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1 Istituto superiore di scienze religiose A. Marvelli Laurea magistrale in Scienze Religiose Arte sacra e turismo religioso Anno I Anno accademico 2012-2013 Paola Novara Archivistica e paleografia (Esegesi delle fonti) Dispensa Fascicolo 1.1 Breve sintesi delle lezioni 1-2-3 (14 novembre-12 dicembre 2012) La ricerca L’individuazione delle fonti e loro esegesi Differenza fra archivio, biblioteca, museo

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Istituto superiore di scienze religiose A. Marvelli Laurea magistrale in Scienze Religiose

Arte sacra e turismo religioso Anno I

Anno accademico 2012-2013

Paola Novara Archivistica e paleografia (Esegesi delle fonti)

Dispensa Fascicolo 1.1

Breve sintesi delle lezioni 1-2-3 (14 novembre-12 dicembre 2012)

La ricerca

L’individuazione delle fonti e loro esegesi Differenza fra archivio, biblioteca, museo

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L’INDIVIDUAZIONE DELLE FONTI E LORO ESEGESI Le FONTI sono testimonianze del passato giunte fino a noi. Le FONTI sono l’unico mezzo per scrivere la storia. FONTE = ciò da cui proviene, deriva qualcosa; principio, origine; “documento” origi-nale da cui si traggono testimonianze e dati concernenti un evento, un periodo, una persona. Il termine traduce il vocabolo tedesco quellen, introdotto dagli storici tede-schi del XIX secolo che per primi ne hanno teorizzato l’importanza. Perché sia una FONTE la testimonianza deve essere prossima alle circostanze cui si ri-ferisce; ciò non significa solo cronologicamente vicina alle circostanze di cui ci in-forma, ma anche in grado di essere a sua volta informata nel modo più DIRETTO pos-sibile. IL POSITIVISMO E LA VALORIZZAZIONE DELLE FONTI POSITIVISMO = movimento filosofico della seconda metà del XIX secolo che poneva i dati scientifici come unico fondamento della conoscenza, rifiutando ogni forma di metafisica (cioè le realtà non spiegabili mediante l’esperienza). È nel XIX secolo, e soprattutto nel mondo della storiografia tedesca, che emerge chiaramente l’importanza dell’uso delle fonti nella ricostruzione della STORIA, anche se molto tempo prima si era intrapreso lo studio delle metodologie per individuare i documenti falsi, quindi per comprendere l’attendibilità o meno della documentazione. Infatti risale al XV secolo, a all’attività di Lorenzo Valla, il primo esempio di approc-cio analitico “moderno” al documento. Valla realizzò la famosa analisi della “Dona-zione di Costantino” che proprio grazie a quello studio risultò falsa (ciò avvenne nel 1440, ma la notizia fu divulgata molto tempo dopo, proprio perché i metodi applicati erano ancora “troppo precoci” per la logica dell’epoca). È con il Positivismo che si comprende l’importanza delle fonti e si elaborano in modo più strutturato i metodi della critica del documento (o critica del testo). La STORIOGRAFIA secondo il Positivismo, ha dunque come fine quello di ricostruire gli avvenimenti in modo OGGETTIVO. Con il Positivismo nasce la CRITICA DELLE FONTI MODERNA che ha due scopi: 1-individuare le fonti; 2-verificare la validità delle fonti.

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Il Positivismo Il Positivismo distinguevadistingueva le fonti inle fonti in

Fonti scritteAntiquaria

Resti archeologici

TESTIMONIANZE

RESTI

Sopravvivenze dal complesso di manufatti che avevano costituito l’ambiente materiale della civiltà del passato

TESTIMONIANZE

RESTI

Informazioni esplicite, nate per dare notizie di fatti ed eventi in forma di comunicazioni verbali strasmesse

dallo scritto

Nel XIX secolo la storiografia positivista fece un grandissimo sforzo per classificare criticamente le fonti e per determinare a priori il potenziale informativo che le fonti potevano offrire. Nacquero così le grandi raccolte critiche di testi e documenti come i Monumenta Germaniae Historica (MGH) e il Corpus Iscriptionum Latinarum (CIL). Su queste raccolte torneremo nel corso dell’anno.

