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il Ducato Periodico dell’Istituto per la formazione al giornalismo di Urbino Quindicinale - 4 maggio 2009 - Anno 18 - Numero 8 “il Ducato online”: www.uniurb.it/giornalismo Distribuzione gratuita Spedizione in a.p. 45% art.2 comma 20/b legge 662/ 96 - Filiale di Urbino L’EDITORIALE E’ la prima volta dopo Carlo Bo. La prima elezione, il 20 e il 21 maggio, per scegliere la strada che prenderà Urbino. Giovanni Bogliolo, infatti, che ha ricoperto l’incarico di Rettore per due volte dal 1° novembre 2001, era il successore designato, il conti- nuatore naturale di Bo. I trenta allievi giornalisti del “Ducato” hanno accolto i due candidati nella reda- zione. Mauro Magnani e Stefano Pivato hanno avuto, nell’ordine, ognuno un’ora per rispondere alle stesse domande, dopo una sintetica presentazione dei rispettivi programmi, in 15 minuti. I problemi indivi- duati dai due sono gli stessi. Il risanamento, con i sacrifici di tutti, è avvenuto: per la prima volta il bilancio 2009 non ha debiti residui. Si può dunque guardare avanti. L’università di Urbino negli ultimi otto anni ha perso il 26 per cento di studenti. Tra i 76 atenei italiani è quello che ha pagato di più la voglia dei giovani di studiare sotto casa. Oggi gli iscritti sono 16.000. (Erano 23.000). Ma nelle classifiche della qualità Urbino si piazza sempre nelle posizioni alte con i suoi 51 corsi di laurea. Una buona premessa. Le differenze tra i due candidati? Magnani sembra muoversi in una visione fortemen- te urbinate. Pivato porta un orizzonte più largo che va definendosi in obiettivi. Una sintesi filmata degli incontri è sul sito del “Ducato” (www.uniurb.it/giornalismo). Volevamo anche capire bene il futuro del rapporto tra la città e l’università. Dall’8 marzo 1947, giorno in cui Carlo Bo diventò rettore, sempre più Urbino e l’ateneo sono diventate una sola cosa. Lui riceveva in una saletta con le vetrate quasi davanti a palaz- zo Ducale, praticamente in strada, tra la gente. Le studentesse di Magistero gli si sedevano davanti, un po’ di lato. Bo riceve- va anche gli urbinati che facevano la fila per esporgli i problemi. Si scherzava sul fatto che fosse tornato il Duca di Montefeltro. Poi chiamò De Carlo e l’università entrò dentro i palazzi. Con il primo piano regolatore Urbino divenne città campus. La città risponde bene all’idea di unire cul- tura ed economia. La prova Raffaello è dav- vero incoraggiante. Con l’università è più difficile, ma non impossibile. La comunità dei dipendenti appare in grado di portare qualcosa di prezioso all’unione: il centro storico intatto e una concreta cultura, che in tempi di generale degrado certo aiuta. In verità, per governare tutto questo ci vuole un colpo d’ala. Far votare il Rettore a tutti gli urbinati, una testa un voto. Per esempio. [email protected] Una scelta per la città futura D a qualche settimana si entra a Urbino passando per una nuova strada, la variante alla statale 73 bis, inaugurata dopo lunga attesa. Il nuovo tratto è composto da una galleria e tre viadotti e si percorre anche in due minuti, a differenza della tortuosa via delle Conce. Un passo avanti per la viabilità, ma non ancora sufficiente a rendere Urbino facilmente raggiungibile. Si attende per il futu- ro la prosecuzione verso Canavaccio.. alle pagine 2 e 3 UNA BRETELLA TROPPO CORTA In due alla conquista dell’ateneo Mauro Magnani: “Continuiamo il percorso”. Stefano Pivato:”Cambiamo passo” Si vota per il nuovo Rettore il 20 e 21 maggio. Il programma dei candidati L’ordinanza anti-burqa proposta dal sindaco di Fermignano ha creato molte polemiche. E c’è chi accusa il primo cittadino di fare solo propa- ganda elettorale. Cancellieri è candi- dato con la Lega alla presidenza della Provincia. a pagina 4 Il velo integrale agita la città Fermignano La curatrice Lorenza Mochi Onori è soddisfatta: l’affluenza a Palazzo Du- cale sta superando le aspettative. Ac- corsi già più di 1500 visitatori al gior- no. Il direttore di Civita servizi è con- vinto aver fatto un buon lavoro sulla comunicazione pubblicitaria. a pagina 8 Raffaello: è già un grande successo Cultura Nella prossima stagione, oltre alla tra- dizionale “Festa del Duca” e la rasse- gna “Urbino musica antica”, un con- certo in cui si fonderanno musica elettronica e quattrocentesca. Con- fermata la quarta edizione di “Ars li- braria - Parole in gioco” a pagina 10 Tutti gli eventi dell’estate Spettacoli L’Università si rinnova. Dopo le elezioni dei presidi di facoltà, l’ultima tappa è la scelta del successore di Bogliolo. Si vota il 20 e 21 maggio. Due i candida- ti: Mauro Magnani e Stefano Pivato, intervistati dal Ducato. Sfida tra continuità e rinnova- mento. Il professor Magnani, prorettore vicario, poggia il suo programma sui risultati del ret- tore uscente; il professor Pivato, fino a pochi giorni fa preside di Lingue e letterature straniere, mira ad un allarga- mento della partecipazione e a decisioni condivise. Se eletto, quale sarebbe il primo atto? “Una conferenza d’ateneo con tutte le compo- nenti universitarie” risponde Pivato. “Rendere accessibili on line le delibere dell’ateneo” la proposta di Magnani. alle pagine 12 e 13 “In dieci anni, non si è mai verificata una situa- zione del genere”, dicono i sindacati. Nel primo tri- mestre del 2009 le impre- se industriali della pro- vincia di Pesaro Urbino hanno fatto ricorso alla cassa integrazione per il 1291,6% in più rispetto allo stesso periodo del- l’anno precedente. L’aumento complessivo è del 436,1% . reoccupante anche l’incremento dei lavoratori messi in mobi- lità: 1.304 a pagina 6 Aumentano i cassintegrati Crisi economica

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il DucatoP e r i o d i c o d e l l ’ I s t i t u t o p e r l a f o r m a z i o n e a l g i o r n a l i s m o d i U r b i n o

Quindicinale - 4 maggio 2009 - Anno 18 - Numero 8 “il Ducato online”: www.uniurb.it/giornalismo

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L’EDITORIALE

E’ la prima volta dopo Carlo Bo. La primaelezione, il 20 e il 21 maggio, per scegliere lastrada che prenderà Urbino. GiovanniBogliolo, infatti, che ha ricoperto l’incaricodi Rettore per due volte dal 1° novembre2001, era il successore designato, il conti-nuatore naturale di Bo.I trenta allievi giornalisti del “Ducato”hanno accolto i due candidati nella reda-zione. Mauro Magnani e Stefano Pivatohanno avuto, nell’ordine, ognuno un’oraper rispondere alle stesse domande, dopouna sintetica presentazione dei rispettiviprogrammi, in 15 minuti. I problemi indivi-duati dai due sono gli stessi. Il risanamento,con i sacrifici di tutti, è avvenuto: per laprima volta il bilancio 2009 non ha debitiresidui. Si può dunque guardare avanti.L’università di Urbino negli ultimi otto anniha perso il 26 per cento di studenti. Tra i 76atenei italiani è quello che ha pagato di piùla voglia dei giovani di studiare sotto casa.Oggi gli iscritti sono 16.000. (Erano 23.000).Ma nelle classifiche della qualità Urbino sipiazza sempre nelle posizioni alte con i suoi51 corsi di laurea. Una buona premessa.Le differenze tra i due candidati? Magnanisembra muoversi in una visione fortemen-te urbinate. Pivato porta un orizzonte piùlargo che va definendosi in obiettivi. Unasintesi filmata degli incontri è sul sito del“Ducato” (www.uniurb.it/giornalismo).Volevamo anche capire bene il futuro delrapporto tra la città e l’università. Dall’8marzo 1947, giorno in cui Carlo Bo diventòrettore, sempre più Urbino e l’ateneo sonodiventate una sola cosa. Lui riceveva in unasaletta con le vetrate quasi davanti a palaz-zo Ducale, praticamente in strada, tra lagente. Le studentesse di Magistero gli sisedevano davanti, un po’ di lato. Bo riceve-va anche gli urbinati che facevano la fila peresporgli i problemi. Si scherzava sul fattoche fosse tornato il Duca di Montefeltro. Poichiamò De Carlo e l’università entrò dentroi palazzi. Con il primo piano regolatoreUrbino divenne città campus.La città risponde bene all’idea di unire cul-tura ed economia. La prova Raffaello è dav-vero incoraggiante. Con l’università è piùdifficile, ma non impossibile. La comunitàdei dipendenti appare in grado di portarequalcosa di prezioso all’unione: il centrostorico intatto e una concreta cultura, chein tempi di generale degrado certo aiuta. Inverità, per governare tutto questo ci vuoleun colpo d’ala. Far votare il Rettore a tutti gliurbinati, una testa un voto. Per esempio.

[email protected]

Una scelta per la città futura

Da qualche settimana si entra a Urbino passando per una nuova strada, la variante alla statale73 bis, inaugurata dopo lunga attesa. Il nuovo tratto è composto da una galleria e tre viadotti e

si percorre anche in due minuti, a differenza della tortuosa via delle Conce. Un passo avanti per laviabilità, ma non ancora sufficiente a rendere Urbino facilmente raggiungibile. Si attende per il futu-ro la prosecuzione verso Canavaccio.. alle pagine 2 e 3

UNA BRETELLA TROPPO CORTA

In due alla conquista dell’ateneoMauro Magnani: “Continuiamo il percorso”. Stefano Pivato:”Cambiamo passo”

Si vota per il nuovo Rettore il 20 e 21 maggio. Il programma dei candidati

L’ordinanza anti-burqa proposta dalsindaco di Fermignano ha creatomolte polemiche. E c’è chi accusa ilprimo cittadino di fare solo propa-ganda elettorale. Cancellieri è candi-dato con la Lega alla presidenza dellaProvincia.

a pagina 4

Il velo integrale agita la città

Fermignano

La curatrice Lorenza Mochi Onori èsoddisfatta: l’affluenza a Palazzo Du-cale sta superando le aspettative. Ac-corsi già più di 1500 visitatori al gior-no. Il direttore di Civita servizi è con-vinto aver fatto un buon lavoro sullacomunicazione pubblicitaria.

a pagina 8

Raffaello: è giàun grande successo

Cultura

Nella prossima stagione, oltre alla tra-dizionale “Festa del Duca” e la rasse-gna “Urbino musica antica”, un con-certo in cui si fonderanno musicaelettronica e quattrocentesca. Con-fermata la quarta edizione di “Ars li-braria - Parole in gioco”

a pagina 10

Tutti gli eventidell’estate

Spettacoli

L’Università si rinnova. Dopo leelezioni dei presidi di facoltà,l’ultima tappa è la scelta delsuccessore di Bogliolo. Si vota il20 e 21 maggio. Due i candida-ti: Mauro Magnani e StefanoPivato, intervistati dal Ducato.

Sfida tra continuità e rinnova-mento. Il professor Magnani,prorettore vicario, poggia il suoprogramma sui risultati del ret-tore uscente; il professorPivato, fino a pochi giorni fapreside di Lingue e letteraturestraniere, mira ad un allarga-mento della partecipazione e adecisioni condivise.

Se eletto, quale sarebbe ilprimo atto? “Una conferenzad’ateneo con tutte le compo-nenti universitarie” rispondePivato. “Rendere accessibili online le delibere dell’ateneo” laproposta di Magnani.

alle pagine 12 e 13

“In dieci anni, non si èmai verificata una situa-zione del genere”, diconoi sindacati. Nel primo tri-mestre del 2009 le impre-se industriali della pro-vincia di Pesaro Urbinohanno fatto ricorso allacassa integrazione per il1291,6% in più rispettoallo stesso periodo del-l’anno precedente.L’aumento complessivo èdel 436,1% . reoccupanteanche l’incremento deilavoratori messi in mobi-lità: 1.304

a pagina 6

Aumentano i cassintegrati

Crisi economica

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il Ducato

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“Bretella prestoal via”. Era il1991, e il Du-cato, appenanato e in bian-co e nero, con-

duceva un’inchiesta dal titolo elo-quente, “Urbino l’irraggiungibile”,e auspicava tempi rapidi e certi perla realizzazione di una strada mo-derna che collegasse la città feltre-sca alla principale arteria che lepassa accanto, la strada di grandecomunicazione Grosseto-Fano,meglio nota come E78. Ci sono vo-luti diciott’anni euna serie incredi-bile di accidenti,ma finalmente oggici si può gustare unarrivo sul velluto incittà, attraversan-do la variante,inaugurata daqualche settima-na, che va dal biviodi Borzaga alla lo-calità “Le Conce”.Una strada tuttanuova con gli ulti-mi 3 chilometri,che hanno messoun po’ da parte (ma non mandato inpensione) la vecchia statale 73 bisdenominata “di Bocca Trabaria”,panoramica e godibile strada turi-stica; un ruolo che potrà finalmen-te recuperare, dopo esser diventatainvece negli ultimi anni un traffica-tissimo percorso di guerra per au-tomobili e mezzi pesanti.Per essere comoda è comoda, lanuova Bretella, già maggiorenne.Ed è anche rapida. Ma questo sin-golo tratto non può essere suffi-ciente a risolvere i problemi di via-bilità, li allevia soltanto. Per capirlobasta semplicemente percorreretachimetro e cronometro alla ma-no il vecchio e il nuovo percorso, eraffrontare i risultati. Innanzitutto,nonostante il tragitto sia molto piùdiretto rispetto alla tortuosa e anti-ca via delle Conce, la distanza è sor-prendentemente quasi la stessa:3,2 sono i chilometri di strada nuo-va contro i 3,5 di quella vecchia. Al-meno i tempi premiano l’attesa diquasi vent’anni per vedere realiz-zato questo nuovo tratto: per per-correrlo, in condizioni di trafficonormale si impiegano tra i 2 e i 3 mi-nuti a seconda delle auto che ci sitrova davanti, mentre il vecchiotratto impone percorrenze sempresuperiori a 3 minuti e spesso anchea 5, se si ha la sfortuna di imbatter-si in qualche camion che rallenta lamarcia e non può essere sorpassa-to. Parla chiaro anche il confrontodella velocità media: sempre vicinoa 50 chilometri all’ora sulla 73 bis,tra 70 e 90 chilometri all’ora (limitemassimo consentito) invece sfrec-ciando sulla nuova variante.Un qualche guadagno per gli auto-mobilisti insomma c’è stato, anchese non clamoroso, tanto più che la

Bretella comoda e breve,Premiati diciotto anni d’attesa:tempi di viaggio abbreviati,la velocità sale da 50 a 90 kmh

Con la nuova variante si arriva prima e meglio a Urbino. Impegno di Regione

strada ha una sola corsia per sensodi marcia e i sorpassi sono possibi-li in un solo tratto. Ma una voltagiunti alla fine della Bretella i ral-lentamenti ricominciano. L’im-bocco del tratto a carreggiata dop-pia della Grosseto-Fano è ancoramolto lontano. È in questo puntoche devono concentrarsi gli sforziper rendere Urbino ancora più rag-giungibile di quanto non lo sia di-ventata con la nuova strada. Lo hachiesto a gran anche il primo citta-dino Franco Corbucci: “La Bretella- ha ricordato durante l’inaugura-zione - avrà senso solo quando cipotremo collegare alla Grosseto-

Fano, un’opera alservizio della na-zione. Arrivare fi-no a bivio Borzaganon ci basta, vo-gliamo anche ilcollegamento diCanavaccio”.Il collegamentotanto invocato hagià un nome, sichiama “lotto 10”del quinto trattodella E78, quellotra Selci-Lama,frazione del co-mune umbro di

San Giustino dove passa un’altragrande direttrice, la E45, e SantoStefano di Gaifa, frazione di Urbi-no, dove comincia il tratto finaledella E78 a quattro corsie. Degli ul-timi cinque lotti di questo trattodella Grosseto-Fano è già stato ap-provato il progetto esecutivo. Sitratta di un’opera colossale, che co-sterà 1,6 miliardi di euro e chissàquando verrà completata. A farsperare gli urbinati però c’è l’Attoaggiuntivo all’intesa generale qua-dro tra Governo e Regione Marche,

che definisce “indispensabile” larealizzazione del lotto 10 per colle-gare la nuova Bretella alla E78,mentre l’Anas segnal “l’opportuni-tà di anticipare la realizzazione” diquesto lotto rispetto agli altri. An-che il presidente della Regione,Gian Mario Spacca, l’ha dato per“ormai scritto nel programma diopere nazionale, fondamentale acompletamento della Bretella perdare respiro a Urbino”. E renderlameno irraggiungibile.

