lez2carrtagine

39
Le ragionieconom iche delle guerre Sergio Zangirolam i Lez 2:Le guerre puniche e ildom inio delM editerraneo U niversità della Terza Età diM ontebelluna; ottobre-novem bre 2006

Upload: krystyn-norb

Post on 31-Dec-2015

23 views

Category:

Documents


0 download

DESCRIPTION

- PowerPoint PPT Presentation

TRANSCRIPT

Page 1: lez2carrtagine

Le ragioni economiche delle guerre

Sergio Zangirolami Lez 2: Le guerre puniche e il dominio del Mediterraneo Università della Terza Età di Montebelluna; ottobre-novembre 2006

Page 2: lez2carrtagine

Con Troia il conflitto riguardava essenzialmente il libero accesso per i greci micenei verso il mar nero. Mille anni dopo ci troviamo di fronte a un conflitto molto più esteso fra Roma, che aveva conquistato la maggior parte dell’Italia, e Cartagine, un’importantissima colonia fenicia sulle coste tunisine, fondata secondo la leggenda da una donna, la regina Didone (personaggio chiave dell’Eneide di Virgilio), venuta in Africa da Tiro. Il conflitto che si andava profilando era di fondamentale importanza perché in gioco c’era il dominio del Mediterraneo.

Page 3: lez2carrtagine

Principali aree di influenza nel Mediterraneo Occidentale nel 509 a.C. Roma controlla un territorio di pochi chilometri oltre le mura

Page 4: lez2carrtagine

Divisione delle aree di navigazione: (1)=area vietata a Roma; (2)=area tollerata per emergenze; (3)=area promiscua 509 a.C.

Page 5: lez2carrtagine

Cartagine non si espande molto. Gli Etruschi subiscono l'attacco dei Galli e di Roma 348 a.C.

Page 6: lez2carrtagine

Cartagine opera in Sicilia senza grande successo. Gli Etruschi sono soggiogati. Guerre sannitiche 306 a.C.

Page 7: lez2carrtagine

Roma controlla quasi tutta l'Italia centro meridionale. A Messina i due Stati, Roma e Cartagine, entrano in competizione diretta 279 a.C.

Page 8: lez2carrtagine

Le guerre puniche furono combattute fra Roma e Cartagine per il dominio del Mediterraneo. Mentre Roma si espandeva territorialmente nell’Italia peninsulare, Cartagine, ricco centro commerciale presso l’attuale città di Tunisi, accresceva il proprio controllo su quel mare e sulle sue coste. I governanti romani e quelli cartaginesi erano interessati ai traffici marittimi con i loro domini nel bacino del Mediterraneo occidentale e, in particolare, entrambi aspiravano a sottomettere la Sicilia, considerata un polo strategico per gli scambi sul mare.

Page 9: lez2carrtagine

Le guerre puniche si svolsero a più riprese:

la prima durò dal 264 al 240 a.c., la seconda dal 218 al 202 a.c., la terza dal 149 al 146 a.c. e

si conclusero con la vittoria finale dei Romani. Essi da quel momento non ebbero più avversari sul cammino della conquista di tutto il Mediterraneo.

Page 10: lez2carrtagine

Le due città, quasi "coetanee" (ca. 814 a.C. Cartagine), (ca. 753 a.C. Roma), per lunghi secoli erano convissute con rapporti sostanzialmente non conflittuali, anche se nei trattati che nel corso del tempo vennero stipulati, traspare una certa tendenza - probabilmente motivata - di Cartagine a sentirsi "superiore".

La concorrenza commerciale, le contrastanti ambizioni e la reciproca percezione della minaccia ai propri interessi e alla propria sicurezza, portarono al deterioramento delle relazioni fra le due potenze

Page 11: lez2carrtagine

Lo storico greco Polibio ci informa di quattro trattati fra Roma e Cartagine: 509 a.C., 348 a.C., 306 a.C., 279 a.C..

L'ultimo è addirittura un'alleanza (anche se non stretta) in funzione anti Pirro, re dell'Epiro, che imperversava prima nel sud Italia chiamato da Taranto contro i romani e poi in Sicilia chiamato da Siracusa contro i cartaginesi.

Page 12: lez2carrtagine

La sconfitta di Pirro in Sicilia per opera dei cartaginesi segnò la divisione dell'isola in due settori: a ovest i punici, a est Siracusa.

