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marzo/aprile 2006 il Torresino 1 il Torresino ORDINE DEI DOTTORI COMMERCIALISTI DI BOLOGNA SPEDIZ. IN ABBONAMENTO POSTALE • LEGGE 23/12/1996 N. 662 Art. 2 comma 20 lett. b ANNO XII N° 2 2 MARZO APRILE 2006 V enerdì 17 marzo è stata sottoscrit- ta una rilevante integrazione al Protocollo d’intesa tra la Direzione Regionale dell’Agenzia delle Entrate, gli Ordini dei Dottori Commercialisti e l’Unione Regionale Collegi Ragionieri dell’Emilia Romagna. NUOVO ACCORDO PER LA CONSULENZA DI CIRO DE SIO – DIRETTORE REGIONALE AGGIUNTO EDITORIALE L’integrazione al protocollo, già sotto- scritto tra le stesse parti rispettivamente nel 1995 e nel 1998 con l’impegno con- giunto di assicurare la corretta ed unifor- me applicazione delle norme tributarie, promuovere la semplificazione delle pro- cedure e degli adempimenti amministrati- vi e migliorare l’efficienza dell’azione svolta dagli uffici dell’Amministrazione finanziaria, attiene alla materia specifica della consulenza giuridica. In sede di sottoscrizione del documento gli intervenuti hanno concordemente sot- tolineato la circostanza che il protocollo del 1995 è stato il primo in assoluto a livello nazionale e che a distanza di ben oltre dieci anni conserva intatta la propria validità, abbisognando in questo periodo solo di integrazioni dovute a mutate o sopravvenute norme di riferimento ed alle conseguenti prassi operative (vedasi al riguardo l’integrazione avutasi nel 2003 in materia di assistenza e da ultimo quel- la in materia di consulenza giuridica). Ma quali sono le ragioni e quali i conte- nuti dell’integrazione concordata il 17 marzo u.s.? Per consulenza giuridica in generale si intende l’attività interpretativa finalizzata all’individuazione del corretto trattamen- to fiscale di una determinata fattispecie, che può ulteriormente distinguersi in: - attività interpretativa di carattere gene- rale, che si estrinseca principalmente attraverso circolari predisposte dalle strutture centrali dell’Agenzia e rivolte alla generalità dei contribuenti, degli ope- ratori e degli uffici; - pareri relativi a specifiche fattispecie applicative sollecitati da soggetti interes- sati a conoscere l’orientamento del- l’Amministrazione. Tale ultima attività può ulteriormente suddividersi in consulenza giuridica a seguito di interpello, che è quella ricor- rente e normale, e consulenza giuridica non collegata ad interpello, che è meno ricorrente e normalmente fornita allor- quando l’interpello non è configurabile o ammissibile. Le tipologie di interpello disciplinate dalla norma sono oramai svariate; oltre all’interpello ordinario di cui all’art. 11 della legge 27 luglio 2000, n. 212, (Statuto dei diritti del contribuente), annoveriamo ulteriori tipologie di inter- pello, caratterizzate da una propria speci- ficità in ragione della materia trattata, quali, l’interpello sul consolidato nazio- nale (art. 124 del TUIR), l’interpello sul SOMMARIO Editoriale di Ciro De Sio Nuovo accordo per la consulenza pag. 1 D’Attualità di Giovanni Ferraù L’impugnazione del diniego di condono: problemi aperti fra prassi ministeriale, giurisprudenza e dottrina pag. 4 di Antonello Montanari Il trust pag. 6 di Chiara Battistini Gli strumenti finanziari partecipativi nella riforma del diritto societario pag. 9 di Domenico Lanuto Lavori in corso su ordinazione (o opere in corso di esecuzione). Valutazione contabile e fiscale pag. 12 Dalla Direzione Regionale di Giancarlo Cagnani Agevolazioni fiscali relative alla registrazione di atti e provvedimenti inerenti i procedimenti di divorzio e di separazione tra coniugi, con particolare riferimento all’eventuale tassazione per masse plurime degli atti di divisione della comunione legale (I parte) pag. 7 Dal Coder di Cinzia Borghi Il vaso di pandora pag. 9

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marzo/aprile 2006 il Torresino1

il Torresino

ORDINEDEI DOTTORI COMMERCIALISTI

DI BOLOGNA

SPEDIZ. IN ABBONAMENTOPOSTALE • LEGGE 23/12/1996 N. 662Art. 2 comma 20 lett. bANNO XII N° 2

N° 2MARZOAPRILE

2006

Venerdì 17 marzo è stata sottoscrit-ta una rilevante integrazione alProtocollo d’intesa tra la

Direzione Regionale dell’Agenzia delleEntrate, gli Ordini dei DottoriCommercialisti e l’Unione RegionaleCollegi Ragionieri dell’Emilia Romagna.

NUOVO ACCORDO PER LA CONSULENZADI CIRO DE SIO – DIRETTORE REGIONALE AGGIUNTO EDITORIALE

L’integrazione al protocollo, già sotto-scritto tra le stesse parti rispettivamentenel 1995 e nel 1998 con l’impegno con-giunto di assicurare la corretta ed unifor-me applicazione delle norme tributarie,promuovere la semplificazione delle pro-cedure e degli adempimenti amministrati-vi e migliorare l’efficienza dell’azionesvolta dagli uffici dell’Amministrazionefinanziaria, attiene alla materia specificadella consulenza giuridica.In sede di sottoscrizione del documentogli intervenuti hanno concordemente sot-tolineato la circostanza che il protocollodel 1995 è stato il primo in assoluto alivello nazionale e che a distanza di benoltre dieci anni conserva intatta la propriavalidità, abbisognando in questo periodosolo di integrazioni dovute a mutate osopravvenute norme di riferimento ed alleconseguenti prassi operative (vedasi alriguardo l’integrazione avutasi nel 2003in materia di assistenza e da ultimo quel-la in materia di consulenza giuridica).Ma quali sono le ragioni e quali i conte-nuti dell’integrazione concordata il 17marzo u.s.?Per consulenza giuridica in generale siintende l’attività interpretativa finalizzataall’individuazione del corretto trattamen-

to fiscale di una determinata fattispecie,che può ulteriormente distinguersi in:- attività interpretativa di carattere gene-rale, che si estrinseca principalmenteattraverso circolari predisposte dallestrutture centrali dell’Agenzia e rivoltealla generalità dei contribuenti, degli ope-ratori e degli uffici;- pareri relativi a specifiche fattispecieapplicative sollecitati da soggetti interes-sati a conoscere l’orientamento del-l’Amministrazione.Tale ultima attività può ulteriormentesuddividersi in consulenza giuridica aseguito di interpello, che è quella ricor-rente e normale, e consulenza giuridicanon collegata ad interpello, che è menoricorrente e normalmente fornita allor-quando l’interpello non è configurabile oammissibile.Le tipologie di interpello disciplinatedalla norma sono oramai svariate; oltreall’interpello ordinario di cui all’art. 11della legge 27 luglio 2000, n. 212,(Statuto dei diritti del contribuente),annoveriamo ulteriori tipologie di inter-pello, caratterizzate da una propria speci-ficità in ragione della materia trattata,quali, l’interpello sul consolidato nazio-nale (art. 124 del TUIR), l’interpello sul

SOMMARIOEditorialedi Ciro De SioNuovo accordo per la consulenza pag. 1

D’Attualitàdi Giovanni FerraùL’impugnazione del diniego di condono:problemi aperti fra prassi ministeriale,giurisprudenza e dottrina pag. 4

di Antonello MontanariIl trust pag. 6

di Chiara BattistiniGli strumenti finanziari partecipativi nellariforma del diritto societario pag. 9

di Domenico LanutoLavori in corso su ordinazione (o opere in corsodi esecuzione). Valutazione contabile e fiscale pag. 12

Dalla Direzione Regionaledi Giancarlo CagnaniAgevolazioni fiscali relative alla registrazionedi atti e provvedimenti inerenti i procedimentidi divorzio e di separazione tra coniugi, conparticolare riferimento all’eventuale tassazioneper masse plurime degli atti di divisione dellacomunione legale (I parte) pag. 7

Dal Coderdi Cinzia BorghiIl vaso di pandora pag. 9

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consolidato mondiale (art. 132 delTUIR), l’interpello sulle partecipazioniacquisite per il recupero dei crediti ban-cari (art. 113 del TUIR), l’interpelloC.F.C. (art. 167 e 168 del TUIR), l’inter-pello utili da partecipazione (art. 47,comma 4, del TUIR), l’interpello peravvalersi della partecipation exemption(art. 87, comma 1, lett. c, del TUIR), l’in-terpello per le detassazioni dei dividendi(art. 89, comma 3, del TUIR), l’interpel-lo antielusivo (art. 21 della legge n. 413del 1991), l’interpello per la deducibilitàdei componenti negativi (art. 11, comma13, legge n. 413 del 1991), e le istanze didisapplicazione della normativa antielusi-va (art. 37 bis, comma 8, DPR n. 600 del1973).Relativamente all’interpello ordinario dicui all’art. 11 dello Statuto le vigentidisposizioni normative e regolamentarihanno compiutamente previsto e discipli-nato le cause di inammissibilità del-l’istanza, distinte poi dalla prassi ammi-nistrativa in cause di inammissibilitàassoluta e cause di inammissibilità nonassoluta.Le cause di inammissibilità non assolutasi verificano quando l’istanza di interpel-lo manca di alcuno dei seguenti requisiti:● dati identificativi del contribuente o dellegale rappresentante;● descrizione del caso concreto e perso-nale sul quale sussistono obiettive condi-zioni di incertezza;● preventività (mancante quando il con-tribuente ha già posto in essere il com-portamento giuridicamente rilevante rela-tivo alla norma oggetto di interpello);● indicazione del domicilio del contri-buente;● sottoscrizione.Alcune delle cause di inammissibilitàsopra viste sono espressamente sanabili(ed in particolare quelle relative all’iden-tificazione e legittimazione del soggettoistante), mentre le restanti non esimonol’Agenzia dall’esaminare la questioneprospettata, essendosi previsto – anche alivello di programmazione delle attivitàin sede convenzionale – l’impegno daparte di quest’ultima di procederecomunque all’esame di merito e di forni-re l’interpretazione richiesta, con la spe-cificazione dei motivi che hanno determi-nato l’inammissibilità dell’interpello.Le cause di inammissibilità assoluta,invece, non consentono di procedereall’esame di merito delle istanze e si veri-ficano nei seguenti casi:● istanze presentate da professionisti aiquali non sia stata conferita procuragenerale o speciale dal contribuente aisensi e per gli effetti di cui all’art. 63 delDPR n. 600/1973;● istanze presentate da professionisti inrelazione a questioni prospettate in viagenerale ed astratta;

● reiterazioni di istanze di interpello giàesaminate;● istanze prive del requisito della preven-tività, in quanto ad esempio concernentirilievi già formalizzati dagli Ufficidell’Agenzia delle Entrate o dallaGuardia di Finanza a seguito di attività dicontrollo sostanziale o formale.Al fine comunque di consentire ai profes-sionisti di conoscere il punto di vistadell’Amministrazione in ordine a temati-che di interesse generale, l’Agenzia delleEntrate con proprie risoluzioni e circolariha autorizzato le Direzioni regionali, nel-l’ambito dei rapporti di collaborazionecon le Associazioni professionali, a defi-nire apposite intese affinché dette richie-ste di parere (quelle relative a questioniprospettate in via generale ed astratta)siano convogliate presso gli organi di rap-presentanza delle relative Associazioni dicategoria e degli Ordini professionali e daquesti eventualmente riproposte alleDirezioni regionali. A tale scopo vieneraccomandato alle Direzioni regionali diinvitare le Associazioni e gli Ordini stes-si a sensibilizzare i propri iscritti affinchédesistano dall’intrattenere rapporti diretticon l’Agenzia ed indirizzino le proprierichieste direttamente all’Associazione oall’Ordine di appartenenza.In tale contesto si inquadra il protocollodel 17 marzo ove preliminarmente vengo-no ribaditi i concetti fin qui esposti inordine a:● l’istituto dell’interpello che “costitui-sce lo strumento principale attraverso ilquale si esplica, nei confronti della gene-ralità dei contribuenti, l’attività interpre-tativa o di consulenza giuridicadell’Agenzia delle Entrate, tesa ad indivi-duare il corretto trattamento tributariodelle fattispecie di volta in volta prospet-tate”;● la consulenza giuridica, nel cui ambitola trattazione dei quesiti viene giustifica-ta esclusivamente per quei soggetti che,in virtù delle loro caratteristiche, nonsono legittimati ad avvalersi del diritto diinterpello, ma esprimono interessi di rile-vanza diffusa, quali gli Ordini professio-nali e le Associazioni di categoria;● la competenza esclusiva dellaDirezione Regionale, o, nei casi più com-plessi, della Direzione CentraleNormativa e Contenzioso, a fornire laconsulenza giuridica, intesa quale inter-pretazione di disposizioni di natura tribu-taria, riconducibile o meno all’interpello.Viene poi ribadito che i professionistisono legittimati a presentare richieste diparere, per conto dei loro clienti, soloattraverso l’istituto dell’interpello.Conseguentemente le istanze da essi pre-sentate dovranno recare le generalità, ilcodice fiscale e il domicilio del soggettonel cui interesse viene richiesto il pareree, a pena di inammissibilità assoluta,

dovranno essere corredate dell’appositaprocura conferita dal cliente.In mancanza di tali elementi, la DirezioneRegionale non potrà fornire alcuna rispo-sta scritta al professionista nell’ambitodella generale attività di consulenza giu-ridica.Diversamente, i professionisti potrannoproporre le problematiche di caratteregenerale che attengono all’interpretazio-ne di norme tributarie solo attraversol’Ordine professionale di appartenenza edesclusivamente alla Direzione Regionale.Al fine di razionalizzare e meglio coordi-nare le richieste, evitando duplicazioni edindirizzando l’impegno operativo sullequestioni maggiormente significative, gliOrdini dei Dottori Commercialisti el’Unione Regionale Collegi Ragionieri siimpegnano a filtrare le richieste di parereed a trasmettere quelle di interesse gene-rale ad una Commissione paritetica, cheprovvederà ad esaminare le richieste ed asottoporle con proprio parere ai compe-tenti Uffici Fiscalità della DirezioneRegionale.La Commissione, già istituita con provve-dimento del Direttore Regionale dott.Villiam Rossi, ha sede presso laDirezione Regionale ed è composta da 10membri, di cui 5 nominati dalla DirezioneRegionale, 3 nominati dai DottoriCommercialisti e 2 nominati daiRagionieri. Il coordinatore dellaCommissione è nominato dalla DirezioneRegionaleLa Commissione, che chi scrive ha ilcompito di coordinare, definirà le modali-tà di funzionamento ed è composta per laDirezione dai sigg. Matteo Cotroneo(vice coordinatore), Rita Longo, SilviaMezzetti, Daniela Miceli e MarioSantoro; per l’Ordine dei DottoriCommercialisti dai sigg. GiorgioAntonioni, Gianluca Bandini e GuidoPedrini; per l’Unione Regionale CollegiRagionieri dai sigg. Luigia Lumia eFerdinando Maiese.Seguono, poi, nel protocollo impegnireciproci in ordine all’informazione daparte della Direzione Regionale, nei con-fronti degli Ordini e dell’Unione, degliorientamenti interpretativi assunti ed allacomunicazione da parte di questi ultimi aipropri iscritti degli orientamenti assuntidalla Direzione Regionale, come purel’impegno di tutti i firmatari ad organiz-zare congiuntamente seminari e/o conve-gni su argomenti di carattere generale osulle novità di carattere tributario.Sembra pacifico che l’impegno alla divul-gazione, anche come successione tempo-rale, sia riferito solo alla determinazionefinale della Direzione e non anche alparere espresso dalla Commissione pari-tetica, che se del caso potrà essere allega-to ma mai divulgato prima della determi-nazione finale.

