i 7 limiti del no profit
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I 7 limiti del
no profit
KAIROSV o l o n t a r i p e r l ' e m p o w e r m e n t t e r r i t o r i a l e
BLOCCATO NEL SUO CRESCERE
Di seguito descriveremo inmaniera semplice edefficace i “peccati capitali”che stanno bloccando nelsuo crescere il mondononprofit …
Kairos - organizzazione di volontariato
COMPENSI E RETRIBUZIONI
Nel mondo nonprofit –aproposito della differenzaimportante in terminiretributivi tra il secondo e ilterzo settore a parità diruolo – l’idea è che seguadagni poco sei bravo e seguadagni molto sei unosfruttatore. Il rischio reale èche i talenti, alla lunga,decidano di fare altro.
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MARKETING
“Guarda come vengono usati male i soldi che noi abbiamodonato”. E’ questo il pensiero comune da parte di pubblicoe media in merito alle scelte in visibilità dal partedel nonprofit. L’investimento in pubblicità non ècontemplato e percepito come dubbio. Ma lacomunicazione insegna: no comunicazione, no visibilità, nonotorietà, no ritorni. Stop. Il meccanismo è tanto semplicequanto pacifico.
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VIETATO RISCHIARE VIETATO SBAGLIARE
I “denari” vanno preservati dal rischio. Come sopra,l’azzardo non è contemplato e l’errore non accettato.
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TUTTO E SUBITO.
Pensare alla raccolta fondi in termini strategici significa individuareuna serie di attività pianificate che si articolino per dare risultati disostenibilità crescente, anche nel lungo periodo.
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Insomma, per fare cose buone ci vuole il suo tempo, in particolare sesi pensa di adottare strumenti che, per loro natura, è facile dianorisultati non immediati. Due casi su tutti, una campagna lasciti o il5×1000.
IL PROFITTO COME INVESTIMENTO
Il profitto come investimento peraumentare la crescita del capitale. Leimprese nonprofit vivono unasituazione di sottopatrimonializzazionefisiologica data dal fatto che, mancandol’interesse opportunistico, non vi è –naturale conseguenza – l’interesse ainvestirvi.
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LA DESTINAZIONE DEL DONO
Detto in altri termini: qual è la percentuale che va alprogetto e quale alla struttura? E’ questa la domandaprincipale che il pubblico pone all’ente. Il problema (grande)è educare il donatore che il progetto è fatto di una serie dielementi di cui i costi di struttura (personale, gestione, etc.)sono parte integrante perché concorrenti al raggiungimentodegli obiettivi sociali.
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Pensando in termini di sussidiarietà viviamo un paradosso:mentre le imprese for profit di tipo capitalistico stannoandando verso una governance democratica, ilcosiddetto democratic stakeholding – ovvero renderepartecipi tutte le classi dell’impresa al processodecisionale (leggi Shared Capitalism, Capitalismo Condiviso diKrusee e Freeman) – il nonprofit, al contrario, è frenato nelsuo sviluppo per via del ruolo di privilegio ricoperto dairapporti personali e stabili tipici della sussidiarietàorizzontale. Così facendo risulta difficile il cambiogenerazionale e, di conseguenza, compromessa la spintainnovativa.
GOVERNANCE NON DEMOCRATICHE
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KAIROSVolontari per
l 'empowermentterritoriale