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Lo sviluppo del sé i modelli operativi interni e gli Stati dell’Io Sé

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Lo sviluppo del séi modelli operativi

internie gli Stati dell’Io

Page 2: Operational definitions of Ego States

Secondo Bowlby l’individuo umano dalla

nascita è munito di un sistema di comportamento.

Esso organizza l’agire dell’individuo in modo da potenziare la probabilità della sua sopravvivenza di fronte a specifiche

condizioni dell’ambiente. Tale sistema sarebbe un programma nel sistema nervoso centrale con radici nella

selezione naturale. Servirebbe per regolare le scelte, l’attivazione e la chiusura delle

sequenze comportamentali che governano prevedibili e funzionali cambiamenti nelle

relazioni individuo-ambiente.

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L’iniziale configurazione del

comportamento,pre-programmato naturalmente,

non dipenderebbeda nessun processo di apprendimento.

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il sistema comportamentale è costituito da sei componenti:

a) Una funzione biologica specifica che aumenta la probabilità della sopravvivenza e riproduttività dell’individuo; b) un insieme di stimoli contestuali che servono da eccitamento di partenza del sistema; c) un insieme di comportamenti interscambiabili e funzionalmente equivalenti, che costituiscono la strategia di base del sistema per conseguire un particolare stato di raggiungimento di un obiettivo;

Page 5: Operational definitions of Ego States

d) un obiettivo specifico stabilito, un cambiamento nella relazione persona-ambiente, che chiude l’attivazione del sistema; e) le operazioni cognitive implicate nel funzionamento del sistema; f) infine, collegamenti neuronali specifici di eccitazione e di inibizione relativi ad altri sistemi di comportamento.

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a. La funzione del sistema di attaccamento

Bowlby sostiene che la funzione principale del sistema di attaccamento è quella di proteggere il bambino dai pericoli, attraverso il mantenimento della vicinanza alla persona di accudimento.

Poiché i bambini nascono immaturi e bisognosi di dipendenza e di un lungo periodo di accudimento, essi da subito, appena nati, hanno la tendenza a cercare la vicinanza ad altre persone che sono in grado di sostenerli e di accudirli.

La ricerca di attaccamento si estende lungo tutto l’arco della vita e porta le persone a cercare sostegno e protezione attraverso la vicinanza fisica e psicologica, soprattutto nei momenti di pericolo e di disagio.

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b. Gli stimoli di eccitamento del sistema

di attaccamento Il sistema di attaccamento viene

attivato non solo da stimoli ambientali indicanti che è in pericolo la sopravvivenza della persona, ma anche da stimoli che di per sé non significano pericolo immediato, ma che naturalmente aumentano la probabilità di pericolo, ad esempio il buio, i suoni forti improvvisi, l’isolamento, oppure minacce di separazione e abbandono da parte delle figure di accudimento.

Page 8: Operational definitions of Ego States

c. La strategia di base dell’attaccamento Vi è una vasta gamma di comportamenti

che implicano ricerca di prossimità di cui tutti sono muniti dalla nascita, con lo scopo adattivo di ottenere protezione di fronte ai pericoli. Alcuni dei comportamenti sono: segnali che indicano desiderio di riallacciare o

di mantenere i contatti, la manifestazione aperta di emozioni negative

(rabbia, angoscia, tristezza) che inducono a dare sostegno, avvicinamenti di contatto fisico o psicologico con lo scopo esplicito di ottenere sostegno affettivo o aiuto, ad esempio aggrapparsi con le braccia alla madre.

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Nella situazione adulta può avere grande valore non tanto la ricerca della prossimità fisica, ma l’attivazione di una rappresentazione mentale di vicinanza e sostegno: un esempio è il versetto del Salmo 22 “Se dovessi camminare in una valle oscura, non temerei alcun male, perché tu sei con me, Signore” e la valle oscura potrebbe essere l’incertezza e il senso di solitudine di un momento particolare di abbandono o di fuga di una persona cara.

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d. Lo scopo precostituito del sistema di attaccamento

Lo scopo precostituito del sistema di attaccamento è il raggiungimento della protezione e della sicurezza percepita dalla persona che attiva il sistema stesso. Quando lo scopo è raggiunto, di solito l’attivazione del sistema cessa.

Page 11: Operational definitions of Ego States

Le figure di attaccamento

forniscono specifici aiuti che facilitano il raggiungimento dello scopo precostituito: a) le figure di attaccamento sono sensibili alle richieste di vicinanza della persona che cerca aiuto,

b) devono costituire un porto sicuro per la persona, cioè devono fornire sollievo al disagio e fornire adeguate risorse di sostegno e sollievo;

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c) devono costituire una base sicura dalla quale l’individuo può partire per esplorare il mondo, imparare e sviluppare le proprie capacità e la propria personalità, con l’assicurazione che ci sarà aiuto e sostegno, se occorrerà.

Se le suddette condizioni di sostegno sono presenti, l’individuo sviluppa il senso personale di sicurezza e incolumità.

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e. La struttura cognitiva

nell’attivazione del sistema di attaccamento

La persona monitorizza il proprio progresso nel raggiungimento dello scopo precostituito e introduce correttivi nel comportamento per ottenere una efficiente sequenza di azioni verso l’obiettivo.

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Per il monitoraggio sono necessari almeno tre operazioni cognitive: a) analizzare l’informazione riguardante la relazione persona-ambiente, che comporta il monitoraggio e la presa di coscienza degli eventi di pericolo e della reazione dei propri stati emotivi;

b) il monitoraggio e la presa di coscienza delle reazioni delle figure di attaccamento di fronte ai propri tentativi di ricerca della vicinanza;

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c) il monitoraggio e la presa di coscienza dell’applicabilità dei comportamenti scelti in un dato contesto, in modo che i comportamenti possano essere regolati secondo le specifiche restrizioni imposte dal contesto.

