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LIBERI di Sognare LUMBRIA NEL MONDO IL MONDO DELLUMBRIA ANNO I NUMERO 3 EURO 2,50 View oint P ottobre 2010 Periodico mensile - ViewPoint anno I n. 3 - euro 2,50 - Poste Italiane S.p.A. - Sped. in abb. post. - 70% DCB PERUGIA

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numero 03 di vierwpoint ottobre 2010

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Liberidi Sognare

l’umbria nel mondo il mondo dell’umbria anno i numero 3 euro 2,50View ointP

ottobre 2010

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04 View P oint

Da Chagall a Fellini

Alla Galleria Nazionale dell’Umbria

la mostra sul surrealismo

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11Saci: una chimica di sostanza

Da quattro generazioni

una solida realtà

Teatro Stabile dell’Umbria

Riparte la stagione di prosa

con le migliori compagnie

ChocotangoSedotti dal sensualeabbraccio del tango

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Per i golosiLe kermessedel cioccolato

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Voix de la MéditerranéeA Lodéve il festivaldella poesia mediterranea

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AssisiartesacraArte e tradizionein chiave sacra

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Colpo di frustaIl fisioterapista Boila risponde alle vostre domande

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Questa copertina è stata realizzata su carta Chagall 260gr. in onore dell’artista. La stampa è offset quadricromia con rilievo a secco e lamina a caldo.

Sfida ai fornelliDue norcinea confronto

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Periodico mensileIscriz. Trib. di Perugia n° 36 26/05/2010

Direttore editorialeSilvia La Penna

Direttore responsabileMassimo Pistolesi

Staff di redazioneFrancesco Fini, Ramona Premoto, Alfiero Bigaroni

Progetto Grafico a cura diFat Chicken s.n.c.

In questo numero hanno collaborato:Floriana Lenti, Federico Pastorelli, Brunella Bruschi, Federico Boila, Luigi Zeppetti e nonna Tina(per la rubrica di cucina), Maria Elena Porzi (per le foto)

Concessionaria pubblicitariaFat Chicken s.n.c.Silvia La Penna Tel. 329.6196611

Contabilità e diffusioneSilvia La Penna Tel. [email protected]@fatchicken.it

Servizio abbonamentiAbbonamento annuale (10 uscite) Euro 20,00Intestato a: Fat Chicken s.n.c.Tel. 329 6196611Iban. IT79S 01030 03008 000000 257931

Stampa a cura diTipografia Pontefelcino S.r.l. www.tipografiapontefelcino.it

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35Francesco Cancellotti

Dalla terra rossa al cemento

dallo sport all’azienda

A “Ottobre piovono libri”

La letteratura torna protagonista

della scena italiana per un mese

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27Qando il corpo diventa prigione

Nel libro “Crisalide” il complesso

panorama dei disturbi alimentari

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Prepo - Perugia appartamenti con vista panoramica

ART

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Su il sipario, è di scenail sogno da Chagall a Fellini

“Disegnare per me è un modo per cominciare a intravedere un film, una specie di filo di

Arianna. Una linea grafica che mi porta in teatro. Alla fine della giornata mi accorgo che ho riempito cento fogli di carta con disegni privi di senso, di profili, di attributi femminili, di ipersessuati: una sorta di pastrocchio

grafico inconscio per dar sfogo a questa esigenza che non è finalizzata”.

Federico FelliniTratto dal libro “Fellini, parole e disegni” di Vincenzo Mollica (Einaudi)La trasparente bellezza della Sala Podiani di Palazzo dei Priori a Perugia è il palcoscenico ideale per rappresentare il

sogno, l’avventuroso mondo dell’onirico e dell’inconscio che i diversi rappresentati dell’avanguardia decisero di esplorare all’inizio del Novecento. Ampia la gamma dei medium che il critico torinese Luca Beatrice ha scelto per la mostra intitolata “Teatro del Sogno da Chagall a Fellini”: scultura, pittura, locandine, disegni, fotografie e cinema.

Alla Galleria Nazionale dell’Umbria gli autori che dal Simbolismo fino ai nostri giorni hanno indagato il mondo dell’onirico

Francesco Finidi

08 View P oint

Gli altissimi soffitti gotici della sala si prestano magnificamente per descrivere le atmosfere rarefatte in cui si dipanano i sogni tradotti nelle pellicole di Fellini, Bunuel, Beckett, Warhol, Taylor Wood. Al centro del salone principale sei opere di Chagall, il cuore della mostra, con le sue dimensioni immaginarie e favolistiche da cui si irradiano quattro aree filologiche e cronologiche in una sorta di contenitore eterogeneo, privo di un percorso obbligato. Partendo dal simbolismo di Boecklin che con la sua aura malinconica ispirò la pittura metafisica di De Chirico, si arriva alle suggestioni oniriche di Boccioni, Previati, Nomellini e Klinger. Seguono le opere autenticamente surrealiste di Chagall, Dalì, Magritte, Savinio, Masson, Delvaux, Mirò e Tanguy. Si potranno ammirare manifesti e disegni originali tratti dal “Libro dei sogni” di Fellini che con Botero sono considerati gli eredi dell’esperienza surrealista. E’ stato ricostruito un piccolo cinema, dove verranno proiettati “La città delle donne” e “I Clown”, le pellicole in cui il regista riminese ha indagato maggiormente la dimensione onirica. Si accede così al secondo piano, alla Transavanguardia di Sandro Chia, Mimmo Paladino, Julian Schnabel, David Salle e agli autori contemporanei, gli artist-star Jan Fabre, Damien Hirst, Tony Oursier, Pinot Gallizio con opere video, sculture e installazioni. Presenti artisti del calibro di Man Ray con le sue foto sperimentali e il tedesco Max Ernst, confluiti nel surrealismo dopo la breve esperienza

dadaista, incapace di proporre nuovi linguaggi e valori, basandosi soltanto sulla negazione di ogni logica e significato. Il sodalizio culturale stretto tra Tzara e Breton infatti dura poco. Il dadaismo è la breve esperienza di passaggio che i surrealisti devono compiere per liberarsi definitivamente dagli stereotipi dell’arte convenzionale e da lì partire verso l’esplorazione dell’inconscio, di quella parte della vita dell’uomo, il sonno e il dormiveglia, che

Teatro del sognoda Chagalla Fellini

a cura di Luca Beatrice Perugia, Galleria Nazionale dell’Umbria Palazzo dei PrioriCorso Vannucci, 19 25 settembre 2010 - 9 gennaio 2011 Informazioni e prenotazioni199.151.123OrariDal martedì alla domenica dalle ore 9.30 alle ore 19.30.La biglietteria chiude alle 18.30Chiuso il lunedì, 25 dicembre e 1° gennaioAperto lunedì 27 settembre, 1° novembre, 6 e 27 dicembre e 3 gennaio.BigliettiIntero - € 9,00Ridotto - € 7,00

non è stata ancora esplorata e che invece è così ricca di intuizioni, di “cibo” per l’arte. Breton, influenzato dagli scritti di Freud, in particolare “L’interpretazione dei sogni” del 1899, elabora una nuova estetica teorizzata nel “Manifesto del surrealismo” del 1924, basata sulla sfiducia nel razionalismo e sul rifiuto di ogni convenzione formale. Il sogno, lo stato di semi incoscienza e l’ipnosi sono la

fonte di ispirazione di questi artisti, il cui fine è di creare immagini misteriose, fantastiche e irrazionali. L’effetto in coloro che si accostano a queste opere alla ricerca di nessi logici ed estetici convenzionali, deve essere un misto di stupore, meraviglia e rifiuto, fino al disgusto, perché il fine ultimo è la provocazione e la rivoluzione artistica e politica, una scossa che cambi la società dalle fondamenta:

“Trasformare il mondo, ha detto Marx, cambiare la vita, ha detto Rimbaud. Queste due parole d’ordine sono per noi una sola” (André Breton). Nella pittura l’esperienza surrealista è stata la più longeva tra quelle nate in seno all’avanguardia, ma anche il linguaggio del cinema ha dato un importante contributo. Con il cortometraggio “Un chien andalou” (1929) Bunuel e Dalì inaugurano l’esperienza cinematografica avanguardista parigina negli anni Venti. I cliché del cinema allora in voga vengono volutamente abbattuti uno dopo l’altro attraverso scene terrificanti e apparentemente scollegate tra loro. Bunuel critica la società borghese e clericale allo scopo di liberare le coscienze degli uomini dalle inibizioni cui sono sottoposti per riportarli a sognare, a sentirsi nuovamente vivi. Non potevano mancare i registi che si sono ispirati al cinema surrealista e che hanno indagato i temi dell’onirico e dell’inconscio come Hitchcock con il film “Spellbound”, in cui si avvalse della collaborazione di Dalì proprio nella sequenza del sogno e l’assurdo di Samuel Beckett, ospitati nella sala principale. Ai video onirici di Andy Warhol e Sam Taylor Wood è stata invece dedicata una sala a parte. Il cinema horror e tutti i generi sviluppati fino ad oggi sono in qualche modo debitori del surrealismo, che ha avuto il duplice merito di esplorare i temi legati all’inconscio, al proibito fino al fantastico, e di introdurre per la prima volta l’uso degli effetti speciali. E allora su il sipario, che lo spettacolo cominci!. ●

“Il surrealismo libera l’inconscio, esalta il desiderio,

dona all’arte dei poteri occulti. Le allucinazioni

rimpiazzano i modelli esteriori. Io dipingo come in sogno, nella più totale

libertà” (Joan Mirò)

La mostra vuole essere anche un omaggio al grande

regista Federico Fellinidi cui sono presenti disegni

tratti dal suo famoso“Libro dei sogni”

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Con il progetto “Sinergie” i soci fondatori hanno inteso

perseguire un nuovo modo di vivere l’attività professionale.