Quest'ultima città, per poter estendere il suo potere si rivolse contro i Mamertini (mercenari italici che, chiamati in Sicilia da un tiranno di Siracusa, dopo la sua morte si impadronirono di Messina), che inviarono ambasciatori per chiedere aiuto sia a Cartagine che a Roma.

. Quando Cartagine minacciò di conquistare Messana (Messina), e di dominare conseguentemente lo Stretto, la tensione aumentò.

Page 13: lez2carrtagine

La richiesta di soccorso dei Mamertini contro Siracusa, raggiunse Roma e Cartagine.

Roma, impegnata nella pacificazione del territorio sannita e nell'inizio di espansione nella Pianura Padana era reticente a impegnarsi in Sicilia,

Cartagine inviò subito una squadra navale.

La conquista di Messina dette un significativo vantaggio nella secolare lotta con Siracusa; Cartagine poneva finalmente piede anche nel settore orientale dell'isola.

Page 14: lez2carrtagine

Probabilmente vedere Cartagine a poche miglia dalle coste del Bruttium (l’attuale Calabria) appena conquistato dovette creare qualche apprensione nel Senato romano che acconsentì a inviare soccorsi a Messina.

Questo andava contro il trattato del 279 a.C. che vietava gli interventi di Roma in Sicilia.

Cartagine dichiarò guerra.

Page 15: lez2carrtagine
Page 16: lez2carrtagine

La maggior parte della Prima guerra punica, comprese le battaglie più decisive, fu combattuta in mare, uno spazio ben noto alle flotte cartaginesi. Entrambi i contendenti dovettero investire pesantemente nell'allestimento delle flotte e questo diede fondo alle finanze pubbliche sia di Roma che di Cartagine.

Page 17: lez2carrtagine

All'inizio della guerra Roma non aveva nessuna esperienza di guerra navale. Le sue legioni erano vittoriose da secoli nelle terre italiche ma non esisteva una Marina. Tuttavia, i Romani praticavano abbondantemente il traffico mercantile lungo le coste della Magna Grecia e, inoltre, potevano servirsi di un grande approvvigionamento di legname.

Page 18: lez2carrtagine

Come scrive Max Weber: “Presso i Romani, nell’età più antica il commercio d’oltremare è stato uno dei motivi principali dell’accresciuta importanza della città. … Più tardi essi si sono dedicati a un commercio in cui prevale l’importazione. … Dopo le guerre puniche sorse a Roma una nuova armatoria privata. Ma la politica romana era così fortemente continentale che il fatto di possedere navi in origine era considerato sconveniente per un senatore; durante la Repubblica e ancora in età imperiale gli era proibito di tenere più imbarcazioni di quanto fosse necessario per portare sul mercato l’eccedenza dei propri prodotti.”

Page 19: lez2carrtagine

La prima grande flotta fu costruita dopo la battaglia di Agrigentum del 261 a.C.. Per superare il ritardo tecnologico, Roma dovette costruire una flotta basandosi sulle triremi e quinquiremi cartaginesi catturate.

Page 20: lez2carrtagine

Per compensare la inferiorità di esperienza in battaglie con le navi, Roma equipaggiò le sue con uno speciale congegno d'abbordaggio: il corvo, che agganciava la nave nemica e permetteva alla fanteria, trasportata, di combattere come sapeva fare.

In almeno due occasioni 255 a.C. e 253 a.C. intere flotte furono distrutte dal maltempo.

Il peso dei corvi sulle prode delle navi fu il maggior responsabile dei disastri.

Page 21: lez2carrtagine

La guerra continuò a lungo, combattuta in gran parte attorno alla Sicilia, e si concluse dopo alterne vicende solo nel 241 a.C. con una battaglia navale presso le isole Egadi, vinta dai romani guidati dal console Caio Lutazio Catulo; essa fruttò a Roma il controllo della Sicilia (prima regione a essere organizzata in provincia romana; fornitrice di grano) e nel 237 a.C. la conquista della Sardegna (grano, argento e rame) e della Corsica (importante base di passaggio), a loro volta costituite in provincia.

Page 22: lez2carrtagine

Le condizioni di pace imposte ai cartaginesi dai vincitori furono durissime:

oltre alle perdite territoriali e

all'impegno di non belligeranza,

essi dovevano restituire senza riscatto i prigionieri romani e

impegnarsi a pagare una forte indennità di guerra.

