2012_06_giugno

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Uscita di Intervallo DSAS di Giugno 2012

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Page 1: 2012_06_giugno

INTERVALLOd a g l i s t u d e n t i a g l i s t u d e n t i

PROMEMORIAUella bentornati! Piaciuta l’inchiesta sulla sicurezza

nelle scuole del numero scorso? Non so che ne

pensate, ma a conferma degli alti standard l’ultimo

terremoto (magnitudo 4.9, roba da far tremare i

lampadari) ha decorato di nuove zigzaganti crepe

gl’istituti di Lovere, Presezzo e pure il Sarpi, cau-

sandogli il temutissimo downgrading del rating di

Moody’s da AA+ a ZTL (tradotto: “Eh?”). Dell’usci-

ta che maneggiate invece non lasciatevi indietro

neanche un riga:ormai le vacanze incombono e

non ammirerete nuovi articoli per i prossimi 3 o

4 o forse 16 mesi. Approposito di articoli, siamo

sempre in cerca di reclute: fatevi avanti scrittori,

vignettisti, critici d’arte-cinema-musica-editoria-

decoupage-qualsiasicosapurchéssia e altri alfa-

betizzati a patto che siate studenti, possibilmente

simpatici, carini e a piede libero. (continua pag. 2)

Eh già. E’ finita. Lo so che per voi primini-secondini-terzini-quartini che leggete Dsas in questo momento si tratta di un miraggio ai limiti della fan-tascienza, ma per me è qui, imminente, sempre più vicina e reale ogni giorno che passa: la fine delle scuole superiori. ino a un paio di mesi fa anch’io trovavo inconcepibile il pensie-ro di finire il liceo: quelle aule, quei compagni dai volti noti, quei professori, sono tutta la nostra quotidianità, sempre uguale e immutabile, nel bene e nel male. Poi un giorno è successo qual-cosa, e ho capito che presto l’era delle scuole superiori sa-rebbe finita. Non ho provato né gioia né nostalgia, solo una specie di vertigine di fronte al pensiero che tutto sarebbe cambiato.Cinque anni di scuola, entri come un ragazzetto spaurito e

Epigrafe dello studente

te ne esci praticamente adul-to. E nel mezzo c’è tutta una vita. Una vita in cui la scuola e tutto quello che ci ruota at-torno è un punto di riferimento inevitabile. Ripenso a quello che sono sta-ti per me questi cinque anni. Penso innanzitutto alla mia classe, un’accozzaglia di ra-gazzi annata 93, che per puro caso si sono trovati a condivi-dere ogni giorno la stessa aula. Ed è questa la prima, bellissi-ma sfida della scuola: rendere un miscuglio casuale di indivi-dui un gruppo, perché, dicia-mocelo, la classe può rendere la tua vita scolastica assoluta-mente insopportabile o esserti di sostegno anche nei periodi più difficili. Poi penso ai professori, a quelli che mi hanno fatto appassio-nare alla loro materia, che mi hanno trasmesso qualcosa di importante, che mi hanno aperto nuove porte e svelato nuovi mondi e nuovi modi di vedere le cose. E anche a quelli bastardi, tanti: quello che non ascolta mai le esigenze della classe, che si compiace nel metterci in difficoltà, che con-sidera suo compito renderci la vita impossibile, quello che mi

ha preso in antipatia dal primo giorno e non mi ha lasciato più tregua, quello che mi considera un numeraccio su un registro. Tutto sommato anche loro mi hanno fatto maturare: mi han-no preparato ad affrontare la trafila di stronzi che incontrerò nella mia vita. Poi penso a tut-to quello che ruota attorno alla scuola.Penso alle belle amicizie nate nel giornalino scolastico, al piacere di contribuire a crea-re qualcosa di tangibile come una piccola rivista amatoriale. Penso a tutte le conferenze, presentazioni, dibattiti, a tut-te quelle occasioni di arricchi-mento che valgono molto di più di una lezione in classe. Penso anche alle gite, e qui non basterebbe tutto il giorna-lino per ricordare i due viaggi in Sicilia e a Berlino. Ma prima ancora dei monu-menti e dei musei, le chiac-chiere fino a tardi, le piccole e stupide trasgressioni, le risate, i pettegolezzi con i professori, finalmente spogliati dal loro fastidioso ruolo istituzionale.Infine penso ai pomeriggi in biblioteca, estenuanti e terribi-li, lottando a colpi di caffeina contro il sonno. (continua pag 2)

