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5 STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Anno 1 - Numero 3 Settembre-Dicembre 2012 È un modo di dire per significare un qualsiasi in- tervento  che  migliori  le  nostre  condizioni,  siano esse economiche, sociali o di salute. L’ossigeno  è parte integrante del nostro concetto di vita a tal punto  che,  talvolta,  alla  domanda  sulle  cause  di morte di qualcuno, viene risposto “ si  è dimenti- cato di respirare...”; eppure l’evoluzione degli es- seri viventi ha incontrato l’ossigeno solo in una se- conda fase e non è stata una relazione semplice né priva di pericoli.  Per i primi 2 miliardi di anni, l’atmosfera della terra non ha contenuto ossigeno: questo gas è comparso successivamente per opera dei batteri. L’ossigeno formato è stato dapprima catturato dalle rocce e successivamente  ha  sostituito  il  metano,  assai ricco nella atmosfera primordiale, fino a costituire il 21% dei gas che circondano la nostra terra. L’ossigeno è elemento tossico per le strutture vi- venti: la vita come noi la conosciamo è passata at- traverso una prima fase di difesa ed una seconda fase di utilizzo dell’ossigeno. La prima difesa fu am- bientale: la vita si è concentrata e si è evoluta  in ambienti  dove  l’ossigeno  non  arrivava.  Poi,  nelle prime forme di vita, si formarono strutture capaci di  ostacolare  l’ingresso  dell’ossigeno;  in  seguito nacquero  sistemi  capaci  addirittura  di  utilizzare l’ossigeno per molti scopi, primo fra tutti la pro- duzione di energia in organelli specializzati, i mito- condri (vedi il numero 2/2012 della rivista). Nel mi- tocondrio, lo “smontaggio” di zuccheri, proteine e grassi libera energia che la cellula provvede ad im- magazzinare, ma induce anche accumulo di  atomi di carbonio ed idrogeno, che intasano il mitocon- drio. L’ossigeno viene impiegato per ripulire la cen- trale  energetica,  formando  anidride  carbonica (CO 2 ) ed acqua (H 2 O). La tecnologia energetica ad ossigeno ha permesso alle cellule un ricavo ener- getico molto più alto di quello ottenuto fino a quel momento, ma ha indotto anche lo sviluppo di un si- stema  di  controllo  e  sicurezza  contro  gli  effetti tossici dell’ossigeno.  Gli  elementi  che  costituiscono  la  materia  assu- mono una configurazione stabile, cioè di non reat- tività con gli altri elementi, se esiste un sostanziale “equilibrio” tra cariche positive del nucleo e cariche negative della nube elettronica. L’ossigeno ha la pe- culiarità di appropriarsi di elettroni appartenenti ad altre molecole (ossidazione) e di formare molecole con carica negativa (Radicali Liberi dell’Ossigeno, ROS) che tendono a interagire,  danneggiandole, con varie strutture biologiche, quali le membrane cellulari, le proteine e lo stesso DNA. L’85-90% dell’ossigeno inspirato (VO 2 ) viene utiliz- zato  a  livello  dei  mitocondri  per  la  produzione  di energia, il rimanente 10-15% per le varie reazioni biologiche funzionali della cellula. A livello della ca- tena respiratoria, il 95-98% dell’ossigeno che ar- riva al mitocondrio viene sfruttato per la sua avidità per gli elettroni, per incorporare quelli che si libe- rano durante lo smontaggio delle molecole energe- tiche  con  conseguente  formazione  di  acqua  se- condo la reazione: O 2 + 4e - + 4H + = 2H 2 O + energia S&C (Ita) n.3, Settembre-Dicembre 2012, pp. 5-7 S&C UNA BOCCATA D’OSSIGENO MENOTTI CALVANI La macchina che c’è in me MENOTTI CALVANI Medico, specializzato in neurologia, farmacologia clinica oltre che in tossicologia medica, si è laureato in scienza della nutrizione umana. Ha pubblicato oltre 200 articoli scientifici su riviste internazionali prevalentemente sui temi del metabolismo, sui mitocondri e sulle patologie degenerative. Una volta tagliata, la mela perde il suo isolamento dall’ossigeno dell’aria e ne subisce l’azione di ossidazione. La mela ed altri frutti inseriti in un contenitore sotto vuoto, non vengono ossidati.

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Rivista Strength & Conditioning - Per una scienza del movimento dell'uomo

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Page 1: Pagine da Strength 3

5STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Anno 1 - Numero 3 Settembre-Dicembre 2012

È un modo di dire per significare un qualsiasi  in-tervento  che  migliori  le  nostre  condizioni,  sianoesse economiche, sociali o di salute. L’ossigeno  èparte integrante del nostro concetto di vita a talpunto  che,  talvolta,  alla  domanda  sulle  cause  dimorte di qualcuno, viene risposto “ si  è dimenti-cato di respirare...”; eppure l’evoluzione degli es-seri viventi ha incontrato l’ossigeno solo in una se-conda fase e non è stata una relazione semplice népriva di pericoli. Per i primi 2 miliardi di anni, l’atmosfera della terranon ha contenuto ossigeno: questo gas è comparsosuccessivamente per opera dei batteri. L’ossigenoformato è stato dapprima catturato dalle rocce esuccessivamente  ha  sostituito  il  metano,  assairicco nella atmosfera primordiale, fino a costituireil 21% dei gas che circondano la nostra terra.L’ossigeno è elemento tossico per le strutture vi-venti: la vita come noi la conosciamo è passata at-traverso una prima fase di difesa ed una secondafase di utilizzo dell’ossigeno. La prima difesa fu am-bientale: la vita si è concentrata e si è evoluta  inambienti  dove  l’ossigeno  non  arrivava.  Poi,  nelleprime forme di vita, si formarono strutture capacidi  ostacolare  l’ingresso  dell’ossigeno;  in  seguitonacquero  sistemi  capaci  addirittura  di  utilizzarel’ossigeno per molti scopi, primo fra tutti la pro-duzione di energia in organelli specializzati, i mito-condri (vedi il numero 2/2012 della rivista). Nel mi-tocondrio, lo “smontaggio” di zuccheri, proteine egrassi libera energia che la cellula provvede ad im-magazzinare, ma induce anche accumulo di  atomidi carbonio ed idrogeno, che intasano il mitocon-drio. L’ossigeno viene impiegato per ripulire la cen-trale  energetica,  formando  anidride  carbonica(CO2) ed acqua (h2O). La tecnologia energetica adossigeno ha permesso alle cellule un ricavo ener-getico molto più alto di quello ottenuto fino a quelmomento, ma ha indotto anche lo sviluppo di un si-stema  di  controllo  e  sicurezza  contro  gli  effettitossici dell’ossigeno. Gli  elementi  che  costituiscono  la  materia  assu-mono una configurazione stabile, cioè di non reat-tività con gli altri elementi, se esiste un sostanziale

“equilibrio” tra cariche positive del nucleo e carichenegative della nube elettronica. L’ossigeno ha la pe-culiarità di appropriarsi di elettroni appartenenti adaltre molecole (ossidazione) e di formare molecolecon carica negativa (Radicali Liberi dell’Ossigeno,ROS) che tendono a  interagire,   danneggiandole,con varie strutture biologiche, quali le membranecellulari, le proteine e lo stesso DNA.

