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il Ducato Periodico dell’Istituto per la formazione al giornalismo di Urbino Quindicinale - 18 Febbraio 2011 - Anno 21 - Numero 1 Ducato on line: ifg.uniurb.it Distribuzione gratuita Poste Italiane Spa-Spedizione in a.p. - 70% - DCB Pesaro Il sindaco Corbucci apre alla zo- na franca a Urbino. È un primo sì alla Confindustria per ridurre il carico fiscale delle botteghe del centro storico. L’ammini- strazione: “Siamo interessati ma si dovrà attendere prima il bi- lancio.” Previste nell’accordo sospensioni temporanee di al- cune imposte e agevolazioni co- munali. a pagina 6 Il Comune apre alla zona franca Commercio L’Ateneo taglia l’offerta perché non si assume più. Sono dieci i corsi di laurea che dovrebbero chiudere dal prossimo anno. Duramente colpita dalla riforma è la Facoltà di Lettere e Filosofia, dove la laurea triennale di Filo- sofia ha già annunciato la sua fi- ne. E non sarà la sola: tre corsi della stessa facoltà scompaiono. a pagina 12 La squadra di pallavolo femmi- nile di Urbino continua a fare ri- sultati utili e punta alla semifi- nale della serie A. Le “guerriere” sono sempre più forti con la coppia Di Iulio- Petrauskaite e il libero Giulia Leopardi. Oramai sono sempre di più i tifosi che le seguono. “Il segreto? Tanta pale- stra e buon gruppo” spiega il tecnico François Salvagli. a pagina 14 Chateau d’Ax non si ferma più Sport Urbino, i cantieri della discordia Parcheggi e centri commerciali, la città cambia volto. Ma scoppia la polemica Da Santa Lucia al Padiglione, la mappa dei nuovi insediamenti L’EDITORIALE F ebbraio 1991: per la precisione 2 febbraio 1991. È la data di uscita del primo numero del Ducato, il quindicinale dell’Istituto per la for- mazione al giornalismo. In vent’anni la Scuola urbinate ha formato seicen- to giornalisti che oggi lavorano, anche con posti di responsabilità, nei mag- giori media italiani e all’estero. Un piccolo esercito di professionisti, cre- sciuti nelle Marche, legati a questa terra anche attraverso una Associazione di ex allievi dell'Ifg. Con questo numero del Ducato cominciano il loro cammino profes- sionale nel mondo del giornalismo altri 32 giovani laureati che, attraverso le testate della Scuola, cercheranno di mettere in pratica gli insegnamenti che ricevono. L’impegno è quello di sempre: raccontare i fatti per quelli che sono, verificando le fonti, met- tendo a confronto le diverse opinioni per offrire al lettore gli elementi essenziali di una notizia e metterlo nella condizione di farsi una propria idea senza cercare di imporre la pro- pria. Non si tratta di inseguire il mito dell’obiettività, ma di lavorare con professionalità, competenza e one- stà intellettuale, lasciando da parte le proprie convin- zioni. Il buon gior- nalista non è prota- gonista o attore nella dinamica dei fatti, non deve mai vestire i panni del tifoso di una parte, ma deve sforzarsi di essere un distaccato spettatore degli avvenimenti, raccon- tandoli con serietà, rigore e rispetto della dignità delle persone. L’etica è al centro degli insegnamenti. Ciò che leggiamo sui giornali (e soprattutto vediamo in Tv) conferma sformato in un palcoscenico per un macabro reality show da offrire all’impietoso e dissacrante tritacarne mediatico. I sentimenti e perfino la pietà calpestati dalla violenza dell’in- formazione in diretta e a tutti i costi. È la macchina del dolore che si nutre di vicende umane e produce indici di ascolto in nome della stella polare del terzo millennio, cioè l’auditel. Ai praticanti del Ducato si insegna che un indagato non è necessaria- mente un colpevole e che anche una confessione non è sufficiente per creare il “mostro” o l’“orco assassino”, per suscitare giudizi sommari e istiga- re istinti forcaioli. Con questo primo numero del 2011 il Ducato riprende la sua periodicità quindicinale; torna a essere la voce degli urbinati. I giovani giornalisti tor- nano a battere ogni angolo della città alla ricerca delle notizie che interessa- no la gente. Lo faranno con la solita autonomia e indipendenza, pestan- do i piedi - se necessario - al potere e ai potenti. Anche per dimostrare che il giornalismo può avere un futuro migliore. Perché l’informazione non è un reality show Qui arriveranno i bus, qui ci saranno negozi, qui crescerà il verde. Cemento e gru sono entrati nel nuovo panorama di Urbino. I cantieri del Nuovo Consorzio e Porta Santa Lucia sono i più visibili e discussi: il Comune ha previsto parcheggi, centri commerciali, spazi per svago e uffici. Ma non sono i soli, al lavoro anche i cantieri del Padiglione, Colle delle vigne e San Bernardino. Rimane congelato un progetto ormai fermo da anni: l’impianto di risalita dalla ex Fornace Volponi. Il Comune non ha ancora trovato i finan- ziamenti per costruire la funico- lare. A Santa Lucia nascerà una nuova stazione per gli autobus extraurbani mentre nei piani superiori ci saranno 544 par- cheggi ma anche nuovi esercizi commerciali. Il costo dell’opera è di 23 milioni di euro, 12 dei quali a carico del Comune (che però usufruisce anche di finan- ziamenti statali Cresce la polemica. Gli ambien- talisti protestano: “C’è troppo mattone tra i tesori dell’Unesco”. La replica della municipalizzata Urbino Servizi: “Il parcheggio si autofinanzierà. Così rilanciamo l’occupazione e risolviamo il problema dei posti auto”. D alla letteratura all’università, dalla lezione intellettuale alle abitudini private. A cento anni dalla nascita amici, allievi e accademici ricordano Carlo Bo. Il rettore Pivato: “Senza di lui Urbino non sarebbe quella che è oggi”. Il francesista Mosci: “Amava i libri più di ogni altra cosa. Il suo massimo divertimento era sfidarsi con Spadolini a chi ne possedeva di più”. A Carlo Bo verrà dedicata una strada in città: così ha deciso la giunta comunale. “Amico e maestro”: ritratto inedito di Carlo Bo Una pista ciclo pedonale tra Fa- no e Urbino. Il percorso, seguirà l'ex linea ferroviaria e punta al rilancio turistico della vallata.Si potrà partire da Urbino con una tratta semplice. La proposta è del Presidente della Provincia Matteo Ricci e dell'Assessore Massimo Galluzzi. Ma i fan del treno dicono di no. a pagina 4 La pista ciclabile sui vecchi binari lite sul progetto Città I dieci corsi che stanno per chiudere Università l’esigenza di dare ai giovani praticanti i punti di riferimento fondamentali. Nella vicenda di Avetrana e quella più recente di Yara (la ragazza di 13 anni scomparsa nel Bergamasco) molti giornalisti hanno superato il limite della misura e della decenza; hanno dato un esempio del declino in cui stanno incamminando la professione e una dimostrazione del degrado che si può raggiungere se si perdono di vista i punti cardinali del giornalismo. Un piccolo paese (Avetrana) è stato tra- La missione del Ducato: raccontare i fatti rispettando la dignità delle persone alle pagine 2 e 3 alle pagine 8 e 9

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Ducato numero 1 anno 21 18 Febbraio 2010

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il DucatoP e r i o d i c o d e l l ’ I s t i t u t o p e r l a f o r m a z i o n e a l g i o r n a l i s m o d i U r b i n o

Quindicinale - 18 Febbraio 2011 - Anno 21 - Numero 1Ducato on line: ifg.uniurb.it

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Il sindaco Corbucci apre alla zo-na franca a Urbino. È un primosì alla Confindustria per ridurreil carico fiscale delle botteghedel centro storico. L’ammini-strazione: “Siamo interessati masi dovrà attendere prima il bi-lancio.” Previste nell’accordosospensioni temporanee di al-cune imposte e agevolazioni co-munali.

a pagina 6

Il Comune aprealla zona franca

Commercio

L’Ateneo taglia l’offerta perchénon si assume più. Sono dieci icorsi di laurea che dovrebberochiudere dal prossimo anno.Duramente colpita dalla riformaè la Facoltà di Lettere e Filosofia,dove la laurea triennale di Filo-sofia ha già annunciato la sua fi-ne. E non sarà la sola: tre corsidella stessa facoltà scompaiono.

a pagina 12

La squadra di pallavolo femmi-nile di Urbino continua a fare ri-sultati utili e punta alla semifi-nale della serie A. Le “guerriere”sono sempre più forti con lacoppia Di Iulio- Petrauskaite e illibero Giulia Leopardi. Oramaisono sempre di più i tifosi che leseguono. “Il segreto? Tanta pale-stra e buon gruppo” spiega iltecnico François Salvagli.

a pagina 14

Chateau d’Axnon si ferma più

Sport

Urbino, i cantieri della discordiaParcheggi e centri commerciali, la città cambia volto. Ma scoppia la polemica

Da Santa Lucia al Padiglione, la mappa dei nuovi insediamenti

L’EDITORIALE

Febbraio 1991: per la precisione 2febbraio 1991. È la data di uscitadel primo numero del Ducato, il

quindicinale dell’Istituto per la for-mazione al giornalismo. In vent’annila Scuola urbinate ha formato seicen-to giornalisti che oggi lavorano, anchecon posti di responsabilità, nei mag-giori media italiani e all’estero. Unpiccolo esercito di professionisti, cre-sciuti nelle Marche, legati a questaterra anche attraverso unaAssociazione di ex allievi dell'Ifg.Con questo numero del Ducatocominciano il loro cammino profes-sionale nel mondo del giornalismoaltri 32 giovani laureati che, attraversole testate della Scuola, cercheranno dimettere in pratica gli insegnamentiche ricevono. L’impegno è quello disempre: raccontare i fatti per quelliche sono, verificando le fonti, met-tendo a confronto le diverse opinioniper offrire al lettore gli elementiessenziali di una notizia e metterlonella condizione di farsi una propriaidea senza cercare di imporre la pro-pria. Non si tratta di inseguire il mitodell’obiettività, ma di lavorare con

professionalità,competenza e one-stà intellettuale,lasciando da partele proprie convin-zioni. Il buon gior-nalista non è prota-gonista o attorenella dinamica deifatti, non deve maivestire i panni deltifoso di una parte,ma deve sforzarsi diessere un distaccatospettatore degli avvenimenti, raccon-tandoli con serietà, rigore e rispettodella dignità delle persone.L’etica è al centro degli insegnamenti.Ciò che leggiamo sui giornali (esoprattutto vediamo in Tv) conferma

sformato in un palcoscenico per unmacabro reality show da offrireall’impietoso e dissacrante tritacarnemediatico. I sentimenti e perfino lapietà calpestati dalla violenza dell’in-formazione in diretta e a tutti i costi. Èla macchina del dolore che si nutre divicende umane e produce indici diascolto in nome della stella polare delterzo millennio, cioè l’auditel. Ai praticanti del Ducato si insegnache un indagato non è necessaria-mente un colpevole e che anche unaconfessione non è sufficiente percreare il “mostro” o l’“orco assassino”,per suscitare giudizi sommari e istiga-re istinti forcaioli. Con questo primo numero del 2011 ilDucato riprende la sua periodicitàquindicinale; torna a essere la vocedegli urbinati. I giovani giornalisti tor-nano a battere ogni angolo della cittàalla ricerca delle notizie che interessa-no la gente. Lo faranno con la solitaautonomia e indipendenza, pestan-do i piedi - se necessario - al potere eai potenti. Anche per dimostrare cheil giornalismo può avere un futuromigliore.

Perché l’informazionenon è un reality show

Qui arriveranno i bus, qui cisaranno negozi, qui crescerà ilverde. Cemento e gru sonoentrati nel nuovo panorama diUrbino. I cantieri del NuovoConsorzio e Porta Santa Luciasono i più visibili e discussi: ilComune ha previsto parcheggi,centri commerciali, spazi persvago e uffici.

Ma non sono i soli, al lavoroanche i cantieri del Padiglione,Colle delle vigne e SanBernardino. Rimane congelatoun progetto ormai fermo daanni: l’impianto di risalita dallaex Fornace Volponi. Il Comunenon ha ancora trovato i finan-ziamenti per costruire la funico-lare.

A Santa Lucia nascerà unanuova stazione per gli autobusextraurbani mentre nei pianisuperiori ci saranno 544 par-cheggi ma anche nuovi esercizicommerciali. Il costo dell’operaè di 23 milioni di euro, 12 deiquali a carico del Comune (cheperò usufruisce anche di finan-ziamenti statali

Cresce la polemica. Gli ambien-talisti protestano: “C’è troppomattone tra i tesoridell’Unesco”. La replica dellamunicipalizzata Urbino Servizi:“Il parcheggio si autofinanzierà.Così rilanciamo l’occupazione erisolviamo il problema dei postiauto”.

Dalla letteratura all’università, dalla lezione intellettuale alle abitudini private. A cento annidalla nascita amici, allievi e accademici ricordano Carlo Bo. Il rettore Pivato: “Senza di lui

Urbino non sarebbe quella che è oggi”. Il francesista Mosci: “Amava i libri più di ogni altra cosa.Il suo massimo divertimento era sfidarsi con Spadolini a chi ne possedeva di più”. A Carlo Boverrà dedicata una strada in città: così ha deciso la giunta comunale.