In altri termini, occorre attivare quello che Scilligo (2005) chiama: a) il Bambino, b) l’Adulto e c) il Genitore propri e prevedere le reazioni Bambino, Adulto e Genitore degli altri.

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Bowlby sostiene che le operazioni correttive del processo di attaccamento richiedono la strutturazione di un deposito di dati, nella forma di rappresentazioni mentali, che rappresentino le transazioni persona-ambiente. Egli ha chiamato tali depositi modelli operativi interni, che Scilligo (2005) ha classificato prototipicamente come Stati dell’Io Sé.

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Tali modelli operativi interni rendono possibile la rappresentazione mentale dinamica, adattabile e sensibile al contesto, di complesse situazioni sociali, e quindi la simulazione e la previsione di specifici comportamenti di attaccamento.

Inoltre tali modelli operativi sono transitori, alla maniera di progetti operativi.

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Nell’esperienza di vita relazionale quotidiana ogni persona non solo crea dei modelli operativi di autoefficacia, ma anche dei modelli di probabili reazioni delle figure di attaccamento; nelle parole di Bowlby (1982/1969, p. 112) “Se un individuo deve creare un piano per il raggiungimento di uno scopo precostituito, deve avere non solo un modello operativo del suo contesto, ma deve avere anche una conoscenza operativa del proprio comportamento e delle proprie capacità”

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f. L’interazione tra il sistema dell’attaccamento ed altri sistemi comportamentali

Quando le persone si trovano di fronte a situazioni gravemente minacciose per la propria sopravvivenza, entra in azione il sistema di attaccamento che tende, da un lato, a neutralizzare altri sistemi di comportamento, dall'altro, talvolta, a strumentalizzare altri sistemi di comportamento per la propria sopravvivenza.

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In ogni caso la persona, attivando il sistema di attaccamento, si concentra su se stessa perché vengono meno le risorse mentali necessarie per rivolgere l’attenzione verso gli altri.

I sistemi comportamentali non di attaccamento saranno riattivati dopo che si sono ristabiliti la sicurezza e l’incolumità personale.

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La relazione reciproca tra il sistema di attaccamento e gli altri sistemi di comportamento fa sì che, solo quando la sicurezza personale è ad un buon livello, la persona è in grado di dedicarsi ad altri sistemi comportamentali, quali l’esplorazione, l’altruismo genuino, il sesso creativo, la cura degli altri, l’affiliazione;

Esse richiedono la capacità di prendere le distanze dalle figure di accudimento, accompagnata dalla profonda convinzione che tali figure saranno ancora disponibili quando necessario.

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DIFFERENZE INDIVIDUALI NEL

SISTEMA DI ATTACCAMENTO

Differenze dovute al contesto:le figure di attaccamento

Le persone possono differire notevolmente nel loro

comportamento di attaccamento;ciò dipende in modo importante da

quanto sono disponibili le figure di attaccamento, dalla loro sensibilità alle richieste e dalla loro capacità di

rispondere.

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Se la o le persone di attaccamento sono disponibili, sensibili e capaci di rispondere adeguatamente alla ricerca di avvicinamento e riescono a tranquillizzare la condizione emotiva della persona in disagio, la persona stessa riesce a prospettarsi soddisfazione nell’avvicinarsi agli altri e acquista fiducia che gli altri possano dare soddisfazione quando si è in una situazione disagevole.

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La persona si crea la convinzione che l’avvicinarsi agli altri sia soddisfacente e fonte di sollievo nelle situazioni difficili, e impara a gestire tali situazioni senza un appoggio degli altri. La ripetuta esperienza di avvicinamenti soddisfacenti lascia la persona speranzosa e fiduciosa che questo mondo sia vivibile, siano possibili rapporti piacevoli di reciprocità e rimangano energie per dedicarsi ad attività che non sono direttamente la ricerca di sostegno dagli altri.

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Se, tuttavia, nell’avvicinarsi agli altri subentra molta frustrazione, poca sensibilità ai bisogni e scarso intervento funzionale nel dare sollievo alle paure e al senso di incertezza, allora le persone crescono con la sensazione che non ci siano soluzioni alla ricerca di sicurezza e appoggio, che le persone non capiscono e non colgono i bisogni e pertanto occorre fare da sé, senza avere, peraltro, le risorse e le strategie funzionali per darsi autosostegno.

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Oltre alle reazioni generali alle carenze di adeguato funzionamento dell’attaccamento, la persona può percepire che non solo viene meno la funzione regolatrice del processo di attaccamento, ma che esso aumenta il disagio.

Nella ricerca di sollievo va alla ricerca di modi alternativi che sostituiscano la regolamentazione naturale, adottando strategie di attaccamento secondario (Main, 1990).

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Due strategie in particolare sono state proposte da diversi studiosi dell’attaccamento (Cassidy & Cobak, 1988):

l’iperattivazione e la deattivazione.

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L’iperattivazione, che corrisponde a quello che Bowlby chiama protesta, è una strategia di intensificazione dei tentativi di avvicinamento per costringere la figura di attaccamento a prestare attenzione e sostegno.

Tale strategia richiede che la persona adotti una modalità di vigilanza generalizzata di preoccupazione e di energizzazione del comportamento

La persona non ansiosa adotta tale strategia solo per brevi momenti di richiesta di attenzione. Nell’iperattivazione l’attivazione viene mantenuta nonostante l’esperienza che essa non porta ad alcun risultato soddisfcente.

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La deattivazione, invece, è una strategia di fuga di fronte alla frustrazione della non reperibilità della figura di attaccamento. La persona rinuncia all’attivazione del sistema di attaccamento e rimane deprivata della sicurezza tipica risultante da un avvicinamento funzionale.

La persona procede da sola in una specie di autosostegno compulsivo rinunciatario di non attaccamento alla figura di accudimento.