pagina 1

pagina 2 - Viaggio in pullman

pagina 3 - libri senza inchistro- via Maj niente di nuovo

pagina 4 - mica-zicia- pallone al centro (del cortile)

pagina 5 - grazie a Dio esistono le paritarie

pagina 6 - orosco-po

pagina 7 - giochi

Giugno 2012

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(promemoria, continuo di pagina 1)Tutto fa brodo pur di rottamare…ehm volevo dire gettare nella munnezza le vecchie leve, così bacucche che ormai ricordano i bei tempi andati del Governo Cavour, se non di Tarquinio il Superbo (tradotto: “Embè?”). Insomma serve una degna campagna acquisti, possibilmente migliore di quella dell’Inter ma con ingag-gi più contenuti del Manchester City, per di più ora che dobbiamo reggere l’agguer-rita concorrenza al Lussuria del Lussana (neogiornalino che malgrado il nome ga-gliardo non si ispira a Playboy, altrimenti saremmo già falliti), cui auguriamo Buona Fortuna. Anche se ci hanno spazzolato vari redattori. Che ora sono in comproprietà. E son tra i pochi che non ricordano di Tar-quinio il Superbo…

Dan. Tarolla e la Redazione

(continuo pagina 1) Penso all’an-sia e allo stress quando le veri-fiche si fanno incalzanti. Penso alla rabbia quando i miei sforzi non sono stati ricompensati.E penso che è tutto finito. Puff. E poi? L’ignoto. Questi cinque anni mi avranno preparato a quello che verrà dopo? Non credo proprio. Nulla può pre-pararti a quel salto nel vuo-to che è lasciare il nido delle scuole superiori. Però arriva il momento in cui bisogna pren-dere il volo. E se ne ha anche voglia, tutto sommato.E dopo cinque anni sapete che cosa vi dico?

Godetevi l’inferno delle scuole superiori.

Prendete tutto quello che potete. Guardandomi indietro il mio più grande rimpianto è quello di non aver sfruttato in pieno le tante occasioni di confron-to, discussione, realizzazione di progetti, partecipazione alla vita collettiva e politica, che la scuola e non solo offre. Se vo-lete dare un senso alle vostre ore spese sui banchi, mettetevi in gioco con ciò che imparate ogni giorno, volenti o nolenti. Discutete, confrontatevi, rea-lizzate le vostre idee, i vostri talenti, i vostri progetti, ri-vendicate i vostri spazi. Solo così capirete chi siete e cosa volete. Approfittate del limbo degli anni dell’adolescenza per mettere alla prova voi stessi in mezzo agli altri, e strutturare la vostra identità. Perché poi c’è solo l’ignoto. E per affrontarlo ci vogliono le ossa dure.

Viola Bianchetti

pagina 2

Il viaggio in pullman non può essere pensato come una pic-cola parentesi nella giornata dello studente, e questo per le più svariate ragioni. Non guar-do solo al tempo che quotidia-namente ATB, SAB e TEB ci sottraggono (si va dai due mi-nuti netti della mia compagna Gaia, che abita in via Centro n1 - all’incrocio fra via Venti, via Pignolo, piazza Vecchia e la stazione; ai, pensate un po’, due giorni di Jonathan Jeremy Rota, che abita a Zoccola, dove la val Secca cede ai Pirenei); ma soprattutto penso al peso che lo spostamento casa-scuo-la-casadolcecasa viene ad as-sumere nella bilancia psico-fi-siologica della nostra giornata. Chi non ha mai varcato l’uscio, furioso per l’urlatrice sovrap-peso che si è trovato di fianco per un’ora e un quarto proprio mentre lei, per vincere il male di vivere, telefonava alla cu-gina, anch’essa ritardata? Chi –è del mio caso- non ha mai passato il pomeriggio ripeten-do istericamente il motivetto di un brano che non si è ancora deciso a togliere dall’ Ipod? Chi non si è mai innamorato sul pullman?L’umanità a bordo dell’ ATB è, se possibile, della più va-ria, tanto che antropologi e naturalisti del WWF stanno progettando dei viaggi di stu-dio e ricerca. Il più fastidioso esemplare di passeggero, e lo ho già citato sopra, è l’ “urla-trix senza vergognae”: la sog-getta non solo non ha niente da dire, ma continua a parlare come impazzita; se poi è una che chiede istericamente agli eventuali amici a bordo perché non la smettono di dire caz-