“Amico e maestro”: ritratto inedito di Carlo Bo

Una pista ciclo pedonale tra Fa-no e Urbino. Il percorso, seguiràl'ex linea ferroviaria e punta alrilancio turistico della vallata.Sipotrà partire da Urbino con unatratta semplice. La proposta èdel Presidente della ProvinciaMatteo Ricci e dell'AssessoreMassimo Galluzzi. Ma i fan deltreno dicono di no.

a pagina 4

La pista ciclabilesui vecchi binarilite sul progetto

Città

I dieci corsi che stanno per chiudere

Università

l’esigenza di dare aigiovani praticanti ipunti di riferimentofondamentali. Nellavicenda di Avetranae quella più recentedi Yara (la ragazza di13 anni scomparsanel Bergamasco)molti giornalistihanno superato illimite della misura edella decenza;hanno dato un

esempio del declino in cui stannoincamminando la professione e unadimostrazione del degrado che si puòraggiungere se si perdono di vista ipunti cardinali del giornalismo. Unpiccolo paese (Avetrana) è stato tra-

La missionedel Ducato:raccontare

i fatti rispettando la dignità

delle persone

alle pagine 2 e 3 alle pagine 8 e 9

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il Ducato

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Così cambierà il voltoDa Santa Lucia a Porta Lavagine, passando per San Bernardino e Santa Chiara.

Urbino si fa il lif-ting. La manonon è quella diun chirurgo pla-stico ma il brac-cio meccanico

delle gru che tagliano il cielodella città. I cantieri attivi sonosette e porteranno alla realiz-zazione di due parcheggi e duecentri commerciali, due sta-zioni (una per autobus e pull-man, l'altra per le cabine dellafutura funicolare), un centroper anziani e disagiati più alcu-ni spazi destinati ad attività lu-diche. Progetti che ridisegne-ranno il volto di Urbino ma chehanno diviso i cittadini e susci-tato non poche polemiche tral'amministrazione, le associa-zioni ambientaliste e i com-mercianti del centro storico.Ma cosa prevedono questi pro-getti e soprattutto: quanto co-stano?Nuovo Consorzio. Dalla rota-toria della Croce dei Missiona-ri, il primo cantiere che si vedeè quello del Nuovo Consorzio.Gestita dalla Torelli-DottoriSpa, l'opera prevede la realiz-zazione di un parcheggio da185 posti e di un centro com-merciale a cui verranno affian-cati spazi destinati ad attivitàricreative (forse sale cinemato-grafiche e una discoteca). Il ter-reno è di proprietà della PortaLavagine Srl (una società delgruppo Torelli-Dottori) che loha acquistato dal Comune peruna cifra che si aggira attornoai 2 milioni di euro: per questomotivo, i costi del proge tto nonricadranno sull'amministra-zione di Urbino.Nuova Porta Santa Lucia. Pro-seguendo su viale Giuseppe diVittorio si incontra la NuovaPorta Santa Lucia. Il cantiere ègestito dalla stessa azienda checura i lavori del Nuovo Consor-zio, la Torelli-Dottori Spa. L'o-pera sarà strutturata su dieci li-velli: sul primo verrà realizzatauna stazione per autobus epullman; ai piani superiori na-scerà, invece, un parcheggio da544 posti su cinque piani; gli ul-timi quattro saranno infine oc-cupati da un centro commer-ciale. Il costo totale si aggira in-torno ai 23 milioni di euro, deiquali circa 12 a carico del Co-mune (in parte compensati dafinanziamenti statali).Il Padiglione. Guardando ver-so l'ospedale, ancora impalca-ture e transenne: è il progettodel Padiglione. Proprietariodella struttura è il Comune che,tramite la Urbino Servizi, ha af-fidato alla Inso l'incarico di co-struire un centro servizi prov-visto di novanta alloggi per at-tività di supporto a favore dellecategorie più disagiate e deglianziani. “Il costo del progetto -ha dichiarato il presidente del-la Urbino Servizi, GiorgioUbaldi - è di 6,9 milioni di euro,per i quali la società ha accesoun mutuo trentennale”.

La funicolare. Il progetto pre-vede la realizzazione di un im-pianto di risalita che colleghe-rà la zona di Santa Chiara alla exFornace Volponi, dove verran-no costruiti un parcheggio e uncentro commerciale. Per ora,l'unico cantiere attivo è quellodella ditta Cospe Srl, in via San-ta Chiara: qui verrà realizzata lastazione di arrivo delle navetteprovenienti dalla fornace (almomento i lavori sono fermiper il ritrovamento di alcuni re-perti archeologici). Date preci-se per il completamento dell'o-pera non ve ne sono: mancanoall'appello i soldi per la funico-lare. Ex convento Santa Chiara. Apochi metri dal cantiere delladitta Cospe Srl, sono in corso ilavori per il restauro e il conso-lidamento dell’ex Convento diSanta Chiara. L’importo dei la-vori ammonta a circa 2,5 milio-ni di euro. Colle delle vigne. Si tratta di unprogetto di manutenzione peril risanamento idrogeologicodella zona. L'intervento è mi-rato a salvaguardare gli oratoridi San Giuseppe e San Giovan-ni dall'azione delle acque sot-terranee e di superficie.San Bernardino. In progetto c’èla creazione di un collegamentopedonale, con annesso un im-pianto di illuminazione, fra laCroce dei Missionari e il cimite-ro di San Bernardino e il rifaci-mento del manto stradale. “I la-vori - ha assicurato il dirigentedei Lavori Pubblici, Carlo Gio-vannini - partiranno tra qualchegiorno”. Il costo è di 312 mila eu-ro, ma l’opera verrà finanziataper il 50%da fondi della UE.Le polemiche. Il cantiere piùdiscusso è quello di Porta San-ta Lucia. Donato Demeli (Ri-fondazione Comunista) da as-sessore votò contro il progetto:“Il rapporto costi-benefici èsproporzionato e la strutturanon risolverà del tutto il pro-blema dei parcheggi. Sarebbestato meglio investire su pro-getti con un minore impattoambientale come la funicola-re”. Per la Urbino Servizi, socie-tà che gestirà i parcheggi diPorta Santa Lucia, “il problemanon si pone: il parcheggio si au-tofinanzierà e darà un forteslancio all'economia della cit-tà”. Fa discutere anche il proli-ferare dei centri commerciali.C'è chi teme che la concorren-za possa schiacciare le attivitàdel centro storico, come la si-gnora Giuseppina Ranocchi,giornalaia, che denuncia: “AUrbino non ci sono abbastanzapersone per due centri com-merciali. A Canovaccio, la zonacommerciale non ha avutosuccesso e in poco tempo mol-ti negozi hanno chiuso botte-ga”. Per Amerigo Varotti, diret-tore provinciale della Conf-commercio, “le nuove attivitànon porteranno alla chiusuradei negozi del centro ma svi-lupperanno settori merceolo-gici che a Urbino non ci sono. Inquesto modo i consumatoripotranno fare i loro acquisti incittà senza andare a Pesaro o aFano”.

INIZIO LAVORI: luglio 2008DURATA: 36 mesiCOSTO: non disponibile

DORIANA LEONARDOVALERIO MAMMONEELÌS VIETTONE

3. Nuovo Consorzio

INIZIO LAVORI: febbraio 2010 DURATA: 469 giorniCOSTO: 2.5 milioni di euro circa

1. S. Chiara (Ex Convento)

INIZIO LAVORI: agosto 2009 DURATA: 470 giorniCOSTO: 2 milioni di euro

2. S. Chiara (Funicolare)

INIZIO LAVORI: non disponibileDURATA: non disponibileCOSTO : 312 mila euro

4. San Bernardino

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PRIMO PIANO

di UrbinoMa sui cantieri scoppia la polemica Le ragioni

del sì: i lavoricreanooccupazione

Ubaldi: “Risolveremo il problema parcheggi”

Le ragionidel no: è un assalto ai tesoridell’Unesco

Bolognini: “Fermatela colata di cemento”

INIZIO LAVORI: luglio 2009DURATA: 24 mesiCOSTO: 8.6 milioni di euro

INIZIO LAVORI: novembre 2008DURATA: 36 mesiCOSTO: 23 milioni di euro

7. Nuova Porta Santa Lucia

INIZIO LAVORI: aprile 2010DURATA: 600 giorni circaCOSTO: 1.2 milioni di euro

5. Colle delle Vigne

6. Il Padiglione

“Credo fortemente nel cantiere, è un’occasione da coglie-re per far tornare Urbino il punto di riferimento della zo-na” dice Giorgio Ubaldi, presidente della Urbino Servi-

zi. Cosa pensa del cantiere di Porta Santa Lucia?“Da un punto di vista commerciale, spero che serva ad abbatterei costi degli affitti nel centro storico, che sono la causa della chiu-sura di molte attività. Credo che sia un intervento in grado di crea-re nuovi sbocchi lavorativi sia per la costruzione che per le futureopere di manutenzione e gestione del centro commerciale”. Pensa che la concorrenza fra i centri commerciali e i negozi delcentro possa essere nociva? “Se i negozi sono fatti bene e si incentiva l’investimento nel cen-tro storico l’offerta commerciale non dovrebbe risentire dellaconcorrenza. Spero che mettere sul mercato 5.000 mq di centrocommerciale possa aprire a nuove tipologie di prodotti, comeelettronica e vestiti, che hanno bisogno di grandi metrature, nondisponibili nel centro storico”.Qual è l’impatto ambientale del cantiere?“Abbiamo fatto fare il V.I.A, la valutazione dell’ impatto ambienta-le, infatti la prima idea fu quella di costruire 700 posti auto che poiabbiamo dovuto comprimere. E comunque il Centro Commer-ciale Santa Lucia e il parcheggio verranno coperti, il cemento nonsi vedrà”.

“Siamo rimasti sconcertati dalla proliferazione dei cantie-ri” afferma il presidente di Legambiente Alessandro Bo-lognini, “da una città come Urbino, che riveste una posi-

zione di riguardo a livello mondiale ci saremmo aspettati unamaggiore attenzione verso le questioni ambientali”.Cosa pensa dei cantieri? “Penso che il turismo si possa fare anche in maniera diversa, la cit-tà ideale non si raggiunge solo con parcheggi e centri commercia-li attaccati alle mura”. Ma non si va avanti solo con i no.“Infatti, se da un lato ci opponiamo ai cantieri di Santa Lucia e delConsorzio, dall'altro abbiamo appoggiato il progetto della funi-colare che avrebbe permesso di arrivare al centro storico in cin-que minuti. La ex fornace Volponi era il punto ideale per diventa-re uno snodo turistico e il fulcro delle attività commerciali”. C'è chi dice che il centro commerciale di Porta Santa Lucia daràun nuovo slancio alle attività produttive della città.“Durante l'ultima campagna elettorale il cantiere di Santa Luciaè stato l'emblema del sostegno al turismo e della dinamicità delmercato lavorativo. Ma sconvolge l'impatto ambientale. Il traffi-co si intensificherà e cosa ne sarà dell'entrata in città? Non si avràpiù la percezione di una città storica, ma di una città commercia-le. E questo succede a Urbino, patrimonio dell'Unesco”.

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il Ducato

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Bici o treno, ecco il problema Il progetto: da Urbino in discesa fino a Fano, poi risalita con bus attrezzati

La Provincia: "Ciclabile sui vecchi binari". Ma i sostenitori della ferrovia protestano: non la userà nessuno

Una pista ciclo-pedonale sullaex linea ferrovia-ria Fano-Urbino.Dalla città duca-le al mare pas-

sando in bicicletta per valli, fiu-mi e borghi caratteristici del ter-ritorio . La proposta è del presi-dente della Provincia MatteoRicci e dell’assessore ai Lavoripubblici Massimo Galuzzi chehanno presentato un progettoche salvaguardi i binari, proteg-gendoli con una pavimentazio-ne realizzata dalla cementeriaprovinciale.“La pista servirebbe a migliora-re la qualità della vita delle40mila persone che vivono lun-go la vallata del Metauro - affer-ma Ricci - facilitando anche glispostamenti brevi interni, pen-so a Tavernelle, Fossombrone,Calcinelli , Lucrezia. Dal puntodi vista complessivo sarebbeuna grande infrastruttura delbenessere”. I turisti potrannopartire da Urbino e scendere

sulla vallata , un percorso sem-plice perché in discesa. Arriva-ti a Fano potranno proseguireper Pesaro. Da qui ci sarannoservizi attrezzati che li riporte-ranno alla città di Raffaello.“L’obiettivo è fare un primo chi-lometro simbolico con le no-stre risorse. Il completamento dell’operavorremmo farlo diventare unprogetto strategico per i prossi-mi fondi europei 2013-2020”,aggiunge il presidente.“Una nuova pista ciclabile èun'opportunità per il rilancioturistico di tutta la vallata eun'occasione di creazione esviluppo economico di molte-plici attività che potrebberosorgere lungo tutto il percorso,recuperando anche le ex sta-zioni ferroviarie come sostelungo il tragitto”, dice EnricoTosi, collaboratore del gruppoambientalista “La via verde delMetauro”. “Sono già una cin-quantina le ferrovie abbando-nate trasformate in piste cicla-bili, come per esempio la cicla-bile del Danubio che offre uno

sviluppo del turismo alternati-vo. Il treno non serve, la tratta èstata chiusa perché le personenon la utilizzavano”, continuaTosi.La nuova proposta ha accesoun dibattito tra i sostenitori del-la pista e coloro che, invece, vo-gliono la riapertura della vec-chia linea ferroviaria che colle-gava le città di Fano e Urbino at-traverso la valle del fiume Me-tauro. La tratta aveva una lun-ghezza di circa 50 chilometri.Sopravvissuta alla guerra, ri-masta senza significativi am-modernamenti dei binari e deisistemi di esercizio, con oraripoco adatti alle richieste dell'u-tenza, passaggi a livello non au-tomatizzati, venne chiusa il 31gennaio 1987.Da anni, l’associazione Ferro-via valle Metauro si batte per ilripristino della tratta. A talescopo si occupa della manu-tenzione ordinaria dell'infra-struttura. Alcuni soci, nel tem-po libero, armati di forbici e de-cespugliatori, continuano amantenere pulito il percorso da

rovi ed erbacce per far vedereche ancora esiste. Carlo Bella-gamba, presidente dell’ asso-ciazione afferma: “La riattiva-zione costa meno della pista.Perché dobbiamo rovinare unastruttura che già esiste? La valleha una densità abitativa note-vole quindi c’è bisogno di unmezzo veloce, efficiente edeconomico come il treno. Inol-tre, da ex ciclista, mi chiedo se

qualche turista affronterebbe ilpercorso, forse solo una fami-glia di atleti”. Antonio Bruno, presidenteprovinciale dell’associazioneUtenti del trasporto pubblico,sostiene: “La pista sarebbe de-leteria per un eventuale ripri-stino della ferrovia, la bici nonfarebbe collegamenti veloci co-me il treno e riaprire la trattanon avrebbe costi eccessivi”.