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Nulla viene detto, infine, nel protocollo inordine a quali tempi debbano essere osser-vati per la definizione e divulgazione degliorientamenti interpretativi assunti.Al riguardo si ritiene che la Commissionenell’adottare un proprio regolamentopossa prevedere tempi medi di esame, checomunque costituiranno ipotesi di lavorointerne non altrimenti formalizzabili,attesa anche la dipendenza dalla comples-sità, dalla numerosità e dalla novità asso-luta o meno dei pareri, circostanze questeultime da correlare anche al tempo che isingoli membri potranno di volta in voltadedicare.Tempi certi sono, invece, previsti per ledeterminazioni finali della DirezioneRegionale, che si ritiene possano aggirar-si, salvo casi particolari, in media tra i 90ed i 120 giorni (il primo relativo al termi-ne che già la circolare n. 99/E del 18 mag-gio 2000 assegnava per la risposta in temadi consulenza giuridica ed il secondorelativo al termine per la risposta all’in-terpello), da calcolare dalla data in cui laCommissione paritetica sottopone allaDirezione le richieste di consulenza cor-redate dal proprio parere.

Protocollo d’intesa tra l’Agenzia delleEntrate – Direzione Regionaledell’Emilia Romagna, gli Ordini deiDottori Commercialisti dell’EmiliaRomagna e l’Unione Regionale CollegiRagionieri dell’Emilia Romagna inmateria di consulenza giuridica.

La Direzione Regionale dell’EmiliaRomagna, gli Ordini dei DottoriCommercialisti dell’Emilia Romagna el’Unione Regionale Collegi Ragionieridell’Emilia Romagna, nella consapevo-lezza che il miglioramento dei rapportitra i contribuenti e l’Amministrazionefinanziaria deve essere perseguito ancheattraverso la proficuità e la trasparenzadei rapporti tra l’amministrazione mede-sima e gli organi professionali, e in attua-zione dei punti da 1 a 6 dei protocolli sot-toscritti tra le stesse parti, rispettivamen-te nel 1995 e nel 1998, fermo restandoquanto previsto nei precedenti protocolli,definiscono uno specifico protocollod’intesa.

L’articolo 11 della legge 27 luglio 2000,n. 212 recante “Disposizioni in materia diStatuto dei diritti del contribuente” haintrodotto l’istituto dell’interpello checostituisce lo strumento principale attra-verso il quale si esplica, nei confrontidella generalità dei contribuenti, l’attivitàinterpretativa o di consulenza giuridicadell’Agenzia delle Entrate, volta ad indi-viduare il corretto trattamento tributariodelle fattispecie di volta in volta prospet-tate.

La trattazione dei quesiti nell’ambitodella consulenza giuridica é giustificataesclusivamente per quei soggetti che, invirtù delle loro caratteristiche, non sonolegittimati ad avvalersi del “diritto diinterpello”, ma esprimono interessi dirilevanza diffusa, quali gli ordini profes-sionali e le associazioni di categoria.

L’attività di consulenza, che si sostanzianell’interpretazione di disposizioni dinatura tributaria, riconducibile o meno“all’interpello”, é riservata alla compe-tenza esclusiva della Direzione Regionaleo, nei casi più complessi, della DirezioneCentrale Normativa e Contenzioso.

I professionisti sono legittimati a presen-tare direttamente alla DirezioneRegionale richieste di parere, per contodei loro clienti, secondo le regole propriedell’istituto dell’interpello, ovvero posso-no proporre le tematiche di caratteregenerale che attengono all’interpretazio-ne di norme tributarie solo attraversol’Ordine o il Collegio professionale diappartenenza.

Allo scopo di evitare la reiterazione diquesiti di analogo contenuto gli Ordinidei Dottori Commercialisti dell’EmiliaRomagna e l’Unione Regionale CollegiRagionieri dell’Emilia Romagna si impe-gnano a filtrare le richieste di parere ed atrasmettere quelle di interesse generale aduna Commissione paritetica che provve-derà ad esaminare le richieste ed a sotto-porle alla Direzione Regionale con pro-prio parere.La Commissione, che avrà sede presso laDirezione Regionale, è composta da 10membri, di cui 5 nominati dalla DirezioneRegionale, 3 nominati dai DottoriCommercialisti e 2 nominati daiRagionieri. Il Coordinatore dellaCommissione è nominato dalla DirezioneRegionale.

La Direzione Regionale si impegna adinformare gli Ordini dei DottoriCommercialisti dell’Emilia Romagna el’Unione Regionale Collegi Ragionieridell’Emilia Romagna degli orientamentiinterpretativi assunti.

Gli Ordini dei Dottori Commercialistidell’Emilia Romagna e l’UnioneRegionale Collegi Ragionieri dell’EmiliaRomagna si impegnano a comunicare aipropri iscritti gli orientamenti assuntidalla Direzione Regionale.

La Direzione Regionale dell’EmiliaRomagna, gli Ordini dei DottoriCommercialisti dell’Emilia Romagna el’Unione Regionale Collegi Ragionieridell’Emilia Romagna si impegnano adorganizzare congiuntamente seminari,

convegni su argomenti di carattere gene-rale o sulle novità di carattere tributario.

Bologna, 17 marzo 2006

IL PRESIDENTE DELL’ORDINE DEIDOTTORI COMMERCIALISTI DIBOLOGNAdott. Gianfranco Tomassoli

IL DIRETTORE REGIONALEDELL’EMILIA ROMAGNAdott. Villiam Rossi

IL PRESIDENTE DELL’ORDINE DEIDOTTORI COMMERCIALISTI DIFERRARAdott. Susanna Giuriatti

IL PRESIDENTE DELL’ORDINE DEIDOTTORI COMMERCIALISTI DIFORLI’-CESENAdott. Luigi Lamacchia

IL PRESIDENTE DELL’ORDINE DEIDOTTORI COMMERCIALISTI DIMODENAdott. Claudio Gandolfo

IL PRESIDENTE DELL’ORDINE DEIDOTTORI COMMERCIALISTI DIPARMAdott. Massimo Trasatti

IL PRESIDENTE DELL’ORDINE DEIDOTTORI COMMERCIALISTI DIPIACENZAdott. Michele Guidotti

IL PRESIDENTE DELL’ORDINE DEIDOTTORI COMMERCIALISTI DIRAVENNAdott. Daniele Diamanti

IL CONSIGLIERE DELL’ORDINE DEIDOTTORI COMMERCIALISTI DIREGGIO EMILIAdott. Fabrizio Bagni

IL PRESIDENTE DELL’ORDINE DEIDOTTORI COMMERCIALISTI DIRIMINIdott. Bruno Piccioni

IL PRESIDENTE DELL’UNIONEREGIONALE COLLEGI RAGIONIERIDELL’EMILIA ROMAGNArag. Giosué Boldrini

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L’IMPUGNAZIONE DEL DINIEGO DI CONDONO:PROBLEMI APERTI FRA PRASSI MINISTERIALE,GIURISPRUDENZA E DOTTRINADI GIOVANNI FERRAÙ – PRESIDENTE COMMISSIONE TRIBUTARIA PROVINCIALE DI BOLOGNA D’ATTUALITÀ

Gli atti autonomamente impugnabili

In base all’art. 19, comma 1, lettera h)del D. Lgs. n. 546/1992, il rigetto didomande di definizione agevolata di rap-porti tributari costituisce uno degli attinormativamente previsti come autonoma-mente impugnabili, insieme agli altri chein via tassativa sono elencati nello stessocomma 1 dell’art. 19. Tale impostazioneè conforme alla configurazione dellostesso processo tributario, strutturatocome giudizio di impugnazione di attiprovvedimentali che di conseguenza necircoscrivono l’oggetto alla pretesa fattavalere dall’Ufficio a mezzo dell’attoimpugnato.Coerentemente con l’opzione normativadalla quale emerge chiaramente il carat-tere impugnatorio anche dell’atto con ilquale l’Ufficio provvede a respingere ladomanda di condono e di definizioneagevolata dei rapporti tributari, l’art. 16,comma 8 della legge n. 289/2002, intema di chiusura delle liti fiscali penden-ti, stabilisce che il diniego di definizionepuò essere “impugnato” dall’interessatodinanzi all’organo giurisdizionale pressoil quale pende la lite.Tale formulazione normativa denotaall’evidenza che anche per l’art. 16,comma 8, citato, il diniego di condonocostituisce sicuramente atto autonoma-mente impugnabile e che il mezzo del-l’impugnazione non può che assumere laforma del ricorso avverso l’atto medesi-mo, secondo le regole generali.

Il diniego di condono nella giurispru-denza

Anche la giurisprudenza di merito chefinora si è occupata della problematica inesame ha ritenuto che il ricorso avversoil diniego di condono, avente caratterepregiudiziale rispetto a quello introdutti-vo del giudizio di merito, costituisce “unatto del tutto autonomo che non consentedi ravvisare tra i due procedimenti alcunrapporto di incidentalità che ne consentala contestuale trattazione, questa presup-ponendo l’identità del provvedimentoimpugnato”. Di conseguenza è statodeciso che se viene impugnato il diniegodi definizione della lite pendente ex art.

16, legge n. 289/2002, il processo riguar-dante tale diniego e quello relativo allalite originaria devono essere trattati sepa-ratamente e il processo originario vasospeso sino alla definizione di quellorelativo al diniego di condono. (In talsenso, cfr. Comm. Trib. Reg. Emilia-Romagna, Sezione staccata di Parma, n.XXXV, sentenza 22/07/2004, n. 86, Pres.Rel. Marchetti, in GT, Riv. Giur. Trib. n.2/2005, pag. 167, con nota favorevole diG. Ferraù; e in Corr. Trib. n. 40/2004,pagg. 3155 e segg. con nota di C.Glendi).A tal riguardo, però, giova rammentare ildiverso avviso recentemente espressodalla Corte Suprema con la sentenza n.5092 del 9 marzo 2005 (in Corr. Trib. n.24/2005, pag. 1911) nella parte dellamotivazione in cui afferma che se la liteè in corso, la richiesta di condono si inse-risce in essa come fatto estintivo dellacontroversia e in questo caso il diniego dicondono non rappresenta “l’oggetto di ungiudizio autonomo, ma si inserisce in unprocesso già iniziato quale causa di ces-sazione della materia del contendere:viene cioè a porsi come un giudizio inci-dentale”. Tale orientamento della Cassazione èstato giustamente criticato da C. Glendinel commento alla stessa sentenza, osser-vando che l’affermazione sarebbe esattacon riferimento ai vecchi condoni, rispet-to ai quali il diniego di condono nondoveva esplicitarsi in un atto provvedi-mentale autonomamente impugnabile equindi dava adito ad una questione mera-mente incidentale all’interno del giudizioprincipale. Pertanto, l’insigne Autoreconclude nel senso che, viceversa, lalegge n. 289/2002 stabilisce che il dinie-go di condono, avente natura provvedi-mentale, “è atto autonomamente impu-gnabile e come tale forma oggetto diapposito giudizio, distinto da quelloriguardante la lite principale e in rap-porto di pregiudizialità rispetto adesso”.

Il diniego di condono e l’orientamentoministeriale

In conflitto con la giurisprudenza e ladottrina sopra citate, si pone la nota del

20 ottobre 2005, n. 64/59 Prot. delMinistero dell’Economia e delle Finanzela quale afferma che il diniego di defini-zione della controversia pendente dinanzialle Commissioni Tributarie provinciali eregionali “va contestato nel medesimogiudizio con la presentazione di un attodi integrazione dei motivi di ricorso,secondo quanto stabilito dall’art. 24 deld.lgs. del 31 dicembre 1992, n. 546 (pro-duzione di documenti e motivi aggiun-ti)”.La stessa nota contraddittoriamente pre-cisa inoltre che per i ricorsi pendentidavanti alla Corte di Cassazione, il dinie-go va impugnato davanti alla Corte stes-sa, “ma con autonomo ricorso con ilquale va anche chiesta la riunione con lacontroversia pendente”.La nota ministeriale raccomanda alleAgenzie delle Entrate di esplicitare nelle“avvertenze” degli avvisi che chi vuolecontestare il diniego “deve impugnarlo aisensi dell’art. 24 del d.lgs. n. 546/1992”,davanti al giudice presso il quale pende lalite per la quale è stata chiesta la defini-zione; nel contempo dispone che lesegreterie delle commissioni tributarieforniscano informazioni puntuali e ade-guate in tal senso a quanti si presentinoallo sportello ricezione dandone diffusio-ne con ogni mezzo, anche mediante affis-sione.L’orientamento ministeriale, come soprasinteticamente enunciato, non apparegiuridicamente condivisibile e lo stesso èsicuramente censurabile sia nella formache nella sostanza, tanto che laPresidenza della CommissioneProvinciale di Bologna ha già preso posi-zione contraria allo stesso orientamento,criticandolo dal punto di vista tecnico-giuridico e richiedendo al Consiglio diPresidenza della Giustizia Tributaria diprendere posizione sulla interpretazioneministeriale di che trattasi, posto che conla stessa sono messe in discussioneimportanti e fondamentali prerogativedella giurisdizione tributaria.

I motivi del dissenso. Conclusioni

Sotto il profilo formale non si può pre-scindere dal rilevare che la nota ministe-riale in rassegna, se anche è formalmente

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indirizzata alle segreterie delleCommissioni Tributarie, sostanzialmentela stessa va ad incidere sulla gestione diaffari giurisdizionali di esclusiva compe-tenza del giudice tributario, costituendovera e propria ingerenza nell’esercizioautonomo della giurisdizione tributaria,rispetto alla quale deve escludersi ognicompetenza ministeriale.Invero, inopportunamente e illegittima-mente la nota ministeriale, rivolgendosial personale di segreteria addetto allaricezione degli atti, dà allo stesso dispo-sizioni nel senso di considerare i ricorsiavverso il diniego di condono quali moti-vi aggiunti, ex art. 24 del D. Lgs. n.546/1992, rispetto al ricorso principaleafferente la lite per la quale è statorichiesto il condono e di fornire al riguar-do le opportune informazioni.Infatti, i fautori di tale tesi non si rendo-no conto che, in caso di ottemperanzaalla illegittima disposizione, il personalemedesimo, ove, ai fini della impugnazio-ne del diniego anzidetto, venisse presen-tato alla ricezione un vero e proprioricorso, ex artt. 18 e segg. D. Lgs. n.546/1992, commetterebbe una grave vio-lazione, non solo con riferimento ai pro-pri compiti istituzionali e alle propriecompetenze, ma anche con riguardo alfondamentale principio della domanda edella corrispondenza fra il chiesto e ilpronunciato di cui all’art. 99 c.p.c.,applicabile anche nel processo tributarioin forza del generale richiamo di cuiall’art. 1, comma 2 del D. Lgs. n.546/1992. E’ indubbio, infatti, sotto taleprofilo, che solo al giudice deve esserericonosciuto l’incondizionato potere diqualificazione della domanda, sulla basesia della sua formulazione letterale chedel contenuto sostanziale dell’atto, inrelazione alla finalità che la parte intenderaggiungere. (Cfr. Cass. n. 5829/1995;Cass. n. 4720/1996; Cass. n. 6354/1996).Ma, dal punto di vista della questione dimerito sollevata dalla nota ministeriale diche trattasi e contrariamente a quantodalla stessa affermato, giova ribadire chenell’ambito di autonomia, ancorché stru-mentale dei due giudizi, quello di impu-gnazione del diniego di condono, esclusoogni rapporto di mera incidentalità conquello principale sulla lite pendente,deve essere definito di carattere pregiudi-ziale, dovendo la relativa controversiaessere decisa con sentenza e con l’effica-cia del giudicato, ai sensi dell’art. 34c.p.c..; talché appare altrettanto correttal’affermazione che il giudizio principalesul rapporto tributario cui afferiscel’istanza di definizione, va comunquesoggetto a sospensione, ex artt. 39 del D.Lgs. n. 546/1992 e 295 c.p.c., fino

