. Il giovane che avevatrovato sicurezza nel mondo virtuale ballerà in di-scoteca e scoprirà che gli stupefacenti lo farannostare bene, allegro, senza il peso della realtà. Consi-glio: è meglio vivere affrontando i problemi, condi-videre paure, sofferenze e momenti di gioia veriche vite virtuali.

«QUANDO FACEBOOK E PLAY-STATION DIVENTANO DROGHE»

«Ma in rete stati attenti ai network!»

CRONISTI INCLASSE

ScuolamediaScuolamedia

«C.Angiolieri»«C.Angiolieri»SIENASIENA

GRAZIE all’affermazionenei primi anni Ottanta, per me-rito dell’Ibm, del personal com-puter, la luce azzurrina dei mo-nitor ha invaso ogni ambiente.Il computer ha letteralmente ri-voluzionato le nostre vite; iltempo che vi trascorriamo da-vanti sta ampiamente superan-do, per molti di noi, quello tra-scorso davanti allo schermo tele-visivo, fino a qualche anno faancora così seducente. La retemette a disposizione di tutti gliabitanti dei paesi così detti ‘svi-luppati’ le banche dati un tem-po accessibili solo a poche perso-ne, favorisce la ricerca scientifi-ca, contribuisce alla democratiz-zazione della nostra societàdando a tutti la possibilità diesprimersi in tanti modi (chat,forum, siti personali, accessogratuito a giornali e riviste, po-sta elettronica). Rispetto alla tvil computer ci rende protagoni-sti. L’impatto del computer èstato formidabile anche sulmondo economico; banche fab-briche, ospedali, esercizi com-merciali, lo usano con profitto.Evitare l’interazione con il com-puter è quasi impossibile perchiunque lavori. Nella stessascuola, dopo l’arrivo del compu-ter, si è acceso il dibattito su co-me cambiare l’educazione scola-stica a seguito di questa rivolu-zione ‘computeriana’ (ci scusia-mo con Copernico per il pla-gio!!). Cd-rom multimediali,ipertesti, persino videogiochistanno modificando il modo diapprendere di milioni di ragaz-zi e il loro stesso modo di pensa-re. L’entusiasmo per il compu-ter non deve, però, far dimenti-care un certo tipo di prudenza euna stima maggiore dei pericolilegati alla rivoluzione informa-tica; l’uomo non può, infatti, af-fidarsi solo ed esclusivamentealla razionalità. Anche i ‘siste-mi’ più sofisticati non sarannomai in grado di risolvere proble-mi complessi e di dare un sensoalla vita umana.

3 C: Ancilli Tommaso, Angeli Valerio, Bal-dassarre Cesare, Bivol Ion, Bottazzi Gaeta-no, Capecchi Alessandro, Capone Luca,Cappelli Althea, Chiostri Giovanni, FinucciPietro, Forconi Vittoria, Franchi Rachele,Giovannelli Brando, Gonnelli Francesca,Interligi Giovanni, Maggi Paolo, Magi Euge-nia, Neri Sofia, Pasquini Bartolomeo, RicciLeonardo, Rinaldi Davide, Sampieri Sara,

Senesi Aurora, Serrato Arroyo Luis An-gel, Sili Emilio, Taddei Marco, Vannoni Ric-cardo, Vardoni Nicola.3 D: Anichini Luca, Antonelli Lorenzo, Bar-bieri Maria Margherita, Bellafiore Gaia,Bianco Marta, Bisconti Fiamma, Buini Fe-derico, Burrini Margherita, Calvani Matil-de, Cappelli Fabio, Fioravanti Ginevra, Gia-chi Alessandro, Gigli Francesco, Knezevic

Victor, Mazzoni Giulia, Nobile MargheritaVittoria, Onofri Ester, Pallassini Allegra,Pierini Ludovica, Pucci Costanza, RubegniLorenzo, Santinelli Ginevra, Soldati Ales-sandro, Tiribocchi Elena, Toscano Giulia,Turchi Filippo, Valdambrini Chiara.Tutor: Gabriella Rinaldi, Maria FrancescaBicci.Dirigente scolastico: Anna Tramutoli

APPROFONDIMENTO

Un cambiamentoepocale:il computer

Page 11: SIENA Book Finale

9CAMPIONATOGIORNALISMOMARTEDÌ 21 FEBBRAIO 2012

Giovani oggi, anziani domaniLacondizionedella«terzaetà»nella società contemporanea

SECONDO I dati Istat riferiti al2009, l’Italia è il paese più anzia-no d’Europa, secondo solo allaGermania, con un forte squilibriogenerazionale. L’invecchiamentoha infatti portato il numero degliultra sessantacinquenni al 20,2%della popolazione residente: inpratica, 143 anziani ogni 100 gio-vani.Ritenute ‘inutili’, perché non piùin sintonia coi tempi ed improdut-tive, le persone anziane sono spes-so dimenticate, emarginate, tenu-te in poco conto dai giovani, faciliprede di stereotipi che vedono glianziani ‘noiosi’, ‘scorbutici’, ‘iper-critici’, incapaci di dialogare conuna società tecnologicamenteavanzata.L’innalzamento generale dell’etàdella popolazione ha evidenziatouna serie di problematiche, legateall’ aumento della richiesta di ser-vizi, per rispondere a bisogni de-gli anziani e dare sostegno alle lo-ro famiglie. Nella società contadi-na dei primi del ‘900, erano ap-punto le famiglie, soprattutto ledonne, a farsi carico degli anzia-ni, in special modo se non più au-

tosufficienti. Attualmente le cosesono cambiate: i nuclei familiarisono talvolta disgregati e dislocatigeograficamente lontani; madri emogli sono sempre più impegna-te nel lavoro ed a sopperire allascarsità di servizi. Pertanto le fa-miglie si affidano almondodel vo-lontariato e dell’associazionismo,

per garantire ai propri cari una vi-ta dignitosa, inmancanza di infra-strutture, assistenza sociale e sani-taria adeguate.C’è da dire che il problema diven-ta insormontabile soprattutto nelcasodi anziani soli, che rappresen-tanouna grande fetta della popola-zione; per costoro è spesso diffici-

le superare le difficoltà quotidia-ne: fare la spesa, comprare le me-dicine, pagare le bollette... Unquadro che si fa ancor più gravese si tiene conto che il reddito pen-sionistico mensile medio, in Ita-lia, è ai limiti della soglia di pover-tà!I ‘vecchi’, come affettuosamentevogliamodefinirli, vanno rispetta-ti e recuperati alla società, soprat-tutto in considerazione del fattoche essi tramandano tradizioni,valori e saggezza che sono garan-zia e speranza per il futuro: la lororicchezzadi esperienze hapermes-so all’Italia di essere tra i Paesipiù industrializzati del pianeta,superare momenti difficilissimi,quali le guerre mondiali, il terro-rismo, la lotta alla mafia...Tocca ai noi giovani riallacciareun dialogo costruttivo con i no-stri ‘saggi’ che sono sempre in gra-do di stupirci con la loro energiaed orgoglio; si potrebbe iniziarecon il dedicare il nostro tempo li-bero aiutandoli nelle piccole fac-cende quotidiane o, più semplice-mente, dando loro ascolto e com-pagnia!

RECENTEMENTE, a Castelnuovo Berardenga,è stata inaugurata una nuova residenza sanitaria as-sistita, comunemente nota come casa di riposo pergli anziani. Si tratta di un centro aperto tutti i gior-ni, con una serie di servizi aggiuntivi , come lamensa e alloggi, aperta non solo agli ospiti, maall’intera comunità. Pensata nel pieno rispetto deibisogni individuali, sociali e della dignità di cia-scun anziano, la residenza segue criteri costruttivied abitativi atti a sostenere, nella fase più delicatadella vita, coloro che tanto hanno dato e contribui-to al benessere della nostra piccola comunità e, in-direttamente, dell’Italia. Il nuovo centro è dotatodi 46 posti letto stabili, una cappella, una palestradi riabilitazione ed un percorso per malati di Al-

zheimer, nonché di una corte interna corredata daverde. Come si vede, la residenza sanitaria assistitavuole essere una risposta adeguata ai bisogni psico-fisici degli anziani, improntata alle più moderneteorie cliniche e antropologiche, secondo cui unasocietà si valuta per come tratta i più ‘deboli’. Delresto, Rita Levi Montalcini, Giorgio Napolitano emoltissimi altri ultra sessantacinquenni sono la te-stimonianza che la vecchiaia non è sinonimodi de-cadenza, bensì il momento in cui si raccolgono ifrutti di esperienze, studi e collaborazioni effettua-te nel tempo che possono e devono avere una rica-duta nella vita presente e futura di tutti! Il ‘vec-chietto’, quindi, offre idee ed occasioni che posso-no stimolare noi giovani a non mollare di frontealle difficoltà e lottare per le proprie idee.

NUOVA RESIDENZA SANITARIA A CASTELNUOVO: UNA SCELTA LUNGIMIRANTE

«Il ‘vecchietto’... dove lometto?»

CRONISTI INCLASSE

ScuolamediaScuolamedia

«G. Papini»«G. Papini»CASTELNUOVOB.CASTELNUOVOB.

ABBIAMO navigato nella

rete alla ricerca di curiosità

ed abbiamo scoperto che so-

no tantissimi i ‘vecchietti’

da Guinnes dei primati...

Seichi Koyama è il più an-

ziano automobilista del

Giappone e forse del mon-

do intero. Il vivace centena-

riohadichiarato inun’inter-

vista di non esseremai stato

coinvolto in un incidente

negli ottanta anni passati al-

la guida; ma l’avventura

continua... Gli è stata rinno-

vata ancora la patente!

Trapiantata in Italia,Keiko

Wakabayshi, 77 anni, è

un’altra giapponese con

una marcia in più! Collabo-

ra con imilitari della Folgo-

re, insegnando loro le arti

marziali. E’ abilissima nella

lotta con spade e bastoni,

ma anche in jujitsu, judo,

kendo e karate.

Vietato attaccar briga con

lei: siete avvisati!

Aveva ben 101 anni il si-

gnorBusterMartin, britan-

nico di origine francese,

quando ha partecipato alla

maratonadiLondra.Del re-

sto ‘mister Martin’, alla sua

veneranda età, si era già da-

to molto da fare: aveva ben

sedici figli. Quando si dice:

non è mai troppo tardi!

Il 12 gennaio del 2009Lluis

Collet iniziava un monolo-

go di ben 124 ore consecuti-

ve. Il sessantaduenneprima-

tista ha intrattenuto gli

ascoltatori alternando la let-

tura e recitazione di poesie

e brani di autori famosi, di-

sputando inoltre circa le

qualità artistiche del famo-

so Salvator Dalì e l’impor-

tanza della lingua catalana.

3 B: Alcidi Lorenzo, Bitiqi Muhedin, BrogiLeonardo, Comacchio Lisa, Diele Camilla,Doda Emanuela, Fadda Nicola, Falchi Lo-renzo, Fratta Mattia Angelo, GalluzziArianna, Hyseni Franc, Ignuta Darius Ga-briel, Krasniqi Bukurije, Lata Renaldo,

Martellini Francesco, Masi Michael, Nata-le Gemma, Rodio Marino, Salvi Silvia.3 A: Adiatro Badjenahora Benedict, Avos-sa Gianluca, Bochicchio Antonella, Coppo-la Maria Chiara, Crespi Giorgia, GiannottiDaniele, Grandi Chiara, Grandi Samuele,

Hilt Siena, Kola Esmeralda, Macinai Ales-sandro, Martellini Giulia, Martucci Stefa-no, Myftiu Renato, Romano Vittorio, Sem-plici Alice, Vela Salvatore, Veneziano Jaco-po.Tutor: Carmela Belfiore, Andrea MarroniDirigente scolastico: Luciana Lucioli.