Le due strategie secondarie di attaccamento comportano notevoli costi di natura psicologica ed interpersonale.

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Le persone possono adottare modalità più durature di ripiego di fronte alla frustrazione dovuta alla deregolazione del sistema di attaccamento.

Si tratta di differenze individuali non più legate al contesto in sé ma a variazioni personali nella gestione della frustrazione nei tentativi di collegamento con la figura di attaccamento.

Bowlby (1973) indica che il passaggio da variazioni legate al contesto a variazioni legate alla persona, è mediato dai modelli operativi interni.

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Tutte le volte che l’individuo interagisce in una situazione sociale di attaccamento, interiorizza simbolicamente l’esperienza nella forma di un modello operativo interno di sé e dell’altro, cioè della modalità con cui la persona stessa e la figura di attaccamento affrontano il processo di attaccamento.

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L’interiorizzazione di tali modalità di azione nella forma di modelli operativi interni danno la possibilità alla persona di affrontare future interazioni di ricerca di vicinanza e prospettare possibili vie di uscita da situazioni meno favorevoli, come se fossero dei canovacci precostituiti che non richiedono la riprogramma-zione da zero ogni volta che si affronta una nuova situazione.

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Secondo la Main et al. (1985) i modelli operativi iniziali organizzano la memoria del bambino rispetto a sé e alla figura di accudimento allo scopo di ottenere sicurezza e rispetto; così il bambino si crea modelli operativi interni di riuscita nell’attaccamento per situazioni nelle quali ha funzionato l’iperattività e per episodi nei quali ha funzionato la deattivazione, cioè il distacco difensivo.

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Ognuno di questi modelli operativi è costituito di memorie episodiche delle sequenze interattive e di memorie dichiarative circa il modo di rispondere della figura di accudimento e dell’efficacia della risposta dell’individuo e inoltre di memorie procedurali circa i modi nei quali la persona risponde nelle situazioni e affronta le diverse fonti di disagio.

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I modelli operativi di sé e degli altri sono sempre un misto di ciò che effettivamente capita in un incontro sociale e i condizionamenti derivanti dalle strategie di attaccamento passate.

E’ ipotizzabile che i modelli operativi interni costituiscano tra di loro associazioni eccitatorie e inibitorie. L’eccitazione di un dato modello può sensibilizzare verso altri modelli congruenti e inibire modelli incongruenti.

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Così se si pensa ad un episodio nel quale si è ottenuto sicurezza, esso attiva memorie di altri episodi congruenti di avvicinamento riuscito e rende meno accessibili le memorie correlate con l’iperattivazione o la deattivazione.

Col passare del tempo, la ripetizione e il richiamo nella memoria degli episodi riusciti, rafforzano i legami associativi tra di loro fino a costituire rappresentazioni generalizzate più astratte di modi di funzionare del sistema di attaccamento con uno specifico partner.

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In questo modo si creano modelli di attaccamento sicuro, di iperattivazione e di deattivazione, con particolari figure di attaccamento.

Sulla base di processi simili di collegamento tra modelli operativi si possono costituire modelli operativi astratti ancora più generali, fino a costituire delle rappresentazioni globali di sé e degli altri per situazioni diverse.

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Il prodotto finale di tali processi di collegamento tra modelli operativi interni vissuti e richiamati nella memoria, e' una rete associativa gerarchizzata che si trasforma in esemplari di schemi relazionali generici.

Pertanto, in ogni specifica relazione, ognuno avrà accesso a diversi modelli di attaccamento sicuro, di iperattivazione e di deattivazione e sarà in grado di attuare il processo soggettivamente più adatto per la situazione.

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E’ pensabile che il modello che verrà attivato dipende dalla forma dei legami tra i modelli, che a sua volta dipende dall’ampiezza dell’esperienza su cui si fonda, il numero di volte che è stato attivato e la ricchezza di collegamento con altri modelli, tra cui, necessaria-mente, i modelli valoriali di ogni singola persona, che potrebbero andare al di là delle concezioni naturalistiche della scienza, se si pensa che la persona è libera e responsabile.

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In generale i modelli che rappresentano interazioni con figure importanti di attaccamento (genitori, partner, Dio), sono quelli che più facilmente sono attivati e sistematicamente accessibili nel tempo, come rappresentazioni relazionali di attaccamento.

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Il rafforzamento di modelli operativi più facilmente accessibili nel tempo costituisce il processo psicologico più importante per il passaggio da un sistema di attaccamento legato al variare dei contesti esterni a quelli legati alle variazioni del contesto interno alla persona.

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I monaci, con l’importanza data alla meditazione, hanno intuitivamente sempre conosciuto l’importanza di creare una solida gerarchia di connessioni tra modelli creati dalla persona e validati dall’esperienza relazionale con l’essenziale altro e con l’agente umano (vedi Scilligo, 2005, capitoli 15 e 16).

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Mikulincer e Shaver (2003) hanno proposto un modello (vedi fig. 1) di un sistema di controllo che integra le acquisizioni della ricerca dell’ultimo trentennio intrapresa sulla scia del lavoro seminale di Bowlby e della Ainsworth, allo scopo di specificare le dinamiche dell’attivazione e del funzionamento del sistema di attaccamento

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Segni diminaccia

Attivazione del sistema di attaccamento

Ricerca di prossimità a figure interne esterne di attaccamento

La figura di attacca-mento è disponibile?

Strategie iperattive

Insicurezza nell’attaccamento

Ipervigilanza

Attaccamento sicuro e strategie basate sulla sicurezza

Impegno in attività non di attaccamento (es. esplorazione, cura di altri)

Continua con le attività in corso

Allontanamento di stimoli di minaccia o pertinenti all’attaccamento

Strategie di deattivazione

no

no

no

Secondo Modulo

Terzo Modulo

Primo Modulo

La ricerca di vicinan-za è possibile?