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Per la storiografia positivista la fonte si esauriva nella informazione che offriva per-tanto era fondamentale individuare le fonti e pubblicarle in TESTI CRITICI in modo tale che gli studiosi potessero avere a loro disposizione in tutte le biblioteche tutto il ne-cessario per potere condurre delle ricerche. Ora, però, trascorsi più di 100 anni da quei primi, fondamentali studi, abbiamo com-preso, grazie a numerosi apporti scientifici fra i quali soprattutto quelli della scuola delle “Annales” (di cui diremo fra breve), come la nostra cognizione della potenziali-tà della fonte sia mutata ed anche come la gamma di fonti sia decisamente modifica-ta. LA STORIOGRAFIA MARXISTA E IL CONCETTO DI “CULTURA MATERIALE” L’ideologia Marxista ha introdotto il concetto di CULTURA MATERIALE. Il concetto fu argomentato da Karl Lamprecht che lo applicò al Medioevo tedesco, e poi si diffuse nel mondo accademico sovietico. Lo studio della cultura materiale fu uno dei principali argomenti di indagine dell’Accademia delle Scienze dell’Unione Sovietica (Accademia fondata da Lenin). Si riteneva che la cultura materiale potesse fornire una documentazione oggettiva, permettendo di correggere le deformazioni insite nelle testimonianze letterarie e giu-diziarie che usualmente esprimono il punto di vista delle classi dominanti. Il concetto è stato fortemente ridimensionato nel corso del XX secolo, pur ricono-scendo alla cultura materiale un grande valore, ma allo stesso livello delle altre, e non un valore superiore. LA SCUOLA DELLE “ANNALES” Il ridimensionamento e il giusto coinvolgimento della cultura materiale nella escur-sione delle fonti si deve a Marc Bloch, grande sostenitore dello studio della cultura materiale (si vedano i suoi studi sul mulino ad acqua, sulle campagne, ecc.) e alla scuola delle “Annales”, che ebbe come importanti rappresentanti Fernand Braudel e J. Le Goff. A loro si deve l’estensione dello sguardo dello storico a quei settori della vita umana prima trascurati o ignorati (clima, sentimenti, malattie, ecc. in pratica la vita quoti-diana delle persone comuni e non solo la ricostruzione delle vicende di chi deteneva il potere, ovvero le classi dirigenti) per analizzare i quali si deve fare necessariamente riferimento ad una gamma molto ampia di fonti. DEFINIZIONE E ANALISI DELLA FONTE OGGI La cultura positivista aveva una visione STATICA della fonte (secondo la terminologia introdotta da Jerzy Topolski).

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Oggi sappiamo che la fonte è DINAMICA. Pertanto non è più possibile determinare a priori quali siano le fonti utili e non utili, quelle privilegiate, e soprattutto ora è chiaro che non è possibile creare una gerarchia nella classificazione delle fonti. Inoltre oggi sappiamo che la fonte/documento non deve essere necessariamente testuale o co-munque alfanumerica e, nel caso di documento testuale, anche il supporto materiale può variare (analogico o materiale). La definizione di fonte/documento varia moltissimo a seconda degli autori, ma so-prattutto in relazione al fatto che, col passare del tempo, si è capito che i confini entro i quali “ingabbiare” la definizione devono essere lasciati molto ampi, facendo però attenzione che il concetto di documento non coincida con quello di universo stesso... (capiremo fra poco cosa significa). Tutti i testi di metodologia storica offrono una definizione del concetto di fonte: VIGINI 1985, p. 47: “Documento. Ogni entità fisica, di qualunque forma e materiale, in cui siano registrate delle informazioni”... DIOZZI 2003, p. 39: “Documento. Entità fisica, in qualunque forma o supporto, che contenga informazioni”... “Qualsiasi espressione del pensiero umano”... Tutte definizioni limitate, anche l’ultima che sembra comprendere tutto; si escludono eventuali espressioni non terrestri, in quanto si fa riferimento all’uomo (molti ci cre-dono agli extraterrestri, e sicuramente, se esistono, non possono essere definiti uomi-ni!! Ma anche loro, se esistono, produrranno documenti...); si può ovviare aggiun-gendo a pensiero umano anche il concetto di pensiero di entità non terrestri; ma è comunque insufficiente perché le definizioni non fanno riferimento ad alcune forme di fonti di cui parleremo (le fonti preterintenzionali). A tale proposito è stato coniato il termine DOCUVERSO (THEODOR H. NELSON, 1981) che significa L’UNIVERSO DEI DOCUMENTI. Allora ritorniamo al problema iniziale: come possiamo separare il DOCUMENTO dall’UNIVERSO? RICCARDO RIDI (in La biblioteca come ipertesto, Milano 2007, p. 17) propone quindi una nuova definizione di fonte: “Ogni entità fisica di qualunque forma e materiale, IN QUANTO vi siano registrate delle informazioni” OGNI OSSERVATORE, DUNQUE, CREA IL PROPRIO DOCUMENTO A SECONDA DI QUEL-LA CHE È LA RICERCA CHE DEVE REALIZZARE. Ragioniamo brevemente su questo concetto, che è molto importante nel campo della ricerca. Partiamo da una constatazione. Spesso alcune ricerche (anche edite) tradiscono il fat-to che l’autore non ha saputo usare le fonti adeguate perché ha “copiato” da un’altra ricerca non solo le conclusioni, ma anche le fonti utilizzate. Ora è chiara anche la differenza tra una ricostruzione basata sulla analisi delle fonti e uno scritto compilativo, che non fa uso di fonti ma che riassume e miscela testi di sin-tesi. LA FONTE DEVE ESSERE INTERROGATA.