APPROFONDIMENTO

Questi sono‘nonni’

da... record!

Page 12: SIENA Book Finale

8 CAMPIONATOGIORNALISMO MARTEDÌ 6 MARZO 2012

Giochi, sìmapiù consapevoliAgli adolescenti di oggi servemeno fantasia epiù spirito critico

IL PEDIATRA Paolo Sarti e lopsicologo Giuseppe Sparnacci,con i quali abbiamo parlato in oc-casione dell’incontro «Crescere &giocare» organizzato dalla nostrascuola, ci hanno fatto rifletteresul gioco che non può considerar-si un semplice passatempo, ma èanche apprendimento per com-portamenti futuri e ha una gran-de importanza educativa e relazio-nale per i bambini. E noi adole-scenti? Anche se ormai siamograndi, giochiamo ancora, in mo-do diverso, rubando il tempo peril gioco aimille impegni giornalie-ri e ricordiamo con piacere queigiochi che ci hanno accompagna-to nell’infanzia e che oggi sonoinevitabilmente cambiati. Allora,infatti, ci buttavamo a capofittoin unmondo fantastico e «poteva-mo passare ore e ore guardando leruote del passeggino fare avanti eindietro - nessuno allora cimette-va fretta - o immaginando di esse-re grandi guerrieri». Chi di noimaschi non ricorda la prima pisto-la, ci giocavamo sparando ai mo-stri, e gli inevitabili incidenti diguerra (quanti nasi rotti!).Le fem-mine, invece, possedevano la cuci-

na al completo, con il forno, i piat-tini e tanti altri apparecchi in mi-niatura: quando la mamma stira-va i panni, la imitavano e, con latavola da stiro finta, si divertiva-no a sistemare i calzini. Tra i no-stri giochi preferiti le macchini-ne, meglio ancora se si trattava diun camion «Overland», costruitodal babbo, con cui fare gli «scon-

tri». Allora era tutto perfetto, poicol crescere, le prime inquietudi-ni: «Confrontarsi non era facile sesi possedevano gusti originali e lapassione per i Gormiti, strani esse-rini gommosi, non aiutava ad al-lacciare legami con gli altri, tuttiaccaniti fan di Dragonball». Conl’adolescenza tutto è cambiato:ora che siamo più grandi c’è spa-

zio solo per i videogiochi, la tv, ilcomputer, uscire con gli amici.Con loro infrangi le prime regolee impari a fare conoscenze. Anchese con il «GameBoy» e la «Playsta-tion» ci passiamo parecchie ore,siamo consapevoli che ci perdia-mounpo’ della bellezza che si tro-va fuori casa, stando insieme aglialtri che non puoi attivare con iltelecomando come con i giochielettronici, ma ti danno molto dipiù. Del resto i videogiochi pernoi nativi digitali sono insostitui-bili, fanno ormai parte del nostromodo di divertirci. Certo ci ren-diamo conto che possono nascon-dere dei pericoli che derivano,per lo più da un uso sconsideratoche può anche creare dipendenza.E sappiamo anche che servemag-giore consapevolezza sulla sceltadei contenuti: alcuni di questi gio-chi vanno scartati perché sonomolto violenti ed è importantecomprenderlo con l’aiuto dei geni-tori e degli insegnanti che dovreb-bero confrontarsi con noi ragazzianche su questi argomenti e inve-ce spesso si limitano a proibire,con il risultato che si gioca perore, con il rischio di sostituire larealtà relazionale con la realtà vir-tuale.

PRIMA IN EUROPA, terza nel mondo: questi idiscutibili primati dell’Italia nel gioco d’azzardocon un fatturato di 76,1miliardi l’anno, di cui die-ci, bruciati nei giochi illegali (dati pubblicati sullastampanazionale). La sorpresa è che questo tipo digiochi si sta diffondendo anche tra gli adolescentiche spendono fino a 50 euro almese in gratta e vin-ci, slotmachine e poker online. Il fenomeno si spie-ga con la diffusione dei giochi online: il web, infat-ti ha contribuito ad avvicinare all’azzardo minoriche, altrimenti, non avrebbero occasione di gioca-re;molti di loro non sannonemmeno che fino a 18anni è proibito qualsiasi gioco con vincite in dena-ro. Giocare d’azzardo è pericoloso, non solo perchési possono perdere tanti soldi, ma anche perchépuò creare dipendenza. Cadere nella rete è facile:

le aziende che gestiscono i giochi mirano ad avereprofitti sempre maggiori e attirano i giovani conpubblicitàmolto scorrette che promettono addirit-tura bonus di benvenuto di 200 euro e oltre. Maperché gli adolescenti si fanno attirare dal giocod’azzardo? Una ricerca del Centro per i Diritti delCittadino, che ha coinvolto studenti delle scuoleinferiori e superiori romane, spiega che il 25% gio-ca per sfidare la sorte, il 30% pensa di ottenere piùsoldi da spendere nel fine settimana, il 15% invece,gioca per noia. Quello che non dicono è che spessoimitiamo il comportamento degli adulti, ma pernoi ragazzi il pericolo di cadere nella dipendenza èpiù forte: siamo più ingenui e sottovalutiamo i pe-ricoli derivanti dall’azzardo che , del resto, non so-no sufficientemente conosciuti: per questo è im-portante parlarne.

ORMAI SI GIOCA DAI 12 ANNI CON GRATTA E VINCI, SLOT MACHINE E POKER ON LINE

Lo svago per i ragazzi? A volte è d’azzardo

CETONA «Mondo X» anche la dipendenza da giocotra le problematiche affrontate in comunità

CRONISTI INCLASSE

SONOONO i videogiochicattivimaestri?Questo il te-ma affrontato dagli psicolo-gi, da quando, negli anniCinquanta, sono apparsi iprimi giochi gestiti da uncomputer o da una console.Una sintesi degli studi svol-ti negli ultimi vent’anni civiene dall’AmericanPsychological Association:«I bambini e gli adolescentichepassano il tempo al com-puter appassionandosi a vi-deogiochi violenti finisco-no per diventare aggressivie ansiosi, tendono a imitaremosse pericolose sperimen-tate nel gioco, polemizzanocon gli insegnanti e hannoun peggior rendimento ascuola».Negativa ancheAn-naOliverio Ferraris, docen-te di psicologia alla Sapien-za di Roma: «Queste favolemoderne sostituiscono la re-altà e spengono le emozio-ni». Ma, secondo altri stu-diosi, nondovremmocrimi-nalizzare i videogames per-ché, afferma FrancescoMontecchi, responsabile dineuropsichiatria infantiledel Bambino Gesù di Ro-ma. «Sonounutile sfogo vir-tuale: drammatizzare le pul-sioni violente e viverle nelgioco serve ad acquisire lacapacità di gestirle nella re-altà. L’innocuità o menodei videogiochi, anche deipiù cruenti, dipendedall’uso che se ne fa, dallapersonalità di chi gioca edal contesto familiare», di-ce. Tutto, dunque, dipendedall’uso e in molti paesi delmondo i videogames sonogià nelle scuole come stru-mentodidattico: ci si studia-no le lingue straniere, lama-tematica, la geografia. Ce nesono che insegnano l’alfabe-to o il disegno ai più piccoli.Una scuola così sarebbe bel-lissima, speriamo di fare intempo a giocarla!

SCUOLAMEDIA

«GALILEI»Chiusi

L’INTERROGATIVOItaliani, tutti giocatori?

Scuola media «Galileo galilei» (IstitutoComprensivo«GrazianodaChiusi» –Chiu-si).Classi: gruppo. Redazione: Fillide Serpil-li, Stefano Funalbi, Raffaele Di Luca, An-

drea Podelvento, Riccardo Nenci, AdrianoDel Vincio, Bianca Urioc, Marco Lisci, LapoSpadea, Niccolò Rampelli, Romina Rossi,Maria Giulia Tiezzi, Angela Gasic, LetiziaBonaccci, Sara Aka, Saida Jelassi, Giulia

Peparini, Roberto Bugossi, Iacopo Filardi,GionatanSamon, LisaMovenko, JerryEsa-ti, Walter Gaspar, Niccolò Socciarelli.Tutor: Andreina TronconeDirigente scolastico: Rita Albani

PUNTIDIVISTA

Alla finelasciatecidivertire

Page 13: SIENA Book Finale

9CAMPIONATOGIORNALISMOMARTEDÌ 6 MARZO 2012

Di razza ce n’è una sola. L’UmanaXenofobia, razzismo, discriminazione nell’era della globalizzazione

FIRENZE, DICEMBRE 2011.Gianluca Casseri ha sparato conuna Smith & Wesson 357 Ma-gnum su un gruppo di ambulantisenegalesi, prima in piazza Dal-mazia, poi in piazza San Lorenzo.Samb Modou e Diop Mor sonostati crudelmente assassinati, dueloro compagni sono rimasti feritigravemente. Il killer, trovandosiaccerchiato dalla polizia, si è ucci-so nel parcheggio di San Lorenzosparandosi con la stessa arma.Non si sono ben capite le ragioniche hanno spinto il Casseri a com-piere questa orribile carneficina.Molti lo hanno definito pazzo emalato, ma la determinazionecon cui si è diretto verso i ragazzisenegalesi ha rivelato le reali in-tenzioni omicide. Il Casseri è sta-to spinto da un profondo odio raz-ziale. L’Italia è rimasta attonita,Firenze ferita. La città si è strettaintorno alla comunità senegalesepregando, donando fiori, accen-dendo candele, lasciandomessag-gi di solidarietà e rabbia, com-prensione e riprovazione.Ma nonpuò bastare. Ogni manifestazione

antirazzista, ogni dichiarazionedi fratellanza è necessaria, eppurenon sufficiente.Dobbiamobandi-re quell’impeto di superiorità chetalvolta ci attanaglia e, umilmen-te, riflettere sulla nostra storia re-cente. Leggiamo L’Orda, quandogli albanesi eravamo noi di G.A.Stella (edizioni BUR), parliamo-

ne a scuola, in famiglia, a lavoro,con gli amici. Scopriremo quantodi extracomunitario ci sia in noi.Noi che soli 70-80 anni fa emigra-vamo in Gran Bretagna, Francia,Germania, Svizzera, Stati Uniti,Argentina, Australia per creareun futuro migliore ai nostri figli.Noi, clandestini, stranieri in un

paese straniero, costretti a viverecon mille sotterfugi. Noi che era-vamo considerati ladri, mafiosi,camorristi, stupratori, gangster.Noi ritenuti sporchi, ubriaconi,mendicanti.Noi giudicati parassi-ti della società, traditori, pigri,analfabeti. Noi anarchici, terrori-sti, violenti, criminali. Stereotipi,pregiudizi, preconcetti, elementimortiferi come un veleno letaleda combattere con la conoscenza,la comprensione, la ragionevolez-za.Migranti e ospitanti devono in-tegrarsi rispettando ognuno lapropria identità, la propria cultu-ra. In uno Stato diDiritto, il dirit-to alla dignità della persona è fon-damentale. Ogni extracomunita-rio prima di tutto è un uomo,ogni straniero prima di tutto èuna persona. L’altro siamo anchenoi. I pensieri possono essere infi-niti, come le stelle del firmamen-to. Le idee possono essere molte-plici, come i colori sulla tavolozzadel pittore. I concetti possono es-sere illimitati come le onde delmare. Ma «di razza ce n’è una so-la. Quella umana» (Manifesto an-tirazzista 2008).

