poste italiane spa spedizione in a.p. d.l.353/03 (conv. in ... · presenza del cristo nella casa è...

48
www.luiginovarese.org RIVISTA MENSILE DEL CENTRO VOLONTARI DELLA SOFFERENZA Giugno 2016 6 Poste Italiane spa spedizione in a.p. D.L.353/03 (conv. In L.27/02/2004 N°46) art.1 comma 2 e 3 AUT C/RM/103 2004 ANC RA L’ O

Upload: duongtuong

Post on 16-Feb-2019

226 views

Category:

Documents


0 download

TRANSCRIPT

www.luiginovarese.orgRIVISTA

MENSILE dEL centro

volontari della

sofferenza

Giugno 2016 6

Poste Italiane spa spedizione in a.p. D.L.353/03 (conv. In L.27/02/2004 N°46) art.1 comma 2 e 3 AUT C/RM/103 2004

Anc rAL’ o

Esercizi spirituali per i sacerdoti - meditazioni bibliche per i pellegrinicelebrazioni proprie del pellegrinaggio e momenti celebrativi del Santuario

DIREZIONE “LEGA SACERDOTALE MARIANA”Silenziosi Operai della Croce

Via di Monte del Gallo, 105/111 - 00165 Roma - tel. 06.39674243

[email protected] - www.luiginovarese.org

Unicredit spa - intestato a: Silenziosi Operai della Croce

IBAN: IT 75F0200805008000400484202

65° Pellegrinaggioa Lourdes

Lourdes 21-27 luglio 2016

“Siate Misericordiosicome il Padre” (Lc 6, 36)

Le meditazioni ai sacerdoti saranno tenute da Sua Ecc.za mons. Domenico CancianLe catechesi ai pellegrini saranno proposte da Sua Em.za card. Gualtiero Bassetti

Lega Sacerdotale Mariana - Silenziosi Operai della Croce

Esercizi spirituali per i sacerdoti - meditazioni bibliche per i pellegrinicelebrazioni proprie del pellegrinaggio e momenti celebrativi del Santuario

DIREZIONE “LEGA SACERDOTALE MARIANA”Silenziosi Operai della Croce

Via di Monte del Gallo, 105/111 - 00165 Roma - tel. 06.39674243

[email protected] - www.luiginovarese.org

Unicredit spa - intestato a: Silenziosi Operai della Croce

IBAN: IT 75F0200805008000400484202

Lourdes 21-27 luglio 2016"

IN TRENO DA:Reggio Calabria, Lamezia, Battipaglia, Napoli, Aversa, Roma Ost., Grosseto, Livorno, Pisa,

Massa Centro, La Spezia, Chiavari, Genova Brignole, Savona, Arma di Taggia, Ventimiglia.

Quota di partecipazione (da tutti i luoghi di partenza):

ACCUEIL NOTRE DAME (sacerdoti e pellegrini disabili)

• € 600

• per bambini fino a 2 anni gratuito

• da 2 a 12 anni € 500

HOTEL*** (camere a 2 letti)

• € 740

• per bambini fino a 2 anni gratuito

• da 2 a 12 anni € 640

La quota comprende:l’iscrizione, il viaggio in treno (in cuccetta di seconda classe con 6 passeggeri);

la pensione completa, escluso il vino, dal pranzo di giovedì 21 a quello di mercoledì 27;

i trasferimenti dalla stazione di Lourdes agli alloggi e viceversa;

il distintivo, il libretto del pellegrinaggio, l’assicurazione contro gli infortuni.

Supplemento camera singola: € 160 in albergo.MO

DA

LITà

DI

PAR

TEC

IPA

zIO

NE

SERVIzIO DIALISISi ricorda che il Centro Dialisi è a disposizione nella città di Lourdes. Tutti possono usufruirne.

Le richieste in merito siano comunicate quanto prima (60 giorni prima della partenza)

per la prenotazione e l’invio della documentazione necessaria."

5

di Janusz MalskiModeratore generale dei SOdC

Coinvolti per coinvolgereEditoriale 6/2016

AncorAL’

Il mese di giugno ci invita a riflettere e a me-ditare sul Sacro Cuore di Gesù, una devozione scaturita dalle rivelazioni private del Signore alla suora visitandina santa Margherita Maria Alacoque che, insieme a san Claudio de la Co-lombière, ne diffusero il culto.Il beato Luigi Novarese dava massima rilevanza alla devozione al Sacro Cuore, sottolineando il valore di alcuni temi fondamentali per viverlo in modo spiritualmente corretto.Organizzò convegni internazionali sul Sacro Cuore per i sacerdoti e si impegnò a pubblica-re tutti gli scritti spirituali di santa Margherita Maria Alacoque, af-finché si potesse ap-profondire l’amore infinito di Cristo e comprendere la no-stra partecipazione nell’opera della re-denzione.Scrive il beato No-varese: “Vivere le dimensioni della carità del Cuore di Cristo significa sen-tire in noi il deside-rio ardente che nell’umanità divampi l’incen-dio d’amore verso Dio Padre da lui portato in questo mondo; il desiderio ardente di riparare i tanti peccati che si commettono, come egli ha fatto nell’orto degli ulivi perché l’umanità, ravvedendosi, desista dal commettere peccati e ritorni in spirito di filiale corrispondenza all’a-more del Padre”. Sforziamoci di essere aperti all’azione vivifi-cante dello Spirito Santo per le sfide che ogni giorno dobbiamo affrontare. Le iniziative apo-stoliche e spirituali che ci coinvolgono anche nella luce dell’Esortazione di papa Francesco

Evangelii gaudium, devono rappresentare per tutti noi motivo di gioia per servire il Regno di Dio. Siamo all’inizio dei corsi di Esercizi spi-rituali che si svolgono a Re (VB) e a Valleluo-go (AV). Per tutti noi è un tempo propizio per ravvivare la nostra unione con Dio e rinvigori-re la nostra azione apostolica e missionaria. Im-pegniamoci a dare la massima importanza agli Esercizi nel nostro cammino spirituale e cer-chiamo di non scoraggiarci riguardo le difficol-tà e i sacrifici da compiere. Sarebbe bello che ognuno coinvolga altre persone a vivere questa esperienza alla luce della Parola di Dio. Tutti

dobbiamo sentirci coinvolti in prima persona nell’annun-cio e nella testimo-nianza del nostro apostolato. Oggi più che mai il mondo ha bisogno di testimoni autentici del Vange-lo e di questo dob-biamo tutti esserne consapevoli.Non dimentichiamo

poi il Pellegrinaggio dal 21 al 27 luglio a Lou-rdes che, in modo particolare, coinvolge la Lega Sacerdotale Mariana.Tre anni fa, l’11 maggio 2013, il nostro Padre Fondatore è stato beatificato. Questo evento non deve rimanere solo come un bel ricordo, ma deve rappresentare un impulso affinché pos-siamo sentirci tutti uniti – come diceva mons. Novarese – e con umiltà riconoscere le nostre povertà e fragilità, affidandoci alla Madre di Dio ed alla sua intercessione, affinché l’Opera possa continuare coerentemente al carisma donato e si renda efficace nelle varie realtà di oggi. ■

Fondatore: Mons. Luigi NovareseDirettore responsabile: Filippo Di Giacomo

Legale rappresentante: Giovan Giuseppe TorreRedazione:

Samar Al Nameh,Mauro Anselmo, Armando Aufiero,Marisa Basello, Mara Strazzacappa

Segretario di redazione: Carmine Di PintoProgetto grafico e Art direction: Nevio De Zolt

Hanno collaborato:Alberto Bellini, Alessandro Anselmo, Ilaria Barigazzi,

Giovanna Bettiol, Natalia Byczkowska, Cristian Catacchio, Giosy Cento, Giovanni Cervellera,

Nora Cocca, Felice Di Giandomenico, Leonardo Nunzio Di Taranto, Francesco Frau, Johonny Freire,

Letizia Ferraris, Concetta Guarini, Janusz Malski, Walter Mazzoni, Mario Morigi, Angela Petitti,

Mauro Orsatti, Angela Petitti, Mara Strazzacappa, Tiziana Tostello

Foto di copertina: Sir/Siciliani

Foto: Alessandro Anselmo: pp. 38, 39, 42; Ennio Cassera: p. 37; W. Corniquet: p. 8; L. Eriksson,

p. 27; R. Langer: p. 41; Gianni Lorenzi: p. 18; JJ. Mojca: p. 33; Pixabay: pp. 20, 22, 29, 31, 33, 36; Sir: pp. 9, 19;

G. Urbanski: p. 5; Viron: pp. 2, 3

Disegno di Nevio De Zolt: p. 32

Via dei Bresciani, 2 - 00186 [email protected]

www.luiginovarese.orgredazione e Ufficio abbonamenti:

Via di Monte del Gallo, 105/111 - 00165 RomaTel. 0639674243 - 0645437764

- Fax [email protected]

www.luiginovarese.orgPubblicazione iscritta al n°418

del 8/9/1986 nuova serie già registrata al Tribunale di Roma n°1516 del 19/4/1950

Per ricevere la rivista:Italia ed estero - Annuale e18,00

C/c p. n° 718007 intestato aAssociazione Silenziosi Operai della Croce -

Centro Volontari della SofferenzaVia di Monte del Gallo, 105 - 00165 Roma

Ai sensi dell’art. 13, legge 675/96, gli abbonati alla rivista potranno esercitare

i relativi diritti, fra cui consultare,modificare o cancellare i propri dati,

rivolgendovi alla Redazione dell’AncoraI dati forniti dai sottoscrittori degli abbonamenti

vengono utilizzati esclusivamente per l’invio della pubblicazione e non vengono ceduti

a terzi per alcun motivoIl materiale inviato non viene restituito

e la pubblicazione degli articoli non prevede nessuna forma di retribuzioneCon permissione ecclesiastica

Trullo Comunicazione s.r.l. - RomaCell. 335.5762727 - 335.7166301

Finito di stampare: Giugno 2016

Periodico associato all’Unione Stampa Periodica Italiana

AncorA

L’

RIVISTAMENSILE dEL

centro volontari

della sofferenza

Giugno2016

6

som

ma

rio

931

413442

18

44

23

931

413442

18

44

23

5 Coinvolti per coinvolgere Janusz Malski

8 La famiglia, piccola Chiesa vivente di Angela Petitti

10 Esercizi spirituali: lasciar agire lo Spirito Santo di Felice di Giandomenico

12 La GMG a Cracovia di Cristian Catacchio

14 Le apparizioni dell’angelo a Fatima di Johnny Freire

16 Una storia che rifiorisce di Mario Morigi

18 Gesù è la misericordia di Dio fatta carne di Alessandro Anselmo

20 Un decalogo operativo di Leonardo Nunzio di Taranto

23 Vi raccontiamo Luigi

lectio27 Nella preghiera la forza di riprendere di Mauro Orsatti

celebrazione30 Alzarsi e invocare Dio di Giovanna Bettiol

32 Insegnare agli ignoranti di Giovanni Cervellera

34 “Don Remigio, la sapienza del cuore” a cura della Redazione

36 Salute totale di Mara Strazzacappa

38 La testimonianza di chi soffre è dirompente a cura della Redazione

40 Il mio incontro con l’islam di Giosy Cento

42 Un piazzale intitolato al beato Luigi Novarese a cura della Redazione

43 Grazie... su grazie di Irene Ferlinghetti

44 Una missione da vivere in qualunque condizione44 Giornata di Primavera45 Apertura della Porta santa a Valleluogo46 La speranza vince sempre46 Soffia, soffia il vento… dello Spirito

inascolto

informazione

indialogo

noicvs

una guida che continua

editoriale

l’Ancora dei piccoli

6/2016AncorAL’

sulla famiglia che la no­stra attività di preghie­ra, di testimonianza e

di conquista deve dirigersi. Sull’esempio del Cuore di Cristo e dell’Immacolata, dobbiamo talmente amare le famiglie fino al punto di sentire rammarico e vero dispiacere nel veder­le prive della luce necessaria per poter seguire Dio; prive di quella forza che soltanto dal Cuore proviene e sostiene nei momenti più dolorosi, forza di­vina che riannoda l’amore stes­so, quando l’andazzo del male

di Angela Petitti

“è o il corso della malattia sembra voler tutto sommergere”.In vista del terzo Congresso In­ternazionale della Famiglia, che si sarebbe svolto nell’ottobre del 1978, monsignor Novarese scriveva alcune sue riflessioni su L’Ancora di settembre dello stesso anno, focalizzando l’at­tenzione su una famiglia che crede in Dio e fa posto alla presenza del Cuore di Cristo nel suo spazio abitativo e interiore.Con parole forti e decise, denun­cia l’accondiscendenza a lasciar invadere senza protestare gli spazi familiari da scelte egoiste e dettate da criteri mondani: “Il demonio e quanti sono con lui alleati, hanno preso di mira la famiglia, infettandola con l’immoralità, l’egoismo, l’eman­cipazione del le parti, per giun­gere alla dissacrazione del vin­colo matrimoniale, facendo del Cristo l’escluso della famiglia e cercando di ridurlo così, a poco a poco, l’escluso dalla società”.Il Papa, nel recente documento Amoris laetitia, ha sottolinea­to la centralità di Cristo in una famiglia: “L’alleanza sponsale, inaugurata nella creazione e rivelata nella storia della sal­vezza, riceve la piena rivelazio­ne del suo significato in Cristo e nella sua Chiesa. Da Cristo attraverso la Chiesa, il matri­monio e la famiglia ricevono la

grazia necessaria per testimo­niare l’amore di Dio e vivere la vita di comunione. Scrivendo, Luigi Novarese aveva certo presente le tante famiglie che fanno esperienza di soffe­renza a causa di malattie e disa­bilità. Proseguendo nella sua ri­flessione, ribadisce l’importanza della presenza di Cristo nelle si­tuazioni difficili della vita: “Alle famiglie abbiamo una cosa sola da dire: Cristo è il re e il centro di tutti i cuori; è colui che ci ha sciolti dai lacci del nemico delle anime nostre; che è morto per noi; che ha dato un senso al dolore ed al lavoro; che ha vinto la stessa morte e che ri­tornerà su questa terra per giu­dicare tanto chi ha creduto in lui quanto chi l’ha respinto. La sua Resurrezione è fondamen­to della nostra speranza. Alle famiglie vogliamo dire che la presenza del Cristo nella casa è segno di sicurezza, di fede e di unione, anche quando il lavoro, le vicende della vita, l’esistenza stessa che si chiude sembrano volerci separare”. Anche il Papa ha dedicato par­te della sua riflessione “alle famiglie delle persone con disabilità, in cui l’handicap, che irrompe nella vita, genera una sfida, profonda e inatte­sa, e sconvolge gli equilibri, i desideri, le aspettative. Me­

una guida che continua

8

La famiglia, piccola Chiesa viventeA partire dagli insegnamenti del beato Luigi Novarese sulla centralità della famiglia nel cammino della Chiesa e della società, la riflessione evidenzia come vivere la vita di comunione nonostrante alcune situazioni familiari di sofferenza e disabilità.

