04_fatti_una_cannabis

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APRILE 2011 ANNO 5° N. 4 | copia omaggio | GENERAZIONE SATIVA Marijuana, drogato, finanziamenti inutili. Sono solo poche delle parole che più che mai in questi giorni riecheggiano a proposito di “CanaPuglia”. La semina della cannabis SATIVA, (e lo scriviamo a grandi lettere perché questa differenziazione sia chiara a tutti rispetto alla marijuana propriamente detta), messa a punto dagli ideatori Carmine Campaniello e Claudio Natile, non è andata proprio giù a nessuno. E se l’intento dell’iniziativa era informare, sinora ciò che si sta ottenendo è tutt’altro. L’articolo apparso sul quotidiano Libero ne è la prova lampante. Piazzato in bella vista, in copertina, e con un titolo (quei titoli che tanto piacciono ai titolisti di redazione, perché fanno lo scoop) degno di nota. “E Vendola si fa il campo di marijuana”. Sì, è vero, il campo l’ha finanziato Vendola coi Bollenti Spiriti. Peccato, però, piccolo dettaglio, che la cannabis sativa non può essere propriamente chiamata marijuana. Dato che il principio psico-attivo, quello che rende appetibile allo spaccio la pianta, è presente in parte irrisoria, oltre a rientrare nella quantità autorizzata dall’Unione Europea. Ci si scandalizza perché di quei semi non se ne farà nulla. Perché dire che il campo “non è a scopo di lucro”, non fa proprio quadrare i conti. Capiamo la difficoltà del comprendere come una iniziativa di informazione non sia ben vista da chi si aspetta I nostri nonni coltivavano la canapa Sativa (priva del principio attivo che causa lo sballo) per la produzione di tessuti e carta. Le potenti lobby industriali di tutto il mondo la soppiantarono facendo leva sui forti pregiudizi dell’opinione pubblica. A Conversano si recupera questa nostra antica tradizione e si “semina il futuro” contro l’ignoranza diffusa e le strumentalizzazioni ideologiche. Fatti una cannabis, ma di conoscenza Teresa Serripierro Foto di Emanuela Locaputo che ogni progetto sia una specie di macchina dai soldi facili. Ma il bello è proprio questo. Che chi critica non sa, ed è per questo che manifesta inesorabilmente il suo bisogno di ricevere informazione. E CanaPuglia fa e farà proprio questo. Informerà chi non conosce la differenza sottile tra canapa e marijuana. Informerà chi ha il dubbio su cosa si stia coltivando. Ma soprattutto attirerà chi ha colto il senso dell’iniziativa. E Conversano è al capo dell’innovazione. Con un progetto che fa invidia, che è pilota. Perché per la prima volta l’Italia, e in particolar modo la nostra città, ha partorito un’idea che definire “nuova”, è dire poco. E che lascia alle spalle le vecchie politiche proibizionistiche. Perché partire dalle paure e dai dubbi dei fruitori della “macchina del fango” è proprio la strada più giusta che conduce alla conoscenza. Per non pensare alla canapa meramente come a una sostanza che fuma dipendenza. Ma come una pianta che per anni ha dato fastidio all’industria tessile, a quella cartiera e a quella petrolifera. Perché con la cannabis sativa si producono tessuti, carta e anche combustibile per i motori Diesel. Ci piace, piuttosto, guardare quel bimbo che sorride con i semi tra le mani, e che magari non sa che a Conversano non si fa altro, da oggi, che “seminare il futuro”.

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I nostri nonni coltivavano la canapa Sativa (priva del principio attivo che causa lo sballo) per la produzione di tessuti e carta. Le potenti lobby industriali di tutto il mondo la soppiantarono facendo leva sui forti pregiudizi dell’opinione pubblica. A Conversano si recupera questa nostra antica tradizione e si “semina il futuro” contro l’ignoranza diffusa e le strumentalizzazioni ideologiche.

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GENERAZIONE SATIVA

Marijuana, drogato, � nanziamenti inutili. Sono solo poche delle parole che più che mai in questi giorni riecheggiano a proposito di “CanaPuglia”. La semina della cannabis SATIVA, (e lo scriviamo a grandi lettere perché questa differenziazione sia chiara a tutti rispetto alla marijuana propriamente detta), messa a punto dagli ideatori Carmine Campaniello e Claudio Natile, non è andata proprio giù a nessuno. E se l’intento dell’iniziativa era informare, sinora ciò che si sta ottenendo è tutt’altro. L’articolo apparso sul quotidiano Libero ne è la prova lampante. Piazzato in bella vista, in copertina, e con un titolo (quei titoli che tanto piacciono ai titolisti di redazione, perché fanno lo scoop) degno di nota. “E Vendola si fa il campo di marijuana”. Sì, è vero, il campo l’ha � nanziato Vendola coi Bollenti Spiriti. Peccato, però, piccolo dettaglio, che la cannabis sativa non può essere propriamente chiamata marijuana. Dato che il principio psico-attivo, quello che rende appetibile allo spaccio la pianta, è presente in parte irrisoria, oltre a rientrare nella quantità autorizzata dall’Unione Europea. Ci si scandalizza perché di quei semi non se ne farà nulla. Perché dire che il campo “non è a scopo di lucro”, non fa proprio quadrare i conti. Capiamo la dif� coltà del comprendere come una iniziativa di informazione non sia ben vista da chi si aspetta

I nostri nonni coltivavano la canapa Sativa (priva del principio attivo che causa lo sballo) per la produzione di tessuti e carta. Le potenti lobby industriali di tutto il mondo la soppiantarono facendo leva sui forti pregiudizi dell’opinione pubblica. A Conversano si recupera questa nostra antica tradizione e si “semina il futuro” contro l’ignoranza diffusa e le strumentalizzazioni ideologiche.