[email protected]

L’imboccodel trattoa quattro

corsieresta però

ancoralontano

I numeri della nuova strada

Costo. Il primo lotto è costato 36,86 milioni, il secon-do 39,16

76 milioni

Anni di lavoro. Il primo lotto da maggio 2000 a ottobre2002, il secondo da luglio 2006 ad aprile 2009

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Lunghezza. Dal bivio di Borzaga alla località “LeConce”

3,2 chilometri

Opere realizzate. La galleria “Ca’ Gulino” e i viadotti“Ca’ Raniero I”, “Ca’ Raniero II” e “Santa Maria”

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Larghezza. Carreggiata singola, una corsia per senso dimarcia larga 3,75 metri e banchine da 3 metri

10,5 metri

ALBERTO ORSINI

In alto, l’imbocco della galleria Ca’ Gulino da Fermignano(Foto ANAS). Sopra, un dettaglio della nuova strada.

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Un punto di partenza per sognare unnuovo viaggio. Cinque autocarrelligialli a motore posteggiati sui binari

della stazione di Fermignano. Sono dell’as-sociazione Ferrovia Valle Metauro (Fvm),fondata il 14 luglio 2000 per “salva-guardare la memoria storica dellaFano-Urbino”, la linea ferroviaria“sospesa per scarso traffico” oltreventidue anni fa, il 31 gennaio 1987. Fvm conta 127 tesserati fra ferrovie-ri, ex ferrovieri e altri rappresentan-ti, compresi ragazzi di 18 anni. I vo-lontari si servono di autocarrelli - inparticolare un Fiat 1100 collegato aun carrello con cisterna - per spo-starsi lungo i chilometri della Fano-Urbino resi percorribili dal loro in-tervento di ripulitura dalle sterpa-glie che coprivano la sede ferrovia-ria. E per trasportare materiale uti-le per rendere fruibili i binari. Carlo Bellagamba, 62 anni, farma-cista, è il presidente di Fvm. “Finora- spiega - abbiamo ripulito 17 chilo-metri di linea: 5,5 dalla stazione diFermignano a quella di Urbino; 4,5 da Fer-mignano a Monte Polo e altri sette a Fano”.Nella convinzione che venga ripristinataquanto prima. L’ipotesi, dopo anni di dis-cussioni, non mette ancora tutti d’accordo.Tante sono le polemiche. Con l’“Intesa sul-l’Atto aggiuntivo quadro sulle infrastruttu-re marchigiane” firmata il 7 marzo dal pre-

sidente della Regione Spacca e dal presi-dente del Consiglio Berlusconi, è stato“previsto un finanziamento di 110 milionidi euro”. La linea ferroviaria per Spacca do-vrebbe funzionare come metropolitanaleggera ma è ancora un sogno. “Gli autocarrelli - precisa Giovanni Baldel-

li, 42 anni, elettricista e socio di Fvm - fun-zionano in modo indipendente l’uno dal-l’altro. In occasione di manifestazioni so-stenute da noi sono usati per rievocare ilpassaggio del treno. Il 1° marzo, per la se-conda «Giornata nazionale delle ferroviedimenticate», a Fermignano anche alcunibambini hanno percorso a bordo un tratto

di ferrovia”. “Il 20 aprile - puntualizza Bel-lagamba - si è riunita in Provincia la Com-missione ambiente, presieduta da ClaudioMari, alla presenza di Fvm, Argonauta, Lu-pus in Fabula e Legambiente, associazioniinteressate al problema trasporti e alla Fa-no-Urbino. Anche se con difficoltà - prose-

gue - ormai ci sono le prerogativeper non farla chiudere”. Tra i pro-getti in cantiere c’è l’apertura di unpiccolo museo storico. “Oltre ai cin-que autocarrelli a Fermignano -spiega il presidente - ne abbiamodue a Fano. Tutti salvati dalla de-molizione. Per il restauro e la ma-nutenzione per lo più mettiamosoldi di tasca nostra”. Giuseppe Mearelli, quasi ottan-t’anni, da Cerreto d’Esi (An) si è tra-sferito a Fermignano nel 1964. Natoda genitori ferrovieri - anche il non-no lavorava nelle Ferrovie - a 18 an-ni ha iniziato la carriera come “aspi-rante assuntore”; poi è diventatocapostazione a Fermignano. “Pri-ma di fare il lungo viaggio senza ri-torno - racconta commosso Mea-relli - sarei contento di salire sul tre-

no per ripercorrere questo tratto di linea. Èil mio sogno”. “Ero di turno io - prosegue -quando passò l’ultimo treno delle 20,25.Da Urbino, lungo tutta la linea, il macchi-nista suonò la tromba del treno più volte esempre più piano. Come se il treno stesselentamente morendo. Piansi”.

[email protected]

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PRIMO PIANO

ma non bastae Anas per il collegamento a Canavaccio

Una storia lungaquarant’anni

Le tappe della realizzazione

EMILIANA PONTECORVO

Il progetto che ha portatoalla costruzione dell’at-tuale bretella nasce nel1972. L’idea di partenzaera quella di creare una viadi collegamento diretta

alla Fano-Grosseto per congiun-gere la sponda adriatica e quellatirrenica. La strada avrebbe permesso diraggiungere Urbino diminuendoi tempi di percorrenza. Dopo di-verse proposte, nel 1992 il pro-getto venne presentato e finan-ziato dall’Anas. Il piano, appro-vato anche dalla Regione, preve-deva una strada a quattro corsieche da Calfurio avrebbe dovutosvilupparsi in un viadotto senzagallerie, attraversare la valle di S.Maria degli Angeli, per poi con-giungersi alla statale 73 bis BoccaTrabaria, in località Le Conce.Nel 1994 la bretella a quattro cor-sie venne inserita nel piano rego-latore del comune di Urbino e i la-vori furono avviati nel mese diaprile del 1995. Il progetto scate-nò le proteste di alcune associa-zioni ambientalistiche per lequali la realizzazione dell’operadeturpava la valle e rovinava ilpaesaggio. La mobilitazione, sostenuta an-che da alcuni parlamentari loca-li, spinse il ministero dei Lavoripubblici a rallentare la costruzio-ne, consentendo solo gli inter-venti di fondazione dei viadotti.Nel 1996 il ministero dell’Am-biente emise un’ordinanza di so-spensione dei lavori, che com-

portava il blocco della ditta e laperdita dei finanziamenti stan-ziati dall’Anas. Si aprì un conten-zioso con l’impresa a cui eranostati affidati i lavori.Nel 1997 l’Anas, la Regione, i mi-nisteri dell’Ambiente e dei Lavoripubblici giunsero a un nuovo ac-cordo. L’intesa prevedeva il man-tenimento della parte iniziale deltracciato con le opere già iniziate,la costruzione di una galleria sot-to la collina di Urbino e una ridu-zione della strada a sole due cor-sie, contro le quattro precedenti. Trovati i nuovi finanziamenti, nel1999 l’Anas riavviò i lavori di co-struzione dei viadotti fino allacollina di Urbino. Per la realizza-zione della galleria, invece, fu in-detto un bando di gara per unnuovo appalto.Nel 2006 la costruzione dell’ope-ra venne assegnata alla ditta Ati-Secol, che si impegnava a costrui-re la galleria Cà Gulino e il restan-te tratto stradale di collegamentoalla statale 73 bis, decisivo per larealizzazione della bretella cheavrebbe dovuto far uscire Urbinodall’isolamento, agevolandol’accesso delle automobili al cen-tro abitato. La consegna dei lavo-ri, iniziati nel mese di luglio, fuprevista entro i diciotto mesi suc-cessivi. Per la costruzione dello svincolodi Borzaga, quello delle Conce ela galleria Ca’Gulino, la Regioneaveva stanziato 33,4 milioni dieuro. Ma i problemi non erano fi-niti.Nel 2007 il comitato in difesa de“le Conce” chiese lo spostamentodello svincolo della statale 73 bissotto la città ducale per impedirela distruzione della vasca a mon-te della Concia, antico edificioper la pulitura e la lavorazionedelle pelli da cui prende il nome lalocalità urbinate. La strutturaesterna all’immobile raccoglie leacque della fonte di S. Bernardi-no. Fino agli anni ’50 è stata unadelle principali risorse di acquapotabile dei cittadini urbinati manon è compresa nel vincolo mini-steriale nè protetta come bene diinteresse culturale. Il comitato, costituito dai pro-prietari della Concia, chiese allo-ra, nel 2007, l’ampliamento delvincolo. Grazie all’interventodell’associazione ambientalisti-ca Italia Nostra, della Soprinten-denza e dell’ispettore di zona, nelgiro di pochi mesi il comitato ot-tenne lo spostamento della bre-tella di dieci metri, sufficienti asalvaguardare la vasca a monte ela sorgente. L’ultimo episodio che ha segnatola storia della tanto attesa bretel-la risale a pochi giorni fa, quandodue famiglie con le case sopra iltunnel Ca’ Gulino hanno citato ingiudizio per 700.000 euro la Se-col, la ditta di costruzione, accu-sandola di aver danneggiato imuri delle loro abitazioni con gliesplosivi utilizzati per rompere laroccia e aprirsi un varco nellamontagna. Accusano la ditta,inoltre, di aver lavorato giorno enotte senza preoccuparsi del ru-more provocato dai mezzi utiliz-zati per la rimozione di roccia eterra.

[email protected]

Ridateci il treno dei desideri L’associazione Ferrovia Valle Metauro preme per la riapertura

GIOVANNI PASIMENI

Autocarrelli alla stazione ferroviaria di Fermignano

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il Ducato

4

La settimana scorsa,dopo che il sindacoleghista di Fermigna-no, Giorgio Cancellie-ri, ha visto quattrodonne col velo inte-

grale passeggiare nel suo quar-tiere, è scoppiato il caso della co-siddetta ordinanza anti-burqa.Un provvedimento, non ancorain vigore, che vieterebbe alledonne musulmane di andare ingiro per il paese col viso coperto.“Una vressazione inaudita neiconfronti delle donne. Un simi-le integralismo era sconosciutoda noi persino nel medioevo” hadichiarato il sindaco ai giornali-sti di mezza Italia. E mentre sul-la stampa locale e nazionale silevano voci favorevoli e contra-rie al provvedimento, la prefet-tura di Pesaro non si è ancorapronunciata sulla sua validitàgiuridica e aspetta il parere delMinistro Maroni. La comunità islamica localemantiene un silenzio tormenta-to. L’Imam di Fermignano, Ah-med el Raidouni, prima fissa unappuntamento per un’intervi-sta, poi lo cancella all’ultimomomento. “Dalla moschea diAncona – dice al telefono un po’imbarazzato – ci hanno dettoche non è il momento di parlare,perché non sappiamo ancoracome muoverci”. E poi, ci sono leelezioni amministrative: Can-cellieri è candidato alla presi-denza della provincia. “L’imamdi Ancona conosce bene i giochidei politici sotto elezioni” dice elRaidouni prima di riattaccare. E di giochi elettorali si tratta, an-che secondo Palmiro Ucchielli,presidente uscente della pro-vincia di Pesaro Urbino. “Questavolta – dichiara senza mezzi ter-mini Ucchielli – Cancellieri l’hafatta fuori dal vaso. Chi fa il sin-daco non si mette a dire comedeve andare in giro vestita lagente. Non lo si faceva nemme-no durante il fascismo. È comese imponessi a lui di andare in gi-ro vestito da sceicco!” concludesarcastico.Ma quante sono le musulmanecol viso coperto che effettiva-mente girano a Fermignano? “Ione conosco una sola” confessal’imam el Raidouni. SecondoCancellieri, invece, sono di più,quattro appunto, abbastanzaper portare avanti la sua “ batta-glia di civiltà”. Ma ci tiene a chia-rire un fatto: “Il velo, uguale aquello che portava mia madrequando ero piccolo, non c’entranulla. Due marocchini sono ve-nuti a dirmi che volevo vietarealle donne di portare lo hijab.Non è così.” Il testo del suo prov-vedimento vieta infatti l’accessoai luoghi pubblici per chi portaaddosso «qualsivoglia coprica-

po, anche a carattere religioso,che nasconda il volto e renda dif-ficoltoso il riconoscimento». E achi lo accusa di non aver inven-tato niente di nuovo, lui rispon-de che il codice di pubblica sicu-rezza prevede che si debba esse-re sempre riconoscibili, ma de-roga chi tiene il volto coperto permotivi religiosi. “La mia ordi-nanza vuole andare contro que-sta deroga, e dire che anche chi sicopre il volto per usanze religio-se, non può più farlo”. SecondoCancellieri la cosa aiuterebbeanche il gentil sesso a uscire “daun certo tipo di cultura maschi-

lista”. Ma non tutte le donne so-no dello stesso parere. Khadija,energica leader della piccola as-sociazione di donne musulma-ne di Ponte Armellina “MondoMigliore”, lotta proprio per ab-battere i pregiudizi su chi indos-sa il velo. “Come fa a lasciare in-tendere che alle donne musul-mane il velo viene imposto daimariti?” si domanda Khadija.“Molte di noi si sono velate unavolta arrivate in Italia quandoerano già sposate, perché spessoil velo, in una società dove l’inte-grazione è difficile, rappresentaprotezione. Mi meraviglio di

sentire cose del genere dal sin-daco di un paese così attaccatoalla religione come l’Italia”. Kha-dija, che in dossa un velo che la-scia scoperto solo l’ovale del vi-so, sostiene che il sadl, il velo conla retina davanti agli occhi, o ilniqab, quello con una feritoiaper gli occhi, (che non sono ilburqa, usato dalle afgane e nondalle arabe) non è obbligatorioper le donne musulmane, machi vuole indossarlo deve esserelibera di farlo. Alla stessa conclusione è arriva-to il Tar del Friuli nel 2006, re-spingendo il ricorso del sindaco

leghista di Azzano Decimo con-tro la Prefettura di Pordenoneche aveva rifiutato di dare il vialibera a un’ordinanza comunaleche vietava di indossare veli, ca-schi integrali o altri accessoriche nascondevano il volto.Nel caso in cui Maroni dia l’ok alprovvedimento di Cancellieri cisarà un’inversione di tendenzain materia di pubblica sicurezzae approccio alla libertà di cultoche farà discutere più di adesso.Ma c’è già chi da Roma, tra le fi-le del Pdl, vorrebbe trasformareil divieto del niqab in legge.