Il tracciato previsto nella valle del MetauroIn basso, in gita sulle colline innevate

MICOL SARA MISITI

2010Lanciata lʼidea della pistaciclabile nel progettoProvincia 2020

1987Il 31 gennaio chiude il tratto della ferrovia Fano-Urbino

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Bocciati 4 su 27. Il test di italiano ha ri-servato brutte sorprese agli immigra-ti di Urbino. Un’inversione di tenden-

za rispetto al resto d’Italia, dove la percen-tuale di promossi è stata raramente al disotto del 90%. E anche rispetto a Pesaro, do-ve tutti i 27 partecipanti hanno superato laprova. I primi esami di lingua della provin-cia, obbligatori per il rilascio del permessodi soggiorno CE a lungo termine, si sono te-nuti il 28 gennaio al liceo artistico – Scuoladel libro di Urbino e all’Istituto comprensi-vo “Olivieri” di Pesaro, sedi del Centro terri-toriale permanente per l’educazione degliadulti. Tre le prove: ascolto, lettura e scrit-tura. 80 su 100 il punteggio minimo per ilsuperamento. All’indomani dell’inatteso risultato di Ur-bino, Anna Parini, insegnante L2 (italiano

per stranieri), ha denunciato i limiti del-l’attuale gestione dei test: “E’ paradossaleche affidino lo svolgimento dell’esame aiCtp, ma che poi non ne potenzino le risor-se… Ci vorrebbe un maggior coordina-mento fra le varie fasi dell’iter di concessio-ne della cittadinanza”. Un iter in cui i centriEda sembrano essere solo una tappa di pas-saggio fra la Prefettura e la Questura. E in cuinon viene valorizzato l’apporto che posso-no dare all’inserimento degli stranieri. Chevorrebbe andare al di là del semplice ade-guamento alla normativa. Come spieganoinfatti Maurizia Ragonesi, coordinatricedel Centro per l’Educazione degli Adultinonché dirigente del liceo artistico e Stefa-no Raia, responsabile del Centro per l’Im-piego di Urbino, nelle loro sedi i corsi di ita-liano per extracomunitari si tengono già dadiversi anni. Fra l’altro, ci dice la Parini, “ilCtp di Urbino è l’unico delle Marche in cuisono gratuiti… Da settembre svolgiamo le-

zioni il lunedì e il mercoledì, in tutto vi han-no partecipato almeno un centinaio di im-migrati”. Secondo Davide Di Stefano, l’altroinsegnante: “La verità è che non c’è atten-zione a un’integrazione vera degli stranieri.Che non è soltanto il superamento deltest…”. Erjola, albanese, da 6 anni a Mon-tecchio, mentre aspettava che la moglie ter-minasse l’esame, ci ha detto: “Questa leggeè un modo per mandar via gente… lo san-no che gli analfabeti non supereranno maiun test così”.Per qualcuno, come Irina, moldava, da 10anni a Fano, la prova si è rivelata, invece,una formalità: “Avevo paura, ma è statomolto facile…”, ci ha raccontato. Intanto fra pochi giorni i bocciati potrannoriprovarci. Anche se, come sottolinea AnnaParini, “è difficile che in un mese cambiqualcosa… l’analfabetismo e il semialfabe-tismo non si possono colmare con due le-zioni a settimana per un paio di mesi…”

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CITTÀ

I lettori puntano sul locale Il Resto del Carlino davanti a Repubblica e Corriere della Sera. Crollo dei periodici

Gli universitari acquistano quotidiani di tendenza e sportivi. Intramontabile la Settimana Enigmistica

Gli urbinati scelgo-no Il Resto del Car-lino. 400 copie, ildoppio di Repub-blica, al secondoposto con due-

cento, e quattro volte più delCorriere della Sera.L'attenzione per le notizie delluogo mantiene elevati i nume-ri del Carlino, nonostante il calogenerale che ha interessato nelcomplesso magazine e giornalinegli ultimi anni. I settimanali ei periodici hanno subito una ri-duzione maggiore rispetto aiquotidiani: "Chi era abituato acomprare il quotidiano ognigiorno, ha continuato a farlo -spiega Giuseppina Ranocchi,dell'edicola di Via Mazzini - machi acquistava anche un paio diriviste alla settimana ora necompra solo una, o nessuna".Ad assicurare la continuità dellevendite dei quotidiani sono i cit-tadini di Urbino che, a differen-za degli studenti, frequentano leedicole costantemente, comeafferma un edicolante del cen-tro: "L'abitante del posto è fede-le alla stessa edicola e allo stessoquotidiano che compra ognigiorno da anni. Il Resto del Car-lino è il preferito, perché il letto-re trova sia la cronaca locale chele notizie nazionali. É un giorna-le che si legge bene."Tra le riviste sono apprezzateanche quelle di intrattenimen-to: ogni edicola del centro ven-de in media trenta copie alla set-timana di pubblicazioni televi-sive, sommando TV Sorrisi eCanzoni, Tele 7 e Tele +, e circaventi de La Settimana Enigmi-stica. Diva e Donna vende ap-prossimativamente sei, settecopie alla settimana per edico-la; Chi e altre riviste di gossipraggiungono cifre simili. "C'èanche qualche studente chechiede il giornale del GrandeFratello, oppure Vip - raccontaGiuseppina Ranocchi. Mi stupi-sco sempre".Tra la clientela più assidua delleedicole mancano gli universita-ri: visitatori occasionali, acqui-stano saltuariamente riviste e

qualche quotidiano nazionale."Il quotidiano non è un giorna-le per giovani", afferma un edi-colante del centro. "I ragazzipreferiscono Internet, imme-diato e gratuito". "Sono gli stu-denti più politicizzati a compra-re i quotidiani - prosegue - escelgono soprattutto La Repub-blica, Il Manifesto e Il Fatto Quo-tidiano". Al primo posto però,tra le preferenze degli studentici sono la Gazzetta dello Sport egli altri quotidiani sportivi.Gli universitari non sono i prin-cipali consumatori di giornali:d'estate e durante le festività c'èun lieve calo delle vendite, chenon preoccupa gli edicolanti. Inalcuni casi, l'assenza degli stu-denti è compensata dal turismoe dalla presenza di ragazzi cheseguono corsi estivi presso l'U-niversità. I turisti, prevalente-mente italiani, acquistano iquotidiani delle loro zone d'ori-gine, confermando una prefe-renza diffusa per la cronaca lo-cale.

Immigrati, 4 bocciati al test

GIULIA FOSCHI

Non è facile l’esame di lingua. I promossi sono stati 23

ROSSELLA NOCCA

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il Ducato

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Il metro del benessereci dirà se siamo feliciAnche la felicità avrà i suoi numeri. Salute, sostenibili-tà, aspettativa di vita, sicurezza sociale e disuguaglian-ze: questi i nuovi oggetti di misurazione per capirequanto sono felici urbinati e pesaresi. La Provincia haavviato un protocollo con l'Istat per calcolare il benes-sere dei suoi abitanti e il progresso sostenibile. L'ideaè contenuta nel piano del presidente Matteo Ricci"Provincia 2020: progetti per una comunità più felice".Accanto al Pil, Ricci cerca un indicatore per indirizzarele politiche pubbliche: il Bil, benessere interno lordo.La "felicità interna lorda" di Pesaro Urbino sarà definitadall'Istat sulla base di laboratori territoriali, organizzatidall'Università di Urbino, con esperti e stake-holdersdella provincia (associazioni di categoria, scuola,Università e sindacati). Primo focus group, giovedì 17febbraio, sul tema della “Nuova economia”. Prossimiincontri il 24 febbraio, il 9 marzo e il 24 marzo.

ACCORDO TRA ISTAT E PROVINCIA

I negozianti subiscono gli effettidella crisi. Chiuse una decina di attività negli ultimi due anni

C’era una volta ilporto francodi Trieste, ilFondaco deiturchi e i ma-gazzini degli

Armeni a Venezia, i vantaggi del-la Lira Sanmarinese. Ora ancheUrbino potrebbe avere una suazona “franca” che circondi ilcentro storico, in cui botteghe,artigiani e produttori tipici po-trebbero usufruire di agevola-zioni fiscali. La proposta è stataavanzata dal direttore provin-ciale della Confcommercio,Amerigo Varotti, con lo sloganTax Free: “È necessario cambia-re l'approccio, è tempo di af-frontare la realtà con idee con-crete”. Il sindaco Corbucci ha pe-rò avvertito che si dovrà “fare iconti” con le stime del bilanciocomunale in via di approvazio-ne. “Abbiamo ascoltato la pro-posta del dottor Varotti - affermail sindaco - ragioneremo suquello che si potrà fare per aiuta-re i commercianti. Prima che siastilato il bilancio del Comune,non possiamo ragionare sullecifre”. Va detto comunque, comericorda l'assessore alle attivitàproduttive Maria FrancescaCrespini “che già alcune riduzio-ni sostanziali sono state appli-cate, soprattutto sulla tassa dioccupazione di suolo pubblico”.Una legge nazionale ha ridottodel 50% la Tosap (tassa occupa-zione spazi ed aree pubbliche),che per la realtà di Urbino ri-guarda esclusivamente i settoridella ristorazione che piazzanotavolini all'aperto. Attualmenteil costo è di 31 centesimi al mqper il periodo di occupazione(variabile mensilmente). Le al-tre imposte riguardano l'Ici perattività commerciali, che lagiunta comunale ha confermatoal 7 per mille anche per il prossi-mo anno e la tassa rifiuti, anchequesta stabile sui livelli degliscorsi anni. Per le attività artigia-nali e le botteghe quest'ultima siaggira sui 2 euro al mq, mentreper i produttori di beni specificila media è di 1,5 euro al mq. Molto più alta invece la quotaper chi vende generi alimentarie chi opera nel campo della ri-storazione con una media di 6euro al mq. Per quanto riguardale insegne pubblicitarie sonoesenti da tasse quelle inferiori almezzo mq, dopo il quale si pagain media 18 euro annui. Le tassesulla pubblicità non riguardanotutti quegli elementi che identi-ficano l'esercizio, come l'espo-sizione di nomi, si pagano inve-ce i prezzari. Un aspetto diversoriguarda il “caro affitti”, che rap-presenta per i commerciantiuno scoglio sempre più grandeda superare: i tassi sono rimastiinvariati, nonostante la contra-

zione delle vendite. Nella mag-gioranza dei casi si tratta però dicontratti di locazione privati, edunque nulla può l’ammini-strazione comunale. La crisieconomica si è fatta sentire an-che da queste parti, e i commer-cianti sono stati tra i più colpiticon cali sulle vendite al consu-mo. Secondo i dati forniti dal-l’Ufficio di polizia amministra-tiva, dal 2009 ad oggi sono statichiusi una decina di esercizi,che per la piccola area del cen-tro non sono pochi. I numeri cidicono che le attività al com-mercio sono passate da 158 a149 (dato aggiornato al 31 gen-

naio 2011). Diverso il caso delleattività somministrative (risto-ranti, bar ed enoteche) che go-dono di un “contingentamen-to” a partire da un Regolamentocomunale del 2005; si tratta diuna sessantina di attività che ri-mangono “congelate”, nessuno,anche volendo, potrebbe aprir-ne delle altre, a tutela degli eser-centi che operano da tanti anniin centro. Nell'ultimo anno 13nuovi esercizi sono invece sub-entrati, a rimetterci sono stati itabaccai e alcuni negozi chevendevano souvenir e prodottitipici.“Urbino - afferma Varotti - rap-

presenta non solo un patrimo-nio storico e culturale, ma an-che un capitale economico cheva valorizzato e difeso da questadifficile situazione”. L'area inte-ressata dovrà essere circoscrittaa tutti quelli che operano all'in-terno delle mura, senza chevengano penalizzate in alcunmodo le attività del circondario. Concretamente, le propostedella Confcommercio prevedo-no sospensioni temporanee dialcune imposte o di agevolazio-ni da parte del Comune. “Adesempio - spiega Varotti - se ilComune vuole abbellire unadelle sue vie del centro storico,decidendo di fare dei lavori perla comunità, potrebbe sospen-dere l'imposta rifiuti, o la tassasulle aree pubbliche per le im-palcature durante il periodo deilavori, così da invogliare i com-mercianti a rinnovare e abbellirele proprie vetrine. La nostra pro-posta, ne sono convinto, potràavere anche un'importante fun-zione sociale: una bella insegnaluminosa ridarebbe vita a moltestrade oggi buie e insicure”.Altre problematiche riguarda-no invece la viabilità e l'accessopresso il centro storico, con po-chi parcheggi disponibili e ledifficoltà di natura ambientaledel territorio, che in molti casipenalizzano le attività del cen-tro. Se verrà attuata, questa collabo-razione tra Confcommercio eComune agevolerà non solo icommercianti, ma tutta la co-munità urbinate. I tagli della fi-nanziaria e della Regione han-no messo in difficoltà il Comu-ne. Inoltre bisogna considerareanche la concorrenza dei centricommerciali che si stanno co-struendo fuori le mura, unaconcorrenza agguerrita e peri-colosa per i bottegai.Il direttoreprovinciale della Confcommer-cio è sicuro che si possa farequalcosa per aiutare i piccolioperatori del centro: “Noi vo-gliamo agire, mandare un se-gnale positivo, ogni euro pagatoin meno dagli esercenti rappre-senterebbe un piccolo, ma con-creto, successo”.