all’esito del giudizio pregiudiziale aven-te ad oggetto il diniego di condono,costituendo esso l’antecedente logico egiuridico dell’altro giudizio. (Cfr. Cass.20 gennaio 2003, n. 733, in Mass. Giust.Civ. 2003, 136; Cass. 30 luglio 2001, n.10414, in Foro It. 2002, I, 1451; Cass. n.7813/1997, citata, in Codice del processotributario, IPSOA, 2003, a cura di G.Ferraù, sub art. 39, D. Lgs. n. 546/1992,pag. 716; nonché CTR Emilia-Romagnasent. 8 luglio 2004, n. 86 e ord. 31 mag-gio 2004, n. 9 , citate).Sulla base di quanto sopra enunciato,discende la evidente infondatezza giuri-dica della tesi ministeriale, la quale,omettendo di considerare, sotto il profilostrettamente processuale, il rapporto esi-stente fra il processo di impugnazionedel diniego di definizione della lite pen-dente e il processo relativo alla lite origi-naria, ha erroneamente ritenuto che l’im-pugnazione del diniego di condono possaessere inquadrata quale integrazione deimotivi del ricorso principale, introdutti-vo, però, della ben diversa e distinta con-troversia sul rapporto giuridico d’impo-sta. Infatti, la norma vigente, stabilendoche il diniego di condono è atto autono-mamente impugnabile e che come taleforma oggetto di un apposito giudizio,distinto da quello riguardante la lite prin-cipale, rispetto alla quale si pone in rap-porto di pregiudizialità, postula che ledue controversie non possono essere trat-tate e decise congiuntamente atteso, fral’altro, che nel processo tributario èesclusa l’ammissibilità di sentenze nondefinitive (art. 35, ultimo comma del D.Lgs. n. 546/1992); di guisa che, comecorrettamente deciso dalla citata CTRemiliana, va disposta la separazione dellacausa pregiudiziale da quella pendentesul rapporto tributario, ove risultasseroriunite nello stesso procedimento.Invero, sotto il profilo testé evidenziatoappare fin troppo evidente che la contro-versia relativa al diniego di condonoimplica che il giudice debba decidere invia pregiudiziale la questione sullaammissibilità della domanda di defini-zione, avente anch’essa natura tributariae quindi come tale appartenente allacognizione dello stesso giudice tributa-rio.Talché, come già in altra sede dal sotto-scritto precisato, “essendovi impugnativadella parte sul diniego, si verifica la tra-sformazione della questione pregiudizia-le in causa pregiudiziale che il giudicetributario ha il potere-dovere di deciderecon l’efficacia del giudicato (art. 34c.p.c.). In tal caso, la questione pregiudi-ziale, anche se si trasforma in causa pre-giudiziale, costituisce pur sempre un

passaggio obbligato dell’iter logico-giu-ridico che conduce alla decisione sulladomanda principale e come tale non puòche costituire oggetto di un giudizio auto-nomo, senza che possa essere risolta inci-dentalmente entrando a far parte dell’og-getto del giudizio principale, sub speciedi integrazione dei motivi del medesimo.Sulla base del carattere di pregiudizialitàe dello stretto vincolo di strumentalità fral’impugnativa del diniego di condono e ilgiudizio principale dipendente dall’esitodell’impugnativa medesima appare, per-tanto, giuridicamente plausibile la ratiodella norma speciale e, quindi, la sceltadel legislatore di attribuire la competen-za sul diniego della domanda di agevola-zione “all’organo giurisdizionale pressoil quale pende la lite”; in tal guisa facen-do applicazione del vecchio principiochiovendiano per cui, in mancanza (comenel caso deciso dalla citata CTR emilia-na) dei presupposti dell’accertamentoincidentale, il giudice della questioneprincipale è anche giudice della questio-ne pregiudiziale, così come il giudice del-l’azione è anche il giudice dell’eccezio-ne.” (Cfr. G. Ferraù, Rapporti fra il pro-cesso di impugnazione per diniego didefinizione delle liti pendenti e quellorelativo alla lite originaria, in GT, Riv.Giur. Trib. n. 2/2005, pagg. 170 e segg.;nonché C. Glendi, in commento alla ciataCass. n. 5092/2005, in Corr. Trib. n.24/2005, pag. 1915).

In conclusione, non sembra esageratoaffermare che la nota ministeriale in ras-segna finisce con lo stravolgere consoli-dati e ben noti principi di diritto proces-suale, dal momento che la stessa mostradi ignorare che la questione relativaall’accoglimento o meno della domandadi condono riveste rilevanza pregiudizia-le rispetto a qualsiasi decisione inerenteal merito del rapporto tributario contro-verso, senza che nel rapporto tra processoprincipale dipendente che può riprendereil suo corso e l’impugnativa del diniegodella definizione agevolata possa ravvi-sarsi un qualsiasi nesso di incidentalità,tale da giustificarne la contestuale tratta-zione, costituendo l’impugnativa medesi-ma un atto avente un rilievo del tuttoautonomo. (Cfr. in tal senso: CTREmilia-Romagna sent. 8 luglio 2004, n.86 e ord. 31 maggio 2004, n. 9 sullanecessità di trattazione separata dei dueprocessi, in GT, Riv. Giur. Trib. n.2/2005, pagg. 167 e segg., con commentofavorevole di G. Ferraù; nonché Cass. n.7813/1997, in Codice del processo tribu-tario, IPSOA, 2003, a cura di G. Ferraù,sub art. 39, D. lgs. 546/1992, pag. 716).

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IL TRUSTDI ANTONELLO MONTANARI – DOTTORE COMMERCIALISTA D’ATTUALITÀ

Premessa

In Italia il trust (o meglio i trusts comenel prosieguo si evidenzierà) deve la suanascita e la sua fortuna al Prof.Maurizio Lupoi che nel suo pregevolevolume “Trusts” ha delineato e spiegatoin maniera estremamente precisa e chia-ra cosa esso può rappresentare per larealtà giuridica italiana.

Che cos’è il Trust

Il trust è un istituto di tradizione anglo-sassone che ha acquisito un diritto dicittadinanza nel nostro ordinamentograzie alla Convenzione sulla leggeapplicabile ai trusts e sul loro ricono-scimento adottata a l’Aja il 1° luglio1985, ratificata dall’Italia con la legge 9ottobre 1989, n. 364, entrata in vigore il1° gennaio 1992.Il nostro ordinamento, contrariamente aquello di tipo anglosassone, ammette,però, solo i trusts volontariamente isti-tuiti (i così detti “trusts interni”).Si è utilizzato il termine “i trusts” per-ché esiste una varia tipologia di trustsche evidenzia una delle caratteristichepiù pregnanti di tale istituto e cioè la suaversatilità.Possono, infatti, esserci “trusts discopo”, “trusts discrezionali”, “trustscaritatevoli”, “trusts di garanzia” emolti altri.In sostanza non esiste un solo tipo ditrust ma tanti trusts secondo le necessi-tà delle parti. Con l’atto istitutivo di trust una personafisica (o giuridica), chiamato disponen-te, trasmette ad un altro soggetto, chia-mato trustee, dei beni affinché li gesti-sca per uno scopo prestabilito e nell’in-teresse di terzi, chiamati beneficiari.I beni ricevuti dal trustee non diventanodi proprietà di quest’ultimo, ma restanoseparati dai suoi beni personali.In pratica il trust si fonda su di un rap-porto di fiducia fra il disponente e il tru-stee posto che i beni usciti dal patrimo-nio personale del disponente vengonosegregati a favore del trustee che prov-vederà ad amministrarli nell’interessedei beneficiari e a trasferirli a questiultimi se previsto nei patti dell’atto isti-tutivo.Diversamente dal negozio fiduciario,con l’atto di trust il disponente perdedefinitivamente la proprietà del bene.

L’adeguamento della legislazione ita-liana

La legge n. 364/1989, in vigore dal 1°gennaio 1992, non ha introdotto unanorma di diritto positivo disciplinantel’istituto in questione, ma ha semplice-mente regolamentato gli effetti giuridicidi costituzione dei trusts mediante ilrinvio ad una legge straniera.Nella costituzione dei trusts risulta,quindi, estremamente importante il rife-rimento alla legge applicabile (che nonpuò essere quella italiana perché nonesiste) poiché, se citata a sproposito,può causare la nullità dell’atto.

La necessità di costruire dei trustslegalmente e fiscalmente corretti

I possibili effetti distorsivi del trust pos-sono avere implicanze di carattere tribu-tario, penale e civile.Si pensi all’ipotesi di costituzione di untrust al fine di mettere in salvo il patri-monio dalle pretese creditoriedell’Amministrazione finanziaria oppu-re impedire o differire la tassazione deiproventi che si sono generati nel trustmediante la collocazione della sede deltrust in un paradiso fiscale.Si pensi anche all’art. 11 del D.Lgs. 10marzo 2000, n. 74 che considera reatol’alienazione simulata o il compimentodi atti fraudolenti sui propri beni o suquelli altrui quando l’ammontare com-plessivo delle imposte supera euro51.645,69.In sostanza, la costituzione di un trustcon evidenti effetti fraudolenti, qualoravenga ravvisato il dolo specifico,potrebbe rientrare nelle fattispecie sopraindicate.Nel caso, poi, di costituzione di un trustche confligge con le norme imperativedell’ordinamento italiano, queste pre-varranno sulla legge straniera citata edapplicabile.Si pensi alla costituzione di un trust conl’intento di ledere la quota spettante aglieredi legittimari del disponente.Relativamente agli aspetti tributari,l’Agenzia delle Entrate ha già discono-sciuto degli atti di trusts - considerandogli atti quali mandati senza rappresen-tanza - poiché nella specie il disponenteaveva conservato, di fatto, il pieno con-trollo sulla gestione del trust o perlome-no una rilevante influenza sul trustee.

Casi di possibile utilizzo (lecito) deltrust

Numerose sono le possibilità di darcorso ad un atto di trust.Si segnalano, per esempio, le seguentiche hanno già formato oggetto di appli-cazione pratica:trust per la segregazione di un beneimmobile a favore di un fratello disabi-le;trust per la segregazione di beni immo-bili a favore di nipoti minorenni per lasalvaguardia del loro futuro;trust per la segregazione di più beniimmobili a favore di due o più figli;trust per la segregazione di un beneimmobile a favore di un figlio in ipote-si di separazione legale dei coniugi;trust per la segregazione di una colle-zione di beni mobili di rilevante valorea favore di un nipote disposta con testa-mento dal de cuius;trust per la segregazione di somme didanaro, titoli e/o strumenti finanziari ingenere necessari per il mantenimentofuturo di terzi in evidenti difficoltà eco-nomiche;trust per la segregazione di quote odazioni societarie per l’uniformità deldiritto di voto in funzione di un patto disindacato;trust per la segregazione di quote odazioni societarie per la gestione unitariadelle partecipazioni;trust per la segregazione di beni immo-bili a garanzia degli obbligazionisti;trust per la segregazione di somme didanaro a garanzia del puntuale e corret-to adempimento di procedure concor-suali;trust per la segregazione di somme didenaro a garanzia di un istituto di credi-to, erogatore di un mutuo.

Conclusioni

La scelta del trust “…….come modellodi operazione economica (così si espri-me il Prof. Galgano)” sta interessandosempre di più gli studiosi del dirittocivile e tributario mentre ai pratici(come dottori commercialisti, avvocatie notai) resta l’onere di tradurre in pra-tica l’istituto qui brevemente esaminatosenza, però, utilizzarlo in manierasuperficiale ed illecita.Sarebbe, in tal caso, la fine del trust.

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AGEVOLAZIONI FISCALI RELATIVE ALLA REGISTRAZIONE DIATTI E PROVVEDIMENTI INERENTI I PROCEDIMENTI DIDIVORZIO E DI SEPARAZIONE TRA CONIUGI, CON PARTICOLA-RE RIFERIMENTO ALL’EVENTUALE TASSAZIONE PER MASSEPLURIME DEGLI ATTI DI DIVISIONE DELLA COMUNIONELEGALE (Prima parte)

DI GIANCARLO CAGNANI DALLA DIREZIONE REGIONALE

SOMMARIO:1. Riferimenti normativi2. Natura dei negozi effettuati in occasione dellaseparazione personale e del divorzio3. Imposta di registro4. Altre imposte correlate: ipotecaria, catastale edInvim5. Gli interventi additivi della Corte Costituzionale6. Prassi: la circolare n. 49/E del 16 marzo 20007. Distinzione tra vicende traslative autonome edipendenti dal procedimento

1 - Riferimenti normativiAttualmente la registrazione degli atti e provvedimen-ti inerenti i procedimenti di divorzio e di separazionetra coniugi è disciplinata da due soli articoli di legge:l’art. 8 lettera f) della tariffa parte prima allegata alD.P.R. 131 del 26 aprile 1986 (Testo Unico delledisposizioni concernenti l’imposta di registro) e l’art.19 della legge 6 marzo 1987, n. 74 (Nuove norme sulladisciplina dei casi di scioglimento di matrimonio).Art. 8 tariffa parte prima D.P.R. n. 131/1986:Atti dell’autorità giudiziaria ordinaria e speciale inmateria di controversie civili che definiscono, ancheparzialmente, il giudizio, compresi i decreti ingiuntiviesecutivi, i provvedimenti di aggiudicazione e quelli diassegnazione, anche in sede di scioglimento di comu-nioni, le sentenze che rendono efficaci nello Stato sen-tenze straniere e i provvedimenti che dichiarano ese-cutivi i lodi arbitrali:…………………………………………..f) aventi per oggetto lo scioglimento o la cessazionedegli effetti civili del matrimonio o la separazione per-sonale, ancorché recanti condanne al pagamento diassegni o attribuzioni di beni patrimoniali, già facentiparte di comunione fra i coniugi: modifica di tali con-danne o attribuzioni Imposta in misura Fissa Art. 19 legge 6 marzo 1987, n. 7419. 1. Tutti gli atti, i documenti ed i provvedimentirelativi al procedimento di scioglimento del matrimo-nio o di cessazione degli effetti civili del matrimoniononché ai procedimenti anche esecutivi e cautelaridiretti ad ottenere la corresponsione o la revisionedegli assegni di cui agli articoli 5 e 6 della legge 1°dicembre 1970, n. 898, sono esenti dall’imposta dibollo, di registro e da ogni altra tassa.Ormai completamente superata la legge 10 maggio1976, n. 260, con la quale il legislatore dettò una primaregolamentazione tributaria delle sentenze di separa-zione e di scioglimento del matrimonio introducendol’articolo unico di detta legge come “Interpretazioneautentica dell’art. 8 della tariffa, allegato A, parteprima, del decreto del Presidente della Repubblica 26ottobre 1972, n. 634, in materia di imposta di registrosulle sentenze di divorzio e di separazione personale”.disponendo che:“Le sentenze di scioglimento o di cessazione deglieffetti civili del matrimonio e quelle di separazionepersonale, ancorché portanti condanne al pagamentodi assegni o attribuzioni di beni patrimoniali, nonchéquelle che modificano tali condanne o attribuzioni, siintendono sottoposte all’imposta di registro, previstain misura fissa dall’art. 8, lettera e), della tariffa, alle-gato A, parte I, del D.P.R. 26 ottobre 1972, n. 634.”Il trattamento agevolativo ex art. 8, lettera f) da non con-siderarsi tecnicamente come “agevolazione fiscale” inquanto inserito nel corpo della legge, trovava la sua giu-stificazione, come sostenuto anche dal-l’Amministrazione finanziaria, sul presupposto che i tra-sferimenti tra coniugi a causa di separazione, non costi-

tuivano né erano rivelatori di capacità contributiva fosse-ro i medesimi avvenuti sia a titolo oneroso che gratuito.La dottrina sollevò immediatamente varie critiche rile-vando varie anomalie che derivavano da tale normati-va, ed eccependo principalmente che:- erano ignorate le attribuzioni effettuate a causa dellaseparazione di fatto (in quanto le agevolazioni eranopreviste in presenza di intervento del giudice (art. 8);- non equiparava nel trattamento di favore gli atti pri-vati o notarili che avessero lo stesso oggetto e raggiun-gessero gli stessi effetti di quelli giudiziari (art. 8);- le agevolazioni erano riferite esclusivamente all’im-posta di registro, trascurando le altre imposte propor-zionali o progressive sui trasferimenti che potevanogravare tali attribuzioni (imposte ipotecaria, catastale eINVIM – artt. 8 e 19);- infine, (art. 19) le attribuzioni effettuate in dipenden-za del divorzio erano più favorevoli di quelle effettua-te in dipendenza della separazione.