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LA STESSA FONTE PUÒ DARE RISPOSTE DIVERSE A SECONDA DELLE DOMANDE CHE VEN-GONO POSTE; LE DOMANDE DIPENDONO DALLO STORICO E DALLE CONOSCENZE CHE HA LO STORICO.

ATTENDIBILITAATTENDIBILITA’’ INTRINSECA INTRINSECA DELLE FONTIDELLE FONTI

FONTI INTENZIONALI

FONTI PRETERINTENZIONALI

J. Le Goff (nella basilare opera Storia e memoria) le definisce CONSAPEVOLICONSAPEVOLI e INCONSAPEVOLINCONSAPEVOLI

FONTI INTENZIONALI Quelle redatte o composte con il fine esplicito di lasciare una memoria per i posteri, pertanto finalizzate per origine e natura a trasmettere certi tipi di informazioni FONTI PRETERINTENZIONALI Sopravvivenze del passato la cui capacità informativa è indipendente dalla funzione e destinazione per cui furono poste in essere; tracce lasciate al di là di ogni volontà di tramandare una testimonianza. Pertanto queste fonti devono essere comprese dalla persona che interpreta la fonte. Una certa storiografia, come si è detto, ritiene che abbiano una maggiore attendibilità perché meno soggette ad una intenzionale falsificazione del messaggio; spesso si i-dentificano come fonti preterintenzionali quelle archeologiche; va anche detto che se il testo di un documento può essere falsificato o comunque viziato, anche il documen-to offre delle informazioni preterintenzionali, vale a dire le informazioni materiali ri-guardanti il supporto, sui materiali di scrittura, ecc. In ultima analisi, tutte le fonti racchiudono in sé entrambi gli aspetti (intenziona-le/preterintenzionale). Facciamo un esempio molto chiaro ed immediato...

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Fonti intenzionali/preterintenzionaliFonti intenzionali/preterintenzionaliRavenna – Basilica di S. Apollinare in Classe

Fonti intenzionali/preterintenzionaliFonti intenzionali/preterintenzionaliRavenna – Basilica di S. Apollinare in Classe

Questa è la informazione che ci voleva tramandare la persona che ha prodotto il documento

Questa dunque, èla informazione intenzionale

Questa è la informazione

preterintenzionale che ricavo dal

documento

Sta nella capacitàdella persona che

legge il documento capire che si tratta di una informazione utile

Sicuramente una buona analisi della fonte ci consente di recuperare questo tipo di dati…allora proviamo a fare una analisi della fonte

Ecco un interessante esempio di fonte che ha in se entrambe le valenze.