MALICKSAMB è nato a Tambacounda Senegalnel 1985 in una modesta famiglia di tredici figli.Ha studiato nella città natia fino al 2004, quando ildestino gli ha offerto l’occasione per venire in Eu-ropa. Grazie a un gemellaggio, è stato scelto dalsuo liceo per rappresentare l’Africa. Da allora nonè più tornato nel suo paese. È rimasto in Europarimettendo tutto in discussione, ed è venuto in Ita-lia permigliorare la sua vita. Perché questa storia èemersa tra le altre?Perché Sambha avuto il coraggio di scrivere su co-sa significa partire, lasciare il proprio paese senzala certezza di un futuro migliore. Questo è uno deitemi racchiusi nel libro di Malick Il destino di unclandestino nel quale racconta delle paure, dellesofferenze e delle privazioni che è costretta a vive-

re lamaggior parte delle persone quando abbando-na la propria terramadre.Noi alunni abbiamo avu-to il privilegio di intervistareMalick. Ci siamo resiconto quanto sia difficile la vita di un immigrato,ci siamo sentiti tristi pensando che non tutti han-no avuto la sua stessa fortuna, solidali quando haraccontato delle sue sofferenze. Inoltre ci ha spiega-to cosa significasse il titolo del libro: «destino» per-ché se non ci fosse stato il gemellaggio del suo li-ceo con laFrancia, non avrebbemai pensato di par-tire; «clandestino» non perché sia arrivato di na-scosto, ma perché questa è stata la sua condizioneper molto tempo. Il permesso di soggiorno puòcambiare la vita di un uomo. Quanti bravi e bril-lanti figli l’Africa ha perso: sono figli che scappanoperché a casa non possono avere una vita dignito-sa.

QUANDO UN FIGLIO LASCIA LA SUA PATRIA

Avventuredi un ragazzoemersodalla clandestinità

FIRENZE, DICEMBRE 2011 Incredibile la storia di Gianluca Casseri

CRONISTI INCLASSE

SECONDO alcuni geneti-sti il razzismo risale a unmeccanismo istintivo di di-fesa.La concezionedell’ipo-tetica (quanto assurda) raz-za inferiore nascerebbe ad-dirittura nel paleolitico: persfamarsi la tribù si dividevain gruppi e quindi l’altroera considerato un intrusoda eliminare. Il razzismo sidiffuse dal XVII sec. in se-guito alle scoperte geografi-che e al colonialismo quan-do si affermò l’idea che ilprogresso intellettuale escientifico fosse prerogativadei bianchi. Nel ‘700 Lin-neo e Buffon suddivisero ipopoli secondo il colore, ladimensione e la forma delcorpo, fecero seguito giudi-zi sul carattere e sul tempe-ramento delle persone. LostoricoG.Mosse, in Il razzi-smo in Europa: dalle origi-ni all’olocausto, sostieneche alcuni studiosi, basan-dosi sulle teorie di Darwin,elaborarono la teoria del«razzismo scientifico». InEuropa, il razzismo ha as-sunto una delle sue formepiù violente con l’antisemi-tismo di Hitler e il genoci-dio del popolo ebraico. Nel-la società contemporanea,xenofobia e discriminazio-ne possono assumere la for-ma di avversione verso gliimmigrati, ostilità nei con-fronti degli extracomunita-ri, intolleranza per coloroche sono percepiti diversiin quanto a religione, cultu-ra, tratti somatici. Auspi-chiamo un futuro in cuiuguaglianza non sia sinoni-mo di omologazione, bensìdi rispetto reciproco, intelli-genza e saggezza.

SCUOLAMEDIA

«DA VINCI»Poggibonsi

MALICK SAMBAvventure di un clandestino

Scuola media «Leonardo Da Vinci» – Pog-

gibonsi, Plesso Marmocchi. Classe: 2H. Re-

dazione: Aiazzi Caterina, Assanagora Pao-

lo, Diagne Deguene, Francini Viola, Greco

Luis, Luongo Martina, Maggiori Samuele,

Marrucci Greta, Molino Alessandea, Moli-

no Fabiana Matilde, Nannicini Stefano, Ne-

chifor Cosmin, Neri Giulia, Ninci Ester,

Pandolfino Giulia, Ragazzo Luigi, Ruggie-ro Chiara, Sungphuk Wimonmas, TestiMatteo, Vitale Gaetano, Zarra Jessica.Tutor: Silvia CortigianoDirigente scolastico: Luca Guerranti

APPROFONDIMENTO

Vi raccontiamolagenesidi una follia

Page 14: SIENA Book Finale

8 CAMPIONATOGIORNALISMO VENERDÌ 9 MARZO 2012

Il razzismoèancora tranoiRapporto dell’Ecri: «Nel nostro Paese aumentano i discorsi xenofobi in politica»

IL RAZZISMO è la convinzio-ne che gli uomini siano diversitra loro a seconda della razza cuiappartengono, che vi siano razzesuperiori alle altre, che le razze in-feriori debbano essere discrimi-nate e dominate da quelle supe-riori.Il razzismo è antico come l’uomoenel corso della storia lamaggiorparte dei gruppi etnici ha cercatodi imporsi sugli altri. Spesso unapresupposta superiorità della pro-pria razza è stata utilizzata comepretesto per interessi economicie politici. Il «razzista» è l’uomoche offende ed aggredisce un al-tro uomo solo perché lo sente «di-verso».Negli altri paesi l’ideologia razzi-sta si è manifestata nel corso del-la seconda metà dell’’800, in Ita-lia è arrivata con relativo ritardoe, per lomeno all’inizio, in formemeno estreme. È con il diffonder-si e l’affermarsi delle disciplineetnologiche ed antropologicheche si sviluppò l’attenzione per ipopoli «altri», «primitivi», «sel-vaggi», «incivili», che stimolaro-no l’interesse dei governi per l’oc-

cupazione dei possedimenti colo-niali in Africa.Secondo l’ultimo rapportodell’Ecri, la Commissione euro-pea contro il razzismo e l’intolle-ranza, organismo indipendentedi monitoraggio del Consigliod’Europa, «l’uso del discorso raz-zista e xenofobo in politica» in

Italia si starebbe moltiplicando ela situazione sarebbe peggioratanegli ultimi anni.

NEL DOCUMENTO, che pren-de in esame la situazione dal2006 fino a giugno 2011, vienecriticato anche il comportamen-to deimedia italiani che, con «ar-

ticoli e servizi sensazionalisticicontribuiscono», secondo l’Ecri,«ad avvelenare un clima già intol-lerante nei confronti di Rom, im-migrati emussulmani». LaCom-missione ha inoltre criticato il«pacchetto sicurezza» e altre mi-sure adottate nei confronti deglistranieri e ha invitato «le autoritàitaliane a porre fine immediata-mente e in modo permanente al-la politica dei respingimenti».Quest’ultima era stata già critica-ta ampiamente da un altro orga-nismodimonitoraggio delConsi-glio d’Europa.

OGGI SONO 4,6 milioni secon-do l’Istat, le persone straniereiscritte al registro dell’anagrafedei comuni italiani. Si tratta diuna cifra destinata a crescere, al-meno questo è stato il trend degliultimi dieci anni: dal 2001 il nu-merodei residenti stranieri è qua-si triplicato.Dobbiamo essere attenti per que-sti motivi a che l’idea del razzi-smo non si diffonda nel nostropaese. La scuola può aiutarci inquesto !

SONO UN RAGAZZO di 13 anni, mi chiamoBen Ahmed Aladino e vengo dalla Tunisia. Sonovenuto in Italia quando avevo 1 anno e ho iniziatoad andare alle elementari a 6 anni. Io, già dal pri-mo mese, ho fatto amicizia con tutti e mi sentivoparte del gruppo, cioè non mi sentivo discrimina-to e diverso, anche se non parlavo correttamente lalingua e avevo il colore della pelle diverso. Mi sen-tivo come loro perché in fondo siamo tutti uguali.Quando sono ritornato nel mio paese, nonmi sen-tivo a mio agio, come se avessi subito dei cambia-menti,ma quando ritornavo in Italiami sentivo fe-lice perché i miei amici si trovavano qui.Io, invece, sono un ragazzo albanese di 12 anni, michiamo Michelangelo Kurti e abito in Italia daquando avevo 7 anni. Il primo giorno di scuola misono seduto sul banco e sono rimasto zitto per tut-

to il giorno sotto gli occhi curiosi dei miei nuovicompagni. A ricreazione, per duemesi, sono rima-sto solitario da una parte del corridoio mentre glialtri compagni mi guardavano, mi prendevano ingiro emi offendevano, perché non parlavo italianoe provenivo da un altro stato. Dopo qualche mesemi sono fatto alcuni amici ma la maggior parte deimiei compagni continuava a prendermi in giro e aconsiderarmi diverso da loro. Ancora oggi alcunepersone, purtroppo, non capiscono che siamo tuttiuguali. La nostra esperienza ci ha insegnato cheper non essere discriminati la cosa più importanteè imparare la lingua della nazione in cui vivi. Perimparare la lingua ci hanno aiutato delle personeesterne alla scuola, quindi, secondo noi la scuoladovrebbe aiutare di più gli stranieri a impararel’italiano e dovrebbe cancellare tutte le forme di di-scriminazione e razzismo.

DUE ESPERIENZE MESSE A CONFRONTO: BEN AHMED E MICHELANGELO

Imparare la linguaaiuta l’integrazione

CRONISTI INCLASSE

DAVID THORNE attualeambasciatore degli Usa inItalia è amico di una compa-gna di classe e lo abbiamointervistato; è stato moltocarino a lavorare con noi.Ambasciatore, dato chenegli Stati Uniti avete algoverno un Presidentedi colore, credete che ilrazzismo, dopo questoevento, sia diminuito?

«Penso che negli Usa il raz-zismo sia diminuito, manon definitivamente vinto.Anche se c’è stato questo ca-lo, è sempre presente. Sipuò notare con l’ atteggia-mento dei cittadini versoObama. Molti di quelli chenon lohanno appoggiato, al-le fondamenta della loro op-posizione, hanno il razzi-smo, perché pur avendo glistessi ideali, non lo hannoapprovato come Presiden-te».Cosa pensa del razzi-smo?

«Credo che questo sia ungrave segno di ignoranzadel genere umano, che è par-tito dalla stessa specie e nel-lo stesso modo, modifican-dosi, ma con qualcosa di si-mile sempre presente. Que-sto dimostra che non esisto-no “razze”, ma culture».Come pensa che si do-vrebbe combattere ilrazzismo?

«Credo che il modo miglio-re sia far convivere uomini,donne, bambini, ragazzi diogni cultura e religione».Signor Thorne, lei è maistato discriminato?