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Mamadou e gli altri dall’AfricaAmbulanti a Urbino: dormono a Pesaro e vendono ai turisti

“Sono venuto in Europa perchéguardando la televisione pen-savo che qui avrei po-

tuto fare soldi, invece non è co-sì”. È un ragazzo estroverso Ma-madou. Ferma le persone congarbo, sorride e con pazienza ri-ceve l’ennesimo rifiuto. “Non èfacile il lavoro del venditore am-bulante, si va in strada tutti igiorni e si guadagna decente-mente solo il sabato, quando siriescono a fare 30 o 40 euro”. Ma-madou è arrivato dal Senegalcinque anni fa. Lui ne ha venti-sei. Parla francese, e aveva pen-sato di trasferirsi a Parigi per fa-re l’università. Ma era impossi-bile, per un ex studente di liceoscientifico di Dakar figlio di nes-suno, ottenere una borsa di stu-dio nel proprio paese. Per que-sto è venuto in Italia. Prima si èmesso a vendere ombrelli a Mi-lano appoggiandosi a una co-munità senegalese di Sesto SanGiovanni. Come abusivo si èpreso anche una multa di 5.000euro che non potrà mai pagare.Poi è arrivato a Fano, dove vivo-no da tempo i suoi due fratellimaggiori, entrambi camionisti.L’Africa più vicina, adesso, latiene sottobraccio, raccontatanei libri che tenta di vendere aipassanti. Ogni giorno nel centro di Urbi-no ci sono tre o quattro ambu-lanti. Arrivano, stanno una ouna mezza giornata, e poi ripar-tono. La loro base è a Pesaro, do-ve vivono in case sovraffollateaiutandosi tra connazionali, per pagaregli affitti più bassi possibile. A Urbinonon sono sempre gli stessi. Cambianometa ogni giorno e si muovono nell’en-troterra e sulla costa, tra Ancona e Ra-

venna. Ritornano nella stessa città concadenza settimanale. Tra di loro non sipestano i piedi. E li vedi ogni tanto al te-lefono che chiamano un “collega” per av-visarlo che si stanno spostando.

Ja non parla volentieri. Abbassa sconso-lato le braccia piene di collane, braccia-letti e occhiali da sole di plastica. Li com-pra insieme ad altri da un grossista. An-che lui è senegalese e dice di essere cin-

quantenne: “Sono da vent’anni in Italia eper me non è facile. Ero a Gallo (Urbino2) e facevo lavori in nero. Ma quando nonho avuto più di che guadagnare, mi sonotrasferito a Pesaro e ora mi tocca fare

l’ambulante”. Ja preferiscenon raccontare con quantepersone vive nella casa che gliaffitta un proprietario italia-no: “Il padrone non vuole che di-ciamo in giro quanto paghiamocomplessivamente d’affitto. Tiposso dire quanto spendo da so-lo: 50 euro al mese”. Ja ha paura,perché è clandestino: “Ma hosempre cercato lavoro. Due mieiamici li hanno chiusi in prigione– sussurra riferendosi ai Centri diidentificazione ed espulsione –perché i giornalisti scrivono e di-cono in televisione che siamotroppi”.A Urbino i venditori ambulan-ti arrivano insieme con la pri-mavera. “Si guadagna un po’meglio con le gite scolastiche -spiega Omar, un ragazzo cor-pulento di venticinque annidel Mozambico - gli studenti sidivertono, si fermano in grup-po, curiosano e comprano. Epoi va abbastanza bene con ituristi e gli universitari. Lagente è abbastanza gentile, esiamo felici quando veniamoqui, anche se nell’arco dell’an-no guadagnamo meglio nellecittà di mare, soprattutto a Ri-mini nel periodo estivo”. Omarcondivide una casa a Pesarocon altri immigrati del Mo-zambico.Adbul, quarantasei anni delSenegal, ha il viso macchiatoda una cortissima barba brizzo-

lata. E le rughe della stanchezza. Prima diallontanarsi, si arrabbia: “Se avessi un la-voro migliore, adesso non mi vedreste instrada”.

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La strana guerradei quattro veli

Fermignano si divide sull’ordinanza anti-burqa

Il sindaco Cancellieri: “Girare a viso coperto, roba da Medioevo”

ERNESTO PAGANO

LORENZO ALLEGRINI

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CITTÀ

Un eliporto abbandonatoLa piattaforma, prevista nel progetto iniziale dell’ala sud, non è stata mai attivata

Da maggio controlli sulla tenuta sismica degli edifici dell’ospedale. L’ufficio tecnico: “La struttura è solida”

Silenzio, non si ballaControlli a tappeto nei locali del centro

A Urbino ci sono “pub” che a certi divieti non voglionorassegnarsi. E per questo vengono severamente multati.Dal 30 gennaio 2007 i locali che somministrano cibo ebevande (cioè tutti quelli dentro le mura) possono orga-nizzare intrattenimenti musicali, ma a volume moderato;in ogni caso è proibito ballare e le presenze non possonoessere più di cento. In questi due anni e mezzo si sonosusseguiti i controlli da parte delle forze dell’ordine, chehanno trovato fuori norma la gran parte dei locali del cen-tro. Ultimi provvedimenti, quelli adottati nei confronti delBosom, rimasto chiuso dal 9 al 13 aprile. (m.b)

LA MOVIDA

Salendo le scale ester-ne dell’ala sud dell’o-spedale di Urbino siarriva su una pistad’atterraggio. Dis-adorna e abbando-

nata. Si tratta di una elisuperfi-cie in elevazione, prevista nelprogetto iniziale dell’edificio edotata delle strutture adatteper permettere l’atterraggio diuna eli-ambulanza nei casi diemergenza.L’intera struttura è lasciata a sestessa: mancano luci sulla pi-sta per l’atterraggio notturno;una porta con maniglie antipa-nico conduce ad una stanzacompletamente vuota e i murievidenziano crepe e mancateristrutturazioni. L’elisuperfi-cie è inutilizzata e in stato didegrado.“La pista – dichiara l’ingegnerRodolfo Cascioli tramite l’uffi-cio stampa dell’ospedale – po-trebbe essere utilizzata solo seesistesse un servizio di manu-tenzione e sorveglianza che ri-chiede la disponibilità di unasquadra specializzata per 24ore al giorno con notevoli costidi gestione”. E continua: “Du-rante i lavori di completamen-to dell’ala sud si è preferito at-tendere, non ultimare la pista eutilizzare le risorse per operepiù urgenti come il blocco ope-ratorio, il reparto dialisi e il par-cheggio sud”. Secondo le di-chiarazioni dell’ingegnere lastruttura è stata “positivamen-te collaudata”. Effettivamentevi sono paratie laterali, ma lapista versa in pessime condi-zioni e non tutte le luci per l’at-terraggio appaiono in regola. Ilpronto soccorso di Urbino uti-lizza sempre il campo sportivocome sede per gli atterraggid’emergenza. “Ho visitato duevolte la struttura – ha dichiara-to Alberto Cecconi, dirigentedella Protezione civile dellaMarche – e mi sembrava a nor-ma. Ma non è stata mai attiva-ta. L’unica elisuperficie in ele-vazione nelle Marche è a Fer-

mo. Altre elisuperfici, ma nonin elevazione, si trovano a Pe-saro e a Fossombrone”.La situazione dell’eliporto ri-entra nei dubbi che ha solleva-to lo stato dell’ospedale di Ur-bino dopo il terremoto dell’A-quila. Terrazzi pericolanti, fer-ro arrugginito che fuoriesce dalcemento armato, facciate (del-l’ala nuova soprattutto) com-pletamente da rifare. “L’ospe-dale di Urbino – risponde l’uffi-cio tecnico - è munito di tuttele certificazioni necessarie allosvolgimento delle proprie atti-vità. La fatiscenza degli edificinon è legata a problemi di sicu-rezza: la struttura portante èsolida. Periodicamente, infat-ti, vengono effettuate verifichee controlli sulla struttura dai

servizi ASUR”. Nell’agosto2008 è stata avviata una garaper dare un incarico a profes-sionisti capaci di valutare la re-sistenza sismica dell’ospedale.Il prossimo mese gli incaricaticominceranno il loro lavoro,pagato per il 50% dallo Stato, eper la restante metà dall’azien-da sanitaria del territorio. L’o-perazione dovrà essere portataa termine entro 10 mesi. Sonostati previste anche ristruttu-razioni all’interno del pianotriennale dei lavori pubblici2009-2011. Entro il 2009 saran-no realizzati un nuovo bloccoparto, un nuovo centro endo-scopico, un’altra sala convegnie un’accurata manutenzionedel reparto psichiatria.

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LUCA ROSSI La pista d’atterraggio

in cima all’alanuova della

struttura sanitaria.Sotto, il

degrado dellepareti accan-to alla porta

antipanico

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Dopo trentuno anni di fabbrica, ottoore ogni giorno, si ritrova in tasca, afine mese, 1.200 euro. E ora che il pa-

drone lo ha messo in cassa integrazione, labusta paga si è alleggerita di altri 300 euro.Piero Arduini, operaio all’Ifi (specializzatanella costruzione di banconi da bar) sorri-de: “Ora non c’è da preoccuparsi. Il peggiodeve ancora venire”.Piero ha 53 anni, faccia gioviale e fisico al-lampanato. Qualche giorno fa, è terminatala sua settimana di cassa integrazione ed ètornato a lavoro. Comincia a parlare men-tre uno squarcio di sole primaverile si apresulla fabbrica. Con la mano che sembra dipietra ravvia i capelli radi e sudati; il suo ali-to odora di caffé e tabacco: ha appena fini-to il turno che va dalle otto a mezzogiorno.Nell’azienda dove lavora, ci sono quasi tre-cento tra operai e impiegati. Da gennaio inottanta sono cassintegrati a rotazione. “Ioho fatto finora 3 settimane, una al mese. Mac’è anche chi ne ha già 8 o 9”. Le imprese non

possono superare il tetto delle 52 settimaneannuali di cassa integrazione. L’Ifi ha deci-so di dosarle e di spalmarle tra più operai.Negli ultimi mesi ha perso circa il 20% delfatturato; le richieste dal mercato estero,come per quasi tutte le aziende pesaresi, ècrollato. Il rapporto con le banche sta di-ventando problematico: “L’altro giorno hachiamato un cliente, pregando di non an-dare a riscuotere l’assegno perché era sco-perto. Si trattava di una grossa somma”, di-ce allargando le braccia. Per ora la cassa integrazione è stata inter-rotta: “Ora non c’è n’è bisogno, quello esti-vo per noi che produciamo anche banchifrigo per gelati è il periodo migliore”. Ma sa-rebbe da stupidi tirare un sospiro di sollie-vo: “A settembre abbiamo solitamente uncalo fisiologico. Chissà - si chiede Piero, ac-cigliandosi - con la crisi che cosa accadrà?”Nella stessa fabbrica, l’operaio Arduini èstato in cassa integrazione anche negli an-ni ‘80. “Allora però fu diverso. Ne feci quat-

tro o cinque mesi continuativi. Però c’erauna ristrutturazione industriale in corso.Passavamo dai banconi di legno a quellid’acciaio. All’epoca i padroni investivanoancora sul futuro”. Ci fu qualche mobilita-zione: oggi non c’è nemmeno l’ombra diuna contestazioneL’Ifi negli anni ’70 era una fabbrica moltopoliticizzata. Palmiro Ucchielli, prima didiventare sindaco e poi presidente dellaProvincia, faceva l’operaio proprio qui.Quando scioperavano, gli operai battevanole chiavi inglesi sui rulli cilindrici del nastrodi produzione. Il padrone gli diceva: “Primache io vi dia cento lire, i rulli devono diven-tare quadrati”. I lavoratori non ebbero le100 lire e i rulli rimasero tondi. “Ma - ricor-da Piero - almeno 90 riuscivamo ad ottene-re. Oggi - dice con mestizia - ci siamo am-morbiditi. I lavoratori, soprattutto i più gio-vani, non hanno coscienza di cosa signifi-chi essere operai”.

(g.m.)

il Ducato

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Cassa integrazione +436%Drammatici i dati del primo trimestre 2009: chieste dalle aziende 707.756 ore

Anche i mobilifici in difficoltà. La Cgil lancia l’allarme: “La situazione non è mai stata così grave da 10 anni”

Inumeri descrivono una si-tuazione eccezionale: leimprese industriali dellaprovincia di Pesaro Urbi-no, nel primo trimestre del2009, hanno aumentato la

cassa integrazione del 1291,6%rispetto all’anno precedente; so-no 1.304 i lavoratori messi in mo-bilità. Una valanga, una slavinache è il termometro di una con-giuntura prevedibile, ma velocis-sima. Tanto che non c’è nemme-no il tempo di esaurire le pratichee distribuire i soldi. Una commis-sione dell’Inps si riunisce ognisettimana per stanziare i fondidestinati alla cassa integrazione,ma non riesce tenere il passo conle istanze delle aziende, che arri-vano quasi quotidianamente.“Il 2009 si apre con una situazio-ne allarmante. I livelli di cassa in-tegrazione e mobilità sono i piùalti degli ultimi dieci anni” dicepreoccupata Cristina Ortolani,responsabile dell’Ufficio Studidella Cgil provinciale. Da gennaio a marzo le aziendedel pesarese hanno fatto ricorsoa 707.765 ore di cassa integrazio-ne. Di queste quasi un quarto so-no state richieste di cassa inte-grazione straordinaria. Dato an-cor più inquietante, dal momen-to che quest’ultima viene dispo-sta quando l’impresa si trova indifficoltà molto gravi. In percen-tuale l’aumento complessivodella cassa integrazione è statodel 436,1%. Da non sottovalutare nemmeno inumeri relativi alla mobilità. I1.304 coinvolti dal provvedimen-to nel primo trimestre del 2009corrispondono ad un incremen-to percentuale del 195%. “In solitre mesi, sono stati colpiti tanti la-voratori quanti normalmente sene contavano in un intero anno”,sottolinea Cristina Ortolani.“Mobilità” è un po’ un eufemi-smo per dire licenziamento. L’a-zienda interrompe comunque ilproprio rapporto di lavoro con illavoratore. Ma, se messo in mo-bilità, percepisce un’indennitàmensile maggiore rispetto aquello che gli spetterebbe con la

disoccupazione ordinaria.Cifre che spaventano. L’Inps, conuna direttiva nazionale, ha im-posto ai direttori delle sedi pro-vinciali di non divulgare dati su-gli ambiti locali. Il direttore di Pe-saro Urbino non ha fatto eccezio-ne:contattato telefonicamente,non ha voluto rilasciare dichiara-zioni. Che, però, ad Urbino e intutta la provincia la situazione siaestremamente grave lo confer-ma un dirigente dell’Inps, che la-vora nell’ambito della cassa inte-grazione da più di 20 anni e che hapreferito rimanere anonimo.“Non ho mai visto una situazionedel genere”, dice al Ducato, “Unanno fa, le riunioni della com-missione che delibera la conces-sione della cassa integrazione al-le aziende si tenevano una volta asettimana e duravano al massi-mo mezz’ora. Oggi se ne svolgo-no di più, durano almeno tre oree siamo comunque indietro conil lavoro”.