FRANCESCO MARINELLI

Il Comune aprealla zona “franca”Il sindaco Corbucci: pronti a intervenire se il bilancio lo consente

ICIImposta comunale

attività commerciali

Come si calcola:Aliquota al 7 per

1000.

TOSAPTassa di occupazionespazi e areepubblicheCome si calcola:0,31 euro al mq (per ogni mese dioccupazione).

ICPImposta comunaleinsegne e pubblicitàCome si calcola:Pubblicità - fino ai 5mq aliquota pari a 0Insegne - da 1 a 5 mqaliquota a 18,80 euro.

TIATassa comunaleigiene ambientale(rifiuti)Come si calcola:Aliquota annua variabile al mqper categoria. Media 3 euro al mq.

Le imposte per gli esercenti

Proposta lanciata da Confcommercio: “È ora di ridare vita al centro storico”.

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ECONOMIA

Turista fa rima con artista

Sulle verdi collinestop al fotovoltaico

Nel 2009 una sola autorizzazione

Gli incentivi nonmancano, eppurea Urbino la cultu-ra dell'energiapulita fa fatica ara d i c a r s i . Ne l

2009 l'Ufficio Energia della pro-vincia ha rilasciato una sola au-torizzazione all'installazione diimpianti fotovoltaici nel terri-torio comunale. Nel 2010 i via li-bera sono stati 9."La colpa è del Comune. Le te-matiche ambientali" - dice ilpresidente di LegambienteAlessandro Bo-lognini - "nonsono sentite enon ci si impe-gna a promuove-re il passaggio al-l'utilizzo dellefonti rinnovabi-li". "Non è vero",ribatte l'assesso-re alle AttivitàProduttive e Ri-sparmio Energetico FrancescaCrespini. "I risultati raggiuntisono tanti. La Casa Albergo, laCasa della Musica e l'Itis Matteisono edifici che grazie agli im-pianti fotovoltaici installati conla nostra collaborazione sonopraticamente autosufficienti. Ealtri progetti sono in fase di at-tuazione". Le cause del flop so-no altre, spiega ancora l'asses-sore: "Urbino è patrimonio del-l'Unesco e perquesto è sogget-ta a delle restri-zioni particolari.L'energia solareci piace molto,ma non possia-mo trascurare latutela del pae-saggio". Il consi-gliere MaurizioGambini peròsottolinea: "Gliimpianti a terrasono reversibilinel giro di 20 an-ni. Non possiamo parlare di de-turpazione". Inoltre aggiunge:"Così si rischia di incorrere nel-le multe comunitarie per il nonraggiungimento degli obiettividella strategia Europa 2020".Gli incentivi per le nuove "cen-

trali solari" sono tanti: comu-nitari, nazionali e regionali.Nonostante tutto, però, i pro-getti fanno fatica a decollare. Amarzo 2010 sono stati pubbli-cati tre bandi per la concessio-ne in uso di superfici di pro-prietà comunale o superficipertinenti a edifici di proprietàcomunale per la realizzazionedi impianti fotovoltaici. Il pri-mo, che prevede il raggiungi-mento dell'autonomia energe-tica dello stadio di Montefeltroe del palazzetto dello Sport,

verrà ripubblicatoa breve integratoda nuovi finanzia-menti. Il secondo,per l'installazionedi pannelli fotovol-taici su edifici, nonh a r i s c o n t ra t otroppo successo. Ilterzo dava invecein concessione ter-ritori comunali, a

Schieti e Canavaccio, poi di-chiarati non idonei all'installa-zione di impianti a terra dallaRegione. Risultato: l'appaltoalle aziende vincitrici è statorevocato e il bando annullato.C'è poi un altro problema:quello della convenienza delpassaggio all'energia solare."Nonostante il gli incentivi e ilribasso dei prezzi dal 2007 adoggi il costo medio di un im-

pianto da 20kwper una piccolaimpresa si aggirai n t o r n o a g l i80\90.000 euro.Si tratta di ungrosso investi-mento, special-mente in un pe-riodo di crisieconomica co-me quello attua-le", dicono dalloStudio Giommi,studio di proget-tazione consu-

lente di molte imprese installa-trici. "Ci vogliono poi almeno20 anni per coglierne i beneficie gli imprenditori, non veden-do un risparmio immediato,sono titubanti e alla fine scel-gono di non farne più niente".

Nonostantegli incentivile “centralidel sole”

convinconopoco

le imprese

Se siete turisti amanti dell'arte, ma visitare mu-sei e palazzi non vi basta, Urbino potrebbe es-sere la vostra meta ideale. Con i corsi di legato-

ria, disegno, stampa e tessitura in 15 ore avrete lapossibilità di mettere letteralmente le mani nelletradizioni del passato e portarne a casa un ricordo.L'idea dell'assessore alle attività produttive del Co-mune, Maria Francesca Crespini, è nata per contra-stare il turismo "mordi e fuggi" e "obbligare" i turi-sti a rimanere in città per più di un giorno. Così, incollaborazione con l'Amministrazione del LegatoAlbani e sotto la direzione del professor Siro Can-giotti, è nato il progetto "L'intelligenza delle manioperose" che comprende quattro laboratori arti-stici (La carta e la legatoria, Il disegno in varie tec-niche, La magia della stampa serigrafica, Il prezio-so filo di cashmere) che dalla prossima primaverasaranno disponibili per i turisti. Si tratta di pac-chetti di tre giorni durante i quali i visitatori po-tranno imparare gli antichi mestieri urbinati eportare con loro, al termine della vacanza, non so-

lo un bel ricordo ma anche un quadro o una sciar-pa realizzati durante le lezioni. E, soprattutto, con-tribuiranno a far girare l'economia locale. Non acaso la sede scelta per le lezioni è il collegio Raf-faello: non solo rappresenta il luogo ideale prepo-sto alla cultura e all'educazione ma, trovandosi nel-la centrale piazza Repubblica, "costringe" gli iscrit-ti a frequentare e rivitalizzare il centro storico. I la-boratori sono interamente autogestiti: nessuna ri-chiesta di fondi al Comune e nessun fine econo-mico. I corsi si attivano solo se viene raggiunto ilnumero minimo di sei iscritti con una retta tra i60 e i 90 euro. In attesa della primavera i "Labora-tori artistici" sono già iniziati per gli abitanti del-la zona. Cinque corsi sono stati portati a terminee uno, quello sulla tessitura, parte il 19 febbraio.L'obiettivo principale, spiega il professor SiroCangiotti, ex-insegnante dell'Istituto d'arte, èquello di stimolare l'interesse e la voglia di fare:"Nessuna concorrenza con le scuole che operanoa Urbino e nessuna pretesa di volersi sostituire aloro. Il nostro è un laboratorio che unisce l'amo-re per l'arte al piacere di stare insieme”.

PAOLA ROSA ADRAGNA

BARBARA LUTZU

Come diventare artigiani in tre giorni e 90 euro

La giunta: sgravi su Tosap e insegne

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il Ducato

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“Unamicoeunmaestro”Urbino ricorda Carlo Bo

“Senza di lui, Urbino non sarebbe diven-tata quella che è”. Così il Rettore dell’A-teneo, Stefano Pivato, ricorda Carlo Bo.

Che segno ha lasciato Bo all'Università?“A lui l’università deve il terzo posto in Italia pernumero di posti letto. Voleva un ateneo che fa-vorisse la residenza dei giovani, e perciò fececostruire i collegi universitari. Aveva a cuoreche i giovani studiassero senza assilli, e sipreoccupava che gli studenti avessero borse distudio e facilitazioni”.Era consapevole della sua autorità?

“Nei momenti finali della suavita, si rese conto di quantoaveva dato a Urbino ma nonfece mai un bilancio sopra lerighe dei suoi meriti perchécoltivava la rara virtù dellamodestia”.Che rapporti aveva con leistituzioni cittadine?“Ottimi, perché era consi-derato un po’ come il capodella comunità. Era una fi-

gura ducale, non solo perché personificava ilRettore, ma era anche l’interprete degli umo-ri degli urbinati”.Come trattava i suoi collaboratori?“Nei rapporti con gli altri, Bo preferiva restarein silenzio, un silenzio definito come eloquen-te. Una volta il cardinal Ravasi gli chiese comemai fosse così taciturno e lui rispose: ‘Il sa-piente non rompe mai il silenzio se non per di-re cose più importanti del silenzio’”.

“Era così autorevole che quasi nessuno sisentiva con lui davvero in confidenza”.Così Giovanni Bogliolo, primo succes-

sore di Carlo Bo al rettorato, ricorda il maestro.Qual era il pensiero di Carlo Bo sull’ Università? “Nutriva grandi speranze nell’intelligenza emolta fiducia nella cultura; perciò si è speso inogni modo per mettere la seconda a portatadella prima. È l’idea che sta alla base dei colle-gi universitari. Considerava la disponibilità el’apertura nei confronti degli studenti un trat-to distintivo del nostro Ateneo”.

Come viveva e come si senti-va un ligure ad Urbino?“La sua ligusticità era tuttainteriore, legata agli affetti ealle memorie. Amava moltoUrbino: la città, i suoi colori,le sue atmosfere. E tenevamolto alle sue abitudini. Co-me quella di passare dopo ipasti in trattoria al Circolocittadino, dove nessuno osa-va, anche in sua assenza, oc-

cupare la sua poltrona, e dove con rare parole elunghi silenzi si divertiva a guidare la conversa-zione di amici, ospiti e colleghi”.Quali erano i suoi modi di dire abituali?“Me ne vengono in mente due, uno serio, che èun tratto caratteristico della sua prosa: la con-giunzione epperò; l’altro scherzoso, che usava,cercando di imitare il dialetto urbinate, quandogli riferivano che qualcuno si mostrava offeso orisentito con lui: je passerà”.

Si faceva capirecon uno sguar-do. Ai premi let-terari gli basta-va pronunciareil nome del vin-citore, senzamotivazione.Leone Piccioni

Amico e collega

Aveva i librianche in bagno.Quando a casasua andai alavarmi le manitrovai due piledi volumiche reggevanoil lavandinoe altri intornoalla vasca.Marta Brusci

Docente

A cent’anni dalla nascita i racconti di chi l’ha conosciuto

Nei ricordi di Ursula Vogt, professoressadi letteratura tedesca all’Università diUrbino, basta una sola parola per rac-

contare Carlo Bo: “irripetibile”.In quale occasione vide per la prima voltail Rettore?“Sono arrivata all’università di Urbino nel ‘66come lettrice di lingua tedesca. Quando l’hoconosciuto era nel suo ufficio, seduto dietroalla scrivania.Era un uomo molto alto, dallafigura imponente, io sono così piccola! Ero inimbarazzo. Le prime volte che gli dovevo par-lare mi portavo dei bigliettini con tutte le do-mande. Avevo sempre paura di scordarmiqualche cosa.Le incuteva timore?All’inizio, poi mi sono accorta che lavorarecon lui era tranquillizzante. Dava rispostebrevi, ma sicure. Era un uomo molto colto,ma con una grande intuito per risolvere i

problemi pratici”. Come prese la contestazione degli anni '60? “Le porte del rettorato erano sempre aperteper tutti, studenti compresi. Come rettore èstato contestato dagli studenti, ma ascoltavasempre le loro proteste e per questo è statomolto rispettato”.Ricorda episodi particolari?“Mi ricordo che un giorno, passeggiando, ab-biamo incontrato un gruppo di manifestanti.Lui tra la folla ha riconosciuto i suoi studenti.Ricordava il nome di ognuno di loro. Quel chepiù colpiva in lui era la sua sensibilità per gli al-tri. E una memoria eccezionale, che gli venivada un’estrema attenzione nell’osservare. Si sa-rebbe potuto pensare che non era un uomomolto attivo, ma non è vero. Lui lavorava mol-tissimo con la testa: i suoi articoli, alla primastesura, erano perfetti. Non c’era bisogno dinessuna correzione”.