2 - Natura dei negozi effettuati in occasione dellaseparazione personale e del divorzio

Invero, i trasferimenti compiuti in ambito di separazio-ne/divorzio, di natura patrimoniale, normalmente costi-tuiscono una fattispecie negoziale del tutto singolare, inquanto generalmente sono a titolo gratuito – e quindinon classificabili come negozi a titolo oneroso – ma poi-ché è assente lo spirito di liberalità (= animus donandi)non sono nemmeno classificabili come donazioni.Prescindendo dal motivo – giuridicamente irrilevante– che conduce i coniugi a disporre del loro patrimonioal momento della separazione/divorzio, per una esattaindividuazione del negozio può essere determinante lacausa, ancorché esterna o remota, che può tendere asoddisfare interessi anche non patrimoniali.Pertanto i negozi che ne scaturiscono, “per costituire,regolare, o estinguere tra loro un rapporto giuridicopatrimoniale” (art. 1321 c.c.) potranno avere naturatraslativa o dichiarativa, potranno essere identificati atitolo oneroso o a titolo gratuito a seconda se i coniu-gi abbiano inteso porre in essere una divisione, unavendita, una donazione o altro.Resta comunque una piena autonomia negoziale daparte dei coniugi, salvo ovviamente il controllo delgiudice del rispetto degli interessi della prole e dinorme inderogabili.

3 - Imposta di registroOvviamente, anche a questa tipologia di negozi, l’im-posta di registro andrà applicata secondo i principigenerali che regolano la tassazione degli atti, ed in par-ticolare l’art. 20 della D.P.R. n. 131/1986 in base alquale “L’imposta è applicata secondo la intrinsecanatura e gli effetti giuridici degli atti … anche se nonvi corrisponda il titolo o la forma apparente.”Pertanto, qualora i coniugi stipulino un qualsiasi attodi disposizione del proprio patrimonio (compravendi-ta, divisione, transazione, donazione o altro) di cui laseparazione o divorzio costituisca motivo dovrannoscontare le normali imposte previste per tale tipologiadi contratti, mentre se tali negozi sono intimamenteconnessi alla separazione, che risulta esserne la causa,i medesimi avranno il trattamento fiscale agevolatosecondo la loro natura e i loro effetti.Le agevolazioni ex art. 8 lettera f) tariffa, secondo unastretta interpretazione letterale, erano riservate alleattribuzioni fra coniugi contenute in atti giudiziari, nonerano estendibili a scritture private o notarili, salvo chetali scritture non fossero in attuazione specifica di unastatuizione dell’atto giudiziario.

Veniva inoltre presa in esame l’espressione “comunio-ne fra i coniugi” disquisendo se con tale espressione sivolesse intendere la sola comunione legale; ma la pre-valente dottrina, argomentando sia la mancata specifi-cazione, sia il disinteresse mostrato dal legislatore perla capacità contributiva emergente al momento delleattribuzioni in sede di separazione, riteneva applicabi-li le agevolazioni anche alla comunione convenziona-le o ordinaria.Non mancano tuttavia autorevoli opinioni contrarie; lastessa Suprema Corte, con sentenza n. 15231 del 3dicembre 2001 giudicando su una fattispecie di divi-sione di “bene acquistato dagli stessi coniugi, in regi-me di separazione dei beni e quindi un bene discipli-nato dalla comunione ordinaria di cui all’articolo1100 c.c. e segg.” argomentava:“Il codice civile prevede quale effetto naturale dellaseparazione tra i coniugi lo scioglimento automaticodella sola comunione legale, cosicché lo scioglimentodella comunione di un bene acquistato in regime diseparazione dei beni è solo occasionalmente generatodall’atto di separazione personale, senza esserne ilnaturale contenuto patrimoniale. I coniugi infattipotrebbero legittimamente mantenere il regime dicomunione ordinario, pur se separati.In tal senso depone l’esame del testo dell’art. 8 dellatariffa allegata al D.P.R. n. 131 del 1986, che parla diattribuzione di beni già facenti parte di comunione trai coniugi, con un richiamo evidentemente solo allacomunione caratterizzata dal rapporto coniugale frale parti, di cui all’ art. 159 c.c. e segg. Pertanto il det-tato dell’art. 19 della L. n. 74 del 1987 non può esse-re esteso alla presente fattispecie, ma deve essere limi-tato a quegli effetti patrimoniali tra i coniugi discipli-nati dall’art. 159 c.c. e segg. Se così non fosse è intui-tivo che atti di diversa natura si presterebbero facil-mente ad intenti elusivi”.Priva di rilevanza – stante la soppressione dell’impostadi successione e donazione disposta con l’art. 13 dellalegge 18 ottobre 2001, n. 383 - è ormai la disputa rela-tiva all’eventuale applicazione dell’art. 26 della leggedi registro, laddove prevedeva, ai soli fini fiscali, unapresunzione juris et de jure (poi divenuta juris tantuma seguito della sentenza 22-25 febbraio 1999, n. 41,della Corte Costituzionale) di donazione per i trasferi-menti di immobili in linea retta o tra coniugi.

4 - Altre imposte correlate: ipotecaria, catastale edInvimAltre considerazioni vennero effettuate sull’estensibi-lità della agevolazione, contenuta nella sola legge diregistro, alle altre imposte cui normalmente soggiac-ciono i trasferimenti immobiliari “trascrizione, catastoe INVIM allora vigente”.Anche se non mancarono interpretazioni diverse, siargomentò che essendo la norma contenente tratta-mento di favore contenuta – soltanto – nel testo dellalegge di registro, da considerarsi secondo le normalicategorie interpretative come norma speciale o ecce-zionale, l’agevolazione non poteva estendersi, per viaanalogica, ad altre imposte regolate da diverse norme.In proposito l’art. 19 della legge 6 marzo 1987, n. 74stabilisce, per tutti gli atti, i documenti e i provvedi-menti relativi, ”l’esenzione dalle imposte di bollo, diregistro e di ogni altra tassa”.In un primo tempo l’applicazione di tale agevolazioneera limitata:- ai soli procedimenti di divorzio (e non anche a quel-li di separazione);- alle sole imposte di bollo e registro in quanto

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l’espressione “ogni altra tassa” non poteva essere rife-rita alle imposte, ipotecarie, catastali e INVIM, trattan-dosi appunto di imposte e non di tasse.Le cennate interpretazioni dell’art. 8 tariffa lettera f) edell’art. 19, simmetriche e convergenti, risultavanodunque aver raggiunto una loro coerenza: infatti aisensi di ambedue le normative emergeva che l’unicaimposta di trasferimento agevolata era l’imposta diregistro, mentre restavano dovute le imposte di trascri-zione, catasto e INVIM, anche se ciò comportava l’as-surdo per cui le assegnazioni tra coniugi effettuate concerte modalità erano considerate irrilevanti, ai finidella capacità contributiva, per l’imposta di registro,mentre se venivano effettuate con altre modalità diven-tavano indicative di capacità contributiva oltre che perle imposte ipotecarie, catastali ed INVIM anche perl’imposta di registro.

5 - Gli interventi additivi della Corte CostituzionaleMa tale costruzione, a suo tempo sostenuta anchedall’Amministrazione finanziaria è stata oggetto diuna lunga interpretazione evolutiva, dovuta sia ad unaffinamento della dottrina, che, soprattutto ad una seriedi pronunciamenti della magistratura nelle sue massi-me espressioni, che ha comportato una progressivaestensione dell’ambito di applicazione delle agevola-zioni applicabili agli atti e provvedimenti che interven-gono a causa di divorzio o separazione.Di notevole interesse è la sentenza n. 3107 dellaCommissione Tributaria Centrale che, pronunciandosia sezioni unite il 4 giugno 1998, riteneva applicabilel’imposta di registro in misura fissa non soltanto alleattribuzioni patrimoniali ai coniugi separati dispostecon sentenza ma anche ai verbali di conciliazioneredatti in sede giudiziale, in quanto l’art. 8 parla gene-ricamente di “atti dell’autorità giudiziaria”. Ma benmaggior impatto hanno avuto le sentenza della CorteCostituzionale n. 176 del 1992 e n. 154 del 10 maggio1999. Con la prima era stata dichiarata l’incostituzio-nalità dell’art. 19 della legge n. 74 del 1987 nella partein cui non comprendeva nell’esenzione dai tributianche le iscrizioni di ipoteca effettuate a garanzia delleobbligazioni assunte dal coniuge nel giudizio di sepa-razione, affermando che le stesse “... impongono diaccogliere le questioni di legittimità costituzionale (...)in termini più ampi, in relazione alla totalità dei tribu-ti oggetto dell’esenzione”.Ma in particolare la sentenza n. 154 del 10 maggio1999 che ha stabilito in modo chiaro e diretto l’illegit-timità della L. 6 marzo 1987, n. 74 (riforma della disci-plina del divorzio), nella parte in cui all’art. 19 nonestende l’esenzione in esso prevista a tutti gli atti, idocumenti e i provvedimenti relativi al procedimentodi separazione personale dei coniugi (imposte di regi-stro, ipotecaria e catastale, bollo e, in passato, INVIMsugli atti e provvedimenti relativi al procedimento diseparazione). Infatti i giudici della Corte, nell’indivi-duare il parallelismo, le analogie e la complementarie-tà funzionale dei procedimenti di scioglimento o dicessazione degli effetti civili del matrimonio e del pro-cedimento di separazione personale dei coniugi, hannoconcluso che “il profilo tributario non può ragionevol-mente riflettere un momento di diversificazione delledue procedure, atteso che l’esigenza di agevolare l’ac-cesso alla tutela giurisdizionale, che motiva e giustifi-ca il beneficio fiscale con riguardo agli atti del giudi-zio divorzile, è con ancor più accentuata evidenza pre-sente nel giudizio di separazione”.

6 - Prassi: la circolare n. 49/E del 16 marzo 2000L’Amministrazione finanziaria ha recepito gli effetti ditale pronuncia con la circolare 16 marzo 2000, n. 49/Estabilendo che: “Riepilogando si può, quindi, afferma-re che a tutti gli atti, i documenti e i provvedimentirelativi al procedimento di separazione personale deiconiugi torna applicabile l’esenzione prevista dal piùvolte citato art. 19 della legge n. 74/1987 in quanto illimite in esso contenuto, cioè il riferimento ai soli casidi scioglimento del matrimonio e cessazione deglieffetti civili del matrimonio, ha cessato di avere effica-cia fino dal 20 maggio 1999, giorno successivo allapubblicazione della sentenza della Corte

Costituzionale (art. 136 della Costituzione). Conseguentemente il disposto dell’art. 8, lettera f), nonrisulta più applicabile in quanto superato dalla senten-za della Corte Costituzionale di cui si tratta.Con la medesima circolare l’Amministrazione finan-ziaria combinando gli esiti interpretativi delle due sen-tenze stabiliva inoltre l’:1. esenzione per tutti i tributi indiretti: appare evidenteche le due richiamate sentenze della Consulta sanci-scono l’esigenza di agevolare l’accesso alla tutela giu-risdizionale nei due procedimenti (separazione edivorzio) attribuendo all’art. 19 della legge n. 74/1987,come già detto, una ampia valenza esentativa in ordi-ne alla totalità dei tributi interessati, assumendo comeintento del legislatore di non aggravare con oneri tribu-tari i procedimenti de quo;2. irrilevanza del regime patrimoniale dei coniugi: con-siderato che il disposto dell’art. 8, lett. f), della Tariffa,parte prima, allegata al già citato Testo Unico stabili-sce il regime di favore per lo “... scioglimento o la ces-sazione degli effetti civili del matrimonio o la separa-zione personale, ancorché recanti ... attribuzioni dibeni patrimoniali già facenti parte di comunione fraconiugi; ...”, sembra utile precisare che ai fini dell’age-volazione in parola non ha alcuna rilevanza il regimepatrimoniale dei coniugi; ciò in quanto fin dal momen-to della separazione personale la comunione patrimo-niale si scioglie (art. 191 c.c.) e quindi necessariamen-te non risulta influente per il trattamento fiscale delleattribuzioni patrimoniali conseguenti il divorzio;3. estensione delle agevolazioni agli atti posti in esecu-zione degli atti giudiziari: va da sé che lo stesso tratta-mento di favore (esenzione) deve essere applicatoanche agli atti posti in essere in esecuzione degli accor-di assunti in sede di separazione, purché tali accordirisultino formalizzati nel provvedimento di separazionee ad esso connessi, in quanto l’art 19 dispone per “Tuttigli atti, i documenti ed i provvedimenti relativi ...”.

7 - Distinzione tra vicende traslative autonome edipendenti dal procedimentoDefinita così la disciplina generale, si tratta di stabili-re, in concreto, a quali atti, documenti o provvedimen-ti tale normativa è in concreto applicabile.È, infatti, indubbio che nella disciplina generale del-l’imposta di registro e delle imposte ipotecarie e cata-stali le vicende traslative intercorse tra coniugi, coniu-gi in via di separazione, già separati, o tra divorziatisono ordinariamente assoggettate al tributo. Cioè, laregola generale è quella dell’imponibilità, non vi sonoeccezioni ricollegabili ad uno status della persona peri trasferimenti a carattere oneroso. La distinzione travicende traslative dipendenti o autonome, in relazioneai procedimenti di separazione personale e di divorzio,ha dunque una rilevanza sistematica in materia diimposte sui trasferimenti e deve essere tenuta nelladebita considerazione in tutte le ipotesi in cui interven-gono trasferimenti della proprietà di immobili, o didiritti reali sugli stessi, non dipendenti dal procedi-mento. Questa distinzione rileva anche per i trasferi-menti immobiliari a carattere gratuito, e sussiste anchedopo la soppressione dell’imposta sulle successioni edonazioni: i trasferimenti immobiliari per donazione,se fatti a favore di soggetti diversi dal coniuge, tra iquali rientra il divorziato, sono assoggettati alle impo-ste sui trasferimenti ordinariamente applicabili per leoperazioni a titolo oneroso, se il valore della quotaspettante al beneficiario è superiore a 350 milioni dilire. Risulta dunque indispensabile, per usufruire delleagevolazioni, l’intervento giudiziale. Le pattuizioni,che possono intercorrere tra coniugi durante il matri-monio in vista della separazione o ad essa contestualio successive si pongono perciò al di fuori dell’esenzio-ne se non sono dipendenti da un procedimento di sepa-razione personale o di divorzio, oppure da procedi-menti esecutivi e cautelari indicati dalla legge. Restacomunque estranea alle agevolazioni la separazione difatto, finché in essa non vi è intervento del giudice,anche se ciò comporta problemi d’incostituzionalitàL’agevolazione è dunque oggettiva, relativa cioè non aisoggetti, bensì alla situazione di fatto agevolata, iden-tificabile nel procedimento giurisdizionale che deve