L’85-90% dell’ossigeno inspirato (VO2) viene utiliz-zato  a  livello  dei mitocondri  per  la  produzione  dienergia, il rimanente 10-15% per le varie reazionibiologiche funzionali della cellula. A livello della ca-tena respiratoria, il 95-98% dell’ossigeno che ar-riva al mitocondrio viene sfruttato per la sua aviditàper gli elettroni, per incorporare quelli che si libe-rano durante lo smontaggio delle molecole energe-tiche  con  conseguente  formazione  di  acqua  se-condo la reazione:

O2 + 4e- + 4H+= 2H2O + energiaS&C (Ita) n.3, Settembre-Dicem

bre 2012, pp. 5-7

S&C

UNA BOCCATAD’OSSIGENO

MENOTTI CALVANI

La macchinache c’è in me

MENOTTI CALVANIMedico,specializzato inneurologia,farmacologiaclinica oltre che intossicologiamedica, si èlaureato inscienza dellanutrizione umana.ha pubblicatooltre 200 articoliscientifici surivisteinternazionaliprevalentementesui temi delmetabolismo, suimitocondri e sullepatologiedegenerative.

Una volta tagliata, la melaperde il suo isolamento

dall’ossigeno dell’aria e nesubisce l’azione di

ossidazione. La mela edaltri frutti inseriti in un

contenitore sotto vuoto,non vengono ossidati.

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8 STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Anno 1 - Numero 3 Settembre-Dicembre 2012

FULVIOMARZATICOResponsabilelaboratorio

farmacobiochimica,Nutrizione e

Nutraceutica,università di

Pavia.Vice presidenteSocietà Italiana

NutrizioneSportiva

e del benessere(www.SINSeb.it).Advisory boardInternationalSociety Sport

Nutrition (uSA).Docente di

alimentazione eDietetica e

farmacologiaapplicata allo

Sport.Autore di 160pubblicazioni su

rivisteinternazionali

e atti di congressi.

ATTIVITÀ FISICA,STRESS OSSIDATIVOED ANTIOSSIDANTI:una storia lunga 30 anni

DANIELABUONOCORE

biologo Molecolare,biologo Nutrizioni-sta, Expertise in 

Discipline Regola-torie in ambito 

Alimentare. Assegnista di Ri-cerca presso il 

laboratorio di Far-macobiochimica

Nutrizione e Nutraceutica del

benessere, univer-sità degli Studi di

Pavia.

SIMONA GENTALaureata pressol’università degliStudi di Pavia.

Esperienzapluriennale in affari

regolatori delsettore

farmaceutico eimpegnata 

negli aspettiscientifici collegatial trattamento con

antiossidanti.

PUBB

LICATO

PUBBLICATO

PUBBLIC

ATO

PRIM

A V

OLT

A

PRIMA V

OLTA

PRIMA VOLTA

LAVORO

ORIGINALE PER

S&CDaniela Buonocore, Simona Genta, Fulvio MarzaticoLaboratorio di Farmacobiochimica - Nutrizione e Nutraceutica del BenessereUniversità di Pavia - [email protected]

INTRODUZIONELa storia inizia nel 1978, quando Dillard e collabo-ratori evidenziarono un incremento della perossi-dazione lipidica dopo un’ora di esercizio al cicloer-gometro (1). Da questa prima evidenza, nasce laricerca scientifica sullo stress ossidativo indottodall’esercizio fisico e di conseguenza lo studio sul-l’utilità o meno di una supplementazione con an-tiossidanti. Da quel lontano 1978 sono stati pub-blicati  centinaia  di  studi  che  parlano  di  questoargomento. Le evidenze sperimentali ed anche cli-niche sono per lo più concordi nell’indicare che l’e-sercizio fisico di una certa intensità determina uninevitabile aumento della formazione di specie reat-tive dell’ossigeno e dell’azoto (RONS) che hanno lacapacità di alterare l’equilibrio ossido/riduttivo cel-lulare, il quale costituisce un sottile meccanismo dicontrollo  di molte  reazioni metaboliche  e  di  pro-cessi di segnalazione intracellulare (2,3). L’eserci-zio fisico di elevata intensità ed estremo porta aduna  accelerazione  della  produzione  di  RONS  chefrequentemente possono eccedere le capacità an-tiossidanti dell’organismo (4,5). L’ossigeno è fon-damentale per la vita degli organismi aerobi, tut-tavia i sottoprodotti del suo metabolismo possonoessere in qualche misura pericolosi e causare dannialle cellule, sino alla loro morte. Durante il normalemetabolismo, l’ossigeno è utilizzato all’interno deimitocondri per la produzione dell’energia necessa-ria  per  la  vita  delle  cellule;  tuttavia  una  piccolapercentuale di questo ossigeno (2-5%) non vienecompletamente  ridotto  e  viene  trasformato  inRONS (6).  I RONS possono essere classificati  indue categorie: le specie radicaliche e le specie nonradicali (Figura 1). un radicale può essere definito come qualsiasi com-posto chimico capace di esistenza autonoma, chepossiede uno o più elettroni spaiati nell’orbitale piùesterno. Questa caratteristica chimica porta il ra-dicale  a  cercare  di  “accoppiare”  il  suo  elettronespaiato determinando un’intensa reattività. Ovvia-mente, nella cellula avviene costantemente la pro-

duzione di RONS, che sono in diversa misura elimi-nati dai sistemi di protezione antiossidante: questodelicato equilibrio determina lo stato redox cellulare,fondamentale per la funzionalità cellulare (7). un an-tiossidante, invece, è ogni sostanza che, presente inbassa concentrazione rispetto al substrato ossida-bile, ritarda o impedisce in modo significativo l’ossi-dazione del substrato stesso (8). I RONS sono com-battuti  da  un  complesso  sistema  di  molecoleantiossidanti, che comprendono sia sistemi enzima-tici  [superossido  dismutasi  (SOD),  glutatione  perossidasi  (GShpX)  e  catalasi  (CAT)],  che molecolenon–enzimatiche [vitamina C (acido ascorbico), vita-mina  E  (tocoferolo),  β-carotene  e  tioli  (9)].  I  tiolisono  una  classe  di  sostanze  non-enzimatiche  ca-ratterizzate dalla presenza di residui sulfidrilici (-Sh)nel loro sito funzionale, il glutatione ridotto (GSh) èil tiolo più abbondante presente nell’organismo (10).Si può affermare che non esiste l’antiossidante “uni-versale”, in quanto diversi antiossidanti proteggonodifferenti molecole in vivo (8) e la cooperazione fra dif-ferenti antiossidanti determina una maggiore pro-tezione di quella esercitata da un singolo antiossi-dante.  un  esempio  di  un  network  antiossidanteefficiente è quello  operato dal  glutatione che è  ingrado di rigenerare la vitamina C, mentre la stessavitamina  C  è  in  grado  di  rigenerare  la  vitamina  E(11,12).

DESCRIZIONE DELLO STRESS OSSIDATIVOLo stress ossidativo è la condizione caratterizzatada un’alterazione dell’equilibrio fra ossidanti ed an-tiossidanti (riducenti), cioè quando la produzione diossidanti supera la capacità operativa delle difeseantiossidanti, portando all’ossidazione: proteine, li-pidi, DNA ed altre molecole,  compromettendo  laloro  funzionalità  (13).  La  generazione  dei  RONSavviene in parte come conseguenza inevitabile delnormale metabolismo (14) e nelle normali condizionifisiologiche: in questo caso, le difese antiossidantiendogene,  insieme  alle  difese  antiossidanti  eso-gene  introdotte  attraverso  la  dieta,  svolgono  il

S&C (Ita) n.3, Settembre-Dicem

bre 2012, pp. 8-12

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13STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Anno 1 - Numero 3 Settembre-Dicembre 2012

L’ANTIOSSIDANTE (IL BUONO), IL RADICALE LIBERO (IL BRUTTO) E LO STRESS OSSIDATIVO (IL CATTIVO)