“Una vita spesaper i giovani”

Il rettore Pivato

“Sapeva ascoltare anche chi lo contestava”La curatrice della bibliografia Vogt

“Quelle serateal Circolo”

Il successore Bogliolo

C ento anni ma non li dimostra. Carlo Bo campeggia sugli architravi dell’Università che ha retto per 53 annie che, sotto la sua guida, è rimasta fra gli atenei “scelti”, di prestigio. Quando Carlo Bo arrivò a Urbino, glistudenti erano poco più di mille. Nel dopoguerra, dopo la nascita della Facoltà di Economia, in pochi an-

ni erano già 23.000: una Oxford nel cuore d’Italia. Urbino gli deve molto e, proprio in occasione di questa ricor-renza, il suo nome verrà inciso nella toponomastica, accanto agli altri “grandi”. Chi fu Carlo Bo? Difficile defi-nirlo un letterato, uno scrittore, un critico, un cattolico impegnato a rileggere l’etica dopo Papa Pacelli e prima diPaolo VI. Tutto questo o nulla di tutto questo. Se una definizione può oggi essere accettata è che Carlo Bo fu un “pi-lastro” della cultura italiana, un qualcosa - sia permessa la metafora - senza la quale un intero edificio crollereb-be. Quest’anno, un doppio anniversario, il Ducato contribuisce a ricordare il nome di quest’uomo che muove an-cora a venerazione chi lo conobbe ma che, purtroppo, per le nuove generazioni rischia di diventare solo un nome.

A CURA DI

MARIA SARA FARCI

NADIA FERRIGO

MADDALENA OCULI

ANTONIO RICUCCI

Mi chiese un coltello pertagliare una pera. Ne avevo solouno rosso. Ho continuato a usarlo solo per lui. Franco

Ristoratore

Una strada sarà intitolata al grande letterato: così ha deciso la giunta comunale

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CULTURA

Avolte percorrendo le piccole strade diUrbino si ha la sensazione non già cheil tempo si sia fermato ma sia tuttoraattivo, ancora suscettibile di altre con-vergenze e di altre convenzioni.L’uomo si è inserito molto bene in

quell’aria privilegiata, dentro il riposato groviglio diquelle colline dolci e inimitabili e non si è imposto,non ha esagerato, non ha prevaricato.[...] In Urbinogli uomini, anche quelli che vi si sono fermati, quelliche hanno costruito e corretto, non hanno pagatonessun tributo alla superbia. Perfino il PalazzoDucale è l’espressione di una vocazione perfetta-mente saldata e soddisfatta, restando al proprioposto, anzi estraendo dall’incontro qualcosa che nonapparteneva più in maniera esclusiva alla sua storia.È accaduto così che nei tempi di decadenza, lestagioni d’ombra non hanno avuto alcuna effica-cia, essendo diventati a loro volta conservatori eprotettori di quella soluzione miracolosa.D’Annunzio quando l’ha inclusa nel catalogodelle “città morte” ha commesso senza volerlo unpiccolo abuso. Per un verso la sua era una sceltamotivata dalle condizioni del suo tempo, era sog-getta al mito del progresso e della rotazione delleciviltà ma non ha capito che proprio per la quali-tà e l’intensità della fusione fra paesaggio e arteUrbino aveva trovato il modo di salvarsi.In che modo è avvenuta quest’opera di salvezza?Intanto diciamo che non sono stati gli uomini, alcontrario è stata la storia che di per sé avrebbedovuto partecipare all’opera di distruzione e diriduzione. Mi spiego, la storia ha avuto una funzio-ne attiva uscendo dalle mura di Urbino e accettan-do una sfida capitale: lasciare da parte ogni inter-vento e rimettere tutto nelle mani della poesia.Spetta a un sentimento che non è mai di soddisfa-zione, di appagamento ma bensì di presenza, dicostanza, di coscienza delle forme. Che è poi il regi-me che fatalmente applichiamo tutte le volte che sifa ritorno in Urbino.Voi avete una scelta molto ricca: potete salire dalmare, scendere dalla foresta delle Cesane, arrivarcida Urbania, dalla strada di Roma, il risultato nonmuta. Mutano i dati del problema ma quando arri-vate al punto di fare un bilancio, vi trovate a fare iconti sempre e soltanto con la luce che investe e sol-leva la città. E anche qui vale il principio del rappor-to fra uomo e paesaggio, nel senso che pur essendotutte strade illustri, segnate da avvenimenti storici,hanno da tempo perso i loro nomi, sono diventativeri e propri sentieri di poesia.A conferma di questa impossibilità di mutare il suovolto, c’è un episodio della sua storia che tante voltemi ricordava Fabio Cusin e cioè quando i soldati diNapoleone arrivarono in vista di Urbino, si fermaro-no e non andarono oltre. [...] Allora possiamo direche Urbino resta inviolabile o offerta soltanto alleragioni della poesia che non appartengono né allamemoria degli uomini né alla violenza delle cose.Chi se ne va, chi parte si porta dentro per semprequesto esempio unico di equilibrio spirituale. Potrànon avere le parole giuste, potrà addirittura nonconfessarlo neppure a se stesso, non conta: chi havisto Urbino è stato folgorato e improvvisamentedovrà riconoscere che, pur non essendosene accor-to, ha sentito quella fiamma, quel fuoco, insommaquel dono. Perché di dono si tratta e di un dono cheil tempo non potrà più nascondere o corrompere.Evidentemente il processo non si arresta qui, ilsegreto, l’anima di Urbino se pure dotata di questacapacità di fulminazione è lenta da conquistare,spesso – come è accaduto a persone che conoscobene – ci sono voluti molti anni per cominciare adecifrare i minimi segni del suo discorso. Ma ancheper questi conquistatori in difficoltà e gravati daaltri pesi della memoria, c’è uno spazio lasciato allafolgorazione. Sono incontri non calcolati, né pre-stabiliti, ma vi basterà trovarvi sul declinare dellasera di fianco al Palazzo Ducale, scendendodall’Università, per sentirvi avvolti e soggiogati daun aria intatta, ferma, quale solo la grande poesia èin grado di comunicarvi.Ma qui è qualcosa di più di una grazia della natura,è il miracolo di muoversi in un mondo di grandi eincalcolabili assoluzioni. Chi attraversa questimomenti privilegiati ha la sensazione di esseresalvo, di non essere più raggiungibile dal male, dallapena dal tormento. Un po’ come se vivesse nello stu-pore un tempo del giudizio universale.

“Quando era con Spadolini, l’uno chie-deva all’altro: ‘Quanti libri hai?’ Bo ri-spondeva sempre con una cifra mag-

giore”. Così Gastone Mosci, prima allievo e poicollega, ricorda la figura del Magnifico Rettore.Chi era Carlo Bo?“Lo ricordo con immagini vivissime.Era un uo-mo che aveva forte il senso del dialogo e dell’a-micizia. Era molto attento all’ ascolto degli al-tri e nello stesso tempo si poneva con una for-te personalità di osservatore”. E la sua passione per i libri?“Amava ripetere: ‘La mia vita è passata attra-verso i libri’. Fin da giovane comprava tantissi-mi libri. Chi non riportava indietro i libri chedava in prestito diventava suo nemico”. Com’era la giornata tipica di Carlo Bo?“Iniziava verso le 10, quando il suo autista e bi-dello, Bigonzi, gli portava i giornali. Non si po-teva disturbarlo prima. Verso le 11 andava in

università dove riceveva una lunga fila di per-sone: molti andavano da lui per essere aiutatie spesso Bo prendeva in considerazione le lo-ro richieste. All’una andava a pranzo, che ter-minava sempre con una mela per favorire ladigestione. Nel pomeriggio si intrattenevacon gli amici a casa per bere il caffè. Alle 18 tor-nava in università. Di solito teneva le sue le-zioni il giovedì e venerdì pomeriggio, e al sa-bato mattina”.E quando scriveva?“Al suo arrivo in università aveva un contattodiretto con il ‘Corriere della sera’, e se c’eranodelle collaborazioni da scrivere, lo faceva tra le4 e le 6 del pomeriggio, poi le dettava”.E a cena?“Se era ospite a casa di uno del suo gruppo gli pia-ceva particolarmente farsi portare l’insalatiera,e dopo aver condito l’insalata con olio, sale e ace-to, la serviva a tutti gli altri commensali”.

“Le sfide con Spadolini a chi aveva più libri”

La cittàdella poesia

CARLO BO

A sinistraCarlo Bo.Qui sopracon FedericoFellini e GiuliettaMasina. In alto,alla festadella Goliardiacon le matricolenel 1960(foto di AlbertoCalavalle).

Il francesista Mosci

Il testo che pubblichiamo è tratto da “Nel sogno di Federico” di P. Merisio, C. Bo,

E. Grifoni; Bolis Editore, Bergamo 1984.

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il Ducato

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Cinema

IL DISCORSO DEL RECinemaDucaleFeriali 20.0022.00Festivi:16.0018.00/ 20.00/22.00

Di Tom Hooper, con ColinFirth, Helena B. Carter,Geoffrey Rush.Candidato a 12 premi Oscar.Sull'orlo della II guerra mon-diale, la regina Elisabettad’Inghilterra organizza per ilmarito Giorgio VI un incontro

con un logopedista per aiu-tarlo a superare la sua bal-buzie.

RABBIT HOLEC i n e m aDucaleFeriali:20.30 /22.00F e s t i v i :20.30/ 22.00

Di John Cameron Mitchell, conNicole Kidman, Aaron Eckhart.Becca e Howie Corbett sonouna coppia felicemente sposa-ta il cui mondo perfetto cam-bia per sempre quando il figlioDanny rimane vittima in un

incidente.

I FANTASTICI VIAGGI DIGULLIVERCinema Ducale domenica20 febbraio ore16:00/18:00 Spettacolo per bambini

IL PADRE E LO STRANIEROCinema Nuova Luce

Dal 18 al 22f e b b r a i oFeriali 21.15 F e s t i v i17.30/ 21.15

Regia di Ricky Tognazzi. Duepadri, Diego e Walid, si cono-scono nella clinica in cui por-tano i loro figli e nasce subi-to una forte intesa. Da que-sto momento Diego inizieràun percorso di cambiamen-to.

RASSEGNA CINEMANIACinema Nuova LuceDal 23 febbraio al 24marzo ore 21.15 Ingresso ridotto 4 euro

UOMINI DI DIO mercoledi23 e giovedì 24 febbraio.MAMMUTH, mercoledì 2e giovedì 3 marzo.

Ukiyo-e sbarca aUrbino il 23 feb-braio. Non è unc o m m a n d ogiapponese mauno spettacolo

di danza affidato a due artisteche sono una garanzia: la regi-sta e coreografa Susanna Bel-trami e la prima ballerina Lu-ciana Savignano. La solista mi-lanese danzerà sulle note di unpanorama musicale ampio chespazierà dalla musica classicaa quella francese e mediorien-tale. Sullo sfondo uno spazioquasi vuoto, con qualche og-getto che farà immaginare unasala prove, luogo di riflessioneper l'artista tra la vita e di tutti igiorni e il palcoscenico. Ukiyo-e non vuol essere unospettacolo di ispirazione giap-ponese ma fa proprio il concet-to nipponico del “mondo flut-tuante”, un divenire ed un viag-gio continuo alla ricerca dicontenuti, forme, luci, coloriche bene riassume, secondoSusanna Beltrami, “la vita del-l'artista, sempre alla ricercadella sperimentazione”.Inquesto senso, nella magia delladanza, “fluisce” la stella Lucia-na Savignano.Una prima volta per la compa-gnia Pier Lombardo Danza nel-la cittadina delle Marche, nonuna prima qualunque dato chela stessa Beltrami ha definito lospettacolo “denso di elementidi Amarcord”. Ripercorrere il florido percorsoiniziato con Luciana Savigna-no nel 1995 è lo scopo di questoshow che è un medley in cuitrovano spazio le rappresenta-zioni che hanno avuto il più ca-loroso riscontro di pubblico.Una sorta di celebrazione di unrapporto artistico che lungi dalconsumarsi, in più di dieci an-ni di attività si è continuamen-te rinnovato. Filo rosso dello spettacolo sa-ranno la voce e le improvvisa-zioni sonore della jazzista Lu-cia Minetti che creerà dal vivo“un flusso di voce tra un branoe l'altro”. Alla melodia il compi-

VALENTINA GERACE La coreografa:“Lo spettacoloriassume quasiquindici annidi operativitàartistica”

to di tenere assieme i fram-menti di questo puzzle, chenon si limita a rivisitare il pas-sato ma introduce pezzi nuovi,ideati espressamente per larappresentazione.Tra i personaggi che la Savi-gnano riporterà sul palcosce-nico quelli de “La lupa”, “Tan-go di Luna”, “il suo nome... Car-men”. Da sempre gli spettacoliideati dalla Beltrami sono in-centrati sul rapporto uomodonna. Personaggi femminilicon caratteristiche diverse, avolte più romantiche, “a volte

più sfuggenti, a volte più tem-permentose”. Luciana Savignano non saràl'unica danzatrice in scena.Accanto a lei, due danzatorisolisti della Compagnia PierLombardo Danza: Matteo Bit-tante, partner della grandeballerina nelle ultime creazio-ni di Susanna Beltrami, e Cri-stian Cucco, giovane danzato-re contemporaneo. I costumi del trio di danzatori,quelli originali degli spettaco-li rivisitati, segneranno il tem-po nella rappresentazione se-

condo i cambi di atmosfera.Allo stesso modo una sedia dicolore differente farà da sfon-do ai ballerini a seconda delloshow che interpreteranno. Oltre alla danza, in primo pia-no ci sarà la musica, elementosempre essenziale negli spet-tacoli della Beltrami, arricchi-ti spesso da collaborazioni,come quelle del pianista Cesa-re Chicco e di Charles Azna-vour. Anche questa volta, suun palcoscenico arricchitosoltanto da qualche sedia, lenote di un fado, di un tango e di

una chansonne, con uno Cho-pin finale, saranno fondamen-tali per “fare nascere emozionio commentarle”. Uno showche non segna la fine della col-laborazione sul palcoscenicotra le due artiste, ma che ha l'o-biettivo per la Beltrami di “fareun punto”: per non incorrerenel rischio di continuare acreare senza mai ricordare,poiché il teatro dovrebbe ri-manere lontano dalla logica“bulimica” della televisionerestando in parte sedimenta-zione e riflessione.