Un modello caratterizzato dall’esigenza di effettuare

investimenti costanti in risorse, in formazione, in strumenta-

zioni informatiche ed informative. Un modello contraddistinto

dalla necessità di porre la massima attenzione nella cura

delle fasi programmatiche ed organizzative. Il tutto con

l’obbiettivo di divenire “partner strategici” dei propri clienti,

valorizzando al massimo i talenti di cui la squadra dispone.

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Nata nel 1925, l’azienda di Ponte San Giovanni rappresenta oggi una solida realtà industrialeMassimo Pistolesidi

Saci, da quattro generazioni una chimica di sostanza Ch

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“Il vero successo è aver gestito il cambio generazionale in maniera indolore”. La filosofia imprenditoriale di Antonio

Campanile emerge in maniera chiara anche dal suo concetto di successo. Quattro generazioni sono passate da quel 1925 in cui nacque il saponificio perugino che oggi ha il nome di Saci e che ha come sede produttiva nella zona dei Loggi a Ponte San Giovanni. Antonio Campanile gestisce l’azienda insieme ai tre figli Filippo, Lorenzo ed Alessandro, dopo aver ereditato lo scettro dal padre e ancor prima dal nonno di cui ha preso anche il nome. Nel suo ufficio, alle

spalle della sua poltrona, campeggia la foto in bianco e nero proprio del nonno Antonio, davanti al primo saponificio e accanto ad una automobile. “Era il 1928 – racconta Campanile – allora essere imprenditori

portava vantaggi maggiori rispetto ad oggi. Avere un’automobile in quegli anni era un vero privilegio”. Da allora è passato quasi un secolo e la Saci si è affermata sul mercato nazionale ed internazionale con la metà della produzione di detersivi che lascia l’Italia verso altri paesi europei. “Puntiamo sul rapporto qualità-prezzo e copriamo larghe sezioni del mercato hard discount. Lavoriamo sulle Private Label della grande distribuzione”.L’ espansione e la crescita ad ogni costo non sembrano essere l’obiettivo principale della Saci. Una azienda che poggia su una base solida, dove la preparazione tecnica ma

“Espansione e crescitaad ogni costo non sonomai state le nostre priorità”

12 View P oint

Come vetro soffiatoi flaconi prendono formagrazie all’aria compressapompata da questa macchina

anche la cultura personale sono elementi fondamentali. “Tutti i miei figli – continua Campanile – hanno fatto un percorso universitario prima di entrare in azienda. La cultura e la preparazione sono fattori da cui non si può prescindere”. Sarà proprio la cultura, la filosofia aziendale, la conoscenza del mercato, fatto sta che anche in un periodo congiunturale negativo la Saci ha aumentato nell’ultimo anno la produzione del 5% in un settore che comunque ha registrato delle difficoltà. Solo per citare qualche numero: 160 tonnellate di produzione annuale, 40 autotreni in partenza ogni giorno, 130 addetti. Alle spalle, oltre la solidità patrimoniale, c’è una strategia che punta sull’innovazione “La nostra – spiega ancora Campanile – non è un’innovazione del prodotto, ma del processo produttivo. E’ per questo che il reparto elettronico ha la stessa importanza di quello chimico”. Oltre alla crisi di questo periodo la Saci, come le altre aziende del territorio, deve fare i conti con una regione dove non è facile fare gli imprenditori, come conferma Campanile che copre anche il ruolo di presidente della Confindustria perugina. Quello umbro non si presenta come un terreno fertile e i limiti anche infrastrutturali oltre che burocratici fanno sì che la strada imprenditoriale sia più in salita rispetto ad altre realtà italiane. Come se non bastasse, nel 1998 la Saci ha dovuto fare i conti anche con il fuoco. Un incendio bruciò gli uffici e il magazzino, lasciando però intatto il settore produttivo. Pochi giorni e con lo sforzo di tutti la Saci riprese la produzione. Una storia già vista durante la seconda Guerra Mondiale quando fu distrutto lo stabile di Via Manzoni, ricostruito, anche in quel caso, grazie allo sforzo della famiglia e degli operai dell’epoca. E nel dopo guerra, grazie ad un’intuizione del padre di Antonio

Campanile, Salvatore, oltre alla produzione dei prodotti la Saci iniziò a puntare sulla commercializzazione dei detersivi e delle specialità chimiche per l’industria. Un settore mai più abbandonato che da qualche anno si è scisso dalla Saci Industrie spa prendendo il nome di Saci Professional srl con sede a Santa Maria degli Angeli. Dopo tante soddisfazioni, viene naturale chiedere a Campanile se ha qualche rimpianto, se c’è qualcosa che avrebbe voluto realizzare

e non c’è riuscito. Ma a conferma di quella filosofia che non punta in maniera spasmodica al risultato imprenditoriale (pur ottenendolo), risponde: “No, non ne ho. Non è per presunzione, ma perchè la mia realizzazione non passa solo attraverso il lavoro. Ho molte attività extra lavorative che mi appagano”. La vita, insomma, è un complesso quadro, dove il lavoro ne è solo un tassello. Importante, ma non unico. ●

Nell’ultimo annola Saci ha incrementato del 5% la produzionetoccando le 160 tonnellate.Ogni giorno 40 autotreni partono verso l’Europa

Foto di Maria Elena Porzi

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Marcel Proust

“La saggezza è un Punto di Vista sulle cose”

Siamo presenti in tutte le edicole dell’Umbria e in abbonamento direttamente a casa.Per saperne di più visita il nostro sito.

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Tutto ruota intorno ad un abbraccio. Saldo, rassicurante, sensuale. Un stretta, quella del tango argentino, che rapisce i grandi ballerini e

ispira gli artisti. Una passione che geme sulle note del bandoneon e che Stefano Borgia è riuscito a catturare nei suoi dipinti. Giochi di opaco e lucido, di rosso e di nero lungo le tele dell’artista, in mostra dal 7 al 10 ottobre in occasione della quinta edizione del Chocotango Festival di scena presso l’ ex eliografica di Perugia: “Più che una rassegna di danza, un vero e proprio omaggio a Buenos Aires”. Il tango dunque negli occhi, nelle mani e nell’immaginazione. Una stretta che strega i sensi per la vita: “Il tango è arte di agire con il proprio corpo, camminata e postura diventano poesia, è moto creativo. Il tango è energia che taglia l’aria e io e le mie vernici sfidiamo la tela vuota creando

movimento”. Non un pensiero triste che si balla, dunque, ma uno straniamento

che si consuma lungo la pista da ballo e che genera, di volta in volta, un

significato sempre unico.Ma da dove nasce e come si

consuma questa “ossessione” creativa?

“Il tango è un rito che va osservato, contemplato e

amato. Tutto comincia dalle scarpe. Mi spiego:

immagina una milonga, luci soffuse, musica, gente che danza. Una ballerina entra nella sala, si siede in un angolo con grazia, si sfila con cura

le sue scarpe e indossa

quelle da b a l l o .