Il beato Novarese tra i sacerdoti ammalati durante il 29° Pellegrinaggio

della Lega Sacerdotale a Lourdes tenutosi dal 23 al 30 luglio 1980.

Al pellegrinaggio partecipòcome predicatore il card. Silvio Oddi,

allora Prefetto della Congregazioneper il Clero.

foto storica

6/2016AncorAL’

ritano grande ammirazione le famiglie che accettano con amore la difficile prova di un figlio disabile. Esse danno alla Chiesa e alla società una testi­monianza preziosa di fedeltà al dono della vita. La famiglia potrà scoprire, insieme alla comunità cristiana, nuovi ge­sti e linguaggi, forme di com­prensione e di identità, nel cammino di accoglienza e cura del mistero della fragilità. Le persone con disabilità costitu­iscono per la famiglia un dono e un’opportunità per crescere nell’amore, nel reciproco aiu­to e nell’unità. La famiglia che accetta con lo sguardo della fede la presenza di persone con disabilità potrà ricono­scere e garantire la qualità e il valore di ogni vita, con i suoi bisogni, i suoi diritti e le sue opportunità. Essa solleciterà servizi e cure, e promuoverà compagnia ed affetto, in ogni fase della vita” (n. 47).

Per questo, monsignor Nova­rese invita tutti gli associati a prendere nel cuore la sana preoccupazione per tutte le famiglie, perché non si spenga del tutto “la fiamma della fede, nella famiglia, piccola Chiesa vivente, spesso affievolita e ri­masta viva soltanto attraverso qualche componente della cel­lula familiare; debole lucignolo faticosamente rimasto acceso”.Non mettersi in gioco, anche soltanto con la preghiera, se­condo lui è perdere la coscienza della corresponsabilità affidata a tutti i cristiani con il batte­simo: “Se non sentiamo tale dispiacere vuol dire che non amiamo intensamente il Cuore di Cristo; significa che non sen­tiamo gli uomini come nostri fratelli, ma che li consideriamo soltanto come unità umane, da noi distaccate e di cui non sia­mo chiamati a rispondere.Se così fosse in noi, rientriamo immediatamente in noi stessi;

poniamoci dinanzi al Cuore di Cristo e dal suo Cuore implo­riamo fede e amore: per sentire l’ansia dei fratelli emarginati dall’amore di Dio; per compren­dere che non si ama a parole, ma con testimonianza e sacri­ficio; per sperimentare la gioia di sentirci veramente fratelli con tutti allorché, cadute le barbarie dell’errore, Cristo, luce e vita, diventa il punto di uni­tà, in cui s’incontrano quanti in lui credono ed hanno creduto”.Infine, ecco delineato il com­pito missionario specifico: “Co­gliamo i punti fondamentali che dobbiamo seguire nell’andare incontro alle tante famiglie che ci circondano, per tutte portar­le alla consacrazione al Cuore di Cristo.Portare il Cuore di Gesù nelle case significa portare l’anco­ra della pace e della salvezza; vuol dire camminare con l’Im­macolata, vuol dire diventare strumenti del suo amore”. ■

6/2016 informazione

10

AncorAL’

ai tempi dell’aposto­lo Paolo pur credendo in Gesù Cristo e nel­

le sue opere, i fedeli non sa­pevano neppure che esistesse lo Spirito Santo. Ancora oggi – come osserva papa Francesco – «La maggioranza dei cristiani sa poco o nulla» su di lui e se si chiede a “tante brave perso­ne” «chi è lo Spirito Santo per te? Cosa fa e dov’è lo Spirito Santo?», l’unica risposta sicu­ra sarà che è «la terza persona della Trinità».Durante gli Esercizi spirituali è la luce dello Spirito Santo che ci fa andare oltre quello sentia­mo e vediamo. È Lui a consen­tire di fare esperienza diretta della presenza del Sacro in noi.È lo Spirito Santo a fecondare anche la Parola di Dio, ed ecco perché è molto impor­tante, proprio durante gli Esercizi, presta­re la massima at­tenzione a ciò che ci viene detto e riflette­re ripetutamente sui

passi evangelici proposti af­finchè, attraverso le parole, si possa rivelare l’essenza che le vivifica.Papa Francesco esorta quin­di tutti i cristiani a chiedersi: cosa fa lo Spirito Santo nella nostra vita? «Mi ha insegnato la strada della libertà? L’ho imparata da lui? Ma che libertà? Quale libertà? Lo Spirito Santo, che è in me, mi spinge ad andare fuori: ho paura? Come è il mio coraggio, quello che mi dà lo Spirito Santo, per uscire da me stesso, per testimoniare Gesù? Come va la mia pazienza nelle prove?».Dobbiamo quindi docil­mente lasciarci andare all’azione dello Spirito che risiede nel nostro

cuore, evitan­do accuratamen­te che diven­ti – come dice papa Francesco – “un prigioniero di lusso” a cui impediamo, più o meno consapevolmente, di spingerci e muoverci verso la vera contemplazione dei piani di Dio.E, sempre il Papa, chiarisce senza mezzi termini che: «C’è soltanto una cosa che lo Spi­rito Santo non sa fare: cristia­ni da salotto. Questo non lo sa fare! Non sa fare “cristiani vir­

tuali”, non virtuosi». Al contrario, «fa cristia­

ni reali: lui prende la vita reale così

com’è, con la profezia

del

di Felice Di Giandomenico

Già

Esercizi spirituali: lasciar agire lo Spirito Santo

Una settimana prima della solennità di Pentecoste, papa Francesco, durante la meditazione mattutina nella cappella della Domus Sanctae Marthae, ha preso spunto da un passo degli Atti degli Apostoli per parlare dello Spirito Santo: “Un perfetto sconosciuto se non addirittura un prigioniero di lusso”. Negli Atti si legge infatti che l’apostolo Paolo, giunto nella città di Èfeso, vedendo alcuni discepoli chiese loro: “Avete ricevuto lo Spirito Santo quando siete venuti alla fede?”. Gli risposero: “Non abbiamo nemmeno sentito dire che esista uno Spirito Santo” (At 19,2). D’altra parte fu solo durante il Concilio di Costantinopoli del 381, che venne definita la natura divina dello Spirito Santo.

leggere i segni dei tempi, e ci porta avanti così». Ecco perché non dob­biamo “imprigio­nare” lo Spirito Santo nel nostro cuore limitando­ci a considerarlo

solo la terza persona della Tri­nità.Durante gli Esercizi è importan­te comprendere che è lo Spirito Santo a rendere possibile il no­stro incontro con Gesù e quan­do la sua luce illumina la no­stra mente tutto diviene più chiaro, più nitido, sperimen­tiamo in prima persona che è

l’unica vera luce e forza illumi­nante che ci può condurre di­rettamente all’incontro con Dio.Ogni cammino spirituale ha bi­sogno dell’esperienza per esse­re percorso in modo adeguato e a poco servono le chiacchiere e le concettualizzazioni. La no­stra dimensione spirituale deve potersi “esercitare” e fortificare attraverso l’esperienza.Quindi, sempre seguendo le pre­ziose indicazioni di papa Fran­cesco, proviamo a ri­entrare in contatto con lo Spirito San­to, a parlargli, ad accostar­ci a lui in modo consapevo­le e umile dicendogli: “Io so che tu sei nel mio cuore, che

tu sei nel cuore della Chiesa, che tu porti avanti la Chiesa, che tu fai l’unità fra tutti noi, ma diversi tutti noi, nella di­versità di tutti noi». Dobbia­mo chiedergli la grazia di im­parare a comprendere quale è la sua azione pratica nella nostra vita, “cosa fa lui” per noi e per la nostra dimensio­ne spirituale, tenendo sempre a mente che lo Spirito Santo ci chiede una completa dispo­nibilità affinché possa agire nella nostra anima e, di con­seguenza, renderci capaci di sperimentare in modo sensi­bile la sua vitale e preziosa presenza. ■

6/2016AncorAL’

Vieni in me, Spirito Santo, Spirito di sapienza: donami lo sguardo e l’udito interiore,perché non mi attacchi alle cose materiali, ma ricerchi sempre le realtà spirituali.Vieni in me, Spirito Santo, Spirito dell’amore: riversa sempre più la carità nel mio cuore.Vieni in me, Spirito Santo, Spirito di verità: concedimi di pervenire alla conoscenzadella verità in tutta la sua pienezza.Vieni in me, Spirito Santo, acqua viva che zampilla per la vita eterna: fammi la graziadi giungere a contemplare il volto del Padre nella vita e nella gioia senza fine. Amen. (Sant’Agostino)

Vieni, o Spirito Santo, dentro di me, nel mio cuore e nella mia intelligenza.Accordami la tua intelligenza, perché io possa conoscere il Padre nel meditarela parola del Vangelo.Accordami il tuo amore, perché anche quest’oggi, esortato dalla tua parola,ti cerchi nei fatti e nelle persone che ho incontrato. Accordami la tua sapienza, perché io sappia rivivere e giudicare, alla luce della tua parola, quello che oggi ho vissuto.Accordami la perseveranza, perché io con pazienza penetriil messaggio di Dio nel Vangelo. Amen. (San Tommaso d’Aquino)

Preghiereallo

SpiritoSanto

Avere a cuore le miserie dell’altro è il significato etimologico (cioè lette­rale) della parola “Misericordia”. Per fare questo, però, è necessario che il mio cuore sia un cuore generoso e non egoista, non superbo, non «da padrone», non pieno di alibi. È necessario, quindi, che il mio cuore sia povero e umile. Nella nostra società si sono moltiplicati i «segni di mor­te» (guerre, violenze, droga, corruzione, terrorismo, emarginazioni di ogni genere e indifferenza verso i deboli, aborti, eutanasia, disgregazione della famiglia, e chi più ne ha più ne metta): ma la causa vera di questa «morte generale dell’anima» sta nel cuore di tutti noi! La causa vera è il cuore da ricco che ci costruiamo un po’ tutti, un cuore da padrone di se stesso e degli altri, un cuore da padrone che fa sì che io, davanti alla vita, mi metto come uno che ha da difendere il suo interesse senza rispettare l’altro. Allora la vera battaglia è spirituale: è ricostruire un cuore da povero, un cuore mite, umile, sensibile, semplice, giusto, limpido, puro, soprattutto misericordioso per riaprirsi di nuovo all’amore che Gesù ci invita a vivere nel mondo e a favore del mondo intero. La vera battaglia è dentro di noi! Se non cambiamo questo nostro cuore, tutte le altre battaglie sono battaglie perdute. Ma se in noi stessi sarà veramente un cuore umile da povero, misericordioso, allora non oserai mettere le mani su nessuno, non oserai mani­polare o mano­mettere nessuna espressione, sia pur fragile, di vita. Allora sarai il “ragazzo delle Beatitudini” che riconosce nella sua vita un soffio della vita di Dio: ti sembrerà di riudire quella lontana parola: “Facciamo l’uomo a nostra immagine e somiglianza” (Gn 1, 26), a immagine e somiglianza dell’Amore.

(Cristian Catacchio)

Silenziosi Operai della Crocesorella GIOVANNA BETTIOL Tel. [email protected]

Dal 25 luglio al 1 agosto 2016, vieni anche tu!

Concetta G. - Perché ogni GMG è un’esperienza straordinaria di una Chiesa amica dei giovani, partecipe dei loro problemi. E un’esperienza di Chiesa universale che abbraccia tutto il pianeta, piena di entusiasmo e slancio missio-nario. Perché ogni GMG è una grande semina evangelica, è un dono da accogliere con gratitudine e con vivo senso di responsabilità. E un’esperienza che resta nel cuore. Che non lascia indifferenti e non lascia uguali a prima. Che è cammino, crescita, maturità. Che è domanda, ricerca, dubbio. Che cerca una direzione. Che è forse principalmente ricerca, vocazione. E un’esperienza di evangelizzazione, di fede condivisa. La GMG ti cambia! La GMG può solo essere vissuta. Cosa aspetti! Vivi anche tu questa esperienza e porterai a casa, magari, qualche cosa di nuovo.

Alberto B. ­ Giornata Mondiale della Gioventù: in quattro parole sono racchiuse tante emozioni che un libro solo non riuscirebbe a contenere. Che avventura la GMG… tanta fatica, tanta stanchezza, tanto caldo, ma niente ha rovinato quest’esperienza, anzi l’ha resa migliore, più intensa, meritevole di essere vissuta. Chiunque avrà la possibilità e l’occasione di partecipare ad una delle prossime GMG, non rinunci a questa meravigliosa opportunità. Ti riempie di emozioni che prima nemmeno pensavi di poter avere. Dopo un’esperienza così si ritorna sempre a casa con uno straniero: se stessi!

Francesco F. - Per ritrovarci tutti insieme, sentendoci veramente fratelli di Cristo e tra di noi, so-

prattutto figli di Dio. Riscoprendo, nel profondo del nostro cuore la sua presenza. Per caricarci del suo amore, per affrontare meglio le difficoltà, che incon-triamo nella nostra vita. Per meditare e capire, davanti alla croce di Cristo, il vero valore nel donarsi agli altri. In modo da riuscire a mettere in pratica la sua Parola.

Natalia B. ­ Sarà la mia seconda volta che parteciperò alla GMG. La prima a Madrid nel 2011, un’e­sperienza bellissima che mi ha trasmesso gioia ed entusiasmo e che mi ha fatto crescere. È stato un momento di incontro dell’altro. Ho ancora vivo davanti ai miei occhi l’immagine delle strade strapiene di giovani e del loro canto. Giovani come me alla inquieta ricerca di Gesù, del senso della vita, perché con il desiderio di felicità nel cuore. Per me è stato anche il primo incontro con il CVS, con i Settori giovanili. In modo particolare è stato uno dei momenti importanti per la mia scelta vocazionale. È proprio lì che per la prima volta ho sentito che nel mio cuore cresceva il desiderio di diventare una

Silenziosa Operaia della Croce… Adesso aspetto la GMG di Cracovia, in Polonia, nella mia Terra. Spero sia un in­contro pieno di nuove scoperte e di incoraggiamento per il cammino intrapreso, un incontro indimenticabile come è stato quello precedente.

Dal 25 luglio al 1 agosto 2016, vieni anche tu!