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Anche un DOCUMENTO FALSO può costituire una fonte utile per la ricerca, pur essen-do noi consapevoli della falsità dell’oggetto. Una cronaca tendenziosa o fantasiosa può offrire delle informazioni importanti. Di contro una fonte intenzionale non sempre è lucida e controllata perché può conte-nere notizie che l’autore non sapeva trasmettere. In entrambi i casi alla base dell’analisi del documento ci deve essere lo studio minu-zioso delle condizioni di produzione del documento. Lo storico non solo deve capire se un documento è falso, deve essere anche in grado di DEMISTIFICARE (come diceva Le Goff) il documento autentico. Da ciò deriva che qualsiasi tipo di documento, in qualsiasi momento in cui è stato prodotto, di qualsiasi materiale o su qualsiasi supporto esso sia stato prodotto, e in qualsiasi status conservativo ci giunga, puo’ fornire una informazione utile a rico-struire la storia di un evento, di una persona, di un sito, di un oggetto, di un edificio, di una qualsiasi emergenza. Più chi è chiamato ad interpretare la fonte è capace di “leggere” (fra poco daremo una giusta definizione a questo termine) e competente, maggiore sarà il numero di infor-mazioni intenzionali e preterintenzionali che potrà ricavare (lo abbiamo già detto: o-gni osservatore crea il proprio documento); la raccolta delle informazioni dipende an-che dalla capacità di chi “legge” il documento; sapere RICAVARE la informazione; questo vale sia nel caso delle informazioni intenzionali, sia di quelle preterintenziona-li; nel secondo caso è anche più difficile. Ed è inoltre, un atteggiamento scientificamente errato quello di RIFIUTARE A PRIORI una fonte in relazione a qualche particolare caratteristica intrinseca o estrinseca che essa assume, chi l’ha prodotta, lo status conservativo, la natura ... ad esempio, c’è chi può credere che una fotografia, in quanto tecnica “moderna” non sia un documento dotato della stessa dignità e/o potenzialità di una pergamena medievale. Non esiste una fonte che abbia maggiore dignità di un’altra solo per l’antichità o la nobiltà del supporto o l’importanza sociale di chi l’ha prodotta... LA SCELTA DIPENDE DA QUELLO CHE DEVO STUDIARE. Se ad esempio devo ricostruire la storia di un edificio di culto scomparso durante la Seconda guerra mondiale, una pergamena medievale offre notizie utili a ricostruire la fase più antica dell’edificio o riguardanti la fondazione, ma una fotografia dei primi anni del Novecento, anteriore alla distruzione, ci offre importantissime informazioni riguardanti l’aspetto che l’edificio assumeva che nessuna pergamena può darci... ... ancora, un boccale medievale prodotto da un anonimo vasaio o una pergamena prodotta dalla cancelleria di un papa, di un imperatore o di un vescovo possono forni-re parimenti importantissime informazioni. L’aspetto intenzionale del documento ha alcune sovrastrutture da tenere in considera-zione: in primis il FILTRO DEL PRODUTTORE, che proporzionalmente con le possibili-tà tecniche di interagire con il documento, sarà più o meno significativa; il filtro fa sì che la notizia maggiormente evidente sia quella che l’autore del documento ha voluto fare conoscere.

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TIPOLOGIA DELLE FONTI Vale a dire: classificazione delle fonti in base al loro carattere formale, al tipo di in-formazioni che trasmettono, all’uso per cui nacquero.

TIPOLOGIA DELLE FONTI TIPOLOGIA DELLE FONTI -- FONTIFONTI SCRITTESCRITTETesti tramandati per iscritto su un supportoTesti tramandati per iscritto su un supporto

• Trasmettono informazioni prevalentemente attraverso i contenuti di un testo scritto (però però èè fondamentale fondamentale anche lanche l’’analisi del supporto, a volte basilareanalisi del supporto, a volte basilare)

Fonti narrative anche agiografiche e cronachisticheFonti documentarieFonti legislativeFonti giudiziarie e fiscaliCorrispondenza privata e ufficiale, anche estemporanea (AIUTO!!!: corrispondenza estemporanea che dice molte cose)Fonti liturgiche (letture, preghiere, ecc.)Fonti letterarie e dottrinali(poemi, romanzi,trattati giuridici e politici)

Su qualsiasi supporto: papiro, pergamena, carta, legno, ecc.

Con qualsiasi tecnica e strumento: manoscritto, stampa, inchiostro, carbone, ecc.