Intanto dall’altra parte della sala c’è lui. L’ha già vista, sa che è con lei che vuol danzare e così dà inizio al gioco degli sguardi. Nessun invito esplicito, è con gli occhi che la chiama a ballare. Con un solo cenno della testa lei decide se concedersi o no. E se è sì, lui non

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DA

NCEFLO

OR

Ramona Premotodi

Sedotti dal sensu ale abbraccio del tango

la lascerà per le prossime tre canzoni. Non è meraviglioso? Ogni volta resto affascinato da tutto questo. Ed ecco spuntare nelle mie tele il collo di un piede, la linea di una gamba, un abbraccio, uno sguardo”. Quale significato dietro al titolo della

mostra: “Fuori Asse”?“È il tango. È la ricerca di equilibrio di due corpi che osano allontanarsi per poi riprendersi, è un gioco. I colori ora opachi, ora lucidi, rossi e neri si cercano, si inseguono, si lanciano fino al confine della tela, come se si divertissero a creare dinamicità, ora sopra la superficie ora sotto, provocando e generando energia. Vedere il colore spandersi e raggrumarsi mentre crea spessore è per me una vera esperienza. E il bianco che viene tagliato dalle linee di vernice ha una presenza materica come lo spazio che i ballerini sfidano nei loro movimenti”.Uomo e donna nel tango e sulla tela, due mondi opposti?“Nel tango non c’è ruolo, non ci sono barriere rigide. Marte e Venere si incontrano. Tango è riscoprire il rapporto

tra uomo e donna, due opposti che nella tela convergono in pieno e vuoto, opaco e lucido, geometria e astrazione. Due mondi distanti che si abbracciano, una stretta che non è mai invadente o volgare. Mi rendo conto, purtroppo, che oggi non siamo molto abituati a porre attenzione a noi stessi, al nostro corpo, figuriamoci agli altri. Dovremmo cominciare a superare i preconcetti o le etichettature di una società

basata su nette divisioni e su di una sessualità aggressiva. Basterebbe comprendere la visione olistica delle cose, dove il maschile e il femminile sono entrambi presenti dentro di noi. Nei miei dipinti il rosso e il nero hanno bisogno l’uno dell’altro”.Il tango in Umbria, ancora fenomeno di nicchia?“Ricordo cinque-sei anni fa le prime milonghe in Umbria, totalmente improvvisate, solo per il gusto di stare insieme e ballare: bastava una stanza grande, pochi tavoli e qualche candela per creare atmosfera, questo era il tango. Passo dopo passo, da patrimonio Unesco si è fatto poi conoscere agli occhi e alle orecchie di molti. Sono nate le prime scuole e poi, dall’estro di Elena Tacconi, ecco il Chocotango Festival. Elena ha deciso di dare un respiro internazionale all’arte milonguera nata e cresciuta in una

città di provincia come Perugia. Lo scopo era, ed è tuttora, quello di creare qualità accogliendo in Umbria i grandi maestri di tango argentino e organizzando stage di approfondimento che si stagliano al di sopra del meccanismo delle scuole di ballo. Ed ecco quest’anno la quinta edizione: una milonga permanente, occupata da mattina a sera da maestri, musicisti, artisti e dai tantissimi appassionati del genere”. ●

Con un solo cennodella testa lei decidese concedersi o no.Se è sì lui non la lascerà per le prossime tre canzoni

Nelle opere di Borgiai colori si cercano,si inseguono, si lancianofino al confine della telarimandando alla dinamicitàdella danza

Sedotti dal sensu ale abbraccio del tango

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MENTRE LAVORANOVOI VI RILASSATE

ThEA

TRE

Ci sono molte ragioni che spingono la gente ad amare il teatro. Quando ci si siede in una platea su comode poltroncine,

quando si ha davanti il sipario che pian piano sta per schiudersi, la mente si predispone alla scoperta, si dimentica tutto il resto e si dà il via ad un sogno. Per molti è quasi indescrivibile la sensazione che si ha di fronte alla scena, dove i passi degli attori a volte soavi altre pesanti calcano il divenire di una storia. Palcoscenico, persone in movimento, profumo di legno e velluto, parole che arrivano dirette, sono

gli elementi che miscelati insieme danno il via alla magia. L’Umbria è una regione molto attenta a questa forma artistica e tra le varie esperienze riconosciute ormai in Italia, ma anche nel mondo c’è quella del Teatro Stabile, che è uno dei Teatri Pubblici Italiani riconosciuti dal Ministero. Abbiamo incontrato il direttore Franco Ruggieri e gli abbiamo chiesto di raccontarci la sua esperienza: “Ero molto giovane, avevo quattordici anni quando fui travolto dalla passione per il teatro, frequentavo il Morlacchi e il Teatro della Pergola a Firenze. Andavo anche alla

Fontemaggiore dove si faceva formazione e lì divenni da semplice spettatore anche protagonista”. Com’è cambiato il teatro in questi anni? “La tradizione teatrale ha subito un lungo percorso di cambiamenti, un’evoluzione enorme in Italia, ma soprattutto nella nostra regione. Fu nel 1970 che nacquero le prime esperienze teatrali locali con l’Audac che attivò un circuito umbro. Perugia per molti anni rimase il centro teatrale più attivo, con più spettacoli, pian piano è stato affiancato da nuove esperienze che hanno coinvolto varie città. L’inizio degli anni ’80,

La stagione di prosa riapre i battentiIl Teatro Stabile dell’Umbria attraverso gli occhi del direttore Franco Ruggeri

View P oint 19

Floriana Lentidi

poi, ha visto la restaurazione di molti teatri storici. Questo ha segnato la riconsegna all’Italia di un patrimonio ricco, tracciando l’identità di ogni singola cittadina umbra. Il Teatro Stabile dell’Umbria ora organizza e promuove qualificate stagioni di prosa il più possibile diversificate, proponendo le migliori compagnie italiane e internazionali in ben quindici teatri della regione”.Quale dei quindici è il teatro più bello?Dipende dai punti di vista. Personalmente tendo a guardare il palcoscenico che deve essere fatto in modo tale da poter valorizzare il lavoro degli attori, del regista, degli scenografi e di chi costruisce lo spettacolo. Mi piace molto il palco del Nuovo teatro di Spoleto, ma forse anche perché lì ho diretto la sezione prosa del Festival dei Due Mondi.Si sente parlare di crisi economica, crisi socioculturale e crisi dei valori. Come risponde il pubblico in questo contesto difficile che stiamo attraversando?

Non c’è stato l’abbandono del teatro. Negli anni della profonda crisi il pubblico ha risposto molto bene. La cultura e il teatro sono consuetudini a cui non si rinuncia. Ricordo che nel primo anno della crisi avevo messo in conto la perdita di molti spettatori, fui piacevolmente sbalordito

Il malatoimmaginario di scenadal 20 al 26 ottobre

Dopo la felice esperienza con L’avaro, l’artista torna ad un altro testo simbolo

della produzione di Molière, a lui particolarmente congeniale per la qualità della drammaturgia e lo spessore dei personaggi. Il malato immaginario narra le disavven-ture dell’ipocondriaco Argante, padre di una bella figlia, marito di una donna opportunista e fe-difraga e vittima di uno sciame di dottori salassatori e ciarlatani. Quando Argante promette la fi-glia in moglie a un giovane dotto-rino, in modo da potersi garantire un sereno (…e gratuito) futuro di consulti e ricette, l’ostilità della ra-gazza, segretamente innamorata di Cléante, finisce per spingerlo in una fitta trama di inganni, equivoci, bur-le e finzioni, giocate sulla sua stessa burbera e inguaribile ingenuità.

20 View P oint

La tradizione teatrale ha subito un lungo percorso di cambiamenti, un’evoluzione enorme in Italia ma soprattutto nella nostra regione

dal fatto che ci fu un aumento del 20% di abbonati. Anche adesso, i primi segnali sui rinnovi ci inducono a un forte ottimismo; probabilmente anche per la stagione accattivante e importante: ci sono molti protagonisti della scena italiana ed il

pubblico ci si può riconoscere e manifesta curiosità. Il Teatro Stabile dell’Umbria è riuscito a scavalcare i confini regionali e nazionali tirando fuori una forte e originale identità produttiva. Qual è il segreto del successo?Sicuramente la determinazione degli “addetti ai lavori”, ma anche la collaborazione con registi di prestigio. Francia, Germania, Spagna sono paesi in cui non si è subito un intervento governativo come accade da noi. La cultura lì è stata sfiorata, non falciata, deturpata. E’ comunque sempre più forte la voglia in Europa di conoscere talenti del teatro italiano. Qual è il suo sogno nel cassetto?Di sogni, per fortuna, ne ho potuti realizzare tanti. Far nascere il Teatro Stabile in Umbria non era nella mente di nessuno. Mi auguro che in questa fase di grande difficoltà soprattutto economica, ci sia la forza

per ritrovare la giusta strada. Nell’ultima finanziaria c’è stato un ulteriore taglio del 30% ai fondi per lo spettacolo. Molti piccoli teatri potrebbero chiudere. Il pubblico ha resistito, ma c’è bisogno di un nuovo senso di responsabilità verso la cultura del proprio paese, ci vogliono riforme. Spero che, anche attraverso nuovi mezzi di comunicazione, si possa arricchire il dibattito culturale. Cosa le ha insegnato il teatro e cosa dovrebbe comunicare?Quando funziona ti mette a contatto con i problemi più profondi dell’animo umano come l’angoscia e la solitudine, ma anche il divertimento e il sapersi prendere gioco di quel che si vive. L’importante è che spinga alla riflessione. Andare a teatro dà luogo ad un evento unico e irripetibile, un evento di partecipazione, un’esperienza che lo spettatore compie in comunità con gli artisti in palcoscenico, questo è sinonimo di crescita interiore. ●