«Una volta, quando avevodiciannove annimi sono ar-ruolatoper la guerra inViet-nam. Molti erano contrarialla guerra, e dopo essererientrato mi guardavanocon disprezzo, vedendonon un difensore del Paesema un assassino».

SCUOLAMEDIA

«PASCOLI»Montepulciano

Scuola media «Giovanni Pascoli» Monte-

pulciano (istituto comprensivo area sud

montepulciano). Classe: 2B. Redazione:

BambiniMarta, BenAhmedAladine, Casa-

rotti Federico, Fastelli Simone, Fiorini

Francesco, Frangiosa Matteo, Gattavecchi

Maria, Kurti Michelangelo, Kthella Klevin,

Maturi Giulio, Meozzi Niccolò, Migone Vio-

la, Pannevis Sofia, Patrizi Federico, Peruz-ziMaria, Souhail Badr, Tonini Sabrina, Zaz-zeri Gian Marco.Tutor: Marco RossiDirigente scolastico: Sandra Santoni

L’INTERVISTA

ParlaThorne,ambasciatoreUsa in Italia

Page 15: SIENA Book Finale

9CAMPIONATOGIORNALISMOVENERDÌ 9 MARZO 2012

LeOlimpiadi 2012aLondraVentisei sport e39discipline in ‘campo’ dal 27 luglio

ILMINISTROMonti dice no al-la candidatura di Roma e Londraper la terza volta sarà sede deiGio-chi Olimpici.Roma dice no alla candidatura aiGiochi Olimpici e Londra, già se-de delle Olimpiadi nel 1908 e nel1948, batte le altre città pretenden-ti:Madrid,NewYork,Mosca, Pa-rigi.Ventisei sono gli sport inseriti nelprogramma, per un totale di tren-tanove discipline, i giochi avran-no inizio il 27 luglio 2012 e termi-neranno il 12 agosto 2012.In linea con le precedentiOlimpi-adi di Pechino 2008, Londra, almomento della candidatura, haproposto 28 sport, ma il CIO (Co-mitato Olimpico Internazionale)ha decretato per l’eliminazionedel baseball e del softball dai Gio-chi del 2012, suggerendo l’inseri-mento di altre discipline sporti-ve: karate, squash, golf, pattinag-gio a rotelle e rugby a 7.Karate e squash sono stati i più vo-tati, ma non sono stati raggiunti idue terzi dei voti necessari per ilneoinserimento, invece, per leOlimpiadi del 2016 il CIO ha de-cretato l’inserimento di golf e

rugby a 7.I Giochi olimpici del 2012 si svol-geranno innuove sedi e in struttu-re storiche allestite ad hoc per lecompetizioni. La maggior partedi queste aree si trova in tre zoneall’interno di Greater London: lazona olimpica, la zona del fiume ela zona centrale. A questemacroa-ree vanno aggiunte altre strutture

limitrofe e non che ospiteranno lecompetizioni di alcune discipli-ne.In seguito ad alcune osservazionifatte dal CIO sull’efficienza deitrasporti e dei collegamenti, laTransport forLondon si è già atti-vata per il miglioramento di alcu-ne linee metropolitane e ferrovia-rie; è previsto l’impiego di treni

proiettile per raggiungere in tem-pi brevissimi le sedi olimpiche euna funivia attraverserà il Tami-gi.I finanziamenti necessari per l’al-lestimento dei Giochi sarà suddi-viso secondo le seguenti percen-tuali: 64%- Governo Centrale,23%- National Gallery, 13%-Sin-daco di Londra e London Deve-lopment AgencyDi seguito l’elenco delle discipli-ne in programma:Atletica leggera, Badminton, Cal-cio, Canoa/Kayak, Canottaggio,Ciclismo, BMX , Mountain bike,Ciclismo su strada e su pista,Equitazione, Dressage, Salto adostacoli, Ginnastica aritstica e rit-mica, Trampolino elastico, Hoc-key su prato, Judo,Lotta stile libe-ro, Lotta greco romana, Tuffi,Nuoto, Nuoto sincronizzato, Pal-lanuoto, Pallacanestro, Pallama-no, Pallavolo, Beach volley, Penta-thlon moderno, Pugilato, Scher-ma, Sollevamento pesi, Taekwon-do, Tennis, Tennis da tavolo, Ti-ro a segno/volo, Tiro con l’arco,Triathlon, Vela.

SAPPIAMO che dagli inizi del 20˚ secolo ha ini-ziato a diffondersi l’uso di droghe al fine di ottene-re prestazioni sportivemigliori. La ricerca ossessi-va del risultato positivo ad ogni costo, ieri comeoggi, viene esasperata da pressioni di tipo economi-co e ci sono atleti che, pur di emergere, sono dispo-sti a tutto. I farmaci, usciti dall’ambito sanitario,sono entrati nello sport clandestinamente, chi nefa uso solitamente pensa che i farmaci siano equi-parabili ad un qualsiasi bene di consumo e che esi-sta una “soluzione chimica” per tutti i problemi:una pillola per superare le difficoltà della vita, unaper dimagrire, una per far crescere i capelli o com-battere l’impotenza, e, perché no, una pillola perdiventare più forti e per correre più veloci. L’unicamorte per doping, avvenuta durante le Olimpiadi,fu ai Giochi di Roma del 1960, nella gara ciclisticasu strada. Il danese Knud Enemark Jensen cadde

dalla sua bici e più tardi morì. L’autopsia rivelòche l’atleta aveva assunto anfetamine. I test anti-doping furono introdotti dal CIO apartire daiGio-chi del 1968 . Il primo atleta, ad essere trovato posi-tivo, fu lo svedese pentatleta Hans-Gunnar Li-ljenwall, durante leOlimpiadi di Città delMessicodel 1968. Ci rimise lamedaglia di bronzo. La squa-lifica per doping più nota è quella del velocista ca-nadese Ben Johnson, che vinse i 100 metri a Seulnel 1988,ma fu trovato positivo agli steroidi anabo-lizzanti. Nel 1990 la rilevazione di alcuni docu-menti denunciò il fatto che molte atlete della Ger-mania Est erano costrette dai propri allenatori epreparatori ad assumere sostanze dopanti. Ad og-gi, la battaglia del CIO si è fatta sempre più serrata.Ne è dimostrazione il fatto che alle recentiOlimpi-adi invernali di Torino del 2006 un solo atleta èstato trovato positivo al doping.

DOPING & SPORT

Atleti periodicamente sottoposti ai controlli

CRONISTI INCLASSE

LE PRIME Olimpiadi, oGiochi Olimpici, ebberoluogo nel 776 a.C. nel tem-pio di Zeus a Olimpia, nelPeloponneso. Le disciplinepraticate erano: la corsa, illancio del disco e del giavel-lotto, il salto in lungo, il pu-gilato e la lotta.Gli atleti tut-ti insieme, qualche settima-na prima dell’inizio dei gio-chi, si preparavano alle com-petizioni utilizzando lestrutture adiacenti allo sta-dio. Al fine di essere liberinei movimenti ed essendole Olimpiadi un’occasionedi purificazione, gli atleti di-sputavano le gare completa-mente nudi. La manifesta-zione si svolgeva in estate edurava sette giorni, avveni-va ogni quattro anni. Du-rante questa settimana i con-flitti di guerra e le rivalitàtra i popoli venivano inter-rotti e gli atleti giungevanoda ogni regione dellaGreciaper rappresentare la propriacittà di origine alla manife-stazione. I vincitori delle ga-re non ricevevano nessunpremio in denaro ma solomedaglie e l’onore della ce-lebre vittoria. Nel 393 d.C.sotto l’imperatore Teodo-sio, fervente cristiano, leOlimpiadi furono interrot-te e bisognerà attendere il1896 perché ritornino al lo-ro antico splendore. Graziealla tenacia diPierre deCou-bertin, un barone franceseappassionato di sport, il qua-le riteneva che la riaperturadei Giochi potesse allonta-nare le guerre, nel 1896 furo-no inaugurate le OlimpiadiadAtene.Da allora leOlim-piadi moderne internazio-nali si tengono in uno Statosempre diverso e vi prendo-no parte più di 6000 atleti.La cerimonia di aperturaculmina con l’accensionedella fiamma Olimpica inonore degli antichi Greci.

SCUOLAMEDIA

«RONCALLICastellina in Chianti

Scuola media «Roncalli» di Castellina inChianti. La redazione: Abbafati Giulia,Tommaso Borghi, Carolina Bruni, CristianBruni, AlessandroCarlino, Federico Costa-gli, El Mahdì El Harchaoui, Duccio Fonta-

na, Flynne Frolich, Amine Khaliss, RenatoKomshiu, Alberina Krasniqi, Darya Krau-chanka, Amina Laaraj, Sarra Mednini,Francesco Mersi, Andrea Murgese, KirylPabiarezhny, Giovanni Porciatti, Shukri Sa-

diku, Younes Zaouali (Classe III A, scuolasecondaria di I grado “A. Roncalli” di Ca-stellina in Chianti).Dirigente Scolastico: Pietro Biagini.Tutor: Alba Spataro.

APPROFONDIMENTO

L’importantenonèvincerema partecipare

Page 16: SIENA Book Finale

8 CAMPIONATOGIORNALISMO MARTEDÌ 13 MARZO 2012

Libertà conquistata con tanti sacrificiAdistanza di 68 anni il ricordo delle vittimedell’eccidio diMontemaggio

NEL MARZO 2012 è piacevole erilassante passeggiare sul Monte-maggio, nei pressi di Casa Giubi-leo. Si può godere di una pace ra-ra da trovare nella società di oggie di bellissimi paesaggi naturali.Potrebbe sembrare strano chequesto luogo immerso nella natu-ra sia stato, il 28 marzo del 1944,teatro di una delle più grandi tra-gedie del nostro territorio. Quellamattina di sessantotto anni fa, inseguito a una soffiata, imilitari fa-scisti arrivarono a Casa Giubileoe venti partigiani, dopo che ebbe-ro cercato di difendersi, furonocatturati.Due riuscirono a scappa-re, due furono subito uccisi; gli al-tri furono portati poco lontano, inlocalità La Porcareccia: un terzopartigiano, VittorioMeoni, riuscìa mettersi in salvo, mentre gli al-tri diciassette furono fucilati sulposto.Quei partigiani erano ragaz-zi giovani, costretti ad abbandona-re la loro casa, a vivere in condi-zioni di clandestinità lontano daifamiliari, a combattere per la li-bertà del paese e per il bene comu-ne. Se oggi noi riceviamoun’istru-

zione, se ci sentiamo tutelati dauna Costituzione che ci garanti-sce i nostri diritti è anche grazie apersone come loro, persone chenon hanno avuto paura di dire noal fascismo, sì alla libertà. Oggisembra scontato vivere inunoSta-to democratico in cui i cittadinipossono scegliere i propri rappre-

sentanti. Sembra altrettanto scon-tato che ogni forma di comunica-zione sia libera e rimanga segreta.Sembra ovvio che ci si possa riuni-re pacificamente, che ci siano la li-bertà di pensiero, di parola, distampa, come dice l’articolo 21della nostra Costituzione. Soprat-tutto sembra logico che vengano

riconosciuti dallo Stato tutti i di-ritti dell’uomo, sia come singolosia nelle formazioni sociali, comeè garantito dall’articolo 2.Dobbia-mo però pensare che tanti corag-giosi ragazzi hanno fatto l’onore-vole scelta di diventare partigiani,proprio perché molti dei principiche oggi ci sono garantiti erano al-lora violati. Consapevoli del passa-to, sentiamo di dover ringraziaregli uomini e le donne che hannolottato contro la dittatura per co-struire la democrazia e che hannodato a noi la possibilità di viverein un mondo migliore. Perché lamemoria non vada persa, tutti glianni i Comuni della Valdelsa, chehanno dato i natali alle vittime,commemorano l’eccidio ospitan-do a turno una riunione straordi-naria deiConsigli Comunali e pro-ponendo varie iniziative. In occa-sione del 68˚ anniversario il Co-mune di Barberino Val d’Elsaospiterà i Consigli Comunali Stra-ordinari il prossimo 24marzo. Lacelebrazione ufficiale sul Monte-maggio si terrà nel pomeriggiodel 25 marzo.