Fatti una cannabis, ma di conoscenza

Teresa Serripierro

Foto di Emanuela Locaputo

che ogni progetto sia una specie di macchina dai soldi facili. Ma il bello è proprio questo. Che chi critica non sa, ed è per questo che manifesta inesorabilmente il suo bisogno di ricevere informazione. E CanaPuglia fa e farà proprio questo. Informerà chi non conosce la differenza sottile tra canapa e marijuana. Informerà chi ha il dubbio su cosa si stia coltivando. Ma soprattutto attirerà chi ha colto il senso dell’iniziativa. E Conversano è al capo dell’innovazione. Con un progetto che fa invidia, che è pilota. Perché per la prima volta l’Italia, e in particolar modo la nostra città, ha partorito un’idea che de� nire “nuova”, è dire poco. E che lascia alle spalle le vecchie politiche proibizionistiche. Perché partire dalle paure e dai dubbi dei fruitori della “macchina del fango” è proprio la strada più giusta che conduce alla conoscenza. Per non pensare alla canapa meramente come a una sostanza che fuma dipendenza. Ma come una pianta che per anni ha dato fastidio all’industria tessile, a quella cartiera e a quella petrolifera. Perché con la cannabis sativa si producono tessuti, carta e anche combustibile per i motori Diesel. Ci piace, piuttosto, guardare quel bimbo che sorride con i semi tra le mani, e che magari non sa che a Conversano non si fa altro, da oggi, che “seminare il futuro”.

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L’incremento previsto è dettato soprattutto dai tagli dei trasferimenti statali disposti dal governo

Meno soldi dallo Stato, più tasse per i citta-dini. L’antipopolare e antiberlusconiano atto del mettere le mani nelle tasche degli elettori per sopperire alla carenza di entrate sta per materializzarsi nel nostro Comune. Ad am-metterlo sono le stesse fonti dell’ufficio di Ragioneria. L’unica tassa che può essere aumentata dall’ente comunale è quella sui rifiuti. E pro-prio quella sarà oggetto di un ritocco all’in-terno della manovra di bilancio che la giunta sta redigendo e che presenterà al Consiglio nei prossimi mesi. I dati ufficiali parlano di ben 547 mila euro di tagli dai trasferimenti erariali per l’anno 2011, disposti dalla manovra finanziaria del Consi-glio dei Ministri in estate, all’indomani delle decisioni dell’Unione Europea intervenuta

d’urgenza dopo la crisi greca. Questi tagli, ancor più che i costi connessi all’avvio de-gli impianti complessi di cdr, saranno il vero motivo per il quale è in arrivo l’aumento della tassa sui rifiuti. In effetti, lo scorso anno la Tarsu rimase invariata, andando a coprire circa il 60 per cento della spesa sostenuta dal Comune dell’intero servizio (igiene urbana, biosta-bilizzazione e smaltimento). La scelta della giunta fu consolidata dalla consapevolezza che alla nostra cittadina spettasse l’introito del ristoro ambientale, che però è stato poi riscosso solo in parte. In fase di riequilibri, a settembre quindi, l’amministrazione ha dovuto tagliare diversi investimenti per far quadrare i conti. Il più doloroso, quello sulla raccolta differenziata porta a porta, cavallo

di battaglia elettorale del sindaco Lovascio. L’aumento delle tariffe di smaltimento dei ri-fiuti comporterà un incremento contestuale anche del ristoro spettante alla nostra città. Ma, come detto, non basterà a bloccare la pressione fiscale in crescita. Dunque, se a Conversano per un anno e mezzo sono state disattese le promesse di Vendola di chiudere la discarica Lombardi, mentre i rifiuti arriva-vano da ogni angolo della Puglia, per i cit-tadini si era almeno risparmiata la beffa di doversi vedere aumentata la Tarsu. Ora non più. È una scelta obbligata. Ma di qui a farla bere ai cittadini, ce ne passa.

Roberto Rotunno

Ricorrere o non ricorrere? Questo è il dilem-ma. Dell’amministrazione comunale, negli ul-timi giorni. E viste le ultime delibere, la scelta non deve essere stata facile. Meno che mai quando di mezzo ci vanno i parenti dei con-siglieri.Venendo ai fatti, il Comune di Conversano ha perso lo scorso ottobre una causa al Tar Puglia contro dei privati cittadini. Per com-pletezza, privati cittadini imparentati con il consigliere Cosimo Covito (Conversano nel

cuore). Il quale, essendo avvocato di pro-fessione, figura nello stesso giudizio come legale rappresentante dei suoi parenti. Fino allo scorso 16 dicembre. Data in cui ha fatto sapere al Comune di volersi astenere dalla causa, per una questione di opportunità. Erano giorni in cui l’amministrazione non aveva ancora deciso se fare ricorso al Con-siglio di Stato contro i privati che erano usciti vincitori dal tribunale di primo grado. Pochi giorni dopo, il 10 gennaio, il legale del Comune espone le sue ragioni che lo indu-cono a ritenere giusto che l’ente ricorra al Consiglio di Stato. Ed infatti, il 24 gennaio, la giunta comunale delibera a favore del ri-corso. Ma poi cambia idea e il 9 febbraio, con una nuova delibera, decide di annullare l’impugnativa e di “addivenire ad un bona-rio componimento della lite”. Insomma, una transazione con la controparte. La lite pendente riguarda un permesso di costruire revocato dall’amministrazione nel 1998, in quanto il Comune rivendicava la proprietà pubblica di una fascia del terreno

interessato. I ricorrenti hanno impugnato la revoca e, parallelamente alla causa am-ministrativa, ne è partita una in sede civile. Proprio a seguito della pronuncia della Corte d’Appello, il Tar ha dato ragione ai ricorrenti. Ma la causa civile è ancora aperta ed atten-de la pronuncia della Cassazione. La quale potrebbe ribaltare le carte in tavola e mettere il Comune nelle condizioni di vincere al Con-siglio di Stato.Ma queste sono solo ipotesi. Con la deci-sione del Comune di non impugnare la sen-tenza, non sapremo mai come andrebbe a finire la faccenda. Quel che è certo, è che l’amministrazione farebbe bene a spiegare, a scanso di equivoci, il motivo che l’ha indot-ta a non proporre il ricorso. Per evitare che a qualcuno dell’opposizione venga qualche sospetto. E, chissà, anche a qualcuno della maggioranza.

Rob. Rot.

Tassa rifi uti, aumenti in vistanon s’ accapisce...