Il Teatro stabiledell’Umbria organizza stagioni di prosa di qualità proponendo le migliori compagnieitaliane ed estere

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L’importanza di una vita sana, allegra e che sappia coniugare i piaceri del palato con quelli della vista. E’ questa la filosofia che ha ispirato

l’Etruscan Chocohotel di Perugia, il primo albergo al mondo completamente dedicato al cioccolato. Come in una favola verrete accolti dal Chocovelox, un rilevatore che misurerà innanzitutto il vostro tasso di golosità. Nella hall potrete ammirare le statue e la vasca da bagno piena fino all’orlo di immensi pezzi di cioccolato. Segue il Chocostore, dove è possibile acquistare il prodotto proveniente da ogni parte del mondo e il Chocolampione dedicato a tutti gli innamorati con gli immancabili lucchetti, romantici pegni d’amore. Sarete ospitati in camere dalle forme più gustose: le lampade,

la testata del letto, i copriletto, le tende e la ChocoScrivania solleticheranno la vostra fantasia e golosità. Ma non finisce qui, perché dal mese di ottobre sarà possibile prenotare la Choco Sweet Suite, la dolce suite, che per tutto l’anno sarà letteralmente riempita in ogni angolo di cioccolato. Alla parete troverete appeso il ChocoQuadro e ai bordi del letto vi attende il grazioso ChocoScendiletto da cui attingere prelibate barrette di cioccolato. Per evitare l’indigestione sarà possibile farsi una scorta di bon bon e barrette, ma anche di prodotti di bellezza da portare a casa in comode Chocobag. La simpatia del personale, sempre attento alle esigenze dei tanti visitatori che decidono di fermarsi all’Etruscan Chocohotel, rappresenta la gaia cornice in cui trascorrere un piacevole soggiorno. Ma non andate via senza aver assaggiato, almeno una volta, il

ricco ChocoMenù, preparato per voi dagli chef dell’hotel. Dal mese di novembre sarà inoltre possibile partecipare ad un divertente torneo di ChocoBurraco tutte le domeniche pomeriggio, basta chiamare la reception ed iscriversi. Da oltre un secolo Perugia costituisce un polo di eccellenza nella produzione del cioccolato che tutti potranno gustare ad Eurochocolate, l’appuntamento più atteso dai golosi, in programma dal 15 al 24 ottobre. Tutti i visitatori, curiosi di approfondire gli aspetti culturali e tradizionali del territorio umbro e in particolare di Perugia, resteranno piacevolmente sorpresi e ammaliati dalla bellezza del suo centro storico e dalla ricchezza di opportunità che esso offre, sempre però all’insegna di quella filosofia ‘slow’, che è l’unica in grado di far cogliere appieno le bellezze storiche e le eccellenze gastronomiche della nostra terra.

choco sweet suite coccolati da un dolce sogno

Per non fare indigestionesarà possibile fare scorta di tutti i prodotti al cioccolatoda portare a casa in comode Chocobag

View P oint 23 informazione pubblicitaria

Dici Umbria e inevitabilmente pensi al cioccolato. Il cuore verde d’Italia batte forte, dolce sempre di più, forse come non mai. Torna

protagonista il prodotto che ha conferito lu-stro alla regione facendone un colosso mon-diale. Eurochocolate e Altrocioccolato, dalla preparazione alla lavorazione, passando attraverso tecniche e varietà, offrono il loro punto di vista su questo pianeta dal sapore gustoso e deliziante. Come consuetudine, novità eclatanti per i due eventi. Quelle che subito saltano all’occhio riguardano la loca-tion. Se infatti da un lato sarà L’Aquila (nello stesso week end al Soratte Outlet Village di Roma andrà in scena anche Aspettando Eu-rochocolate), in data 9 e 10 ottobre, a fare da teatro all’anteprima della diciassettesima edizione di Eurochocolate, Altrocioccolato, traslocherà da Gubbio a Castiglione del Lago allestendo nello splendido borgo medievale il palcoscenico del nono appuntamento. Ri-portare i turisti a godere del centro storico e valorizzare i prodotti dolciari aquilani i moti-vi sui quali si basa la scelta di Eurochocolate. Celebrare nello stesso arco spazio-temporale la Giornata Regionale del Commercio Equo,

invece, l’intento di Altrocioccolato. Variano anche piccoli e grandi dettagli nell’allesti-mento degli stand. Eurochocolate velocità, immediatezza, frui-bilità e modernità le parole d’ordine cui si af-fida Eurochocolate, che, dal 15 al 24 ottobre, senza sbriciolare i tradizionali e consolidati appuntamenti, presenta il suo viewpoint sul cioccolato accostandolo ad un gesto quoti-

diano semplice come chiudere una zip. “Zip, Viaggio Lampo nel Cioccolato” sarà infatti il claim della diciassettesima edizione patroci-nata dal Comune e dalla Provincia di Peru-gia. Il brend Costruttori di Dolcezze ha dato libero sfogo alla propria fantasia ed imma-ginazione sbizzarrendosi nella creazione dei più disparati strumenti da viaggio. Dall’ine-vitabile Chock-in alla ChocoCard immanca-

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Nono appuntamento per Altrocioccolato che quest’anno si sposta da Gubbio ed approda sulle sponde dal Lago Trasimeno

Presso il Soratte Outlet Village di Roma il 9 e 10 ottobre si terrà la gustosa anteprima “aspettando Eurochocolate” che taglia il nastro della 17esima edizione

ChO

COLATE

Federico Pastorellidi

Eurochocolate e A ltrocioccolato novità, bontà e qualità: golosi di tu tto il mondo affrettatevi

bile nel proprio ChocoZipBag. Indicatissimi poi per le signore più glamour i sofisticati ZipChic. Tra le no-vità spicca anche ZigZag in Perugia. Un tragitto che si snoda attraverso 5 percorsi collocati in differenti aree del centro storico adibiti a scoprire ed apprez-zare Perugia e le sue bellezze. Altrocioccolato sen-sibilizzare il pubblico su tematiche riguardanti pro-duzione, trasformazione e consumo di beni (su tutti il cacao), promuovere il commercio equo e solidale,

sostenere un’economia diversa da quella neoliberista e combattere contestandolo lo stile di vita strettamente consumistico, sono le credenziali che storicamente ani-mano l’ex Equochocolate, oggi Altrocioc-colato. “Conoscere ciò che si consuma”; potrebbere essere riassunto in questo slo-gan lo scopo della manifestazione culturale promossa dall’Associazione Umbra Equo-Solidale in collaborazione con il Comune di Castiglione del Lago e la CTM Altromercato, in programma dal 15 al 17 ottobre, che anche quest’anno, giunta ormai alla nona edizione, si pone come alternativa alla fiera perugina. Agricoltura biologica, finanza etica, risparmio energetico e fonti rinnovabili rappresentano i capisaldi per svelare i retroscena relativi a pro-dotti, produzioni, problemi e progetti presen-tati dai paesi del Sud del Mondo. Il cioccolato diventa così lo strumento attraverso il quale dimostrare come concretamente si possa ab-binare la crescita economica alla tutela dei diritti delle comunità locali. Due deliziosi eventi assolutamente da non perdere. Quindi, golosi di tutto il mon-do, non prendete impegni, il cioccolato vi aspetta! ●

Cinque golosi percorsi

per scoprire ed apprezzare

le bellezze di Perugia

con Zigzag, la mappa

di cioccolato

Una kermesse che mette tuttid’accordo quelli

del fondente con gli amanti della variante al latte

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Eurochocolate e A ltrocioccolato novità, bontà e qualità: golosi di tu tto il mondo affrettatevi

Palazzo Monte Frumentarioospiterà dal 7 al 10 ottobrele creazioni di alto artigianatoe servizi dedicati al culto

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A lto artigianato made in Italy e ser-vizi e arte per il mondo ecclesiasti-co. Assisi per quattro giorni sarà la capitale indiscussa dell’Arte Sacra