Il viaggio in pullmanzate, ad un certo punto affer-merà, quando giustamente le faranno notare che l’unica a urlare è lei, di “star smattan-do” e di non “cagarle il cazzo”. Secondo esemplare è il celebre “bimbus minchia”: diffidente, permaloso e selvatico, l’ani-male gira immancabilmente con un cappellino di discutibile gusto (forse per nascondere le ridotte dimensioni della testa) si arrampica in qualsiasi posto all’autista riesca poi difficile guardare il traffico e la sua cartella vaga rotolando da un capo all’altro del pullman, fuori controllo, mietendo vittime su vittime. Rara ma fastidiosa è la vecchia ”Lingua libera pe-lis et aperta vedutorum”: la signora, appena salita sul pul-lman, dopo aver mostrato di essere perfettamente capace di vincere il disagio e la scomo-dità del viaggio –ne ha viste di ogni, lei!-, immancabilmente si dirige verso il primo ragazzo di colore che vede e, mentre pri-ma questo passava con tran-quillità il viaggio, comincia a fargli domande assurde sfrut-tando pretesti assurdi per at-taccare bottone: gli chiede se si trova bene in Italia –quando lui c’è nato; lo informa che sono davvero tanti ormai loro –ma loro chi signora?- e gli dice che però lei è sempre sta-ta di ampie vedute, che quello che le ha appena imbiancato la casa è alba-nese, che il suo parrucchiere è omosessuale e che quel dia-voletto di suo nipote insiste per farle prova-re il kebap. In

questi casi compian-go il mio ( t r o p p o ) p a z i e n t e compagno di viaggio. Un anima-le da lec-carsi i baffi è anche lo “sveglionis occh ia lu-tus”: que-sto ragaz-zino, alto forse tre

metri e dieci, magro che ne-anche un chiodo, porta con se cartelle enormi, imbarazzanti, che non si sa neanche bene che cosa vi potrebbe mettere dentro; immancabilmente si siede accanto a voi e neanche a dirlo, dopo essersi messo a posto gli occhiali otto volte ed essersi soffiato il naso con la mano, si addormenta. Voi che fate? Questo ondeggia come un bimbo avanti e indietro, la candela gli scende copiosa dal naso e, ad ogni frenata brusca, apre teneramente gli occhi, si guarda tiepidamente attorno, cerca di resistere alla palpebra pesante e, come da pronosti-co, piomba in un oblio profon-do dove si riappacifica con il cuore lavico del mondo.Finisco di pensare, divertito, a questo articolo che mi accorgo che devo scendere: saluto al telefono mia cugina Jessica, accorgendomi solo ora che le persone intorno mi fissano con odio; scendo, maldestro e ancora intorpidito, dal piccolo vano in alto a destra dove mi ero rifugiato; chiedo a Yang se mangerà riso oggi e, apposto con la mia coscienza e con il mondo, recuperata la mia car-tella sotto il culo del conducen-te, scendo alla mia fermata.

Andrea Rosafalco

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Metropolitana di Londra. Nien-te a cui pensare. Mi guardo intorno e osservo la gente che mi circonda: 1, 2…3, 4, 5! Ben 5 persone in un solo va-gone che scrutano, reggono, anzi leggono un aggeggio do-tato di schermo e pulsantini, ne premono uno e cambiano pagina… aspetta… è un libro! Ebbene si, impossibile non notarlo, i libri elettronici sono un’innovazione e come tale stanno prendendo pie-de e cambiando pian piano le nostre abitudini. Ma rivo-luzioneranno davvero il mon-do editoriale? Spero di no. Sono comodi di sicuro e la loro trasportabilità non è indifferen-te considerando che in un solo eBook si possono contenere centinaia di volumi. Dal punto di vista pratico i vantaggi sono senza dubbio parecchi, a chi non piacerebbe aver voglia di leggere un romanzo di cui si è appena sentito parlare e acqui-starlo immediatamente? Non vi sarebbe il bisogno di uscire da casa e dover fare i conti con librerie forse lontane, in ora-rio di chiusura e magari anche poco fornite. Se poi si conside-ra anche che la versione eBook di un libro ha un prezzo infe-riore rispetto a quella cartacea la conversione risulta quasi im-mediata. Ma ne vale la pena?Da sempre penso che uno degli aspetti più affascinanti di un li-bro sia il rapporto che esso rie-sce ad instaurare con il lettore. Spesso è un colpo di fulmine, si entra in una libreria e presto ci si ritrova a sfogliare un libro che con qualche strano potere ci ha ammaliati. La prima arma