TIPOLOGIA DELLE FONTI TIPOLOGIA DELLE FONTI -- FONTIFONTI MATERIALIMATERIALIImmagini tramandate su un supportoImmagini tramandate su un supporto

• Trasmettono informazioni prevalentemente attraverso i contenuti grafici (però però èè fondamentale anche lfondamentale anche l’’analisi analisi del supporto, a volte basilaredel supporto, a volte basilare)

Disegni, grafica, cartografia, fotografia, filmati

Su qualsiasi supporto: papiro, pergamena, carta, legno, ecc.

Con qualsiasi tecnica e strumento: manoscritto, stampa, inchiostro, ecc.

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TIPOLOGIA DELLE FONTI TIPOLOGIA DELLE FONTI -- FONTIFONTI MATERIALIMATERIALITrasmettono informazioni attraverso la loro Trasmettono informazioni attraverso la loro forma, posizione o funzione (spesso hanno forma, posizione o funzione (spesso hanno

anche contenuti testuali) anche contenuti testuali)

Qualsiasi supporto: roccia, legno, stoffa, ecc. (inutile ripetere quanto già detto riguardo la gerarchia dei materiali)

Epigrafia (su qualsiasi supporto)Fonti numismaticheOggetti d’arte (non tanto per il loro valore formale che è oggetto di studio specialistico che ne valuta anche la qualità artistica, ma piuttosto per i significati concettuali e per i programmi che ne hanno guidato l’ideazione)Fonti archeologiche/cultura materiale (materiali da scavo [oggetti d’uso quotidiano, oggetti legati a particolari attività come la guerra o una professione], materiali di provenienza antiquariale…)

Come distinguiamo le fontiCome distinguiamo le fonti

1.11.1--FONTI DIRETTE/INDIRETTEFONTI DIRETTE/INDIRETTE

FONTI DIRETTE O PRIMARIE

FRAMMENTI DEL PASSATO CHE POSSONO ESSERE OSSERVATI

DIRETTAMENTE DALLO STORICO (ES. REPERTO ARCHEOLOGICO)

PERTANTO NON MEDIATI

FONTI INDIRETTETESTI, FILMATI, IMMAGINI CHE

SONO MEDIATI (DA UNO SCRITTORE, DA UN PITTORE, DA

UN FOTOGRAFO, ECC.)

SPESSO E’ UNA DIFFERENZA RELATIVA E DIPENDE DALLA DOMANDA CHE PONE LO

STORICO ALLA FONTE

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Come distinguiamo le fontiCome distinguiamo le fonti

1.21.2--FONTI DERIVATEFONTI DERIVATE

Da non confondere con le fonti indirette fonti indirette

Le Le FONTI DERIVATEFONTI DERIVATE (o (o FONTI SECONDARIEFONTI SECONDARIE) sono quelle ) sono quelle fonti che derivano da altre fonti, come ad esempio molti testi fonti che derivano da altre fonti, come ad esempio molti testi di etdi etàà moderna che riportano cronache o narrazioni di episodi moderna che riportano cronache o narrazioni di episodi

ricavati da cronache precedentiricavati da cronache precedenti

Ciò non significa che non devono essere prese in Ciò non significa che non devono essere prese in considerazione: vanno prese in considerazione con la considerazione: vanno prese in considerazione con la

consapevolezza della loro natura e il lavoro che si deve fare consapevolezza della loro natura e il lavoro che si deve fare con queste fonti con queste fonti èè pipiùù complessocomplesso

Come distinguiamo le fontiCome distinguiamo le fonti

22--FONTI INDIRIZZATE/NON INDIRIZZATEFONTI INDIRIZZATE/NON INDIRIZZATE

FONTI NON INDIRIZZATE

FONTI INDIRIZZATE

RISALGONO AD UN AUTORE E SONO DESTINATE AD UN UDITORIO (ES. LETTERA,

EPIGRAFE, CRONACA)

FRAMMENTI MATERIALI DEL PASSATO (COME AD ES. LE FONTI ARCHEOLOGICHE)

Jerzy Topolski usa questi due termini per individuare le fonti intenzionali/preterintenzionali