2010 grazie alla prima edizione della mani-festazione che si terrà nei suggestivi saloni di Palazzo Monte Frumentario. Un percorso espositivo che dal 7 al 10 ottobre animerà un luogo ideale per dar voce e far esprimere un tessuto imprenditoriale - spesso artigiana-le - caratterizzato da realizzazioni di elevato pregio, frutto dell’incontro fra linguaggio ar-tistico del passato e nuove forme stilistiche e tecnologiche. La manifestazione ha lo scopo di far conoscere gli operatori di settore con i destinatari di riferimento, ma è anche una

meta imperdibile per gli amanti dell’arte. Gli artisti che esporranno le proprie opera arriva-no da ogni parte dello stivale ma anche fuo-ri dai confini nazionali. Gli scultori della Val Gardena con le preziose statue; gli artigiani e i monaci che producono paramenti sacri; l’ar-redo sacro e le opere di scultori e mastri vetrai; gli organi fatti a mano dalle piccole botteghe siciliane e toscane; i restauratori specializzati nella conservazione di antichi monumenti re-ligiosi; i mosaici religiosi provenienti da tutta Italia. Una delle opere presenti sarà il famoso presepio ligneo degli scultori Filip Moroder Doss e Thomas Comploj, otto metri per quasi due metri e mezzo di altezza. Infine, il gruppo tessile umbro Arnaldo Caprai – creatore del

primo francobollo di merletto – esporrà la tenda confezionata per custodire gli affreschi di Michelangelo all’interno della Cappella Pa-olina. La Arnaldo Caprai ha già realizzato al-tre opere per il settore religioso, in particolare la tovaglia d’altare in puro lino bianco per la nuova chiesa di San Padre Pio. Altra gradita presenza sarà il contributo dell’Istituto Sera-fico di Assisi, uno dei centri di eccellenza del nostro Paese nella riabilitazione per disabili, che esporrà le opere dei pazienti della strut-tura, e in programma un concerto di benefi-cenza nella Chiesa di San Gregorio Magno in onore del Centro. E poi convegni e presenta-zioni (programma intero sul nostro sito www.viewponitumbria.it) ●

Ad Assisi arte e tradizione in chiave sacra

ART&

SAIN

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Non bisogna avere paura. E’ impor-tante visualizzare il proprio stato di malessere e trovare, tra le persone a noi care, un sostegno per ricomin-

ciare a camminare. Con il suo prezioso lavoro, Valentina Ugolini ha contribuito a capire la portata del dramma che stanno vivendo molti giovani affetti da disturbi del comportamento alimentare (DCA). Nata a Spoleto venticinque anni fa, si è laureata in Scienze Infermieristiche discutendo una tesi sui DCA da cui ha tratto il libro “Crisalide: un bruco rinascerà farfalla” edito dalla Midgard editrice. Il volume è stato presentato il 9 luglio presso il Palazzo della Pro-vincia di Perugia riscuotendo il plauso delle isti-tuzioni e degli enti che si occupano della cura delle patologie legate all’alimentazione, perché contiene una analisi approfondita e aggiorna-ta degli ultimi dati monitorati. E’ anche grazie al contributo di giovani come Valentina se le istituzioni intervengono in maniera più incisi-va creando di concerto con gli enti assistenziali le reti terapeutiche necessarie a questo tipo di trattamento.I disturbi del comportamento alimentare rap-presentano oggi una vera e propria emergenza sanitaria per i paesi occidentali. E’ una malattia psichiatrica che si sta trasformando molto velo-cemente in epidemia sociale. Questo fenome-no globalizzato legato alla modernità, si espan-de man mano che i modelli culturali imperanti , come la cura ossessiva per la bellezza attraver-

hEA

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Anoressia e bulimia, quando il corpo diventa prigione

L’ umbra Valentina Ugolini col suo libro “Crisalide: un bruco rinascerà farfalla” descrive il complesso panorama dei disturbi alimentari

Francesco Finidi

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L’Umbria capofila nella cura e prevenzionedei Dca

La nostra regione essendo all’avanguardia nel trattamen-to della malattia, è stata

scelta come capofila del progetto na-zionale “Le buone pratiche di cura e di prevenzione sociale nei disturbi del comportamento alimentare” che ha come obiettivo la stesura e l’aggiorna-mento delle linee guida per la diagnosi, cura e prevenzione dei DCA. La dottoressa Laura Dalla Ragione è stata nominata re-sponsabile di questo ambizioso progetto. Nel mese di giugno è stata stilata la mappa dei centri e delle strutture che forniscono assistenza a chi soffre di disturbi alimentari, e ciò rappresenta un altro passo in avanti verso una risposta capillare e sistematica dell’emergenza in atto. La mappa è disponibile su internet all’indi-rizzo www.disturbialimentarion-line.it.

so il dimagrimento forzato e il rifiuto del cibo, si fanno strada nella mente degli adolescenti. Se l’Aids e il cancro sono state le malattie simbolo del Novecento, i disturbi del comportamento alimentare possono essere considerati il male più attuale e diffuso della nostra società, pro-dotto e veicolato dall’ossessione dell’apparire in un mondo sempre meno ricco di reti pronte a sostenere l’individuo vittima di un ‘deficit di amore’. I nostri giovani sono sottoposti a richie-ste di prestazioni straordinarie e vengono spin-ti ad una competitività esasperata. La bellezza esteriore, un corpo magro e scolpito da coper-tina, in questo contesto diviene il mezzo natu-rale per ottenere prestigio sociale e successo. Ai “perdenti” di questo gioco al massacro non re-sta altra soluzione che l’esilio, la chiusura in un proprio mondo fatto di dolorose illusioni e tan-ta solitudine. Laura Dalla Ragione, responsabile del centro “Palazzo Francisci” presso l’Ausl 2 di Todi che si occupa delle patologie dell’alimen-tazione da anni, registra preoccupata l’aumen-to e la diversificazione delle forme di questo male. Non è più appannaggio solo di determi-nate classi sociali e le fasce di età coinvolte sono sempre più ampie. Si parla di un range che va dall’età prepubere (8-10 anni) fino a esordi tar-divi tra gli ultraquarantenni. Negli ultimi anni i disturbi dell’alimentazione si sono diffusi anche tra la popolazione maschile. All’interno di essi vengono ora comprese forme nuove e complesse come la Bulimia Multicom-pulsiva in cui i pazienti hanno un peso normale e riescono a celare le abbuffate e l’uso dei las-

sativi e del vomito per tenere sotto controllo il peso, ma hanno crisi di identità che genera-no comportamenti autolesivi e compulsivi. Un’altra forma poco conosciuta è l’Ortoressia. I soggetti affetti da questa patologia temono di alimentarsi con cibi poco salubri. Ossessionati dal “mangiar sano” arrivano ad escludere intere categorie di cibi e ad osservare una dieta molto rigida, che non permette loro di dare al proprio

corpo l’apporto armonico e diversificato di so-stanze di cui esso necessita quotidianamente. La realtà umbra non si discosta molto dai dati nazionali. Nel 2000 la popolazione femminile censita in età compresa tra i dieci e i venticin-que anni era di 59.616 unità e furono registrati 5mila casi di DCA, ma la commissione ministe-riale parlò addirittura di dati sottostimati. La patologia in questi ultimi anni è aumentata e

si è diversificata. Tra le pazienti con disturbi del comportamento alimentare la bulimia tocca il 70%, l’anoressia restrittiva il 30%, ma le pazienti spesso passano da una patologia all’altra. An-che l’età in cui compaiono i primi sintomi sta scendendo. Sono stati riscontrati casi di ano-ressia in bambine di otto anni. Per combattere questo ‘male oscuro’ si deve partire dalla ricostruzione dell’identità del sog-

getto, attraverso percorsi terapeutici sempre meno ospedalizzati in cui la persona, affamata di amore, sia accolta in strutture specializzate per essere sottoposta ad una terapia intensiva specifica. E’ una lotta che deve essere condot-ta dal paziente affiancato costantemente dai propri familiari e dagli operatori sanitari che lo aiutino a superare questo profondo dolore senza paura. ●

L’errore più comune è quello di focalizzare l’attenzione sul cibo.

I disturbi alimentari sono in realtà patologie legate

alla sfera delle relazioni interpersonali

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Anche in Umbria ad “ Ottobre piovono libri”

Tra pochi giorni, sulla scia del successo delle scorse edizioni, si riparte appunto con una nuova idea: “Un Paese che legge è una storia bellissima”.