L’ossigeno è vitale per molti organismi ma, para-dossalmente, è anche fonte di molecole in grado diindurre un insulto ossidativo a macromolecole bio-logiche come DNA, carboidrati, lipidi e proteine: iradicali  liberi.  In  condizioni  fisiologiche,  le  cellulepossiedono  dei  raffinati  sistemi  di  controllo  permodulare in maniera efficace l’equilibrio redox traradicali liberi e antiossidanti. La regolazione avvienein modo continuo attraverso il controllo della pro-duzione di specie radicaliche e delle difese antios-sidanti secondo meccanismi non ancora perfetta-mente conosciuti. Se questo equilibrio è alterato inmodo consistente verso l’aumento di radicali liberi,si genera una condizione definita “stress ossida-tivo”, che può danneggiare irreversibilmente la fun-zionalità cellulare portando all’insorgenza di pato-logie, in particolare cardiovascolari e neoplastiche,diabete e svolgere un ruolo negativo nel processod’invecchiamento. L’organismo umano ha sviluppato un complesso si-stema di protezione contro le specie radicaliche.Questo sistema  include alcuni antiossidanti pre-senti nell’organismo e altri provenienti dalla dieta.Il sistema biologico umano presenta, con differentilivelli di compartimentalizzazione e concentrazione,una complessità di sostanze che cooperano in ma-niera sinergica nell’orchestrare il network antios-sidante. Gli enzimi superossido dismutasi, catalasie glutatione perossidasi garantiscono una prote-zione a livello cellulare, mentre a livello plasmaticosi rilevano principalmente molecole di natura nonenzimatica, acido urico, ceruloplasmina, bilirubina,tioli, vitamina E, acido ascorbico, carotenoidi e co-enzima Q10.  La  versatilità  del  network  antiossi-dante, il Buono, esalta il sinergismo tra i differentielementi al fine di proteggere l’organismo umanodall’insulto mediato da specie ossidanti, il Brutto,prevenendo  lo  sviluppo  dello  stress  ossidativo,  ilCattivo.

PILLOLA O NON PILLOLA? QUESTO È IL DILEMMA

Diversi sono gli studi epidemiologici che hanno do-cumentato come un’alimentazione ricca in frutta everdura (alimenti caratterizzati da elevata capacitàantiossidante) svolga un effetto protettivo verso lepatologie cardiovascolari, neurodegenerative e  leneoplasie.  Nonostante  sia  noto  il  beneficio  sullostato di  salute connesso al  consumo di  alimentid’origine vegetale, non è ancora del tutto chiaroquali siano gli elementi che assolvano il ruolo pro-tettivo e il loro meccanismo d’azione. L’esistenza diuna  correlazione  inversa,  tra  livelli  plasmatici  diantiossidanti e  incidenza di mortalità per cardio-patia ischemica, mostrata in uno studio multi-cen-trico condotto negli anni ‘80 del secolo scorso, in16 Paesi europei, portò alla formulazione dell’“Ipo-tesi Antiossidante”. Tale ipotesi si basava sull’as-sunto  che  alti  livelli  di  antiossidanti  plasmatici,conseguenza di un regime alimentare ricco in fruttae verdura, potessero proteggere  l’organismo daldanno ossidativo, riducendo il rischio di mortalitàper malattie degenerative. In seguito alla formula-zione dell’ ”ipotesi antiossidante”, furono pianificatiuna serie di studi clinici d’intervento, tesi a valu-tare l’effetto degli antiossidanti in pillole nella pre-venzione delle patologie degenerative. Gli studi inquestione hanno fornito risultati discordanti e con-traddittori, difficilmente catalogabili in un contestodefinitivo, ma che evidenziano aspetti negativi dellasupplementazione,  rendendo necessaria  in alcunistudi una precoce sospensione del trattamento. Nello studio “Linxian”, condotto in un’area ruraledella  Cina  caratterizzata  da  un’alta  incidenza  dicancro gastrico ed esofageo e da una malnutrizionegenerale della popolazione residente, 5 anni di sup-plementazione con una miscela di 15 mg β-caro-tene + 30 mg vitamina E e 50 μg di selenio sonostati  in  grado  di  diminuire  significativamente  lamortalità per cancro allo stomaco. Lo studio CA-RET (Beta Carotene and Retinol Efficacy Trial) con-dotto  negli  Stati  uniti  mostrò,  al  contrario  del

S&C (Ita) n.3, Settembre-Dicem

bre 2012, pp. 13-16

S&C

MAUROSERAFINI, PH.D.È Direttore delProgramma“Alimenti Funzionalie PrevenzioneStressMetabolico”,INRAN,Via Ardeatina, 546- 00178 Rome,ItalyPhone:+390651494450Fax:+390651494550E-mail:[email protected]

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PRIMA VOLTA

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LAVORO

ORIGINALE

PER

S&C

Mauro Serafini, Ph.D.

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17STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Anno 1 - Numero 3 Settembre-Dicembre 2012

S&C (Ita) n.3, Settembre-Dicem

bre 2012, pp. 17-23

S&CAnthony N. Turner, MSc¹, CSCS1 e lan Jeffreys, MSc, CSCS*D, NSCA-CPT*D2

¹London Sport Institute, Middlesex University, Londra, Inghilterra e 2University of Glamorgan Pontypridd, Galles, Regno Unito

PAROLE CHIAVEciclo stiramento-accorciamento; energia elastica; tendine; rigidezza; fuso neuromuscolare; organo tendineo del Golgi

ORIG: THE STRETCH-SHORTENING CYCLE: PROPOSED MECHANISMS AND METHODS FOR ENHANCEMENT. STRENGTh & CONDITIONING JOuRNAL. 32(4):87-99 (2010). ANTHONY N.

TURNER èprofessoreassociato epreparatoreatletico allaMiddlesexuniversity diLondra,Inghilterra.

IAN JEFFREYSè professoreassociato in forzae condizione fisicaall'università diGlamorgan,Galles, oltre cheproprietario edirettore della All-Pro Performancedi brecon, Galles.

IL CICLO STIRAMENTO-ACCORCIAMENTO DELLE FIBRE MUSCOLARI: meccanismi proposti e metodi di sviluppo(SECONDA PARTE)

12. METODI PER MIGLIORARE I MECCANISMIDEL CICLO STIRAMENTO ACCORCIAMENTODato che il CSA gioca un ruolo  importante nelleprestazioni sportive, è fondamentale poter miglio-rare questo fenomeno tramite un allenamento ef-ficace. È costantemente riportato che il metodomigliore per allenare le abilità motorie in cui vienecoinvolto il CSA è attraverso la pliometria (68, 77,85, 91, 93, 95, 97). I paragrafi seguenti spieganoin che modo gli esercizi pliometrici possono essereprogressivamente integrati nel programma di alle-namento di un atleta e fornisce metodi appropriatidi valutazione delle prestazioni.  I consigli praticiche saranno dati si basano sulle evidenze relativeai meccanismi del CSA analizzati nei paragrafi pre-cedenti.La  pliometria  comprende  una  vasta  gamma  diesercizi basati su salti, salti su un piede e rimbalzi,il cui scopo fondamentale è quello di migliorare lafunzionalità  del CSA. Sebbene si  tratti  di movi-menti all’apparenza relativamente semplici, comeper esempio un salto con contromovimento o concaduta da un rialzo, gli esercizi pliometrici sono inrealtà tecniche motorie molto complesse e basi-lari. Perciò, si dovrebbe dedicare un adeguato pe-riodo  di  tempo  al  miglioramento  di  questetecniche, e il preparatore fisico dovrebbe assicu-rarsi  che  l’atleta  le  padroneggi  senza problemi,prima di passare a esercizi più complessi. Occorrequindi lavorare su un sistema progressivo di eser-cizi attraverso i quali un atleta dovrebbe passareper  garantire  la maestria  tecnica  richiesta  pereseguire l’intera gamma di esercizi pliometrici, inmaniera da massimizzare i miglioramenti della pre-stazione e, di converso, da minimizzare il rischio diinfortuni.