Salta il ricorso. Gatta ci… Covito?L’amministrazione comunale, dopo aver deciso di impugnare una sentenza contro privati, parenti del consigliere Capogruppo di Conversano nel Cuore, improvvisamente cambia idea

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Cari politici conver-sanesi. Chi vi scrive è un cittadino che vuole vedere valo-rizzato il suo territo-rio. Da tanti anni, le nostre campagne sono invase dal-le discariche della Lombardi Ecologia. Qualche giorno fa ne

è stata aperta anche una nuova. Se l’utilizzo della nuova discarica non durerà soltanto 30

giorni come promesso, i cittadini di Conver-sano e Mola sicuramente faranno una nuova manifestazione di piazza e sfileranno in cor-teo per protestare ancora una volta. Quindi è bene darsi una mossa per risolvere questo grande problema e per far sì che Conversa-no torni ad essere considerata Città d’Arte e non città di rifiuti e di cattivi odori. Spero che questa brutta storia finisca una volta per sempre.

Ciccio Manganelli

SECCO SÌ, MA RAFFINATODiscarica nuova, problemi vecchi. Chiude il terzo lotto e se ne apre uno nuovo. A Con-versano, che lo si voglia ammettere o meno, la vera notizia è che la discarica si è aperta e non che si è chiusa. L’ultima ordinanza del commissario delega-to Nichi Vendola stabilisce proprio questo. Gli impianti di cdr partono in toto, in regime provvisorio, affidati alla Cogeam, unica ditta che si è presentata alla nuova gara non an-cora aggiudicata, per la gestione degli stes-si. Ma non producono ecoballe. Producono “secco raffinato”, il quale dovrà essere “ca-ratterizzato” – in parole povere, valutato - per un mese. Lasso di tempo in cui finirà tutto quanto nella discarica di servizio e soccorso. Ossia il nuovo lotto, adiacente agli impianti e concepito per l’accoglimento del solo re-siduo umido della produzione di combusti-bile.

DUBBI DA AMBIENTALISTIMa sono le date a non convincere i comitati ambientalisti. Nell’ordinanza del governatore – definita da Lovascio un “gran risultato” – si legge: “dal giorno 20 marzo 2011 vengono conferiti i rifiuti derivanti dal trattamento di raffinazione della frazione secca, utilizzando la linea di produzione di cdr, nella discarica di servizio e soccorso per un tempo di trenta giorni e comunque non oltre la data di aggiu-dicazione definitiva della gara”. Insomma, la parola “massimo” non appare mai. Ed infatti con l’espressione “non oltre la data di ag-giudicazione definitiva” sembra che i tempi potrebbero subire un allungamento piuttosto che un accorciamento. Anche perché l’ag-giudicazione della gara, pur tenutasi con una sola azienda partecipante, non è scontata. Potrebbero sopraggiungere vizi formali, op-pure l’offerta potrebbe risultare “fuori mer-cato”. In quel caso, si tornerebbe al punto di partenza.Altri dubbi sono di natura strettamente am-bientale. La frazione secca di rifiuti finirà nel lotto di soccorso in deroga (espressamente

...la dretta

Contrada Martucci, apre la nuova discaricaChiuso il terzo lotto, si inaugura lo smaltimento dell’intera frazione di rifi uti all’interno della vasca di servizio e soccorso. Tariffa in aumento di 7 euro a tonnellata, ma potrebbe lievitare

menzionata nell’ordinanza) a quelle che sono le prescrizioni della legge 36 del 2003. Che vieta lo smaltimento in discarica di rifiuti con potere calorifico superiore a 13 mila kj per chilogrammo. Per la verità, questa disposi-zione normativa è continuamente prorogata da interventi governativi. Ma l’indefinita qua-lifica dei rifiuti fa pensare che quanto deciso da Vendola rappresenti comunque una for-zatura.

TARIFFE PER LO SMALTIMENTO IN CRESCITAE poi ci sono i problemi relativi alla tariffa. Che salirà da 80 ad 87 euro a tonnellata. No-nostante la situazione cambi davvero poco, visto che in ogni caso, almeno per un mese (la nuova tariffa decorre immediatamente) l’intera percentuale di rifiuti raccolta nel ba-cino Ba5 finirà nella nuova discarica in ma-niera indifferenziata. Quando poi si avvierà la produzione di ecoballe, i nuovi costi dovran-

no contemplare il trasporto e l’incenerimento delle stesse. E la tariffa potrebbe schizzare ad oltre 110 euro a tonnellata.

LOMBARDI-MARCEGAGLIA, URRÀAll’aggiudicazione della gara, due punti im-portanti. Il primo, il nuovo ristoro ambientale per il Comune di Conversano. Il secondo, un po’ più controverso, l’individuazione degli impianti cui destinare il cdr (allorchè pronto per l’incenerimento) spettante all’azienda. In questo momento, è un dato oggettivo che a sorridere più di tutti è l’ati Cogeam (corda-ta Lombardi-Marcegaglia). Che dopo essere stata spazzata via dal Consiglio di Stato, che annullò la sua vittoria nella gara del 2004, si è ritrovata a vincere, salvo casi straordinari, comodamente un nuovo bando per abban-dono della concorrenza.Se poi dovesse andare tutto per il meglio, sarà anche la comunità conversanese a trar-re vantaggio. Dato che, con l’aumento della tariffa, tutti i Comuni si vedranno costretti ad attuare politiche per la differenziata e la per-centuale di rifiuti smaltiti diminuirà.

NEL FRATTEMPO IL COMUNE…Conversano intanto procede con la consu-lenza di Raphael Rossi a predisporre il nuovo bando per individuare il gestore dell’igiene urbana (in scadenza a dicembre). In attesa di sottoscrivere una transazione con la Trade-co, per compensare le inandempienze con la sperimentazione gratuita della differenzia-ta nel quartiere di prova. Probabile infine, nei prossimi mesi, la nascita di un nuovo eco-centro in città.

Rob. Rot.