Enti, istituzioni, associazioni, biblioteche e, in generale, tutti coloro che lavorano per promuovere il libro e la lettura sul territorio hanno risposto ancora una volta con entusiasmo all’appello lanciato dalla campagna nazionale di “Ottobre piovono libri”, confermando la crescita esponenziale del progetto che nel 2009 ha superato ogni aspettativa raggiungendo la cifra record di oltre 1700 adesioni. Anche per questo ottobre dedicato ai 150 anni di Unità d’Italia, si proverà appunto a “Leggere l’Italia”

con notti bianche letterarie, book crossing, incontri con autori, filastrocche animate, reading: un caleidoscopio di manifestazioni nelle sedi più varie (piazze, teatri, scuole, centri per la terza età, strutture ospedaliere, comunità religiose, carceri) che ad ottobre coloreranno da Nord a Sud l’Italia trasformandola in un Paese dove, almeno per un mese, il libro è il vero “protagonista”. Gli obiettivi rimangono: promuovere le biblioteche che contribuiscono alla costruzione dell’Europa e alla formazione di una coscienza dell’identità europea attraverso la valorizzazione delle culture e delle lingue

nazionali; promuovere la conoscenza del diritto d’autore (normativa italiana e internazionale) e una riflessione sulle problematiche connesse al tema del libero accesso al patrimonio storico e culturale di dominio pubblico. Lo scopo che comunque è alla base della kermesse è quello di avvicinare le persone (dalle più piccole) ai libri, che insieme alle biblioteche sono potenti strumenti di

diffusione e

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Floriana Lentidi

L’iniziativa nata per promuovere la lettura quest’anno sarà dedicata ai 150 anni dell’unità d’Italia

Anche in Umbria ad “ Ottobre piovono libri”

“Alcuni librivanno assaggiati,altri inghiottiti,pochi masticatie digeriti”(Francis Bacon)

Nell’era di internetla carta offreancora moltoda raccontaree quest’anno lo faattraverso i “corti”

L’iniziativa nata per promuovere la lettura quest’anno sarà dedicata ai 150 anni dell’unità d’Italia

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conservazione della cultura: contribuiscono a sviluppare una coscienza collettiva delle tradizioni culturali di tutto il mondo, a

dar vita a comportamenti basati sulla comprensione, la tolleranza e il dialogo, a

favorire un’espressione consapevole dei nostri diritti di cittadinanza. Anche in

Umbria, con il coordinamento del servizio Beni Culturali della Regione Umbria, si svolgeranno decine di iniziative in numerose località, una risposta impegnativa e concreta alle difficoltà in cui versa l’economia della

cultura e ai pesantissimi tagli previsti dalla recente manovra finanziaria.

Insomma, il segreto di questo successo è rinchiuso in queste parole: leggere, guardare,

comunicare i libri: per far conoscere a tutti il piacere e l’importanza della lettura e dei libri, cartacei o digitali. E per farlo (un’altra chicca

d’eccezione per questo 2010) l’Associazione Italiana Biblioteche dell’Umbria ha presentato insieme ad “Ottobre piovono libri” la terza edizione del concorso “A corto di libri. I cortometraggi raccontano le biblioteche”, a cui si è aggiunta –per stare al passo con i tempi- una categoria che si potrebbe definire tecno-giovanile: i videofonini. Nel 2009 il riscontro è stato positivo ed entusiasmante, e per l’occasione è stato invitato il regista Marco Tullio Giordana, che nel suo applaudito intervento ha parlato della propria esperienza (con un commosso ricordo dell’amico Vittorio Mezzogiorno) e ha raccontato il rapporto con i libri, la lettura e le biblioteche, sollecitato anche da alcuni spezzoni di sue pellicole preparati dal critico cinematografico Fabio Melelli, fra le quali spiccava il riferimento puntuale alla “bibliotecaria” Maya Sansa ne “La meglio gioventù”. ●

La vita in versi con“Voi x de la Méditerranée”

Una cittadina ombelicale ed ecletti-ca, paga di un suo vivere sottovoce, forse proprio di questo “mettere la vita in versi” di cui si nutre, fra

chiaroscuri d’un grigio assorto e lampi di luce metafisica, Lodève, nel cuore della Languedoc, un’oasi inaspettata di poesia, defilata dal circu-ito delle arterie che conducono a Montpellier e alla Camargue, come da quelle che punta-no verso il Nord. Da tredici anni sono accolti qui un centinaio di poeti ed artisti, narratori e musicisti provenienti da tutto il Mediterra-neo: sto parlando di “Voix de la Méditerranée”, un’iniziativa patrocinata dall’Unesco, dalle locali amministrazioni e da numerosi editori di quest’area. Quest’anno ha avuto luogo dal 17 al 25 luglio, in un clima intimo e intenso di incontri, di scambi, confronti nelle molteplici manifestazioni culturali, che si avvalgono di scenari dalla bellezza discreta (velata, che si fa scoprire solo da chi ce l’ha già nel cuore) di piccole piazze, giardini, parchi, angoli inediti del paese, come le numerose, sorprendenti corti, che sbocciano da corridoi quasi cunico-lari, fiori invasi dalla luminosità di arabescati, policromi mosaici, o ombreggiati dalla spoglia umidità del verde, e da solenni quanto sobri muri di edifici settecenteschi. Dal balcone dell’hotel si percorre con lo sguardo rue de la République e rue du Puits, il cuore del borgo antico, attraversato da un candido fiume di stand in cui campeggiano i libri delle case edi-trici, che illustrano alla processione di passanti l’opera dei poeti, ed ogni sera dalle 18 alle 20 gli autori vi incontrano i lettori per conversa-re con loro e firmare i volumi acquistati. Tra i poeti molti francesi, da Jean-Claude Carrière, padrino di questa edizione, ingegno multifor-

me che si esprime anche nel teatro, nel cine-ma, nella sceneggiatura, a Marc Delouze, che ha proposto nella Scène jardin de la Mégisserie una lettura-concerto dal titolo:”C’est le monde qui résonne”, davvero un itinerario nel mondo e nelle sue mille avventure, ritagliato nelle più diverse sonorità, siano esse tradizionali, o moderne e sperimentali. Ancora Julien Blaine, consigliere artistico del Festival.Parecchi magrebini, da Hubert Haddad a Mo-hammed Tennis, e poi alcuni poeti croati, spa-gnoli, libici, di Malta, Cipro, greci e macedoni, palestinesi, israeliani, libanesi, e cosi via.Dall’Italia soltanto Giovanni Fontana, che nel-le cosiddette “diagonales meditérranéennes”

si è confrontato in un interessante dibattito di carattere socio-culturale con il libico Khaled Darwich, la giovane Chiara Mulas, poeta e an-tropologa esperta di rituali e loro simbolismi e valenze nella sua terra di Barbagia. Infine…la sottoscritta, estemporaneamente accolta con l’ultimo volume “A che titolo”, Morlacchi Edi-tore, in una lettura nelle due lingue in place du Puits. Il pubblico sempre numeroso e compo-sito, di ogni età e provenienza, attento e parte-cipativo, ma anche, ciò che senza dubbio con-forta, autoctono, di Lodève e paesi limitrofi.Corollario ideale degli spettacoli che vanno sbocciando intorno senza posa è la mostra al Museo cittadino, che quest’anno riguarda: “De

Nella incantevole cornice di Lodéve, piccolo borgo della Linguadoca, si è svolto il festival che da tredici anni riunisce i poeti e gli artisti di ogni parte del Mediterraneo

Brunella Bruschidi

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POEM

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Tra i poeti francesipresenti un padrinod’eccezione: Jean-Claude Carrière e Marc Delouze con il suo: “C’est le monde qui rèsonne”

La vita in versi con“Voi x de la Méditerranée”