6/2016 informazioneAncorAL’

rima di iniziare una riflessione sulle ap­parizioni dell’angelo, vogliamo ricordarne la storia percorrendola insieme a Lucia,

testimone diretta di tutti questi fatti, che ha lasciato un racconto scritto, non per decisione personale, ma per obbedienza alla Chiesa e a Dio stesso. Bisogna chiarire che le tre apparizioni dell’an­gelo del 1916 non furono le prime manifestazio­ni soprannaturali testimoniate da Lucia. Nella Seconda memoria ci dice: “Avevamo appena co­minciato (a recitare la corona), quando davanti ai nostri occhi come sospesa nell’aria, sopra gli alberi, apparve una figura simile a una statua di

neve, che i raggi del sole rendevano un po’ tra­sparente”. Qualche giorno dopo dirà ancora alla mamma, che voleva indagare motivata da alcu­ne “chiacchiere” che circolavano nel villaggio: “Sembrava una persona avvolta in un lenzuolo. Non si riusciva a veder né gli occhi, né le mani”. Tutte queste manifestazioni accadono per tre volte, però, secondo quanto narra Lucia “que­sta apparizione mi lasciò nello spirito una certa impressione che non so spiegare. Poco a poco, quell’impressione andava svanendo; e credo che se non fossero stati i fatti posteriori, col tempo l’avrei dimenticata del tutto”.Arriva l’anno 1916 e Lucia pascola il gregge di

Nel 2016 si celebra il centenario delle apparizioni dell’angelo ai tre pastorelli di Fatima. L’ange-lo, apparendo loro, li ha preparati a quello che sarebbe accaduto un anno più tardi, nel 1917, ossia alle apparizioni della Madonna.

di Johnny Freire

P

Le apparizionidell’angeloa Fatima

14

famiglia non più con le compagne di prima ma con i suoi cugini Francesco e Giacinta. In una data non certa, in quanto in quel periodo non sapeva “ancora contare gli anni né i mesi e nep­pure i giorni della settimana”, anche se le “pare che fu nella primavera del 1916”, “l’angelo ci apparve la prima volta, nella grotta del Cabeço”. Nella primavera del 1916, dopo che hanno man­giato e pregato in una piccola grotta dove si sono recati per rifugiarsi dalla pioggia, comin­ciano “a vedere a una certa distanza, sopra gli alberi che si stendevano verso oriente, una luce più bianca della neve, in forma d’un giovane tra­sparente, più brillante d’un cristallo attraversa­to dai raggi del sole. Quanto più si avvicinava, ne distinguevamo sempre meglio le fattezze”. L’inviato celeste si presenta come “l’angelo della pace” e li invita a pregare con il corpo e le pa­role: “Mio Dio! Io credo, adoro, spero e Vi amo. Vi chiedo perdono per quelli che non credono, non adorano, non sperano e non Vi amano” e conclude dicendo: “I Cuori di Gesù e di Maria stanno attenti alla voce delle vostre suppliche”.È importante sottolineare che il contesto riguar­dante sia le manifestazioni del 1915 che quelle del 1916 verte essenzialmente sulla preghiera.

Sia una che l’altra accadono quando Lucia con le sue compagne o con i suoi cugini stanno pre­gando o hanno appena terminato il santo rosa­rio.Soltanto quando ci fermiamo, quando diamo spazio all’incontro con lui, questo incontro si compie in pienezza. Quando diamo spazio e tempo a Dio, lui trova i mezzi, lo spazio ed il tempo per incontrarsi con noi. Questa è un’ap­parizione importante da parte dell’inviato di­vino: l’angelo della pace appare in mezzo alla prima Guerra mondiale. Rappresenta la pace di cui tanto abbiamo bisogno, pace che aspetta il nostro contributo, la nostra azione perché possa rendersi veramente operante nelle nostre vite, nel contesto dove viviamo, nel quotidiano. È una pace che si rivela nei gesti, nelle azioni, ma che comincia nella preghiera, nel rapporto con Iddio, perché la pace è dono di Gesù e di Gesù risorto: “Pace a voi!” (Gv 20, 19.21.26).È un’apparizione estremamente “teocentri­ca”, dove l’angelo riafferma le tre virtù teolo­gali – fede, speranza e carità – aggiungendo l’adorazione. Se guardiamo attentamente, non è proprio un’aggiunta perché l’adorazione è la sintesi delle tre virtù teologali, perché dovrebbe essere l’atteggiamento fondamentale dell’essere credente. Adorare è l’atteggiamento del creden­te che colloca in Dio tutto quello che è e che possiede, che crede che solo in Dio c’è il fonda­mento ultimo della sua vita, che ha “il corag­gio di fidarsi e affidarsi” solamente a Dio (Papa Francesco, Lumen Fidei n. 14); che spera “saldo nella speranza contro ogni speranza” (Rm 4, 18) spera soltanto in Dio; che ama Dio “con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutte le forze” (Dt 6, 5), perché solo “Dio è amore” (1Gv 4, 16).Concludendo, vorrei sottolineare le ultime pa­role dell’angelo ai pastorelli: “I Cuori di Gesù e di Maria stanno attenti alla voce delle vostre suppliche”, che rivelano la costante cura e sol­lecitudine di Dio nei nostri confronti, un Dio che continua con lo stesso atteggiamento, un Dio che dice: “Ho osservato la miseria del mio popolo in Egitto e ho udito il suo grido (…) conosco le sue sofferenze” (Es 3, 7). Un Dio che si preoccupa e cerca l’incontro. Lasciamoci in­contrare da Dio. ■Il virgolettato è tratto dalle Memorie di Suor Lucia, Volume I

6/2016AncorAL’

15

6/2016 informazione

16

AncorAL’

ungo i secoli? Sole e nubi. È evidente una dipendenza nel bene e nel male dalla

maturità – o meno – dei ve­scovi e dalla vita dei laici. La figura del presbitero è stata di­somogenea e non lineare. Mol­to forte nei primi secoli fu il riferimento a Cristo. Poi, s’in­filtrò un inquinante contagio di esteriorità e onori dal sacer­dozio ebraico precristiano; poi, l’uomo del culto, separato da tutti perché nelle cose di Dio; anche l’uomo che sa leggere, persona colta e distaccata; in epoca feudale, l’uomo lontano anche dal vescovo e che vive la vita della gente in tutto. Per la sua fisionomia spirituale spesso si guardava al monaco come all’ideale. Il Concilio di Trento (1545­1563) ha istitui­to i seminari per la formazione specifica dei preti. Pur non de­finendo a fondo l’immagine del prete, ha introdotto un’innova­zione benedetta per la Chiesa. Bisognava giungere al Concilio Vaticano II (1962­1965) per­ché riapparisse il presbitero più “restaurato”. E la Chiesa di oggi e di domani goda di presbiteri con la passione per l’Agnello immolato e risorto.

in luce più profondaLa Chiesa prolunga e rispecchia il Cristo. Cristo è causa, mo­

dello e vita della Chiesa. Lui in essa dona la salvezza lungo la storia degli uomini. Lui è il Profeta che annuncia la verità di Dio che salva. Lui è il Pasto-re buono che nutre e garantisce la fedeltà del gregge. Lui è il Sacerdote che rioffre il Sacrifi­cio pasquale per la salvezza dei credenti. Lui è “il Ponte”, da Dio a Dio. Egli ha trapiantato questi suoi doni nei discepoli. La Chiesa è tutta profetica; tut­ta dotata del potere di vincere il male con il bene; tutta sacer-dotale e con Lui si offre al Pa­dre, e interpreta la lode di tutte le creature.E i preti che compito

hanno? Uniti a Cristo da un sacramento nuovo, è lui che promuove la salvezza e opera per mezzo di loro. Il sacramen­to dell’Ordine fa i vescovi e i preti, congiungendoli con un legame specifico a Cristo e tra loro. Lui si serve di loro per rav­vivare la fede nelle comunità. I presbiteri sono suoi “ministri”, servi per far crescere tutti! Da lui viene a loro l’autorità di annunciare la Parola, di coordi­nare le comunità e di celebrare l’Eucaristia e vari sacramenti.

È in arrivo una novitàTutto ciò non per scrivere libri. Queste verità cercano la vita per fecondarla! Per i presbiteri

di Mario Morigi

L

Una storia che rifiorisceQuesta pagina vuole far luce sulla figura del prete di ieri,per far scoprire la sua nuova bellezza nella Chiesa di oggi.

Lo stendardo della legaSacerdotale Mariana

a Lourdes (1952)La Lega Sacerdotale Mariana

17

c’è da fare un opportuno passo avanti. Qui entra in gioco tutta la for­mazione ad opera di un gruppo più professionale e composi­to. Nel passato i preti attin­gevano percorsi di spiritualità all’ombra dei monasteri o dei conventi. C’era al vertice Cri­sto, ma secondo la spiritualità francescana, o carmelitana o gesuitica o della Scuola france­se. O altro. Il beato Luigi, di­nanzi a questa fluidità varia ha offerto ai preti una spiritualità fortemente mariana nella Lega Sacerdotale. Ora è in arrivo una novità. Negli ultimi decenni sta “lievitando” la spirituali­tà della Chiesa diocesana e, al suo interno, la spiritualità del presbitero diocesano. È una spi­

ritualità decisamente biblica, cristocentrica, liturgica, comu­nitaria, capace di imprimere paternità con uno stile di fra­ternità. “Spiritualità” significa primato di Dio in tutto, dalla preghiera all’attività pastora­le. Si consolida un desiderio preciso: dare la vita per amore al Signore e alla gente, senza alibi. Questa impostazione non vieta di aprirsi a ricchezze spi­rituali integrative di tradizione francescana o di altre scuole. Né vieta di attingere aria fresca da movimenti ecclesiali recen­ti. Ma la spiritualità tipica del presbitero diocesano si quali­fica secondo linee strutturali proprie. In questo quadro s’inserisce opportunamente la spirituali­

tà novaresiana della Lega Sa-cerdotale Mariana. Essa forma il prete all’interiorità e all’a­more a Maria nella vita e nel ministero. In più, lo predi­spone e lo invita a scrivere il capitolo più delicato del suo ministero: i malati, i sofferen­ti, ogni persona ferita e in fi­brillazione circa il senso della vita, al punto di intaccare la fede in Cristo e nella Chiesa. E, infine, “attrezza” il prete a camminare nei giorni del pro­prio dolore, vissuto come ri­sposta ai messaggi di Maria. Lei sotto la croce, si unì al sacrificio pasquale del Figlio. Tutto ciò illumina la destina­zione pasquale del dolore. E la marea della grazia cresce nel mondo. ■

Gli aderenti alla Lega Sacerdotale Mariana sono sacerdoti che, uniti all’Immacolata, si propongono:- di promuovere tra i fedeli la più tenera devozione alla Ma-donna, con la recita quotidiana del rosario, con lo studio e l’attuazione delle richieste formulate dalla Madre della Chiesa nei suoi interventi a Lourdes e a Fatima, con i quali ha chiesto “preghiera e penitenza” per riparare i peccati del mondo, per la conversione dei peccatori e per sostenere l’a-zione del Papa e dei vescovi;- di promuovere la devozione verso il Cuore di Gesù con l’O-ra santa da lui richiesta, con la pratica dei primi venerdì del mese, con la consacrazione delle famiglie;- di estendere la devozione verso il Cuore Immacolato di Ma-ria con la pratica dei primi cinque sabati del mese, con la diffusione della consacrazione al suo stesso Cuore Immaco-lato nello spirito di san Luigi Grignon di Montfort;- di celebrare due sante messe all’anno, una “ad mentem Beatae Mariae Virginis”, l’altra in suffragio dei confratelli defunti iscritti nella LSM. Evidentemente ogni iscritto at-tua quanto è più consono alle proprie possibilità, chiedendo alla Direzione generale sussidi per ciò che intende svolgere.

6/2016AncorAL’

La Lega Sacerdotale Mariana

foto sopra:Nel parcodella Casa“Rocca MariaMadredella Chiesa”a Montichiari (Bs) (20 luglio 2015)

opo aver riflettuto sul­la misericordia di Dio nell’Antico Testamento,

oggi iniziamo a meditare su come Gesù stesso l’ha portata al suo pieno compimento”. Con queste parole, papa Francesco ha dato inizio, lo scorso 6 aprile durante l’Udienza generale del mercoledì, ad un nuovo ciclo di catechesi sulla misericordia. “Gesù, infatti – ha proseguito il Pontefice – è la misericordia di Dio fatta carne. Una miseri­cordia che egli ha espresso, re­alizzato e comunicato sempre, in ogni momento della sua vita terrena”. Il Vangelo “è davvero il “Vangelo della Misericordia”, perché Gesù è la Misericordia!”. Nella settimana in cui sarà pub­blicata l’esortazione apostolica Amoris Laetitia, Bergoglio ha sottolineato il fatto che tutti siamo peccatori, e che spesso accusiamo gli altri di esserlo

6/2016 informazioneAncorAL’

senza guardare a noi stessi per primi: “Siamo peccatori, ma tutti siamo perdonati perché ogni peccato è stato portato dal figlio sulla croce”. Francesco si rivolge proprio al crocifisso e lo indica: “Mentre sta per mori­re innocente per noi peccatori, egli supplica il Padre: “Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno” (Lc 3, 34). È sulla croce che Gesù presen­ta alla misericordia del Padre il peccato del mondo: il peccato di tutti, i miei peccati, i tuoi peccati, i vostri peccati. E con il peccato del mondo tutti i no­stri peccati vengono cancellati. Nulla e nessuno rimane escluso da questa preghiera sacrificale di Gesù”.Questo vuol dire che non dob­biamo temere di confessarci peccatori perché quando lo fac­ciamo, e siamo pentiti, affac­ciandoci a lui, siamo sicuri di

essere perdonati: “Il sacramen­to della Riconciliazione rende attuale per ognuno la forza del perdono che scaturisce dalla Croce e rinnova nella nostra vita la grazia della misericor­dia che Gesù ci ha acquistato! Non dobbiamo temere le nostre miserie, ognuno di noi ha le proprie: la potenza d’amore del Crocifisso non conosce ostacoli e non si esaurisce mai, e que­sta misericordia cancella le no­stre miserie”.