essere impiegato per conseguire l’effetto attinente allostatus personale dei coniugi, cui il procedimento èmirato e rispetto al quale assumono carattere dipen-dente ed eventuale le sistemazioni di ordine patrimo-niale che gli istituti civilistici disciplinano. Pertanto, siintendono per vicende traslative dipendenti dal proce-dimento quelle che rispondono ad un criterio di tipici-tà legale, in cui, cioè, si realizzano obblighi tipici acontenuto patrimoniale che sono effetto eventuale deiprocedimenti di separazione e di divorzio, dunque,obblighi connessi all’affidamento dei figli, al loromantenimento, a quello del coniuge, infine al godi-mento della casa familiare.A tal proposito vedasi la sentenza della Cassazione, n.6065 del 12 maggio 2000 ove si afferma che è investi-to “un problema rilevante, perché suscettibile di solu-zione in senso favorevole ai contribuenti, qualorarisulti che la cessione medesima rientri nell’ambitodelle disposizioni impartite dal giudice del divorzioper riequilibrare le posizioni economiche dei coniugidopo lo scioglimento del matrimonio o per regolare inunica soluzione l’obbligo di corrispondere l’assegnomensile. In tal caso, infatti, opererebbe l’esenzionedall’imposta di bollo, di registro e da ogni altra tassacontemplata dall’art. 19, della L. n. 74 del 1987 (neltesto fissato dalla sentenza della Corte costituzionalen. 154 del 29 aprile 1999), per tutti i provvedimentigiudiziali resi nelle cause di divorzio o di separazionedei coniugi”.È, cioè, centrale nella motivazione la circostanza che iltrasferimento immobiliare sia “inerente all’adempi-mento di doveri discendenti dalla separazione o daldivorzio”, in ordine sia alla ratio legis, sia all’incosti-tuzionalità che si profilerebbe, a fronte di una diversainterpretazione della legge, “per l’irragionevolezza diun trattamento fiscale diversificato a seconda che siottemperi ai predetti doveri con la cessione di immo-bili ovvero di somme di denaro od altri mobili”.Si può ritenere che il giudice costituzionale ha stabili-to che sono esenti da tributo solo le vicende traslativedipendenti dal procedimento, cioè, quelle in cui si rea-lizzano obblighi patrimoniali tipici, effetto giuridicoeventuale del procedimento stesso. Pertanto, anche unatto notarile di trasferimento di beni immobili o didiritti reali sugli stessi, in quanto attuativo degli obbli-ghi patrimoniali tipici che sono effetto del procedi-mento, ricade nella fattispecie esentata, purché sussistauna dipendenza dell’atto notarile dal procedimento,nel senso che gli effetti traslativi del medesimo devo-no costituire adempimento degli obblighi patrimonialitipici connessi alla statuizione principale sullo statuspersonale dei coniugi. Quindi, non è sufficiente che gliatti traggano motivo od occasione nella separazionepersonale o nel divorzio dei coniugi. Un atto di divisio-ne tra coniugi, non integra la fattispecie esente, salvoche su determinati beni, che realizzino uno dei suddet-ti obblighi tipici. Resta ferma, dunque, per la divisionela disciplina di assoggettamento al tributo, nonchél’equiparazione alla vendita dei relativi conguagli.Analogo problema si pone in termini simili per la divi-sione giudiziale dei beni in comunione legale. Peressere esentata, occorre che trovi il suo presuppostonegli effetti della separazione personale consistentinello scioglimento della comunione legale e nel-l’adempimento di obblighi patrimoniali tipici. Posto ilprimo effetto, per il secondo è necessario che l’attribu-zione ad uno dei coniugi dell’intero bene, realizzi, adesempio, l’obbligo di mantenimento dell’altro coniu-ge. Il Dipartimento delle Entrate, con la circolare 2 set-tembre 1999 n. 2/99/99111763 ha ritenuto di indivi-duare la discriminante sul “rapporto di connessionecausale con la separazione o con il divorzio”, con ciòfacendo discendere dall’elemento della causalitàl’inapplicabilità della disciplina di favore agli accordipatrimoniali assunti in vista di procedimenti di separa-zione o di divorzio, ma anteriormente ad essi.Nell’ipotesi di omologa di accordi di separazione con-sensuale con contenuto eterogeneo, non ricadono nel-l’esenzione le attribuzioni patrimoniali che rispondonoad una mera autonomia contrattuale dei coniugi, ossiache non soddisfino l’obbligo connesso all’affidamentodei figli, al loro mantenimento, a quello del coniuge o,infine, al godimento della casa familiare.

Le tematiche trattate sono state approfondite in saggi e articoli vari, in particolare, dai seguenti autori: Giorgio Gavelli, Matteo Matteucci, Antonio Piccolo,Paola Tarigo, Cesare Alberto Forestieri, Daniele Batti, Paolo Giunchi, Sergio Vaglio, Francesco Schiavon e Cristina Santini.Questo lavoro sarebbe risultato meno articolato senza il proficuo scambio di opinioni con la dottoressa Katia Bolognese.

marzo/aprile 2006 il Torresino9

IL VASO DI PANDORADI CINZIA BORGHI – DOTTORE COMMERCIALISTA DAL CODER

Da un po’ di tempo ci chiediamo che cosapensano i lettori del Sole24 Ore, di ItaliaOggi e del Mondo quando leggono gli arti-coli che vedono protagonisti i vertici delConsiglio Nazionale e di Aristeia. Esoprattutto ci domandiamo preoccupati sel’immagine che i vertici nazionali comuni-cano agli italiani non si sovrapponga poi,nell’immaginario collettivo, con quella ditutti gli altri dottori commercialisti...

CONTROLLO CONTABILE: INTER-VIENE IL CODERNell’estate del 2005 il CODER ha costituitouna Commissione di studio composta, oltreche dal Presidente Daniele Diamanti, da undelegato per ogni Ordine Provinciale, a cui èstato affidato il compito di studiare la naturagiuridica, l’ambito e le modalità applicativedel controllo contabile delle società di capi-tali alla luce della riforma del diritto societa-rio. La Commissione nel marzo del 2006 ha

approvato il documento, che è ricco di spun-ti di riflessione per tutti i soggetti che appli-cano od interpretano il diritto societario. Unmanuale che può rappresentare un supportonell’iter di formazione delle delibere assem-bleari delle società di capitali, ed una guidanelle scelte per l’affidamento del controllocontabile al Collegio Sindacale, al Revisoreesterno, all’adozione di un nuovi statuti. IlDocumento, disponibile sui siti Internetdegli Ordini aderenti al CODER, si basa sul-l’assunto che sia giuridicamente riconoscibi-le una coincidenza di significato fra la revi-sione contabile, quale concetto emergentedalle disposizioni del TUF del 1998, ed ilcontrollo contabile definito dal nuovo art.2409 bis c.c.. Partendo da un’analisi partico-lareggiata del quadro normativo e dei“Principi Contabili” nazionali ed internazio-nali, l’elaborato si focalizza sull’attività dicontrollo contabile nelle società chiuse. Sisegnalano le considerazioni svolte nel para-

grafo intitolato “Le peculiarità del soggettoincaricato del controllo”, circa le rilevantis-sime differenze sul piano pratico e sul pianogiuridico fra l’attività di controllo contabilesvolta dal revisore esterno e quella svolta dalCollegio Sindacale. Il Documento si conclu-de con un suggerimento di applicazionegeneralizzata dei principi di revisione, rico-noscendone nella versione attualmente invigore, di diretta derivazione ISA(International Standards of Auditing), unanatura non strettamente procedurale, erichiamando una serie di considerazioni chesi basano sull’esperienza del professionistaper adattare i principi alle specifiche realtàdelle piccole e medie imprese. Un testo cheevidenzia l’importanza degli attuali principidi revisione, e che sottolinea il netto distin-guo fra le tecniche e le procedure di revisio-ne, mettendo così in luce l’elevata compo-nente professionale espressa dal CollegioSindacale.

GLI STRUMENTI FINANZIARI PARTECIPATIVINELLA RIFORMA DEL DIRITTO SOCIETARIODI CHIARA BATTISTINI – DOTTORE IN ECONOMIA E LEGISLAZIONE PER L’IMPRESAUNIVERSITÀ BOCCONI – MILANO D’ATTUALITÀ

1. Premessa. Il Decreto Legislativo 17gennaio 2003, n. 6, ha incisivamenteriformato il Libro Quinto del CodiceCivile e, quindi, la disciplina dellesocietà, con particolare riferimento allesocietà di capitali.Tra le numerose modifiche apportate,appare di notevole rilevanza quellacontenuta nell’articolo 2346, sestocomma, che consente l’emissione distrumenti finanziari partecipativi dotatidi diritti patrimoniali e amministrativi.L’innovazione in esame è dettata daiprincipi ispiratori della riforma stessache - legge di delega n. 366/2001 -pone, fra l’altro, come finalità di carat-tere generale il “perseguire l’obiettivoprioritario di favorire la nascita, la cre-scita e la competitività delle impreseanche attraverso il loro accesso ai mer-cati interni ed internazionali dei capita-li” (art. 2, primo comma, lett. a))1.1 La disciplina antecedente la rifor-

ma. Prima della riforma gli strumentifinanziari partecipativi non erano con-templati dalla legge. Il codice civile del1942 conferiva alle società di capitalila possibilità di reperire risorse finan-ziarie essenzialmente attraverso duevie: il capitale proprio, sotto forma diazioni o quote, o il finanziamento diterzi, secondo varie forme tecniche,“due figure tipiche dai contorni tenden-zialmente rigidi”

1. L’intervento del

legislatore oltre a modificare la regola-mentazione degli istituti già esistenti hacolmato il vuoto normativo nel quale sierano inseriti strumenti atipici.2. Gli strumenti finanziari partecipati-vi. Nozione. Il termine “strumentifinanziari” acquisisce la specificazione“partecipativi” dalla rubrica dellaSezione Quinta che, infatti, è intitolata“Delle azioni e di altri strumenti finan-ziari partecipativi”. Il puntuale riferi-mento normativo è importante ai fini

dell’inquadramento sistematico del-l’istituto in esame. Si rileva infatti cheesso viene collocato nella sezione dedi-cata alle azioni e la sua – scarna – pre-visione legislativa è contenuta in uncomma – il sesto – di un articolo – il2346 – dedicato alla emissione delleazioni. Questi elementi confermanodue immediate considerazioni. Inprimo luogo siamo in presenza di stru-menti che hanno come finalità fonda-mentale la raccolta di mezzi per lo svi-luppo delle attività societarie; inoltre,connessi con i diritti economici o, permeglio dire, patrimoniali, esistonoanche diritti di natura partecipativa oamministrativa tali da coinvolgere iltitolare nella vita societaria, con conte-nuti attenuati rispetto a quelli propridel socio azionista ma pur sempre pre-visti e garantiti a livello statutario. Lanecessità di una previsione statutaria didetti strumenti è giustificata dal fatto

1M. NOTARI, Le categorie speciali di azioni e gli strumenti finanziari partecipativi, in AA.VV., Il nuovo ordinamento delle società. Lezioni sulla riforma emodelli statutari, Milano, IPSOA, 2003, p. 46.

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che essi comportano l’attribuzione didiritti patrimoniali, ma soprattuttoamministrativi, che possono in partelimitare l’autonomia dei soci e il loropotere decisionale.2.1 Gli apporti. Come chiaramente evi-denziato dalla norma di riferimento, ilprimo elemento caratterizzante l’istitu-to in esame è l’apporto da parte di socio di terzi, anche di opera o servizi.Oggetto di apporto potranno quindiopportunamente essere anche dirittireali o di godimento, così come beniimmateriali, know how, garanzie perso-nali o reali per i debiti della società,obbligazioni negative, quali, ad esem-pio, l’obbligo di non concorrenza

2. In

questo modo si consente alle società diutilizzare anche attività che non posso-no formare oggetto di conferimentostante il divieto posto dalla secondadirettiva comunitaria

3.

Di certo, nell’ambito di questa partico-lare fattispecie, l’apporto consiste inuna contribuzione effettuata dal sotto-scrittore senza che questa dia luogo diper sé ad un credito restitutorio a cari-co della società. La rilevazione di que-sto aspetto si coniuga con la considera-zione che la legge non pone limitiquantitativi all’emissione degli stru-menti finanziari partecipativi comeinvece avviene per le obbligazioni

4. La

forma “anche” contenuta nella normadi riferimento

5lascia intendere che ben

possano essere emessi strumenti finan-ziari a fronte di conferimento di denaroo di beni; tuttavia, saranno verosimil-mente proprio le opere o i servizi o idue elementi insieme a ricorrere piùfrequentemente in veste di apporto. Il concetto di apporto di opera implicaun dubbio in ordine alla sua suscettibi-lità di assumere la configurazione dilavoro subordinato con possibili elusio-ni della disciplina giuslavoristica; a taleriguardo sono stati rilevati punti di con-tatto con la figura dell’associato in par-tecipazione apportante opera

6.

All’apporto tornano applicabili i con-sueti criteri generali quali l’esatta indi-

viduazione, misurabilità ed effettivitàdello stesso, la sua attitudine a divenire“proprio” della società emittente, la suacapacità ad essere valutato in terminieconomici e di rendimento. In quanto costituito da opere e servizi,nei casi previsti l’apporto deve avereanche caratteristiche di durata neltempo, di periodicità ovvero di possibi-lità di riproduzione o di frequenza.L’apporto potrà pertanto essere puntua-le oppure ripetuto nel tempo o periodi-co.In ogni caso tali apporti non possonoessere imputati a capitale. Questo èconfermato non solo dall’impossibilitàdi imputare a capitale opere e servizi(art. 2342 c.c.), ma anche dal confrontocon il principio tassativamente indicatoal quinto comma dell’articolo 2346dove si stabilisce che “in nessun caso”il valore dei conferimenti può esserecomplessivamente inferiore all’am-montare del capitale sociale. Si configura in questo modo una con-trapposizione tra “conferimenti” impu-tati a capitale e “apporti” non imputatia capitale

7. La circostanza che gli

apporti in esame sono effettuati dietrorilascio di strumenti finanziari - e nonsono quindi imputati a capitale - fa sìche per la relativa stima non sia neces-saria alcuna perizia giurata, non essen-do in discussione l’integrità del capita-le

8.

2.2. Diritti patrimoniali. Sicuramente idiritti patrimoniali non possono manca-re

9, affermazione questa supportata

dalla locuzione “o anche” posta dallegislatore tra i diritti patrimoniali equelli amministrativi. La determinazio-ne dei diritti patrimoniali è completa-mente svincolata dall’individuazione dielementi essenziali e quindi è prevedi-bile una serie di diritti potenzialmenteinfinita. Esempi che si possono ipotiz-zare sono “diritti con natura di interes-si, di partecipazione all’utile, di restitu-zione del capitale in tutto o in parte, dipartecipazione alla distribuzione dieccedenze patrimoniali sia durante la

vita della società, sia alla sua liquida-zione, così come qualsiasi altra formadi remunerazione, garantita o aleatoria,dell’investimento”

10.