PER NOI RAGAZZI sentirsi liberi significa po-ter fare le scelte che vogliamo, ad esempio avere lapossibilità di praticare lo sport che ci piace, sceglie-re la scuola superiore da frequentare, soprattuttopoter decidere il nostro futuro. L’unico limite allenostre scelte ce lo impongono i nostri genitori, checi danno degli orari da rispettare, ci consigliano lecompagnie con cui uscire e ci vietano alcune cose,ad esempio possono impedirci di prendere ilmoto-rino a 14 anni.Avolte sembra che i genitori diventino i protagoni-sti della nostra vita,manon è così, dobbiamo ricor-darci che tutto ciò che fanno, lo fanno per il nostrobene.Noi ragazzi di oggi abbiamo le libertà fonda-mentali, soprattutto siamo liberi di pensare e diesprimere le nostre idee. Purtroppo questi diritti

non sempre sono stati rispettati in passato e, in al-cune parti del mondo, non lo sono ancora oggi. Cisono, infatti, alcuni paesi che non seguono i princi-pi della democrazia, altrimolto poveri in cui le per-sone sono ridotte a vivere in una sorta di schiavitù.Ci sono bambini e ragazzi costretti a lavorare incondizioni pessime per pochi soldi, bambini e ra-gazzi che vengonomaltrattati e addirittura vendu-ti come fosseromerci. Loro, certamente, non sonoliberi di scegliere il futuro come noi. Dobbiamoquindi apprezzare la nostra libertà e non dimenti-care le persone che ancora oggi non sono libere. Civengono inmente le parole scritte daNelsonMan-dela nella sua autobiografia: «libertà non è soltan-to spezzare le proprie catene, ma anche vivere inmodo da rispettare e accrescere la libertà degli al-tri».

UN VALORE INESTIMABILE NON SEMPRE GARANTITO

Ma i ragazzi sonoveramente liberi?

CRONISTI INCLASSE

IN ATTESA delle prossi-me celebrazioni per l’anni-versario dell’eccidio diMontemaggio, abbiamo in-tervistato Chiara Vanninied Elisa Guerrera, due no-stre compagne che vi hannopartecipato nel 2011.

Come si è svolto l’incon-trodeiConsigliComuna-li Straordinari?

«A questo evento, svoltosi aColleVal d’Elsa, sono inter-venuti il Sindaco del nostroComune e il Presidente delConsiglioComunale, il Con-siglio Comunale dei Ragaz-zi e tanti ospiti tra cuiVitto-rioMeoni. Inoltre, sono sta-ti premiati alcuni nuovi resi-stenti, cioè delle personeche lottano contro le ingiu-stizie, per il rispetto dei va-lori della Costituzione. Inparticolare ci ha colpito lapresenza della figlia diMar-celloTorre, sindaco di Paga-ni, ucciso nel 1980 per lasua opposizione alla crimi-nalità organizzata».

Cosa si prova ad incon-trare Vittorio Meoni eadascoltare lanarrazio-nedellavicendadapar-te di chi l’ha vissuta inprima persona?

«Vittorio Meoni è interve-nuto rispondendo alle do-mande dei ragazzi presenti.È stato emozionante incon-trare un uomo sopravvissu-to all’eccidio. Il messaggio èpiù chiaro, se a parlare è chiha ancora il vivido ricordodi quei momenti perché liha vissuti in prima persona.Grazie alle sue parole, abbia-mo capito che è importantelottare per i propri dirittisenza aspettare che siano glialtri a farlo. Inoltre, secon-do noi, non dobbiamo la-sciare che la paura di fallireci impedisca di tentare».

SCUOLAMEDIA

«DI CAMBIO»Colle Val d’Elsa

Scuola Media “Arnolfo di Cambio” – Colle

Val d’Elsa. Classe: 3 G. Redazione: Baldis-

serotto Filippo, Berti Vittoria, CaiazzoMat-

tia, CampinoRaffaele, Cancelli Iona, Capo-

raso Melanie, D’Antonio Andrea, Garoua-

che Zakariya, Grassi Francesco, Guerrera

Elisa, Niang Gnima Fatou, Pianigiani Ales-

sandro, RumMarzia, Sorce Irene, Sorren-

tino Francesco, Tini Francesca, TothMihai, Vannini Alessandro, Vannini Chia-ra, Ziouti ZakariaTutor: Serena Storion. Dirigente scolasti-co: Monica Martinucci

L’INTERVISTA

‘Resistenti’di ieriedi oggi

Page 17: SIENA Book Finale

9CAMPIONATOGIORNALISMOMARTEDÌ 13 MARZO 2012

Pettegolezzi più veloci della luceParlaree sparlaredegli altri è lapraticapreferita della specieumana

VI È MAI CAPITATO di gioca-re al telefono senza fili? Sicura-mente si. Inizia uno, dicendoall’orecchiodel suo vicino una fra-se e poi si forma una catena fino ache l’ultimo ripeterà ad alta vocela stessa frase. Raramente il giocofunziona, e l’ultimo finisce perstorpiare, con effetti talvolta comi-ci, il senso di ciò che era stato det-to all’inizio. Tutto ciò succede an-che con i pettegolezzi, le maldi-cenze, le calunnie più o menograndi che si sentono dire. «Sai,quel ragazzo si è ferito leggermen-te ad una mano giocando, maniente di grave»; questa primaversione, modificata e adattatanel passaggio di bocca in bocca,ben presto diventa: «Sai, quel ra-gazzo si è ferito gravemente gio-cando, ed ora è in ospedale». Allafine, dopo qualche altro passaggiodi consegna, per quel ragazzo nonc’è più niente da fare. Esagerazio-ni, dite voi? No, soprattutto perchi, come noi, vive in un paesepiccolo, in cui tutti si conosconoed in cui il privato delle persone èal centro dell’interesse e suscitacostante curiosità.

La nostra bocca può diventareun’arma affilata come un coltello,se non utilizzata nel modo giusto.Si, perché una chiacchera, buttatalì senza nemmeno troppa coscien-za, può realmente risultare offen-siva e dolorosa.Riflettendo in classe sull’argo-mento ci siamo chiesti cosa ali-

menti questomeccanismodel pet-tegolezzo, non solo nei paesi, maanche nelle comunità più grandied allargate. Forse è il gusto di co-noscere cose che dovrebbero rima-nere segrete, forse il semplice pia-cere di trovarsi al centro dell’at-tenzionedi altri che, in quel preci-so momento, mossi dalla curiosi-

tà, pendono dalle nostre labbra.Fatto sta che ogni voltanon ci ren-diamo conto di quanto dispiacerequelle parole, leggere come piu-me ma taglienti come spade, pos-sano generare. Tutto ciò può di-ventare una vera e propria dipen-denza; c’è chi si ritrova a giurareil falso pur di ricevere attenzione.Questo scambio di informazioni,all’interno di un gruppo sociale,diventa addirittura una forma dicontrollo, perché modifica ed in-fluenza i comportamenti di colo-ro che di quel gruppo fanno parte.Un altro aspetto totalmente nega-tivo è che, attraverso questa conti-nua modificazione della realtà, siperde il contatto con i fatti; nonsappiamopiù se un’azione sia real-mente avvenuta o sia stata irrime-diabilmente variata da chi l’ha rac-contata.«La calunnia – diceva il poeta – èun venticello», che però si trasfor-mabenpresto inuna tempesta, in-vestendo tutto e tutti. Sarebbeme-glio, forse, rispettare il senso di ve-rità delle cose e soprattutto le per-sone che sono oggetto dei nostripettegolezzi.

«NON PUOI immaginare dove ero e cosa è succes-so ieri sera!» Ecco una frase tipica della ragazza odel ragazzo che si vanta con gli amici per la serataappena trascorsa. Sei stata al ristorante? No. In di-scoteca? Macché, meglio, molto meglio! E alloradove, nella residenza estiva dei reali d’Inghilterra?Esatto. Ci devo credere? Te lo assicuro. E’ la stessacosa che accade quando qualcuno, dopo aver bevu-to un innocuo boccale di birra, fa credere agli altridi essere completamente ubriaco per sentirsi, anco-ra una volta, al centro dell’attenzione generale. Ar-rampicarsi su una collina si trasformanell’avventu-rosa scalata del monte Everest, percorrere qualchecentinaio di metri a piedi diventa una maratonanel deserto del Sahara. La fantasia, talvolta, nonha freni: pur di farsi belli con gli amici alcuni sa-

rebbero pronti a giurare di aver avuto rapporti rav-vicinati anche con il Principe della favola di Bian-caneve. Noi ci chiediamo: cosa succederebbe se siprendessero per vere tutte le cose che, di nostraspontanea volontà, decidiamodi raccontare agli al-tri esagerando? Come minimo ci sarebbero milio-ni di italiani che hanno fatto l’amore con Belen ealtrettanti che possiedono un enorme patrimonioin banca. Molto spesso, però, come noi stessi bensappiamo, la realtà delle cose è molto diversa. E al-lora basta col costruirci il nostro palcoscenico per-sonale, fatto di bugie e di affermazioni esagerate.Meglio vivere la realtà così come viene; in questomodo forse anche le nostre azioni più normali equotidiane potranno trasformarsi in piccoli gesti«eroici» da raccontare agli altri.

RIFLESSIONI 1 - IL PESO SPECIFICO DELLE PAROLE

Cosasuccedequandos’ingigantisceun fatto

CRONISTI INCLASSE

FIN DAI TEMPI antichilo scambio di informazionisui vari aspetti della societàaveva un luogo prestabilito.Nell’antica Grecia l’agoràrappresentava il centro delcommercioma ancheun’oc-casione per comunicare,scambiarsi opinioni e, per-ché no, anche pettegolezzi.Più avanti, nel Medioevo,erano le piazze ed i sagratidelle chiese a risuonare del-le parole dei cittadini. Poi ètoccato ai salotti, delle cortiprima e della borghesia poi,fare da contorno a conversa-zioni di ogni genere. Anchei nostri nonni e i nostri geni-tori hanno avuto luoghi pre-cisi dove scambiarsi unaconfidenza; a chi non è maisuccesso di trovarsi nel belmezzo di un pettegolezzodal parrucchiere? O a unbar, davanti ad una bibita oa uno stuzzichino? Da unpo’ di tempo, oltre a questispazi concreti e ben defini-ti, esistono anche delle«piazze virtuali», alle qualiinmoltissimi possono acce-dere. Ci riferiamo, ovvia-mente, a internet, ed in par-ticolare ai forum, alle chat eai social network, in cui cia-scuno può commentare odiffondere le informazionidi coloro che sono nella sualista di “amici”. In questi si-ti, il pettegolezzo corre velo-ce come il vento, perché rie-sce ad arrivare dove la sem-plice chiacchera non arrive-rebbemai, ed inminor tem-po. A volte tutto ciò servead avere consigli e sostegno,ma forse così si perde anchel’unica cosa che rimanevapositiva nel pettegolezzo: lacomunicazione reale tra lepersone.