Gauguin aux Nabis”, nella corte del quale l’at-tore Patrick Hannais dà vita ad una avvincente performance, “Noa Noa”, la cui sceneggiatura è fedelmente ispirata ad un prezioso mano-scritto di Gauguin, pubblicato dal Museo di Tahiti (intitolato, come s’immagina, al grande impressionista). Per esemplificare la ricchezza di iniziative quo-tidiane e la naturale osmosi di arte, natura e storia che si respira anche nel deambulare in-tricato fra i vicoli per spostarsi continuamente e seguire il più possibile il dipanarsi delle ma-nifestazioni, che s’intrecciano e si separano lungo l’arco della giornata, vorrei brevemente indicare i principali appuntamenti di un gior-

no esemplare, come ad esempio mercoledì 21 luglio. Poiché il Festival coniuga anche saperi e sapori del Mediterraneo, ci sono tre incontri quotidiani di questo tenore: un petit déjeuner au café”, con “lecture en terrasse”, all’ora di pranzo una “lecture dégustation”, e verso sera, “Tapas y poesia”. Poi, all’insegna del reading e dell’espressività poetica sonora e vocale, la giornata è scandita da diverse proposte come “Du poème au chant” e “Vocales poétiques”, e, in particolare, da una siesta poetica e mu-sicale in un parco fornito di amache e sedie sdraio, sovrastato piacevolmente da una folta chioma di ontani. Particolare anche la lettura “Les pieds dans l’eau” con le sedie poste ad at-

traversare il torrente che scorre ai piedi della città. Un incontro di rara intensità è, per me, quello con Bernard Noel, in “Carte blanche à Bernard Noel”, un poeta di 81 anni molto ben portati, con occhi intensi e interrogativi di bambino, e parole meditate, discrete, autenti-camente emozionate.Si tratta di un autore che ha cantato le lace-razioni della sua generazione: le bombe ato-miche, i campi di sterminio nazisti, i crimini staliniani, le guerre del Vietnam, di Crimea e di Algeria, maturando un verso denso, asciutto, modernissimo. Acquisto un suo vasto e recentissimo libro di prosa e poesia sull’erotismo (ripromettendomi di tradurlo).La sera, infine, si ripete “Lecture à la chandelle” nel suggestivo chiostro della splendida catte-drale romanico-gotica di S. Fulcran, che nulla ha da invidiare alle più note basiliche francesi di Notre Dame e Chartre, anche per le sor-prendenti, policrome vetrate, affiancata da un hotel de ville settecentesco di rara conserva-zione e di fulgida linearità architettonica.Oltre al piacere di un vasto aggiornamento sulla poesia contemporanea, mi ha molto confortato l’aver avuto modo di cogliere nello spirito dell’iniziativa (anche perché non è stata la mia prima partecipazione al Festival) la vo-lontà comune dei poeti di essere soprattutto uomini consapevoli del proprio tempo e di far entrare la scrittura e i suoi linguaggi, le sue pe-culiari prerogative investigative del reale e co-municative, nel vivo dei problemi più scottanti che risultano ancora dolorosamente irrisolti in questo cruciale crocevia del mondo.“J’ai tout à dire/ et j’use les mots/ pour y parve-nir” Rosa Alice Branco (portoghese). ●

Nella incantevole cornice di Lodéve, piccolo borgo della Linguadoca, si è svolto il festival che da tredici anni riunisce i poeti e gli artisti di ogni parte del Mediterraneo

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Numero 21 al mondo nel 1985 è oggi gestore di un’importante azienda Tutto cominciò con due calci al pallone

E pensare che tutto cominciò con due calci ad un pallone. E’ proprio da lì, è dallo sport più praticato e famoso del mondo, che inizia la

storia di Francesco Cancellotti. Nonostante le buone doti, già all’età di 9 anni, il ragazzino perugino si accorge che non sarà quella la sua strada. Così un bel giorno, Francesco

decide di abbandonare il rettangolo verde dalla porta principale, attraversare il corridoio, e tuffarsi nell’avventura della terra battuta. Lei si avvicina allo sport giocando a calcio. Poi sboccia la passione per il tennis. Da dove nasce?“Ho iniziato con il calcio – racconta

Francesco Cancellotti – poi però facendo il corso a Colombella mi sono accorto che il tennis mi piaceva di più. Fu il maestro Castellani ad insegnarmi i primi colpi. Mostravo una buona attitudine. E da lì cominciò la mia carriera”.I risultati sono ottimi. Il pallone resta solo un vago ricordo. Racchetta e pallina

Federico Pastorellidi

Francesco Cancellottidalla terra rossa al cemento

diventano le armi con cui sbaragliare la concorrenza e scalare la classifica. Arriva il successo. Cosa serve per raggiungerlo?“Sicuramente tanta passione – commenta Cancellotti – impegno e dedizione sono elementi imprescindibili. Usare la testa è determinante. Poi chiaramente occorre avere predisposizione e talento altrimenti non si arriva a certi livelli. La fortuna bisogna sapersela cercare”.E per mantenerlo?“Mantenerlo è decisamente più difficile, perché subentrano tutta una serie di fattori sportivi ed extrasportivi che possono facilmente compromettere quanto di buono fatto. Quando un giocatore si afferma, piano piano, deve fare i conti con tante distrazioni, per cui c’è da fare molta attenzione. E’ importante selezionare le amicizie e scegliere accuratamente le persone che vogliono il tuo bene e quelle che creano scompiglio”. Tra titoli e presenze in nazionale, nel 1985 diventa numero 21 del ranking ATP, miglior risultato in carriera. Soddisfatto o si poteva fare anche di meglio?“E’ un buonissimo risultato – rivela l’ex tennista perugino – ma secondo me c’era la possibilità di arrivare qualche posizione più avanti”.L’avversario più ostico?“Senza dubbio Ivan Lendl. Quando lo affrontavi, avevi subito la sensazione che fosse troppo forte per poterlo battere. Era una bestia nera per tutti. Un vero campione”.Quello più “comodo” da battere?

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“L’avversario più osticoche ho affrontato è stato Ivan Lendl, avevi subito la sensazione che fosse troppo forte da battere, era una bestia nera per tutti”

“Racchetta e pallinasono le armi con cuiho scalato la classificama per mantenere il successo mi sono circondato di persone che tenevano solo al mio bene”

“Tra i più forti, lo svedese Mats Wilander. E’ stato numero uno del mondo, era un osso duro. Io non l’ho battuto sempre, però 2 volte sono riuscito a sconfiggerlo”.Dopo il suo ritiro ha continuato a seguire il tennis?“Sì lo seguo in prima persona – dice Cancellotti – visto che ricopro il ruolo di Direttore nel torneo di Todi, vetrina di ottimo livello per i giovani tennisti. Comunque anche in generale, è uno sport che mi appassiona sempre”.E il calcio?“Seguo il Pontevalleceppi, ma più che altro lì siamo un gruppo d’amici che si ritrova la domenica per passare un pomeriggio iniseme”.Lei gestisce anche la Cancellotti srl, un’azienda umbra di fama internazionale nel settore cementiero. Dunque oltre che sportivo, è anche un imprenditore di successo. In quale dei due ambienti ha incontrato minori difficoltà a farsi strada? “Sicuramente in azienda. Ho iniziato tardi, quando mi sono ritirato, e sto solo portando avanti quello che mio padre aveva costruito. Qua posso dire di aver trovato tutto già pronto. Nel tennis invece me la sono dovuta cavare da solo. Ci ho messo molto più di mio”.Tra 10 anni si vede in giacca e cravatta o con racchetta e pallina in mano?“Mi auguro tutte e due – sorride Francesco Cancellotti – visto che una rappresenta il mio lavoro e l’altra, anche se ormai gioco più poco, è una passione innata che non smetterà mai di esistere”. ●

Francesco Cancellotti

Nome: Francesco Cognome: Cancellotti Luogo di nascita: Perugia Data di nascita: 27/02/1963

Titoli (2): Firenze e Palermo (1984) Presenze in nazionale: 6 Miglior posizione nel ranking ATP: 21 (1985)

Score 1983 – Secondo a Firenze, semifinale a Palermo, quarti di finale a Washington, vincitore a Galatina1984 – Vincitore a Firenze e Palermo, secondo a Bordeaux, quarti di finale a Roma e a Nord Conway, sedicesimi all’Open di Francia1985 – Quarti di finale a Monte Carlo e Palermo, sedicesimi all’Open di Francia1986 – Quarti di finale a Firenze, semifinale di doppio a Milano e Firenze1987 – Secondo a Bari e a Saint Vincent, quarti di finale a Kitzbuhel e Johannesburg, semifinale di doppio a Bologna e Saint Vincent1988 – Secondo a Bastad, secondo in doppio a Bari, quarti di finale a Saint Vincent e a Durban1989 – Semifinale a Nizza, quarti di finale ad Atene, terzo turno a Forest Hills