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GIORGIO MOTTOLA

Piero Arduini, operaio, racconta come si vive la crisi in fabbrica

Cig nel primo trimestre 2009 a Pesaro Urbino

Le imprese industriali che hanno fatto ricorso, da gennaio a marzo, alla Cig+1291,6 %

Il dato complessivo della Cig in provincia di Pesaro Urbino +436,1 %

I lavoratori in mobilità nei primi tre mesi1.304

I mobilifici che hanno richiesto la cassa integrazione per i propri lavoratori

+1054 %.

“E il peggio deve ancora venire”

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ECONOMIA

Urbino rifonda il made in Italy

Gli italiani, si sa, ri-nunciano difficil-mente alle vacan-ze estive. E anchegli urbinati, non-ostante la crisi

economica, non sembrano vo-ler rimanere a casa durante leferie. Quest’anno però si guar-derà con molta più attenzione alportafoglio. Allora, per ridurre icosti, i turisti cercheranno di ac-contentarsi di soggiorni menolunghi, rivolgendosi anche astrutture più economiche.Gli operatori del settore sonoconvinti che l’estate 2009 saràl’anno dei viaggi nelle localitàbalneari italiane, (Sardegna,Calabria e Puglia tra le meteprivilegiate), ma a differenza diquanto si crede si può spende-re due volte meno per una va-canza dall’altra parte dell’A-driatico. Preferendo il più eco-nomico traghetto all’aereo, laCroazia e la Slovenia diventanocosì soluzioni davvero accessi-bili, con pernottamenti da 50euro al giorno; molto di menodei 100, 120 euro che occorronoper villeggiare in alcune zonedella Sardegna. Grecia e Balea-ri sono viaggi sempre molti ri-chiesti dai turisti urbinati, chepotranno scegliere tra tante so-luzioni per tutte le tasche. Saranno comunque i giovani apreferire una vacanza all’estero.In questo caso per risparmiare siorganizzeranno in internet, sen-za consultare agenzie di viaggi. Arestare in Italia, per lo più fami-glie e uomini di mezz’età, congrande gioia degli stabilimentibalneari della costiera, che spe-rano così di lavorare malgrado larecessione: molti bagni di Fano ePesaro, per attirare i tanti turisti“mordi e fuggi” del mare, nonhanno rincarato il listino prezzi2008 in spiaggia. Ombrelloni

Ese il futuro del made in Italy passas-se proprio per Urbino? Può darsi. Loscorso 21 aprile nella città ducale

c’è stato un convegno che diceva propriocosì: “Il futuro del made in Italy. Progettoe tutela”. Un’idea messa a punto da Enri-co Panero, avvocato e professore di dirit-to amministrativo all’università di Urbi-no, insieme a Maurizio Bonas, attualepresidente del “Comitato per la difesa e laTutela del Made in Italy”.Il comitato è nato nel febbraio 2004 gra-zie alla volontà di alcuni imprenditori difare chiarezza sulle leggi che regolano ilcomparto manifatturiero italiano. Adoggi, sono 600 le piccole e medie impre-se che vi aderiscono, e che danno lavoroa circa 250 mila persone. Tredici sono leaziende marchigiane. L’obiettivo è l’istituzione del marchio“100 per cento Italia”, di proprietà dellostato, da apporre sui prodotti il cui pro-cesso produttivo sia compiuto intera-mente nel territorio italiano. Per realiz-

zarlo, il comitato ha elaborato una pro-posta di legge che ha iniziato a far circo-lare proprio in occasione del convegno.Ma perché è stata scelta proprio Urbinocome prima tappa dei lavori del comita-to? Perché l’università di Urbino è stata laprima, insieme a quella di Firenze, a isti-tuire, nel 1986, su pressioni delle impre-se marchigiane, il primo corso di laureain “Design e discipline della moda” in Ita-lia. E il settore della moda, si sa, è il sim-bolo del made in Italy nel mondo. La battaglia è contro la delocalizzazionedelle grandi imprese italiane che poi ap-pongono, impropriamente, il marchiomade in Italy. “Più che delocalizzazionebisognerebbe chiamarla traffico di per-fezionamento passivo o anche sfrutta-mento di manodopera” puntualizzaMaurizio Bonas. Il traffico di perfeziona-mento passivo non è altro che la tempo-ranea esportazione di merci comunita-rie (materie prime o semilavorati) al difuori del territorio doganale dell’UnioneEuropea, al fine di trasformare tali mercie successivamente reimportarle in esen-zione (totale o parziale) dei dazi all’im-

portazione. Un’operazione finalizzata atrarre vantaggio dal costo inferiore dellamanodopera nei paesi in cui si delocaliz-za. La proposta di legge punta a tutelare unadelle risorse del nostro paese: “L’Italia hail 75% del secondario europeo, un vero eproprio patrimonio, spesso sottovaluta-to” continua Bonas. Ma bisogna tutelar-lo, altrimenti, “se non si salverà la picco-la e media impresa, l’Italia morirà cosìcome successo a Spagna e Inghilterra”. Dalla proposta ne trarranno beneficioanche le esportazioni, maggiormenteprotette dai numerosi falsi in circolazio-ne. Sebbene nel 2008 le esportazioni del-la provincia di Pesaro e Urbino abbianoregistrato un aumento verso mercatiquali l’Asia (+5,6%) e Africa (+24,7%),non si può certo dire che oggi l’export siail fiore all’occhiello né della provincia(0,2% dell’export delle Marche) né tanto-meno della regione (0,02% dell’exportnazionale). Chissà che questa iniziativanon possa risollevare le sorti delle espor-tazioni dell’una e dell’altra.

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quindi da circa 8 euro al giorno elettini da 5. A dire il vero non è iniziata colbotto la stagione per le agenzie,che registrano un calo di preno-tazioni ad aprile. Ma nessun al-larmismo, secondo Flavio Si-rotti, dell’Eventur: “Le prenota-zioni sono sì inferiori rispettoallo stesso periodo 2008 - rac-conta Sirotti - ma in genere iclienti vengono verso maggio egiugno. Aspettiamo”. Anche ilclima piovoso che ha accompa-gnato gli urbinati ad aprile hainciso sulle prenotazioni: ”E’

gli espedienti per una vacanza“low cost”: “Non vedo rinunceda parte degli utenti, ma si fapiù attenzione al prezzo. Quin-di per ridurre i costi, a prescin-dere dalla struttura più o menoeconomica, i turisti taglianosulla permanenza: al posto di15 giorni ne fanno 10. Chiara-mente poi, la bassa stagioneconviene. Sfido chiunque a tro-vare offerte per agosto. Parlia-mo di un’isola greca a 500, 600euro a testa per una settimananei mesi di giugno o settembre”.Occhio però alle offerte “last

una stagione questa che a livel-lo climatico non ci aiuta molto -aggiunge Michele Ugolino, del-la Fedux Travel - Perché il clien-te deve trovare un clima favore-vole anche qui ad Urbino perentrare in agenzia”. Alla Fedux,come nelle altre agenzie, sonocomunque tranquilli, visto cheil giro d’affari a Pasqua, non-ostante la recessione, non è ca-lato di molto.Ritornando sulle vacanze degliurbinati, il signor Franci, titola-re dell’Agenzia Marchionni,spiega quali sono secondo lui

Per impedire che le grandi imprese producano quasi tutto all’estero

MICHELE MASTRANGELO

FEDERICO DELL’AQUILA

Le vacanze low costsalveranno l’estate

Nonostante la crisi gli urbinati scelgono di partire

Tante occasioni all’estero. Croazia e Slovenia le più economicheSi può risparmiare prenotando soggiorni brevi last minute

minute”, cioè a quei viaggi che,essendo ancora rimasti dispo-nibili a pochi giorni della par-tenza, vengono venduti con ta-riffe vantaggiose. Non sempreconvengono. Così almeno lapensa Tiziana Pace, dell’agen-zia di viaggi Urbino Incoming :“Se prenoti prima, puoi averedelle buone occasioni che allafine hanno lo stesso costo dellast minute, con la possibilitàperò di razionare il pagamentoe scegliere la struttura che pre-ferisci”.

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E’un giorno di festa. Sulla piazza Du-ca Federico c’è una lunga fila, comeuna gigantesca lettera “L”. Sono i vi-

sitatori che aspettano di entrare per vederei quadri di Raffaello.A un mese dall’apertura della mostra siamoandati a controllare se l’organizzazione èimpeccabile sopratutto nei giorni in cui cisono più di turisti.Siamo in otto e i biglietti per lavisita della mostra e del palaz-zo ducale li abbiamo già riser-vati da qualche giorno.Stringendo tra le mani comeun trofeo il foglio della preno-tazione on line, varchiamo ilportone, saltando l’attesa sul-la piazza. Riusciamo, così, adaggiudicarci i nostri bigliettisenza aspettare troppo. Lostesso non vale per chi ha scel-to di venire alla mostra all’ulti-mo momento. E vedendoquante sono le persone in fila,si capisce che questa scelta l’-hanno fatta in molti.L’attesa all’entrata del palazzoè solo la prima di una lunga se-rie. All’interno ci sono altrepiccole code: ce ne è una da-vanti alla biglietteria, una perprendere le audio guide e biso-gna ancora aspettare per acce-dere alla mostra. Sono le 16 e secondo quantoc’è scritto sui nostri bigliettidovremmo essere davanti adun quadro di Raffaello già daqualche minuto, invece ci ritroviamo difronte alla signorina del desk: “Dovrete at-tendere che altri visitatori riconsegnino leaudio guide perché al momento sono ter-minate. Non so dirvi fra quanto tempo po-trete averle”. A questo punto si avvicina una signora. È

una guida di Urbino e propone di fare unavisita guidata. Le guide sarebbero riservateai gruppi di venticinque persone e andreb-bero prenotate almeno con quindici giornidi anticipo. Noi siamo in otto, mah! Per ottopersone la guida chiede 60 euro. Sono circa2 euro in più di quanto ci verrebbero a co-stare a persona le due audio guide, una perla mostra e una per la visita del palazzo, mavisto che per ora sono terminate accettia-mo l’offerta. Siamo pronti per entrare nelle

sale della mostra, ma una nuova fila ci fa at-tendere un quarto d’ora nel cortile internodel palazzo. Qualcuno dietro di noi comin-cia a spazientirsi. L’orologio segna le 16.30 eanche il personale mostra segnali di stan-chezza. Una ragazza dello staff vigila vicinoalla scala che porta alla mostra e ogni tanto

urla nel suo walkie-talkie: “Qui c’è una filaenorme. Fai scendere qualcuno che ha fini-to, sennò non posso far salire nessuno!” “Purtroppo chi esce dalla Galleria delleMarche e dal palazzo si incrocia con chi vaa visitare la mostra, e viceversa. Si creano,così, file lunghe e si rischia di scontentare ivisitatori. Civita ha organizzato tutto da Ro-ma e queste cose non le sa” dice la nostraguida. Qualcuno scende e finalmente pos-siamo infilarci nella prima sala e visitare la

mostra. Passiamo di quadro in quadro,ammirando le pennellature diRaffaello che a 17 anni - con unpo’ di autostima - si firmava giàcon il titolo di Magister. La guidasi ferma davanti alle opere piùimportanti e le spiega. I suoi rac-conti vengono però puntual-mente interrotti da fastidiosi eincessanti bip bip. Sono gli allar-mi messi a guardia dei dipinti esuonano di continuo: sono i soli-ti visitatori (accade in tutte le mo-stre, per la verità) che si sporgonooltre l’invisibile raggio che pro-tegge i dipinti e i disegni. Chi èmiope ne è quasi costretto: le de-scrizioni sono di una piccolezzaimbarazzante.Fra un bip e l’altro, fra un richia-mo dei sorveglianti, la prima sa-la è ormai piena di gente. C’èqualche bambino annoiato chefa i capricci (ah, se fosse possibi-le vedere Raffaello e papà Gio-vanni Santi da soli!) mentre altriparlano e ridono a voce alta. C’èanche uno strano scricchiolio: è

la pedana che si trova a terra tra ledue sale della mostra.Quaranta minuti dopo, la visita è termina-ta. Paghiamo la nostra guida: non c’è rice-vuta. La salutiamo mentre lei già corre dinuovo verso la biglietteria alla ricerca di al-tri visitatori spaesati.

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il Ducato

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Fra i capolavori con tanta pazienzaUn po’ di confusione, poche audioguide e bip degli allarmi

“Raffaello giàbatteogniprevisione”

Lorenza Mochi Onori soddisfatta della mostra

Poca pubblicità, Civita risponde: “Non si poteva fare di più”

ANNALICE FURFARI

GIULIA AGOSTINELLI

Turisti in attesa di entrare a Palazzo Ducale

“Il numero di vi-sitatori, a unm e s e d a l l ’ i -naugurazione,sta superandole aspettative”.

Non ha esitazioni Lorenza Mo-chi Onori, sovrintendente re-gionale ai Beni storicoartisticie etnoantropologici, nell’esal-tare i risultati della sua creazio-ne, la mostra “Raffaello e Urbi-no”. Come conferma Civita ser-vizi, la società organizzatrice, ivisitatori, alla data del 26 apri-le, sono stati 36.552, con unamedia giornaliera di 1.589. Leprenotazione acquisite sonogià 36.565, di cui 26.293 per iprossimi giorni. Certo, siamoancora lontani dai 433.483 visi-tatori della mostra su Correg-gio, ospitata, dal 20 settembreal 25 gennaio, a Parma e valsaall’Italia il 43esimo posto nellaclassifica delle mostre più visi-tate al mondo, nella stagione2008-2009. Nonostante ciò, gliorganizzatori si dicono piena-mente soddisfatti, anche per-ché “queste cifre hanno già col-locato la mostra ai vertici delleclassifiche italiane”. “Nella set-timana di Pasqua – dice Alber-to Rossetti, direttore di Civita –l’esposizione è stata la secondapiù visitata in Italia, preceden-do mostre come quella su Giot-to al Vittoriano e sul Futurismoalle Scuderie del Quirinale”.Centrato anche il target per ilquale l’evento è stato pensato:un pubblico colto, che com-prende le associazioni cultura-li, gli appassionati d’arte e glispecialisti. E perché no, anchela scuola, con i suoi ragazzinivocianti che fanno aumentarein maniera consistente il nu-mero dei visitatori, soprattuttonei giorni feriali, quelli in cuisolitamente la gente non fre-quenta i musei. Senza dimenti-care gli stranieri, che stannoaccorrendo numerosi, e gli ur-binati, che hanno approfittatodella riduzione del costo del bi-glietto dal 21 al 23 aprile. Proprio i residenti si erano la-mentati della cattiva imposta-zione della campagna di spon-sorizzazione della mostra. “Ciaspettavamo – afferma AldoPasotto, cuoco del ristoranteLa Balestra – che l’attività pub-blicitaria venisse organizzatacon un anno di anticipo. Alcontrario, ci si è mossi solo duemesi fa e questo ritardo ci hafatto perdere un sacco di clien-ti. Con i soldi del finanziamen-to si sarebbe dovuto predispor-re un ufficio stampa degno diquesto nome, che avrebbe do-vuto creare una grande curiosi-tà attorno all’evento”. Civita ri-sponde alle critiche, per boccadel suo direttore: “C’è una fase