Page 23: lez2carrtagine

Nell'intervallo di tempo fra la Prima e la Seconda guerra punica Cartagine dovette subire e reprimere una rivolta delle truppe mercenarie che aveva impiegato. La rivolta era dovuta all'impossibilità dei punici di pagare le truppe stesse alla fine del conflitto. Dopo tre anni di battaglie i mercenari furono sgominati e Cartagine poté riprendere il suo percorso per riconquistare il vigore economico precedente. Dopo aspre lotte politiche fra le due principali fazioni cittadine, Amilcare, padre di Annibale e capostipite dei cosiddetti Barcidi, partì per la Spagna con un piccolo esercito di mercenari e cittadini punici.

Page 24: lez2carrtagine

Amilcare sottomise molte popolazioni iberiche e alla sua morte fu sostituito dal genero Asdrubale che consolidò le conquiste fatte e stipulò un trattato con Roma.

Il trattato poneva i limiti di espansione punica in Iberia a sud del fiume Ebro.

Quando anche Asdrubale fu ucciso l'esercito scelse come capo Annibale, figlio di Amilcare e ancora ventisettenne. Cartagine accettò la designazione.

Dopo due anni Annibale decise di portare la guerra in Italia, scatenando la Seconda guerra punica.

Page 25: lez2carrtagine

Il casus belli scelto da Annibale fu la città di Sagunto, affacciata sul Mediterraneo e corrisponte all’attuale Valencia. Alleata di Roma ma posta a sud dell'Ebro, cioè entro i "confini" punici, la città fu assalita, assediata e distrutta. Roma chiese a Cartagine di sconfessare Annibale. Cartagine rifiutò e accettò la dichiarazione di guerra. Annibale partì dalla Spagna con un esercito di circa 90.000 uomini, 12.000 cavalieri e 37 elefanti.

Page 26: lez2carrtagine
Page 27: lez2carrtagine

La II guerra punica (218 - 202 a.Cr.), si combatte' soprattutto in Italia con una netta superiorita' dei Cartaginesi, guidati da Annibale Essa prese avvio nel 218 a.C. con la spedizione di Annibale in Italia, dalle basi spagnole attraverso le Alpi. Dopo aver vinto i romani presso i fiumi Ticino e Trebbia, egli si spinse verso sud ottenendo successivamente due importanti vittorie, al lago Trasimeno (217 a.C.) e a Canne (216 a.C.).

Page 28: lez2carrtagine

Dopo circa quindici anni il conflitto si spostò in Africa, dove Annibale fu chiamato per affrontare nel 202 il giovane generale romano Scipione Africano, che puntava su Cartagine. Annibale venne sconfitto in maniera definitiva nella battaglia di Zama (202 a.C.), in conseguenza della quale Cartagine fu costretta a:

consegnare la sua flotta,

cedere la Spagna (argento) e i suoi possedimenti insulari nel

Mediterraneo,

pagare una nuova indennità di guerra (200 talenti d'argento

annui per 50 anni).

Page 29: lez2carrtagine

Addirittura prestò aiuto militare alle forze di Roma nelle guerre contro Antioco III (della Siria), Filippo V (della Macedonia) e Perseo (figlio di Filippo V). La relativa decadenza dello stato era mitigata da un riprendersi del commercio e un nuovo impulso dato all'agricoltura e in particolare alle coltivazioni di ulivo e vite.

Page 30: lez2carrtagine

Dopo la fine della seconda guerra punica, Cartagine aveva completamente rinunciato alle sue idee di espansione marittima e anche al suo impero commerciale, dedicandosi in modo intensivo all'agricoltura. Con questa nuova vocazione agricola era riuscita in pochi anni a sviluppare nuova ricchezza e prosperità nonostante il pesante debito di guerra da pagare a Roma. Questa nuova prosperità preoccupava i grandi aristocratici romani, legati all'agricoltura da vincoli antichi e forse interessati a sfruttare le fertili terre del territorio Africano.

Page 31: lez2carrtagine

A capo di questo movimento era Marco Porcio Catone che si dimostrava inflessibile quando chiedeva al Senato di distruggere in modo definitivo Cartagine. "Ceterum censeo Carthaginem esse delendam" ("e io ritengo che Cartagine debba essere distrutta"): così finivano tutti gli interventi di Catone, qualunque fosse l'argomento in discussione. A lui replicava debolmente Cornelio Scipione Nasica, cugino di Scipione Africano, che concludeva ogni suo discorso dicendo "io sono convinto che Cartagine debba vivere".