Fig. 1 – Modello integrativo di Shaver e Mikulincer riportato in Mikulincer e Shaver (2003, p. 72).

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Di fronte ad una minaccia reale o percepita di pericolo, viene attivato il sistema di attaccamento;

gli stimoli attivanti non appartengono necessariamente al sistema di attaccamento, ma possono riguardare altri sistemi, basta che la persona percepisca gli stimoli minacciosi per la propria sicurezza e quindi per l’adattamento e per la sopravvivenza nel contesto specifico nel quale essa agisce.

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Il sistema di attaccamento viene attivato sulla base della percezione soggettiva della minaccia, anche se la presenza di pericoli reali rimane un fattore importante in tale percezione.

La persona è capace di sintetizzare la fonte soggettiva ed oggettiva della minaccia in modo realistico, ma rimane condizionata dalle aspettative legate alle strategie eccitatorie ed inibitorie;

ciò avviene perché il processo di presa di coscienza dei fatti avviene non solo a livello conscio, ma anche inconscio, cosicché la persona può non avere consapevolezza della minaccia (Scilligo, 1997) mentre a livello comportamentale si verificano reazioni di attivazione del sistema di attaccamento.

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Il sistema di attaccamento può essere attivato anche da stimoli interni, nella forma di pensieri e fantasie. Nell’assenza di una minaccia reale, anche solo il richiamo alla memoria di un’esperienza passata, può attivare il sistema di attaccamento e anche in questo caso il pensiero e la fantasia possono esistere a livello inconscio, completamente al di fuori della consapevolezza.

I due aspetti, la soggettività della percezione della minaccia e il potere attivante dei pensieri correlati con la minaccia, sono importanti nel delineare gli effetti sul sistema di attaccamento dei circuiti neurali associati con le strategie secondarie dell’attaccamento

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Da un lato, ci sono le strategie di iperattivazione, che mantengono il sistema di attaccamento in uno stato di cronica attivazione nella forma di vigilanza rispetto agli stimoli attivanti del sistema di attaccamento e di esagerazione degli aspetti minacciosi delle transazioni persona-ambiente.

Ciò significa che le persone con un attaccamento ansioso possono attivare il sistema di attaccamento nell’assenza di una convalidata presenza di segni esterni di pericolo.

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Dall’altro lato, ci sono le strategie di deattivazione, che mantengono il sistema di attaccamento in uno stato di inattività o di bassa attivazione, per cui sono ignorati o poco considerati gli aspetti minacciosi delle transazioni persona-ambiente e possono essere inibiti i pensieri riguardanti il pericolo, pensieri che potrebbero attivare il sistema di attaccamento.

Ciò porta le persone evitanti a distanziarsi dalle fonti di pericolo e a dare poco peso a pensieri e fantasie di natura protettiva, che potrebbero aiutare a trovare sostegno alla presenza di altri in grado di fornire aiuto.

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Di fronte alla presa di coscienza della minaccia, si attiva automaticamente il sistema di attaccamento che si manifesta nell’aumentata accessibilità ai nodi, all’interno della rete associativa della memoria, correlati con l’attaccamento.

Tali nodi della memoria comprendono la rappresen-tazione interna di figure di attaccamento e di sostegno; memorie episodiche di interazioni di sollievo e aiuto con le figure di attaccamento; pensieri che richiamano vicinanza, amore, sostegno.

Questi nodi sono attivati a livello preconscio e vengono utilizzati nella susseguente integrazione delle informazioni che influisce sullo stato mentale della persona e influirà sui suoi piani di azione prima ancora che la persona li formuli consciamente.

Che questi processi preconsci siano in funzione è confermato dalle ricerche riguardanti le conoscenze sociali (Wegner e Smart, 1997, Scilligo, 1997).

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Con il passare degli anni le persone sviluppano enormemente le rappresentazioni interiorizzate dei processi di attaccamento e così acquisiscono la capacità di auto-sostegno senza necessità di ricorrere immediatamente a vicinanze fisiche per soddisfare le esigenze di attaccamento.

Rimane anche vero che nessuno fa a meno della dipendenza dagli altri lungo tutto il corso della vita, ma si potenzia la capacità di ottenere sicurezza in termini di vicinanza simbolica.

La vicinanza fisica di solito è più importante, e scarsamente sostituibile dalla vicinanza simbolica, nelle situazioni traumatiche, nella malattia, nei lutti. In tali casi la vicinanza simbolica aiuta, ma non è sufficiente.

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Le persone che hanno una storia di forte deprivazione di esperienze di sano attaccamento e non godono di un repertorio ricco di modalità di vicinanza simbolica, quando il sistema di attaccamento viene svegliato, evocano facilmente esperienze negative di sostegno e di sicurezza, si colgono fragili e indifese e in continuo bisogno di rassicurazione e prove di appartenenza.

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Dopo che il sistema di attaccamento è attivato con successo e le figure di attaccamento sono reperibili, si instaura la sensazione di sicurezza e vengono sensibilizzati modelli operativi positivi di sé e degli altri.

Ogni esperienza positiva di reperibilità della figura di attaccamento rinforza la sensazione di efficacia nella ricerca della vicinanza e si sviluppano, secondo le parole di Mikulincer e Shaver, (2003, p. 77), le strategie basate sulla sicurezza. Esse hanno come obiettivo quello di mantenere stretti legami con gli altri, alleviare i disagi e potenziare l’adattamento personale attraverso meccanismi costruttivi, flessibili e congruenti con la realtà. L’esperienza positiva ha anche come effetto l’ampliamento delle risorse, per affrontare situazioni emotive impegnative nei momenti di stress, e lo sviluppo di capacità e prospettive ampie.

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Il ripetuto successo nell’attivazione del sistema di attaccamento influisce in modo potente sull’organizzazione intrapsichica e interpersonale.