preparatoria dell’organizza-zione, costituita da rapporticon le redazioni, mailing emarketing. C’è, poi, una secon-da fase, più visibile, in cui si svi-luppa il piano mezzi: pubblici-tà, affissioni, spot, articoli e se-gnalazioni sui giornali. Nel pri-mo caso, sarebbe stato utilepartire con più anticipo. Nel se-condo, la tempistica è funzio-nale alle risorse disponibili.Certo che si poteva partire pri-ma, ma con quali soldi?”. Inogni caso, a detta di Rossetti, lamostra è stata ampiamentepubblicizzata sui giornali.D’accordo è anche Mochi Ono-ri, secondo la quale il numero

dei visitatori, “attirati anchedalle critiche entusiastiche”,sgombera il campo da ogni po-lemica. “Tanto più che abbia-mo raggiunto il limite di ca-pienza delle sale espositive”,prosegue la sovrintendente. Lacuratrice della mostra consi-dera raggiunto anche l’obietti-vo fondamentale dell’esposi-zione: “Far comprendere che,per capire l’arte di Raffaello edel Rinascimento in generale,bisogna necessariamente visi-tare Urbino e i suoi tesori. Que-sta è anche l’eredità che la mo-stra lascerà alla città, nella spe-ranza che ci siano margini diguadagno tali da spingere Civi-

ta a organizzare altri eventi diquesta portata”. Sarà proprio lasocietà romana a raccogliere ilricavato dell’esposizione e do-vrà dividerlo con lo Stato. L’o-biettivo primario è rifarsi dellespese, divise tra trasporto, alle-stimento, restauri, prestiti (ipiù costosi), assicurazioni, in-vestimento, climatizzazione,editoria e, solo in fondo alle vo-ci, comunicazione. Un totaledi 1.700.000 euro, concessi daRegione, Provincia, Comune,Banca Marche, Ministero per iBeni e le Attività culturali e Ci-vita, principale finanziatrice.Un’altra critica espressa dagliurbinati riguarda la durata del-

la mostra. “In primavera – so-stiene la titolare del negozio dioggettistica Regalandia – la città è sempre visitata da ungran numero di persone, com-plici le gite scolastiche. La mo-stra sarebbe dovuta durare fi-no a novembre: solo così si sa-rebbe garantito un consisten-te afflusso turistico nei mesiestivi, quando Urbino si svuo-ta”. Ma la curatrice ribatte: “Sa-rebbe stato impossibile otte-nere il prestito dei quadri perpiù di tre mesi, anche perchégarantire una corretta clima-tizzazione d’estate non è faci-le”.

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Visitatori nella prima sala della mostra dedicata a Raffaello

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CULTURA

Da piccolo ci nuo-tava dentro, oggivince premi gra-zie alle sue ac-que. Michele Pe-trucci deve tanto

al Metauro. Un fiume di ricordi,un’infanzia vissuta a giocare sulsuo letto. E un traguardo impor-tante, il premio Micheluzzi co-me miglior sceneggiatore vintouna settimana fa al Comicon diNapoli, una delle principali ker-messe italiane dedicate al fu-metto.Ha superato Gianfranco Man-fredi, Roberto Recchioni, LeoOrtolani, Ausonia. Grossi cala-bri della nona arte, nazionale enon solo. La giuria ha preferitolui, l’autore dei testi e delle tavo-le di “Metauro”, romanzo a stri-sce che racconta una battagliastorica a cui tutti dobbiamoqualcosa. Magari senza nem-meno saperlo.Romani contro cartaginesi, inpalio il nostro futuro. Che poi è ilnostro presente. “Non faccio lastoria con i se e con i ma, peròcredo che la battaglia del Me-tauro abbia segnato una cesuracon il passato”. Alberto Berardi,studioso di storia e di tradizionipopolari, si concede il beneficiodel dubbio, ma non nascondeche, se le cose fossero andate di-versamente, forse l’Occidentedi oggi non sarebbe quello che è.Berardi, che di Metauro ha cura-to una delle due prefazioni, siimmagina uno scenario fatto dipersone di un colore un po’ piùscuro del nostro. La cultura nonsarebbe stata quella grecoro-mana. Il diritto, l’arte, la scultu-ra, le architetture, l’urbanistica.Tutto quello che fa una civiltàsarebbe stato diverso.E’ in quell’occasione che Romasi liberò di un incubo. E’ noto cheAsdrubale attraversò la penisolaper raggiungere il fratello Anni-bale, bloccato al sud. I romanitrasferirono parte delle proprielegioni e le schierarono controAsdrubale senza che lui se ne po-tesse accorgere. Ottomila uomi-ni spostati dal fronte che stavatenendo d’occhio Annibale, sca-gliati contro le truppe del suoconsanguineo che, ignaro di tut-to, non si aspettava che Romapassasse dalla fase di conteni-mento a una vera e propria ag-gressione. Asdrubale restò senzaaiuti. Isolato. Impossibilitato acombattere per inferiorità nu-merica. Tentò la fuga, ma fu rag-giunto nel giro di una notte perpoi finire sconfitto. Fu la disfattadi un uomo e del suo esercito, maanche il primo passo verso il de-clino di un impero. Duecento-sette anni prima di Cristo, perCartagine fu l’inizio della fine.Sullo sfondo un fiume, il Metau-ro. In un punto indefinito delsuo corso. Ancora oggi si discu-te della reale location della bat-taglia. E’ per questo che Petruc-ci ha evitato di tracciare puntigeografici precisi. Anche perchéla sua è una storia fatta di even-ti, ma pure di empatia. Quasi diintrospezione.

Il protagonista è Michele, l’au-tore stesso, che in Metauro rico-struisce il passato ma lascia an-che tracce autobiografiche. E’“biofiction”, per alcuni. E si ca-pisce dal fatto che non è solo perun’attrazione fatale nei con-fronti della storia che Petrucciha dedicato tre anni a questo la-voro, ma anche per aver scoper-to che, secondo una delle ipote-si più probabili, il luogo dellabattaglia è proprio quello doveha vissuto per tanti anni. “Sonocresciuto tra Lucrezia e Calci-nelli, e la casa dei miei era a due-cento metri dal fiume. Da ragaz-zino giocavo lì. E ci andavo anuotare, quando ancora si pote-va”.Del suo prossimo libro, Petruccianticipa che assomiglierà a Me-tauro. Si parlerà ancora una vol-ta degli eventi che hanno segna-to la nostra memoria. Racconte-rà del brigantaggio, ma senzapassare per l’autobiografia. Unaltro viaggio a fumetti ambien-tato a metà del 1800, alla ricercadelle nostre origini. A cavallo traFano e Pesaro, passando per ilMontefeltro. Fedele all’idea che“conoscere la storia locale è co-noscere quello che si è”.

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Metauro, vincere a fumettiMichele Petrucci premiato al Comicon di Napoli come miglior sceneggiatore

Una graphic novel sulla battaglia tra romani e cartaginesi. Lo storico Berardi: “Una cesura con il passato”

SIMONE CELLI

Dieci anni tra autoproduzionie successi internazionali

Michele Petrucci nasce nel ’73 aFossombrone. Ha una formazione da grafi-co, ma oggi lavora a tempo pieno nelmondo dei fumetti. La sua carriera iniziadieci anni fa. Nel ‘99 si unisce allo studio“Innocent Victim” e pubblica Keires, il suothriller d’esordio, e Sali d’argento.Entrambi conquistano anche il mercatofrancese e quello statunitense.Il primo riconoscimento arriva nel 2002.Sempre a Napoli, Petrucci vince il premioMicheluzzi - Nuove strade come miglioresordiente.Metauro è il suo ultimo lavoro. Uscito inItalia lo scorso settembre, sta per sbarca-re anche in Francia. Con questa graphicnovel ha convinto ancora una volta la giu-ria del Comicon, che lo ha premiato comemiglior sceneggiatore del 2008. (s.c.)

L’AUTORE

Il fiume Metauro. A fianco, dettagli della copertina e delle tavole del libro. In basso, Michele Petrucci

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il Ducato

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Quest’estate il duca si diverteCultura e spettacoli si spostano dal teatro Sanzio alle strade e alla fortezza

Il clou delle feste la rievocazione del matrimonio fra Federico e Battista Sforza. Atteso Franco Zeffirelli

ANDREA TEMPESTINI

Un’immagine della Festa del Duca 2008, organizzata da “Associazione rievocazioni storiche”

ancora la Crispini – anche se lasua partecipazione non è stataconfermata”. A controno deglieventi anche dei laboratori -fra cui tessitura, ricamo rina-scimentale e giocoleria – untorneo cavalleresco e un cam-po d’armi che verrà allestitoall’interno della fortezza. Passo indietro al 20 giugno,giorno in cui i compositori Da-vid Monacchi e Simone Sorinidaranno vita al “De DivinaProportione”. Lo spettacolomultimediale trae il nome daun trattato dei primi del ‘500del matematico di San Sepol-cro Luca Pacioli. Nelle primepagine dell’opera, Pacioliscrisse che avrebbe appassio-nato chi si intende di matema-tica, musica e architettura, “Enoi cercheremo di trasporre leteorie matematiche con i suo-ni degli strumenti, tramite unacombinazione di musicaquattrocentesca e musicaelettronica” spiega Sorini, cheaggiunge: “La melodia non sa-rà progettata da un punto di vi-sta estetico, ma in modo che isuoni siano una risultante disottrazioni matematiche”.Dell’evento, inquadrato nellecelebrazioni per Raffaello, èmolto soddisfatta l’assessorealla cultura Lella Mazzoli:“Monacchi e Sorini, artisti fa-mosi in tutta Europa, sono si-nonimo di grande qualità”.Possibile la presenza di Pier-giorgio Odifreddi. Confermata, fra settembre eottobre, la quarta edizione di“Ars libraria e parole in gioco”, ilfestival dedicato ai giochi di pa-rola con spettacoli, proiezioni,letture e recital nei luoghi piùsuggestivi della città. La mani-festazione - che verrà aperta dauna mostra di Renato Brusca-glia, l’incisore urbinate scom-parso nel 1999 – ha già raccoltola rinnovata adesione dell’enig-mista Stefano Bartezzaghi. “Arslibraria è un evento che vuoleandare oltre il territorio locale, eche lo scorso anno è stato ungrosso successo mediatico e dipubblico” dichiara ancora laMazzoli, che incalza: “Spero chenon cambi con la nuova giunta

Un’estate nel sol-co tracciato dal-la tradizione: ilXV secolo di Fe-derico da Mon-tefeltro, in gran

parte, ancora lascia l’improntasulle iniziative culturali deiprossimi mesi.Dopo lo spettacolo del 5 mag-gio, “Nuova danza italiana. An-ticorpi explo” in cui si esibiran-no i giovani talenti del ballo no-strano, chiuderà la stagione delteatro Sanzio: d’estate e senzal’aria condizionata non è agibi-le. Unica eccezione, per ora, ilfuori cartrellone “Tra lirico epop”, un concerto-aperitivo or-ganizzato per il 18 giugno dalResto del Carlino; obiettivo laraccolta fondi per il reparto dineurochirurgia infantile dell’'o-spedale Salesi di Ancona.Cultura ed eventi si sposterannoin strada. Dal 18 al 27 di luglio larassegna “Urbino musica anti-ca”, con corsi che spazierannodall’oboe barocco all’arpa rina-scimentale, dalla musicologia aicorsi di respirazione. Oltre allamostra di strumenti antichi, cisaranno più di venti concerti indieci giorni: il 24 luglio ritorne-rà, dopo il successo dello scor-so anno, il liuto di Paul O’Dette.Salto ad agosto e alla tradizio-nale Festa del Duca, dal 14 al 16.Quest’anno la rievocazione sa-rà dedicata al matrimonio ce-lebrato nel 1460 fra Federico ela piccola Battista Sforza (all’e-poca aveva tredici anni), nipo-te del Signore di Milano: unmatrimonio politico che si dicemutò in unione profonda. Eprolifica: sette figli in dodicianni di matrimonio. FrancescaCrispini, presidente di “Associa-zione rievocazioni storiche”, ri-vela che la parte finale della cele-brazione si terrà alla fortezza Al-bornoz, e che le rassegne di poe-sia teatro e danza “Si sposteran-no fra i luoghi più nascosti delcentro”. La sezione dedicata alcinema storico quest’anno sa-rà dedicata a Shakespeare.“Contiamo sulla presenza delmaestro Franco Zeffirelli – dice

comunale: sarebbe l’ennesimamorte di un evento in concomi-tanza con un cambio politico”.Nei prossimi mesi, però, nonsolo libri, parole e richiami alXV secolo. Il 22 maggio ci saràla “Notte bianca” di Urbino,ma il carrozzone organizzati-vo pare in ritardo. “Non abbia-mo ancora notizie precise dagliorganizzatori” afferma dubbio-so Stefano Gambelli dall’asses-sorato per le politiche giovanili.Il tredici e quattordici giugnosarà la volta del folkloristico“Palio dei Trampoli” di Schieti;l’evento clou sarà la gara sullelunghe gambe in cui si sfideran-no i rioni del paese. Conferma-ta anche per la prima metà disettembre la “54° Festa dell’A-quilone”.Urbino si prepara a un’estateparticolare. Più di tutti, però,saranno i commercianti acambiare abitudini e a ritarda-re le vacanze, perché fino al 12luglio c’è la mostra di Raffael-lo. Rimane questa la grande at-trazione che, si spera, calami-terà schiere di turisti e [email protected]

L’urlo del pianetaQuell’urlo che ha squarciato l’ariaper il tremendo sussulto del pianetaha percorso d’un tremito e di un fuoco come di lenta lucele nostre anime, che non hanno pace, anche se corre verso il benessere e l’opulenza, l’ha rinchiusa in uno schianto irrorandoci di pianto.E tu Calliope, Musa dimenticatahai disciolto i tuoi capelliscorrendo leggermente un suono d’arpa,che prima abbatte l’anima, ma subito la rinfranca.E noi naviganti con l’ancora incagliatainebetiti e affranticon sovrumani stenti,abbiamo ripreso il timone in manoe lentamente, ma con coraggio sovrumanoabbiamo ritrovato il faroche con la sua lucesempre a porto ci conduce.Perché l’uomo è un niente nell’immensità,ma quando chiede e soprattutto dàsi fa unico ed immenso nell’Eternità.

ZENO FORTINI HA SCRITTO UNA POESIA PER IL DUCATO

carte

llonemaggio

Cinema

X-MAN LE ORIGINIWOLVERINE

di GavinHoodCinemaDucaleSALA 1fino al 15

maggioFeriali: 20.30 - 22.30Festivi: 16.30 - 18.30 -20.30 - 22.30

C’è un passato violento eromantico nella vita diWolverine: il suo complessorapporto con Victor Creed e

il minaccioso programmaArma X. Nel suo percorso,Wolverine incontra moltimutanti, che già conosce,ma anche di nuovi, compre-se sorprendenti apparizionidi diverse leggende dell’uni-verso di X-Men.

COMPLICI DEL SILENZIOdi Stefano IncertiCinema Ducale

SALA 2fino al 7maggioFeriali:20.30 - 22.30Festivi:

16.30 - 18.30 - 20.30 -22.30

Maurizio Gallo, un giornali-sta sportivo e Ugo, fotore-porter, sbarcano a BuenosAires come inviati aiMondiali di calcio del 1978.L'evento sportivo è l'occa-sione per la dittatura milita-re di Videla per far caderenell'ombra le violazioni deidiritti umani che va perpe-trando.Gallo si troverà coin-volto in un'intricata vicendapolitico-militare che metteràin secondo piano il grandeevento sportivo che loaveva portato in Argentina.