SCUOLAMEDIA

«RICASOLI»Gaiole in Chianti

Scuola media “B. Ricasoli” – Gaiole (Ist.comprensivo Cast.B.ga). Classi: 2 a e 3a.Redazione: 2A: Baldi Emanuele, CatinariCamilla, Centri Margherita, ChiantiniNiccolò, Cioni Francesca, Joshi Karisma,Mahjibi Chedi, Mangiameli Francesco,Ma-tassini Enrico, Migliorini Giulio, Mori Gio-ia,NapolitanoFabio, Nepi Samuel, Orlandi-

ni Marco, Pacelli Cristina, Pagni Samuele,Pasquini Noemi, Rago Enza, Rizzo Giaco-mo, Santoro Alessandra, Selvolini Madda-lena, Seminara Nicolò, Tagliatela Luigi.3A: Baldi Andrea, Bellucci Chiara, BianchiMattia, Bruno Jessica, Cavaciocchi Gaia,Doganieri Gabriele, Fabiani Francesco,Fernicola Lucia, Lapis Niccolò, Manganelli

Valentina, Mugnaini Damiano, OsmenajFjorentin, Pagni Selene, Posticci Alessia,Qaja Selvir, Romeo Giulia Azzurra, RuffoliSamuele, Samih Lehcen, Selmani Muha-medin, Trevisan Lorenzo, Vannoni Luca,Vinci Alessandra. Tutor: Andrea Sguerri.Dirigente scolastico: Luciana Lucioli

RIFLESSIONI2

Nuovi spaziperpoterdialogare

Page 18: SIENA Book Finale

8 CAMPIONATOGIORNALISMO VENERDÌ 16 MARZO 2012

Divertimenti di strada in estinzione«LaPalla eh!»mantiene intatte le caratteristicheoriginarie

ESISTONO ancora giochi checontano poche decine di appassio-nati o che vengono praticati in pa-esi periferici, distanti dai grandicentri, come nel caso della Pallaeh!. Noi ragazzi che abitiamo nelcomune di Chiusdino durante labella stagione abbiamo occasionedi assistere alle partite di Palla eh!fatte dai più grandi, specialmentesulla strada principale di Ciciano.–Il gioco- dice un anziano abitan-te del paese- non è nato qui danoi, ma vi è stato introdotto daibraccianti stagionali che andava-no a lavorare in Maremma e inparticolare a Vetulonia. Lo han-no appreso durante le pause dal la-voro e poi hanno continuato a gio-carlo a Ciciano -. Dal 1977 si è ri-proposto nelle sei comunità ludi-che della «palla»: Ciciano, Scalva-ia, Tornella, Piloni, Vetulonia,Tirli, che ogni estate organizzanodei tornei. Il gioco ha subito neltempo dei cambiamenti, ma è pro-prio nelle Colline Metallifere enella zona di Ciciano che sembraessere rimasto invariato nella sua

versione più antica che è quella amano nuda. Prende il nome “Pal-la eh!” dal grido che precede ogni“mando”, cioè la battuta d’inizio.La complessità delle regole, simi-li a quelle della «palla pugno”», èdovuta alla capacità di adattamen-to che il gioco deve avere rispettoalle strade o alle piazze dei paesi

in cui si pratica e alla conseguenteflessibilità del regolamento, appli-cato dagli stessi giocatori delledue squadre. Sono questi ultimi,in genere 9 per ogni squadra, chesi accordano su eventuali cambia-menti da apportare, senza la pre-senza dell’arbitro. È un gioco apunti, detti «cacce», ogni partita

comprende tre giochi e vince lasquadra che si aggiudica due parti-te. L’importanza di questi giochidi strada, secondo noi, risiede nel-lo spirito dei giocatori o megliodella “comunità giocante” che col-labora e si accorda per giocare lapartita e basa le regole sul dialogoe sul consenso rispettandole co-me fossero divine. Per noi ragazziquesto è significativo perché attra-verso la vitalità e il coinvolgimen-to del gioco di strada si può entra-re nella società adulta iniziando acooperare con gli altri, liberando-ci di un certo egocentrismo prati-co che ostacola i rapporti interper-sonali. Questi giochi sostituisco-no in qualche misura i primordia-li riti d’iniziazione, le prove chegli adolescenti dovevano superareper essere considerati adulti, per-ché durante il loro svolgimentovengono aiutati dai più anzianiad apprendere le regole che li con-sacreranno membri effettivi dellacomunità giocante. Peccato che lestrade e gli spazi siano sempre piùchiusi e meno disponibili ad acco-gliere il libero gioco comune!

IL GIOCO CARATTERIZZA l’infanzia da sem-pre come testimoniano gli affreschi rinvenuti neisiti archeologici. Già il filosofo greco Platone cre-deva nel valore educativo e didattico del gioco perl’apprendimento e la crescita del bambino. Per inostri nonni la strada era il luogo in cui si giocava,senza arbitri perché era sufficiente una stretta dimano per fidarsi dell’avversario. Oggi però la stra-da, invasa dal traffico, è stata vietata ai bambiniche si sono rintanati in casa, davanti a Tv, compu-ter e videogiochi, da soli. Almeno questo accadenelle grandi città mentre noi bambini di campa-gna siamo più fortunati: frequentiamo ancora lestrade del nostro paese, giochiamo tutti insieme al-la «Cavallina», che i nonni chiamavano «Cipolla ec-comi» e a nascondino, e preferiamo gli animali ve-ri ai cuccioli virtuali dietro lo schermo.

MA SIAMO circondati da una quantità enormedi giocattoli perché ogni occasione è buona perchiedere e ricevere regali, dal compleanno alla pro-mozione. Eppure il bambino è attratto più dallascatola che dal costoso contenuto, ma poi rimaneipnotizzato davanti ai giochi che fanno tutto da so-li, basta premere un pulsante. Anche i giocattolitradizionali, per sopravvivere, si sono fusi con latecnologia digitale: la Barbie è diventata una video-camera e le Hot Wheels sfrecciano sugli schermidegli iPad. Invece una volta il bambino doveva usa-re la fantasia per costruirsi i giochi con i materialia disposizione e, se li rompeva, era in grado di riac-comodarli. Pensava, inventava, creava e socializza-va. Dovremmo farlo anche noi: l’aria aperta ci staaspettando.

L’EVOLUZIONE DELL’HOMO SAPIENS ATTRAVERSO L’AFFERMAZIONE DELL’HOMO LUDENS

Giocandosi imparaa immaginaree realizzare

CRONISTI INCLASSE

SCUOLA

«LorenzettIRosia-Chiusdino-Monticiano

GLI ALUNNI di Rosia in-tervistano Fiorenza Man-nucci, scrittrice esperta ditradizioni popolari e autri-ce di vari libri, fra cui «Lamia terra fra memoria, sto-ria e leggenda della Val diMerse», Progetto lavoro,2009.

Lei è stata per molti an-ni una appassionata in-segnante. Secondo lei,quale valore ha il giocoin ambito scolastico?

«Il gioco, nell’apprendimen-to scolastico, ha un ruolopredominante. Purtropponella tradizione popolare hasolo una funzione ricreativae, ancor peggio, è considera-to una ‘perdita di tempo’.Pregiudizi come questi pos-sono portare gli insegnantia escludere o a limitare lametodologia ludica. La ca-ratteristica fondamentaledelle attività ludiche è quel-la di creare un contesto mo-tivante e naturale dove lostudente operi, sperimenti,esplori dimenticandosi chesta imparando. Giocando,l’alunno imita, ma nellostesso tempo crea, immagi-na andando di là dei limitidella realtà. Crea lo spaziodella sua libertà dove nessu-no può interferire; si liberadallo stress, dalla paura diessere giudicato e, in questoclima rilassato, si scopre, siriconosce, si sorprende, pen-sa e ragiona. Manipolando eoperando, acquisisce nuovemodalità per entrare in rela-zione con il mondo esterno,con i simboli e con l’astra-zione. Diventa così autono-mo, consapevole e responsa-bile del suo sapere. Infatti ilsapere non si impara, ma sicostruisce, pezzo per pezzo,come un giocattolo».

Istituto «A. Lorenzetti» di Rosia- Plessidi Rosia-Chiusdino-Monticiano. Redazio-neRosia: Classe III A: LorenzoCaltagiro-ne; Giulio Falsetti; Giada Franci; Cateri-na Garoni; Cristina Giannini; FedericoNegri; Giulia Perini; Mirko Romagnoli;David Saurini; Christian Stopponi; Vre-

nozi Dejnilson Tutor: Mariangela Musio.Redazione Chiusdino: Pluriclasse—Da-vide Ciabatti; Shqipe Berberi; Denis Le-lic; Guido Pettorali; Rebecca Falchi; Ali-ce Fiorito; Andrea Frisancho; ManuelSantini; Costanza Vannini; Sara Tovasci;Luca Mattu; Elona Shullarii; Santa Troi-

se; Eleonora Vatti. Tutor: Wilma Cille-rai. Redazione Monticiano: Classe II E:AdaBruzzone eMartina Forni; Classe IIIE: Eleonora Calossi, Amarildo Nika, An-nalisa Posadino, Giulio Ricci. Tutor: Ti-ziana Serino. Dirigente scolastico: San-dro Marsibilio

L’INTERVISTA

Il saperesi costruisce‘ruzzando’