Idealmente, in termini di ottimizzazione delle pre-stazioni,  l’allenamento pliometrico  dovrebbe  es-sere preceduto da un allenamento per la forza, inmodo da ridurre il rischio di  infortuni al sistemamuscolo-tendineo e migliorare la qualità e la quan-tità delle  fibre di tipo  II. L’ultima affermazione èdegna di nota, perché esiste un’alta correlazionefra la percentuale di fibre di tipo II e l’espressionedi picchi di potenza muscolare (23) ed è così  cheprobabilmente si può spiegare l’incremento del po-tenziale  netto  degli  atleti  di  sviluppare  potenza(58). Come conseguenza del principio di recluta-mento delle unità motorie in ordine di misura delladimensione, dato che i muscoli vengono coinvolti

gradualmente in un movimento, in ordine di dimen-sione  (47),  un  allenamento  mirato  allo  sviluppodella forza – esattamente ≥85% di 1 ripetizionemassimale (1RM), ≤6 ripetizioni, 2-6 serie, dai 2ai 5 minuti di recupero (6) – è necessario per re-clutare tali fibre di tipo II (45). Sebbene la sequenza: allenamento di forza che pre-cede l’allenamento pliometrico sia un’idea fisiologi-camente  valida,  essa  potrebbe  non  aiutare  aottimizzare lo sviluppo sequenziale fondato sull’a-bilità motoria e  l’introduzione ritardata nel pro-gramma di allenamento degli esercizi pliometrici,finché non sia stata sviluppata una solida base diforza, potrebbe non essere ottimale per lo sviluppoa lungo termine dell’atleta. La realtà dei modernisport vede gli atleti competere sin da giovanissimi. Alcuni sport, come il basket, il football, il calcio ecosì via, prevedono un ampio numero di movimentibasati sul CSA e comprendono numerose fasi disalto  e  atterraggio. Molto  spesso  questi movi-menti vengono eseguiti ben prima di aver svilup-pato una buona forza di base, perciò lo sviluppo diun’efficace tecnica – nell’atterraggio, per esempio– gioca un ruolo fondamentale. Inoltre, come dettoin precedenza, gli esercizi pliometrici si basano suun’importante componente tecnica, oltre che fi-sica. Per questo, sembra logico voler sviluppareentrambe le componenti simultaneamente, piutto-sto  che  lavorare  sulla  tecnica  solo  dopo  che  èstata stabilita una base di forza. È comunque pru-dente assicurarsi che gli esercizi pliometrici ven-gano  prescritti  progressivamente,  in  base  aiprogressi nelle capacità fisiche dell’atleta.

Parametri di un allenamento efficace dellaforza muscolare

Parametro da definire

Definizione del carico

1Intensità del carico

≥85% di 1 ripetizione massimale (1RM)

2Numero di ripetizioni per serie

≤6 ripetizioni

3 Numero di serie da 2 a 6

4 Pausa dopo ogniserie

da 2 a 5 minuti

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25STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Anno 1 - Numero 3 Settembre-Dicembre 2012

INTRODUZIONEuno dei principali problemi che si possono riscon-trare  nell’ambito  della  ricerca  sul  fenomeno del-l’invecchiamento,  è  rappresentato  dall’obiettivadifficoltà che si incontra quando si cerchi di diffe-renziare  i  processi  fisiologici  legati  all’invecchia-mento stesso e quelli che invece possono essereimputabili  ad  un’involuzione  patologica.  Aldilà  diquesta  innegabile  difficoltà,  la maggioranza  degliAutori concorda sul fatto che è possibile tentaredi rallentare il naturale declino delle funzioni senso-motrici, al quale inevitabilmente si va incontro nelcorso dell’invecchiamento, a patto di adottare unastrategia multivariata basata essenzialmente suiseguenti punti (hedden e Gabrieli, 2004):- mantenere  un’attività  intellettuale  di  un  livelloimpegnativo e costante;

- effettuare regolarmente un’attività fisica di tipoaerobico;

- adottare delle strategie comportamentali e deglistili di vita atti alla riduzione dello stress cronico,il quale è associato alla produzione di glucocorti-coidi  che,  a  loro  volta,  alterano  la  funzione  deineuroni dell’ippocampo;

- integrare il regime dietetico con acidi grassi polie mono insaturi, vitamina E, polifenoli ed antios-sidanti. 

LA PREVENZIONE DELL’INVECCHIAMENTOCEREBRALEIn  fisiologia vale  il detto “si perde ciò che non siusa”: questa semplice regola è vera tanto per gli“umili” muscoli  quanto  per  “l’aristocratico”  cer-vello. Da tempo ormai le neuroscienze hanno indi-viduato delle strategie ben precise per ottenere unmiglioramento delle nostre funzioni cognitive anchein età senile  (o comunque almeno preservarle). Ilcervello è composto da circa 100 miliardi di neu-roni, tra loro connessi attraverso le ramificazionidendritiche, il cui numero aumenta in funzione del-l’apprendimento di nuove informazioni ed abilità. Il

numero dei neuroni però diminuisce in funzione del-l’invecchiamento (anche se sembra che un certonumero  di  neuroni  venga  prodotto  giornalmentenell’area dell’ippocampo, vedi a questo proposito ilbox  specifico),  fenomeno  che  comporta  un  pro-gressivo  deterioramento  intellettivo.  A  causa  diquesto impoverimento neuronale, il cervello perde,nel periodo compreso tra i 35 ed i 70 anni, circa il10% del proprio peso. Le aree cerebrali maggior-mente coinvolte in questo processo involutivo sonoquelle  frontali,  che  controllano  le  attività  logico-procedurali  e  temporali  e  che  sovrintendono  aimeccanismi  della  memoria.  Negli  anni  ’50,  RitaLevi  Montalcini  e  Victor  hamburger,  della Was-hington university di St. Louis (uSA), hanno indivi-duato una proteina denominata Nerve Growth Fac-tor (NGF) o Fattore di Crescita Neuronale: questaneurotrofina viene prodotta dalle cellule cerebralistesse  in  seguito  alla  stimolazione  da  parte  deineuroni  afferenti.  Più  tardi,  negli  anni  ’80,  Yvesbard del Max Planck Institute di Monaco (D), indi-viduò un’altra molecola, il Brain-Derived Neurotro-phic Factor (bNGF)  che,  a  differenza  dell’NGF,  èpresente in quasi tutto il cervello, compresa la cor-teccia cerebrale. Il compito di queste due neuro-trofine è quello di sviluppare le connessioni neuro-nali,  in  particolare  quelle  dell’ippocampo,  unastruttura sottocorticale che rappresenta la sededella memoria e dell’apprendimento. Inoltre l’NFGed il bNGF svolgono anche l’importantissimo com-pito di preservare il neurone dal fenomeno dell’in-vecchiamento, posticipandone l’apoptosi (ovvero lamorte cellulare che si verifica in quanto processonormale  e  controllato  della  crescita  o  dello  svi-luppo di un organismo, NdC) ed aumentandone siale dimensioni, che le connessioni dendritiche. Que-sto  complesso  fenomeno  è  conosciuto  sotto  ilnome  di  “plasticità  neuronale”  e  rappresenta  lapossibilità  che  le  cellule  cerebrali  hanno  nel  po-tersi  riorganizzare  e  vicariare  le  cellule morte  odanneggiate sia per insulti di tipo ictale o trauma- S

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bre 2012, pp. 25-30

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PAROLE CHIAVEinvecchiamento, prevenzione, stress, dieta, antiossidanti.