sfoderata è la copertina che con il suoi colori, il suo mate-riale, i suoi caratteri ci spinge a guardare oltre, a sfogliarlo e infine, forse, ad acquistarlo. In una libreria virtuale tutto ciò non avverrà mai e ogni libro sullo schermo risulterà uguale a qualsiasi altro.L’intimità del rapporto si ap-profondisce nel momento in cui il lettore inizia ad assapora-re le parole impresse su delle pagine che è in grado di sfiora-re e sfogliare, annusare e sen-tire il profumo di un volume nuovo, stringere fra le mani ed essere il vero possessore di quel libro. Queste sensazioni non possono essere riassunte con un semplice click.La carta racconta un vissuto, trascina con se segni e odori che richiamano alla mente i momenti che ne accompagna-vano la lettura; il colore delle pagine ingiallite o ancora can-dide, lascia intuire la loro età e il tempo che hai passato in loro compagnia. Uno schermo non fa alcuna distinzione fra un li-bro diventato ormai un vecchio amico e uno appena entrato a far parte della collezione, le loro pagine rimarranno sempre identiche, costantemente bian-che e non invecchieranno mai. Un dispositivo elettronico non è in grado di dare la possibili-tà e l’emozione di afferrare un libro dopo tanti anni, ripulirlo con un soffio dalla polvere e immergersi ancora un a volta in quel flusso di parole e avve-nimenti che esso narra.Con ciò ovviamente non voglio togliere importanza a quest’in-venzione che, come già detto,

ha molti aspetti posi-tivi, ma sarebbe una grande perdita se que-sta riuscisse a sostitui-re del tutto i testi carta-cei. No, non vorrei che tutti i miei libri fossero contenuti in un eBook. Mi risulterebbe difficile rinunciare al piacere di dare un’occhiata alla libreria e soffermarmi a guardare ogni singo-lo elemento che dona calore alla stanza por-tando con se un piccolo ricordo.

Elisabetta Ruggeri

Libri senza inchiostro

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pagina 3

L’assessore alla mobilità promi-se che in tempo breve si sareb-be fatto qualcosa. L’assessore ai lavori pubblici stimava che dopo Pasqua sa-rebbero partiti i lavori.Eppure le uniche cose ad es-sere cambiate, all’incrocio tra via Maj e via Foro Boario, sono le foto sbiadite dalla pioggia, che ricordano le ultime vittime, quelle dell’incidente di sei mesi fa di fronte al Lussana.E risulta difficile credere che l’inizio dei lavori sia ancora lontano per motivi burocratici. Cosa stiamo aspettando?Gli incidenti sono stati nume-rosi, più d’una le vite stronca-te da una strada dalla viabilità scarsa, e considerando il nu-mero di studenti che ogni mat-tina circola in quella zona o la attraversa in motorino, è piut-tosto grave che il comune con-tinui ad ignorare la situazione. Le scuole limitrofe si erano attivate, ideando un progetto di modifica per via Maj, ma a quanto pare non è servito a molto. I rappresentanti di Lus-sana e Secco si stanno incon-trando per discutere la que-stione e, molto probabilmente, chiederanno la mobilitazione di noi studenti. Si sta giocando con la sicurezza delle persone, e non si riesce a capire quanti altri incidenti dovremo vedere perché si faccia qualcosa. Per rispetto nei confronti di Valen-tina e Pancrazio, le ultime vit-time, per dovere nei confronti della gente o quantomeno per mantenere un minimo di credi-bilità: fate qualcosa, facciamo qualcosa. Edoardo Marcarini

VIA MAJ, NIENTE DI NUOVO.

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pagina 4

Sono un po’ imbarazzato e restioAd affrontar tale argo-mentoSoprattutto perché sai che io

Non amo dire cosa dentro sento.Io non dirò del carnal amore,il più nobile sentimento,

dell’anima corporale motore;ma parlerò di ciò che maggiormente porta il suo odore.

Mi dolgo profondamente seLo consideri motivo di tristiziaMa è un argomento che secondo me

Dovrebbe essere spoglio da ogni pudicizia;Ormai per rima avrai capitoChe penso all’ amicizia.