Page 19: SIENA Book Finale

9CAMPIONATOGIORNALISMOVENERDÌ 16 MARZO 2012

Razzismo?Perchéno!Arrivarecomestranieri, restare comeamici

STIAMOMUOVENDOCI ver-so una società composta da perso-ne di differente cultura, lingua,razza, religione. Anche nella no-stra comunità locale, da una venti-na d’anni a questa parte, sono arri-vati in numero crescente personeprovenienti da Paesi stranieri,spesso extracomunitari, che cihanno portato a confrontarci conprobleminuovima anche ad arric-chire il nostro modo di pensare ela nostra visione della vita.Noi ra-gazzi abbiamo sviluppato una ri-flessione personale, a partire dallanostra esperienza, sui problemidell’ostilità verso gli stranieri e lanecessità di un atteggiamento diaccoglienza, solidarietà e integra-zione. In primo luogo abbiamo ri-flettuto su quali sono gli ostacolipiù grossi che si pongono ad acco-gliere un compagno/a che giungeda un Paese diverso dal nostro.La risposta più ricorrente e perfi-no scontata è stata che il principa-le ostacolo alla comunicazione ècostituito dal fatto di parlare lin-gue diverse e che quindi a voltenon ci si comprende nemmenoper scambiarci degli essenzialimessaggi e informazioni. Tutta-via, svolgendo una riflessione piùapprofondita e considerando che

noi ragazzi ci troviamo in una co-munità scolastica, dove si svolgo-no intensivamente attività di ap-prendimento linguistico e alfabe-tizzazione, ci siamo trovati d’ac-cordo sul fatto che il principaleostacolo all’accoglienza talvoltasta invece dentro di noi e consistenella più o meno consapevole ac-cettazione di pregiudizi, che tro-

viamo vigorosamente radicati nelnostro ambiente di vita e di cuipurtroppo a volte sono gli adulti iprimi responsabili. I pregiudizipiù diffusi verso le persone prove-nienti dalle etnie più povere degliextracomunitari sono che essi tal-volta non lavorano, rubano e sfrut-tano le risorse della comunità delpaese ospitante. Però, dopo

un’ampia discussione, abbiamoconvenuto che prima di giudicarebisogna conoscere la persona concui si ha a che fare; infatti ci sonopersonebuone o cattive presso tut-te le nazionalità e comunità uma-ne: dipende dai singoli casi e dalsingolo individuo, indipendente-mente dalla sua etnia, cultura eprovenienza. Un’altra considera-zione che ci ha trovato d’accordoè che tutte le persone di diversacultura, religione, lingua, etniahanno gli stessi diritti e doveri,tra cui il dovere di rispettare le re-gole e le leggi del Paese ospitante;tuttavia esso deve essere tolleran-te e sviluppare politiche di acco-glienza verso gli immigrati, chespesso provengono da situazionidi estremo disagio, povertà e peri-colo. Un altro aspetto consideratonella nostra riflessione riguardagli elementi positivi dell’integra-zione per gli appartenenti al Pae-se ospitante: si tratta di un arric-chimento di conoscenza e di cre-scita personale; vincere la pauradi accostarsi ad una personadiver-sa e sconosciuta riserva spesso gra-dite sorprese: quasi sempre si sco-pre una persona nuova con cui fa-re amicizia, che si rivela gentile,simpatica, educata e scherzosa.

PRESSO LA SCUOLA media «R. Fucini» è incorso un Progetto sui diritti negati dei fanciulli esui diritti umani globali, che è iniziato nello scorsoanno scolastico, con il patrocinio dellaRegioneTo-scana e la collaborazione di Amnesty Internatio-nal allo scopo di promuovere una riflessione sullanecessità della tolleranza e dell’accoglienza. A que-sto progetto è stato dato il titolo «Nessuno esclu-so»: il suo tema principale è il pregiudizio, che èpossibile superare solo attraverso la conoscenza, laquale si realizza attraverso l’incontro, la comunica-zione, quindi la nascita di una relazione. E’ statostabilito l’intervento di un esperto di Amnesty In-ternational: è il secondo anno di lavoro con lui equesto aggiunge un clima di familiarità che per-mette di parlare apertamente e senza ipocrisie disentimenti che riguardano tuttima che in fondo civergogniamo ad ammettere. In particolare abbia-mo approfondito elementi di teoria della comuni-

cazione, intesa come strumento per creare relazio-ni costruttive tra persone anche distanti per cultu-ra, fede, idee politiche. Operativamente è in via diorganizzazione un’attività che coinvolge tutte le di-scipline in un lavoro basato su testi poetici, canzo-ni, brani musicali, cartelloni e manifesti con slo-gan emessaggi a effetto; in questo momento l’atti-vità più entusiasmante consiste nell’analisi, com-mento e esecuzione di testi di cantautori italiani estranieri che parlano di intolleranza e della violen-za ad essa conseguente. Ci rendiamo conto che lamaturazione, ovvero il passaggio all’età adulta si ca-ratterizza anche per la capacità di governare emo-zioni e paure e quindi comporta la rielaborazionedi esperienze sia individuali che collettive, tra lequali forse anche un progetto come questo, chenon ha la pretesa di rivoluzionare le coscienze maquella di avviarle ad una riflessione consapevolecon l’obiettivo di favorire atteggiamenti inclusivi.

UN PROGETTO PER PROMUOVERE IL SUPERAMENTO DEI PREGIUDIZI

Affinché domani non ci sia «Nessuno escluso»

CRONISTI INCLASSE

RISPONDEDon Roberto,parroco di Monteroni.

Ci sono delle iniziativepreviste per il 2012all’interno della parroc-chia rivolte a favorirel’integrazione e l’acco-glienzadi stranieri, spe-cie extracomunitari?

«Abbiamo tentato negli an-ni passati alcune iniziative.Ma non è facile organizzarequalcosa: la categoria ‘stra-nieri’ è nostra. Fra le varienazionalità non mi sembrache ci siano collegamenti ve-ramente significativi: ognu-no si sente solo rumeno, omarocchino, o … Mancanocollegamenti trasversali. Ri-cordo un incontro di alcu-ni anni fa nella vecchia chie-sa: nonostante una discretapropaganda anche persona-lizzata, vi parteciparono po-chissime persone e nei lorointerventi posero solo pro-blemi di interesse personaleai rappresentanti del Comu-ne che erano presenti. Ri-tengo che progressi veri sicompiono a livello interper-sonale o familiare. Vedocon piacere che alcune per-sone o famiglie si sono benintegrate a livello parroc-chiale. Direi che non sonopiù percepiti come ‘stranie-ri’, ma sono sentiti e, credo,si sentono parte integrantedella comunità cristiana».

Gli extracomunitari so-no la maggioranza deipoveriassistitidallapar-rocchia?

«Chi frequenta la Caritas,sia per i viveri, o per i vesti-ti, o alla ricerca di aiuti eco-nomici è più spesso non ita-liano. Vengono date rispo-ste ‘possibili’, anche se nonè facile fare bilanci. Le ne-cessità più impellenti sonoperò il lavoro, la casa, e laCaritas non è in grado disoddisfare queste richieste.Senza dimenticare che spes-so non è agevole verificaregli autentici bisogni».

SCUOLAMEDIA

«FUCINI»Monteroni d’Arbia

Scuolamedia «Fucini» di Monteroni d’Ar-

bia. La redazione: Burroni Irene, Coniglio

Antonio, Martini Sara, Pacciani Riccardo,

Patafi Lorenzo, Piccini Francesca, Sainz

Sanchez Diego, Sainz Sanchez Kevin (II C)

Becatti Matteo, Brizzi Alessandro, Donati

Luca, Lippi Eleonora (II A) Boccini Asia,

Gullo Sophia, (II B).

ll Dirigente Scolastico è la Dott.ssa MariaDonata Tardio e le insegnanti tutor chehanno seguito i ragazzi nella realizzazio-ne del lavoro sono la Prof.ssa Catia Maio-rello e la Prof.ssa Simonetta Ricciardi.

L’INTERVISTA

Immigratitra speranzee realtà

Page 20: SIENA Book Finale

9CAMPIONATOGIORNALISMOMARTEDÌ 20 MARZO 2012

Quello che ledonnenondicono«Femmine», frabugieemancate verità

DONNE E UOMINI dovrebbe-ro avere gli stessi diritti,ma il gen-til sesso viene spesso messo in se-condo piano, ridotto ad un ogget-to a cui viene tolto orgoglio e di-gnità.Inmolte realtà e culture si ha unaconcezione della figura femmini-le alquanto limitata: la donna sideve occupare della casa, crescerei figli, essere dolce e accomodantecon il marito. Peggio avviene inPaesi dove le donne sono costret-te alla totale obbedienza al «ma-schio», obbligate amatrimoni pia-nificati fin da tenera età, senzapossibilità di autonomia fisica edi scelta; in casi estremi, se sospet-tate di tradimento, possono esserecondannate alla lapidazione.In Italia,per fortuna, la maggio-ranza delle donne è libera di usci-re,lavorare, studiare... innamorar-si! Tuttavia, non è sempre così.Per le donne dai 15 ai 44 anni laviolenza è la prima causa dimortee di invalidità: più del cancro, de-gli incidenti stradali e persino del-la guerra. Dagli studi delle orga-nizzazioni internazionali emerge

che la violenza si trova tanto neiPaesi in via di sviluppo che inquelli industrializzati. E’ diffusaperfino nelle avanzate democra-zie scandinave.

ALTRETTANTOnumerose so-no le vittime dello stalking, un fe-nomenomolto diffuso e finalmen-

te preso in giusta considerazione,quando, il 30 gennaio 2009,Mon-tecitorio aggiunge al CodicePena-le l’art. 612 bis. La legge nasce percontrastare la serie di atteggia-menti persecutori tenuti da un in-dividuo ai danni di un’altra perso-na, per lo più donna, generandolestati di ansia e paura, che possono

arrivare a comprometterne la nor-male quotidianità. I comporta-menti più comuni di uno stalkervanno dalle molestie continueagli appostamenti nei pressi degliambienti frequentati dalla vitti-ma, per arrivare a gravi intrusioninella sua vita privata. Il più dellevolte si tratta di un conoscente,un collega, un ex compagno/a cheagisce spintodal desiderio di recu-perare il precedente rapporto operché intende conquistare l’og-getto dei suoi desideri.

LE DONNE che ricevono queste«attenzioni» provano paura, rab-bia, insicurezza, perdita di autosti-ma e fiducia negli altri, ma rara-mente trovano la forza di ribellar-si: solo il 4% denuncia le violen-ze. Proprio per supportare le vitti-me, che si sentono comunque so-le e indifese di fronte all’aggressi-vità di alcuni uomini e scelgonodi «non dire», sono nate associa-zioni, gruppi di sostegno e campa-gne di sensibilizzazione atte a re-stituire alle donne la volontà di ri-conquistare una vita normale e lalibertà di esprimersi.

NON VOGLIAMO parlarvi di Biancaneve e del-la strega cattiva, ma dei tanti stereotipi che ancorasopravvivono nell’ educazione dei ragazzi!In passato alle bambine veniva imposto di giocarecon le bambole e, se un maschio le imitava,venivapreso in giro o guardato con sospetto. Attualmen-te, la situazione appare diversa: le donne, in fami-glia e non, hanno conquistato una propria identi-tà, dimostrandosi determinate e intelligenti. Unruolo di guida, verso quella che viene chiamata laparità dei sessi, hanno avuto, ed hanno, la famigliae la scuola. In realtà questa definizione è ambigua:la diversità tramaschi e femmine esiste e va ricono-sciuta. Diversità, non inferiorità di «genere»!Non a caso in alcune scuole della provincia di Sie-na, tra cui la nostra, è stato realizzato un progetto

allo scopo di esaltare l’unicità della persona, indi-pendentemente dal sesso di appartenenza. Con leesperte abbiamo analizzato gli stereotipi più comu-ni, concludendo che coinvolgono principalmentele donne, con conseguenze in tutti gli ambiti dellavita. Le testimonianze sono sotto gli occhi di tutti:il mondo del lavoro è prevalentemente maschile.Le lavoratrici sono appena il 47%del totale,vengo-no pagate meno degli uomini e quasi mai rivesto-no ruoli di potere. Persevera la difficoltà di vivereserenamente lamaternità per il rischio di licenzia-mento o lamancanza di asili; imass-media diffon-dono l’idea della donna disposta a tutto, per far car-riera, puntando sulla bellezza più che sul talento.Eppure la parità dei sessi non è più unmiraggio…il principe azzurro c’è solo nelle fiabe!

