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8/4/2019 unificazioneIndocina
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L'UNIFICAZIONE DELL'INDOCINA, QUESTIONE STORICA
La lunga guerra d'Indocina giunta ad un momento decisivo con il crollo del Sud Vietnam.
Per chi, come noi, da sempre ha sostenuto la lotta di unificazione statale come processo dellarivoluzione democratico-borghese vietnamita la portata storica della vittoria politica e militare di
Hanoi trascende il fatto contingente.
"Per capire gli avvenimenti occorre sapere quali questioni siano risolte da un mutamento di
potenza", ammonisce Lenin nella sua opera sull'imperialismo. Appunto, in questa prospettiva ci
poniamo per capire gli avvenimenti vietnamiti.
Le questioni poste sono di vario ordine ed importanza. La prima ha una dimensione storica a lungo
termine. Viene impostata da Marx nella sua analisi sulla "questione asiatica" e sviluppata da Lenin
nella fase imperialistica. Sostanzialmente Marx ritiene che l'Oriente sia destinato allo sviluppo
capitalistico, con tutto il suo carico di lacrime e di sangue, se prima non sopravviene in Europa larivoluzione socialista e la dittatura proletaria. Solo un proletariato europeo che detenga le forze
produttive, accumulate dalla borghesia, pu essere in grado di far risparmiare alle popolazioni
dell'Asia il lungo calvario della fase capitalistica. Engels pone, inoltre, la ipotesi di una rivoluzione
socialista occidentale aggredita da un Oriente reazionario e precapitalista.
Lenin attualizza strategicamente la "questione asiatica" e concepisce un attacco dell'Asia, agitata
dalle rivoluzioni democratico-borghesi, alle metropoli imperialistiche occidentali. L'attacco dei
giovani capitalismi, e nel caso del Giappone gi maturo imperialisticamente, avrebbe, per Lenin,
l'effetto dirompente di spezzare tutti gli equilibri tra le metropoli e di indebolire, all'interno delle
metropoli stesse, le posizioni dei partiti opportunisti che controllano il proletariato ed appoggiano la
borghesia.
Su questa questione storica si sempre basata la nostra linea politica sull'Asia e, in particolare,
sull'Indocina. La nostra posizione marxista e leninista non stata, quindi, di semplice appoggio ad
una rivoluzione democratica, come quella cinese o quella vietnamita, o di semplice lotta
all'intervento imperialistico. La nostra posizione si , invece, sempre collocata nel solco della
continuit di una questione storica per il movimento rivoluzionario marxista. Noi abbiamo sempre
criticato tutte quelle ideologie che contrabbandavano come edificazione socialista il processo
sociale, economico e politico dei giovani capitalismi. Ma siamo stati anche gli unici a sostenere,
contro lo stalinismo, la necessit storica di un attacco del movimento asiatico alle metropoli
imperialistiche, attacco che poteva e pu agire da acceleratore della crisi mondiale dell'imperialismostesso.
Abbiamo sempre sostenuto e sosteniamo che solo un impetuoso sviluppo capitalistico in Cina e in
India pu definitivamente scardinare l'attuale assetto imperialistico del mondo ed aprire una crisi
generale sociale e politica di gigantesche proporzioni tali da mettere immediatamente all'ordine del
giorno la guerra mondiale e la rivoluzione proletaria internazionale.
Elemento fondamentale dello sviluppo la formazione di Stati politicamente indipendenti che
garantiscano l'ampliamento del mercato interno e che proteggano lo sviluppo
dell'industrializzazione; in questo senso, la formazione di tali Stati comporta un processo di
rivoluzione democratica sia per l'indipendenza nazionale che per la riforma agraria. Per una serie difattori, che non staremo qui ad analizzare, proprio sull'indipendenza nazionale e sulla riforma
agraria che le rivoluzioni democratiche-borghesi, in assenza di un appoggio decisivo del
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proletariato internazionale, dimostrano tutta la loro debolezza. Ci permette alle varie potenze
imperialistiche di conservare una forte presenza e di utilizzare ampi margini di manovra anche in
zone, come l'Asia, investite da vaste rivoluzioni democratiche.
Anche per questa debolezza intrinseca dei movimenti nazionali, la strategia leninista della
rivoluzione asiatica doveva e deve marciare su direttrici continentali e non doveva n deve avere
limiti ristretti di singole zone.
Gli ultimi decenni hanno, invece, posto in risalto questi limiti e la stessa esplosione di antagonismi
tra Cina, India e Pakistan, antagonismi che hanno portato a guerre, ne la pi lampante
dimostrazione.