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CAPIAMO IL SIGNIFICATO DI ALCUNI TERMINI CULTURA: insieme delle norme di comportamento, degli atteggiamenti mentali collet-tivi, delle memorie comuni, delle conoscenze tecnologiche, dello stile di vita dei sin-goli e dei gruppi; questo concetto di “cultura” si è sviluppato nella seconda metà dell’Ottocento e in un primo momento era riferito alle società primitive, poi è stato esteso anche alle società evolute. BENE CULTURALE: bene, mobile o immobile, di interesse storico, artistico o scientifi-co, che viene tutelato dalla legge come patrimonio culturale collettivo (deve avere almeno 50 anni, tranne casi eccezionali di “opere d’arte”); nelle prossime lezioni par-leremo del Codice dei Beni culturali (2004) in cui viene definito con precisione un “bene culturale”. CULTURA MATERIALE: come abbiamo già detto il concetto nacque con Karl Lam-precht che lo applicò al Medioevo tedesco, e poi si diffuse nel mondo accademico so-vietico; lo studio della c.m. fu uno delle principali argomenti di indagine dell’Accademia delle Scienze dell’Unione Sovietica (Accademia fondata da Lenin); si riteneva che la cultura materiale potesse fornire una documentazione oggettiva, permettendo di correggere le deformazioni insite nelle testimonianze letterarie e giu-diziarie che usualmente esprimono il punto di vista delle classi dominanti (ricorre pertanto, il concetto di fonte preterintenzionale). CULTURA MATERIALE OGGI: oggi il discorso è stato fortemente ridimensionato, pur ri-conoscendo alla c.m. un grande valore, ma allo stesso livello delle altre, e non un va-lore superiore; il ridimensionamento e il giusto coinvolgimento della c.m. nella escur-sione delle fonti si deve a Marc Bloch, grande sostenitore dello studio della cultura materiale (si vedano i suoi studi sul mulino ad acqua, sulle campagne, ecc.) e alla scuola delle “Annales”, che ebbe come importante rappresentante Fernand Braudel e J. Le Goff; a loro si deve l’estensione dello sguardo dello storico a quei settori della vita umana prima trascurati o ignorati (clima, sentimenti, malattie, ecc. in pratica la vita quotidiana delle persone comuni). ARCHEOLOGIA MEDIEVALE: sicuramente l’archeologia medievale ha fornito gli stru-menti per lo studio e l’interpretazione della cultura materiale. ANALISI: metodo di ricerca ed esposizione in cui l’oggetto dell’indagine viene scom-posto ed esaminato nei suoi elementi costitutivi e nei rapporti che tra questi si deter-minano; dal gr. Análisys, sciogliere, scomporre. SINTESI: processo di unificazione di varie parti o elementi o termini in un tutto; dal gr. Sýnthesis, composizione, ordinamento.

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ESEGESI: interpretazione critica del testo (in origine riferito a testi sacri, per estensio-ne ai testi in genere, e per ulteriore estensione alle fonti); dal gr. Exēghēsis, condurre, guidare. TRADIZIONE: Trasmissione del patrimonio culturale delle generazioni passate, attra-verso la documentazione scritta o la comunicazione orale; trasmissione di un testo dall’autore fino a noi (in genere utilizziamo il termine nella accezione tradizio-ne=leggenda, in realtà è un concetto molto più ampio). ANACRONISMO: errore cronologico per cui si attribuiscono ad una età usi, episodi, fat-ti propri di un’altra. Questo vale per tutti gli aspetti della vita, anche per i sentimenti, per il modo di leggere, ecc. (come ha chiarito l’antropologia culturale). La produzio-ne cinematografica e televisiva non ha certo aiutato nel creare una coscienza critica in tal senso. Non solo siamo abituati a sopportare nei film e nelle fiction anacronismi nella scelta degli oggetti di arredo, nella scelta delle auto, nella scelta dei vestiti e dei gioielli, nella interpretazione delle architetture, ma anche nel modo con cui vengono rappresentati certi comportamenti della vita sociale e affettiva, nel modo con cui vie-ne rappresentata la quotidianità del lavoro, ecc. DATO: ciò che è conosciuto o accertato (participio passato del verbo dare, il datum). DATA: il tempo in cui è accaduto o accadrà un avvenimento, o l’indicazione scritta di tale tempo (participio passato del verbo dare, dalla formula littera data, che indicava il giorno e il mese della consegna della lettera al portatore, quindi plurale di datum). FACIES: insieme delle caratteristiche esterne dalle quali si riconosce una qualsiasi ma-nifestazione culturale.