L’INVECCHIAMENTOED IL CONTROLLO CEREBRALE DELL’ESERCIZIO

Gian Nicola Bisciotti

GIAN NICOLABISCIOTTI Ph.D èlaureato in Scienza eTecniche delle AttivitàFisiche e Sportivepresso l’UniversitàClaude Bernard diLione, ha conseguito la specializzazione inBiologia e Fisiologiadell’Esercizio pressol’Università FrancheCompté di Besançone, sempre presso lastessa sedeUniversitaria, ilDottorato di Ricercain Biomeccanica. È stato per 11 anniProfessore associatopresso la Facoltà diScienze dello Sportdell’Università di Lione.Dal 1999 al 2009 haricoperto l’incarico dipreparatore atleticopresso l’FCInternazionale diMilano. Attualmente èPhysiologist Leadpresso l’Orthopedicand Sport MedicineHospital, FIFA Centerof Excellence di Doha(Qatar).

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33STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Anno 1 - Numero 3 Settembre-Dicembre 2012

a partecipazione ai giochi olimpici richiede al-l’atleta  un  notevole  impegno  in  termini  di

tempo e di sforzo. L’allenatore prende la maggiorparte  delle  decisioni  riguardanti  come prepararel’atleta per i più elevati  livelli di prestazione nellacompetizione, ma gli allenatori talvolta hanno biso-gno  di  un  aiuto  per  aumentare  le  probabilità  disuccesso. La Sport Science & Technology (SS&T)Division del Comitato Olimpico statunitense è unarisorsa a cui gli allenatori possono attingere permassimizzare il potenziale dei propri atleti.

BREVE DESCRIZIONE DELLA SPORT SCIENCE& TECHNOLOGY DIVISIONLa mission della SS&T Division è la seguente:a. fornire  un modello  da  seguire  nell’applicazionedella scienza allo sport a livello olimpico;

b. anticipare e venire incontro alle necessità dellascienza e tecnica dello sport negli sport olimpicial fine di massimizzare la prestazione sportivadegli atleti.

La SS&T Division sostiene programmi di biomecca-nica, fisiologia, psicologia, forza e condizionamentofisico, informatica e tecnologia ingegneristica. Tuttii membri del personale che partecipa a questi pro-grammi sono in grado di fornire agli allenatori e agliatleti informazioni utili al loro impegno nell’ottimiz-zare la prestazione sportiva.I settori del programma possono influire sulla pre-stazione sportiva principalmente in tre modi: at-

traverso (a) sessioni di esecuzione di test sportivispecificatamente programmati, (b) progetti di ri-cerca e sviluppo e (c) divulgazione dei risultati deitest e delle ricerche agli allenatori, agli atleti e alpersonale degli organi direttivi nazionali  (NationalGoverning Body, NGB) adeguati.Gli organi direttivi nazionali, attraverso programmiresidenziali  o  campi  a  breve  termine  presso  gliOlympic Training Center (OTC),  decidono  come  ilpersonale della SS&T sarà coinvolto con  i  propriatleti. Gli NGb stabiliscono programmi residenzialicosì  che  gli  atleti  possono  vivere  ed  allenarsipresso i centri per un esteso periodo di tempo. Gliallenatori  selezionati  dagli NGb pianificano  e  su-pervisionano  l’allenamento  degli  atleti  residenti.Mentre invece gli atleti che frequentano i centri diaddestramento degli NGb sono ospitati presso unOTC per un breve periodo di tempo, che va da alcunigiorni a un paio di settimane.Gli allenatori, nella situazione sia di residenti sia inritiro presso il centro, possono consultare il perso-nale della SS&T per stabilire quali programmi sianopiù pertinenti al loro particolare sport. Il coin volgi-mento nel programma della SS&T varia in base aidifferenti bisogni dei singoli atleti. Alcuni sport in-corporano nel loro allenamento tutti i settori delprogramma della SS&T, altri ne incorporano solo al-cuni, mentre altri ancora ne utilizzano solo uno.Vi sono due ulteriori aspetti dell’offerta dei pro-grammi della SS&T. In certe circostanze, il perso-nale della SS&T può condurre sessioni di test in lo-

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bre 2012, pp. 33-39

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RAOUL F. REISER II, MA, CSCS; SARAH L. SMITH, PHD; RANDALL RATTAN, PHDU.S. Olympic Committee - Colorado Springs, Colorado

RAOUL F. REISERè assistentericercatore dibiomeccanica perl’uSOC. ha unBachelor of Sciencein ingegneriameccanica delCornell e un Masterof Arts in kinesiologiacon unaspecializzazione inbiomeccanicadell’university ofTexas di Austin.

L

SARAH L. SMITH,è biomeccanicadello sport perl’uSOC, lavora conmolte disciplinesportive e hapartecipato alprogramma dibiomeccanica per ilsollevamento pesidal suo inizio. Èstata con l’uSOC(United StatesOlympic Committee)dal 1986.

RANDALLRATTAN,psicologo dellosport perl’uSOC, offreconsulti agliatleti e allesquadreresidenti, inclusaquella disollevamentopesi. hacompletato il suo PhDall’university ofNorth Texas,dove nel 1983 ha anche giocatoin una squadra di footballappartenentealla categoriaconference (la più prestigiosaassociazione nelcampionato disportuniversitariostatunitense).

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SCIENZA E TECNOLOGIA PER INCREMENTARE LA PRESTAZIONE DELSOLLEVAMENTO PESI: IL PROGRAMMA OLIMPICO

ORIG: SCIENCE AND TECHNOLOGY TO ENHANCE WEIGHTLIFTING PERFORMANCE:THE OLYMPIC PROGRAM. STRENGTh & CONDITIONING JOuRNAL. AuGuST 1996.

SIAMO FATTI COSÌ - I. CI PIACCIONO I CLASSICI EPERCIÒ, INVECE DI LEGGERE TANTA LETTERATURA

(SI FA PER DIRE) SPECIALISTICA MODERNA, CIDEDICHIAMO A TROVARE NEL PASSATO QUELLO

CHE SPESSO NON C’È NEL PRESENTE. E RIDIAMOVITA A TESTI ANCHE DI MOLTI ANNI FA,

PREFERENDOLI AD ALTRI: QUELLI DI IERI SONO PERSEMPRE, MOLTI DI QUELLI DI OGGI SONO PER MAI!

(PB)

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41STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Anno 1 - Numero 3 Settembre-Dicembre 2012

INTRODUZIONE

L’allenamento nella sua forma più semplice rappresenta una serie di sfide importanti per il corpo voltead ottimizzare miglioramenti, che perdurano nel tempo (chronic improvements), delle capacità fisiolo-giche. La ricerca ha fatto progredire le nostre conoscenze degli aspetti fisiologici, biomeccanici e psi-cologici dell’allenamento fisico e della prestazione sportiva. La maggior parte delle ricerche si è incen-trata sull’allenamento, anche se una gran parte degli adattamenti indotti dall’attività fisica ha luogodurante il recupero, che, però, è uno degli aspetti meno compresi e indagati del ciclo esercizio fisico-adattamento*. Anche l’atleta più zelante dedica molto più tempo al recupero che all’allenamento attivo. Definiamo ilrecupero, dal punto di vista pratico, come la capacità di ripetere o superare la propria prestazione inun’attività fisica particolare. Ad esempio, se una persona ha svolto un allenamento impegnativo nellacorsa su lunga distanza, allora la sua capacità di correre, nel miglior tempo personale, per 10 km ri-sulterà, per un certo periodo di tempo, ridotta. Alla fine, l’atleta recupererà, ma certamente nessuncorridore si aspetta di uguagliare la sua migliore prestazione nelle prime 3-4 ore dopo una seduta diallenamento oppure dopo una competizione. Questo concetto di recupero è stato utilizzato anche daaltri autori (14, 24, 32).In genere, la maggior parte degli allenatori e degli atleti ha ritenuto (e ritiene, NdC) che l’incrementodel carico di allenamento costituisca la fondamentale ricetta per conseguire miglioramenti. Gli sport diresistenza come il nuoto e la corsa hanno, in taluni casi, portato questo principio all’estremo. Si am-mette che il sovraccarico (overload) sia necessario per il miglioramento della prestazione, mentre l’o-vertraining (sovrallenamento) determina ad un certo livello una disaggregazione, compromettendo cosìla prestazione, invece di migliorarla. Solitamente si pensa all’overtraining esclusivamente in rapporto al-l’allenamento, ma potrebbe essere espresso anche come carenza di recupero. Se il tasso di recuperopotesse essere migliorato, volumi maggiori di allenamento sarebbero possibili senza incorrere nella se-quela negativa dell’overtraining. Il miglioramento del recupero può esitare nella condizione per cui si sta-bilisce uno standard prestativo (nell’originale, in realtà, si parla di performance plateau, NdC).