CHE-GUERRIGLIAdi Steven SoderberghCinema Ducale

dal 8 al 15maggioFeriali: 20 -22.30 Festivi:17.30 - 20 -

22.30

La vita di Ernesto “Che”Guevara dopo il trionfodella rivoluzione cubana:dal discorso all’Onu finoalla morte. E’ il 1966 quan-do il Che decide di andarein Bolivia a cominciare unanuova rivoluzione.

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«Anoialtri, gente comune, vincere eperdere ci costa caro lo stesso». Aparlare è Madre Courage, prota-

gonista di un’ opera di Bertolt Brecht a cuifa da sfondo la Guerra dei Trent’anni. Paolo Polverini ha gestito il laboratorioteatrale “Corpi in guerra”. Dopo tre mesi dipreparazione, i lavori si chiuderanno il 6maggio alle ore 21.30, con uno spettacolonell’Aula Teatro del collegio Vela.Paolo ha consigliato ai ragazzi che hannopartecipato al laboratorio di leggere ildramma di Brecht, «perché lì ci sono diver-si tipi di umanità coinvolti nella guerra,ognuno ha i suoi motivi. Oggi anche noicittadini siamo coinvolti, e in fondo cimangiamo su». Così come “ci mangia su”Madre Courage, che gira per i territori de-vastati dalla guerra con il suo carro stra-bordante mercanzia. Ma la guerra in sensostretto, quella degli eserciti, è solo l’imma-gine più immediata di un discorso ampio,che include la vita stessa dell’attore. Il qua-le, secondo Paolo, «è un corpo in guerra:

nel suo lavoro non c’è pace, non si accon-tenta mai e arriva anche a combattere con-tro se stesso».Soprattutto, il tema del laboratorio è statosolo uno spunto per la libera interpreta-zione dei partecipanti. «Ognuno - spiegaPaolo - ha elaborato un percorso persona-le, e così ha avuto l’occasione di sperimen-tare i propri mezzi, fisici e intellettuali. An-tonin Artaud - prosegue Paolo riferendosial drammaturgo che diede vita al “Teatrodella Crudeltà” - diceva che l’attore non èsolo corpo e voce, ma è l’acrobata del cuo-re. Io ho lasciato il tema della guerra moltoaperto, per dare modo a chi cominciava arecitare di buttarsi nell’avventura del tea-tro, e i ragazzi hanno trattato diversi aspet-ti della guerra, non solo quella combattutacon le armi. Così nello spettacolo ci saran-no dei momenti corali, ma saranno privile-giate le performance personali, anche setutte legate dal filo rosso della guerra».Eleonora ha tessuto la sua parte di filo pen-sando alla mafia. Perché è siciliana, è don-na, e ha letto “Ad alta voce” di AntoninaAzoti, figlia di Nicolò Azoti, uno dei primi

sindacalisti a battersi per la riforma agra-ria in Sicilia e ad essere ucciso dalla mafia,nel dicembre 1946. «Le donne non sonomai state in guerra - spiega Eleonora - per-ché storicamente le guerre le hanno fattegli uomini. Quindi la donna ha combattu-to un altro tipo di guerra, quella dell’attesastraziante, di chi ha il marito lontano da ca-sa e deve pensare da sola alla famiglia. A meinteressava lavorare sulla mafia e sulla fi-gura femminile in guerra, spesso ignora-ta». Così ha tratto spunto dal libro di Anto-nina Azoti, una figlia che a causa dellaguerra mafiosa è dovuta crescere senza ilpadre.«Ho imparato che nulla deve venire comesi pensa, neppure le stagioni», sentenziaMadre Courage nel suo peregrinare colcarro a caccia di acquirenti. Chissà se nello spettacolo del 6 maggio inove attori del laboratorio - che è stato ilfrutto della collaborazione tra l’associa-zione “Teatro Aenigma” e il centro di ag-gregazione giovanile “Golem” - riusciran-no a stupire il pubblico. E anche se stessi.

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SPETTACOLI

Il cinema d’autorecome salvagente

Nel 2008, spettatori a meno 20 per cento

Ducale e Nuova Luce puntano sulla qualità dei film d’Essai

comune: puntare sul cinemad’essai. La mente va subitoverso film come Ladri di bici-clette, la Dolce vita o la Coraz-zata potemkin. Ma la conce-zione urbinate è ben diversa.Si parla di film di massa con unvalore aggiunto. “Quelli chehanno avuto più successo loscorso anno sono stati la Musi-ca nel cuore e Gomorra. Perquest’anno al momento il mi-gliore è stato Ex, riconosciutodi interesse culturale naziona-le”, ha specificato la Lazzari delNuova Luce. Al Ducale: “me-diocrità è la parola d’ordine.

Film come Italians e Natale aRio hanno spopolato, mentrepellicole come Diari o il Divonon hanno avuto il successosperato. La gente non vuoleimpegnarsi e riflettere”, haspiegato la Di Tizio. A predili-gere film d’autore è soprattut-to una clientela adulta e accul-turata che nelle pellicole cercaun risvolto morale e altamentequalitativo.I due cinema urbinati sono ri-conosciuti dal Ministero per iBeni e le Attività Culturali co-me sale d’essai e sono iscritti alprogetto Schermi di Qualità.

Lo scopo è quello di contribui-re al rilancio e alla diffusionedel cinema di qualità italiano ecomunitario. Le sale cinema-tografiche vengono suddivisein tre categorie a secondo delbacino di utenza di riferimen-to. Urbino rientra nella prima.Sia il Ducale che il Nuova Lucedevono dedicare almeno 100giornate ai film d’essai italianied europei per 15 fine settima-na consecutivi. Attraverso lostanziamento di un fondo daparte del Ministero, l’Agis (As-sociazione Generale ItalianaSpettacolo) eroga poi dei con-

tributi a sostegno dei cinemache decidono di aderire all’ini-ziativa. Peccato però che que-sti soldi arrivano sempre trop-po tardi.La cultura cinematograficasembra non appartenere allanostra società. Una spiegazio-ne deriva anche dalla possibi-lità di scaricare film da inter-net. A farlo sono soprattutto igiovani. “La pirateria è ungrosso problema - ha detto Co-stantina di Tizio - e l’Italia èuno dei paesi in cui il tasso èpiù alto”.

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Corpi in guerra sul palcosenicoSi conclude il 6 maggio il laboratorio del “Teatro Aenigma”

YLENIA MARIANI

DANIELE FERRO

Nella città ducaletanta cultura,ma poco cine-ma. Le sale sonosempre state se-mi vuote o quasi.

I proprietari hanno sempre la-mentato incassi al di sotto delguadagno minimo indispensa-bile. Secondo i dati Cinitel (societàche monitora incassi e presen-ze nei cinema), nel 2008 il Du-cale e il Nuova Luce hanno in-cassato complessivamente62.213 euro e le presenze sonostate circa 11.571. Nel primotrimestre del 2009 l’incasso èstato di 48.611 euro e gli spetta-tori sono stati 8.945. Un calodel 15-20 per cento rispetto al-lo scorso anno. “Abbiamo chiuso il 2008 più omeno in positivo. La crisi c’è daanni e si sente, ma in questo pe-riodo le cose sono peggiorateperché il problema è diventatomondiale. Ultimamente ab-biamo deciso di puntare sullaqualità e la clientela ci ha pre-miato”, ha detto Antonella Laz-zari del cinema Nuova Luce. Bi-lancio contrario per il Ducale:“Il risultato del primo trimestre2009 ci inviterebbe a chiudere.La situazione è molto negativa.Le persone che decidono di ve-nire al cinema sono sempre dimeno. La serata migliore èquando si raggiungono 150-200 spettatori, ma è capitatoanche di non poter proiettareperché in sala non c’era nessu-no. La nostra programmazioneprevede un film più commer-ciale e un altro più impegnato,per accontentare tutti i gusti.Ma il risultato non cambia”, haaffermato Costantina Di Tizio,proprietaria del Ducale. Risultati diversi, ma una scelta

Teatro

CERTO LUI NON SAAccademia di Belle Arti13 maggio

Nuova opportunità per gli stu-denti di Scenografiadell’Accademia di Belle Arti diUrbino di confrontarsi emisurare le loro abilità nell’of-ficina della scena con l’aiutodi professionisti. Il testo pre-scelto è “Un re in ascolto” diItalo Calvino: vero e propriomanuale sul linguaggio da cuipartire per sondare, in teatro,gli elementi della narrazione.

Musica

CONCORSO MAUInfo e rego-lamento suwww.ersub.itoppure al Cis0722/351961i s c r i z i o n i

gratuite entro 13 maggio

MAU: Musica All'Università2009 è il Concorso Musicaledell'Ente Regionale per ilDiritto allo Studio. Prevedequattro categorie: Musicaclassica Pop, Musica e parole,DJ Set. Possono partecipare

tutti gli studenti iscrittiall'Università degli Studi"Carlo Bo", all'Accademia diBelle Arti e all'ISIA di Urbino,al Conservatorio "Rossini" diPesaro e al V anno di Scuolesuperiori marchigiane. I finali-sti si esibiranno nella rasse-gna MAU 2009 che si terrà iprimi di giugno ad Urbino. Inpalio 3000 EURO e "viaggimusicali".

Eventi

UN ALTRO RINASCIMENTO.Sala del Maniscalco22 maggio ore 18

Un salto nell’antropologia conGiancarlo Scoditti e “Un altroRinascimento: mente e ragio-ne nell’arte del Pacifico”,ovvero la “scoperta” di conno-tati rinascimentali nellacomunità di Kitawa, isola delPacifico.

Mostra

RAFFAELLO E URBINOPalazzo Ducale

fino al 12luglio martedì -d o m e n i c a8 . 3 0 - 1 9 . 1 5lunedì 8.30 -

14.001° giugno: 8.30-19.15

Urbino non fu solo la cittànatale di Raffaello, ma deter-minò in modo significativo lasua formazione, restando pertutta la sua vita un punto diriferimento essenziale.Partendo da questo presup-posto, la grande mostra chesi apre nel Palazzo Ducale diUrbino intende recuperare evalorizzare questa strettaconnessione tra Raffaello e lasua città natale.

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il Ducato

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I candidati: due linee che L’ELEZIONE DEL NUOVO RETTORE IL 20

Nu m e r i , d a t i ,classifiche. Lasua impostazio-ne scientificaemerge sin dalleprime battute

del discorso. Il professor Mau-ro Magnani impiega quasi tut-to il quarto d’ora di presenta-zione per rivendicare i risultatiottenuti dal rettore uscente,Giovanni Bogliolo, di cui è sta-to prorettore vicario. La suacandidatura esprime la conti-nuità di un percorso iniziatootto anni fa e che ha vissutomomenti importanti: la rifor-ma della strutture gestionali eamministrative, l’istituzionedel Collegio dei revisori deiConti, la statalizzazione, il risa-namento, nel 2009, di un debi-to che era arrivato a 54 milionidi euro. “Adesso dobbiamo de-cidere il da farsi. Le priorità delprossimo rettore saranno quel-le di posizionare l’universitànell’ambito degli atenei nazio-nali, di motivare gli studenti ascegliere Urbino costruendoun sistema formativo e di ricer-ca elaborato sulla tutela, sullavalorizzazione e sulla promo-zione della qualità di quelloche in Urbino si fa”. Alla prima domanda, su comeimmagina il futuro dell’univer-sità, il professor Magnani nonsi trattiene dal puntualizzareche l’idea di un dibattito loavrebbe appassionato di più:“So che non è stato possibileperché il professor Pivato nonlo ha accettato”. Poi risponde:“Penso che il nostro ateneodebba posizionarsi su un nu-mero di studenti analogo aquello attuale, 16-17.000. Que-sto è un dato supportabile dal-

le infrastrutture di Urbino. Manon dobbiamo immaginareun sottodimensionamentoperché gli studenti italiani cheentrano all’università sono indiminuzione”. Il tema dellaqualità didattica va a braccet-to con la questione finanzia-menti, vitale per l’ateneo : “Ilprossimo rettore dovrà entra-re in una negoziazione con ilMinistero affinché venga rico-nosciuto uno stanziamentostatale maggiore. Inoltre, poi-ché aumenteranno le asse-gnazioni della quota variabile,basate cioè sulla valutazionedell’attività di ricerca ed effi-cienza nei processi formativi,la mia proposta è quella di per-seguire un programma di tute-la della qualità. Così facendoaumenteremo anche le entra-te”. Le sedi distaccate degli al-

FRANCESCO CIARAFFO

Magnani: “Più soldigrazie alla qualità”

Il suo slogan: torniamo a progettare il futuro

I successi del rettore uscente la base di partenza del programma

Nato a S. Giovanni inMarignano (Rn), 56 anni,si è laureato in Scienzebiologiche a Urbino nel1976. Professore diBiochimica, dal 1995 al2001 è stato presidedella facoltà di Scienzematematiche, Fisiche eNaturali. Dal 2001 è pro-rettore vicario. Se verràeletto, il suo vice saràGuido Arbizzoni Ardusi,presidente del corso dilaurea specialistica inTradizione e interpretazio-ne dei testi.

CHI È MAGNANI

I 2 contendenti Mauro Magnani e Stefano Pivatohanno incontrato il 23 Aprile gli allievi dell’Ifg e hannodiscusso del futuro dell’università. II rettore uscenteGiovanni Bogliolo è in carica dal 2001.

Quando Le votazioni avranno luogo nei giorni 20 e 21maggio, 27 e 28 maggio, 3 e 4 giugno ed eventualmente,in caso di ballottaggio, 10 e 11 giugno.

Dove Il seggio elettorale avrà sede presso l'aula magnadell'università in via Saffi. Il primo giorno si voterà dalleore 9 alle ore 19, il secondo giorno dalle ore 9 alle 14.

tri atenei sottraggono studen-ti a Urbino. “Alcune di questenon hanno la dignità di uni-versità e credo vadano chiuse”,afferma il professor Magnani.“Noi non abbiamo perso stu-denti nei confronti delle altreuniversità marchigiane mapiuttosto rispetto a Rimini”.Altro tema importante è laquantità dell’offerta formati-va: “Abbiamo già riformatomolti corsi, passando da 62 a51. Quest’ anno ne verrannochiusi altri tre. Credo che que-sta sia l’offerta formativa damantenere a regime”. Il discor-so scivola poi verso uno dei te-mi maggiormente sentiti dagliuniversitari: il rapporto tra co-munità studentesca e popola-zione. “Sono favorevole a unacittadinanza attiva degli stu-denti. Bisogna che l’università,impegnata fino ad oggi a sal-varsi dal fallimento, assuma unruolo propositivo. In questi an-ni è stata trainata dalla città”.Il discorso finisce dove era par-tito. I risultati ottenuti dal ret-tore uscente permettono a chisarà eletto di prestare più at-tenzione a chi finora è statotrascurato. “Oggi ci si può de-dicare alla riorganizzazionedel lavoro”. Il professor Ma-gnani pensa al personale “chein questi anni ha solo subìtorestrizioni” e ricorda che “laparità di bilancio è stata rag-giunta grazie al sacrificio ditutti”. Pensando al domani,quale sarebbe il primo atto sefosse eletto? “Garantire la tra-sparenza di tutto quello cheaccade in ateneo, rendendoaccessibili gli atti deliberatividegli organi universitari e lestatistiche, come quelle sulleiscrizioni”.