Senza misericordia i peccatori sono isolati come lebbrosiDurante l’Udienza generale del 20 aprile scorso, papa France­sco ha commentato il brano del Vangelo di Luca che par­la di Simone e la peccatrice: “Gesù ­ ha detto il Santo Padre ­ pone fine a quella condizio­ne di isolamento a cui il giudi­zio impietoso del fariseo e dei 18

Proseguono le catechesi di papa Francesco sull’Anno santo

di Alessandro Anselmo

“D

Gesùè la misericordia

di Dio fatta carne

suoi concittadini – i quali la sfruttavano, eh! – la condan­nava”. Simone è un fariseo che invita a pranzo Gesù e, men­tre è a casa di questo “zelante servitore della legge”, giunge una peccatrice che scoppia in pianto. Le sue lacrime ba­gnano i piedi di Gesù e lei li asciuga con i suoi capelli, poi li bacia e li unge con un olio profumato che ha portato con sé. “Mentre il primo giudica gli altri in base alle apparenze, la seconda, con i suoi gesti espri­me con sincerità il suo cuore. Simone, pur avendo invitato Gesù, non vuole compromet­tersi né coinvolgere la sua vita con il Maestro; la donna, al contrario, si affida pienamente a lui con amore e venerazio­ne”. Il fariseo, ha proseguito Bergoglio, “non concepisce

19

6/2016AncorAL’che Gesù si lasci

“contaminare” dai peccatori, così pen­savano loro. Egli pensa che se fosse realmente un profeta do vreb be ri­conoscerli e tenerli lontani per non es­serne macchiato, come se fossero lebbrosi.Questo atteggia­mento è tipico di

un certo modo di intendere la religione, ed è motivato dal fatto che Dio e il peccato si oppongono radicalmente.Ma la Parola di Dio insegna a distinguere tra il peccato e il peccatore: con il peccato non bisogna scendere a compro­messi, mentre i peccatori – cioè tutti noi! – siamo come dei malati, che vanno curati, e per curarli bisogna che il medi­co li avvicini, li visiti, li tocchi. E naturalmente il malato, per essere guarito, deve ri­conoscere di avere bisogno del medico! Tra il fariseo e la donna peccatrice – ha sotto­lineato il Santo Padre – Gesù si schiera con quest’ultima ed entrando in relazione con lei, pone fine a quella condizione di isolamento a cui il giudi­zio impietoso del fariseo e

dei suoi concittadini la con­dannava”.Da un lato l’ipocrisia dei dotto­ri della legge, dall’altra l’u miltà e la sincerità della peccatrice. Il Pontefice ha proseguito l’U­dienza riprendendo il tema dell’ultima catechesi: “Tutti noi siamo peccatori, ma tante volte cadiamo nella tentazio­ne dell’ipocrisia, di crederci migliori degli altri e diciamo: “Guarda il tuo peccato…”. Tut­ti noi dobbiamo invece guar­dare il nostro peccato, le no­stre cadute, i nostri sbagli e guardare al Signore. Questa è la linea di salvezza: il rapporto tra “io” peccatore e il Signore. Se io mi sento giusto, questo rapporto di salvezza non si dà”. Gesù perdona la donna, ha concluso papa Francesco, la quale “ci insegna il legame tra fede, amore e riconoscen­za. Le sono stati perdonati “molti peccati” e per questo ama molto; “invece colui al quale si perdona poco, ama poco” (v. 47). Anche lo stesso Simone deve ammettere che ama di più co­lui al quale è stato condonato di più. Dio ha racchiuso tutti nello stesso mistero di miseri­cordia; e da questo amore, che sempre ci precede, tutti noi impariamo ad amare”. ■

“La misericordia implica un amore incondizionato

verso ogni creatura, non pretende nulla in cambio, esiste in proporzione a quanto lo spirito di ogni uomo vive in sintonia con Dio. La misericordia è azione allo stato puro; azione dell’anima, dello spirito, azione del corpo che si protende verso l’altro, a cuore aperto, lasciando che l’amore faccia il suo corso…”.

a cura di Felice Di Giandomenico pp. 96, € 6

Pensieri sulla Misericordia e sull’Amoredel Beato Luigi Novarese e di Papa Francesco

Nov

ità E

dito

riali

1. Catechesi sui temi della vita e della salute, della

malattia (sofferenza) e del-la morte a tutta la comunità: soprattutto nei periodi di Av­vento e di Quaresima, sensibi­lizzazione dei bambini, giova­ni e adulti alla pastorale della salute. È essenziale che questi quattro ambiti dell’esistenza u mana siano compresi e vissuti alla luce della rivelazione bibli­ca e della tradizione cristiana. In questo modo la parrocchia formerà cristiani adulti nella fede, pronti a vivere e a dare testimonianza dei valori nella stagione del vivere e del vivere in pienezza, del soffrire e del morire nel Signore.

2. Costituzione di un gruppo di animazione, promozio-

ne e programmazione dei servizi ai molteplici bisogni dei parroc-chiani: se è vero che tutta la comunità avrà la responsabilità in questo ambito delicato della pastorale, è altrettanto paci­fico che la costituzione di un gruppo specifico, formato da persone che s’impegnino con perseveranza e con passione in questo settore, risulterà utile e indispensabile per i malati e per le loro famiglie, per i bam­bini, i giovani, le persone che vivono la maturità della loro crescita corporale e spirituale, e quelle che guardano con spe­ranza alla conclusione del loro percorso esistenziale.

3. Conoscenza e interventi per le famiglie in diffi-

coltà di vario genere: povertà molteplici, anziani, malati, di­pendenze… La parrocchia non può rimanere sorda e cieca alle

informazione

di Leonardo Nunzio Di Taranto

Un decalogo operativoQuali sono i percorsi concreti per vivere e realizzare un’autentica pastorale della salute da parte della parrocchia e nella vita della comunità cristiana territoriale?Quali possono essere i più fecondi e quelli più essenziali?Alla luce dell’esperienza pastorale le comunità possono riferirsi al decalogo operativo di seguito proposto, sul quale fondare le scelte da operare e col quale confrontarsi periodicamente.

6/2016

20

AncorAL’

Sentieri della pastorale della salute in parrocchia

richieste di coloro che soffro­no, né tanto meno fare discor­si generici che non sfociano in nessun impegno concreto. Dalla conoscenza scaturirà l’ur­genza di incarnare il Vangelo nel servizio degli ultimi ed in particolare di coloro che sono afflitti da specifiche patologie, sia temporanee che permanen­ti. L’evangelizzazione più effi­cace è quella che, sull’esempio di Gesù Cristo, pone segni visi­bili dell’amore di Dio per i suoi figli. E diventa la più credibile!

4. Attenzione alle associa-zioni di e per i malati:

esse permettono, soprattutto ai laici, di trovare un proprio ambito di impegno pastorale. Per questo la parrocchia ed il proprio consiglio pastorale po­tranno promuovere la loro co­stituzione, non lasciarle sole senza alcuna guida, saperle accompagnare con competen­za, e aiutarle ad integrarsi in una pastorale di comunione. Soprattutto, ma non in modo esclusivo, le associazioni “cat­toliche” aiuteranno a riscoprire il senso cristiano della profes­sione, a vivere la professione come “vocazione” e “missio­ne”, ad acquisire una maggio­re competenza, a coniugare “umanità e professionalità”, a collaborare con i sacerdoti e con le altre associazioni. Infine a ritagliare un posto centra­le ai malati sia come soggetti che come oggetti nella preoc­cupazione pastorale dell’intera comunità.

5. Promozione del volontaria-to socio-sanitario: nell’am­

biente parrocchiale e pastorale

va promosso il volontariato, per­ché – come giustamente è stato affermato – esso apre la strada all’evangelizzazione. Parlo per esperienza personale: quando ho partecipato alla nascita di un’associazione di volontaria­to sanitario­ospedaliero, mi sono impegnato a mettere tra le prime condizioni del­la sua esistenza quella della preparazione e della qualifi­cazione quasi professionale. Per un volontariato efficace la formazione iniziale e perma­nente è fondamentale, direi essenziale; senza formazione il volontario non va lontano, perché si esauriscono le pile e non si può andare avanti solo con la buona volontà. Amo ripe­tere: volontariato non equivale a volontarismo.

6. Cura formativa dei Mini-stri straordinari della S.

Comunione: il ripristino di que­sti operatori pastorali è stato un’intuizione vera dello Spi­rito Santo. Pur presenti dagli inizi della Chiesa, lentamente erano scomparsi dalla vita del­la stessa comunità cristiana. Essi sono un’autentica manna del cielo per le parrocchie e per le cappellanie ospedalie­re, permettono di realizzare una pastorale organica che sa programmare gli interventi e può presentare il volto bello e attraente della Chiesa nei suoi molteplici componenti. È logico che il loro compito non si esaurisce nella semplice di­stribuzione del corpo e sangue di Cristo, ma diventano anche ministri della Consolazione di­vina e testimoni della speranza cristiana.

7. Visita ai malati ricoverati nelle istituzioni sanitarie:

una comunità cristiana che non si faccia presente opera­tivamente nella stagione del­la malattia non può chiamarsi con questa qualificazione.

La ragione è semplice: se vuole fare riferimento a Gesù Cristo come maestro ed esempio, la comunità ecclesiale deve se­guire le sue orme nel servizio ai più deboli, è chiamata a privi­legiare i malati nel corpo e nel­lo spirito, volge il suo sguardo di tenerezza verso le membra più deboli del Corpo mistico di Cristo stesso. La visita diven­terà terapeutica e salvifica se si darà spazio a Dio che opera sempre meraviglie a favore dei suoi figli e se diventeremo le sue mani ed i suoi piedi, i suoi occhi e le sue braccia, la sua mente e il suo cuore.

6/2016AncorAL’

21

Don Carmine Arice, direttore dell’Ufficio Ceiper la pastorale della salute

22

6/2016 informazioneAncorAL’

8. Ministri della Consolazio-ne: far nascere nella pro­

pria comunità i Ministri della Consolazione significa volgere lo sguardo ai malati nella fase terminale della vita e alle loro famiglie. È un nuovo ministero che sta mettendo i primi passi in Italia; non esistono ancora elementi significativi che qua­lifichino la loro identità ed i loro compiti. Giustamente si vanno moltiplicando le espe­rienze nelle Chiese locali, quasi a ruota libera; in un secondo momento, si raccoglieranno i risultati, si vaglieranno i frutti nel confronto e nella valuta­

zione; in un terzo momento i Pastori delle diocesi sapranno elaborare principi e norme utili a livello nazionale e per tutti.

9. Celebrazione delle ese-quie: il saper dire addio

ad una persona cara e l’essere in comunione con la famiglia colpita dall’evento della morte costituiscono un momento de­licatissimo di verifica della “ve­rità” della vita di una comunità cristiana. Perciò individuare i brani adatti della Parola di Dio, scegliere i canti più idonei alla circostanza, elaborare l’in­tervento omiletico che sappia

comprendere il dolore dell’uo­mo e alimentare la luce della fede e della speranza del cre­dente, stimolare le associazio­ni ecclesiali ed i battezzati del proprio territorio significa met­tere le premesse di una crescita di credibilità non solo verso le famiglie interessate dall’even­to luttuoso, ma anche verso le numerose persone occasionali che partecipano alla liturgia pa­squale della speranza cristiana.

10. Elaborazione del lut-to: quando si vive una

perdita importante di un pro­prio congiunto, si crea un vuoto che non si riempie facilmente e subito; si apre una ferita che richiede tempo e pazienza per rimarginarsi. Non si possono ab­bandonare le famiglie proprio in un momento così delicato. Per questo negli ultimi decenni, sia nel campo laico che in quello re­ligioso, stanno sorgendo a mac­chia di leopardo i gruppi di mu­tuo aiuto per l’elaborazione del lutto. Ogni comunità credente in Cristo non può rendersi as­sente proprio in questa stagio­ne; perciò si impegnerà a creare un gruppo che sia di stimolo per l’intera comunità a questo deli­cato e particolare settore della pastorale e che all’occorrenza aiuti la famiglia coinvolta nella perdita a riprendere il cammino dell’ordinarietà.

Queste dieci piste sono state appena accennate; ce ne sono tante altre. Ma questo decalogo operativo può diventare un ini­zio positivo di un cammino fe­condo di crescita e di maturità nella carità dell’intera comuni­tà dei fedeli di Cristo Gesù. ■

di Leonardo Nunzio Di Taranto pp. 190, € 10

Un contributo di pensiero per la rinascita della parrocchia, vista sotto l’angolatura particolare della pastorale della salute.

Contenuti: Premessa – Presentazione – Introduzione – Cap. 1: La parrocchia nella storia della Chiesa – Cap. 2: La parrocchia oggi: problematiche e prospettive – Cap. 3: La parrocchia, comunità sanante nel territorio – Cap. 4: Il Vangelo della sofferenza e della carità – Conclusione – Bibliografia minima – Indice

La parrocchia e la pastorale della salute

Nella preghierala forza di riprendere

inascoltoLectio 6/2016AncorAL’

la terra ha chiuso le sue spranghe dietro a me per sempre. Ma tu hai fatto risalire dalla fossa la mia vita, Signore, mio Dio. 8Quando in me sentivo venir meno la vita, ho ricordato il Signore. La mia preghiera è giunta fino a te, fino al tuo santo tempio. 9Quelli che servono idoli falsi abbandonano il loro amore.

10Ma io con voce di lode offrirò a te un sacrificio e adempirò il voto che ho fatto; la salvezza viene dal Signore”.11E il Signore parlò al pesce ed esso rigettò Giona sulla spiag­gia.

Fin qui Dio ha bloccato il pro­feta, mandando in fumo il suo ribelle progetto. Tarsis non è

1 Ma il Signore dispose che un grosso pesce in­ghiottisse Giona; Giona restò nel ventre del pe­sce tre giorni e tre notti. 2Dal ventre del pesce Giona pregò il Signore, suo Dio, 3e disse:“Nella mia angoscia ho invocato il Signore ed egli mi ha risposto; dal profondo degli inferi ho gridato e tu hai ascoltato la mia voce. 4Mi hai gettato nell’abisso, nel cuore del mare, e le correnti mi hanno circondato; tutti i tuoi flutti e le tue onde sopra di me sono passati. 5Io dicevo: “Sono scacciato lontano dai tuoi occhi; eppure tornerò a guardare il tuo santo tempio”. 6Le acque mi hanno sommerso fino alla gola, l’abisso mi ha avvolto, l’alga si è avvinta al mio capo. 7Sono sceso alle radici dei monti,

di Mauro Orsatti

➔27

Ascoltare Dio, sintonizzarsi con la sua volontà di amore, per essere una continua primavera che fa fiorire la vita: ecco un esaltante programma che possiamo imparare dalla simpatica figura di Giona. Per qualche aspetto lo ammiriamo, per qualche altro no; comunque ha il merito di essere l’icona di noi tutti. Per questo lo chiamiamo ‘nostro fratello Giona’. Lasciamo agli specialisti la trattazione dei problemi letterari e storici, mentre noi consideriamo il libro così come si presen­ta: uno specchio nel quale non sarà difficile scorgere uno o più tratti della nostra vita. Impa­riamo soprattutto che la misericordia di Dio non è efficace, se manca il pentimento dell’uomo.