Page 32: lez2carrtagine

Roma non poteva dimenticare i gravi costi economici, umani e psicologici causati dalla precedente guerra. Lo sforzo bellico era stato enorme in termini di risorse umane. Si può calcolare che con le forze degli alleati, Roma dovesse mantenere oltre 200.000 uomini a combattere cui bisogna aggiungere le forze navali. Ogni combattente, inoltre, era sottratto alle campagne e all'agricoltura. Si può quindi comprendere perché Roma fosse ben attenta a far sì che Cartagine non si riprendesse. Tuttavia, la situazione poteva mantenersi in uno stato di precario equilibrio se non fosse intervenuto Massinissa.

Page 33: lez2carrtagine

E a far ricordare ai romani pensava Catone il Censore, che, avendo partecipato nel 157 ad una delegazione mandata a Cartagine per arbitrare tra i cartaginesi e Massinissa, re di Numidia, fu colpito dalle prove della prosperità dei cartaginesi a tal punto da convincerlo che la sicurezza di Roma dipendesse dalla distruzione totale di Cartagine.

Page 34: lez2carrtagine

Massinissa approfittò degli accordi di pace del 201 a.C. che vietavano a Cartagine persino l'autodifesa senza il consenso di Roma, per sottrarre territori di confine anche con la forza. Nel 150 a.C. l'esasperata Cartagine, rompendo i patti, apprestò un esercito di 50.000 uomini cercando di riconquistare Oroscopa ma fu sconfitta. Il rischio per Roma era che Cartagine, troppo indebolita, cadesse preda della Numidia. Si sarebbe formato uno stato ricco, esteso dall'Atlantico all'Egitto e miltarmente forte. La rottura dei patti fornì Roma di un pretesto perfetto per poter intervenire e dichiarò guerra all'eterna rivale. Era il 149 a.C. e iniziava la Terza guerra punica.

Page 35: lez2carrtagine

La terza guerra punica, originata dal timore che la potenza cartaginese potesse tornare a prosperare, in virtù di una fiorente economia, fu condotta rapidamente a termine fra il 149 e il 146 a.C. da Scipione Emiliano, che conquistò e distrusse Cartagine dopo tre anni di assedio, trasformandone il territorio circostante nella provincia d'Africa.

Page 36: lez2carrtagine

L'agonia della città si protrasse per tutto l'inverno senza viveri e attaccata da una pestilenza.

Scipione non forzò l'attacco che venne lanciato solo nel 146 a.C..

I sopravissuti per quindici giorni impegnarono i romani in una disperata battaglia per le strade della città.

Ma l'esito era scontato.

Gli ultimi soldati si rinchiusero nel tempio di Eshmun altri otto giorni.

Scipione abbandonò la città al saccheggio dei suoi soldati.

Cartagine fu rasa al suolo, bruciata, le mura abbattute, il porto distrutto.

La Terza guerra punica era terminata.

Page 37: lez2carrtagine

La distruzione di Cartagine vuol dire anche che adesso Roma si ritrova unica padrona del Mediterraneo e delle relative rotte commerciali. Questo significa un arricchimento enorme per la città, nella quale, adesso, pervengono ogni sorta di beni da ogni parte. Si inaugura così un periodo di particolare benessere e agiatezza economica, in cui aumenta il consumo di beni di lusso e l’amore per lo sfarzo.

Page 38: lez2carrtagine

Bibliografia: http://www.intermed.it/liceo/hyper/intro.htm http://it.wikipedia.org/wiki/Guerre_puniche http://www.circei.it/storia/romana/8punic.htm http://www.btgsanmarco.it/bacheca/sbarcoantico/sbarcoantico1.htm http://www.imperium-romanum.it/IR/storia_roma/respubblica.htm http://it.wikipedia.org/wiki/Marco_Porcio_Catone http://www.storiaspqr.com/cronofile/cartagine_terzaguerra.htm http://www.dearqueologia.com/cartografia_hispania.htm Max Weber “Storia economica”, Donzelli 1993

Page 39: lez2carrtagine

Le lezioni verranno riportate, volta a volta nel sito:

http://xoomer.virgilio.it/setedaza