Domande sul recuperoSono molte le domande sul recupero che attendono una risposta. Il recupero a breve termine, ovveroquello tra le serie, è molto diverso dal recupero tra sedute di allenamento successive? In che modo glieffetti dell’allenamento influiscono sul recupero post-allenamento? È possibile ottimizzare il recuperotra le serie, o i giorni, per migliorare l’allenamento? Quanta variabilità individuale vi è tra gli atleti in ter-

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bre 2012, pp. 41-51

S&C

Phillip A. Bishop, Eric Jones e A. Krista WoodsKinesiology Department, Human Performance Laboratory, Università di Alabama, Tuscaloosa, Alabama

IL RECUPERODOPO

L’ALLENAMENTOuna breve rassegna

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PAROLE CHIAVE

riposo, intervalli dell’allenamento,fatica, modalità di recupero,overtraining (sovrallenamento),sostanze ergogene per il recupero.

ORIG. RECOVERY FROM TRAINING: A BRIEF REVIEW, IN JSCR (uSA), VOL.22 (3), MAY 2008, PP.1015-1024.INDIRIzzARE LA CORRISPONDENzA A PhILLIP A. bIShOP, [email protected]

* Sul cicloesercizio fisico-adattamentoritorneremopresto, poichéè grandel’equivoco tra gliesperti circa iltermineadattamento, dicui molti sonopalesementeinvaghiti e chedifendono aspada tratta,ancheattraverso lafunzionedell’insegnare,senza sapernepraticamentenulla, avendonemutuata laconoscenza(supposta tale)da antichiripetitori ditraduttori ditraduttori dialtri traduttori,rifacentisi - aloro volta - aduna autoritàiniziale pernienteautorevole. Unadomanda chiavesarebbe: ma gliorganismi siadattano? (PB).

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53STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Anno 1 - Numero 3 Settembre-Dicembre 2012

PAROLE CHIAVE

Vela, windsurf,talento,prestazione,preparazioneatletica, giovani

INTRODUZIONELo studio che viene descritto rappresenta un’a-nalisi dei dati ottenuti dalla somministrazione ditest motori (protocollo Eurofit) (3) e test antro-pometrici di base ad un campione di atleti delle ca-tegorie  giovanili  appartenenti  alle  classi  velicheTechno 293 One Design (10), 29er (9) e hobie Cat16 SP1(12).Il  Techno 293  (foto  1)  è  costruito  in  compositethermo sandwich, ha una lunghezza di 293 cm, 79cm di  larghezza, un volume di 205 lt, un peso anudo  di  13  kg,  è  dotato  di  deriva  basculante  ascomparsa,  pinna, straps fermapiedi, piede d’al-bero snodabile e mobile, track. L’attrezzatura ve-lica, in gergo rig, invece comprende: boma in allu-minio, albero in carbonio, sia per i maschi sia perle femmine vela in monofilm di 6.8 mq per la cate-goria under 15 e 7.8 mq per l’under 17.Il 29er (foto 2), la cui Classe è di Interesse Fede-rale e viene definita sul sito della Federazione Ita-liana Vela (13): “deriva in doppio acrobatica giova-nile”,  è  uno  Skiff,  deriva  con  linee  plananti  egennaker, progettata dall’australiano Julian beth-waite. Si tratta di una barca molto veloce in qual-siasi condizione, ma anche molto instabile e diffi-cile da condurre. È lunga 4,48 m, larga 1,77 m conpeso di 70 kg e superficie velica di 12,5 mq più15,3 mq di gennaker. Il peso dell’equipaggio oscillafra i 115 e i 130 kg.La classe hobie Cat 16 SPI (foto 3) è una Classedi Interesse Federale. E’ un catamarano senzaderiva progettato da hobie Alter. Si tratta di unabarca molto veloce in qualsiasi condizione, dati ivolumi ridottissimi è difficile da condurre in modoefficace. La stretta monotipia esalta le capacitàdell’equipaggio. L’hobie Cat 16 SP1 è il catama-rano più diffuso al mondo.La sua lunghezza è di 5,05 m, larghezza 2,43 mcon peso di 145 kg. La randa misura 13,77 mq confiocco da 5,12 mq e gennaker di 15 mq. Il peso del-l’equipaggio oscilla fra i 115 e i 135 kg.

I test motori utilizzati per ottenere i dati, suddi-visi  in due gruppi e distribuiti  in due giornate di-verse, sono stati selezionati in base alle capacitàmotorie maggiormente rappresentative per questotipo di sport.Le tre classi veliche, infatti, nella loro complessità,determinano due distinti modelli atletici,  i  velisti

TEST ATLETICI DI BASEE GIOVANI VELISTI

Foto 1 - IlTechno 293 onedesign in navigazione(foto Maretti)

Foto 2 - L’equipaggio del29er in andatura di bolinafuori alle cinghie(foto Devoti)   

S&C

LA FORZA DEI

GIOVANILAUREATI

CLAUDIO SCOTTON È docente di Tecnicadegli sport presso laScuola UniversitariaInterfacoltà in ScienzeMotorie dell’Universitàdegli Studi di Torino. ÈMembro del ComitatoScientifico del CentroRicerche ScienzeMotorie presso quellaScuola.Ha conseguito trelauree afferenti leScienze Motorie. È Autore di oltre 80pubblicazioni tecnichee scientifiche. Ègiornalista pubblicistaiscritto all’Ordine.Preparatore atleticodegli azzurrini dellavela dal 2005 al2011. Ha ottenutol’onorificenza di Stelladi bronzo al MeritoSportivo.

FEDERICASICIGNANOLaurea Specialistica inScienze e Tecnichedello Sport edell’Allenamentoconseguita presso laScuola UniversitariaInterfacoltà in ScienzeMotoriedell’Università degliStudi di Torino. Cultore della Materiadi Tecnica dello Sport. Atleta di GinnasticaAerobica e Istruttoredi Ginnastica generaledella Federginnastica.Attualmente ViceDirettore presso unasede piemontese diDecathlon Italia.

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bre 2012, pp. 53-60

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Claudio Scotton*°, Federica Sicignano**Scuola Universitaria Interfacoltà in Scienze Motorie, Università degli Studi di Torino

° Federazione Italiana Vela

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61STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Anno 1 - Numero 3 Settembre-Dicembre 2012

S&C (Ita) n.3, Settembre-Dicem

bre 2012, pp. 61-66

S&C

FORZA E CONDIZIONAMENTO FISICO PER LASCHERMA

MARK RIPPETOE,CSCS, è il proprietariodel Wichita FallsAthletic Club. È unSenior Coachcertificato dello USAWeightlifting e unoschermitoreamatoriale.