Pentimento e misericordiadel nostro fratello Giona

DOMANDE ALLA VITA1. Qual è stato nella mia vita il grosso pesce che il Signore mi ha inviato per togliermi dai pasticci? Ho

apprezzato in quell’occasione la bontà misericordiosa di Dio che sempre pensa ai suoi figli? Ne ho ammirato la fantasia, capace di escogitare soluzioni e vie di uscita quando io non ne vedevo? Come individui e come gruppo, ci abituiamo a leggere i ‘segni dei tempi’, espressione dei messaggi di amore che Dio continuamente invia a noi? Ne sappiamo elencare alcuni di questi ultimi giorni?

2. Giona ha capito molto nel momento della preghiera e nel silenzio. Coltivo lunghi spazi di silenzio con-templativo? Sono capace di rientrare in me stesso per rileggere la mia e la nostra storia alla luce di Dio? Come la preghiera diventa ‘spazio di accoglienza’? C’è regolarità e fedeltà nella mia preghiera? Quale parte merita una revisione e un miglioramento? Come vivo la preghiera comunitaria, soprattutto la santa messa?

3. Giona ammette umilmente di aver sbagliato e si rivolge al suo Dio nella preghiera. Sono disposto a riconoscere il mio sbaglio e a domandare perdono, anche pubblicamente se necessario? Ho qualche bella esperienza da comunicare?

6/2016AncorAL’

28

raggiunta per disposizione divina. Non basta. Occorre la conversione del profeta e la sua par­tecipazione al progetto divino. Non ce la fa­rebbe mai da solo. Ecco ancora Dio in azione, questa volta per aiutare quel pover’uomo, solo in mare, in una situazione disperata. Come sem­pre, Dio dispone le cose perché tutto concorra al bene (cfr. Rm 8, 28). Ecco il significato del grosso pesce (non una balena, che è un mam­mifero e che si ciba principalmente di piccoli pesci e crostacei): l’aiuto di Dio arriva anche nelle situazioni­limite, addirittura impossibili, come nei problemi senza apparente via d’usci­ta. Il grosso pesce non merita tanta attenzione, essendo solo lo strumento nelle mani di Dio (“il Signore dispose...” v. 1) che nella sua infinita provvidenza si serve di tutto. Qui era necessario un pesce, perché Giona si trovava in mare.Dio interviene, sollecitando l’uomo a collabora­re, perché lo tratta sempre come persona intelli­gente, stimolandolo ad una reazione personale. L’azione divina da sola non basta, come ricorda sant’Agostino: “Colui che ti ha creato senza di te, non ti salverà senza di te”. Quando l’uomo ri­sponde, attiva la sua libertà e questa è premessa e condizione di amore. Solo con libertà e amore sarà possibile un autentico incontro, una vera conversione.Nel silenzio e nel ritiro dei tre giorni a cui è costretto, Giona vive, in miniatura, una vicenda di morte e di resurrezione: per questo sarà mi­

rabile icona della vicenda di Gesù che appunto si appellerà al profeta per indicare la propria vicenda personale (cfr. Mt 12, 40). Si potreb­be dire che Giona abbia sperimentato il ritiro spirituale più fruttuoso della sua storia, perché alla fine trova la strada della preghiera. Il testo lo ricorda: “Dal ventre del pesce Giona pregò il Signore suo Dio” (v. 2). La preghiera crea il rap­porto amoroso con Dio e favorisce l’attenzione alla sua volontà. La lettura degli avvenimenti accende una speranza che si radica in una cer­tezza: “la salvezza viene dal Signore” (v. 10c). Nessuno, all’infuori di Dio, può aiutare il profe­ta, che ora riconosce umilmente non esserci al­tra possibilità di salvezza. Con tale convinzione si può dire che Giona abbia iniziato la sua con­versione. A questo punto prende consistenza il cammino di conversione, perché Giona capisce il suo errore e si rivolge umilmente al suo Dio. L’azione divina lo aveva sollecitato e ora, final­mente, lui risponde.Dio interviene allorché “comandò al pesce ed esso rigettò Giona sull’asciutto” (v. 11). Anco­ra una volta il pesce è docile strumento nelle mani di Dio che con paziente amore ha cercato di recuperare il suo ribelle profeta. Costui si era imbarcato per andare a Tarsis e fuggire dal Si­gnore e ora si ritrova sulla spiaggia, all’asciutto. Questa è la conversione secondo il significato ebraico: è shuv, cioè un ritornare al punto di partenza, dopo aver abbandonato la strada sba­

Un inno alla misericordiaIl libro di Giona è un libro aperto, cioè, senza conclusione, perché non sappiamo se Giona abbia capito la lezione o no. Di certo sappiamo che Dio ha fatto di tutto per attirarlo nella sua orbita, verso una conversione più alta e divina. Occorre però che l’uomo si lasci magnetizzare perché questo è lo spazio della sua libertà e l’occasione per dimostrare il suo amore. Per aiutare Giona, Dio ha disseminato la sua misericordia in molti modi, ponendo sul suo cammino i segni dei tempi (la burrasca, la sorte, le domande dei marinai, il salvataggio in extremis e in modo spettacolare, l’esperienza di preghiera, la conversione altrui, il ricino, Dio che interpella) che Giona deve leg­gere e decifrare per sé. Deve convincersi che la conversione può essere il clamoroso ritorno da una situazione peccaminosa (shuv), ma anche una continua e appassionata ricerca della volontà di Dio, un cambiare la propria mentalità per adeguarsi ai progetti divini (metanoia), l’adesione amorosa al fiat voluntas tua, come suggerito nel Padre Nostro.Dal racconto apprendiamo questa stupenda lezione: l’universale bontà di Dio, cioè la sua mise­ricordia, non cessa mai di sollecitare gli uomini alla conversione che è, in fondo, un impegno a far fiorire, custodire e sviluppare la vita, perché tutti sono figli dello stesso Padre.

Preghiera 6/2016AncorAL’

29

gliata. Espresso in termini positivi, Giona è ora disposto a intraprendere un nuovo cammino, quello giusto.Il capitolo termina presentando il profeta nel­la situazione iniziale, ricco però dell’esperien­

za nuova di conversione sperimentata nella sua stessa persona. È quindi pronto ad adempiere la sua missione presso i Niniviti, a predicare quella conversione che lui stesso ha avuto occasione di sperimentare ‘sulla sua pelle’. ■

O Signore,mi rispecchio nel comportamento di Giona,cocciuto e capriccioso, pronto a realizzare la sua volontà piuttosto che la tua, timoroso di aprire l’orizzonte della misericordia agli altri, illudendosi che la tua bontà sia monocolore e unidirezionale.Come lui, anch’io mi dimentico spessoche tu sei Dio di tutti,Padre attento ai bisogni dei tuoi figli.Concedimi un respiro più universale,una sensibilità più cattolica, rendimi docile e pronto a cambiare come i Niniviti, a rinsavire come Giona. Solo con la continua conversione della mia vitaaccoglierò i frutti del tuo amoree avrò la gioia sentirmi parte vivadella grande famiglia umana. Amen.

Alzarsi e invocare Dio(Preghiera personale)

Celebrazione

Introduzione“Gli si avvicinò il capo dell’equipaggio e gli disse: che cosa fai così addormentato? Alzati, invoca il tuo Dio! Forse Dio si darà pensiero di noi e non periremo”. (Giona 1, 6)La preghiera esprime spesso il nostro stato d’animo, riflette la situazione che stiamo vivendo, di gioia, di dolore, di rabbia, di gratitudine, di fiducia: la preghiera può diventare perciò una lode, una supplica, un grido, una richiesta, un ringraziamento, un’intercessione.

Vogliamo proporre un momento di preghiera personale, partendo dalle indicazioni che lo stesso Giona ci mostra.Per pregare ci è chiesto di scomodarci, di svegliarci dal nostro torpore, torpore che ci fa vivere la giornata così come viene, senza rendersi conto della presenza di Dio che agisce nella nostra vita.

Giona aveva rifiutato l’invito del Signore, la sua missione e fugge, si chiude di fronte a Dio e di conseguenza si chiude a se stesso e agli altri; si ritira nella parte più riposta della nave; si corica, cioè non agisce più; si addormenta profondamente.

Troviamo un luogo dove poter iniziare la nostra preghiera con una invocazione per aprirci all’incontro personale con Dio.

Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.Aiutami a vedere nel buio dell’anima mia, fa’ che il mio sguardo non sia limitato a me stesso…Giona si trova sulla barca ed è l’unico che non prega; i mariani che si trovano sulla barca si stupi­scono di ciò e gli rivolgono questo imperativo: Alzati! Ci rivela la necessità della preghiera nella nostra vita, della sua importanza in ogni circostanza.

Facciamo un momento di silenzio, tempo necessario per guardare a fondo la nostra vita e allargare il nostro sguardo agli altri e poi leggiamo il brano del Vangelo.

Lettura del Vangelo di Matteo (5, 1-12)La parola “misericordia”, nella sua accezione ebraica, richiama l’utero materno, ossia l’accoglienza assoluta, l’amore gratuito. Chi allora possiede questo amore gratuito e sa perdonare, chi accoglie incondizionatamente, questi otterrà misericordia, otterrà Dio, perché già ora lo ha avuto, visto che Dio non ha misericordia, ma è misericordia. Già la parola italiana, che è composta da “miseri­cor­dare” (dare, offrire il proprio cuore a chi è misero, nel bisogno), ci orienta nella direzione del significato biblico. Il premio promesso ai misericordiosi è quello di trovare misericordia. Dio darà loro, in pienezza, la misericordia che hanno esercitato. Ma la misericordia è Dio stesso. Di conse­guenza, i misericordiosi sono “beati” perché vivranno della vita stessa di Dio, nella sua intimità, avvolti dal suo amore. “Beati i misericordiosi” si coniuga con il perdono. È un atto creativo che ci trasforma da prigionieri del passato in uomini liberi. Per Gesù non si può essere felici se non si

6/2016AncorAL’

30

di Giovanna Bettiol

6/2016AncorAL’

31

usa misericordia. Questo è un nodo fondamentale della visione cristiana della vita: il cristiano non serba rancore e non cerca vendetta, il cristiano perdona. Il misericordioso è disposto a donare il per­dono, a regalare il per­dono, che è un dono gratuito fatto all’altro.Dopo la riflessione, concludiamo questo momento di preghiera in modo creativo attraverso:- la lode: saper vedere l’azione di Dio nella nostra vita, il suo amore e la sua attenzione per noi; la

mia preghiera diventa così un inno di gioia a Dio Padre, creatore e autore di ogni bene;- il ringraziamento: riconoscere i benefici del Signore, il suo amore per noi, la sua tenerezza di madre,

la sua forza di liberatore;- la supplica: nella prova e nelle difficoltà, quando si scopre la propria fragilità e incapacità di vivere

senza Dio, allora è più facile rivolgersi a lui e chiedere aiuto; solo Dio può salvarci; - l’intercessione: è pregare per il bene degli altri, con cuore aperto e generoso; è la capacità di vedere

il fratello e la sorella che mi stanno vicino o coloro che sono lontani, coloro che soffrono, che subi-scono l’ingiustizia;

- la fiducia/speranza: è mettersi nelle mani di Dio, sapendo che lui agisce, è il Padre, è la Madre che non si dimentica dei suoi figli.

Si può scrivere o direttamente proclamare la preghiera che nasce dal nostro cuore, concludendo poi con il segno della Croce.

Preghiera del beato Luigi NovareseQuanta confusione in me!La vita che dovrei vivereè così diversa dall’attuale.L’ambiente che mi circonda è tutto contraddizione!In questa sera in cui mi paredi sentire il tuo richiamoguardo a te o Madree mi sento l’animo tanto vuoto.Anch’io voglio inginocchiarmidinanzi a teanche se nulla ho da offrirti.Mi pare di comprendereche sopra di me ci siano delle realtà che ancora.

Non vedo dinanzia cui però sono incamminato.Non badare alla mia passività

alla mia miseria, tu sei Madre.Una Madre comprende sempre,

veglia, attende non abbandona.Prendimi per mano e rialzami.

Accanto a te sotto il tuo sguardo mi sento fiducioso.

Sei tu che infondi in meuna speranza nuova.

Accanto a te anche la mia vita di dolore

sarà meno pesante,meno vuota.

indialogo

invertissimo i termini della frase leggeremmo: “ignorare gli insegnan­

ti” e coglieremmo buona parte dell’atteggiamento contempo­raneo verso la trasmissione del sapere. Paolo VI aveva già in­tuito la difficoltà ad ascoltare i maestri, affermando in posi­tivo: “L’uomo contemporaneo ascolta più volentieri i testimo-ni che i maestri”.L’intolleranza verso gli inse­gnanti diventa, spesso, rifiuto degli insegnamenti. Che senso ha, perciò, riproporre una for­mazione se chi è ignorante non vuole ascoltare?La direzione di questa opera di misericordia potrebbe risol­versi facilmente in una esor­tazione ad impartire lezioni,

senza considerarne gli effetti e senza preoccupazione per il risultato, quasi in una sorta di rassegnazione giustificata dal detto: “Alcuni seminano, altri raccolgono”. Insegnare non consiste nella pura trasmissio­ne di conoscenze, ma vuol dire stabilire un rapporto che per­metta di apprendere un nuovo sapere. Al di fuori di una rela­zione significativa è impossi­bile imparare. Altre domande emergono im­mediatamente: cosa insegna­re? Come insegnare? A chi in­segnare?Sul contenuto, possiamo dire che ogni conoscenza umana è contemplata in questa opera. Benché, trattandosi di mise­ricordia spirituale, potremmo

essere indotti a ritenere che si debba parlare di temi religio­si. L’attuale clima sociale, che rivela scarsa conoscenza degli elementi della fede, induce ad insistere su questi argomenti. Ed è bene che ci sia un recupe­ro, pena il rischio di osservare

Insegnareagli ignorantiIl vero insegnantenon si pone al centrodell’attenzione.Egli nutre apprezzamentoper l’allievo, e spende tuttele sue energie per il discepolo.Il monito evangelico fa giustiziadella presunzione umanae apre all’infinito:“Uno solo è il vostro maestro”.