Una stella si è posata alIl 23 febbraio l’étoile Luciana Savignano e il suo viaggio con il mondo fluttuante

carte

llone

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SPETTACOLI

Mostre

IL MONASTERODI BATTISTA Ex Monastero di Santa

C h i a r aProrogata finoal 25 aprile

Esposizione diopere di unpatrimonio, pre-

valentemente ceramico, venu-to alla luce con i lavori diristrutturazione dell’ex mona-stero Martiniano. I manufatti,ciotole, piatti e catini ascrivibi-li al XV-XVI secolo, riportano ivisitatori ai fasti cinquecente-

schi della città ducale.

“IL CARLO BO CHE HOCONOSCIUTO” Circolo ACLI, Piazza delRinascimentoIl 22 febbraio

Una rassegna per ricreare unaffresco "emozionale" attra-verso un concorso di brevitestimonianze e letture tratteda da "Parole sulla città del-l'anima" di Carlo Bo, letti dadagli attori della CompagniaDialettale Urbinate, da AmletoSantoriello e Giulia Volponi.La serata sarà condotta dalProf. Gastone Mosci. Tra gli

altri, interverranno GiorgioLondei, presidente IsiaGiorgio Carletti (dir. Amm.voUniv.), Lella Mazzoli, (presi-dente di dipartimento).

Spettacoli

LIBERI DI VOLARE: MUSICAL DELLA COMPAGNIA INSIEME

Teatro Sanzio Domenica6 marzo

Una fiaba nuovain forma di musi-cal che raccoglie

tutti i personaggi più celebri

dei film di Walt Disney. Unospettacolo per grandi e picco-li. Il ricavato andrà in benefi-cenza.

TRISTANO E ISOTTA STORIA D’AMORE,DI PATRIA E D’ONORE Teatro SanzioDomenica 22 febbraio ore 10.00

Canzoni, sonorità celtiche,poesia e polifonia si fondonoper dar vita ad un''OperaCeltic-Pop che reinterpreta, inchiave originale, il mito diTristano e Isotta.

Incontri

PORTIconTE[st]CHIAMATA ALLE ARTI

“Il Portico”, Via MazziniOgni mercole-dì, a partire dal23 febbraio

Rassegna di arte, cultura espettacolo. Cinque serateall’interno delle quali i parte-cipanti si contenderanno l’ac-cesso alle semifinali (30/3 e6/4 presso il Portico) chedefiniranno i nomi dei finali-sti di ogni categoria.

A sinistra e nella foto cen-trale Luciana Savignano conMatteo Bittante nella foto diAngelo Redaelli.A destra, in alto, il gruppoRockabilly Rules duranteuna esibizione.

“La mia artein continuomovimento”

L’intervista

Mi parli di Ukiyo-e, co-me l'ha vissuto?

“Il senso di Ukiyo-e era ripro-porre qualche cosa che ci coin-volgesse emotivamente. Ab-biamo tratto spunto dal nostropercorso per non abbandonarele cose belle nel dimentica-toio”. Tra gli spettacoli che siete an-date a ripercorrere c'è qualcheelemento innovativo?“Io cerco sempre di inserire neimiei spettacoli un'innovazio-ne: se non mi impegnassi in uncontinuo rinnovamento, miannoierei io per prima”.La tecnica della danza è sem-pre la stessa o è cambiata? “La tecnica classica è la base,ma nella danza c’è un arco infi-nito di gamme di espressività.Secondo me è sufficiente chel'artista abbia qualcosa daesprimere nel momento in cuidanza. Poi, la danza guarda ininfinite direzioni, e vanno benetutte, se fatte con l’anima”.Come vede la commistione traballi moderni e balli classici? “Per me è un’unione perfetta, èquello che sto attuando in que-sto momento: io amo questo ti-po di commistione. Ho comin-ciato con Maurice Béjart”. Chi sono secondo lei i balleri-ni migliori, oggi? Si parla tantodi Roberto Bolle, che ne pen-sa?“Ce ne sono tanti di ballerinibravi, molto bravi, l’importan-te che ci si metta l'anima inquello che si fa. Roberto Bolle èun danzatore stupendo, è quel-lo che va per la maggiore manon dimentichiamoci che c’èanche Massimo Murru, assie-me a Bolle primo ballerino alTeatro della Scala”.

v.g.

“Andrò a fare il responsabile diuna grande azienda. E conti-nuerò a portare il ciuffo. È unadelle cose a cui non posso ri-nunciare”. Marco, 32 anni, arti-g i a n o d i

Urbino è chiaro: sarebbe co-me perdere la propria perso-nalità. Perché il Rockabillynon è solo una moda, un bal-lo o una musica: è una filoso-fia di vita. Con Maria, 21 anni,di Tavullia, racconta un mon-do fatto di Johnny Cash, Ca-dillac e drive-in stile “Ameri-can Graffiti”. I due hanno fondato un’asso-ciazione per promuovereeventi e da qualche tempodanno lezioni di ballo rocka-billy. Gli iscritti sono talmente tanti che hanno do-vuto prendere una terza insegnante. Sono nati co-sì i Rockabilly Rules. Marco ha scoperto il Rockabilly a vent’anni. Ma-ria, invece, è cresciuta a pane ed Elvis. “Mio padreè un fanatico della cultura americana degli anni‘50. Ero punk e lui mi trascinò al Summer Jambo-ree, il più grande festival italiano dedicato ai Fif-ties. Lì ho scoperto che dietro tutta la musica cheascoltavo dalla nascita c’era un universo in cui misentivo pienamente a mio agio. A casa”. Si sono conosciuti a una festa a tema. Galeotto fuil ballo, perché da allora non hanno più smesso.“Passavamo le serate a ballare nel suo laboratorioo nella mia mansarda. Se sentiamo la musica giu-sta ci fermiamo e ci scateniamo nei parcheggi”.Proprio come negli anni ‘50, quando i ragazzi bal-

lavano fuori dall’auto perché non avevano i soldiper entrare alle serate danzanti. Lo stile è lo stes-so: ciuffo e jeans con i risvolti per gli uomini, ta-glio ‘pomp’ e labbra rosso fragola per le donne.Andiamo sempre in giro così. Io vado al super-

mercato con i bigodini”. Quasi subito arriva l'intui-zione. Con alcuni passi ap-pena inventati e qualche se-guace, ecco decollare la pri-ma scuola in una palestra diPesaro a ottobre dell'annoscorso. Tra gli alunni c’eraIlaria (nella foto), 18 anni, ca-pelli rossi e occhiali vintage:“L’abbiamo conosciuta du-rante una serata a Pesaro esubito adottata. Ora insegnacon noi”.Gli allievi sono tanti: c’è chi

viene dal latinoamericano, gente che non ha maiballato e li ha visti in un locale. Molti sono statitrascinati in pista da Marco e Maria.Organizzano eventi tra Pesaro e Rimini. Ma di se-rate danzanti, a Urbino neanche l’ombra. “Glistudenti vanno ai concerti rock o punk. Non san-no neanche cosa sia il Rockabilly”. Secondo Mar-co sono le strutture che mancano. “Una volta c’e-ra una saletta adibita a discoteca al Bosom Pub.C’era il Bar della Stazione. Ora non c’è spazio”. Emancano soprattutto i permessi, perché il ballonecessita di una licenza come l’alcool, ma il Co-mune non ne concede nel centro storico. Eppure gli eredi di Elvis sono fiduciosi. Conti-nueranno a insegnare, sperando di avere prestouna “carriolata di figli da crescere a suon dirock&roll”.

Sanzioe incantato di Ukiyo-e

GIORGIA GRIFONI

L’ombra di Jerry Lee Lewisballa con i Rockabilly Rules

La scuola di danza fa il pieno di iscritti, ma Urbino la snobba

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il Ducato

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La scure colpisce anche Editoria e Comunicazione. ScienzePolitiche ed Economia accorpate. Il prorettore Ferrero: "Vincolitroppo pesanti, ma speriamo di trovare una soluzione"

DOMENICO A. MASCIALINO

Filosofia ed Econo-mia e commercio,Scienze politiche eModa. Sono circadieci i corsi di lau-rea che l'Università

di Urbino perderà dal prossi-mo anno. Solo in pochissimicasi la causa è la mancanza diiscritti: l'Ateneo taglia o modi-fica l'offerta soprattutto pervia del blocco delle assunzio-ni, aggravato dal recente in-nalzamento del numero mini-mo dei docenti dei corsi uni-versitari. "Un vincolo pesan-tissimo per la nostra universi-tà", spiega il Prorettore vicariocon delega al bilancio Gian-carlo Ferrero. "Con le normeattuali l'Università di Urbinonon può reclutare altro perso-nale docente e tecnico/ammi-nistrativo e il numero minimodi professori per corso di lau-rea è passato l'anno scorso a12 per le lauree triennali e 8per quelle magistrali. Conqueste due norme, se il nume-ro dei docenti scende al di sot-to del numero legale, l'Univer-sità si trova costretta a chiude-re il corso, non potendo ricor-rere a nuove assunzioni. Equesto anche per corsi con unbuon numero di iscritti, comeDesign e discipline della Mo-da, che ne ha più di 60". A limitare ulteriormente il par-co docenti, c'è la migrazione diprofessori verso altri Atenei,perché le regole attuali nonpermettono avanzamenti dicarriera e molti trovano piùconveniente cambiare sede. Sesi sommano ai pensionamenti,si parla di 80 professori in me-no negli ultimi anni. Così l'Università si è ritrovataa dover modificare la propriaofferta formativa per rientrarenei nuovi parametri: ad essereparticolarmente colpita daltaglio dei corsi sarà la facoltàdi Lettere, che vedrà scompa-rire innanzitutto la laureatriennale in Filosofia: unachiusura già annunciata perl'esiguo numero di iscritti (19matricole di base). Chiusurache ha fatto scoppiare le pole-miche: critico in particolareVincenzo Fano, professore diFilosofia: "La decisione dellafacoltà di chiudere la trienna-le in Filosofia è stata presa permantenere la magistrale in Ar-cheologia". Fano accenna an-che a giochi di potere: "Alcunidocenti in facoltà sono nume-ricamente più potenti e difen-dono i propri interessi".Ma Filosofia non sarà l'unicavittima illustre in facoltà: Let-tere vedrà scomparire anche icorsi di Design e discipline del-la moda e Tecnologie per la

conservazione e il restauro deibeni culturali, più quello ma-gistrale in Filosofie della cono-scenza, della morale e della co-municazione. In sostituzione, saranno isti-tuiti un curriculum filosoficoall'interno di Lettere e beniculturali e una laurea magi-strale in Filosofia, scienza eumanesimo, corsi per i quali sista avviando una collabora-zione con l'università di Fer-rara. E' prevista anche unamagistrale quinquennale abi-litante in Restauro, ma si at-tende il benestare del Miur(Ministero Istruzione Univer-sità e Ricerca). Scompariranno anche trien-nali "blasonate" come Scien-ze Politiche ed Economia ecommercio: al loro posto èprevisto un corso di laurea in"Scienze politiche, economi-che e del governo". Non saranno r iproposteneanche le magistrali in Edi-toria, informazione e sistemidocumentari e in Comunica-zione interculturale d'impre-sa. A sorpresa scompare an-che Scienze della Comunica-zione, che sarà sostituita dalcorso di Informazione, Media

e Pubblicità. Per Scienze e tecnologie, sa-ranno accorpate due magistra-li: Ecologia dei cambiamenticlimatici e Geologia applicataal territorio, che saranno sosti-tuite da Scienze geologiche eambientali applicate. Infine, tra le nuove lauree, èprevista una quinquennale aciclo unico in Scienze dellaFormazione primaria. "Il problema è che il Fondo difinanziamento ordinario a dis-posizione dell'università diUrbino viene destinato per ol-tre il 90 % per le spese del per-sonale" spiega Ferrero. "Supe-rata questa soglia per leggenon si possono effettuare ulte-riori assunzioni."Il quadro però non è intera-mente nero: "Possiamo dire -aggiunge Ferrero - di trovarciin condizioni migliori di altriAtenei, dal momento che i fi-nanziamenti sono stati pari aquelli dell'anno precedente.Inoltre, guardando al futuro,alcune norme della legge Gel-mini potrebbero permettereall'Università di accedere afondi che le spetterebbero e al-lentare il vincolo alle assunzio-ni".