Mark Rippetoe, CSCS

La  competizione  nella  scherma moderna  implical’uso di 3 diverse armi : fioretto, spada e sciabola.Ciascun’arma comporta regole diverse per il com-battimento, con posizioni e prese che variano leg-germente. La competizione è organizzata in incon-tri preliminari, in cui ciascuno schermitore affrontagli avversari in gruppi composti da 5 o più membriper  incontri  di  5  stoccate,  ciascuna  delle  qualidura da pochi secondi a 1 minuto, con pause di po-chi secondi. Se il tiratore riesce ad aggiudicarsi lavittoria negli incontri a squadre, la fase successivadella  competizione  prevede  gare  ad  eliminazionediretta. Queste consistono in 15 stoccate, sem-pre intervallate da pause di pochi secondi, fino ache uno dei due avversari non viene sconfitto.La posizione ordinaria di guardia varia a secondadell’arma utilizzata, ma è in genere una posizionedi squat parziale con il piede più avanzato perpen-dicolare al piede che sta dietro. Gli attacchi più co-muni sono movimenti balistici che hanno inizio dallaposizione di guardia, con il braccio armato in esten-sione per i colpi di punta o di taglio, a seconda del-l’arma.  Gli  avanzamenti  e  gli  arretramenti  sonoeseguiti mantenendo  lo squat parziale della posi-zione  di  guardia.  La  difesa  viene  effettuata  conl’allontanamento, la ritirata e la parata dell’armadell’avversario tramite il contatto e la pressione apartire dalla lama del difensore.

“Ciascuna sessione di allenamento deve consi-stere in un allenamento corporeo completo per-ché la preparazione deve essere specifica per losport praticato e la scherma coinvolge l’intero

corpo.”

La scherma è uno sport di abilità, velocità e po-tenza. L’abilità si migliora con molti anni di praticaed  esperienza,  sotto  la  guida  di  un  allenatoreesperto. Per tradizione, gli schermitori hanno uti-

lizzato questa stessa pratica per sviluppare la ve-locità  e  la  potenza.  Tuttavia,  è  passato  ormai  iltempo in cui gli atleti di élite di qualsiasi sport in-tenso potevano fare affidamento sulla pratica delleabilità  sportive  come  unica  fonte  di  condiziona-mento fisico. L’allenamento contro resistenza o, piùspecificamente, un programma di allenamento consovraccarichi correttamente progettato è ciò chegli atleti di tutto il mondo prediligono, indipenden-temente  dallo  sport  praticato,  per  sviluppare  laforza necessaria a gareggiare a livello di élite. I li-velli  inferiori  di  tutti  gli  sport  sono  costituiti  dasportivi amatoriali, atleti con un potenziale inferiorea quelli di élite in termini di talento e da coloro chenon  vogliono  o  non  possono  dedicare  tempo  edenergia sufficienti all’allenamento. Man mano chel’atleta sale nelle graduatorie agonistiche, i primi epiù facili miglioramenti hanno luogo quando l’atletaraggiunge il successo agevolato dal talento natu-rale per quello sport e dal condizionamento fisicoottenuto con la pratica delle abilità sportive. Allafine, anche i soggetti di maggior talento raggiun-gono il punto in cui si progredisce solo con un alle-namento sempre più intenso che si avvicina al limitedel potenziale. La percentuale del potenziale rag-giunto e la rapidità con cui lo si raggiunge dipen-dono dall’efficacia dell’allenamento.

RAGIONI PER INCLUDERE UN PROGRAMMADI ALLENAMENTO CONTRO RESISTENZAPer molti motivi, l’allenamento con sovraccarichi èil  programma di  condizionamento  fisico  preferitodagli atleti. Oltre al fatto che i programmi di alle-namento con pesi possono essere progettati persoddisfare  le  specifiche  necessità  di  condiziona-mento fisico di ogni singolo sport,  la natura del-l’allenamento è tale da consentire un controllo mi-surabile  dei  progressi  mediante  una  precisamodificazione del volume, dell’intensità, della fre-quenza e della durata. I risultati sono prevedibili e

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SIAMO FATTI COSÌ - II. PASSA IL TEMPO, SISFOGLIANO MOLTE PAGINE, DELLA VITA, DI LIBRI E– OVVIAMENTE – DI RIVISTE, ANCHE DI QUESTA, ENOI CONTINUIAMO AD ESSERE FATTI COSÌ: PIENI DIINTERESSE PER I CLASSICI E PERCIÒ, INVECE DILEGGERE TANTA LETTERATURA (CHE CHIAMANO)SPECIALISTICA MODERNA, CURIOSI, CIDEDICHIAMO (E DIVERTIAMO) A TROVARE NELPASSATO QUELLO CHE DAVVERO ASSAI SPESSONON VEDIAMO NEL PRESENTE. E STIAMO RIDANDOVITA (PERCHÉ LA DIANO A QUESTO INCOLTOSISTEMA) A TESTI ANCHE DI MOLTI ANNI FA,PREFERENDOLI, DUNQUE, AD ALTRI: E SCOPRIAMOCHE QUELLI DI IERI SONO PER SEMPRE E LA PIÙPARTE DEGLI ODIERNI, SEMBRANO – SÌ – OPERA DICAVERNICOLI, MA NON VALGONO NULLA E NONPASSERANNO A NESSUNA STORIA (PB)

PAROLECHIAVEscherma;allenamentocontroresistenza;flessibilità;forza

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71STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Anno 1 - Numero 3 Settembre-Dicembre 2012

INTRODUZIONEÈ universalmente riconosciuto che un’attività fisi-ca ben programmata ha un effetto positivo sulla sa-lute e il benessere psicofisico. Essa è associata aduna riduzione dell’incidenza di malattie, ad una buo-na capacità funzionale e ad una migliore salute men-tale. Eppure, nonostante le numerosissime ricer-che a sostegno della sua efficacia, una vasta per-centuale della popolazione rimane sedentaria e nonsegue nemmeno le prescrizioni minime contenutenelle linee guida stabilite dall’American College ofSports Medicine per l’attività fisica (34).Le donne tendono ad essere meno attive degli uo-mini, in particolare per quanto concerne l’esecuzionedi un’attività fisica da moderata a vigorosa (78) equesto è ancora più evidente se ci riferiamo alle abi-tudini delle donne gravide, un sottogruppo che po-trebbe probabilmente ottenere maggiori benefici dalcontinuare a condurre una vita attiva, mentre in-vece si stima che oltre il 60% delle donne incinterimanga sedentario per tutto il periodo di gestazione(86). Gli effetti della efficienza fisica della madre sul-la salute sono talmente importanti che l’Instituteof Medicine ha identificato la gravidanza come un pe-riodo di rischio grave per l’inattività e l’obesità, con-siderando i soggetti che ricadono in queste cate-gorie suscettibili di contrarre diverse malattie cro-niche e di andare incontro a morte prematura (35).Pertanto, lo scopo di questo articolo sarà triplice:in primo luogo, passare in rassegna i benefici chel’attività fisica con sovraccarichi apporta alla ma-dre; in secondo luogo, circostanziare gli aspetti re-lativi alla sua sicurezza; in terzo luogo, evidenziare

uno specifico protocollo di allenamento contro re-sistenza ed esempi di esercizi basati sulle ricercheattuali e l’esperienza pratica.

BENEFICI DELL’ATTIVITÀ FISICA DELLA MADREL’attività fisica offre numerosi benefici alla gestan-te.  Tuttavia,  l’interpretazione  delle  ricerche  sul-l’attività fisica della madre è in parte complicata dalfatto che molti studi non distinguono tra i diversitipi di attività fisica eseguita (aerobica o anaerobi-ca). Di conseguenza, non è completamente chiaroquale sia  l’entità dei benefici ottenuti dall’allena-mento con sovraccarichi rispetto all’allenamento ae-robico. Le ricerche attuali sull’allenamento controresistenza in gravidanza suggeriscono in realtà cheesso aumenta i benefici conferiti dall’attività fisicaaerobica, nonché lo sviluppo della forza muscolaree  il miglioramento della capacità  funzionale  in unmodo tale che non è possibile ottenere con la solaattività aerobica (34, 85). Qui di seguito una ras-segna delle informazioni che si possono ricavare dal-la letteratura scientifica attuale.