Se

Le opere di misericordiacorporale e spirituale

6/2016AncorAL’

32

Antonio Canova: “Insegnare agli ignoranti”Artgate Fondazione Cariplo

6/2016AncorAL’

33

una generazione che, non rico­noscendo i simboli religiosi, di­venta incapace di comprendere la sua cultura e, infine, se stes­sa. La conoscenza spirituale non deve mai essere disgiunta dalla conoscenza umana. Essa ne è parte integrante e quindi solo in un’azione di insegna­mento integrale può esserci vera comprensione dell’uomo nella sua interezza. Un bas­sorilievo di Canova, realizzato nel 1795, dal titolo: “Insegna-re agli ignoranti”, rende bene l’idea. Una donna assiste il fi­glio che fa i compiti, mentre di fronte quattro donne imparano rispettivamente: la preghiera, il cucito, il ricamo, la tessitura. Ogni insegnamento è contem­plato come azione meritoria.Per comprendere il “come”, os­serviamo il famoso episodio di Gesù a dodici anni nel tempio di Gerusalemme. La tradizione è solita dire: “Gesù insegnava ai dottori nel tempio”, eviden­ziando ai nostri occhi lo stupo­re nel vedere un bambino che dà lezione ai sapienti. Il testo biblico in effetti è più preciso e meno miracoloso: “Lo trova-rono nel tempio, seduto in mez-zo ai maestri, mentre li ascolta-va e li interrogava”. (Lc 2, 46). Gesù ascolta e interroga. Il suo modo di stare, e conseguente­mente, di insegnare è: ascol­tare e chiedere. Questi due verbi sono fondamentali nella vita di relazione, e soprattut­to nell’esperienza di chi si fa compagno di strada di persone sofferenti. Non si insisterà mai abbastanza nell’affermare che la condizione di ascolto è la sola che consente di far passa­re un messaggio. Inoltre, che

un fanciullo sia al centro della scena, ci offre un’altra indica­zione, suffragata da quell’al­tro passo evangelico nel quale Gesù invita a “diventare come bambini”. Può insegnare solo chi si fa “piccolo”, chi si fa umile, chi si fa ignorante. Non ci sarebbe neppure bisogno di scomodare il Vangelo. Ba­sterebbe riferirsi alle diverse esperienze personali nelle qua­li si riscontrano difficoltà ad apprendere da chi si presenta in modo presuntuoso, arrogan­te e altezzoso, quindi non in forma di “piccolo”.L’evangelista chiude il raccon­to con il commento: “E Gesù cresceva in età, sapienza e gra-zia”. Il colloquio nel tempio ha contribuito alla crescita sa­pienziale di Gesù. In maniera simile l’insegnamento di ogni docente è per egli stesso ap­prendimento.Il vero insegnante non si pone al centro dell’attenzione, non sale in cattedra, non è pre­occupato di dimostrare il suo valore, bensì, egli nutre ap­prezzamento per l’allievo, e spende tutte le sue energie per il discepolo. La sapienza che il docente possiede serve a ren­dere forte la sua presenza, a rassicurare se stesso d’essere in grado di insegnare. Nessun libro conosciuto può sostitu­

ire la lettura di quel “testo” che ogni essere umano offre all’interlocutore. A sigillo, il monito evangelico fa giusti­zia della presunzione umana e apre all’infinito: “Uno solo è il vostro maestro”.E, dunque, a chi rivolgere l’in­segnamento? Senza dubbio a chi manifesta il desiderio di conoscere. Non c’è apprendi­mento se non scatta la mo­tivazione interiore. Quindi, nulla è possibile se uno chiu­de serratamente la porta del cuore e della mente. Ci sono, però, ampie possibilità di cre­are il clima giusto che favori­sca l’emergere della domanda. Qui conta molto l’arte dell’in­segnante. Per il resto non c’è barriera di appartenenza che regga: tutti sono de­stinatari di un possibile insegnamento.Infine, a completamento di una formazione di stam­po “occidentale”, spesso intesa solo in senso intel­lettuale, ultimamente si insiste sulla “formazione del cuore”. In modo sinteti­co si tratta di una prospet­tiva che mette insieme alle idee, le emozioni e i sen­timenti. Attenzione, però, ad una deriva razionalistica che utilizza vecchi metodi e cambia solo il contenuto. La formazione del cuore ri­chiede metodo, forma e conte­nuto originali e, in particolare, il pieno coinvolgimento di chi vuole attuare quest’opera di mi­sericordia. ■

Giovanni CervelleraDottore in Teologia

Presidente Nazionale A.I.Pa.S.

L’articolo è trattodal libro:

“L’avete fatto a me – Le opere

di misericordia corporale e

spiritualenel mondo

della cura”.

Antonio Canova: “Insegnare agli ignoranti”Artgate Fondazione Cariplo

Remigio la sapienza del cuore” è il titolo della nuova biogra­

fia in corso di stampa pubblicata dalle Edizioni CVS, che uscirà entro l’estate, a un anno dalla scomparsa del protagonista. Ventuno capito­li scritti dal giornalista Mauro An­selmo, che raccontano l’avventura umana e spirituale del primo sacer­dote entrato a far parte dei Silen­ziosi Operai della Croce. Il periodo della malattia, l’incon­tro con il beato Novarese, la totale dedizione all’apostolato dei malati. Don Remigio Fusi che predica gli Esercizi spirituali a Re, che guida i

a cura della Redazione

“Don

“Don Remigio,la sapienza del cuore”

pellegrinaggi pasquali a Lourdes con il CVS di Brescia, che a fianco di sorella Elvira Myriam Psorulla si impegna a fondo nella causa di beatificazione di Monsignore.Una biografia che inquadra in una nuova luce il ritratto del sacerdote anche attraverso epi­sodi inediti: il mite seminarista che diventa stretto collaborato­re di Novarese, ma che sa anche battere i pugni sul tavolo da­vanti a coloro che mettono in discussione il carisma del Fon­datore.All’autore del libro abbiamo ri­volto qualche domanda.

indialogo6/2016AncorAL’

34

Don RemigioLa sapienza del cuoredi Mauro Anselmopag. 150; € 10

che cosa l’ha colpita, in particolare, nella bio-grafia di don Remigio?La trasformazione determinata in lui dall’incon­tro con Novarese. Il giovane Fusi era un semi­narista timido e sofferente, che la malattia ai polmoni aveva gettato in uno stato di prostra­zione emotiva e spirituale drammatica, senza via d’uscita. L’incontro con Novarese cambiò ra­dicalmente la sua vita.

che cosa avvenne?Remigio desiderava essere prete e fare il missio­nario in Africa, ma la pleurite che lo aveva col­pito rendeva irrealizzabile il desiderio. Il ragaz­zo era stato costretto a interrompere gli studi in seminario e si sentiva totalmente in balia della malattia e incapace di reagire. Novarese abbatté il muro che lo teneva prigioniero.

in che modo?Con il suo insegnamento: “Tu ammalato puoi essere missionario in ospedale o in sanatorio. La sofferenza non ti chiude in una stanza, ti fa raggiungere il mondo. Siccome Cristo in croce arriva a tutti tu, ammalato, unendoti a lui, rag­giungi tutti”. Leggendo queste parole sull’Anco-ra, Remigio si sentì rinascere. Scrisse una let­tera a Novarese, iniziò fra loro un rapporto di corrispondenza che, nel luglio 1953, li portò al primo incontro.

il libro è intitolato “Don Remigio, la sapienza del cuore”. Perché?Sono convinto che nella sua avventura sacerdo­tale e umana egli abbia dato rappresentazione a quella disposizione spirituale che papa Fran­cesco ha definito, nel messaggio per la Giornata mondiale del malato dell’11 febbraio 2015, “la sapienza del cuore”. Questa sapienza rappre­senta la dimensione affettiva della fede. È la certezza dell’amore di Cristo che cambia la vita e spinge il cristiano a essere “mite e umile di cuore” (Matteo 11, 29) come Gesù, disponibile all’ascolto e alla condivisione. Per tutta la vita don Remigio ha saputo ascoltare e condividere, portando luce e affetto nel cuore dei malati. ■

Don Remigio FusiNato a Bagolino, in provincia di Brescia, l’8 settembre del 1929, entra in contatto con monsignor Luigi Novarese nei primi anni ‘50 inizialmente per corrispondenza, richieden-do l’invio della rivista L’Ancora mentre era ricoverato al sanatorio di Sondalo.Questi primi contatti furono la scintilla per la scelta radica-le di Remigio di diventare un Silenzioso Operaio della Cro-ce, che si consacra il 17 giugno 1953 ed entra ufficialmente in Comunità a Re il 4 ottobre 1954.A Lourdes, il 31 luglio 1960, viene ordinato sacerdote in-sieme a don Gastone Rubin da mons. Pasquale Venezia vescovo di Ariano Irpino-Lacedonia. Da quel momento in poi, ricopre vari incarichi di rilievo all’interno dell’Associa-zione Silenziosi Operai della Croce, tra i quali quello di as-sistente diocesano del CVS di Brescia, economo, assistente per l’apostolato, formatore del tempo di prova e, per ultimo, responsabile della Comunità maschile di Moncrivello (Vc) e del Centro di recupero e rieducazione funzionale.Don Remigio è stato sempre in prima linea riguardo tutte le iniziative associative promosse da Monsignore, dagli Eser-cizi spirituali ai pellegrinaggi a Lourdes, dai convegni sacer-dotali ai progetti editoriali perseguiti dai Silenziosi Operai della Croce nelle riviste L’Ancora e L’Ancora nell’Unità di Salute per diffondere e promuovere la spiritualità e il cari-sma del beato Novarese.Il 13 agosto, a Moncrivello (VC), presso la Comunità dei Silenziosi Operai della Croce, don Remigio è tornato alla Casa del Padre.

6/2016AncorAL’

Cinquantesimodi ordinazionesacerdotale

6/2016 indialogoAncorAL’

36

gnuno di noi fa esperien­za della propria finitezza, del proprio limite. Limiti

fisici, limiti relazionali, limiti psicologici, limiti attitudina­li. L’esperienza del limite non deve essere intesa solo in sen­so negativo, come incapacità e incompletezza. La società ci porta a pensare che dobbiamo poter fare tutto, raggiungere tutto, essere per­fetti. Perfetti fisicamente, per­fettamente organizzati ed effi­cienti sul lavoro, nello sport, in famiglia. Se questo è il nostro fine, il limite diventa insop­portabile fallimento destinato a frustrare le nostre ed altrui aspettative. Inseguire la perfezione fisica è un miraggio tanto irraggiungi­

Salute totaleIn una società che porta a pensare che possiamo fare tutto spingendoci

verso la perfezione, il limite diventa insopportabile.

di Mara Strazzacappa

O bile quanto pericoloso. La cura di sé è importante e doverosa, ma la ricerca della bellezza per la bellezza ci sprofonda nell’e­goismo e nella insoddisfazione. Siccome siamo lontani dall’es­sere perfetti e, in fondo, nem­meno sappiamo cosa è questa perfezione che ricerchiamo, siamo destinati al fallimento. Una volta falliti o riusciamo a ritornare ad obiettivi realistici e possibili scoprendo l’impor­tanza dell’accettazione di sé, oppure ricorriamo a metodi estremi per poter continuare a inseguire la nostra illusione, giungendo a snaturarci e a farci del male.L’inseguire la perfezione lavo­rativa, quella organizzativa di chi pensa di realizzarsi riuscen­

do a fare tutto ed arrivare a tutto, moltiplicando le attività e gli impegni, non può che por­tarci allo stress, all’esaurimen­to ed al burn out, a quella sen­sazione pesante ed opprimente di non riuscire a far fronte a tutto ciò che abbiamo da fare, sopraffatti da un’agenda troppo fitta.Quali riposanti attrattive ha per noi ammalati il Cuore di Gesù! Certamente perché noi, più degli altri, sentiamo il bi­sogno del calore, dell’amore. Si direbbe quasi una legge di na­tura: la malattia sembra isolare, strappare dagli affetti mentre il cuore, in contrapposto, sente la necessità di trovare un ap­poggio sicuro, fedele, costante.Dove possiamo trovare una

6/2016AncorAL’tregua a tutto questo nostro

correre? Dove trovare un po­sto in cui sentirci bene con noi stessi, lontano dall’ansia e dal­la fretta?E se io sono una persona di­sabile, destinata al fallimento tanto da non potermi nemme­no mettere in gioco, dove pos­so trovare il senso e lo scopo di una vita che avverto totalmen­te inutile?Da questi interrogativi e desi­deri nasce la ricerca di spiri­tualità, si avverte la necessità di trovare uno spazio ed un tempo nel quale ritrovarsi, ri­posarsi, riscoprirsi. Tante filosofie ci possono aiu­tare a vivere meglio con noi stessi e a ritrovare l’equilibrio perduto. Il beato Luigi Novarese ci ha mostrato una strada sicura, un luogo protetto dove porre le nostre preoccupazioni. È Gesù stesso che ce lo dice: “Venite a me voi tutti, affaticati ed op­pressi, ed io vi ristorerò. Im­parate da me che sono mite ed umile di cuore”. Il solo ascol­tare queste parole calme le in­quietudini, dà serenità, ci dona freschezza e sicurezza. Perché stiamo parlando di amore, dell’amore del Cuore di Gesù per ciascuno di noi. Diceva il beato luigi nel 1952:“Il Cuore di Gesù si presenta a noi proprio sotto l’aspetto del suo amore divino e umano, concretizzato

simbolicamente come funzione del cuore. Il suo cuore vuole essere quindi per noi asilo sicuro, vuole che noi troviamo riposo in Lui. Gesù vuole che si attuino le sue parole: rimanete nel mio amore. Rimanete in me, perché il mio regno è dentro di voi.L’amore delle creature tante vol-te viene meno, e, per noi, forse è venuto meno con l’affievolirsi della vita e della salute.L’amore del Cuore di Gesù, mai invece viene meno”.Questa parola consolatoria deve riempirci il cuore di soddisfazio­ne e spegnere la nostra sete di perfezione. Siamo già perfetti, perché Gesù ci ama di un amore totale che non può aumentare perché è già la totalità dell’a­more e non può diminuire per­ché è un amore divino. Il nostro compito è di lasciarci amare e di lasciare che questo amo­re trasfiguri la nostra vita e ci renda perfetti della perfezione che Dio vuole per noi: perfetti nell’amore. Il passo successivo è diventare testimoni di quanto vissuto e

sperimentato personalmen­

te, di una salute totale,

del corpo e dello spirito,

di una salute che è benessere fisico, equilibrio psicologico e serenità dell’anima. Salute che non può essere che totale in quanto sprigionata dal Cuore di Cristo, dal suo amore totale. Ce lo spiegava bene il beato Luigi nel 1980: “Chi ha toccato con mano l’azione soprannaturale può essere del Regno annuncia-tore più convinto; così di ogni infermo e di ogni uomo che, dall’incontro con Cristo abbia ac-quistato la luce della fede trasfor-mando la sua esistenza, Gesù fa di lui un annunciatore del Regno. In questo modo infatti avveniva nei suoi incontri con ogni classe di persone, dalla donna seduta al pozzo di Giacobbe e dalla Madda-lena, da cui aveva scacciato sette diavoli, agli innumerevoli amma-lati che da lui avevano avuto la propria guarigione.Era la salute totale, dell’anima e del corpo, che si sprigionava dal Cuore di Cristo; il beneficato a sua volta diventava un rico-noscente annunciatore delle sue meraviglie”. ■

ggi il nostro padre Luigi è sicuramente rivolto con il suo sguardo verso di noi e ci guarda con compiacenza». Così il car­

dinal Paolo Romeo ha introdotto la celebrazione liturgica, il 12 maggio scorso, in Santa Maria del Suffragio, a Roma, per festeggiare i tre anni dal­la beatificazione di monsignor Luigi Novarese. «Siamo qui a ricordare ancora una volta che la Chiesa lo ha proclamato beato e lo ha mostra­to come modello di vita e di santità. Attraverso la sua testimonianza, Monsignore ci chiama ad essere generosi con il Signore e a seguirlo con dedizione, lasciandoci tramutare in strumenti di Dio per operare il mistero della salvezza».La chiesa che accoglie le spoglie mortali del fon­datore del Centro Volontari della Sofferenza e dei Silenziosi Operai della Croce è addobbata a festa. Sull’altare una composizione flore­ale fa da cornice alla reliquia, le candele sono accese, i banchi affollati dai fedeli e da circa quaranta sacerdoti, molti alunni ed ex alunni dell’Almo Col­legio Capranica, qualche turista curioso che entra, scatta una fotografia e si intrattiene alcuni minuti

per prendere parte alla sacralità della funzione resa ancora più solenne dal coro del Collegio. «Due famiglie sono qui riunite oggi – ha detto don Janusz Malski, Moderatore generale SOdC – rivolto ai presenti. Quella del Collegio Capranica da un lato dove Monsignore studiò, e la famiglia Silenziosi Operai della Croce del beato Luigi No­varese. L’amore sgorgato dal cuore sacerdotale del nostro padre fondatore per la Chiesa si è fat­to vivo verso i sacerdoti e gli ammalati che sono diventati soggetto attivo nell’apostolato del CVS sparso oggi non solo in Europa, ma anche negli altri continenti». «Quello che mi ha colpito di più nella vita di monsignor Luigi Novarese – ha detto il cardinal