Allora per cominciare citoFrasi di vari autori cheSon divenuti di poesia il mio mito:

“non camminare davanti a mePotrei non seguirti,non camminare dietro a me

non saprei dove portarti,camminiamo concordie saremo sempre amici senza riguardi”

“finchè hai dei ricordiIl passato ti duraFinchè di sogni trasbordi,

del futuro avrai una ar-maturafinchè hai degli amici sinceriil presente varrà la pena d’essere vissuto, senza alcuna paura”

Ma ora senti i miei perso-nali pareriChe umilmente ti dono;spero li riceverai volentierianche se “io una gran

cosa non sono,ma sono tutto ciò che essere posso;il pensier mio ora ti dono:

questa è più solida d’un colosso,e più fragile d’una foglia,poiché anche il più grosso

e ostinato nodo si sbro-glia;l’amicizia è fragile e devi averne cura.Infatti se tu hai voglia

E la coltivi bene perdura:non darla per scontata,proteggi come città la proteggon le mura.

Infatti come quercia neonataImmaginala!è spoglia,ma chè è estateComincia ad essere ben ornata

Di belle fronde alateE sono tutte uniteE s’aiutano mai sconso-late;

sembra che ne nascano infiniteda un sol bocciòl.Nascono le prime, le più ardite

E qual mamma capriòlAccudiscono quelle ritar-datarieCome se fossero suoi figliuòl.

E così da ogni barbarieLe accudiscono con pas-sioneCedendo loro pur cibarie;

Ecco qui la mia conclu-sione:le foglie “madri” da tal bontà non ricevono nulla,solo gratitudine mai alcu-na elargizione.

Proteggi le tue foglie vici-ne proteggerai le persone a te care e così anche LA VERA AMICIZIA

Fabio Fusco

MICAZICIAIl pallone del Lussana appartiene a quel lo stretto gruppo di cose, persone e animali la cui esistenza è destinata a divenire leggen-da. Sono ormai molti quelli che sostengono che, prima di essere la palestra del liceo, il pallone sia già stato: tempio pagano in età romana, basilica cristiana, covo di streghe durante l’inquisizione, ospedale-lazzaretto. D’altronde sono stati ritrovati, al suo interno, alcuni oggetti ap-partenenti a Giulio Cesare, Sant’Ambrogio, Giordano Bruno, Ren-zo, Lucia, Don Rodrigo, fra Cristoforo e Micheal Shumacher.A parte questo il mitico pallone ha qualche problemuccio “tecni-co”: temperature polari in inverno, anche inferiori a quelle che ci sono fuori, fornace in estate, poco sicuro (i pompieri non hanno potuto certificarne la sicurezza), grande quanto il cortile che il Lussana non ha (è ovvio, lo occupa tutto lui!) e ha pure un brutto colore. E’ in questa tragica situazione che si inserisce il tentativo, fir-mato dall’associazione “Grati al Lussana”, capitanata da Cesare Quarenghi e Alberto Fustinoni, di costruire al suo posto una vera palestra. Iniziativa encomiabile, ma piccolo problema: i costi. La provincia sosterrà solo in parte il progetto, il Lussana Basket ha dato un buon contributo, e ancora una banca lì, un’impresa là… ma non basta ancora! Di qui l’appello: cari alunni, cari genitori, caro prossimo ci serve un aiuto! E’ un bel problema: per avere un servizio che ci dovrebbe essere garantito dalle tasse, dobbiamo dare un’offerta. Anche perché la provincia si rifarà della spesa sostenuta, mante-nendo la proprietà della palestra e potendola quindi sfruttare in futuro. In pratica chi dovrebbe pagare, paga, ma solo in parte, e poi riprende; chi ha dato a chi paga solo in parte e comunque riprende, viene invitato a dare ancora. Il punto è che per fare qualcosa sembra che questa sia l’unica strada, sennò tutto resterà come è sempre stato.Intanto il progetto finale è già stato approvato (anche dalle belle arti): costo totale 900 000 euro. Con i vari contributi ne sono già stati raccolti 172 000, ma ne mancano più o meno altri 200 000. C’è la si farà?