NON DIRMI CHI È LA PIÙ BELLA DEL REAME…

Pari opportunità: sognoo realtà?

CRONISTI INCLASSE

UN’ ALUNNA delle nostreclassi ha intervistato suanonna, testimone del percor-so delle donne nel tempo.

Quandoerigiovane, co-me erano le donne?

«Molto più legate alla casa ealla famiglia, poche lavorava-no. Erano spesso sottoposteal padre prima, al maritopoi. Lentamente le cose so-no cambiate: sono entratenelmondodel lavoro, diven-tando indipendenti, sia a li-vello economico che di pen-siero».

E oggi, come le vedi?«Mi sembra che le donne ab-biano raggiunto grandi risul-tati, avanzando nella stradaverso la parità dei sessi; alcu-ne, però, simostrano disinte-ressate al ruolo di mamma,rinunciando ad un aspettounico ed incredibile. Inol-tre, per la bellezza e la carrie-ra si sacrifica troppo spessola famiglia. Vorrei che nonsi rinunciassemai alla digni-tà e alla femminilità, senzaperò esagerare, come pro-pongono ‘certimodelli’ in te-levisione!»

A quali ti riferisci?«Mi riferisco al fatto che ilcorpo femminile viene usatoper alzare gli ascolti, comemerce da esibire; molte ra-gazze pensano chemostrarsisia il giusto trampolino dilancio per diventare famose.Mi colpisce il fatto che i per-sonaggi televisivi, in partico-lare donne, si sottopongonoad interventi chirurgici perapparire sempre giovani eperfetti».

Cosa diresti alle giova-ni?

«E’ importante ascoltare ibuoni consigli di chi è piùavanti negli anni,ma non ri-nunciare mai ai propri so-gni. Occorre costruirsi il fu-turo giorno per giorno, conimpegno e costanza, facen-do le cose al tempo giusto!»

SCUOLAMEDIA

«G.PAPINI»CastelnuovoB.ga

Scuola media «G.Papini» - CastelnuovoBerardenga. Redazione: Classe III B: Alci-di Lorenzo, Bitiqi Muhedin, Brogi Leonar-do, Comacchio Lisa, Diele Camilla, DodaEmanuela, Fadda Nicola, Falchi Lorenzo,FrattaMattia Angleo, Galluzzi Arianna, Hy-seni Franc,Ignuta Darius Gabriel, Krasniqi

Bukurije, LataRenaldo,Martellini France-sco, Masi Michael, Natale Gemma, SalviSilvia. Classe IIIA: Adiatro BadjenahoraBenedict, Avossa Gianluca, Bochicchio An-tonella, CoppolaMaria Chiara, Crespi Gior-gia, Giannotti Daniele, Grandi Chiara,Grandi Samuele, Hilt Siena, KolaEsmeral-

da, Macinai Alessandro, Martellini Giulia,

Martucci Federico, Messina Stefano, Myf-

tiu Renato, Romano Vittorio, Semplici Ali-

ce. Vela Salvatore, Veneziano Iacopo. Diri-

gente scolastico: Luciana Lucioli. Tutor:

Belfiore Carmela, Mecattini Claudia.

L’INTERVISTA

«Hochiestoamianonnadi raccontare»

Page 21: SIENA Book Finale

8 CAMPIONATOGIORNALISMO MARTEDÌ 20 MARZO 2012

Aproposito di... dirittiIngiustizie e discriminazioni all’ordine del giorno nella nostra società

«TUTTI GLI ESSERI umaninascono liberi e uguali in dignitàe diritti». Con queste parole iniziail primo dei trenta articoli dellaDichiarazione Universale dei Di-ritti Umani, adottata all’unanimi-tà dall’Assemblea delle NazioniUnite il 10 dicembre 1948. Maquali sono i diritti umani e quan-to vengono rispettati a più di ses-santa anni dalla loro nascita? So-nodiritti umani, ad esempio, il di-ritto alla vita, alla libertà, all’ugua-glianza di fronte alla legge, al nonessere sottoposti a torture, arbitra-riamente arrestato, incarcerato,esiliato. Tutti, poi, hanno il dirit-to di lavorare, di ricevere un’istru-zione adeguata, di poter esprime-re liberamente le proprie idee, dinon essere discriminati per il cre-do religioso, il sesso, la lingua, ilcolore della pelle.

PURTROPPO l’universalità deidiritti resta talvolta più formaleche reale anche nel mondo con-temporaneo e si sbaglia chi pensache tutto sia acquisito anche neipaesi democratici. Basti pensare

alle ingiustizie, alla discriminazio-ne che quotidianamente subisco-no gli immigrati, gli anziani, glihandicappati, i più poveri….La negazione più violenta dei di-ritti umani è certamente la penadimorte, spesso indicata comede-terrente nei confronti di omicidie altri reati gravi o come strumen-

to necessario per arginare il terro-rismo. Il dibattito sulla questioneèmolto acceso; quello che sembraessere certo, però, è che al ricorsoalla pena capitale non corrispon-da una diminuzione dei reati piùgravi. Eppure questo tipo di pena( a dispetto del nostro “illumina-to” Cesare Beccaria e del suo fa-

mosoDei delitti e delle pene ) con-tinua ad essere utilizzato in moltipaesi: in Cina ,ad esempio, dovesi organizzano addiritturamanife-stazioni di massa per la lettura el’esecuzione delle pene capitali;in Arabia Saudita, dove la leggeislamica (la Sharìa) prevede la pe-na dimorte obbligatoria per i rea-ti contro la “volontà divina” ( tra-dimento, omicidio, adulterio, stre-goneria, cospirazione contro loStato…); nei democraticissimiStati Uniti dove la pena di mortenon è ancora stata abolita in tuttigli stati dell’unione. Speriamoche questo articolo, nel suo picco-lo, faccia riflettere e capire che lapena di morte è, comunque, undelitto utilizzato per punirne unaltro e spesso diventa unmezzo didiscriminazione.

DA DOVE È iniziata questa ri-flessione? Dalla visione di unfilm: Sacco eVanzetti, incrimina-ti ingiustamente e condannati al-la “sedia elettrica” in America nel1927 con la sola colpa di essereanarchici e italiani.

«L’APPROVAZIONE, a maggioranza assoluta,della risoluzione sullamoratoria della pena dimor-te è stata una grande vittoria dell’Europama anchee soprattutto dell’Italia, la cui diplomazia, abilmen-te diretta dal ministro degli Esteri, ha svoltoun’azione intelligente ed efficacissima a NewYork. Con la risoluzione si segna un punto fermoin una battaglia di civiltà. La risoluzione non ob-bliga gli Stati a sospendere le esecuzioni capitali etanto meno ad abrogare le leggi nazionali che pre-vedono la pena capitale. Li esorta a farlo. Ha dun-que solo un alto valore simbolico, è solo uno stru-mento di pressionemorale? No. Essa produrrà an-che importanti effetti pratici, il cui significato sipotrà forse percepire soprattutto nel lungo termi-

ne». Certo l’ approvazione della moratoria non po-trà essere il punto di arrivo di quella battaglia dicui si parla all’inizio di questo articolo, ma dovràessere il punto di partenza. Questo è quello che igiovani chiedono ai governi nazionali:meno chiac-chiere e più impegno perché ritengono che spettiagli stati e ai governi nazionali impegnarsi nella di-fesa e nell’estensione dei diritti. Il rispetto di que-sti, infatti, deve coinvolgere tutti i paesi del mon-do. Da parte nostra impegnamoci per conosceremeglio i nostri diritti; da una recente indagine, in-fatti, risulta che alla domanda: «Hai mai letto laDichiarazione dei diritti umani?» il 50%dei giova-ni intervistati ha risposto no, il 40% ha risposto inparte, solo il 9% ha risposto sì.

ARTICOLO DI FONDO I GIOVANI CHIEDONOMENOCHIACCHIERE E PIU’ IMPEGNO

Penadimorte: la vittoria dell’Italia

CRONISTI INCLASSE

LO SFRUTTAMENTOminorile inizia con la rivolu-zione industriale quandograzie ai macchinari il lavo-ro, diventa meno faticoso epuò essere svolto dai bambi-ni.Gli imprenditori sfrutta-vano i bambini perché li pa-gavanopochissimo, non era-no in grado di ribellarsi e leloro piccole mani eranoadatte a svolgere lavori diprecisione. Venivano sfrut-tati gli orfani affidati alleparrocchie emandati a lavo-rare, oppure i figli delle fa-miglie con difficoltà econo-miche. Sembrano storie dialtri tempi, incompatibilicon il nostro mondo, manei paesi poveri, questo fe-nomeno è presente e la sto-ria Iqubal Masih, ne è unesempio. Iqubal nacque inPakistan, a cinque anni fuvenduto a un mercante ditappeti per 12 dollari per sal-dare i debiti della famiglia.Il bambino vennemaltratta-to, incatenato al telaio a cuilavorava per 12 ore al gior-no per 1 rupia al giorno,cioè 3 centesimi . A 10 anniIqbal si ribellò, raccontò lasua storia. Grazie a luimoltibambini furono liberati dal-la schiavitù e decine di fab-briche di tappeti chiusero.Nel 1995 la mafia pakistanauccise il piccolo Iqbal. Ilsuo sogno era diventare av-vocato e difendere i dirittidei bambini del suo paese.Dimentichiamo in fretta undramma come lo sfrutta-mento minorile, un proble-ma di scala mondiale che cidovrebbe far riflettere eadottare misure adeguateper tutelare bambini, che so-no il futuro del mondo.

SCUOLAMEDIA

«ANGIOLIERISiena

Scuola media «Cecco Angiolieri” - Siena.Classi: 3c – 3d. Redazione: 3 C: Ancilli Tom-maso, Angeli Valerio, Baldassarre Cesare,Bivol Ion, Bottazzi Gaetano, Capecchi Ales-sandro, CaponeLuca, Cappelli Althea, Chio-stri Giovanni, Finucci Pietro, Forconi Vitto-ria, Franchi Rachele, Giovannelli Brando,Gonnelli Francesca, Interligi Giovanni,Mag-gi Paolo, Magi Eugenia, Neri Sofia, Pasquini

Bartolomeo, Ricci Leonardo, Rinaldi Davi-de, Sampieri Sara, Senesi Aurora, SerratoArroyo Luis Angel, Sili Emilio, Taddei Mar-co, Vannoni Riccardo, Vardoni Nicola. 3 D:Anichini Luca, Antonelli Lorenzo, BarbieriMaria Margherita, Bellafiore Gaia, BiancoMarta, Bisconti Fiamma, Buini Federico,Burrini Margherita, Calvani Matilde, Cap-pelli Fabio, Fioravanti Ginevra, Giachi Ales-

sandro, Gigli Francesco, Knezevic Victor,Mazzoni Giulia, Nobile Margherita Vittoria,Onofri Ester, Pallassini Allegra, Pierini Lud-ovica, Pucci Costanza, Rubegni Lorenzo,Santinelli Ginevra, Soldati Alessandro, Tiri-bocchi Elena, Toscano Giulia, Turchi Filip-po, Valdambrini Chiara. Tutor: Gabriella Ri-naldi, Maria Francesca Bicci. Dirigente sco-lastico: Anna Tramutoli

MINORI DIMENTICATI

Iqubal, a 5 annivenduto

aunmercante