Romeo nell’omelia – era il suo amore per la Chiesa, una Chiesa intesa come “madre”,

vissuta fin dall’infanzia in quel focolaio domestico formato da Giusto e Teresa (i

genitori, ndr), nella famiglia, definita da san Giovanni Paolo II una “pic­

cola Chiesa domestica”». Il cardi­nal Romeo, arcivescovo emerito

di Palermo, ha ricordato bre­vemente il suo primo incon­tro con Monsignore, quan­

indialogo

A tre anni dalla beatificazione di Monsignore, una messa con il cardinal Romeo

«O

6/2016AncorAL’

38

a cura della Redazione

La testimonianzadi chi soffre è dirompente

do era un giovane seminarista giunto a Roma da Acireale. Ha raccontato dei primi pellegrinaggi a cui ha preso parte con la Lega Sacerdotale Maria­na a Lourdes, fino poi ad entrare a far parte dei Silenziosi Operai della Croce di vita in famiglia.«Questa maternità della Chiesa – ha proseguito Romeo – Luigi l’ha sperimentata nella sua co­munità parrocchiale, poi nella diocesi e infine nel Collegio Capranica. Ed è lì, nello stile che è proprio dell’Almo Collegio, che aiuta ognuno a mettere a frutto i doni che Dio gli ha dato, che Luigi ha capito e ha scoperto quei sentieri che il Signore ha disegnato per ognuno di noi».Dopo gli studi, Novarese inizia il suo ministero sacerdotale e viene chiamato a lavorare nella Segreteria di Stato Vaticana, dove «conosce la sollecitudine della Chiesa verso le sofferenze del mondo – spiega Romeo. E proprio lui che aveva sperimentato la sofferenza, che era guarito per intervento divino, capisce meglio di chiunque altro quello che Paolo dice nelle sue lettere: “Adempio in me quelle sofferenze che manca­no alla Passione di Cristo”. Il mistero della sal­vezza ha bisogno di questo sacrificio offerto al Signore. E se queste sofferenze nelle persone diversamente abili potevano essere oggetto del­la carità, della solidarietà e della vicinanza, No­varese, che aveva sperimentato su di sé il valore della sofferenza, ha voluto insegnare che non bisogna solo accettare la sofferenza, ma testi­moniarla. Perché la testimonianza di chi soffre è dirompente. E non può non essere accetta­ta. Questa è la prima evangelizzazione. Quello che oggi inquieta, quello che suscita interesse è la testimonianza. La testimonianza di chi è in comunione con Cristo, perché ad unirli c’è la sofferenza, c’è la Croce».Al termine della funzione don Malski ha rin­graziato i presenti, in modo particolare il rettore del Capranica, mons. Ermenegildo Ma­nicardi, il nuovo rettore della chiesa di San­ta Maria del Suffragio, mons. Bruno Pirolli e mons. Franco Croci, sempre vicino all’Opera del beato. Don Malski ha infine concluso con un invito: «Speriamo di incontrarci di nuovo qui tutti insieme nella festa liturgica prevista per il 20 luglio, giorno in cui il beato Novare­se è nato al Cielo». ■

6/2016AncorAL’

39

6/2016 indialogoAncorAL’

40

Il mio incontro con l’islam

volte siamo stanchi di esse­re invasi e di sentirci bus­sare alla porta da persone

islamiche orgogliose e presun­tuose che quasi… pretendono un aiuto come fosse un diritto e non un gesto di bontà e d’a­more. Con queste persone ho avuto delusioni, a volte rabbia, spesso incontri umani e reli­giosi bellissimi e di alta qualità spirituale. Mi sembra di sapere e di non sapere nulla. I media sono estremamente contraddit­tori e ci riempiono di immagini e notizie che collegano religio­ne e morte. Ma sarà così? Di fronte ai racconti dei mar­tiri, e dei martiri che si con­sumano in oriente, ho respira­to un sorso di gente buona e religiosamente semplice dell’i­slam. Ho prenotato un volo per una zona islamica in Europa: la Macedonia in Tetovo. Il viaggio era in due tratte: Roma­Milano e Milano­Skopje. Atterrato in terra macedone, vado a ritirare il bagaglio e… sorpresa! Il mio trolley è rimasto a Milano. Sono i giorni dopo Natale, fa freddo in Macedonia e mi prende una certa inquietudine pensando ai disagi che… la mancanza di una valigia può creare quando sei ospite in una famiglia. Mentre attendo, a lungo, per fare la denuncia dello smarrimento, si affaccia alla porta dell’ufficio la coppia di amici macedoni che mi stava

aspettando fuori. Lei mi legge sul volto il disagio e sorridendo dice: “Giosy, non ti preoccupa­re, che vuoi che sia? Intanto io ho preparato tutto per te…”. Non capisco: avrà preparato da mangiare, una stanza, lui avrà le lamette e il sapone per la barba, si può adatta­re un maglione, si può com­prare qualcosa….Ci dicono di tornare due giorni dopo per la valigia: “Ma se io sto qui solo quat­tro giorni… mi conviene riprenderla quando riparti­rò…”. Intanto non c’è altro da fare. Lei continua a ripetere il ri­tornello: “Giosy, ma stai tranquillo: ho preparato tutto per te”.Sta nevicando e il loro paese non è vici­no. Arriviamo quando è buio alla loro bella casa. Hanno fatto tre appartamenti in un’u­nica palazzina per i loro tre figli che vivo­no in Italia e sperano che sposino macedoni e tornino qui a respirare aria pulita e religione islamica. Naturalmente si cena e io fac­cio il segno di croce prima di mangiare. Loro osservano e stanno in silenzio. Dopo cena si parla. Mi esprimono tutta

la loro felicità di avermi come ospite nei giorni di fine anno.È ora di andare a dormire ed ecco il problema: dov’è il pi­giama? Mi portano in camera e, con mia grande sorpre­

sa, lei aveva davvero preparato tutto per quei quattro giorni: pigiama, ricambi di biancheria, per la toilette… Con delicatez­za e un sorriso mi mostra tutto, quasi a dirmi: te l’avevo detto di non preoccuparti, quando

A

“Cristo è per strada... si può incontrare (stai attento!!!...)”

Tutti siamo incuriositi e… impauriti di imbatterci in situazioni e persone islamiche.È sicuramente un periodo storico nel quale non possiamo sottrarci a questo incontro o scontro.

6/2016AncorAL’

41

di Giosy Cento

o a mia mamma che pregavano in latino… senza capire, ma con grande partecipazione in­teriore!). Il programma delle giornate è stato molto semplice, ma sem­pre pieno di dialoghi umani e spesso anche religiosi in un confronto sereno e fraterno. Ho potuto imparare che i fossati si possono colmare con l’amore, la comprensione e il rispetto da ambo le parti, raccogliendo

e accogliendo, cia­scuno, la verità che l’altro ritiene non di possedere ma di con­dividere e di regalare. La prima visita è sta­ta alla chiesa orto­dossa dove siamo sta­ti ricevuti con grande cordialità.Accogliersi è il se­greto. Nel cammino che ci separa dalla moschea la mia so­rella islamica mi in­

troduce un po’ a quello che faremo e vivremo. Mi parla del “suo” Dio con umiltà e semplicità. È inquieta perché il suo papà, ormai novantenne, dice di cre­dere in un Dio universale senza più nominare come suo assoluto Allah e lei ha paura che… perderà la sua anima. La rassicuro dicendo che Dio è Dio e non ha i nostri modi di misurare le persone. Lei e lui mi parlano delle

elemosine che devono dare al loro imam e che lo fanno vo­lentieri. Domando al mio amico perché ha una sola moglie. Ri­sposta secca: “Perché non me ne posso permettere due o di

più. Ho tre figli e lavoro sol­tanto io. Poi lei è una grande donna (sorride sotto i suoi baf­fi) e… mi basta!”.In quei giorni spesso mi por­tano a mangiare al ristorante e non c’è verso di offrire un pa­sto: devono sempre offrire loro. Mi promettono che poi pagherò io in Italia e che accetteranno qualche volta. Partecipiamo a un matrimonio di due giovani sposi loro paren­ti. Più che un banchetto è una danza continua che si snoda per tutto il pomeriggio in un grande locale: gli sposi sono così giovani che sembrano… bambini della prima Comunio­ne. Però c’è grande serenità e poco chiasso: forse perché sono proibiti alcool e birra.L’ultimo giorno chiedo di visi­tare Skopje e i luoghi di Madre Teresa di Calcutta che qui è nata. Sulla piazza centrale c’è una grande statua di Madre Te­resa dove sorgeva la sua casa, ora andata distrutta dal terre­moto di Skopje. Poi andiamo a pregare nella Chiesa cattolica della città e loro pregano alla mia messa.Il succo di questi giorni forse è nell’ultimo pranzo a casa: “Come è bello stare inseme, Giosy”, dice lei: E lui: “Forse siamo diventati più che amici”.Mi permetto di sussurrare: “Io credo che Gesù è qui in mezzo a noi” lo ha detto Lui.E lei risponde: “Giosy, come è bello il tuo Gesù”.“Non il mio, il tuo e nostro”! ■

si è amici… non serve portare la valigia! C’è anche un tepo­re che avvolge la stanza e fa riposare, cacciando lontano il freddo invernale.La mattina, al risveglio, tutto è pronto per una colazione ita­liana. Ma, la cosa che mi sor­prende, è di trovare la padrona di casa intenta a pregare. Le chiedo che cosa sta dicen­do ad Allah. Lei mi risponde candidamente: “Non lo so.

Mi hanno insegnato a memo­ria queste preghiere da quan­do sono nata. Sono in lingua turca. E io non capisco quello che dico. Ma le dico con tanta fede” (ho pensato a mia nonna

“Cristo è per strada... si può incontrare (stai attento!!!...)”

SU GRAzIE

Dall’alto:lo scoprimento della targa, dopo il discorso del Sindaco di Palestro, dott.ssa Paola Franzo;

fotoricordo con il Sindaco, don Gino Momo, don Giovan Giuseppe Torre, mons. Marco Arnolfo, arcivescovo di Vercelli e don Janusz Malski, l’arcivescovo Arnolfo benedice la targa;

durante la messa l’arcivescovo incontra alcuni Silenziosi Operai della Croce

iamo qui riuniti a pochi giorni dal terzo anniversario dalla sua beatificazione per ufficializzare l’intitolazione al beato Luigi No­varese di questo piazzale antistante la nostra amata Casa di ripo­

so, anch’essa dedicata a lui». Con queste parole, sabato 7 maggio, Paola Franzo, sindaco di Palestro, piccolo comune in provincia di Pavia, ha scoperto la nuova targa del piazzale dedicato a Monsignore.Una giornata molto calda che non ha però scoraggiato gli abitanti del pa­ese che sono accorsi numerosi per rendere onore al fondatore del Centro Volontari della Sofferenza.«Un gesto significativo intitolare questo slargo all’“apostolo degli amma­lati”, di fronte al monumento alla memoria dei caduti della città che fu, in passato, teatro di guerra e sofferenze», ha detto mons. Marco Arnolfo, arcivescovo di Vercelli, prima di benedire il piazzale accompagnato dalle note della banda musicale del paese.«Il nostro fondatore si inscrive nei santi della misericordia – ha detto don Janusz Malski, Moderatore generale dei Silenziosi Operai della Croce, rivolto ai presenti – il quale ha trovato non soltanto i modi di assistere il sofferente, ma ha cercato soprattutto di renderlo soggetto attivo nella Chiesa e nella società». Terminata la cerimonia, gli oltre duecento fedeli si sono riuniti nella chiesa della casa di riposo per partecipare alla messa presieduta dal vescovo vercellese. A fare gli onori di casa, il parroco, don Gino Momo, collaboratore del beato Luigi Novarese per 22 anni, il quale ha ricordato di come Monsignore tenesse molto alla casa di riposo di Pale­stro affinché fosse un «luogo in cui si prega, si insegna e si vive il valore salvifico della sofferenza».Durante l’omelia, monsignor Arnoldo ha sottolineato l’importanza dell’at­tenzione che Gesù rivolgeva agli ammalati: «Negli ultimi tre anni della sua vita, da quando si è rivelato come Messia, Gesù ha dedicato la maggior parte del tempo agli ammalati, a soccorrerli, a guarirli, a far sentire loro la sua attenzione. Questo è uno degli atteggiamenti di Gesù che il beato Novarese ha condiviso attraverso tutta la sua Opera, tutta la sua vita».Al termine della funzione, don Giovan Giuseppe Torre, terzo successore di Novarese alla guida dei Silenziosi Operai della Croce, ha ringraziato i pre­senti e ricordato l’importanza della città di Palestro perché «proprio qui si è avverato il miracolo che ha reso possibile la beatificazione del nostro padre fondatore». A Palestro, infatti, vive Graziella Paderno, Sorella degli Ammalati del Centro Volontari della Sofferenza. È lei la persona che ha ottenuto il miracolo per intercessione di Luigi Novarese. Ed è stata la sua guarigione, definita dai medici “un caso scientificamente inspiegabile”, a convincere la Chiesa a dichiarare “beato” il fondatore del Centro Volontari della Sofferenza. ■

Un piazzale intitolatoal beato Luigi Novarese

«SGrande partecipazione a Palestro (PV) con il vescovo Arnolfo

a cura della Redazione

Gentili lettori, se volete scriverci:Silenziosi Operai della Croce

Direzione generaleVia di Monte del Gallo 105 ­ 00165 Roma

[email protected]

di Irene Ferlinghetti

La rubrica intende offrire preziose testimonianze dei nostri lettori circa le grazie ricevute attraver-so l’intercessione del beato Luigi Novarese, apo-stolo dei malati.