Per quanto riguarda il livello intrapsichico le esperienze positive di attaccamento consolidano le strategie basate sulla sicurezza, che diventano il modo principale per affrontare il disagio affettivo e rendono disponibili i modelli operativi di sé e degli altri come risorsa per affrontare il pericolo e il disagio.

Al livello interpersonale, le esperienze positive di attaccamento promuovono la messa in atto di costruttivi stili di relazione nelle situazioni sociali.

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Le strategie basate sulla sicurezza si distinguono per l’accessibilità a tre forti convinzioni: ottimismo nell’affrontare lo stress, fiducia nella reperibilità di figure di

attaccamento e una sensazione di efficacia

nell’affrontare le situazioni di pericolo e incertezza.

Tali convinzioni presuppongono interazioni continuative con persone ben ferrate nelle strategie basate sulla sicurezza.

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Oltre al corredo delle conoscenze dichiarative sono necessarie un insieme di conoscenze procedurali nelle strategie basate sulla sicurezza, da Waters, Rodrigues, Ridgway (1998) chiamate procedure della base sicura. Esse consistono in tre tendenze regolative: presa di atto e manifestazione del disagio, ricerca di vicinanza, intimità e sostengo e, attivazione strumentale della soluzione del problema.

Queste tendenze sembrano trarre origine da esperienze precedenti di reperibilità delle figure di attaccamento e dall’esperienza susseguente di conferma del successo nella ricerca di vicinanza e protezione. Le persone relativamente sicure hanno imparato che la manifestazione emotiva del disagio porta a risposte positive da parte degli altri; hanno anche imparato che le loro azioni riducono lo stress e che il ricorso ad altri è una modalità promettente di risoluzione del disagio percepito.

Page 57: Operational definitions of Ego States

Una componente dichiarativa fondamentale delle strategie di sicurezza di base è sapere che il mantenimento della vicinanza dà risultati positivi e che il modo principe per ottenerli è rapportarsi agli altri. Queste strategie di successo predispongo le

persone a sentirsi bene nelle situazioni di intimità e di interdipendenza.

Un’altra componente dichiarativa delle strategie di base sicura è la convinzione che gli altri sono ben disposti e intendono darsi da fare e ciò produce fiducia, gratitudine e affetto verso la persona con la quale ci si relaziona nella ricerca di sostegno.

Page 58: Operational definitions of Ego States

C. La viabilità della ricerca di vicinanza:le strategie secondarie di attaccamento

Se le figure di attaccamento non sono disponibili, la persona è costretta a trovare alternative al processo di attaccamento, per alleviare il proprio disagio e autoregolarsi.

Ciò porta a strategie secondarie di attaccamento che possono essere strategie per mantenere la vicinanza a tutti i costi adottando le cosiddette strategie di iperattivitazione oppure strategie di rinuncia all’attaccamento nella forma di strategie deattivanti.

Page 59: Operational definitions of Ego States

a. Le strategie di iperattivazione

Le persone, nella loro ricerca di vicinanza, possono percepire e rendersi conto che la vicinanza è possibile a condizione che si moltiplichino gli sforzi e si persista per conseguirla, adottando, in ultima analisi, strategie di iperattivazione (Cassidy & Kobak, 1988).

Questa strategia tipicamente si sviluppa nelle situazione in cui la figura di attaccamento non è disponibile, non è affidabile, non risponde e la persona che cerca sostegno ritiene che l’insistenza approdi a qualche cosa.

Page 60: Operational definitions of Ego States

La strategia comporta l’esagerazione della presenza e della gravità del pericolo e l’attuazione di uno stato di vigilanza perenne, che porta la persona a cogliere segni minimi di disapprovazione, di calo di interesse o di imminente abbandono.

Col ripetersi dei fallimenti nel raggiungere adeguato attaccamento, la persona viene rinforzata e consolida la strategia dell’iperattivazione.

A livello interpersonale l’effetto di questa strategia si manifesta nel desiderio esagerato di intimità, di simbiosi, di sicurezza con una continuata paura che il partner non sia disponibile, caratteristiche dell’attaccamento ansioso (Brennan al., 1998).

Page 61: Operational definitions of Ego States

In conclusione, le persone con attaccamento ansioso hanno facile accesso a pensieri ed emozioni legate a situazioni minacciose e hanno difficoltà a tenerle sotto controllo.

In più è facile che mantengano nella memoria di lavoro cognizioni contraddittorie di esperienze negative passate e positive presenti mescolandole tra di loro, creando una situazione mentale caotica dominata da emozioni negative

Page 62: Operational definitions of Ego States

La persistenza delle strategie iperattive ostacolano la capacità di regolare le emozioni negative e, di conseguenza, sfociano in elevati livelli di disagio emotivo, che continua anche nell’assenza di stimoli immediati negativi.

Vivere continue alterazioni di stati d’animo ed emozioni incontrollate può condurre, a lungo andare, a stati emozionali patologici.

Tipici sono ansia cronica, forti reazioni depressive di fronte a reali o immaginarie perdite interpersonali e sintomi intrusivi (pensieri compulsivi) dopo esperienze traumatiche. Si possono manifestare scoppi d'ira, comportamenti impulsivi e lo sviluppo di altri disturbi di personalità.

Page 63: Operational definitions of Ego States

b. Le strategie di deattivazione

Se nel tentativo di avviare il sistema di attaccamento la persona conclude che esso non è attivabile, allora ella rinuncia all’avvicinamento e inibisce l’attivazione intraprendendo strategie di deattivazione (Cassidy & Kobak, 1988).

Page 64: Operational definitions of Ego States

Le caratteristiche di queste strategie sono la negazione da parte della persona dei bisogni di attaccamento e l’attivazione di un eccessivo appoggio su se stessa.

Se vi è una sistematica non reperibilità delle figure di attaccamento e l’uso sistematico di strategie fondate sul non dare importanza ai bisogni di attaccamento e sull'inibizione dei segni di tale bisogno, si instaurano le strategie di deattivazione, come modalità regolativa.