Discarica di servizio soccorso, contrada Martucci

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Il partito è la parola che torna di più in que-sta chiacchierata in una mattina di sole, col sapore di caffè nella piazza del sabato e di primavera, in compagnia di Cesare Totaro, Sinistra Ecologia e Libertà. Il partito che si è chiuso in se stesso rifuggendo l’analisi e che è entrato in crisi quando ha perso la dimen-sione locale per concentrarsi sulle lotte in-terne. Ma torna connotato dalla prospettiva di un cambiamento. Il cambiamento, spiega Cesare, non è nel leader, “il politico-poeta che dovrebbe pensare alla sua Puglia prima, ma che in questo momento storico è una no-vità. In generale occorre rivedere il vecchio schema di partito, perché oggi, con l’infor-

mazione diffusa, la gente ha maggiore spiri-to critico e non ha bisogno di propaganda e monologhi-comizi di segretari solitari.” Il gruppo SEL di Conversano che ha da poco una sede in via Mazzini (“finché riusciamo a mantenerla” ironizza Cesare), è retto da un triumvirato, Lucia Cacciapaglia, Stefano Coppola e Cesare Totaro. “Siamo in una fase di osservazione del ter-ritorio – afferma quest’ultimo – i tesserati e simpatizzanti di SEL divisi in gruppi di lavoro stanno affrontando lo stato dell’arte intorno ai temi ambiente, cultura, sociale, sviluppo urbanistico-economico. Questo lavoro ha lo scopo di farci arrivare al congresso pronti a tratteggiare la situazione locale, per dare concretezza ai temi che si tratteranno e per esercitare quell’indispensabile ruolo di tra-mite tra il locale e il nazionale a cui partiti sembrano aver rinunciato.” E in merito alla discarica Martucci e agli sviluppi recenti del-le vicende dichiara: “Siamo perplessi, spiaz-zati dalle ultime decisioni, come cittadini e ancor più come cittadini che fanno politica, e siamo pronti ad una parola contro.”Il congresso, invece, “concluderà una fase organizzativa e politica, con l’individuazione di una linea comune e con l’elezione di una figura guida all’interno della sezione che sarà a tutti gli effetti un coordinatore d’equipe che si confronti con un coordinamento più ampio. È presto per parlare di programma elettorale

e di priorità, le continue chiamate alle urne impediscono la costruzione di un progetto politico-culturale con le maiuscole. Del resto ci sono parecchie criticità e siamo grande-mente superati dagli eventi. È fondamentale l’approccio che ci siamo dati da subito: af-frontare i temi e le questioni a trecentoses-santa gradi, coinvolgendo tutte le categorie interessate. Per esempio per parlare di ri-forma della scuola ci siamo confrontati con la gente sul problema prettamente conver-sanese dell’accorpamento delle scuole ele-mentari e medie, coinvolgendo insegnanti, genitori, personale ATA e studenti”.La speranza è di “lavorare bene, fare propo-ste concrete e reali, riavvicinare la gente e le associazioni, rendere nuovamente i partiti i protagonisti della vita politica, perché è ne-cessario che i partiti esistano e che si spor-chino la faccia anche contro i coordinamenti più larghi che si dimenticano delle realtà lo-cali.”

Serena Montanaro

SEL, a Conversano“ci sporchiamo la faccia”Cesare Totaro, tra i coordinatori del gruppo, spiega l’importanza di confrontarsi con la realtà locale. E polemizza sulla chiusura del partito in se stesso

e noi che figli siamo...

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Dall’inizio di quest’anno l’Area Politiche So-ciali del Comune di Conversano ha eroga-to ai fruitori e beneficiari dei servizi di assi-stenza economica contributi per un totale di 44.535,00 euro. Questo dato tiene conto delle determinazioni pubblicate nel periodo 01 gennaio 2011 - 28 marzo 2011, e relative alle categorie “Contributi economici mensili a famiglie bisognose”, “Contributi economi-ci a persone bisognose”, “Assistenza eco-nomica mensile in favore di famiglie biso-gnose”, “Contributi economici straordinari”, “Contributi economici in favore di minori”, “Contributi economici per il pagamento di bollette ENEL/ITALCOGIM/TARSU”, “Contri-buti economici a famiglie bisognose per so-stegno pomeridiano”, “Contributi economici per assistenza e spese sanitarie” e “Contri-buti mensili ed integrazioni per il canone di locazione/alloggio”.In questo primo trimestre i sostegni econo-mici periodici versati per la generale assi-stenza alle famiglie ammontano a 12.790,00 euro, dei quali 1.830,00 per ciascun mese sono stati destinati alle madri nubili con al-meno un figlio minore a loro esclusivo carico; i restanti 7.300,00 sono invece stati assegnati mensilmente alle famiglie e ai “nuclei familia-ri” (i cittadini italiani residenti con almeno tre figli minori di anni 18) che versano in stato di bisogno. A questi versamenti sistematici si aggiungono 3.300,00 erogati a titolo di con-tributi economici “straordinari” per diverse e particolari esigenze e 5.720,00 devoluti per il

sostegno pomeridiano (attività di assistenza allo studio per minori e studenti di scuole pri-marie e secondarie).Ma sono stati stanziati e versati contribu-ti anche a favore dei singoli, persone biso-gnose (1.000,00 euro) e soprattutto di minori (1.460,00). E dobbiamo tenere in conto anche gli aiuti per l’assistenza e le spese sanitarie, che ammontano ad un totale di 2.350,00.Una voce importante nella somma delle ero-gazioni assistenziali elargite in questi primi tre mesi dell’anno è quella rappresentata dai contributi per il pagamento delle bollette: le fatture di luce, gas e rifiuti hanno richiesto assegnazioni per un totale di 4.550,00.

Ma la categoria che ha maggior rilievo in questo computo trimestrale, comprendendo più di un quarto dello stesso, è quella relativa alle contribuzioni economiche per la corre-sponsione degli “affitti”: si registrano, infatti, 13.365,00 a titolo di versamenti mensili per il pagamento dei canoni di locazione o di al-loggio o le integrazioni degli stessi.