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CULTURA ORALE/CULTURA SCRITTA

Alcune grandi rivoluzioni nella storia dellAlcune grandi rivoluzioni nella storia dell’’Uomo Uomo Le origini della scritturaLe origini della scrittura

Neo-litizzazioneAbbandono della vita nomadica e

del carognage per la vita sedentaria (allevamento e agricoltura)

Tramandarsi notizie e informazioni

La tradizione oraleLa scrittura La scrittura fonetica

Invenzione della stampa

L’articolazione del pensiero e della parola

LA FONTE ORALE Nelle culture arcaiche l’oralità è un modo per tramandare le informazioni, e non ne-cessariamente è sinonimo di cultura primitiva.

Esemplare quanto accadde nel mondo GrecoEsemplare quanto accadde nel mondo Greco

1600-1200 a.C. La civiltà Micenea ha una scrittura sillabica (una forma arcaica di Greco) - si scrivono testi che non hanno contenuto letterario, per lo più lettere e documenti, e i supporti non sono predisposti per la conservazione a lungo termine

1200 a.C. Periodo di eventi disastrosi che portarono alla fine della civiltà Micenea e alla perdita della conoscenza della scrittura

Le informazioni vengono trasmesse oralmente

IX sec. a.C. Rinascita della cultura greca – vi è un lungo periodo di riapprendimento della scrittura – durante questo periodo e probabilmente anche successivamente all’alfabetizzazione la trasmissione orale ebbe un ruolo fondamentale

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L’ORALITÀ E LA SCRITTURA NEL MONDO GRECO I Poemi Omerici: Uno dei casi più significativi. Composti attorno al 750 a.C. Continuarono ad essere tramandati e recitati oralmente anche dopo l’alfabetizzazione. La stesura scritta avvenne nel 550 a.C. circa, ma al solo scopo di stabilirne e fissarne il testo (infatti il tramandare il testo portava a modifiche ed errori: però questo feno-meno non accade solo nella tradizione orale, anche e più in quella scritta, come ve-dremo). I filosofi pre-socratici avevano una cultura che si tramandava oralmente e che non ci ha lasciato nulla di scritto. Socrate, che fu al confine fra i due mondi, non lasciò scrit-to nulla (ciò che sappiamo su Socrate ci è noto perché tramandato dal successore Pla-tone). Per Socrate l’apprendimento era solo “verbale” e tramandato mnemonicamente Anche Platone teorizzava come unica forma di apprendimento quella orale, che si sviluppava nell’Accademia (i giardini fuori Atene in cui teneva scuola), quindi anche culture molto elevate come quelle dei filosofi greci (alla base del nostro pensiero oc-cidentale, e quindi di una civiltà che dura da 2500 anni) hanno nella oralità il modo principale per tramandare le informazioni e i ricordi. Platone aveva appreso il suo metodo da Socrate. Sarà Aristotele, in un periodo molto più avanzato della cultura greca, che utilizzerà anche lo scritto e fisserà le sue idee per iscritto nel Liceo (la sua scuola ateniese pres-so il tempio di Apollo Liceo). L’ORALITÀ E LA SCRITTURA NEL MONDO MEDITERRANEO Cinque secoli dopo i filosofi greci, in Palestina, in un mondo più arretrato rispetto a quello greco, Gesù Cristo utilizzerà lo stesso metodo di diffusione delle idee e di in-segnamento (saranno i successori, alcuni decenni dopo la sua morte che metteranno per iscritto i Vangeli). Le “popolazioni barbariche” nei secoli dell’alto Medioevo avevano come forma per tramandare le notizie l’oralità. L’editto di Rotari (VII secolo) fu esteso per iscritto molto tempo dopo l’inizio della raccolta delle norme, quando ormai i Longobardi e-rano una popolazione stanziale che aveva abbandonato il nomadismo e soprattutto le norme furono scritte in latino non tanto per i Longobardi (che spesso già le conosce-vano), ma perché le potessero leggere anche i Romani. Nell’Europa medievale c’è una forte differenza fra le regioni di tradizione romana, in cui la scrittura era molto diffusa e le regioni germaniche nate dallo stanziamento di popolazioni barbariche di tradizione orale. Nel primo caso si ha una abbondante documentazione scritta, favorita poi dal fatto che la Chiesa ereditò le abitudini del mondo romano e ne fu il continuatore. Nel mondo germanico per tutto il Medioevo, si ha un numero assai inferiore di do-cumenti scritti rispetto all’Italia o alla Francia; anche nel mondo Carolingio, Carlo Magno non sa scrivere e scrive il suo segretario Alcuino, che è un prelato (fissiamo bene questo concetto perché sarà fondamentale quando parleremo della nascita degli Archivi).