Le persone evitanti usano come modalità protettiva di base le strategie di deattivazione.

Page 65: Operational definitions of Ego States

Le persone che fanno sistematicamente leva sulle strategie di deattivazione, a livello interpersonale cercheranno strategicamente di vivere con distacco, di esercitare controllo e far leva su se stesse e, in secondo luogo, eviteranno stati emozionali negativi che richiedano l’attivazione del sistema di attaccamento.

Ciò può essere ottenuto mantenendo la distanza fisica, cognitiva ed emozionale dal partner, evitando interazioni che richiedano coinvolgimento emotivo, intimità, interdipendenza e autorivelazione; inoltre, evitando anche pensieri che richiamano vicinanza relazionale, coesione o consenso.

Page 66: Operational definitions of Ego States

In linea con la seconda strategia, quella di evitare stati emotivi ed altro, la persona eviterà di affrontare direttamente e simbolicamente tensioni e conflitti relazionali;

avrà scarsa volontà di affrontare disagi e bisogni di vicinanza e di sicurezza da parte del partner e sopprimerà pensieri ed emozioni riguardanti rifiuti, separazioni, abbandoni e perdite.

Page 67: Operational definitions of Ego States

Le suddette regole procedurali hanno conseguenze importanti sull’immagine di sé delle persone che adottano le strategie deattivanti.

Esse delimitano la capacità di cogliere i propri aspetti negativi, sopprimono cognizioni riguardanti debolezze e imperfezioni personali, e reprimono memorie di insuccessi personali.

Pertanto le strategie portano all’esclusione dalla consapevolezza di aspetti negativi e inducono un esagerato livello di stima di sé a livello conscio. Questa difensività di stima di sé gonfiata viene ulteriormente potenziata dall’atteggiamento di forte appoggio su se stessi e dai tentativi di convincere gli altri che non si ha bisogno di aiuto e sostegno.

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Il senso di autosufficienza e di gonfiata stima di sé è realizzata anche alle spese di cognizioni negative nei riguardi degli altri, perché viene inibita la capacità di codificare le informazioni riguardanti la disponibilità degli altri, le loro intenzioni e i loro comportamenti.

La parte di informazione che viene codificata, si ferma a livello superficiale ed è facilmente dimenticata o distorta e difficilmente viene richiamata quando si formulano giudizi sociali, e così viene facilitato il mantenimento di immagini negative degli altri.

Inoltre, allo scopo di mantenere una immagine positiva di sé e un buon livello di distacco dagli altri, i propri aspetti negativi inconsci vengono proiettati sugli altri.

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Le suddette manovre per mantenere una immagine esterna positiva di sé, lasciano intoccati i circuiti interni inconsci di disagio represso;

ciò intralcia il confronto realistico con le difficoltà di vita, soprattutto nelle situazioni di prolungato disagio proveniente dall’ambiente e che richiedono realistica confrontazione con i fatti e, quasi sempre, la mobilitazione di risorse esterne per superare i momenti di crisi.

Sono anche le persone che a forza di reprimere consciamente il disagio, manifestano sintomi somatici, come disturbi del sonno ed altri disturbi della salute. La continuata tendenza ad evitare rapporti intimi può portare a sentimenti di ostilità, solitudine, distacco e alienazione.

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Le principali reazioni a livello interpersonale per le persone che usano le strategie deattivanti sono principalmente: distacco emozionale dal partner e

creazione di relazioni interpersonali fredde e superficiali;

tendenza a non affrontare i problemi relazionali e a lasciare i conflitti irrisolti, provocando irritazione e risentimento nel partner;

i partner facilmente sperimentano frustrazione a causa del sistematico rifiuto di proposte di vicinanza e condivisione.

Aumenta così il pericolo di affievolire il gusto di stare insieme, con il pericolo che con il tempo il rapporto si dissolva.

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Infine, una conseguenza grave può essere la chiusura mentale e la rigidità di pensiero a causa di poco confronto con gli altri, a causa dell’adozione di strategie che spingono gravemente verso l’isolamento.

Aprirsi al confronto significa allentare le rigidità cognitive ed esporsi a incertezze e pericoli, che attiverebbero il sistema di attaccamento, un rischio dal quale queste persone si sono sempre protette con le loro strategie di distanziamento.

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A cominciare dalla fine degli anni ’80 lo studio dell’attaccamento ha seguito due linee di ricerca relativamente indipendenti.

La linea più nota ha avuto inizio con la Ainsworth (Ainswarth et al, 1978), che ha adottato tecniche di intervista per studiare lo stato mentale dei genitori in relazione all’attacccamento e fu poi sviluppata da altri studiosi evolutivi (Main, Kaplan, & Cassidy, 1985).

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Lo strumento principale per valutare “lo stato della mente” è la Adult Attachment Interview, AAI, (Gorge, Kaplan, & Main, 1985), un colloquio della durata di un’ora riguardante i ricordi delle relazioni da piccoli con le figure di attaccamento.

Lo scopo iniziale dell’AAI era quello di prevedere la qualità dell’attaccamento del bambino al genitore sulla base dello stato della mente del genitore rispetto all’attaccamento. La qualità dell’attacca-mento del bambino, invece, è valutata usando la nota procedura di laboratorio della “strange situation” della Ainsworth.

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La seconda linea di ricerca sull’attacca-mento adulto è stata iniziata a metà degli anni ’80 dagli psicologi sociali (Hazan & Shaver, 1987)

Questi ricercatori hanno osservato negli adolescenti e negli adulti tre configurazioni di comportamenti e modi di sentire simili ai tre tipi di attaccamento della Ainsworth: sicuro, evitante e ansioso/ambivalente.

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I partner sicuri, come i bambini sicuri, si sentono a loro agio nel dipendere dalle persone che amano.