Ivana Giannuzzi

Accordi ancora inattuati tra Comune di Con-versano e strutture Airon club e Villa Lucia Hospital. Nonostante alcuni mesi fa, a se-guito di un’inchiesta pubblicata sul Galiota a giugno 2010, la terza commissione consiliare se ne fosse occupata, tutto è ancora fermo. Nei prossimi giorni è prevista una visita pres-so la struttura da parte del direttore di Ragio-neria e l’assessore Vincenzo Montrone.La convenzione prevede un trattamento di favore da parte delle due strutture nei con-

fronti del Comune. Dieci utenti, su segna-lazione dei Servizi Sociali, hanno diritto a frequentare gratuitamente il centro sportivo. Dieci anziani, allo stesso modo, hanno diritto alla fisioterapia presso la struttura sanitaria. E poi ci sono i prezzi al pubblico, che devono essere contenuti entro certi limiti. E l’ufficio comunale di Ragioneria è abilitato al control-lo sui bilanci societari.Fu la stessa Franca Tarulli, dirigente dei Ser-vizi Sociali, a ribadire durante la riunione del-

la commissione che la tariffazione dell’uso pubblico delle strutture dovrebbe avvenire “per fasce reddituali”. La seduta decise di riaggiornarsi, ma ad oltre nove mesi, ciò non è ancora accaduto. Anche Pino Moschetti, direttore della Ragio-neria, assicurò che avrebbe iniziato a svol-gere i controlli a lui spettanti sui bilanci delle società. I cui dirigenti, a voce, avevano con-fermato al Galiota di attenersi alle prescrizio-ni. Ciononostante, causa l’ipertrofia di impe-gni, gli uffici comunali sono rimasti inermi. Al massimo, fanno sapere che “se la struttura è molto frequentata, significa che i prezzi sono accessibili”. Anche se a Conversano non ci sono altre piscine, quindi l’Airon Club opera in regime di monopolio.Ma il paese è piccolo, ci conosciamo tutti e i controlli non servono. Basta la parola.

Roberto Rotunno

Sussidi alle famiglie: affi tti al primo posto

Controlli su Airon e Villa Lucia? Basta la parola

Negli ultimi tre mesi oltre 13 mila euro erogati dal Comune. Al secondo posto i contributi al pagamento delle bollette

Ancora inattuati gli accordi col Comune, che prevedono frequenza gratuita da parte di utenti segnalati dai Servizi Sociali e verifi che sui prezzi. La Ragioneria: “Se la struttura è frequentata, signifi ca che i prezzi sono già bassi”

...beviam, beviam, beviamo

Una città, degna di tale nome, la si immagina come una rete sen-za fine di strade con un’altrettanto affollata fila di macchine che sbuffano smog. E questo aspetto Conversano lo conosce. Poi c’è il polmone verde. Che faccia respirare vie e persone, soprattutto an-ziani e bambini. Quelli che spesso vediamo stazionare nei parchi, tra le panchine e gli scivoli. Ma lo stato di salute di questi polmoni, a guardare le fotografie del nostro reportage, sembra non essere dei migliori. Tre spazi verdi sono infatti circondati da antenne. Si tratta di piazza della Resistenza e Largo Falconieri, vicinissime al mostruoso traliccio di Telenorba, e del parco di via Mario La Volpe, a due passi dall’antenna Telecom. Altre due aree verdi nascono con distributore di carburanti incorpo-rato. Stiamo parlando del largo Pineta, e ancora una volta della suc-citata piazza della Resistenza, a quanto pare la meno consigliata agli amanti del verde e che, anche grazie alla toponomastica, poco

piace a Nico Mottola. Un verde che non sia un tipo di benzina o uno dei colori della bandiera d’Italia, coi quali l’antenna dell’emittente televisiva più conosciuta del Sud è stata illuminata in occasione dei 150 anni d’Unità. Lo stato di degrado evidente, dovuto certamente anche alla noncuranza di chi usufruisce dei servizi, è un’aggravante che va dunque ad aggiungersi all’eccessiva vicinanza con strutture che poco hanno a che vedere con il vivere sano. Altro verde, altra pompa. E “casualità” ha voluto che accanto alla Maris Stella, invece di creare un parco, sia stato edificato un al-tro distributore. Pan per le macchine, ma cianuro per bambini e pensionati, che per un po’ di relax dovranno accontentarsi al più dell’unica cosa incontaminata: l’oratorio della parrocchia. E se siete atei eretici, poco male. Andate a giocare alle case vostre.

Teresa Serripierro

Verde benzina o verde antenna?I parchi e gli spazi adibiti al gioco sono circondati da brutture ambientali e versano spasso in stato di degrado