Altro diritto patrimoniale di notevoleimportanza che però presenta numeroseproblematiche è il diritto alla quota diliquidazione allo scioglimento dellasocietà. In tal caso l’apporto deve esse-re stato patrimonializzato al momentodella sottoscrizione degli strumentifinanziari in questione caratterizzando-si in questo modo come capitale dirischio e non di debito. 2.3 Diritti amministrativi. L’ampiezzadei poteri riconosciuti all’autonomiastatutaria nella definizione dei contenu-ti degli strumenti finanziari partecipati-vi trova riscontro anche riguardo alladeterminazione dei diritti amministrati-vi spettanti ai sottoscrittori con l’unicolimite posto dallo stesso articolo 2346c.c., l’esercizio di voto.Per quanto riguarda il divieto di voto inAssemblea ordinaria, interviene l’arti-colo 2351 c.c. il quale dispone che “glistrumenti finanziari di cui agli articoli2346, sesto comma, e 2349, secondocomma, possono essere dotati del dirit-to di voto su argomenti specificamenteindicati e in particolare può essere adessi riservata, secondo modalità stabili-te dallo Statuto, la nomina di un com-ponente indipendente del Consiglio diAmministrazione o del Consiglio diSorveglianza o di un Sindaco”. Per il resto ogni diritto è potenzialmen-te prevedibile dallo Statuto al qualeviene riconosciuta massima libertà. 2.4 Competenza all’emissione e leggedi circolazione. Anche le modalità econdizioni di emissione sono contenutenello Statuto. Su tali premesse è ilConsiglio di Amministrazione a deci-dere della quantità e del momento dieffettiva emissione degli strumentifinanziari partecipativi, anche se non viè dubbio che lo Statuto possa riservaretale competenza agli azionisti. Per ladelibera di emissione non è richiesta laforma notarile, né l’iscrizione nel

2F. MAGLIULO, Le categorie di azioni e strumenti finanziari nella nuova s.p.a., Milano, IPSOA, 2004, p. 39; AA.VV, Società per azioni (artt. 2346-2379-terc.c.) in La riforma del diritto societario a cura di G. LO CASCIO, Milano, Giuffrè Editore, 2003, p.11; M. NOTARI, op. cit., p. 51.3L’art. 7 di tale direttiva (n. 77/91/CEE del Consiglio) recita: “Il capitale sottoscritto può essere costituito unicamente da elementi dell’attivo suscettibili di valu-tazione economica. Tali elementi dell’attivo non possono, tuttavia, essere costituiti da impegni di esecuzione di lavori o di prestazioni di servizi”. 4F. MAGLIULO, op. cit., p. 29.

5Cfr. sesto comma art. 2346 c.c. “…a seguito dell’apporto … anche di opere o servizi …”.

6La giurisprudenza ha tuttavia in questo caso delimitatom le zone di competenza – Sentenza Corte di Cass., 23 gennaio 1999, N. 655.

7AA.VV., Società per azioni (artt. 2346-2379-ter c.c.), in La riforma del diritto societario a cura di G. LO CASCIO, Milano, Giuffrè Editore, 2003, p. 11; A.

SERRA, Le forme di finanziamento, in AA.VV., La riforma del diritto societario, Milano, Giuffrè Editore, 2004, p. 23.8F. MAGLIULO, op. cit., p. 38.

9M. NOTARI, op. cit., p. 67.

10M. NOTARI, op. cit., p. 67; M. LAMANDINI, Società di capitali e struttura per finanziaria: spunti per la riforma, in Riv. soc., 2002, p. 139; E. DESANA,

Le azioni e il diritto di voto, in La riforma delle società. Profili della nuova disciplina, a cura di S. AMBROSINI, Torino, Giappichelli, 2003, p. 124; A. BAR-TALENA, Strumenti partecipativi e finanziari delle società di capitali, in La riforma del diritto societario a cura di D. CERRI, Pisa, EDIZIONIPLUS, 2004,p. 144.

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Registro delle imprese.Il legislatore non pone limiti quantitati-vi: è la società a determinare l’ammon-tare dell’emissione secondo modalitàche non configurino raccolta di rispar-mio presso il pubblico nel rispetto dellenorme del D. Lgs. n. 385/1993 – TUB. Così come per l’emissione, anche lalegge di circolazione degli strumentidell’articolo 2346 c.c. è lasciata all’au-tonomia privata, che è libera di deter-minare se gli strumenti emessi possanocircolare o meno e, se sì, con qualimetodi. Gli strumenti potrebbero esseretrasferibili, potrebbero non esserloaffatto, o si potrebbero fissare limita-zioni alla circolazione. Affinché la cir-colazione sia possibile, gli strumentidevono essere incorporati in veri e pro-pri titoli di credito nominativi, al porta-tore o all’ordine. E’ possibile anchenon dar luogo ad una materiale emis-sione con iscrizione su uno specificoregistro, ovvero ancora è possibile lacircolazione in forma dematerializzataex art. 28 D. Lgs. n. 213/1998

11.

L’inciso contenuto nell’articolo 2346“se ammessa” sta ad indicare che la cir-colazione possa anche essere completa-mente vietata. E’ facile immaginare chegli strumenti finanziari partecipativipossano essere difficilmente trasferibiliqualora l’apporto ad essi collegato siacostituito da una prestazione di opera oservizio. In questo caso la prestazionepuò avere carattere personale e quindirendere il possessore degli strumentinon fungibile. 2.5 I rimborsi. La questione dei rimbor-si dipende sostanzialmente dalla causasottostante l’emissione e dalla conse-guente appostazione nel passivo dellostato patrimoniale. A riguardo nulla èindicato dal legislatore e, di conseguen-za, ogni ipotesi in relazione a questopunto può essere ritenuta valida. Inbase alle caratteristiche attribuite dalloStatuto al titolo si profileranno diversecategorie di strumenti con differenticaratteristiche di rischio connesso. Inbase a queste ultime risulterà più cor-retto iscrivere tali titoli tra il passivoreale o all’interno del patrimonio netto,prendendo a riferimento il principiodella prevalenza della sostanza sullaforma. Se l’emissione ha la funzione difinanziamento allora al sottoscrittoredovrebbe essere riconosciuto il dirittoal rimborso del capitale; altrimenti ilportatore degli strumenti finanziari par-tecipa a tutti gli effetti al rischio diimpresa senza che gli venga ricono-sciuto un diritto di restituzione.

Indipendentemente dalla rilevazionenell’ambito del passivo o del netto del-l’apporto ricevuto, secondo quantoappena specificato, l’apporto dovrànecessariamente essere rilevato nell’at-tivo patrimoniale. Si ritiene che ciòavverrà secondo la sua natura, trovandocollocazione tra le immobilizzazioni(voce B ex art. 2424 c.c.) con ulteriorespecificazione tra le immobilizzazioniimmateriali, materiali e finanziarie(rispettivamente B-I, B-II, B-III ex art.2424 c.c.). Peraltro, nel sistema uscitodalla riforma, non esistono più dubbicirca la possibilità di iscrizione all’atti-vo del bilancio di qualsiasi entitàsuscettibile di valutazione economica.In ogni caso dovrà essere data ampiaattuazione alla disposizione recata dalpunto 19) dell’articolo 2427 c.c. cheimpone l’accurata descrizione nellanota integrativa degli strumenti finan-ziari partecipativi emessi. Un problema ulteriore si pone nel casodi prestazioni di opere o servizi.Innanzi tutto si deve valutare se la con-creta fattispecie prevede un obbligo direstituzione o di debito a carico dellasocietà emittente. In questa ipotesi,dovrà essere iscritta nell’attivo di statopatrimoniale, nella macroclasse B-I-7,la valorizzazione della prestazionededotta in contratto, ovvero una suastima o una sua attualizzazione. In con-traria ipotesi, molto più probabile, nes-suna rilevazione contabile a livellopatrimoniale dell’apporto deve essereeffettuata. Naturalmente, il costo per leprestazioni d’opera e servizi sarà impu-tato nel conto economico secondo l’or-dinario principio della competenza dicui all’art. 2423-bis, punto 3), del codi-ce civile. In relazione al citato punto19) dell’articolo 2427 c.c. si dovràeffettuare la dovuta descrizione diretta-mente nella nota integrativa. In questocaso il rimborso sarà impossibile per lastessa natura dell’apporto.Problematico risulta anche il caso degliapporti che si “consumano” nellagestione dell’operazione sottostantealla emissione degli strumenti finanzia-ri: si pensi ad esempio alla prestazionedi opera o di attività, cosi come al casodi conferimento di un diritto di duratatemporanea (brevetto, diritto di usu-frutto). È chiaro che, in tali casi, nessunrimborso avverrà: di questa circostanzasi sarà tenuto quindi conto nella fase diprogrammazione dell’iniziativa e, diconseguenza, il valore apportato che, intutto o in parte, non viene restituito allascadenza contrattuale sarà stato eviden-

temente prelevato nel corso del rappor-to tramite rendimenti periodici.5. Conclusioni. Si ritiene che gli stru-menti finanziari partecipativi rappre-sentino un tertium genus che si collocafra le azioni e le obbligazioni saldandodi fatto il gap normativo ed economicoesistente fra loro. Il legislatore ha cosìfornito un quadro di riferimento nelquale collocare anche strumenti in pre-cedenza definiti “aticipi”.L’emissione degli strumenti finanziaripartecipativi avverrà verosimilmente incasi in cui il sottoscrittore sia in qual-che modo collegato alla gestione,soprattutto per effetto di prestazionid’opera o servizi: anche l’eventualeapporto di beni non è fatto in previsio-ne di un mero rendimento finanziariodegli stessi ma nell’ambito di iniziativeimprenditoriali.Ancora, si può fondatamente ritenereche tali strumenti possano trovareapplicazione in numerosi rapporti trasocietà di proprietà pubblica e privati,per esempio per l’esecuzione diimpianti e opere con successiva attribu-zione a termine dei relativi proventi,oppure nel conferimento a privati diincarichi per la gestione di specificisettori o servizi in contropartita al con-ferimento della necessaria opera.Infine, gli strumenti in esame potrannoessere emessi da società private cheintendano sviluppare specifiche attivitàe settori nell’ambito della più generalegestione e che, allo scopo, necessitinodi specifici apporti; è prevedibile ancheil caso che l’emissione di strumentifinanziari partecipativi abbia luogorispetto a quella azionaria per differen-ziare la compagine societaria in rappor-to alla diversa presenza di alcuni socinella gestione o per meglio utilizzare iregimi fiscali applicabili, sfruttando glispazi di possibili arbitraggi fiscali.In definitiva, si può affermare che, suc-cessivamente all’entrata in vigore dellariforma del 2003, l’ordinamento socie-tario italiano si è allineato con gli ordi-namenti dei principali paesi occidenta-li. Certo, per aumentare la competitivi-tà delle società italiane non è sufficien-te introdurre nuovi strumenti per la rac-colta di capitali o di apporti: a similiiniziative deve necessariamente seguireun elevato livello di informativa socie-taria in modo da aumentare la traspa-renza per attrarre la fiducia degli inve-stitori finanziari, soprattutto a favoredegli emittenti di piccole e mediedimensioni

12.

11F. MAGLIULO, op. cit., p. 69.

12U. TOMBARI e P. LAROMA JEZZI, Strumenti partecipativi con poteri di influenza, in Il Sole-24 Ore, 3/06/2005, p. 27.

marzo/aprile 2006 il Torresino12

LAVORI IN CORSO SU ORDINAZIONE(o OPERE IN CORSO DI ESECUZIONE).VALUTAZIONE CONTABILE E FISCALEDI DOMENICO LANUTO – DOTTORE COMMERCIALISTA D’ATTUALITÀ

DescrizioneI lavori in corso su ordinazione (oopere in corso di esecuzione) hannoper oggetto beni approntati apposita-mente per il committente, secondo lespecifiche tecniche da questi richie-ste, con esclusione dei beni che nor-malmente l’impresa produce per ilmagazzino e vende successivamente(Principio contabile nazionale n. 23).Può trattarsi di lavori:

• di durata ultrannuale (ossia condurata superiore a 12 mesi);• di durata infrannuale (con duratainferiore a 12 mesi).

Iscrizione in bilancioLe opere in corso di esecuzione sonoiscritte nell’attivo di bilancio nell’ap-posita voce 3 “Lavori in corso suordinazione” della sottoclasse I“Rimanenze” della classe C “Attivocircolante”.Gli eventuali acconti che l’impresariceve per l’esecuzione delle operedevono essere iscritti nel passivo nellavoce 6 “Acconti” della classe D“Debiti”.Nel conto economico i corrispettivi dicommessa vengono rilevati nella voce1 “Ricavi delle vendite e delle presta-zioni” della classe A “Valore dellaproduzione”, mentre le rimanenze difine esercizio vengono iscritte nel-l’apposita voce 3 “Variazione deilavori in corso su ordinazione” dellastessa classe (in tale voce va rilevatala differenza tra le rimanenze finali ele rimanenze iniziali, con segno posi-tivo se le rimanenze finali superanoquelle iniziali, ovvero con segnonegativo se le rimanenze iniziali supe-rano quelle finali).I costi sostenuti per la realizzazionedell’opera vengono iscritti nelle varievoci della classe B “Costi della pro-duzione” secondo la loro natura (costiper materie, per servizi, per il perso-nale, ecc.) e in base al principio dellacompetenza economica.Gli impegni contrattualmente assunti

per opere non ancora eseguite vengo-no iscritti tra gli “altri conti d’ordi-ne” ovvero specificati in nota integra-tiva.

Valutazione civilisticaL’art. 2426, comma 1, n. 11) delCodice civile prevede espressamenteche nel bilancio di esercizio “i lavoriin corso su ordinazione possono esse-re iscritti sulla base dei corrispettivicontrattuali maturati con ragionevolecertezza”.Dette rimanenze, pertanto, possonoessere valutate con due criteri:

• il criterio del costo (c.d. crite-rio “della commessa completa-ta”), che consente di rilevaregli utili interamente all’ultima-zione e consegna dell’opera;

• il criterio del corrispettivo con-trattuale maturato (c.d. criterio“della percentuale di completa-mento”), che consente di rile-vare gli utili in funzione del-l’avanzamento dell’attività diproduzione (e quindi dellostato di avanzamento dei lavo-ri). Tale criterio costituisce unaderoga al principio generale divalutazione di bilancio basatosul costo.

Le norme di legge non precisano lemodalità con cui determinare il “cor-rispettivo maturato”, rinviando impli-citamente ad una interpretazione inchiave tecnica. Tuttavia, il requisitodella “ragionevole certezza” impone,come indicato nella RelazioneMinisteriale di accompagnamento alD.Lgs. n.127/1991, di “tenere contodegli eventuali dubbi sulla percentua-le di maturazione del corrispettivo edelle prevedibili contestazioni delcommittente, al fine di rispettare ilprincipio della prudenza”.Secondo il Principio contabile n. 23,in presenza di lavori di durata ultran-nuale, il criterio della percentuale dicompletamento, pur se non espressa-mente imposto dall’art. 2426 Codice

civile, appare meglio rispondere alladisciplina generale del bilancio e inparticolare al principio della compe-tenza, oltre che essere il solo criterioprevisto dai Principi contabili interna-zionali (IAS n. 11), mentre, in presen-za di commesse a breve termine (lavo-ri di durata infrannuale), il criteriodella percentuale di completamento,pur non precluso dall’attuale normati-va vigente, trova raramente riscontronella prassi contabile e non è previstodalla normativa fiscale (per questeultime, dunque, si preferisce utilizza-re il criterio della commessa comple-tata).Sempre secondo il Principio contabilecitato, una volta scelto un criterio,esso deve essere applicato per tutte lecommesse, al fine di evitare distorsio-ni nei risultati economici. Uno deipochi casi di coesistenza dei due cri-teri si ha proprio nel caso in cui l’unoviene utilizzato per la valutazionedelle commesse di durata ultrannuale(percentuale di completamento) e l’al-tro per la valutazione delle commessedi durata infrannuale (commessacompletata).In caso di utilizzo del criterio della“commessa completata”, resta intesoche, se il valore di realizzazione desu-mibile dall’andamento del mercato èminore del costo di commessa impu-tabile all’opera in corso di esecuzio-ne, quest’ultima va valutata a taleminor valore di mercato.