So che durante la vita [mons. Novarese] era considerato un uomo straordinario.Certamente le persone che venivano a prendere consiglio da lui lo ritenevano tale ed erano molte. Non so se qualcuno era contrario a questa fama. Il suo confessore mi ha detto che il Servo di Dio è stato veramente un uomo grande. Il card. Dadaglio pure ha manifestato apprezzamenti come per un santo. La notizia della morte è stata data immediatamente e si è diffusa. Ai funerali c’è stata una partecipazione da tutte le parti d’Italia, nonostante che il tempo non fosse del tutto il più propizio.Lo ritengo in Paradiso, qualche volta lo prego. Una famiglia di Modena venne a Casale Monferrato per implorare una grazia presso la casa nativa del Servo di Dio, perché il bambino da mesi soffriva di inappetenza e addirittura non mangiava e i medici non riuscivano a diagnosticare nulla.Dopo aver pregato il Servo di Dio il bambino accarezzò la faccia del busto del Servo di Dio, chia­mandolo papà, e giù in refettorio con noi cominciò a mangiare. Tornando a Modena quei coniugi subirono un incidente di macchina. Poco prima avevano recitato la preghiera a Monsignore per ringraziarlo della grazia ricevuta per il bambino.Nell’incidente la macchina si sfasciò, ma essi ne uscirono illesi ed attribuirono ambedue le grazie al Servo di Dio.

SU GRAzIEGrazie...

6/2016AncorAL’

43

23 aprile 2016.Il CVS di Ivrea a Roma,

nella chiesa di Santa Maria del Suffragiodove è sepolto il beato Luigi Novarese

noicvsNOIcvsNoiCVSnoicvsnoicvs noicvs

omenica 3 aprile, si è te­nuta presso la chiesa del­la Trinità del Pozzarello,

la “Giornata di Primavera” del Centro Volontari della Sofferen­za della diocesi di Pitigliano­Sovana­Orbetello. In una bella mattinata primaverile, un centi­naio di associati, simpatizzanti, anziani e ammalati, guidati dal­la Responsabile diocesana Anna Rita Di Fraia, si sono ritrovati prima per la messa celebrata da don Antonio Metrano, in­caricato della pastorale per gli

ammalati a Porto Santo Stefano e cappellano dell’ospedale di Orbetello e poi per l’introdu­zione dei “lavori”, guidati dalla Silenziosa Operaia della Croce, Giovanna Bettiol.Il tema era quello dell’anno as­sociativo “Misericordia io vo­glio…” e sorella Giovanna lo ha introdotto con parole semplici e chiare, utilizzando esempi tratti dalla vita pratica di tutti i gior­ni per spiegare i due termini ebraici della misericordia: hesed e rehamim.

D

noicvs NoiCVSnoicvsnoicvsNOIcvsnoicvs

Claudio Zuanon ci ha lasciato il 21 mar­zo scorso. L’ho conosciuto tredici anni fa quando lavoravo come impiegata

nell’ospedale di Castelfranco Veneto (TV) dove era stato mandato, nel set­tembre 2001, ad offrire il suo ministe­ro sacerdotale.Uomo e sacerdote semplice, umile e profondo aveva una particolare at­tenzione verso le persone più deboli, per i malati e famigliari, per chi face­va assistenza, per gli anziani, per lo straniero, ma anche per il personale ospedaliero. Prima di iniziare il suo mandato nell’ospedale di Castelfranco è stato in varie parrocchie, come cap­pellano a Castello di Godego, Monastier, Vedelago, Sant’Ambrogio di Fiera e poi, dal 1991 al 2001, parroco a S. Michele di Piave.Mi piace ricordare cosa don Claudio aveva scritto qualche anno fa sul Centro Volontari della Soffe­renza: “... ho sempre mantenuto per questa As­sociazione un’attenzione particolare. Ho colto in essa il carisma per sostenere la dimensione spiri­tuale dei malati, che nel mistero della passione di Gesù, sofferente, morto e risorto, sono chiama­ti dal Signore, a vivere la propria sofferenza non come un castigo, ma come grazia e benedizione, nell’intima partecipazione alla passione di Gesù

Una missione da viverein qualunque condizione

Giornata di Primavera

treviso

Don Cristo; e a scoprire e vivere una vocazione ad amare di più, nel servizio alla Chiesa e ai fratelli. Ringrazio il CVS che offre ai malati, ai famigliari,

agli operatori, a noi sacerdoti e a tut­ti, occasioni preziose di spiritualità e di formazione secondo le indicazioni teolo­giche e pastorali proposte dal Magistero della Chiesa, dai Pastori e dai grandi do­cumenti, come la Salvifici Doloris di Gio­vanni Paolo II. Nel CVS mi sento chia­mato a sostenere anche la spiritualità mariana di Lourdes e Fatima, e quindi ad invitare i malati ad offrire le proprie sofferenze per la salvezza delle anime.

Il mio proposito è di far conoscere questa spiri­tualità e in particolare il beato Luigi Novarese, come vero sacerdote e pastore che Giovanni Paolo II ha definito “L’apostolo dei malati “ e di additar­lo come modello ed esempio da imitare”.Don Claudio, Direttore diocesano della Pastorale della salute dal 1992, ha promosso e sostenuto varie iniziative per far conoscere il CVS e il suo Fondatore; ricordiamo il suo impegno a coinvol­gere gli iscritti del CVS ai ritiri a Castagnole, agli Esercizi spirituali a Re, ai pellegrinaggi, ad altre proposte ed eventi.Quanto bene ha donato a tanti fratelli e sorelle nella sofferenza, nella prova e nella malattia... e a tutti noi! (Tiziana Tostello)

44

6/2016AncorAL’

pitigliano

livorno

noicvsNOIcvsNoiCVSnoicvsnoicvs noicvs6/2016AncorAL’

Apertura della Porta santaa Valleluogo

valleluogo

Dopo il pranzo, come sempre ottimamente preparato dai “cuochi” volontari della par­rocchia, i lavori sono ripresi con la visione di un toccante filmato, soffermandoci poi sul significato della vocazione del malato che non si deve senti­re soltanto oggetto della cari­tà del sano, ma diventare egli stesso membro attivo nella vita della Chiesa. Un filmato che sarebbe piaciuto tantissimo anche al beato monsi­gnor Luigi Novarese, il quale non

amava vezzeggiare e, in un certo senso, “viziare” i malati, ma li spronava, a volte anche con vi­gore a prendere coscienza delle proprie potenzialità e a metterle in pratica.Alla proiezione del film è segui­to il dibattito, durante il quale ognuno ha potuto esprimere la propria opinione in modo da ot­tenere, alla fine, con la sintesi della stessa sorella Bettiol, un quadro esauriente sul cosa signi­fichi fare misericordia ed essere misericordiosi.

arà aperta per tutto il mese di mag­gio la Porta santa del santuario di Valleluogo “Salus Infirimorum”.

Così ha decretato il 29 aprile 2016 il vescovo di Ariano Irpino­Lacedonia, monsignor Sergio Melillo.Nella festa dell’Ascensione (l’8 mag­gio), accompagnati dalle parole della Lettera agli Ebrei, siamo entrati sim­bolicamente non in “un santuario fatto da mani d’uomo” ma in quello vero e definitivo che è Gesù Cristo.Il rito di apertura della Porta è inizia­to accanto alla statua del Sacro Cuore, collocata nel piazzale, per poi prose­guire nel breve pellegrinaggio verso la chiesa di cui don Antonio Giorgini ha spalancato con gioia la porta.Così, tutti noi, abbiamo avuto “pie­na libertà di entrare nel santuario per mezzo del sangue di Gesù, via nuova e vivente che egli ha inaugurato per noi attraverso il velo, cioè la sua carne”.

(Angela Petitti)

noicvs NoiCVSnoicvsnoicvsNOIcvsnoicvs

Giornata di Primavera

SUn gruppo del CVS alla Basilica di san Pietro per il Giubileo della misericordia(18 aprile 2016).

Don Edoardo Medori il 29 giugno compirà 50 annidi sacerdozio.Il Gruppo d’Avanguardiadella parrocchia di S. Andrea (Livorno) desidera, da queste pagine, ringraziarlo per il prezioso servizio augurandogli ogni bene.

noicvs NoiCVSnoicvsnoicvsNOIcvsnoicvs

46

6/2016AncorAL’ montichiari

La speranza vince sempreomenica 15 maggio si è celebrata nel parco della Casa “Rocca Maria Madre della Chiesa” dei Silenziosi Operai della Croce in Montichiari (BS), la solennità di Pentecoste. Gli oltre 450 fe­

deli, giunti numerosi da tutta la provincia hanno partecipato con grande calore a questo evento, nonostante le annunciate condizio­ni meteo avverse. Si è sfidato il tempo; all’inizio della celebrazione eucaristica con un tentativo di pioggia, e una grande speranza, il sole ha preso il sopravvento riscaldando i cuori con la luce dello Spirito Santo. In un clima di solidarietà fraterna si è condiviso il percorso dell’anno pastorale dei vari Settori del Centro Volontari della Sofferenza della diocesi di Brescia, assieme ai lourdiani e agli amici pervenuti. Dopo la messa un momento di convivialità ha riunito i convenuti. (Nora Cocca)

D

SeSoffia, soffia il vento… dello Spiritovalleluogo

lo Spirito Santo è acqua e vento, certo ne ab­biamo ricevuto in abbondanza nei giorni di Pentecoste! Con il tempo minaccioso, sempre

promettente pioggia, ci siamo tuttavia ritrovati in grande numero sabato 14 maggio, vi­gilia di Pentecoste, presso la cappelli­na della quercia, posta all’inizio della strada che scende dolcemente verso il santuario di Valleluogo.In compagnia del nostro vescovo, mon­signor Sergio Melillo, ci siamo incammi­nati dietro a Maria, Salute degli Infermi, prendendo anche come compagno di viaggio il nostro beato Luigi Novarese, le cui reliquie sono state presenti in san­tuario nei giorni della festa.Il nostro vescovo ha voluto ridonare al tradizionale pellegrinaggio della vigilia di Pentecoste il suo volto pienamente diocesano. Per niente spaventati dalle cattive previ­sioni, sono giunte tante persone delle varie parrocchie di Ariano e dintorni, giovani impegnati nella realtà diocesana della Pastorale giovanile, ragazzi del Cam­mino di Rinnovamento nello Spirito, che hanno anima­to il pellegrinaggio a piedi e poi l’intensa adorazione eucaristica.

Durante il cammino i canti si sono alternati alle ri­flessioni di papa Francesco sui doni dello Spirito, aiutandoci a renderli presenti ed efficaci nella nostra vita.

Sette croci segnalavano i punti di sosta. Croci particolari, ideate e realizzate dai ragazzi dell’associazione “Amici di Valle­luogo”. Realizzate con materiale ricicla­to, offerto dagli abitanti delle contrade, queste croci, semplici e nude, non cessa­no di ricordare il dono dell’amore di Cri­sto, la sua offerta di Resurrezione dalla morte, la grazia di poter vivere la vita di figli di Dio.Gli “Amici di Valleluogo” hanno anche realizzato una portantina per l’icona di Maria Santissima di Valleluogo, per po­ter degnamente portarla in processione.Seguendo Maria, ci siamo lasciati por­

tare da lei nell’intimità di Cristo, nell’adorazione della sua presenza eucaristica, dopo aver varcato la Porta santa del santuario.Davanti a Gesù Eucarestia abbiamo pregato e cantato, invocando il dono dello Spirito Santo per essere davve­ro “apostoli del suo Vangelo e testimoni del suo amore nel mondo”. (Angela Petitti)

Da domenica 12 a sabato 18 giugno Novara, Brescia, Pitigliano-Sov-Orb.

Da domenica 19 a sabato 25 giugno Mantova, Bergamo, Chiavari, Vercelli, Casale Monferrato

Da domenica 26 giugno a sabato 2 luglio Terni, Foligno, Perugia, Città di Castello, Orvieto-Todi,Rimini, Cesena, Forlì-Bertinoro

Da domenica 3 a sabato 9 luglio Bologna, Imola, Torino A, Padova, Chioggia, Treviso

Da domenica 10 a venerdì 15 luglio Bambini e Adolescenti

Da giovedì 14 a domenica 17 luglio Famiglie

Da domenica 17 a sabato 23 luglio Parma, Modena, Reggio Emilia, Torino B

Da domenica 31 luglio a venerdì 5 agosto Giovani e Gruppo Attivo

Casa “Cuore Immacolato di Maria”Via Roma, 6 - 28856 Re (VB) - Tel. 0324 97020 - Fax 0324 97021 - [email protected]

DATA DIoCesI

Casa “Beato Luigi Novarese”Contrada Valleluogo 83031 Ariano Irpino (AV) - Tel. 0825 827650 - 0825 871417 - Fax 0825 872552 -

[email protected]

APPUNTAMENTI PASTORALI 2016

Da lunedì 20 a domenica 26 giugno Pescara, Lucera-Troia

Da lunedì 29 giugno a domenica 3 luglio Gruppo attivo

Da lunedì 4 a domenica 10 luglio Frascati, Taranto, Salerno

Da lunedì 11 a domenica 17 luglio Otranto, Lecce, Brindisi, Trani, Nardò-Gallipoli

Da lunedì 1 a domenica 7 agosto Castellaneta, Andria, Bari

DATA DIoCesI

Quota di partecipazione agli Esercizi spirituali: Settori giovanili € 170 – Adulti € 210

noicvs NoiCVSnoicvsnoicvsNOIcvsnoicvs CENTRO VOLONTARI DELLA SOFFERENZA - SILENZIOSI OPERAI DELLA CROCE

In c

aso

di m

anca

to re

capi

to re

stitu

ire a

l CRP

Rom

a Ro

man

ina

Stam

pe p

er la

rest

ituzio

ne a

l mitt

ente

“pre

vio

paga

men

to re

si”