Luca Rosafalco

Pallone al centro (del cortile)

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Mercoledì 16, siamo andati all’ufficio scolastico provincia-le per presentare la nostra in-chiesta sull’edilizia scolastica al provveditore di Bergamo. Una delle domande dell’intervista riguardava le scuole paritarie. Dato che la provveditrice ha risposto esaustivamente ai no-stri quesiti dandoci anche del materiale cartaceo da consul-tare, riporto in forma di artico-lo alcuni numeri e impressioni rigardo il finanziamento statale alle scuole paritarie.L’istruzione pubblica in Italia si suddivide in pubblica e privata. Quella pubblica, a sua volta, si divide in statale (tipo il Lussa-na) e paritaria. Quest’ultima è regolata dalla legge 62 del 2000, che dà la possibilità a un privato di fare una scuola a patto che rispetti tutte le rego-le della scuola statale.Passiamo ai numeri. Uno stu-dente della scuola seconda-ria (medie e superiori per il vulgus) costa circa 7000 euro l’anno allo Stato. Uno studente della scuola paritaria 60. Que-sto perché, posta la retta 100, lo Stato paga 100 per le statali e 10 per le paritarie. Il restante 90 della paritaria se lo pagano i genitori dello studente. Capite che allo Stato, da un punto di vista prettamente economico, conviene che esistano le pari-tarie. “La sua presenza rappre-senta per lo Stato un enorme

dsas

risparmio economico”, dice Giuseppe Colosio, il direttore dell’Ufficio scolastico regionale della Lombardia. Che spiega: “Oggi in Lombardia sul milio-ne e mezzo di studenti oltre 305mila sono iscritti a istituti paritari. Un loro passaggio in blocco a scuole statali coste-rebbe allo Stato un miliardo e 400 milioni di euro. Oggi per l’intero sistema sistema pari-tario lombardo, lo Stato sborsa 120 milioni di euro”. Il rispar-mio è così di un miliardo e 300 milioni di euro. “Però in campo educativo – sostiene il Cardi-nale Angelo Bagnasco, presi-dente della CEI, al convegno “La scuola pubblica”, organiz-zato dall’ufficio regionale per la scuola -: non si può ridurre tutto a un calcolo di costi e be-nefici, e la prima preoccupazio-ne deve essere quella del bene e della formazione delle per-sone”. Anche se poi aggiunge: “La presenza delle scuole pari-tarie si risolve con un cospicuo risparmio per lo Stato, si tratta di cinque miliardi e mezzo di euro l’anno”. Dai numeri alle leggi. La Costituzione, all’arti-colo 33, sancisce che “Enti e privati hanno diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato”. Cosa significa quest’ultima precisa-zione? Lo spiegò al tempo della costituente il liberale Epicarmo Corbino: “Noi Non diciamo che

lo Stato non potrà mai interve-nire a favore degli istituti pri-vati; diciamo solo che nessun istituto privato potrà sorgere con il diritto di avere aiuti da parte dello Stato. È una cosa diversa: si tratta della facoltà di dare o di non dare”. Sta di fatto che la regione Lombardia dà altri soldi alle scuole parita-rie. O meglio, agli studenti del-le scuole paritarie: era l’anno 2000 – scrive il giornalista En-rico Lenzi – quando la regione Lombardia istituiva il ”buono scuola”, cioè la possibilità per le famiglie di vedersi rimborsa-ta una quota delle spese soste-nute per l’iscrizione alla scuola statale e non statale. Un mec-canismo che nel 2008 è stato sostiuito dalla “Dote scuola”, cioè un contributo erogato dal-la Regione Lombardia, sotto forma di voucher, spendibile presso esercizi convenzionati e scuole accreditate, rivolto agli studenti residenti in Lombar-dia. Quesa “Dote scuola” - si legge sul sito della regionae Lombardia - “è attribuita agli studenti delle scuole statali e paritarie di ogni ordine e grado e a chi frequenta i percorsi di istruzione e formazione profes-sionale“. Come se a un ragazzo che paga seimila euro di retta l’anno gli servissero altri soldi. Roberto Pinotti

Grazie a Dio esistono le paritarie

(fonte: Avvenire del 12/05/2012)

(Dati in euro; presa da: Avvenire del 12/05/2012, pagina 2; fonte: dati 2009 MIUR ed elaborazio-ni AGeSC; studenti scuole paritarie: 1.060.332; finan-ziamento statale a scuola paritaria: 521.924.948 €)

pagina 5

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Ariete

Toro

Gemelli

Bilancia

Scorpione

Sagittario

Capricorno

Acquario

Pesci

Diciamocelo: il momento della tua esistenza è tale che persi-no Josef K. Sta provando pena per te (so che non la capirai).