I partner evitanti, come i bambini evitanti, sono allo stesso tempo molto autonomi e provano disagio nei rapporti intimi.

I partner ansiosi/ambivalenti, come i bambini ansiosi/ambivalenti, si sentono insolitamente insicuri, appiccicati ed emotivamente labili.

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Hazan and Shaver (1987, 1990) hanno elaborato dei questionari autovalutativi semplici adatti per l’uso negli esperimenti e nei sondaggi di opinione.

Tali strumenti in seguito vennero migliorati e resi più elaborati

Due questionari sembrano particolarmente invitanti dal punto di vista della ricerca sull’attaccamento: il questionario relazionale, RQ (Relational Questionnaire) di Bartholomew e Horowitz (1991) e il questionario aggiornato delle esperienze intime relazionali aggiornato, ECR-R (Experinces in Close Relations Revised) di Fraley, Waller ed Brennan (2000) (riportato in appendice).

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Kim Bartholomew (Bartholomew e Horowitz, 1991) ha proposto uno schema concettuale di categorizzazione fondato su quattro tipi o stili di attaccamento (vedi fig. 2).

La categorizzazione di Barthlomew include gli stili proposti da Hazan e Shaver, aggiungendo un secondo tipo di evitamento (l’evitamento indifferente, fondato su una categoria simile dell’Adult Attachment Intervew, vedi Main, Kaplan, Cassidy, 1985).

Alla base delle quattro categorie ci sono due dimensioni, oggi chiamate Ansia ed Evitamento da attaccamento, nomi che sono molto vicini al contenuto manifesto degli item usati per misurare le due dimensioni.

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Altre procedure hanno usato autovalutazioni mediante l’uso di frasi descrittive, creando autodescrzioni quantitative usando molti item allo scopo di cogliere due o tre dimensioni sottese dai diversi “stili di attaccamento” amoroso.

Il questionario oggi più evoluto di questo tipo è l’Experiences in Close Relationsips Revised, ECR-R di Fraley, Waller e Brennan (2000). Esso coglie le dimensioni proposte da Bartholomew e individua i quattro tipi di attaccamento.

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Il modello di Bartholomew

Ansia Bassa

Ansia Alta

Evitamento Basso

Evidamento Alto

Evitante Impaurito

Evitante Indifferente

Preoccupato Sicuro

Fig. 1 – Il modello a due dimensioni delle differenze individuali nell’attaccamento adulto

Fig. 2

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Nella Figura 2 si puòossedrvare che gli assi di riferimento sono l’asse orizzontale dell’ansia e lì’asse verticale dell’evitamento

I quattro assi definiscono I quattro tipi di attaccamento di Bartholomew

Nella figura che segue è stata operata una ruotazione in senso orario di 135° della figura 2

Nella Figura 3 la figura è opportunamente siglata e sono bene individuati le posizioni degli assi di riferimento e dei relativi tipi di attaccamento.

Tale configurazione permette un diretto confronto con il modello ASCI (SASB) letto in termini di Stati dell’Io Sé (modelli operativi interni)

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Ansia Bassa

Ansia Alta

Evitamento

Basso

Evidamento Alto

Evitante Impaurito

Evitante

Indifferente

Preoccupato

Sicuro

Fig. 1 – Il modello a due dimensioni delle differenze individuali

nell’attaccamento adulto

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Fig. 3– Il modello a due dimensioni di Bartholomew e differenze individuali nell’attaccamento adulto.

Stile

Evi

tant

eIm

paur

ito

StilePreoccupato

Stile Sicuro

Stile EvitanteIndifferente

Evitamento basso

Ansia BassaEvitamento alto

Ansia Alta

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Nella figura 4 il modello di Bartholomew ruotato di 135° è stato sovrapposto a quello della Benjamin.

E’ subito evidente quanto tale sovrapposizione può essere utile per definire diversi tipi di attaccamento usando le dimensioni dell’Analisi Strutturale del Comportamento Interpersonal (SASB) degli Stati dell’Io di Scilligo.

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Infatti non vi è dubbio che l’attaccamento sicuro coincide con i quattro Stati dell’Io Sé del benessere, gli Stati dell’Io AL, BL, BP, AP.

I quattro Stati dell’Io Sé patologici coincidono bene con l’attaccamento Evitante-Impaurito, gli Stati dell’Io AC, BC, BR, AR.

E’ ragionevolepensare che lo stile Preoccupatto abbia a che vedere con il controllo, GP e GC e lo Stile Evitante-Indifferente abbia a che fare con eccessi di liertà poco cordinata, GL e GR

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Va tenuto presente che I confini tra le catgegorie sono alquasnto nebulosi ela creazione di quatro classi di attaccamento è un fatto prevalentemente tecnico.

Con l’ASCI sarà possibile creare notevoli sfumature e tutta una vrietà di categorie di attaccamento con caratteristiche diverse dalle quattro prototipiche di Bartholomew.

La tecnologia delle correlazioni tra profili di Stati dell’Io empirici e profili teorici risultanti dalle curve dei coseni e dei polinomi riportati da Scilligo (2005, cap. 15) permette di verificare numerose ipotesi sulla natura dell’attaccamento.

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Presso il Laboratorio per lo Studio del Sé e dell’Identità , LASSI, presso le scuole di specializzaazione dell’IFREP e dell’UPS, sono in corso diversi progetti di ricerca orientati alla verifica delle intuizioni presentate nella figura 4.

Ad esempio è possibile verificare le ipotesi addombrate nellafigura 4 del rapporto tra I disturbi di personalità come sonoconcepiti dal modello di Millon, gli stili di attaccamento e il modello degli Stati dell’Io di Scilligo.

L’insieme di questi collegamenti promette peso scientifico alle intuizioni del’Analisi Transazio-nale, soprattutto se si prendono in considera-zione gli Stati dell’Io Relazionali di Scilligo.