La borsa di studio ha perso l’assegno

L’ateneo chiude 10 corsiLe cause: pochi iscritti, assunzioni bloccate e nuove norme

Da Filosofia a Moda, così l’Università perde i pezzi. Tra polemiche e spiragli di luce

Le borse di studio sono sal-ve ma gli studenti non ri-ceveranno i soldi. Il fondo

straordinario per il diritto allostudio di 2,5 milioni di euro(1,6 milioni per l’Ersu di Urbi-no), stanziato dalla Regione,restituisce, infatti, i servizi(vitto, alloggio e tasse universi-tarie) agli universitari che fino-ra non hanno ricevuto aiuti permancanza di fondi, ma non laquota contante data ogni meseai borsisti in base al reddito fa-miliare e alla provenienza geo-grafica (fuori sede, pendolare,in sede). Con un’incognita:non si sa ancora se lo stanzia-mento riuscirà a garantire leborse di studio a tutti gli ido-nei.La Regione, nel mese di otto-bre, aveva deciso di tagliare leborse di studio a Urbino diquasi il 50 % (990 beneficiari su1747 idonei). Una conseguen-za dei tagli della finanziaria2010: i fondi per il diritto allostudio sono passati nelle Mar-che da 8,1 a 3,7 milioni di euro.I movimenti studenteschi di

La Regione finanzia vitto e alloggio. Niente soldi per 757 studenti

Urbino si sono battuti per me-si contro il taglio e hanno oc-cupato il Magistero chiedendoche le borse di studio non ve-nissero toccate. Alla fine letrat-tative con la Regione hannoportato all’ accordo sul fondoerogato.Molti universitari tirano un so-spiro di sollievo, come AdrianaStoduto, studentessa foggianadi sociologia: “Quest’anno laborsa è stata tolta anche a chi,come me, ha un reddito moltobasso. Io sono idonea non be-neficiaria e finora ho avuto so-

lo un piccolo sconto sull’allog-gio che pago 135 euro anziché190 al mese. Sto avendo grandidifficoltà economiche e speromi rimborsino al più presto”. Ma c’è chi non è del tutto sod-disfatto, come il rappresentan-te degli studenti nel consigliodi amministrazione dell’Ersu,Simone Lancianese: “Noi diUrbino eravamo contrari al-l'accordo perché volevamol’assegno per tutte le borse distudio. Alla fine abbiamo deci-so di votare un sì e un no all’ac-cordo con la Regione: un sì per

senso di responsabilità, un noper sottolineare come i soldiderivino in parte dal taglio aiservizi per la generalità deglistudenti.” La Regione, infatti,ha chiesto agli Ersu di concen-trarsi solo sui servizi essenzialiper il diritto allo studio (borse,alloggi, mense) ma di tagliarealtre voci di bilancio: attivitàculturali, ricreative e sportive,libri e pubblicazioni, borse distudio straordinarie, viaggi distudio e fondi per gli studentipart-time.È stato introdotto anche l’obbli-go per i borsisti di consumare ilsecondo pasto a mensa, che nonpuò più essere rimborsato. “Que-sto penalizza soprattutto i pen-dolari che la sera possono torna-re a casa a mangiare”, dice ancoraLancianese.Le università delle Marche resta-no, comunque, tra le più virtuosenella difesa del diritto degli stu-denti a ricevere aiuti pubblici. Se-condo uno studio del Cnvsu (Co-mitato Nazionale per la Valuta-zione del Sistema Universitario)nelle Marche l’88,5% degli aventidiritto ottiene la borsa rispetto auna media nazionale dell’81 %.

ANTONIO SIRAGUSA

Le proteste degli studenticontro i tagli alle borse di

studio (foto D. Trisolino)

L’esito delle domande alla “Carlo Bo”

Idonei totali

Con borsa

1.734

1.339

1.537

1.537

1747 *

990 *

Senza borsa

Spese

395

4.620.654

0

6.017.173

757 *

3.522.186*

*Dati provvisori: la Regione ha stanziato altri 1,6 milioni di euro

Anno accademico 2008-2009 2009-2010 2010-2011

1 Filosofia

2 Design della moda

3 Restauro beni culturali

4 Scienze

della comunicazione

5 Scienze Politiche

6 Economia e commercio

7 Editoria

8 Ecologia dei cambia-

menti climatici

9 Geologia applicata

10 Comunicazione

interculturale

LAUREE TAGLIATE

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UNIVERSITÀ

La biblioteca dell’Aquilone si ridimensiona. I tagli impostiall’Università hanno portato a un calo dei fondi per l’ac-quisto di libri (passati da 40mila euro del 2010 a 30miladel 2011). Il budget 2010 aveva subito un taglio di 7milaeuro rispetto al 2009. Anche il personale è diminuito dai6 addetti del 2009 ai 4 addetti del 2010. L’orario del servizio prestito è stato contenuto alla fascia9-17 e la sala lettura è gestita da studenti part-time. Ildisagio non ha avuto ripercussioni sul numero degli uten-ti, che è rimasto stabile.

SI E’ ABBASSATO L’AQUILONE

“Voglio essere Armani”Gli studenti cinesivanno a lezione di moda

Progetti e speranze degli iscritti a Design

GABRIELE MICELI

“Sono creativa,per questo mipiace la mo-da”. Ning, stu-dentessa alt e r zo a n n o

del corso di laurea in Design, èl’emblema di una nuova gene-razione di cinesi: ne hanno ab-bastanza delle accuse di plagioe credono nell’arte per puntarealla qualità.Ning e altri suoi connazionalisono arrivati a Urbino per im-parare il mestiere che ha reso ilnostro Paese famoso in tutto ilmondo. C’è chi ha scelto la cit-tà navigando su internet, chiper maggiore disponibilità diposti, chi per consiglio. Hannoviaggiato per migliaia di chilo-metri. Ora, dalle strade di Pe-chino e Shanghai, camminanoper via Bramante sognando lamoda italiana.Un cinese su due, tra gli iscrittiall’Università di Urbino, hascelto il corso in Design dellamoda. È una comunità moltopiccola (cinque persone), ma ildato è significativo perché di-mostra il grande cambiamentoin atto a Pechino. “Preferisco studiare la modaoccidentale: leggere quei libriche, rispetto ai testi del mioPaese, sono sempre in conti-nuo aggiornamento” raccontaHang, 24 anni, anche lui stu-dente in Design, ma già conuna laurea in lingue che loproietta nel mondo della glo-balizzazione. Ancora non sacosa farà da grande, anche sela sua ambizione è diventareun product manager. Di unacosa però è sicuro: “Ora voglioviaggiare, conoscere. Forseandrò a Parigi, Londra oppurea New York”.

La Cina sta aprendo le sue portealla moda. Una nuova visioneche spinge gli stilisti di tutto ilmondo a investire nelle megalo-poli asiatiche. Alle boutique diGucci, Valentino e Prada si sonoaggiunte quelle di professionisticinesi, come Alexandre Wang eVera Wang. Loro, però, vivono aNew York. Ning, invece, vuole di-ventare una stilista famosa e im-porsi in Cina. Un giorno vorreb-be vedere i suoi prodotti luccica-re nella città natia, Pechino: “È lìche vive la mia famiglia. Adessocontinuerò a studiare qui, poitornerò a casa per diventare ma-gari famosa come Armani”. Negli ultimi anni l’Università diUrbino ha intrapreso una nuovastrategia che punta alla forma-zione globale: “Oggi c’è final-mente una politica internazio-nale - spiega il professore Giu-seppe Giliberti, delegato retto-

rale ai rapporti internazionali -nei quali rientrano le relazioniaccademiche con la Cina, so-prattutto con la provincia delloJiangsu, dove ha sede l’universi-tà di Nanchino”.Nel 2010 si sono intensificati irapporti commerciali e accade-mici tra il territorio marchigia-no e la provincia cinese per pro-muovere le attività di alta for-mazione per studenti, laureatimanager e dirigenti delle im-prese (secondo l’accordo delgiugno 2009 sottoscritto tra laregione Marche e la provinciadello Jiangsu). Chi teme che dall’Ateneo urbi-nate possano formarsi compe-titor futuri, non tiene conto diun fatto: “Gli studenti cinesi di-venteranno gli ambasciatori delMade in Italy”, dice Fabrizio Ma-ci, direttore dell’Ufficio relazio-ni internazionali.

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Il ct Salvagni:“Il nostro segreto?Un gruppo molto affiatato e tante ore di lavoro in palestra”I

n lotta per il campionato,una porta aperta sull'Eu-ropa e un chance in cop-pa Italia:"Tutti in piediper la Chateau d'Ax",questo è il grido dei tifo-

si urbinati che seguono semprepiù numerosi le ragazze dellaRobur Tiboni, che hanno unsogno: "Festeggiare lo scudettoin piazza della Repubblica".La Chateau d'Ax ha iniziato lasua lenta ascesa agli inizi deglianni Novanta quando ad assu-mere la presidenza della socie-tà è arrivato Giancarlo Sacchi.In pochi anni la squadra è pas-sata dal campionato regionaledella serie D femminile all'o-biettivo, nella stagione 2001-2002, della serie A2 per conclu-dere, nell'estate del 2009 allamassima serie. L'esordio ha su-bito portato bene alle giovaniatlete urbinati che hanno con-cluso il campionato al 5° posto,permettendo anche l'accessoalla Coppa Cev. Passione, grin-ta e polmoni, sono forse questele miglior caratteristiche perdescrivere la Chateau d'ax, cheal suo secondo anno in A si pre-para a raggiungere traguardiambiziosi. "Attualmente nonpensiamo tanto a vincere ilcampionato, preferiamo vede-re cosa succede partita dopopartita. Penso che la semifina-le per lo scudetto sia un ottimorisultato per un gruppo che stacrescendo” dice il direttoresportivo, Gianluca Merendoni.Nel frattempo però la Chateaucontinua a vincere scalandopunto dopo punto la classifica,concludendo il girone di anda-ta ad un passo dalla vetta. Uno dei segreti della Chateaud'Ax è il tecnico François Salva-gli, al secondo anno alla guida

della squadra, che ha saputostrutturare un team che ha unadelle miglior linea di ricezionedel campionato, grazie ancheal libero Giulia Leopardi, e auna linea d'attacco formatadalla coppia Di Iulio Petrau-skaite che ad ogni partita mi-gliora sempre di più. "Tutto ètroppo e niente è poco - dice iltecnico Salvagni-, il migliortraguardo che possiamo rag-giungere in questo momento èlegato più alla qualità del gio-co. La nostra filosofia è quelladi lavorare molto in palestraper esprimere un'ottima pal-lavolo e ci stiamo riuscendo, irisultati sono una conseguen-za". Salvagni tiene la testa bas-sa e preferisce lavorare non so-lo sulle singole caratteristichedelle sue giocatrici, in mododa trovare un punto di equili-brio per poter esprimere ungioco corale, ma anche sul mo-rale creando così un connubiovincente per conquistare

maggior punti possibili incampionato. Parole che ri-specchiano il pensiero del ca-pitano Di Iulio che ha dichia-rato: "Tra le ragazze c'è un ot-timo rapporto, un gruppo vin-cente si costruisce anche suirapporti umani che si vengonoa creare".Tutto questo lavorosembra dare i suoi risultati eveder giocare la Chateau d'Axha fatto crescere negli urbina-ti la passione per la pallavolo. I tifosi che seguono le ragazzesono sempre più numerosi e i Fe-delissimi continuano a crescere.Ad ogni partita il Mondolce è untripudio e al grido "Dodici guer-riere", come i tifosi chiamano leragazze, inizia la favola Chateaud'Ax. Cori e sfottò durante la par-tita poi tutto si conclude con unagrande festa "che si vinca o si per-da", dice Valentino uno dei capiultras: "È un ambiente per tuttidove ciò che ci interessa è soste-nere le ragazze e lasciare che sialo sport a vincere".

CATALDO COLLAZZO

Missione scudetto,il sogno proibitodella Chateau d’Ax

Di Iulio: “Abbiamo sempre voglia di migliorare”

Punti % Ricezione Attacco

Scavolini Pesaro 24 44,8 40,4

Spes 22 51,3 40,8Conegliano

Chateau d'Ax 21 57,6 40,1Urbino Volley

Norda 21 44,2 40,0Foppapedretti Bergamo

STATISTICHE SQUADRE 2010-2011

La schiacciatrice Petruskaite. Nelle foto a sinistrala squadra e i tifosi (Foto di Andrea Ceccarini)