Parco Pineta

Villetta in via San Lorenzo

Piazzetta della Resistenza

Baby park nei pressi dell’Ospedale

Piazzetta Don Tonino Bello

Piazzetta Don Tonino BelloPiazzetta Don Tonino BelloLargo Falconieri

Per quanto tecnologicamente all’avanguardia, progredito dal punto di vista urbanistico, un centro abitato deve necessariamente avere al suo interno numerosi spazi verdi. Aree che spezzino l’immensa catena di palazzi e palazzine, il cui unico effetto è di rendere l’uomo alienato da quella che è la sua vera natura di animale sociale, ed immetterlo in un mondo “innaturale” caratterizzato da frenesie e solitudine. Gli spazi verdi, dicevamo. Sono la cura cardine per le malattie del nostro secolo; utili per bambini, anziani, ma non solo, anche uomini e donne di tutte le età, che necessitino di interazione e comunica-zione, sempre più rada, con i propri simili. Quale luogo migliore dei cari e vecchi giardini pubblici?La nostra cittadina è ben fornita di questi spazi, ma in quale stato versano? A che punto sono le promesse riguardanti il riassetto ur-bano ? Queste e altre domande sono state poste all’assessore ai lavori pubblici Carlo Gungolo.Assessore, secondo la sua esperienze di cittadino, prima ancora che di membro dell’amministrazione, una riqualificazione delle zone verdi, necessiterebbe di una previa educazione della po-polazione?Mi sembra ovvio. Molto spesso abbiamo a che fare con gente “di-seducata’” alla vita all’aria aperta. Io, pur non avendo il retaggio politico-culturale di un appartenente ai “Verdi”, ho una grande pas-sione per il verde. Ma troppo spesso la messa a disposizione degli spazi verdi non viene recepita correttamente dai potenziali utenti, i quali, troppo spesso, adulti e ragazzini, hanno poco rispetto per la cosa pubblica. Per cui assistiamo a scene riprovevoli che vanno dalla carta gettata per terra al vero e proprio vandalismo (come certuni episodi verificatisi all’interno della Villa Garibaldi, nonostan-te l’utilizzo delle telecamere). Il maggiore deterrente a siffatti episo-di è la teoria detta della “finestra rotta”.Spieghiamola ai non addetti ai lavori.Ogni qualvolta vi sia un edificio pubblico che dia segni di fatiscenza (sia esso una strada, un palazzo, un giardino), occorre procedere immediatamente alla sua manutenzione, per evitare che chi passi di lì contribuisca a danneggiarlo ulteriormente, ritenendo giustifica-to il suo gesto.Il piano triennale delle opere pubbliche 2009-2010-2011 preve-deva la copertura dei campetti siti in Largo Falconieri e via Mario la Volpe. A che punto sono i lavori?(riso amaro dell’assessore) La precedente amministrazione aveva previsto, per tale opera, un piano di spese pari a 300 mila euro. Tale somma, in realtà, si è rivelata insufficiente. Si è visto che la somma utile è di 500 mila euro. A ciò si aggiungano alcune problemati-che riguardanti da un lato la viabilità di zone altamente trafficate, quali sono certamente quelle in questione (snodo cittadino a nu-merose strade provinciali), e dall’altro, per quanto concerne Largo Falconieri, vi potrebbe essere la presenza di reperti archeologici

a rendere la situazione maggiormente com-plessa. Nonostante questo, però, si po-trebbe usufruire di un bando PON, del quale, tuttavia, devo ancora prendere visione.In programma vi era anche la collocazio-ne extracittadina dei distributori di benzi-na, alcuni dei quali, attualmente, sono siti su suoli pubblici, in-globati impropriamente in aree verdi.Già una precedente amministrazione aveva redatto un piano car-buranti mediante delibera, che fu successivamente annullata da una sentenza del TAR. Questo dimostra quanto sia ostica la mate-ria. Anche questo consiglio comunale ha approvato un piano car-buranti. Ma il difficile viene proprio nell’attuare quanto deliberato. Senz’altro, però, il primo passo è stato fatto.È al corrente degli effetti benefici di un particolare tipo di flora, che potrebbero migliorare la nostra vita in città? Ad esempio, sono molto diffuse nelle grandi metropoli europee, piante che purificano dalle onde elettromagnetiche o da polveri altamente dannose.Certo, i nostri tecnici da questo punto di vista non lasciano nulla al caso. E qualora ce ne fosse bisogno, impareremo anche la botani-ca! Da questo punto di vista, un lavoro encomiabile è stato svolto dall’assessore Locorotondo, in virtù della sua grande esperienza in materia. Inoltre normative a livello regionale e nazionale ci im-pongono, al contrario, di non utilizzare particolari tipi di piante, che possano arrecar danno alla salute pubblica, ed in particolar modo ai bambini, che sono i principali fruitori degli spazi verdi.Non vorremmo mai vedere scene come quelle del campetto “Don Tonino Bello”, laddove le panchine sono state completamente imbrattate di catrame, si presume volontariamente, da qualcuno residente nelle vicinanze, per evitare l’afflusso e lo stazionamen-to di ragazzini.La situazione è stata già segnalata in passato. Purtroppo c’è anco-ra qualcuno che mostra difficoltà nell’accettare parchi e aree verdi nelle vicinanze della propria abitazione. Come pocanzi detto, prima ancora che alle opere pubbliche, occorre lavorare alla cultura della gente.

Piero Notarnicola

Gungolo: il verde è la mia passioneL’assessore ai lavori pubblici biasima i cittadini maleducati. Intanto i parchi in via La Volpe e Largo Falconieri restano in attesa di manutenzione

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Così leggeva Dante sulla porta dell’inferno, dimora delle anime dannate. Più che nell’in-ferno, entrando alla Posta, accediamo nel purgatorio, dove una macchinetta ci sputa la condanna: la nostra attesa.Si, c’è un qualcosa di surreale nell’Ufficio Postale. Entrando, noto gli occhi persi nel vuoto di un contadino. Lui è un uomo forte, fortissimo, da chissà quanti “sacchi di anni” si sveglia all’alba e va nei campi a coltiva-

È andata in scena lo scorso sedici marzo presso la sede dell’associazione “Uscita di Sicurezza” la replica di Dostofocle, adattamento teatrale dell’omonima opera di Mario Giannini. Sorta dalla collaborazione dello stesso Gigei e del metamorfico Gianni Piscinelli. Non solo uno spettacolo per sorridere, ma anche un’occasione per riflettere sulla “farraginosa ipocrisia del reale”: si possono riconoscere, infatti, nella rappresentazione scene di vita estremizzate e personaggi teatralizzati, ma che nessuno di noi potrebbe dire a priori ed in maniera assoluta di non poter mai vivere o incontrare. Un’opportunità di trascorrere del tempo in buona compagnia, in un pi-randelliano limbo in cui si mescolano arte e realtà.

Ivana Giannuzzi

Lasciate ogni speranza voi ch’entrate alla Posta

Dostofocle concede il bis

L’attesa è snervante. E ci si chiede perché la tecnologia non intervenga a velocizzare le procedure

poste e...

re cose buone. Però di tanto in tanto tocca anche a lui di venir qui a sbrigare faccende; gli chiedo se per lui in questo ufficio funzioni tutto bene. Mi guarda sconsolato, e sconso-lato mi dice che l’attesa è lunga e che per fortuna stamattina non c’è il pienone. Osser-va e non si spiega perché c’è un impiegato ogni due sportelli. È qui da mezz’ora e chissà per quante ne avrà d’aspettare ancora.Le nonnine, invece, sono sedute: fanno co-munella e si raccontano le storie quotidia-ne. Non sembrano stanche di attendere. Mi chiedo come fanno: avranno messo in pra-tica qualche insegnamento zen che dà loro tutta questa pazienza? Forse hanno soppor-tato ben altro che una fila. Gentilmente mi siedo accanto a loro e gli chiedo se c’è sem-pre tutta questa gente. Una di loro mi sorride e mi dice stoica che non c’è da meravigliarsi, per loro è routine perdere tanto tempo per ricevere la pensione, è quasi un atto dovuto. Sono abituate a sudare per qualcosa, non si arrabbiano, qui trovano compagnia, si scam-biano idee su cosa preparare per pranzo e si danno conforto a vicenda per gli acciacchi comuni.Gli impazienti ci sono, con le cuffie nelle orecchie. Una mia coetanea sbuffa, si guar-da intorno scocciata dal grigiore dell’aria.