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L’ORALITÀ E LA SCRITTURA NEL MONDO MODERNO In certe culture questo stato si è protratto fino al XX secolo. Ad esempio il mondo sovietico fino agli anni ‘70 del Novecento era usuale la trasmissione orale delle in-formazioni, tanto che i servizi segreti sovietici, in cui c’erano i più bravi agenti del mondo, erano particolarmente noti per la capacità di memorizzare le informazioni senza lasciarne traccia scritta. LA NASCITA DELLA SCRITTURA FONETICA Scrittura IDEOGRAFICA, vale a dire scrittura che utilizza simboli grafici (ideogrammi) che rappresentano delle idee, non i suoni del linguaggio (geroglifici, ideogrammi ci-nesi); spesso alcuni messaggi ci vengono tuttora forniti con questo metodo (es. i se-gnali stradali o le segnalazioni che vengono fornite nei luoghi pubblici). L’ALFABETO FONETICO traduce il suono in un CODICE VISIVO, astrae il significato del suono, creando nuove forme di percezione; crea una scissione fra occhio e orecchio. Divisione tra PENSIERO e AZIONE. La penna dà logicità al pensiero. A partire dalla cultura greca l’uomo letterato vive questa scissione; anzi è proprio nel mondo greco che si snodano le dinamiche che conducono l’uomo alla totale presa di possesso della scrittura e dell’uso dell’alfabeto fonetico. STORIA E RICERCA. ALCUNE DEFINIZIONI STORIA: dal gr. istorìa, vale a dire indagine, inchiesta, curiosità STORIOGRAFIA: scrittura della storia RICOSTRUZIONE STORIOGRAFICA: ricostruzione volta a rappresentare il passato nel modo più attinente possibile all’informazione storica a lei contemporanea (manuali di storia, articoli e testi vari di storia, documentari filmati, simulazioni computerizzate). STORICISMO: teoria secondo la quale la storia può essere la chiave per interpretare la realtà e viceversa che solo con una chiave interpretativa possiamo comprendere la storia; questa idea ha dominato per lungo tempo, oggi è sorpassata. ARCHEOLOGIA: dal gr. archaiologhia, vale a dire studio [loghia da logos, vale a dire pensiero] dell’antico. TEMATIZZAZIONE: la ricerca storica deve essere definita nel tempo, nello spazio, nei soggetti e nei settori di indagine; tematizzazione significa circostanziare l’ambito di interesse; nel farlo dobbiamo essere consapevoli che la vastità della tematizzazione è inversamente proporzionale alla sua analiticità e apprendimento.

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GRANDE STORIA O STORIA GENERALE

Riservata agli accademici e all’insegnamento universitario

STORIA LOCALE

Riservato alle Deputazioni di Storia Patria e

all’associazionismo locale

Questo concetto è stato considerato valido per molto tempo

Oggi non è più valido proprio in virtù di quanto insegnatoci dalla scuola delle “Annales” e delle nuove aperture portate da quella

Oggi noi dobbiamo parlare di due dimensioni:

SPAZIALE e TEMPORALE

RICERCA

Territorio determinato e circoscritto

Fenomeni che si ripetono in modo pressoché identico in tanti altri spazi

Mutamento del quadro generale interpretativo,

che assume una valenza più generale anche se

territorialmente circoscritto

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La vera differenza può essere istituita tra:

Ricerca condotta in modo dilettantesco e ripetitivo, senza metodo, al di fuori

del pensiero storiografico vivo

Ricerca condotta con metodo e che ècoinvolta nel grande ripensamento che l’Umanità compie continuamente su

se stessa