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L’attaccante tira in porta, la pallaentra. Ma lui non lo sa ancora.Serve il fischio dell’arbitro per far

partire i festeggiamenti. E’ una partitadi torball, uno sport in cui nessunovede, ad eccezione dell’arbitro e delpubblico, che però deve stare in silenzioper permettere agli atleti lo svolgimentodel gioco.In campo ci sono non vedenti, ipove-denti e normodotati bendati, tutti allestesse condizioni di partenza. E’ unosport innovativo, come il basket integra-to - il baskin - , dove è importante vin-cere, ma soprattutto giocare insieme edivertirsi, indipendentemente dal sessoo dal tipo di disabilità, sia essa fisica omentale.Puntando sull’integrazione, l’associa-zione Panta Rei, composta da studentidisabili di Urbino e dai loro tutor, hacosì organizzato, tra febbraio e aprile,eventi dimostrativi di baskin e torball,avvalendosi dell’esperienza di DavideValacchi e Marco Vaccarella, membridell’associazione che da anni pratica-no queste discipline. Si tratta di nuoveattività sportive, che permettono adiversamente abili e normodotati digiocare insieme nella stessa squadra,abbattendo le barriere culturali degli

sport classici.Sarà il baskin ad inaugurare a fine feb-braio le attività sportive. Nato aCremona grazie alla collaborazione discuole e associazioni, si è sviluppato indiverse province italiane, compresaPesaro Urbino. Il 25 gennaio è partitoper il terzo anno un campionato perscuole medie e superiori con la parteci-pazione di squadre di Pesaro, Fano,Pergola, Fossombrone. “L’UfficioScolastico Provinciale, organizzatoredei giochi sportivi studenteschi, ha cer-cato di esportare il baskin anche aUrbino – ha affermato Vaccarella – fin-ché siamo riusciti a organizzare unagiornata dimostrativa per le scuole il 15febbraio”. Vaccarella guarda già al futu-ro: “Vogliamo promuovere il baskinanche tra gli over 18. Per questo a finefebbraio organizzeremo un nuovo even-to dimostrativo aperto agli studenti uni-versitari e alla cittadinanza”. La speran-za è quella di attirare un numero eleva-to di curiosi, in modo da far partire icorsi e far nascere una squadra locale. Le regole del baskin valorizzano il con-tributo di tutti: “É uno sport che adattamateriali e competenze: si gioca concanestri e palloni differenti, mentreogni giocatore affronta avversari con lostesso grado di disabilità”. Alto è il livel-lo di agonismo, ma la vittoria non è l’in-

teresse primario: “L’obiettivo è quello divalorizzare i ragazzi, rendendoli consa-pevoli delle proprie abilità. I normodo-tati escono invece dal proprio egocen-trismo, aprendosi al rispetto delle diver-sità”. Anche il torball – simile alla pallamano -prevede caratteristiche simili. Nato neldopoguerra come strumento di riabili-tazione, si è affermato come disciplinasportiva internazionale. Il suo gemello,il goalball, che utilizza campi più lunghie palloni più pesanti, è diventato sportparaolimpico dagli anni settanta. InItalia ha avuto maggiore diffusione iltorball, come dimostrano le trentaseisquadre divise nei tre campionati diserie A, B e C.“Si gioca tre contro tre.L’obiettivo è quello di segnare nellaporta avversaria tirando con le mani”racconta Davide Valacchi, studente diScienze della Formazione e giocatore datre anni con la Polisportiva Picena in C.“Per diffondere lo sport tra i ragazziorganizzeremo un evento dimostrativoad aprile che possa coinvolgere fami-glie, studenti e urbinati”. L’obiettivo èsempre quello di divertirsi, magari sco-prendo qualche giovane campione:“Sono stato convocato in Nazionale – haconcluso Davide – e spero di restarci alungo: il mio obiettivo è giocare leOlimpiadi nel 2012 a Londra”.

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SPORT

“Ma come ti seivestita? - michiede me-ravigliato ild i re t t o redel gruppo

- vediamo di rimediarti qualcosaper scendere". Tuta rossa tagliaXL, stivale di gomma alto al ginoc-chio numero 42, un casco con unapiccola luce che oscilla ad ognimovimento. "Ti sporcherai, c'èfango lì sotto". Pronta, un po' gof-fa, per il mio viaggio nei labirintinascosti di questo gioiello d'arteRinascimentale. Quasi dieci metrisottoterra con il Gruppo Speleolo-gico Urbinate che, dal 1999, esplo-ra i sotterranei della città e le grot-te della regione in cerca di altrimondi, altre storie e disegna map-pe e rilievi per gli appassionati delfuturo. "Dobbiamo entrare lì", mi diconoe provo stupore perché quella pic-cola botola nella quale dovrò infi-larmi, si trova tra luci, costumi discena e parquet, in una stanza diun laboratorio teatrale di sceno-grafia in via Viti. Cerco di non pen-sare ai passi delle persone che hosulla testa, il senso fastidioso dichiusura e oppressione scomparequando finiscono le scalette delladiscesa; senza la mia luce e quelladelle altre persone che serpeggiasui muri, non riuscirei a vederenulla. Arriviamo all'inizio di unacondotta che collega la fonte diSanta Lucia in via Bramante allachiesa degli Scalzi. Si respira l'o-dore freddo e umido delle gocced'acqua che scivolano lentamen-te sulle pareti, da sempre. Ognunomi racconta qualcosa: il pozzo diaccesso al cunicolo è stato scoper-to dopo un lavoro di scavo delgruppo che per anni con pazien-za, passione e un gusto per l'e-splorazione curioso e mai sazio,ha conquistato centimetri su cen-timetri, arrivando fin sotto l'at-tuale palazzo del Tribunale, in viaRaffaello. Lì, dove tuttora prose-guono i lavori, dove con lo sguar-do si intravedono altri percorsi dascoprire, lo spazio sopra la mia te-sta diventa più stretto e devo ingi-nocchiarmi; gli scarponi si spor-cano e le mani si riempiono difango se le appoggio sulle pareti.L'acqua celeste e cristallina del-l'acquedotto romano è una me-raviglia naturale e mi sorprende ilsentirmi parte di un luogo cosìspeciale. L'acqua è buona da be-re, limpida come se uscisse dauna sorgente e prosegue in altrilabirinti sotto gli archi e le volte:indossata una muta, si potrebbenuotare sul filo delle correnti. Latemperatura non è fredda, 12-13gradi ma l'umidità copre ogni co-sa. Nella quiete immensa che emanauna profondità così vicina, tutto èsemplice ed essenziale. La naturaopera anche in luoghi non visibilialla luce del sole; in questi rifugiprotetti da porte nascoste e inso-spettabili, si entra nel fascino dimondi che aiutano a capire me-glio i luoghi e le forme del vissutoquotidiano. Un'occhiata brevissi-ma a quest'altra parte di mondo,alle 23 di una fredda serata urbi-nate.

Disabili, giochi senza barriere

Viaggio sotto i piedi del DucaDa Santa Lucia alla chiesa degli Scalzi tra anni di scavi e nuovi itinerari

Alla scoperta dei mille cunicoli sconosciuti della città sotterranea insieme al Gruppo Speleologico Urbinate

ALBERTO SOFIA

MARTINA ILARI

Baskin e torball: insieme normodotati e portatori di handicap

L’acquedottoromano e lamappa dellacittà sotterra-nea. In rossol’itinerariodel percorso

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il Ducato

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MASS MEDIA

ASSOCIAZIONE PER LA FORMAZIONE AL GIORNALISMO, fondata da Carlo Bo. Presidente: STEFANO PIVATO, Rettore dell'Università di Urbino "Carlo Bo". Vice:GIANNETTO SABBATINI ROSSETTI, Presidente dell'Ordine dei Giornalisti delle Marche. Consiglieri: per l'Università: BRUNO BRUSCIOTTI, LELLA MAZZOLI, GIU-SEPPE PAIONI; per l'Ordine: STEFANO FABRIZI, DARIO GATTAFONI, CLAUDIO SARGENTI; per la Regione Marche: SIMONE SOCIONOVO, ALFREDO SPARAVENTI; perla Fnsi: GIOVANNI GIACOMINI, GIANCARLO TARTAGLIA. ISTITUTO PER LA FORMAZIONE AL GIORNALISMO: Direttore: LELLA MAZZOLI, Direttore emerito: ENRICOMASCILLI MIGLIORINI. SCUOLA DI GIORNALISMO: Direttore GIANNETTO SABBATINI ROSSETTI

IL DUCATO Periodico dell'Ifg di Urbino Via della Stazione, 61029 - Urbino - 0722350581 - fax 0722328336 www.uniurb.it/giornalismo; e-mail: [email protected] Direttore responsabile: GIANNETTO SABBATINI ROSSETTI Stampa: Arti Grafiche Editoriali Srl - Urbino - 0722328733Registrazione Tribunale Urbino n. 154 del 31 gennaio 1991

Il nostro iPad quotidianoDal New York Times al Corriere della Sera tutti inseguono il nuovo mercato

L’iPad è sbarcato inItalia il 28 maggio2010. Il giornostesso si poteva-no scaricare leapplicazioni gra-

tuite, e quindi leggere, ilCorriere della Sera, la Gazzettadello Sport e la Repubblica.Qualche giorno dopo eranodisponibili anche il Foglio,Visto e Novella 2000. Nel girodi un mese tutti i principaliquotidiani e periodici eranodisponibili sull’Apps Store,finivano le promozioni gratuitee si cominciava a pagare perleggere il proprio giornale pre-ferito. Per il New York Times l’iPad era“lo strumento che rivoluzionail mondo dell’editoria”, per ilWashington Post era la “terzarivoluzione industriale”. Ilmagnate australiano RupertMurdoch ha tirato fuori dalcilindro The Daily, un quoti-diano solo per iPad costato 30milioni di dollari e con unaredazione di cento giornalisti.E non c’era meno eccitazionein Italia. “Non di discute: SteveJobs è un genio”, ha detto CarloDe Benedetti e lo confermanogli analisti di Mediobanca:“L’iPad ridisegnerà l’industriadei media”.Previsioni non campate in aria.Nel 2010 Apple ha venduto 14,7milioni di iPad e per il 2011 glianalisti (da Citigrpup a DigiTi-mes) prevedono altre venditetra i 26 e i 70 milioni. Il mercatodelle applicazioni per periodici,soprattutto a ridosso dell’usci-ta, è andato alla grande conpunte come quelle raggiuntedal mensile Wired che nel giu-gno 2010 ha venduto centomilacopie solo per iPad. Anche iquotidiani italiani, nel loro pic-colo, hanno avuto ottimi risul-tati. Le applicazioni gratuite diCorriere e Gazzetta dello Sportsommate sono state scaricate intutto 220 mila volte e quelle diRepubblica circa 150.000. Perquanto riguarda gli abbona-menti a pagamento Repubblicae Sole 24 ore hanno vendutograzie all’iPad circa 15 mila co-pie in più ciascuno.Più che di oro, però, parliamo diargento. Il 16 gennaio 2011, abocce ferme, il New York Timesscriveva: “Dall’introduzionedell’iPad gli editori hanno inve-

stito milioni di dollari nello svi-luppo di applicazioni per perio-dici”, ma oggi: “ci sono sonogrossi ostacoli a capitalizzare ilnuovo business”.Chi ha incontrato grossi ostacolisono per esempio i magazines diCondé Nast. L’editore di Wired,Gq, Vanity Fair è stato l’unico afar certificare da un ente terzo(l’Audit Bureau of Circulations)le vendite delle sue riviste suiPad. Il campione Wired, adesempio, è precipitato da 100 mi-la applicazioni scaricate a giu-gno a sole 23 mila a dicembre.Cali poco meno clamorosi ancheper GQ e Vanity Fair. “L’entusia-smo iniziale oramai si è raffred-dato”, dice Massimo Mantellini,blogger ed esperto di nuove tec-nologie, anche se con l’arrivodell’iPad: “Qualcosa di grosso èsicuramente successo”.L’iPad però non è la bomba ato-mica ed è ancora presto per direquanto grande e quanto velocesarà il cambiamento che impor-rà. Per il momento sono tre i li-miti che incontra.Il primo lo ha fatto notare ancheCarlo de Benedetti: Benedetti inun articolo sul Sole 24 ore: “ilprimo nodo da sciogliere è ilprezzo degli strumenti, troppoelevato per i nativi digitali”. In-somma: è difficile passare all’i-Pad per i giovani con pochi soldie abituati a leggere gratis le noti-zie su internet.Il secondo motivo è l’arrivo sulmercato dei nuovi tablet. Le ap-plicazioni ora sul mercato fun-zionano solo su iPad, il che vabene finchè iPad occupa il 90%del mercato. Per il 2011 però siprevede che dal 25% al 50% delmercato sarà invece conquista-to dai nuovi Tablet di Microsoft eGoogle. “È presto per decidereun vincitore”, ha detto BobSauerberg, presidente di CondéNast: “oltre all’iPad vediamomolti altri ottimi dispositivi”. Il terzo motivo invece lo ha fattonotare Luca de Biase, capore-dattore di Nòva24. La crisi del-l’editoria, spiega, è difficile darisolvere semplicemente grazieall’arrivo di un nuovo dispositi-vo: “Tutto servirà. Non stiamosostituendo un vecchio busi-ness con un nuovo. Stiamo co-struendo un nuovo business”.La rivoluzione iPad va più in làdel semplice iPad: è una partitacomplicata che, come ha detto ilvice presidente del gruppoHearst: “È soltanto al primo in-ning”.

DAVIDE MARIA DE LUCA

Tablet, iPad e ApplicazioniBreve guida alle parole chiave della editoria nell’era Apple

Un tablet è un computer più grande di un cellulare e più piccolo di un portatile. Nientemouse e tastiera, si usa toccando lo schermo, premendo e trascinando gli elementiche si vogliono aprire, leggere o ingrandire.L'iPad è il tablet più diffuso: domina il mercato con il 90% delle quote. Prodotto dallaApple, la stessa azienda di iPhone e iPod, l'iPad è alto 13 millimetri e pesa 680 gram-mi. Con l'iPad ci si può collegare ad internet, acquistare e poi vedere o ascoltare film,libri e musica. Dal sito internet Apps Store, gratis o a pagamento, si possono scarica-re oltre 300.000 "applicazioni". Si tratta dei programmi per iPad che vanno dai video-giochi a strumenti utili come calendari, agende o navigatori satellitari. Sono applicazio-ni anche i programmi per leggere su iPad i quotidiani. Si scaricano gratuitamente, maci si deve abbonare e quindi pagare per poter leggere il proprio giornale ogni mattina.

GLOSSARIO

Gli editori ci credono, rischiano e insoli otto mesi hanno investito milioni

di dollari. Ma hanno visto giusto?’’

Gli editori non hanno dubbi: iltablet Apple cambierà il mondodei media. Luci ed ombre dellarivoluzione targata Steve Jobs

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