Tutto va bene. E questo ti e ci annoia a morte.

Dovrebbe suggerirti qualcosa il fatto che tua madre continui a ripeterti che avere Giacomo Leopardi per casa sarebbe più rallegrante.

La strana collocazione degli astri ha un effetto molto particolare su di te. Ha fatto saltare la tua antenna e sei obbligato a spegnere il televi-sore, finalmente!

Il fantasma del tuo defunto trisnonno infesta le tue notti. Pretende di vedere i playoff di NBA e tiene il volume tanto alto da impedirti di dormire.

la tua vita scolastica è come le sabbie mobili, più tenti di risalire, più combatti, più vai a fondo.

Solo tre parole: SOLE-CUO-RE-AMOR…TACCI, esclama il tuo vicino (romano) di ombrel-lone. MA stai pur certo/a che ti divertirai.

Estate: ti vedo già, unto di crema solare, sbrodolante mollitia e godimento, sonnac-chioso e cucciolone, sbrazzino e tiepidone. Dormirai, ripose-rai, schiaccerai i pisolini che non ti sei mai goduto.

Ehi, schianto, ma dove vai? Ma ti sei vista? Sei irresistibi-le! My God, ce li hai tutti hai tuoi piedi, ma come fai? Che sguardo, che grinta! … “Ehi Pippo, quindi mi hai detto che i Gemelli donne, questo mese, hanno problemi di autostima?”

pagina 6

CancroUn po’ nervosetto/a ultima-mante? Susu, mica tutto va così male: teic it tisi giovane!

LeoneSei il re! lo senti, lo vedi, lo sai, li possiedi, le hai, le vuoi, ti vogliono, ti desiderano, ti ambiscono, sei il re.

VergineComunicazione di servizio> se non hai la maturità quest’anno l’oroscopo vale anche per gli anni prossimi. Tranquillo, ti andrà bene, non ti preoccupa-re, li stendi tutti, fidati.

a cura di Andrea e Filippo

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ORIZZONTALI1. Manifestazioni di ilarità6. Un santo corto9. Alto componimento poetico10. Sostenne famose fatiche12. Pronome e nota13. Proteggono le ferite14. Voce potente, rim-bombante15. Carino senza vocali16. Principio sui cui si forma il taoismo18. Con una coppia forma il full19. Acceso inglese20. Nota sovrana21. Lavora a comando23. Iridio24. Non legge e non scrive28. Stato sudamerica-no

SudokuVERTICALI1. Fu fondata su sette colli2. Quelle di Marzo fu-rono fatali a Cesare3. Introduce l’ipotesi4. Gli ager giovani inglesi5. Inesatto6. Più in basso7. Persone di statura elevata8. Spiccano sulla pelle11. Giovane detective13. Alto magistrato nell’antica Roma14. Primitivo, selvag-gio15. Malato inguaribile17. Metodo di cura18. Rimangono nel terreno20. Ritornello in breve22. Tifo senza pari25. Il cane di Ulisse26. Nato a Londra27. Virgilio ne cantò le gesta31. Pari in cece32. Gran Turismo

pagina 7

a cura di Elisabetta Ruggeri

29. Weasley amico di Potter30. Collegio costruttori edili31. Illustri33. Leo senza testa34. Appena venuta alla luce

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Roberto Pinotti Francesco Chiesa Fabio Fusco Laura Carminati Tommaso Mocchi Nicola Falbo Andrea Rosafalco Luca Rosafalco Paolo Chiesa Viola Bianchetti Arianna Piazzalunga Elisabetta Ruggeri Filippo Peci Francesco Parimbelli Edoardo Marcarini Michela Leidi Andrea BiroliniCristus Daniele Tarolla Piergiorgio Campoleoni

Grafica a cura di Elena Mora Si ringrazia Don Alex Carlessi per la collaborazione

La redazione

pagina 8

Non è il viso che colpisce, ma le espressioni. Non è il corpo che ci piace, ma il modo in cui si muove. Non è spesso l’aspetto fisico che ci attrae, ma sono i modi di fare di una persona. [Marilyn Monroe] Mi piacciono gli italiani, van-

no alla guerra come fosse una partita di calcio e vanno a una partita di calcio come fosse la guerra... [Winston Churchill]

Per arrivare all’alba non c’è altra via che la notte. [Kahlil Gibran]

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