Metodi per l’applicazione del crite-rio della “percentuale di completa-mento”Sono stati individuati dalla dottrinadiversi metodi per l’applicazione delcriterio suddetto:

1. metodo del costo sostenuto(cost-to-cost). È quello preferitodai Principi contabili nazionali.Per determinare la percentuale diavanzamento, i costi effettivisostenuti ad una certa data vengo-no rapportati ai costi totali stimati;

marzo/aprile 2006 il Torresino13

la percentuale viene poi applicataal totale dei ricavi stimati di com-messa, ottenendo il valore da attri-buire ai lavori eseguiti e quindi iricavi maturati a tale data;2. metodo delle ore lavorate.L’avanzamento delle opere vienecalcolato in funzione delle orelavorate rispetto alle ore totali pre-viste;3. metodo delle unità consegnate.Oggetto di valutazione ai prezzicontrattuali sono solo le unità diprodotto consegnate (o anche soloaccettate);4. metodo delle misurazioni fisi-che. Con tale metodo si procedealla rilevazione delle quantità pro-dotte (in numero di unità prodotte,in dimensione delle opere esegui-te, in durata delle lavorazioni ese-guite, ecc.) e alla valutazione dellestesse ai prezzi contrattuali, com-prensivi dei compensi per revisio-ne prezzi e degli eventuali altricompensi aggiuntivi (varianti for-malizzate, claims, ecc.).

Valutazione fiscaleLa normativa fiscale in materia dilavori in corso di esecuzione è conte-nuta sostanzialmente nell’art. 92,comma 6 del TUIR per quanto concer-ne i lavori di durata infrannuale, e nel-l’art. 93 TUIR per quanto concernequelli di durata ultrannuale.In pratica, per i lavori di duratainfrannuale è previsto il solo criteriodella “commessa completata” cheimpone di valutare tali opere “in basealle spese sostenute nell’eserciziostesso” (art. 92, comma 6 TUIR),mentre per le opere di durata ultran-nuale sono previsti entrambi i criteridi valutazione.

Più precisamente, l’art. 93, comma 2TUIR stabilisce, in linea di principio,che “la valutazione è fatta sulla basedei corrispettivi pattuiti”, salvo poiconsentire alle imprese che utilizzanoin bilancio il criterio del costo di uti-lizzare il medesimo criterio anche aifini fiscali, ma per far ciò devonoessere autorizzate dal competenteufficio delle entrate; l’autorizzazioneha effetto a partire dall’esercizio incorso alla data in cui è rilasciata.Il nostro legislatore tributario, pertan-to, dimostra la propria preferenza per

il metodo della “percentuale di com-pletamento” nella valutazione delleopere in corso di esecuzione di durataultrannuale, salvo poi consentireall’impresa contribuente anche l’uti-lizzo del metodo della “commessacompletata”, ma subordinandolo adue condizioni:

1) il criterio del costo (o della“commessa completata”) deveessere utilizzato anche nella conta-bilizzazione di tutte le opere nelbilancio di esercizio (per cui, sel’impresa contabilizza in bilanciole suddette opere con il metododella percentuale di completamen-to NON può utilizzare fiscalmenteil diverso criterio del costo);2) l’utilizzo del criterio del costodeve essere autorizzatodall’Agenzia delle Entrate.

Ai sensi dell’art. 9 del D.P.R. 4 feb-braio 1988, n. 42, la richiesta dell’au-torizzazione deve essere presentata ospedita mediante raccomandataall’Ufficio delle Entrate competente esi intende accolta se l’Ufficio nonnotifica avviso contrario entro tremesi.

Il legislatore tributario prevede inol-tre, sempre con riferimento alla valu-tazione sulla base dei corrispettivipattuiti, che “delle maggiorazioni diprezzo richieste in applicazione delledisposizioni di legge o di clausolecontrattuali si tiene conto, finché nonsiano state definitivamente stabilite(quindi accettate dal committente,nda), in misura non inferiore al 50 percento. Per la parte di opere, fornituree servizi coperta da stati di avanza-mento la valutazione è fatta in base aicorrispettivi liquidati”.Il comma 3 dell’art. 93 cit., inoltre,sancisce che il valore può essereridotto per rischio contrattuale, a giu-dizio del contribuente, in misura nonsuperiore al 2 per cento (4 per centoper le opere, le forniture e i servizieseguiti all’estero, se i corrispettivisono dovuti da soggetti non residenti).

Il comma 6 dell’art. 93 citato, inoltre,prevede che “alla dichiarazione deiredditi deve essere allegato, distinta-mente per ciascuna opera, fornitura oservizio, un prospetto recante l’indi-cazione degli estremi del contratto,

delle generalità e della residenza delcommittente, della scadenza prevista,degli elementi tenuti a base per lavalutazione e della collocazione ditali elementi nei conti dell’impresa”.Il contenuto e le modalità di compila-zione di tale prospetto sono illustratenella circolare n. 36 del 22 settembre1982, Prot. 9/1918.

I ricavi di commessaI ricavi di commessa sono costituitidai corrispettivi complessivi ricono-sciuti dal committente per l’esecuzio-ne o la fornitura delle opere. Essi per-tanto comprendono:

• il prezzo base stabilito contrat-tualmente;

• le eventuali modifiche di prez-zo pattuite con atti aggiuntivi;

• le maggiorazioni per revisioneprezzi;

• i corrispettivi per opere e pre-stazioni aggiuntive (es. varian-ti);

• i corrispettivi aggiuntivi conse-guenti ad eventi i cui effettisiano contrattualmente o perlegge a carico del committente;

• gli altri proventi accessori(quali quelli derivanti dallavendita dei materiali nonimpiegati, ecc.).

I costi di commessaI costi di commessa sono sia quellidirettamente riferibili alle commesse(costi diretti), sia quelli riferibiliall’intera attività produttiva e ripartiti,per imputazione, sulle singole com-messe (costi indiretti).

In base al Principio contabile n. 23, §B.III, per costi diretti si intendonoindicativamente:

• i costi dei materiali utilizzatiper la realizzazione dell’opera;

• i costi della manodopera (nelcaso di opere realizzate in unospecifico cantiere, tali costiincludono tutta la manodoperadi cantiere, incluso il personaledirettivo e quello addetto aiservizi generali);

• i costi dei subappaltatori;• le spese di trasferimento di

impianti e attrezzature al can-tiere;

• i costi per l’impianto del can-tiere;

marzo/aprile 2006 il Torresino14

• gli ammortamenti e i noli deimacchinari impiegati;

• le royalties per i brevetti utiliz-zati per l’opera;

• i costi per fideiussioni e assicu-razioni specifiche;

• i costi di progettazione (se rife-ribili direttamente alla com-messa);

• i c.d. costi pre-operativi (costiper studi specifici relativi allacommessa sostenuti dopo l’ac-quisizione del contratto, costidi organizzazione e avvio dellaproduzione, costi per l’impian-to e l’organizzazione del can-tiere, per allacciamenti, ecc.);

• i c.d. costi post-operativi (cioèquelli sostenuti dopo la chiusu-ra dei lavori), quali i costi dismobilizzo del cantiere (ossiaquelli sostenuti per rimuoverele installazioni, quelle per ilrientro dei macchinari in sede,quelli per il trasporto dei mate-riali non utilizzati in altro can-tiere o in sede, incluse le perdi-te sui materiali abbandonati) e icosti per il collaudo delle opereeseguite.

Per costi indiretti si intendono indica-tivamente:

• i costi di progettazione (se talicosti si riferiscono all’interaattività produttiva o sono attri-buibili a più commesse);

• i costi generali di produzione o“industriali” (stipendi, salari erelativi oneri afferenti la mano-dopera indiretta e il personaletecnico di stabilimento;ammortamenti economico-tec-nici dei cespiti destinati allaproduzione; manutenzioni eriparazioni; materiali di consu-mo; gas metano; acqua; servizidi vigilanza, ecc.).

Non sono invece da considerare costidi commessa le spese che si riferisco-no all’attività aziendale nel suo com-plesso, quali:

• le spese generali, amministrati-ve e di vendita;

• le spese generali di ricerca esviluppo.

I costi di acquisizione della commes-sa (come studi, ricerche, partecipazio-

ne a gare, ecc.) vanno addebitati alconto economico dell’esercizio in cuisono sostenuti, in quanto rappresenta-no costi di natura ricorrente necessariper la normale attività commerciale odi procacciamento degli affari.

Alcuni costi post-operativi, come:• gli oneri per penalità contrat-

tuali, quelle per il rifacimentodi opere secondo le prescrizio-ni del committente, quelle perla sistemazione di “riserve”avanzate da subappaltatori osubfornitori;

• gli oneri per la manutenzionedelle opere nel periodo succes-sivo alla consegna (ove contrat-tualmente previsto);

• gli oneri per garanzie contrat-tuali;

devono essere inclusi tra i costi dicommessa in virtù di un’adeguatastima che dà origine ad un accantona-mento a un “fondo per rischi ed oneri”(Principio contabile cit., § G.III).

I proventi e gli oneri finanziariSecondo il Principio contabile n. 23, §L.I., i proventi e gli oneri finanziaricostituiscono rispettivamente compo-nenti positivi e negativi di reddito evanno imputati direttamente al contoeconomico al momento in cui matura-no o sono sostenuti, sia che vengaadottato il criterio della “percentualedi completamento”, sia che vengaapplicato il criterio della “commessacompletata”.Vi sono tuttavia delle eccezioni.

Ad esempio, se viene seguito il crite-rio della “commessa completata” èaccettabile imputare ai costi di com-messa, includendoli nel valore dellerimanenze, gli interessi passivi suicapitali presi a prestito specificata-mente per la commessa e per essaeffettivamente utilizzati in aggiuntaagli anticipi e agli acconti ricevuti dalcommittente, purché sussistano leseguenti condizioni:

• trattasi di commesse con tempidi realizzazione eccedenti idodici mesi;

• l’impresa non riceva dal com-mittente anticipi e acconti dientità tale da evitare squilibririlevanti nei flussi finanziari (equindi la quota non finanziata

dal committente sia rilevante);• l’impresa disponga di un siste-

ma amministrativo che consen-ta di seguire i flussi finanziarirelativi ad ogni singola com-messa;

• l’impresa sia in grado di effet-tuare un’attendibile previsionedei capitali che verranno effet-tivamente presi a prestito spe-cificatamente per l’esecuzionedella commessa, tenuto contodegli anticipi e degli accontiricevuti dal committente;

• gli interessi su tali capitalisiano recuperabili con i ricavidella commessa e ciò siacomprovabile con un preven-tivo di commessa che netenga conto.

Non è accettabile, invece, l’utilizzo diinteressi figurativi o di computo, né èaccettabile considerare i soli interessipassivi senza tener conto degli even-tuali proventi finanziari connessi aglianticipi e agli acconti ricevuti dalcommittente.

Se, invece, viene seguito il criteriodella “percentuale di completamen-to”, i Principi contabili sono più restiiad allontanarsi dal principio generaledi imputazione dei proventi e deglioneri finanziari sull’esercizio dimaturazione e di sostenimento, e ciòin considerazione del fatto che, nellanormalità dei casi, i lavori su ordina-zione vengono finanziati dai commit-tenti stessi attraverso l’erogazione dianticipi e acconti, e quindi l’esecuzio-ne di commesse, anche ultrannuali,non comporta in genere significativisbilanci o eccedenze finanziarie.Pur tuttavia, e in via del tutto eccezio-nale, quando in virtù di clausole con-trattuali o altro gli aspetti finanziaricostituiscono, a prescindere da situa-zioni patologiche sopravvenute, unelemento determinante nel valutare laredditività della commessa, è accetta-bile considerare i proventi e gli onerifinanziari come proventi e costi dicommessa, purché sussistano leseguenti condizioni:

• tale impostazione deve essereseguita per tutte le commessedell’impresa, o almeno perquelli che presentino caratteri-stiche tali da generare rilevantisquilibri nei flussi finanziari;

marzo/aprile 2006 il Torresino15

il Torresino

ORDINEDEI DOTTORI COMMERCIALISTI

DI BOLOGNA

Consiglio dell’Ordine di Bologna

Presidente

Dott. GIANFRANCO TOMASSOLI

Vice Presidente

Dott. FRANCESCO CORTESI

Segretario

Dott.ssa VINCENZA BELLETTINI

Tesoriere

Dott. ROBERTO BATACCHI

Consigliere

Dott.ssa ANNA MARIA BORTOLOTTI

Consigliere

Dott.ssa FRANCESCA BUSCAROLI

Consigliere

Dott. MAURIZIO GOVONI

Consigliere

Dott. G. BATTISTA GRAZIOSI

Consigliere

Dott.ssa AMELIA LUCA

Consigliere

Dott. GUIDO PEDRINI

Consigliere

Dott.ssa ALESSANDRO SACCANI

Consigliere

Dott. LUCA SIFO

Consigliere

Dott. RAFFAELE SUZZI

Consigliere

Dott. MATTEO TAMBURINI

Consigliere

Dott.ssa ALBERTO TATTINI

Ciro De Sio - CoordinatoreDirezione regionale

Rita LongoSilvia MezzettiDaniela MiceliMario Santoro

Matteo Cotroneo (Vice coordinatore)Dottori commercialisti

Giorgio AntonioniGianluca BandiniGuido Pedrini

RagionieriLuigia LumiaFerdinando Maiese

Dott.ssa Chiara Battistini

Dott.ssa Cinzia Borghi

Dott. Giancarlo Cagnani

Dott. Ciro De Sio

Dott. Giovanni Ferraù

Dott. Domenico Lanuto

Anno XIII n. 2 marzo-aprile 2006Aut. Trib. di Bologna n. 6487 del. 29.09.05

Sped. in Abb. Post. L. 662 23/12/96 An. 2 comma 20 lett. b

Associato USPI

Direttore responsabileDott.ssa Francesca Buscaroli

Comitato di redazioneDott. Alberto Battistini

Dottore CommercialistaDott. Matteo Controneo

Direzione Regionale E.R.Dott. Giorgio DelliDottore Commercialista

Dott. Antonio D’ErricoDottore Commercialista

Dott. Vittorio MelchiondaDottore Commercialista

Dott.ssa Anita PezzettiDirezione Regionale E.R.

Dott.ssa Giovenna RandazzoDottore Commercialista

Dott. Alessandro ServadeiDottore CommercialistaDott. Luigi TurriniDottore Commercialista

Realizzazione grafica e stampa:SATE srl

via Goretti, 88 - Ferrara

Fondazione dei Dottori Commercialisti di BolognaVia Farini, 14 - 40124 Bologna

Tel. 051 220392 / 051 233968 - Fax 051 238204E mail: [email protected]

Ordine dei Dottori Commercialisti di BolognaVia Farini, 14 - 40124 Bologna

Tel. 051 264612 - Fax 051 230136N° verde 800017381

E mail: [email protected]: www.dottcomm.bo.it

tali caratteristiche devonoessere oggettivamente riscon-trabili, riconducibili alla tipo-logia o alle clausole del con-tratto, alle modalità di approv-vigionamento o di subappalto odi esecuzione dei lavori, edessere strutturali alla commes-sa a prescindere dalle patologieche possono verificarsi incorso di esecuzione;

• l’impresa deve disporre di unsistema amministrativo checonsenta di formulare atten-dibili previsioni sull’anda-mento temporale dei flussifinanziari di ogni singolacommessa, di preventivare glioneri e i proventi finanziariad essi connessi, di rilevare aconsuntivo, in corso d’opera,tali flussi, di analizzare levariazioni e su questa baseripreventivare;

• l’azienda applichi il metodo delcosto sostenuto (cost-to-cost) oaltri metodi in cui la valutazio-ne dei lavori sia funzione deiricavi e dei costi previsti (nontrova quindi applicazione incaso di applicazione del meto-do delle misurazioni fisiche oaltre similari).

Accantonamenti a fronte di perditeprevedibiliNel rispetto del principio della pru-

denza, indipendentemente dal criterio

di valutazione adottato, se l’azienda

prevede che per il completamento di

una commessa si debba sostenere una

perdita (a livello di margine indu-

striale, quindi senza considerare i

proventi e gli oneri finanziari, salvo

le eccezioni considerate nel paragrafo

precedente), tale perdita dovrà essere

riconosciuta nella sua interezza, iscri-

vendo in bilancio un apposito fondo o

riducendo il valore delle rimanenze

finali (Principio n. 23 cit., § H).