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Quante volte capita di rigirarsi nel letto in preda a forti dolori lombari. Il banale mal di schiena spesso cela uno stile di vita disordinato e sedentario, una non corretta postura davanti al computer per chi lavora in ufficio, oppure problemi alla pianta

del piede. Il dolore, tuttavia, è solo un messaggio che il nostro corpo ci invia per avvertire che qualcosa non funziona a dovere. Un massaggio fatto da un fisioterapista può risolvere in poco tempo problemi in apparenza gravi ed è una pratica conosciuta fin dall’antichità. Tecnicamente si parla di stimo-lazione manuale o meccanica dei cosiddetti ‘tessuti molli’ ossia della pelle, del tessuto sottocutaneo, dei tendini e dei muscoli che genera diversi effetti benefici a partire dal miglioramento della circolazio-ne sanguigna e linfatica. Questa rubrica dedicata alla salute ospiterà gli interventi di Federico Boila, fisioterapista che opera nel settore da oltre quindici anni e che sarà lieto di rispondere alle domande dei nostri lettori. Luca ha subìto un tamponamento mentre si recava in ufficio ed ora lamenta dolori alla colonna vertebrale e alla cervicale: “Di notte accuso dolori lievi, ma persistenti, al collo e lungo la schiena. Subito dopo l’incidente ho fatto delle lastre che per fortuna non hanno evidenziato alcuna frattura. E’ già da una settimana che assumo degli antidolorifici a basso do-saggio, ma non sembrano farmi effet-to, tanto che non riesco più a dormire. Che cosa devo fare? Posso abbinare alla cura farmacologica rimedi naturali o trat-tamenti manuali in grado di risolvere il mio problema? Gli incidenti stradali sono una delle principali cause di ricor-so alle cure fisioterapiche perché i traumi che ne derivano, essendo inaspettati e violenti, creano a livello della colonna forti dolori dovuti alle contratture muscolari. Sono contratture di difesa della colonna stessa che altrimenti, in assenza del supporto muscolare, andrebbe incontro a conse-guenze ben più gravi. I traumi stradali alla colonna sono chiamati “colpi di frusta” di tipo cervicale o lombare a seconda della zona interessata e posso-no provocare, nel caso della colonna cervicale, anche sintomi neurologici come mal di testa, vertigini, nausea e senso di vomito, nonché formicolio agli arti superiori. Tali sintomi non devono suscitare paura, bensì spingere a rivolgersi subito ad un medico curante e successivamente, se necessario, ad uno specialista. Il primo passo consiste nel mettersi in condizione di riposo con l’ausilio di strumenti appropriati come un collare cervicale o una pancie-ra e nell’assumere, dietro prescrizione medica, dei farmaci antinfiammatori. In un secondo momento il soggetto dovrà sottoporsi ad adeguati tratta-menti riabilitativi. A volte il trauma subìto fa emergere o accentua patologie preesistenti di cui il soggetto era allo scuro o di cui soffriva in forma lieve.

Sono infortuni che non vanno sottova-lutati in quanto i sintomi presenti in fase acuta, se non trattati adeguatamente, possono facil-mente riproporsi in seguito. In tal senso è con-sigliabile sottoporsi in un secondo momento ad un adeguato ciclo riabilitativo che consiste in trattamenti manuali, come i massaggi, la fi-siokinesiterapia, la terapia fisica con ultrasuoni e l’elettroterapia, mirati a lenire il dolore. Il ciclo si chiude con l’apprendimento da parte del pa-ziente di esercizi ginnici mirati per recuperare la funzionalità del tratto cervicale e lombare, da svolgersi autonomamente entro le mura domestiche. ●

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Colpo di frusta ecco il rimedioI sintomi presenti in fase acuta se non trattati adeguatamente possono facilmente riproporsi in seguito

Questa rubrica dedicata alla salute ospiterà gli interventi di Federico Boila, fisioterapista che opera nel settore da oltre quindici anni e che sarà lieto di rispondere alle domande dei nostri lettori scrivendo a: [email protected]

Federico Boiladi

Joyce restaurant & pub Via Bonazzi, 15 Centro storico - 06123 - Perugia - Italy - Tel. 0755736800 - [email protected]

Joyce Restaurant & Pubcucina aperta

dalle 12 alle 2 di notte

Dio fece il cibo, ma certo il diavolo fece i cuochi“ ”Sir. James Augustine Aloysius Joyce

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A confronto la tecnica di uno chef e i segreti e l’esperienza di una casalinga

Procedimento:Rosolare in padella, a fuoco lento, la pasta di salsicce unita all’olio. Ad operazione ultimata unirvi i funghi tritati al coltello, e continuare la cottura per alcuni minuti a fuoco più vivace. Infine aggiustare di sale e pepe, tenendo conto del fatto che la pasta di salsicce risulta già in origine saporita, ed aggiungere il tartufo tagliato a lamelle sottili. PER I CHITARRINI: Una volta disposta la farina a fontana, unirvi al centro tutti gli altri ingredienti, ed iniziare ad amalgamare le uova alla farina dal centro verso l’esterno. Ad operazione ultimata lavorare energicamente con le mani l’impasto, fino a formare un panetto, e lasciarlo riposare per circa trenta minuti coperto da un panno umido. Trascorso questo tempo, stendere la sfoglia con il mattarello fino ad uno spessore di due centimetri. Infine tagliare la sfoglia in modo da ottenere tanti piccoli spaghetti quadrati. Cuocere i chitarrini in acqua bollente leggermente salata per circa tre, quattro minuti, scolarli e saltarli con la salsa “norcina”.

Chitarrini alla norcina

Luigi Zeppettidi

Chefdella Trattoria del Borgo

di Perugia

Nonna Tinadi

Sfama da oltre 30 anni marito

tre figli

Ingredienti per quattro personeSALSA:150g di pasta di salsiccie fresche 50g di tartufo nero 50g di funghi champignons

sale e pepe in grani q.b. olio d’oliva extravergineCHITARRINI:4 uova400g farina “OO”

Ingredienti per quattro persone:400 G Pasta Tipo Penne5 Salsicce1 Confezione Panna Da Cucina1/2 Bicchiere Vino Bianco

Olio extravergine d’olivaAglio

Pasta alla norcina

Procedimento:La pasta alla Norcina è una delle prime ricette che ho imparato a fare. Io la norcina la faccio così: In una padella metto un po’ d’olio. Ah, dimenticavo, una cosa importante per la riuscita dei piatti è la qualità degli ingredienti. Un conto è mettere un olio di chissà che provenienza un conto è un olio extra vergine di oliva umbro. Stesso discorso vale per salsiccia, pasta eccetera. Ritorniamo ai fornelli. Nel soffritto potete aggiungere dell’aglio ma tenete presente che un po’ ve ne è anche nelle salsicce che aggiungeremo dopo, per cui non esagerate. Quando l’olio è caldo (non fate bruciare l’aglio) aggiungete le salsicce spellate e tagliate a

pezzettini o in alternativa la pasta di salsiccia che si trova in qualsiasi macelleria. Considerate, come quantità, circa una salsiccia

a testa. Aggiustate di sale e pepe e fate rosolare. Un goccio di vino, bianco o rosso a seconda dei gusti,

non guasta. Una volta evaporato spegnete e togliete dal fuoco. Nel frattempo avrete messo

a cuocere le penne in abbondante acqua salata. Torniamo al condimento. Nella salsiccia ancora calda aggiungete la panna. L’operazione va fatta lontana dal fuoco per evitare che si rapprenda eccessivamente. Il

calore della padella comunque farà ritirare un po’ la panna. Aggiungete la pasta al dente

e girate. Piccolo trucco, se il condimento è troppo liquido passatelo un minuto sul fuoco, se

troppo rappreso aggiungete acqua di cottura.

Ancora una sfida. Questa volta davanti ai fornelli Luigi Zeppetti il cuoco della Trattoria del Borgo che si batterà a

colpi di cucchiai di legno con Nonna Tina il cui

curriculum brilla per oltre 40 anni davanti ai fuochi di casa. A bollire in pentola sarà la pasta condita alla Norcina. Preparazione tradizionale per il cuoco professionista, che ripesca funghi e

tartufo dalle antiche ricette, e consigli casalinghi per Tina che ha imparato a fare la Norcina in famiglia utilizzando panna e salsiccia. Tovaglioli ben legati in torno al collo. Si mangia!

La salsa “norcina” è il risultato di antiche tradizioni nella lavorazione delle carni di maiale e della

abbondanza nei boschi Umbri, ed in particolare nelle zone di Norcia del tartufo. La competenza dei norcini umbri nella salatura e nella conservazione

delle carni di maiale ha radici che affondano nell’epoca medievale, quando le ghiande numerose dei monti Sibillini, fornivano alimento abbondante e sano nutrimento sia ai cinghiali selvatici che ai maiali. E’ proprio alla città di Norcia che si deve

l’appellativo di “norcino” che dappertutto, in Italia, si usa dare a chi è dedito al mestiere della lavorazione del maiale e dei suoi derivati. Combinando tra di loro questi fattori, si arriva all’attuale salsa norcina ottenuta con salsicce fresche, e tartufi neri di Norcia.

Un po di storia

Sfida ai fornelli: due norcine da gustare

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