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UNIVERSITÀ

si confrontano E 21 MAGGIO

Si definisce uno “stori-co del senso comu-ne” perché studia i fe-nomeni condivisidalle persone comelo sport o la musica.

Parla senza guardare l’orolo-gio. Ogni tanto chiede quantiminuti abbia a disposizione ealla fine dice che si potrebbecontinuare a parlare fino al po-meriggio. Sul perché non abbiaaccettato il dibattito con l’altrocandidato dice: “Ho frequenta-to la politica e so che bisognastare lontani dai suoi vizi. Sia-mo un’istituzione educativa enon voglio un dibattito in cuidevo rispondere dei rilievi delcandidato più che dell’ateneo”. Stefano Pivato promette la dis-continuità dal rettorato firma-to Bogliolo: “Serve una gover-nance più estesa e partecipata,fatta anche di obiettivi imma-teriali come il dialogo, l’ascoltoe la trasparenza, per ricostruireuna comunità solidale. Oggi sicolgono il senso di frustrazioneall’interno dell’università e ildeterioramento dei rapporticon le forze politiche e socialidella città”. Ricorda che cinquesono i punti critici che il Nucleodi valutazione, cioè l’organoche valuta le attività dell’uni-versità, ha riscontrato nell’ate-neo urbinate: l’internaziona-lizzazione, l’alta formazione, lacomunicazione, il personaletecnico-amministrativo e l’o-rientamento. “Un altro datopreoccupante è il calo di iscri-zioni: abbiamo perso 8 milastudenti e siamo ultimi nellaclassifica degli atenei italiani.Per anni ci siamo vantati di ave-re più studenti che abitanti,non è più così. Non è più vero

neanche che Urbino ha piùmatricole di Ancona”. Da questi dati negativi parte ladiscussione sul futuro dell’a-teneo. “Sarà difficile recupera-re gli 8.000 studenti, ma se ciattestiamo tra i 17 e i 18 milasiamo soddisfatti. Per questodobbiamo essere un’universi-tà generalista, offrendo trien-nali appetibili, e puntare sul-l’alta formazione”. L’alta for-mazione come volano per l’in-ternazionalizzazione dell’ate-neo. Ma portare studenti a Ur-bino significa saperli ospitaree “dialogare con la città. Il pri-mo appuntamento per il futu-ro rettore sarà tenere una con-ferenza di ateneo con studen-ti, docenti, personale tecnico-amministrativo e urbanisti. Sesi parla di Università si parlaanche di città perché l’espe-

rienza formativa di un giovanenon è fatta solo di lezioni, maanche di socialità. La qualitàdeve essere totale: in ricerca,didattica e servizi”.Anno dopo anno il rapportodei cittadini con gli universita-ri si fa più diffidente: “Io pensoad un consigliere aggiunto de-gli studenti che porti in Consi-glio comunale le loro istanze.Si tratta di rivedere lo statuto eil regolamento comunale”. L’Università ha risanato il bi-lancio, ma il problema econo-mico rimane. Con la legge delministro Gelmini solo gli ate-nei virtuosi, cioè quelli consi-derati efficienti dal Nucleo divalutazione, potranno acce-dere al 7% del Fondo per il Fi-n a n z i a m e n t o O rd i n a r i o(FFO). “Bisogna razionalizza-re la quantità dell’offerta for-mativa in modo omogeneo.Quantità e qualità sono con-cetti da tenere insieme e perquesto sono fondamentali iconsigli di facoltà e interfacol-tà. Le facoltà devono unirsi se-condo gli ambiti di apparte-nenza e ragionare su comefunzionare meglio. Così si pos-sono tagliare dei corsi e otti-mizzarne altri”. Per questo Pi-vato parla del progetto del Po-litecnico delle Arti, cioè di unarealtà che unisca e ottimizzi lerisorse di quei corpi che vivo-no separatamente (come l’I-sia, la Scuola del libro o l’Isti-tuto di storia dell’arte). Dialo-go, ottimizzazione e traspa-renza pubblicando atti e deli-bere. Questa la discontinuitàda Bogliolo di cui Pivato sotto-linea i successi. Qual è la suaidea di rettore? “Un rettore chenon comanda, ma decide do-po aver ascoltato tutti”.

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GIULIA TORBIDONI

Pivato: “Riportarequi gli studenti”

Le parole d’ordine scelte: “Cambio di passo”

Ci sono cinque “punti critici”: ecco la ricetta per risolverli

Nato a Gatteo (FC), 58anni, nel 1973 si laureain Lettere a Urbino.Professore associatoall’Università di Triestedal 1988 al 1992, dopoun anno alla Sorbona diParigi, torna a Urbino nel1992 come docente diStoria contemporaneaalla facoltà di Lingue eLetterature straniere.Nel 2000 diventaPreside della facoltà. Severrà eletto si dimetteràda assessore alla cultu-ra del Comune di Rimini.

CHI È PIVATO

Come Il Rettore nelle prime tre votazioni per essere elet-to ha bisogno di una maggioranza assoluta dei votiespressi, calcolati secondo il meccanismo dei voti pesa-ti: il voto dei professori rappresenterà il 48% dei votitotali, quello dei ricercatori il 24%, il personale tecnico eamministrativo peserà per 18% del totale, il voto del con-siglio degli studenti rappresenterà il 10% del totale.In caso di parità, risulterà eletto il candidato con maggio-re anzianità nel ruolo dei professori di prima fascia e, incaso di ulteriore parità, quello con maggiore anzianitàanagrafica.

EconomiaFarmacia

Massimo CiambottiOrazio Cantoni

5155

Studi aziendaliFarmacologia

Giurisprudenza Lettere e filosofia

Edoardo Rozo AcuñaSettimio Lanciotti

7063

Diritto pubblico comparato (rieletto)Lingua e letteratura latina

Lingue e letterature straniereScienze della formazione

Anna Teresa OssaniDomenico Losurdo

5068

Letteratura italiana e Letteratura teatrale italianaDirettore istituto Scienze filosofiche e pedagogiche

Scienze e tecnologieScienze motorie

Stefano PapaVilberto Stocchi

5455

Tecniche di CitometriaChimica Biologica (rieletto)

Scienze politiche Sociologia

Marco CangiottiBernardo Valli

5360

Filosofia Politica (rieletto)Sociologia dei mass media, Cinema e fotografia

Facoltà Preside Età Che cosa insegna

LA MAPPA DEI PRESIDI DOPO LE ULTIME ELEZIONI

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il Ducato

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Mille bambinidelle scuoleelementari diUrbino e tuttis c h e d a t i .Non si tratta

di un archivio illegale e non cisono problemi di privacy. I datiraccolti riguardano solo peso,altezza, coordinazione, poten-za, equilibrio e tanti altri para-metri che gli studenti di Scien-ze Motorie raccolgono e inseri-scono in un database. L’obietti-vo: monitorare crescita e cam-biamenti.Questa è solo una parte del pro-getto “Motoriamente” ideato eorganizzato da tre professoridell’Università. Riccardo Izzo,Vincenzo Biancalana e Annari-ta Calavalle 5 anni fa hanno da-to vita a un “protocollo motorioserio”, un esperimento sulcampo per dare la possibilitàagli studenti della facoltà di se-guire lo sviluppo fisico e sporti-vo dei bambini.Ogni anno dai 50 ai 70 studentipartecipano al progetto accu-mulando crediti formativi .Tutte le settimane almeno dueragazzi coordinati da un pro-fessore di Scienze Motorie van-no a trascorrere una o due orecon i bambini delle elementariPascoli e Volponi. Dalla primaalla quinta elementare per untotale di circa 40 classi, ognunalavora con i suoi personal trai-ner.Chiunque può partecipare, mageneralmente gli studenti col-laborano dal secondo anno diuniversità. Per loro, oltre ainormali corsi della facoltà, si fauna preparazione a parte mol-to intensa e ogni settimana c’èuna riunione informativa percapire come indirizzare il lavo-ro. L’attività fisica è studiata per

ogni classe, in base all’età e alpotenziale di ciascuno. I per-corsi di crescita possono esse-re anche individuali. “Sonoparticolarmente orgogliosa diquesto progetto perché è uniconel suo genere - spiega l’asses-sore allo sport Maria Clara Mu-ci - perché permette ai bambi-ni di essere seguiti come si de-

Dieci ragazzi disabili a Roma per un torneo molto speciale

La pallavolo è lo sport con la maggio-re densità di atleti in campo e il pas-saggio a un altro giocatore è obbli-

gatorio per la validità dell’azione. E’u-n’attività che aiuta a integrarsi, a condi-videre, a relazionarsi con precisione aglialtri. Da febbraio 2009, per queste ragio-ni, 10 ragazzi disabili fanno parte di unasquadra che a fine maggio andrà a Romaper un torneo nazionale promozionale.Il centro socio-educativo Francesca dal1990 accoglie ragazzi disabili dopo il pe-riodo scolastico. Tra gli obiettivi che sileggono sul sito www.centrofrancesca.itci sono educazione alle autonomie, trat-tamento dei problemi di apprendimen-to, consolidamento di abilità per l’inte-grazione sociale, formazione professio-nale, contenimento dei problemi emoti-vi.Da due mesi un’altra iniziativa si è fattaspazio. E’ nata l’associazione sportiva“So sport”. L’idea era quella di partecipa-re a qualche manifestazione per per-mettere ai ragazzi del centro di mante-nersi in forma, divertirsi e imparare astare con gli altri. Poi è arrivata la possi-bilità di affiliarsi al C.I.P., il Comitato Ita-liano Paralimpico, e l’attività ha iniziatoad assumere una valenza diversa.“Pallavolando” è la prima di tante inizia-tive che il centro Francesca ha messo in

piedi. Tre giornate di sport, dislocate sulterritorio regionale e interregionale, incui ragazzi disabili si sono confrontatitra loro e con normodotati. Un mini tor-neo che ha visto la partecipazione disquadre di Bologna, Fano, Ravenna e al-tri territori. Circa 80 ragazzi che hannopotuto giocare e misurarsi anche concampioni della pallavolo degli anni ’90.Il quarto giorno, per concludere, un con-vegno su “Sport e disabilità cognitiva”.Tra gli interventi quello di Mauro Berru-to, allenatore professionista di pallavolodi una squadra di A1 maschile. Nella suaesperienza ha seguito un progetto sullapallavolo con soggetti psichiatrici.“Fare sport, soprattutto con ragazzi di-versi, significa costruire identità indivi-duali e di squadra e ridurre la distanzatra potenziale e risultato. Io rifiuto eti-mologicamente la parola normali- spie-ga Berruto – e preferisco parlare di di-versità con la consapevolezza che il con-fronto sia importantissimo per arric-chirsi. Nel mio progetto con questi ra-gazzi ho cercato di mettere lo sport alservizio di una crescita personale. Spin-gere a misurarsi con i punti deboli e la-vorare su quelli di forza, questo è tutto. Epoi nella pallavolo non ci sono primi del-la classe. Tutti sono coinvolti e respon-sabili del risultato”. Mentre Berruto par-

la sullo schermo alle sue spalle scorronole immagini di Charlie Chaplin che neipanni di Hitler palleggia un mappamon-do da solo. “No, non è certo questo il sen-so. I ragazzi lo capiscono quando scen-dono in campo e hanno un obiettivo co-mune”.Da qui l’importanza di fare attività fisicaper ragazzi che hanno problemi a socia-lizzare e relazionarsi. Il Centro France-sca è frequentato in tutto da 40 disabili.Tra loro, 21 fanno parte dell’associazio-ne So sport e sono divisi per abilità diffe-renti. Si tratta di quattro gruppi seguitida 17 o 18 operatori. Pallavolo, calcetto,atletica e bocce, queste le disciplinescelte. E per ognuna si cerca di imprime-re quel senso di comunità di cui parlaBerruto, quella voglia di divertirsi e co-struire insieme. Il prossimo appuntamento importanteper la squadra di pallavolo è a fine mag-gio. Andranno a Roma a misurarsi conaltre squadre. Un campionato di livellobase, ma ricco di emozioni. E non soloper i ragazzi. Gli operatori che li seguo-no non hanno dubbi: “Seguirli nei loropiccoli grandi successi non è un lavoro.Siamo immersi in un ambiente di vita in-credibile che lascia molto più a noi che aloro, questa è la verità”.

(s.s.)

SILVIA SACCOMANNO

Più sport e salutealle elementari

Gli studenti come personal trainer di bambini

I dati raccolti finiscono in un database e diventano tesi di laureave in un momento delicato dicrescita e agli studenti di farepratica”. L’idea è che tramitel’attività fisica sia possibileraggiungere livelli di apprendi-mento superiore anche in altrediscipline. Un esempio? L’in-glese. “Ci sono tanti tipi di eser-cizi – spiega il professor Izzo –tra cui far saltare i bambini su

una gamba sola mentre raccol-gono da terra foglietti colorati edicono il nome del colore in in-glese. O si fa la stessa cosa conle figure degli animali. Insom-ma è un modo per coniugaresport e apprendimento sottoforma di gioco. Inoltre, alcunistudenti che hanno preso par-te al progetto poi hanno fatto

una tesi sperimentale grazie al-l’esperienza affrontata”.Alla fine di ogni anno si fa festa.I bambini si esibiscono davan-ti alle famiglie, ai maestri, aglistudenti e ai professori diScienze Motorie. L’appunta-mento sarà al campo sportivo afine maggio.

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Magie terapeutiche del volley

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del Vento. Grazie a dei datalog(computer usati per fare rileva-zioni) si è misurata la tempera-tura all’interno della grotta e sista provvedendo a misurare ladirezione del vento.Per il futuro ci sono vari pro-getti: un convegno ad ottobresulle cavità artificiali, la realiz-zazione di alcune ricercheavanzate ed un nuovo corsoper principianti a novembre.Nelle passate edizioni i corsi diprimo livello sono stati fre-quentati sia da giovani localiche da universitari anche stra-nieri. Il programma si articolain quattro fine settimana: dopo

la parte teori-ca con geolo-gi ed esperti,nella praticavengono in-s e g n a t e l etecniche dibase: i nodi, ilvestiario, l’il-luminazionee la risalita sucorda, conl’allenamen-to in palestre

speleo: quelle di Rio Vitoschioe di Fondarca. Tutto è ispiratoalle regole per la sicurezza, diimportanza fondamentale. “Sitratta poi della legge 626 per lasicurezza del lavoro: essa è tec-nica pura speleo” dichiara Ma-gnoni. Se le regole vengono se-guite “la grotta è un sistema su-per sicuro. L’importante è an-darci sempre con chi è esper-to”.Ma dove si può fare speleo inzona? “Ci sono grotte di variedifficoltà: quella ai Cinque La-ghi (Monte Nerone) non preve-de alcun tipo di attrezzatura.Per la grotta delle Tassare serveinvece frequentare un corso.Poi ci sono Frasassi ed il MonteCucco, nella zona di Scheggia”.Proprio qui “qualche anno fanoi abbiamo trovato un nuovofondo, che abbiamo chiamatola “Regione urbinate”. C’erauna frana che poteva progredi-re, allora abbiamo scavato eabbiamo trovato un laghetto!”.Un’attività che può essere an-che molto dura, ma di certonon priva di soddisfazioni.