Le perdite vanno considerate separa-

tamente per ciascuna commessa,

senza possibilità di compensare le

medesime con gli utili relativi ad altre

commesse.

Principi contabili internazionali

Il Principio contabile nazionale n. 23

non si discosta da quanto enunciato

dall’International Accounting Stan-

dards Committee (IASC) nel suo

documento n. 11 (denominato “Com-

messe a lungo termine”), salva la pos-

sibilità di applicare (secondo i princi-

pi nazionali) il criterio della commes-

sa completata, esclusa in via generale

dai principi internazionali.

Dott. Antonello Montanari

Hanno collaborato a questo numero e gentilmente ringraziamo:

Comissione per l’attuazione del Protocollo d’intesa

SUPPLEMENTO AL N. 2MARZO-APRILE 2006de il TorresinoOrdine dei DottoriCommercialisti di Bologna

1

2

Il 6 novembre 200536.856 atleti (24.794uomini e 12.062donne) hanno tagliatoil traguardo dellaMaratona di NewYork.L’alto numero di par-tecipanti, la rappre-sentanza di più di 100paesi, 2 milioni dispettatori e migliaia divolontari hanno resola Maratona di NewYork la più numerosamaratona di tutti itempi. Il sole, la tem-peratura primaverile ela musica dal vivohanno reso il percorsoun carnevale di suonie colori contribuendoa realizzare una dellepiù belle organizza-zioni di strada.Dal momento che ilregolamento per lapartecipazione richie-de il raggiungimentodel diciottesimo annodi età, a centinaia diragazzini dell’High School è stata data l’opportunità digareggiare, per 2,5 miglia, sull’ultima parte del percor-so, tagliando il traguardo a Tavern on the Green davan-ti ad applausi di spettatori e sostenitori.Chi gestisce la Maratona di New York si impegnaduramente per attirare i migliori podisti che competo-no a livello mondiale; diventa poi compito degli atletieffettuare una performance al meglio delle loro capa-

cità. Anche se ogniatleta che completa laING NYC Marathonsi sente vincitore, unosolo è il primo adoltrepassare la linead’arrivo: il KenyotaPaul Tergat, protago-nista di uno dei piùemozionanti finalinella storia dellamaratona ha distan-ziato di po-chissimolo sfidante HendrickRamaala.In campo femminilela prima a tagliare iltraguardo è stataJelena Prokopcuka,portando così per laprima volta laLettonia sul gradinopiù alto del podio.Il percorso, che attra-versa i 5 Boroughs(Staten Island,Queens, Brooklyn,Manhattan e Bronx),è stato palcoscenicodi emozioni ed entu-siasmo che difficil-

mente si cancelleranno dalla memoria dei tenaci mara-toneti: da Frances Lindsay, ultima persona che ha rag-giunto il traguardo prima che il tempo ufficiale di 8 oree 30 minuti venisse chiuso, all’ 85enne Newyorkese,più anziano partecipante. Un’esperienza unica e inde-scrivibile la cui testimonianza, per quanto sentita, nonpotrà mai essere paragonata all’emozione di viverla!

(Luigia Nicodemo)

MARATONADI NEW YORK

3

Domenica 5 Novembre 2006

ING New York City Marathon ® 2006Vieni con noi alla ING New York City Marathon 2006!

a

Primo giorno, Giovedì 2 Novembre.In mattinata partiamo dall'aeroporto di Bologna per New York con volo dilinea (con un cambio di aereo). Atterriamo a New York dopo circa 8 ore di volo(nel pomeriggio, ora locale). Trasferimento in hotel con pullman Terramia.All'arrivo, assistenza e sistemazione in hotel.

Secondo giorno, Venerdì 3 Novembre.Ore 7,00 allenamento collettivo in Central Park guidato da OrlandoPizzolato e foto di gruppo a Columbus Circle. Alle 9,00 parte il ManhattanTour (facoltativo), un giro in pullman con guida per i quartieri di Manhattan.Molto consigliato per chi viene a New York per la prima volta. Verso l'una tor-niamo in albergo, nel pomeriggio ritiriamo il pettorale. Serata libera.

Terzo giorno, Sabato 4 Novembre.Di buon mattino, raduno davanti al palazzo dell’Onu per la tradizionaleInternational Friendship Run, riservata agli atleti stranieri che partecipano allaMaratona. Da qui si parte per una corsetta di 5 km fino a Central Park. Seguerinfresco. Nel pomeriggio tradizionale conferenza pregara con gli espertiTerramia. Ultimi consigli per correre la maratona al meglio. In serata PastaParty a cura dell'organizzazione della Maratona.

Quarto Giorno, Domenica 5 Novembre.Oggi si corre la ING New York City Marathon ®! Trasferimento alla par-tenza, Verrazano Bridge, con pullman Terramia (il punto di partenza vienecomunicato con il foglio notizie). Qui, per ingannare l'attesa, un po' di ginna-stica a ritmo di musica, due chiacchiere con gli amici e finalmente alle 10,45il colpo di cannone annuncia...VIA! Il percorso della Maratona di New Yorkpassa per tutti i quartieri di Manhattan e regala emozioni veramente indescri-vibili. L'arrivo é in Central Park, qui ci aspettano gli Assistenti Terramia perguidarci sui pullman che ci riporteranno in zona hotel. Per chi non corre,imperdibile il Giro Panoramico di Harlem e Canti Gospel (facoltativo, dura-ta circa 4 ore) Serata di relax oppure Cerimonia di Premiazione e discoteca.

Quinto giorno, Lunedì 6 Novembre.Una intera giornata a disposizione per lo shopping, il relax, oppure per unaescursione facoltativa dell'intera giornata (Cascate del Niagara, Washingtonecc).Sesto giorno, Martedì 7 Novembre.Mattinata libera. Trasferimento all'aeroporto con pullman Terramia, conassitenza durante il tragitto e all'imbarco. Pernottamento in volo.

Settimo giorno, Mercoledì 8 Novembre.In mattinata, dopo il cambio di aereo, arriviamo all'aeroporto di BOLOGNA.

L'albergo scelto dai Dottori Commercialisti di Bologna: lo SheratonManhattan

SHERATON MANHATTAN HOTEL 4 * 790 Settima Avenue

Un hotel di prima categoria situato in posizione perfetta e centralissima, traCentral Park e Times Square, a pochi isolati dalla Quinta Strada e dalRockfeller Centre. Rispetto allo Sheraton New York, che si trova dall'altraparte della strada, qui l'atmosfera è più tranquilla e raccolta, le comodità sonoinvece le medesime, con le 665 stanze dal design moderno che dispongonodei comodissimi Sheraton Sweet Sleeper, letti dal materasso spesso, bianche-ria tripla e soffici cuscini. Inoltre in ogni camera: telefono, TV via cavo esatellitare, cassaforte, minibar, caffettiera, asciuga capelli, scrivania con sediaergonomica. Fiore all'occhiello dell'albergo è la piscina coperta di 15 metri,ma gli ospiti dell'hotel possono accedere gratuitamente anche al grandeFitness Centre dello Sheraton New York.

LE QUOTE DI PARTECIPAZIONE "DOTTORI COMMERCIALISTI"

QUOTA MARATONETIL'iscrizione alla Maratona di New York è riservata ai residenti in Italia,chealla data della Maratona abbiamo compiuto i 18 anni:in camera quadrupla, due letti matrimoniali, per persona: Euro 1785.in camera tripla, un letto matrimoniale e un letto singolo, per persona: Euro 1875.in camera doppia, a due letti o matrimoniale, per persona: Euro 2000.in camera singola, per persona: Euro 2910.

Le quote maratoneti comprendono:• Volo di linea A/R da Bologna per New York, con un cambio di aereo.• Sistemazione hotel Sheraton Manhattan,con servizio di solo pernottamento.• Trasferimenti a New York in pullman Terramia con assistenza: dall'aeroporto

all'albergo e v.v.• Allenamenti in Central Park e la consulenza di Orlando Pizzolato.• Conferenza pregara di Sabato 4 Novembre.• Assicurazione di Viaggio Elvia.• Assistenza Terramia al Tavolo Cortesia dello Sheraton New York (di fronte

allo Sheraton Manhattan).• Spese di prenotazione (Euro 160).• Tasse aeroportuali in Italia,indicativo,Euro 170.

L'iscrizione alla ING New York City Marathon ™2006 (Euro 160), che include• L'iscrizione ufficiale alla 37a ING New York City Marathon ™,pettorale

garantito (pettorale, t-shirt ufficiale, Friendship Run, Pasta Party...).• Il trasferimento in pullman Terramia alla partenza della maratona dallo

Sheraton New York (di fronte allo Sheraton Manhattan).• All'arrivo della maratona, navetta di ritorno dalla zona della Finish-line per

l'hotel. Tutti i trasferimenti con assistenza di personale Terramia.

QUOTA ACCOMPAGNATORI ADULTIin camera quadrupla, due letti matrimoniali, per persona: Euro 1.625.in camera tripla, un letto matrimoniale e un letto singolo, per persona: Euro 1.715.in camera doppia, a due letti o matrimoniale, per persona: Euro 1.840.in camera singola, per persona: Euro 2.750.Bambini da 2 a 12 anni non compiuti in camera con 2 adulti, Euro 970.(gli adulti pagano la quota della doppia).Ragazzi da 12 a 18 anni non compiuti in camera con 2 adulti, Euro 1.130.(gli adulti pagano la quota della doppia).

Le quote accompagnatori comprendono:• Volo di linea A/R da Bologna per New York, con un cambio di aereo.• Sistemazione hotel Sheraton Manhattan,con servizio di solo pernottamento.• Trasferimenti a New York in pullman Terramia con assistenza: dall'aeroporto

all'albergo e v.v..• Allenamenti in Central Park e la consulenza di Orlando Pizzolato.• Conferenza pregara di Sabato 4 Novembre.• Assicurazione di Viaggio Elvia.• Assistenza Terramia al Tavolo Cortesia dello Sheraton New York (di fronte

allo Sheraton Manhattan).• Spese di prenotazione (Euro 160).• Tasse aeroportuali in Italia, indicativo, Euro 170.

MODALITÀ DI PRENOTAZIONE:ACCONTO ALLA PRENOTAZIONE: Euro 600 + spese di prenotazioneEuro 60 + iscrizione maratona Euro 160.CHIUSURA ISCRIZIONE A CONDIZIONI SPECIALI DOTTORICOMMERCIALISTI: 30 Aprile 2006, o prima, ad esaurimento dei postiriservati.

LA MARATONA. Il sogno di ogni maratoneta! Un evento unico, emozionante ed indimenticabile. Quest'anno si corre la 37a edizione della ING NewYork City Marathon ®, 36.000 concorrenti, 2 milioni di spettatori. Lo start é alle 10,45 dal Ponte di Verrazano, sulle struggenti note di "New YorkNew York". Il percorso passa attraverso tutti i quartieri di New York: Brooklyn, Queens, Bronx, Manhattan. Traguardo a Central Park, Tavern on theGreen. Il tracciato non è certo famoso per la sua velocità, ma il caloroso incitamento del pubblico e l'atmosfera veramente elettrizzante aiutano adandare avanti e a rendere di più. Il tempo limite é 8 ore e mezza, ragion per cui alcuni scelgono di fare l'intero percorso camminando, godendosi l'emo-zione della gara e guadagnandosi alla fine la mitica medaglia. L'organizzazione è eccellente, ristori regolari, servizio medico, traffico bloccato lungotutto il percorso. Temperatura media tra i 6° (minima) e i 14° (massima). Trasferimento dall’hotel alla partenza della maratona in pullman con assi-stente e navetta di ritorno dalla finish line.

PROGRAMMA NY LIBERTY PER I DOTTORI COMMERCIALISTI2/8 Novembre: 7 giorni / 5 notti in hotel + 1 notte in volo al ritorno

Per maggiori informazioni potete consultare il sito www.dottcomm.bo.it oppure contattare la Segreteria della

FONDAZIONE DEI DOTTORI COMMERCIALISTI DI BOLOGNAvia Farini, 14 - 40124 Bologna - Tel. 051.220392/233968 - Fax 051.238204 - e-mail: [email protected]

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dottcomm.bo.TUTTOSPORTRubrica a cura di Cesare Mattei

L’Ordine diBologna havinto per laterza volta,negli ultimiquattro anni,il titolo di

c a m p i o n ed’Italia nella

classifica perOrdini al Trofeo Nazionale di Sci. Lamanifestazione svoltasi quest’annosulle nevi amiche di Cortinad’Ampezzo dal 2 al 4 febbraio, ha

visto la partecipazione del più altonumero di colleghi provenienti dalnostro Ordine (ben 21!) oltre ad alcuniloro familiari. Il Trofeo si é svoltonella classica formula, già collaudatanegli anni passati, che prevedeva losvolgimento della gara di slalomgigante il venerdì, sulle piste delle 5Torri; ed al sabato la gara di fondo,quest’anno sul terribile, ma bellissimopercorso del Tre Croci. Alla gara dislalom, alla quale hanno partecipatocolleghi Bolognesi suddivisi nellediverse categorie di età, la nostra rap-presentativa ha ottenuto quattro impor-tanti successi con la collega DorannaMelegari nella categoria dame C, ed icolleghi Giuliano Guandalini, PaoloStefanetti e Lorenzo Ghermandirispettivamente nelle categorie masterB2, A2 ed A1. Ai successi nello slalomsi sono aggiunti quelli nella gara difondo svoltasi al sabato, con la collegaLuigia Nicodemo (new entry del grup-po ed elemento fondamentale per ipunti che ha portato per la classifica

per Ordini), ed immeritatamente con ilsottoscritto, letteralmente portato altraguardo dal collega ed amico pluri-vincitore Paolo Stefanetti. Le giornatesono state accompagnate da alcunimomenti di intrattenimento ai quali hapartecipato buona parte dei colleghiprovenienti dall’Ordine di Bologna;particolarmente simpatica la serataorganizzata presso il Rifugio Faloriadurante la quale il collega GiacominoDal Monte, sempre presente durantequesti eventi, ha dato come al solito ilmeglio di sè in termini di simpatia espirito di gruppo. (C.M.)

CAMPIONI PER LA TERZA VOLTA

R i e n t r a t idai successiAlpini cisiamo subi-to organiz-zati permettere inpiedi (per il7° annoconsecuti-vo) lanostra garadi sci, pres-so la locali-tà del Cornoalle Scale.Un buon

numero di iscritti, sponsor OSRA EINA, formula ormai collaudata per lo

svolgimento della gara, erano gli ele-menti che avrebbero dovuto garantirela buona riuscita della manifestazione.Peccato che, tanto per cambiare, ilmeteo ci abbia messo lo zampino... Ladata prevista inizialmente per la gara éstata rinviata di una settimana, anchedietro consiglio dei gestori degliimpianti sciistici. Sembravano cosìlontane le splendide giornate di soledel Trofeo Nazionale di Cortina. Senzaperdersi d’animo con una settimana diritardo sulla data prevista, si è regolar-mente svolta la gara: giornata di solesplendido questa volta, anche se fred-do intenso e vento.Il miglior tempo è stato del collegaCesare Giunipero di Parma, che habattuto di pochi decimi il più in forma

della pattuglia bolognese: PaoloStefanetti.Come da copione, dopo le premiazio-ni, quest’anno più che mai con coppeper tutti, il gruppo si è spostato agustare i manicaretti preparati a CàGabrielli. (C.M.)

IL CORNO: CROCE E DELIZIA ....

Supplemento de il TorresinoOrdine dei Dottori CommercialistiAnno XIII n. 2 - marzo-aprile 2006Aut. Trib. di Bologna n. 6487 del 29.09.95Sped. in Abb. Post. L. 662 23/12/96 Art. 2 comma 20 lett.b

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