Non ce la fa più a star ferma ad aspettare il suo turno, mi dice che vorrebbe usare il computer per i pagamenti e tutto il resto. Sarebbe ora di aprirsi a questa strada, che sogno! Una fila scorrevole, rapida magari… e invece qui ad aspettare. Ma tutto è relativo. C’è anche chi non vede nulla di strano nella gestione di quest’ufficio: un po’ di fila non è niente di grave, in fondo. Una raccomandata che non arriva a desti-natario può capitare, “errare humanum est”. Ma perseverare è diabolico.Si aspetta e si spera di sbrigarsi, di uscire dal purgatorio. Ci sono molte cose da fare, e c’è chi dice di non aver tempo, neanche per rispondere alle mie quattro domande. C’è chi non vuol sentire, chi non vuol parlare, chi scappa a lavoro, chi ha da far la spesa, chi ha parcheggiato in divieto di sosta, chi se ne frega, chi deve andare a prendere i bambini.È vero, già andare alla posta è una secca-tura, se poi io voglio anche sapere come la pensa la gente… siamo proprio all’inferno!

Antonio Bolognino

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La crisi economica, una tragedia grecaSe il dramma classico aveva una funzione catartica, oggi si assiste a nefaste profezie fi nanziarie che si autorealizzano, incontrollabili, in un processo a catena.

Nel teatro greco l’evento tragico aveva una formidabile funzione catartica. Il dramma scoperchiava il calderone delle passioni, i protagonisti vivevano la contraddizione insa-nabile tra volontà individuale e destino inelut-tabile, al termine dell’opera gli spettatori ave-vano vissuto ed osservato le proprie reazioni attraverso i gesti e le parole degli attori. Se prestiamo attenzione ai termini usati per descrivere una crisi economica, ansia, panico, crisi scongiurata, noteremo che le analogie col teatro classico non mancano.

L’irrazionale e l’inconscio agiscono oggi nel-le discussioni economiche come un tempo si manifestavano sul palco. Con una diffe-renza: oggi la crisi non è più catartica ed è diventata endemica. Le istituzioni finanziarie sono un moderno oracolo: presagiscono in continuazione recessione.La crisi economica è una profezia che si au-torealizza, la voce che la vuole sempre più imminente corre di bocca in bocca ingigan-tendosi. Dando credito a questi scenari, le imprese smettono di investire ed assumere,

i consumatori sono più restii a spendere e gli investitori vendono. Si crea così una catena e, che ci siano o no le condizioni perchè av-venga, la crisi si manifesta.Quel che un tempo era delimitato dalla quarta parete e perciò controllabile, oggi è libero di determinare le nostre esistenze. L’economia, essendosi svincolata dal controllo culturale e sociale (in varie città del nostro meridione, ad esempio, nel passato le fiere coincideva-no con le feste di paese), essendo diventata potenza autonoma, ha liberato l’irrazionale, che gioca con le nostre vite senza che ci sia possibilità di intervenire. L’impotenza dei governi ricalca quella dei protagonisti del teatro classico. La leva mo-netaria è prerogativa della Banca Centrale Europea, attenta più all’inflazione che al go-verno del sistema nel suo complesso; non può più essere praticato il finanziamento della spesa pubblica col deficit di bilancio perchè i parametri di Maastricht lo impedi-scono. Il gigante americano, di fronte all’incubo re-cessione, escogita deus ex machina nella forma di piani straordinari di rilancio dell’eco-nomia ed annunci della Fed di taglio dei tassi più consistenti del previsto. Portando il prez-zo del denaro sempre più giù, cioè parados-salmente ripetendo lo stesso errore che ha portato all’attuale crisi. Non potendo abbandonare la sala, né influire sul corso degli eventi, noi spettatori possia-mo provare a pensare all’economia come a un balletto. Può forse servire a non identi-ficarci troppo con le recite mediatiche nelle quali si ragiona di denaro, ma in realtà si par-la di passioni.

...supposte

L’opinione del nostro inviato dal Libano Gabriele Di Palma

Garibaldi o Crocco?Ninco Nanco o Ninio Bixio?Parrà incredibile: ma, per taluni, il dilemma resta insoluto.A distanza di ben 150 anni dalla sua nascita, l’Italia Unita è ancora un sogno e il suo centocinquantenario val bene un dualismo: naf-talinico e vecchio come la muffa.Di certo, c’e solo il senso di inadeguatezza che il nostro Sud re-spira in molti settori della società italiana; società che vorrebbe essere una e sola: variegata e pluralista finché si vuole, ma costi-tutivamente e quintessenzialmente, una.E unica.Basta dunque con i dualismi Sud-Nord; Savoia-Borboni; brigan-te-garibaldino: per carità, non se ne può proprio più!Stoppiamo la contesa secolare, please, altrimenti sarà sempre la stessa solfa; il solito e monodico raccontello di un popolo rozzo e incolto; che non sa guardarsi, nè leggersi, dentro. Di un Bel Pae-se, insomma, che galleggia sull’inerzia storica di un atto mancato, o di una volontà priva di direzione e di senso.Infatti, ciò che più ci tiene al riparo dalle vecchie contese è, o do-vrebbe essere, la Storia. La Storia d’Italia e dei 150 anni trascorsi da quel fatidico marzo.L’ardore, la faziosità e la cafoneria dialettica lasciamoli ai grulli e agli sciocchi.Spazio invece alla praxis e alla voglia di fare bene, rivoluzionando, e magari sbaragliandoli tutti in un colpo: vecchiume, corruzione, mafioseria e privilegio. Solo così sparirà la muffa che Borboni e Sabaudi hanno elargito alla nostra terra. Solo così vedremo rea-lizzato l’antico sogno dei nostri avi.È lo spirito dei tempi che, nel bene e nel male, ce lo chiede.È il nostro futuro-presente che lo richiede.E allora, impariamo a sognare. Impariamo ad agire e a condivide-re. Impariamo a mettere su la testa, perché solo così potremo far nostre le parole, miti e semplici, dell’anonimo cittadino italico in-namorato della sua Terra e della sua patria, che, chiamato a espri-mere un parere sull’Italia, in un profluvio di insostenibile dolcezza, sospirò: damose da fa’; volemose bene. Sémo italiani.