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SPORT

MATTEO FINCO

Gli speleologihanno trovato casa

Il gruppo urbinate compie 10 anni

Alla pesca non si rinuncia.Non è lo sport “nazionalpopolare” che infiamma

i cuori degli italiani, ma pocoimporta, ad andare a pe-sca sono ancora in tanti.E se c’è una cosa che nonmanca nella zona di Urbi-no e Fermignano sono iluoghi per gli appassio-nati dello sport alieutico.Per chi ama i fiumi, pro-prio sotto casa scorrono ilMetauro e il Foglia; un po’più distanti, il Candiglia-no, il Bosso e il Burano.Pesca alla trota per i fiumidi categoria “a” e “b”, co-me il Foglia , il Burano eCandigliano, mentre i ci-prinidi si trovano in quelli dicategoria “c”, come il Metauro. Nella zona del Montefeltro leassociazioni di pesca sonomolto attive; oltre a partecipa-re ai campionati provinciali,organizzano iniziative per co-involgere la cittadinanza. Gliobiettivi? Riportare le personelungo i fiumi e far appassiona-re i giovani a questo sport. Il signor Doriano Calli a pescaci va da quando aveva otto an-ni. Da tempo fa parte dell’asso-ciazione sportiva dilettantescapescatori di Fermignano, e daanni si impegna perché questosport possa essere un modo perconoscere la natura e socializ-zare.L’associazione di Fermignanoesiste dal 1956, oggi ha 51iscritti, di cui i giovani sono pe-rò solo una decina. Vanta diavere tra i suoi iscritti il primo eil terzo classificato al campio-nato provinciale: Michele Pao-loni e Egidio Polidori, che par-teciperanno ai campionati na-zionali di Modena. Da dieci anni l’associazione -insieme al Comune, Anffas ePro-Loco - organizza la mani-festazione di pesca per ragazzie adulti diversamente abili.L’appuntamento quest’anno èper il 23 maggio sul tratto delMetauro che i fermignanesi

chiamano “lungofiume” dellatorre. “A tutti i partecipanti verrà da-ta una maglietta e l’attrezzatu-ra necessaria - ha detto il si-gnor Doriano – poi saranno i

pescatori dell’associazione astare con loro durante la gior-nata”. All’edizione scorsa ave-vano partecipato 80 persone,60 pescatori e più di 100 ac-compagnatori volontari. Que-st’anno l’Anffas ha invitato benquattordici centri per disabili aprendere parte all’iniziativa.“E’ un’occasione per stare in-sieme – ha concluso Calli – nonè una competizione sportiva,l’importante è davvero parte-cipare, non vincere”.Tra gli intenti dell’associazioneanche quello di rinverdire glianni ‘80. Allora gli iscritti eranocirca trecento e di giovani cheandavano per fiumi ce ne eranomolti di più. Per creare un contatto con lenuove generazioni, da que-st’anno l’associazione fermi-gnanese ha iniziato un percor-so con sei classi di scuole ele-mentari e medie per far cono-scere le caratteristiche dei cor-si d’acqua della provincia. Conlezioni multimediali sulla fau-na e la flora del fiume per oltre150 alunni. Alla fine dell’annoscolastico il progetto si conclu-derà con una gita al fiume.La società pescatori sportivi,invece è di Urbino. La S.p.s.ur-binate svolge gran parte dellesue attività al lago Valdarco, ge-stito dalla stessa società; ha tre

squadre che animano il cam-pionato provinciale di pescaalla trota di torrente nel Candi-gliano e due per le gare al pescebianco, nel Metauro. Loro di iscritti ne hanno 70 e i

giovani sono trenta, tuttitra i sei e i sedici anni. “Ilproblema è che mancanoi giovani – ha spiegato ilpresidente Diego Tontini– dopo i sedici anni inmolti abbandonano, poia vent’anni qualcuno ri-torna”. Forse durante l’età adole-scenziale è più facile, e si-curamente di moda, sce-gliere altri sport. I costiper avere un’attrezzaturaadeguata da pesca non

sono neanche alti : per chiinizia, con circa 50 euro si puòcomprare tutto l’occorrenteper andare a pesca; canna, mu-linello, lenze e ami. Per chi ar-riva a livelli agonistici, invece, iprezzi sono molto più alti e leattrezzature più sofisticate ecomplete. Dopo la metà di giugno saran-no organizzate al lago Valdarcotre giornate dedicate ai giovanidai sei ai sedici anni: i primidue incontri prevedono un po’di didattica, e l’ultimo una garadi pesca tra i partecipanti. Perchi non ha l’attrezzatura nes-sun problema: sarà fornita dal-l’associazione. Per chi pratica la pesca a livelloagonistico, il 17 maggio partiràal lago Valdarco il campionatosociale al pesce bianco. Il 25aprile scorso in trenta hannopartecipato alla prima edizio-ne della gara in beneficenzadell’associazione Ail. Come ogni anno il 1°maggio c’èstato il trofeo città di Urbinoaperto a tutti gli iscritti Fipsas.Le occasioni per pescare di cer-to non mancano. Tutto nel ri-spetto dell’ambiente. La Pro-vincia ha istituito da alcuni an-ni le cosiddette zone di pesca“no-kill”: aree dove è consenti-to pescare, ma con l’obbligoimmediato del rilascio.

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CLAUDIA BANCHELLI

Ha appena com-piuto dieci annidi vita, ma soloadesso il gruppospeleologico ur-binate (Gsu) ha

una sede tutta sua.L’inaugurazione è fissata per il 9maggio. I lavori nei locali di viaGagarin sono appena terminati.L’unico gruppo di speleologidella provincia, nato un po’ percaso da una chiacchierata fraappassionati al bar, attual-mente conta 42 iscritti, ed èmolto attivo: non solo con leclassiche attività di esplorazio-ne, ma con i corsi di introdu-z i o n e a l l aspeleologia ele azioni direcupero del-le condottesotterranee.Il presidente,Manlio Ma-gnoni, è mol-to soddisfat-to del lavoro,completatol’anno scorso,alla condottadi Santa Lucia, che si estende inorizzontale per 300 metri.Al cattivo funzionamento dellacondotta nell’approvvigiona-mento dell’acqua faceva già ri-ferimento uno scritto dell’800in volgare. Allora un “inginiere”era stato incaricato di accerta-re se c’erano state delle mano-missioni.In anni più recenti la situazio-ne era di abbandono e degrado.E’ stato necessario togliere idetriti e sanare le infiltrazionidi gasolio nel tratto che va dal-l’aula di Scenografia dell’Acca-demia fino al pozzo del Tribu-nale. Il grosso del lavoro è statocompiuto nell’estate del 2008,grazie anche all’aiuto del Co-mune che ha fornito i materia-li. Il resto è stato fatto tutto da-gli appassionati del gruppospeleologico.Il monitoraggio meteo-clima-tico della grotta del Buco Catti-vo è fra le attività attualmentein corso. Il progetto, articolatoin varie fasi, studia il passaggiodell’aria all’interno della cavitàe punta a trovare il collegamen-to di questa grotta con quella

Tante iniziative per portare i giovani a pescare

Un momento della manifestazione dell’associazione pescatori di Fermignano con i disabili

Con le canne e i mulinelliLa sede vicino al campo sportivo

Fermignanese retrocessaIl verdetto nel derby con l’Urbino

In una domenica fredda e piovosa di aprile, la

Fermignanese ha dovuto dire addio all’Eccellenza. “Ci

abbiamo provato. Forse con più attenzione durante

tutto il campionato si potevano raggiungere i playout,

per giocarci lì la salvezza”. Così l’allenatore Roberto

Bruscolini, che fino alla fine le ha tentate tutte, buttan-

do nella mischia molti giovanissimi.

Destino beffardo: a mettere fine alle speranze della

squadra del presidente Cerioni sono stati i “cugini”

dell’Urbino, che, dall’alto del loro sesto posto in classi-

fica, nel derby non si sono risparmiati, imponendosi

con un 2-0 letale. (m.f.)

STAGIONE AMARA

Pescatori sulla riva del fiume Metauro

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il Ducato

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MASS MEDIA

ASSOCIAZIONE PER LA FORMAZIONE AL GIORNALISMO, fondata da Carlo Bo. Presidente: GIOVANNI BOGLIOLO, Rettore dell'Università di Urbino "Carlo Bo".Vice: GIANNETTO SABBATINI ROSSETTI, Presidente dell'Ordine dei Giornalisti delle Marche. Consiglieri: per l'Università: BRUNO BRUSCIOTTI, LELLA MAZZOLI, GIU-SEPPE PAIONI; per l'Ordine: STEFANO FABRIZI, DARIO GATTAFONI, CLAUDIO SARGENTI; per la Regione Marche: SIMONE SOCIONOVO, LEONARDO FRATERNALE;per la Fnsi: GIOVANNI GIACOMINI, GIANCARLO TARTAGLIA. ISTITUTO PER LA FORMAZIONE AL GIORNALISMO: Direttore: LELLA MAZZOLI, Direttore emerito: ENRI-CO MASCILLI MIGLIORINI. SCUOLA DI GIORNALISMO: Direttore: RAFFAELE FIENGO

IL DUCATO Periodico dell'Ifg di Urbino Via della Stazione, 61029 - Urbino - 0722350581 - fax 0722328336 www.uniurb.it/giornalismo; e-mail: [email protected] Direttore responsabile: RAFFAELE FIENGO Stampa: Arti Grafiche Editoriali Srl - Urbino - 0722328733 Registrazione TribunaleUrbino n. 154 del 31 gennaio 1991

La mafia della porta accantoCosa vuol dire essere cronisti e lavorare nelle cosiddette “zone grigie”

Enzo Palmesano: “C’è una convergenza tra politica e camorra per mettere a tacere le nostre inchieste”

BRUNELLA DI MARTINO

Mo r i re d’ i n -chiesta. Mo-rire o viverenella paurasolo per di-f e n d e re i l

proprio mestiere, quello delgiornalista che vuole racconta-re la verità, che non scende acompromessi e che ha scelto laprima linea per amore e nonper destino. Come vivono – osopravvivono – i giornalisti chelavorano con la mafia e la ca-morra nella porta accanto? Vivono nella paura quotidianadi subire attentati, sotto le con-tinue minacce di boss pronti abussare alla porta di casa. E perchi fa giornalismo investigati-vo la situazione si complica: siè ancora più scomodi quandosi va a scavare dietro la notizia,quando si anticipano le indagi-ni della magistratura, quandosi scoprono e si fanno conosce-re fatti che le mafie avrebberovoluto mantenere segreti. San-no bene cosa vuol dire vivere elavorare nelle cosiddette “zonegrigie” giornalisti siciliani sot-to scorta come Pino Maniàci eLirio Abbate, scrittori o cronisticampani come Roberto Savia-no, Enzo Palmesano, e RosariaCapacchione.Giornalisti in trincea che ri-schiano la vita ogni giorno eche “non devono essere lascia-ti soli”, dichiara Franco Nica-stro, Presidente dell’Ordine deigiornalisti di Sicilia.“Il problema è che siamo sem-pre di meno” dice Pino Manià-ci, direttore dell’emittente te-levisiva ‘Telejato’ in provinciadi Palermo, sempre minacciatoe querelato più di 200 volte. “C’è una convergenza tra poli-tica e camorra per mettere a ta-cere il giornalismo d’inchiesta– denuncia a gran voce EnzoPalmesano, giornalista dellaprovincia di Caserta da temponel mirino dei clan – contro glistessi giornalisti operano, ininquietante sintonia, espo-nenti politici, che fanno pres-sioni sugli editori e impongonocensure e ritorsioni professio-nali, e boss della camorra, cheordinano intimidazioni e at-tentati”.Rosaria Capacchione, giorna-lista-donna-del sud, nella re-dazione de Il Mattino di Caser-ta dall’85, sotto scorta da unanno, racconta: “Dopo la mor-te di Giancarlo Siani, anche ioho cominciato ad avere alcuniproblemi, ma sul mio giornaleho sempre potuto scrivere qua-lunque cosa, purchè vera e do-cumentata”.In Italia, tuttavia, di giornalistie mafia si parla poco o niente.

Se ne parla solo quando c’è unnuovo fatto di cronaca, un omi-cidio, una faida fra clan, soloquando i riflettori dei mass-media si accendono su un fe-nomeno editoriale come Go-morra, o quando esce nelle sa-le cinematografiche un film co-me Fortapasc, che ripercorre latriste storia del giovane croni-sta de Il Mattino di Napoli,Giancarlo Siani, assassinatonell’85 per mano della camor-ra. Ma tra una vicenda e l’altra,quando le cronache sembranotacere, non ci sono giornalistiminacciati? “Certo che ci sono,ma la notizia non passa. Spessoi giornalisti non possono scri-vere di aver subito intimidazio-ni nemmeno sul giornale concui collaborano. La camorra -spiega Enzo Palmesano - vuoleil silenzio o notizie addomesti-cate”. E si comporta allo stessomodo anche la mafia che “cer-ca di imbavagliare l’informa-zione. In rete le notizie ci sono,noi le diamo. Ma di quello chel’Ansa mette in rete ogni giorno- dice Lirio Abbate, giornalistaAnsa di Palermo che vive sottoscorta da due anni - solo unaparte viene ripresa dai quoti-diani e dalle televisioni”. L’attenzione della stampa suqueste tematiche è ancoramolto bassa. “Quando la crimi-nalità organizzata non si pre-senta in maniera eclatante,prettamente sanguinosa –spiega Roberto Natale, Presi-dente della Federazione nazio-nale della stampa italiana - lanostra informazione ha la ten-denza a tralasciarla, come sefosse meno importante”. Ed è proprio per portare questicasi all’attenzione pubblicache Alberto Spampinato, fra-tello del cronista ragusano uc-ciso nel ’72, ha avuto l’idea diistituire un vero e proprio Os-servatorio sulla mafia. “L’o-biettivo - spiega Roberto Rossi,membro dell’Osservatorio ecollaboratore della rivista ‘Pro-blemi dell’informazione’- èrendere note le condizioni deicolleghi minacciati. La mafiasoffoca l’informazione e la de-mocrazia. È per questo chedobbiamo fare rumore.” Fare rumore vuol dire urlare,vuol dire seguire l’esempio diquei cronisti coraggiosi che,anche quando censurati daipropri giornali, pubblicano co-munque le notizie, sfruttandointernet e i blog, diffondendocomunicati stampa, sporgen-do denunce alla magistratura. Il giornalista, cane da guardiadella democrazia, dovrebbesempre comportarsi da bull-dog e non – come ha ironizzatoPino Maniàci – “da chihuahua”.

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E i boss condannano a morte In Sicilia sono stati uccisi dalla mafia otto giornalisti. Nove se si aggiungeGiancarlo Siani, giovane cronista campano.La mafia li uccise perché avevanomesso il dito su affari troppo pericolosi per finire dai riflettori della cronacaall’attenzione dei giudici. In quasi tutte le inchieste giudiziarie che seguironoai delitti, al massimo si è arrivati a incriminare esecutori e organizzatori,quasi mai i mandanti. Mauro De Mauro, Pippo Fava, Mauro Ristagno,Peppino Impastato, Cosimo Cristina, Giovanni Spampinato, Mario Francese,Giancarlo Siani, Giuseppe Alfano sono i cronisti ammazzati.Giornalisti mortiin nome di una professione in cui credevano. Come disse Giuseppe Fava: “Ache serve vivere se non c’è il coraggio di lottare?”

’’I ‘giornalisti giornalisti’ sono

coloro che scrivono ciò che accadesenza sottostare ad accordi politici

L’INFORMAZIONE IN PRIMA LINEA

’’