Quindi, per ritornare al quesito posto da Lenin, gli avvenimenti degli ultimi decenni non hanno
ancora risolto, con un mutamento di potenza, la questione storica di un attacco asiatico alle
metropoli imperialistiche, anzi non hanno ancora risolto neppure la questione preliminare di un
fronte unito asiatico dei giovani capitalismi.
In questo quadro abbiamo visto le guerre d'Indocina. Il fatto che l'intervento imperialisticoamericano fosse possibile in termini militari in Indocina segnava non solo un'aggressione di una
grande potenza ma indicava, soprattutto, un grave ritardo storico nella maturazione della questione
asiatica. Inoltre, il prolungamento e la intensit dell'intervento militare statunitense rafforzava
inevitabilmente l'inserimento dell'imperialismo russo e, quindi, indeboliva di riflesso la Cina.
In realt l'intervento militare dell'imperialismo americano non ha potuto n poteva impedire che il
movimento di unificazione vietnamita andasse avanti. Ha potuto e forse potr impedire che giunga a
certe conclusioni, come vedremo.
Gli Stati Uniti, con la guerra d'Indocina, hanno cercato, invece, per pi di 10 anni di ritardare il
ridimensionamento della loro egemonia imperialistica in Asia, conquistata con la sconfitta
dell'imperialismo rivale giapponese il quale aveva tentato invano di stabilire il suo dominio.
L'intervento militare statunitense in Indocina avviene quando inizia il declino della supremazia
USA in Asia, cio quando di fronte al ritiro sostanziale delle potenze inglese, francese ed olandese
riemerge un Giappone lanciato alla conquista del terzo posto mondiale e quando la presenza
dell'imperialismo russo in quell'area, seppur massiccia, non in grado di competere con la pi
capillare e intensiva presenza americana.
L'intervento statunitense in sostanza non comporta un mutamento di potenza e, quindi, non risolve
le questioni dei rapporti interimperialistici in Asia e della unificazione di uno Stato indocinese.
La storia ha affidato questo compito al Nord Vietnam, cio a quello Stato che per primo ha posto
l'obbiettivo e che per decenni ha lottato con estrema determinazione per realizzarlo. Il Nord
Vietnam come Stato a s un organismo sociale e politico troppo ristretto per avere possibilit di
sviluppo e per non essere soffocato e condizionato, oltre che dalle potenze imperialistiche, dallo
sviluppo di grandi Stati come la Cina e l'India. Il Nord Vietnam ha, per, dimostrato di cogliere le
tendenze d i fondo che spingono alla formazione di grandi Stati in Asia negli ultimi decenni ed oggi
si pone in condizione di essere, con la forza politica e militare e con la capacit di utilizzarle al
massimo rendimento, il nucleo formativo di un futuro Stato indocinese di un centinaio di milioni di
abitanti, quindi di uno Stato della forza dell'Indonesia e, come peso, il quinto grande Stato asiatico.
Da anni noi abbiamo ritenuto questa ipotesi di estrema importanza storica.
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Oggi che gli avvenimenti fanno di questa ipotesi una questione concreta se ne pu valutare la
rilevanza e se ne deve analizzare la possibilit.
Ecco come, secondo l'insegnamento di Lenin, l'analisi del mutamento di potenza ci permette di
vedere la soluzione di questa questione quando il corso degli avvenimenti l'ha resa estremamente
concreta.
L'unificazione del Vietnam ormai un fatto militare. Pu diventare un fatto economico, politico,
statale?
La risposta ci pu venire solo dall'analisi dei mutamenti di potenza intercorsi o che potranno
intercorrere. Ebbene, i mutamenti di potenza non possono essere circoscritti al solo Vietnam ma
riguardano oltre gli USA, l'URSS, il Giappone, la Cina e l 'India, solo per calcolare le potenze
maggiori.
Non si tratta di vedere quali sono le potenze favorevoli e quelle sfavorevoli ad una unificazione
vietnamita, cio alla formazione di uno Stato di media grandezza, poich per ogni potenza si
potrebbero indicare vantaggi e svantaggi derivanti dalla esistenza di un simile Stato. Si tratta solo diporre la questione nella sua concretezza poich proprio su questo terreno si dovranno interpretare
gli avvenimenti del prossimo futuro asiatico, avvenimenti che non mancheranno di riservare inedite
sorprese.
Un passo avanti nella storia dell'Asia si compiuto. Si chiude una pagina ed un'altra si apre.
ARRIGO CERVETTO 1975