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Fig. 4 – Il modello a due dimensioni della Benjamin e differenze individuali nell’attaccamento adulto in relazione al modello di Bartholomew.

Odio Amore

Individuazione

Irretimento

StilePreoccupato

(Passivo-aggressivo

Compulsivo)

Stile Sicuro(IstrionicoD

ipedente)

Stile EvitanteIndifferente

(Antisociale-narcisista)

Evitamento basso

Ansia BassaEvitamento alto

Ansia Alta

Stile

Ev

itant

eIm

paur

ito(E

vita

nte-

Schi

zoid

e)

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Fine introduzione

SchizoideCompulsivoDipendenteNarcisistaPassivo

EvitantePassivo-

AggressivoIstrionicoAntisocialeAttivo

né Sé né Altri(Distaccato)

Sé ed Altri(Ambivalente)

Altri(Dipendente)

Sé(Indipendente)

Fonte di rinforzoComportamentostrumentale

Tab. 1 - Gli otto stili di base (Millon & Everly, 1985, p. 38).

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La Figura 5 è una rappresentazione descrittiva dei 12 Stati dell’Io Sé di Scilligo. Essi costituiscono un circomplesso in riferimento agli assi dell’Interdipendenza e dell’Affiliazione.

Essi possono essere visti come prototipiche descrizioni di 12 modelli operativi interni o raprresentazioni prototipiche delle IPIR della Benjamin.

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311 BL. Sono gioioso e affettuoso con me, mi stimo e mi apprezzo, mi voglio bene e mi tratto bene.

312 AL. Mi accetto così come sono, rifletto e ragiono con me ascoltando i miei sentmenti e le mie emozioni; so come si sentono gli altri.

313 GL. Libero e spontaneo scelgo e faccio le cose come desidero io, seguendo norme mie personali rispettose di me e degli altri.

341 BP. Accetto attenzioni e affetto, mi lascio aiutare, godo di persone e situazioni che mi danno soddisfazione.

342 AP. Svilupo le mie capacità, mi sforzo per capire cosa capita attorno a me, mi regolo e mi proteggo con amore.

343 GP. Mi sforzo per adeguarmi a un ideale, mi controllo per fare le cose come si deve, mi impegno a trovare ciò che mi serve.

331. BC.. Mi strapazzo, mi danneggio, mi torturo, mi punisco, sono distruttivo con me, sono il mio peggior nemico.

321 BR. Mi abbandono al caso, non mi curo di me, mi diverto facendo scelte scelte che sono dannose e pericolose per me.

322 AR. Mi dimentico di me, sono sregolato, distratto, ragiono caoticamente senza riflettere, sono spericolato e avventato.

323 GR. Sono distratto, senza guida e senza norme interne, mi do libertà azzardate, mi lascio sfuggire opportunità importanti,

332 AC. Mi obbligo a fare cose che non vanno bene per me, mi accuso, mi biasimo, mi incolpo, mi dico che sbaglio tutto.

333 GC. Sono esigente e duro con me, mi freno, mi costringo, mi obbligo secondo regole esterne, mi controllo con durezza.

Fig. 17 – Gli Stati dell’Io Sé che descrivono prototipicamente la percezione del proprio mondo interiore.

Individuazione

Odio Amore

Irretimento

Fig. 5

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Attaccamento Distaccato-Indifferente (dismissing)

Attaccamento Sicuro

Attacamento Preoccupato

Attaccamento Distaccato-

Impaurito

Quattro curve coseno dell’ASCI che

rappresentano i quattro tipi di attaccamento

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Distaccato Indifferente90° Sicuro

DistaccatoIndipendente

Diipendente

Si potranno costituire ed esaminare profili di Stati dell’Io Sé e relativi tipi di attaccamento, quelli classici e al di là di quelli classici, creando raggruppamenti sulla base delle correlazioni con le diverse curve dei coseni. Sarà probabilmente utile creare profili che hanno correlazioni alte con una curva centrale e profili meni concorrelazioni meno alte con le due curve contigue.

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Si potranno esaminare in particolare le curve dei coseni a 0°, a 90°, a 180° e a 270°, che possiamo ipotizzare individuino le configurazioni di Stati dell’Io (o modelli operativi interni) più vicine e sovrapponibili ai quattro classici tipi di attaccamento.

Preoccupato

270°Distaccato Impaurito

180°Distaccato

Critico

DistaccatoConfuso

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PreoccupatoDistaccato Impaurito

DistaccatoCritico

DistaccatoConfuso

Altre ipotesi che si possono validare riguardano le configurazioni dei distur-bi di personalità secondo il modello presentato da Millon, tenendo presenti le dimensioni passiva e attiva, probabil-mente correlate con Stati dell’Io Sé collegati a processi relazionali riguardanti gli stati dell’Io Proponenti e rispondenti, individuabili dal contesto relazionale in cui si manifestano gli Stati dell’Io Sé.

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PreoccupatoDistaccato Impaurito

DistaccatoCritico

DistaccatoConfuso

Altre verifiche orientate alla pratica clinica:Progettazione di strategie particolari di intervento relazionale ed efficacia rispetto a quadri mentali particolari legati all’esperienza interpersonale.Stili di attqccamento e <configurazioni dei profili delle ingiunzioni e controingiunzioni.Relazioni ed efficacia degli interventi e metotologie che attingono i processimentali tenendoconto o non tenendo conto dei procedssiautomatici ed inconsci.

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PreoccupatoDistaccato Impaurito

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DistaccatoConfuso

Stili di attaccamento e configurazioni dei profili delle ingiunzioni e controingiunzioni. Relazioni ed efficacia degli interventi e metotologie che attingono i processimentali tenendoconto o non tenendo conto dei procedssiautomatici ed inconsci. Disturbi di personalità rilevati dal WISPI e dal Millon e configurazioni degli Stati dell’Io in relazione alle ipotesi della Benjamin.

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