Migliore gestione del pesoLa maggioranza  delle  donne  statunitensi  speri-mentano il massimo aumento di peso tra i 25-34anni, un fenomeno in gran parte attribuito al pesoaccumulato durante la gravidanza. La ricerca in-dica che gran parte di questo peso in eccesso puòessere ridotto aderendo ad un regolare program-ma di attività fisica durante la gravidanza (18).Clapp e Little (21) hanno osservato che le donnegravide che avevano continuato a svolgere attività

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Brad Schoenfeld, MSc, CSCSExercise Science Department, Lehman College, Bronx, New York

ORIG: RESISTANCE TRAINING DURING PREGNANCY: SAFE AND EFFECTIVEPROGRAM DESIGN. STRENGTh & CONDITIONING JOuRNAL. 33(5):67-75 (2011).

BRAD SCHOENFELDè professore dellafacoltà di scienzemotorie alLehman College ePresidente delGlobal FitnessServices,Scarsdale, NY.

ALLENAMENTO controRESISTENZA durante laGRAVIDANZA:progettazione di un programmasicuro ed efficace

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PAROLE CHIAVE

efficienza fisicamaterna;attività fisica ingravidanza;allenamentocontroresistenza ingravidanza;allenamentodella forza egravidanza

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81STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Anno 1 - Numero 3 Settembre-Dicembre 2012

INTRODUZIONERecentemente,  l’espressione  “basata  sulle  evi-denze” (evidence-based in inglese) ha iniziato a farela sua comparsa nel settore della forza e del con-dizionamento fisico. L’espressione è stata utilizzatasempre più  spesso nelle  ultime Conferenze  dellaNational  Strength  and  Conditioning  Association(NSCA)  e  nelle  recenti  pubblicazioni  del Strengthand Conditioning Journal. Poiché l’espressione “ba-sata sulle evidenze” deve essere ancora presen-tata in modo formale a molti professionisti del con-dizionamento fisico e dell’allenamento della forza, viè  il  rischio  che  venga male  interpretata  e,  pur-troppo, utilizzata  in modo sbagliato per promuo-vere prodotti e concetti.L’espressione “basata sulle evidenze” ha avuto ori-gine in campo medico all’inizio degli anni Novantadel XX secolo. La medicina basata sulle evidenze,l’antesignana  della  pratica  basata  sulle  evidenze(EbP), fu in gran parte concepita e guidata da Sac-kett et al.  (5, 8-12)  in risposta alle affermazioniche meno della metà di tutte le decisioni medichefossero in realtà sostenute da dati di ricerca (3,14). La consapevolezza che decisioni cliniche  im-portanti e potenzialmente destabilizzanti fosseroprese in base a manuali medici sorpassati, a infor-mazioni ottenute durante gli anni di studio decenniprecedenti e a prassi e preferenze trasmesse daguide e medici più anziani spinse Sackett a formu-lare un processo sistematico tramite il quale i me-dici  potessero  incorporare  “le  migliori  evidenze”(per es. ricerche all’avanguardia) per aumentare laconoscenza e l’esperienza professionale e sul qualeimprontare la pratica clinica quotidiana.Alla luce di quello che noi consideriamo il grande po-tenziale della EbP nel settore del condizionamentofisico e dell’allenamento della  forza, è essenzialefornire una comprensione chiara del processo EbPe definire in modo preciso che cosa siano la forzae il condizionamento fisico “basati sulle evidenze”.Pertanto, lo scopo di questo articolo è di (a) de-finire chiaramente la EBP che si correla al set-tore della forza e del condizionamento fisico, (b)descrivere brevemente i 5 passi del processoEBP, (c) descrivere l’utilità della EBP nel condi-zionamento fisico e nell’allenamento della forza

moderni e (d) fornire alcune raccomandazioni perintegrare scienza ed esperienza in modo da mi-gliorare la pratica [il grassetto è nostro, NdC].La forza e il condizionamento “basati sulle evi-denze”?

DEFINIZIONE DELLA EBP: UN PROCESSO SISTEMATICO E CONTINUO

Nell’ambito  dell’assistenza  sanitaria,  la  EbP  èstata definita come l’uso di un approccio sistema-tico basato sulle evidenze, il ragionamento profes-sionale e le preferenze del paziente per migliorarnegli esiti  (12, 13). Noi proponiamo una definizioneperfezionata della EbP, adattata per il settore delcondizionamento  fisico  e  dell’allenamento  dellaforza: un approccio sistematico all’allenamento diatleti e clienti basato sulle migliori evidenze at-tuali provenienti da ricerche esaminate daesperti (peer-revied) e da un ragionamento pro-fessionale [il grassetto è nostro, NdC]. Questo ap-proccio deve essere utilizzato nell’ambito di un’a-nalisi dei bisogni specifici.Questa  definizione  contiene  diverse  componentiimportanti. Innanzitutto, la EbP è un processo si-stematico, che richiede un’indagine coscienziosa eassennata delle ricerche scientifiche disponibili pertrovare le migliori evidenze attuali per un determi-nato  argomento  (12).  La  EbP  non  segue  cieca-mente le raccomandazioni di esperti e non si basasulla lettura casuale di alcuni abstract scientificiper prendere le decisioni. È un processo continuoche richiede un impegno a  lungo termine per ac-quisire informazioni approfondite sui diversi argo-menti al  fine di prendere  le decisioni migliori peratleti e clienti. Inoltre, quando si cerca di trovareevidenze per sostenere o confutare una tecnica diallenamento, un’attrezzatura per l’attività fisica oun integratore alimentare, il professionista dell’al-lenamento della forza e del condizionamento fisicodeve mantenere una mente aperta. Egli deve sop-pesare le evidenze, assicurando parità ed equità ditrattamento a entrambe le parti.In secondo luogo, i professionisti non devono sem-plicemente ricercare le evidenze, ma devono ricer-

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CHE COSA SONO LA FORZAE IL CONDIZIONAMENTO

“BASATI SULLE EVIDENZE”?KIRK L. ENGLISHè un candidatoPAD alla universityof Texas Medicalbranch e unFisiologodell’esercizio allaJES Tech al NASA-Johnson SpaceCenter.

WILLIAM E.AMONETTEè ricercatoreuniversitario nelFitness andhumanPerformanceProgram allauniversity dihouston-ClearLake.

MARILYNNGRAHAMè istruttoreaggiunto allauniversità dihouston.

BARRY A.SPIERINGè ResearchPhysiologist nellaMilitaryPerformanceDivision presso lounited StatesArmy ResearchInstitute ofEnvironmentalMedicine.

PAROLE CHIAVEpratica basata sulle evidenze; EBP; livelli delle evidenze; forza dellacertezza; ragionamento professionale; analisi dei bisogni specifici

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ORIG: WHAT IS ‘‘EVIDENCE-BASED’’ STRENGTH AND CONDITIONING? STRENGTh & CONDITIONING JOuRNAL. VOLuME 34, NuMbER 3 (P. 19-24), JuNE 2012

Kirk L. English, MA,1 William E. Amonette, PhD, CSCS*D,2 Marilynn Graham, MS, CSCS,3 e Barry A. Spiering, PhD, CSCS4

1University of Texas Medical Branch, Galveston, Texas; 2University of Houston-Clear Lake, Houston, Texas;3University of Houston, Houston, Texas; e 4California State University, Fullerton, California

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