Garibaldi o Crocco? Questo è il dilemma150 anni d’Italia: le opinioni possibili di Mario Giannini

Al di là dei vecchi dualismi, la Storia dell’Unità d’Italia dovrebbe spronarci a condividere, agire e sognare insieme

Anita Garibaldi

Carmine Crocco

Adelaide Cairoli

Buonasera, posso accomodarmi?Prego. La stavo aspettando.Se dovesse, con tre parole, descrivere la sua persona, quali userebbe?Sicuramente patriota e politico. Ma anche filosofo.(Modestissimo il tipino) Certo, ma perché ama definirsi patriota? La storiografia mi descrive come uno dei padri della patria. Ed effettivamente ho dato tutto me stesso in questa impresa. Anni di esilio, di cospirazioni internazionali, una bomba qua, una attentato lì. Cose del ge-nere.Quindi lei personalmente ha partecipato a momenti di violenza. Non si è limitato solo ad organizzarli.Forse non sono stato chiaro. Io ho sempre fatto un lavoro di tipo diplomatico. Ho in-trecciato legami per tutta Europa, ma so-prattutto con i francesi. Ho fatto capire loro l’importanza del loro intervento per l’unità d’Italia. Ma non ho mai partecipato perso-nalmente a nessun atto violento. Non era il mio mestiere.Si narra che a farle venire in mente l’idea di una Italia unita fu un episodio del 1821.Esatto. In quell’anno dalla mia città natale passarono i Federati piemontesi reduci dal loro tentativo di rivolta. E allora capii che si poteva, e si doveva, lottare per la libertà e l’unità della patria.Lei era un repubblicano. Ma tiene a ricor-dare anche le sue posizioni antifederali-ste.Ti spiego. E te lo spiego bene, perché è im-portante capire come il federalismo sman-

telli un Paese. Noi volevamo una Italia unica ed unita. Uguale da nord a sud. E forte. Ma col federalismo non c’è né unità né forza. Perché non c’è unione. Ogni piccolo stato avrebbe agito esclusivamente nel suo in-teresse, rendendosi comunque vulnerabile dinanzi alle grandi potenze europee. E se l’Italia fosse nata sotto il segno del federa-lismo, sarebbe stata una nazione debole, destinata ad essere soggetta ai potenti stati unitari a lei vicini.E inoltre sarebbe stato impossibile il pro-getto risorgimentale.Giusto, perché subito dopo l’unificazione sarebbero rinate le rivalità municipali che erano anche vive. Saremmo tornati al Me-dioevo.Tra lei e i piemontesi non correva buon sangue. Tra l’altro non ha condiviso le modalità del processo di unificazione. A lei è parsa più una annessione. O sba-glio? E poi, anche quando venne eletto al parlamento dell’Italia unità non volle mai presentarsi per non giurare sullo Statuto Albertino. Ma quante cose sa. Posso solo dire che la mia idea era che il processo di unificazione si sviluppasse attraverso una insurrezione popolare. Alla guida non ci doveva essere una corona, ma le bande di cittadini.Certo, ma c’è da dire che dopo l’insucces-so della sua esperienza romana in pochi continuarono a riporre in lei la fiducia. E passarono al fronte piemontese.È vero. E così dovetti continuare ad operare dall’estero e affidandomi solo alle mie idee. Idee che comunque furono apprezzate in

tutta l’Europa. Ci consociammo anche con altri rivoluzionari del Vecchio continente. Ma non a tutti è andata bene.Dunque la sua linea politica non fu mai adottata.Con Cavour alla guida del processo di unifi-cazione ci fu la separazione tra il fare l’Italia unita e la realizzazione della riforma sociale e politica da me tanto voluta. I piemontesi hanno unito l’Italia, ma la natura del nuovo stato era ben lontana dalla mia idea di re-pubblica.

Perodico mensile: Anno V Numero IV

Registrazioneal Tribunale di Bari:

n. 28 del 18/ 07/ 07

Direttore Responsabile: Adriana Marchitelli

Il repubblicano antifederalista150 anni d’Italia: le interviste impossibili di Antonio Lacandela

Manco a dirlo. Anche per questa intervista mi devo armare di faccia tosta e prepararmi alle legnate. Anche questo mese devo inter-vistare un tipo con un caratteraccio. Tra l’altro consumatore d’oppio. Vabbè, lo fa per i suoi dolori fisici, ma chissà se sarà lucido. Intanto mi accomodo.

Grafi ca ed Impaginazione: Giovanna Teresa Lanzilotta

Coordinamento editorialeTeresa Serripierro, Roberto

Rotunno, Mario Gigei Giannini,

Editore: Ass. Cult. “U’iose”

Stampa:Grafi ca Lieggi

Redazione: Corso Umberto, 13;

Conversano (BA)

Chiuso in redazione il: 05/ 04/ 2011

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Giuseppe Mazzini

SOLUZIONEDEFINITIVA

DOMENICA 12 E LUNEDÌ 13 GIUGNO vi invita a votare 3 SÌ AI REFERENDUM PER DIRE NO!Vota SÌ per dire NO AL NUCLEAREVota SÌ per dire NO ALLA PRIVATIZZAZIONE DELL’ACQUAVota SÌ per dire NO AL LEGITTIMO IMPEDIMENTO

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