fuoribinario160 settembre 2013

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Produrre questo giornale costa al diffusore € 0,70 quello che date in più è il suo guadagno. Qualsiasi richiesta di soldi in favore dell’associazione, al di là dell’offerta libera per l’acquisto del giornale, non è autorizzata. G I O R N A L E DI STRA D A - A U T OGESTITO E AUTOFINANZIATO - N. 160 SETTEmbRE 2013 - OFFERTA LI b E R A - W WW.FUOR I b I N A R I O.ORG - SPED. Abb. POSTALE ART. 2 COmmA 20/CL 662/96 - FIRENZE - N elle pagiNe iNterNe iNserto: No- tav Quanti sono bagni e docce pubblici a Firenze, quelli non a pagamento? Nessuno! (costo 60/70 cent.) Esistono servizi per lavare ed asciugare gli indumenti senza pagare o almeno solo il consumo in cent? Nessuno! (costo tra i 4 e i 7 euro) Ci sono posti d’accoglienza dal freddo per chi è senza documenti? Nessuno! Abbiamo centri diurni a bassa soglia, specie invernali, per anziani e senza tetto che offrano socialità ed un riparo? Nessuno! La verità di cui sopra non può essere nascosta, questa città deve rivalersi della sua fama di accoglienza. Persino le poche Associazioni e la Caritas nel periodo estivo chiudono o riducono, mense e docce. Questi servizi, in una città che qualcuno vorrebbe metropoli, devono esistere, devono esserci! Basta!! Prendere esempio dal bisogno eticofisiologico dei senza tetto, tanti immigrati, per scribacchiare sulla Nazione pagi- ne di fango e razzismo in nome del degrado, è degradante! Governanti, al lavoro!! SENZA DIMORA: SENZA SERVIZI FB160_FB16 05/09/13 23:13 Pagina 1

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Giornale di strada FuoriBinario160 settembre 2013

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Page 1: FuoriBinario160 settembre 2013

Produrre questo giornale costa al diffusore € 0,70 quello che date in più è il suo guadagno.

Qualsiasi richiesta di soldi in favore dell’associazione, al di la dell’offerta libera per l’acquisto del giornale, non e autorizzata.

GIORNALE

DIS

TRA

DA

- AUTOGESTITO E AUTOFINANZIATO - N. 160 SETTEmbRE 2013 - OFFERTA LIbERA-W

WW

.FUO

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INARIO.ORG-SPED.Abb.POSTALEART.2COmmA20/CL662/96-FIRENZE-

Nelle pagiNe iNterNe iNserto: No-tav

Quanti sono bagni e docce pubblici a Firenze, quelli non a pagamento?

Nessuno! (costo 60/70 cent.)

Esistono servizi per lavare ed asciugare gli indumenti senza pagare o almeno solo il consumo in cent?

Nessuno! (costo tra i 4 e i 7 euro)

Ci sono posti d’accoglienza dal freddo per chi è senza documenti?

Nessuno!

Abbiamo centri diurni a bassa soglia, specie invernali, per anziani e senza tetto che offrano socialità ed un riparo?

Nessuno!

La verità  di cui sopra non può essere nascosta, questa città  deve rivalersi della sua fama di accoglienza.

Persino le poche Associazioni e la Caritas nel periodo estivo chiudono o riducono, mense e docce.

Questi servizi, in una città  che qualcuno vorrebbe metropoli, devono esistere, devono esserci!

Basta!!

Prendere esempio dal bisogno eticofisiologico dei senza tetto, tanti immigrati, per scribacchiare sulla Nazione pagi-

ne di fango e razzismo in nome del degrado, è degradante!

Governanti, al lavoro!!

SENZA DIMORA: SENZA SERVIZI

FB160_FB16 05/09/13 23:13 Pagina 1

Page 2: FuoriBinario160 settembre 2013

PER NON PERDERSI PAGINA 2

CENTRI ASCOLTO INFORMAZIONI

A.S.S.A. (Ass. Speranza Solidarietà AIDS): Via R. Giuliani,

443 Tel. 055 453580

C.I.A.O. (Centro Info Ascolto Orientamento) Via delle Ruote, 39

- orario 9,30-13,00 pomeriggio su appuntamento - Tel. 055

4630876, [email protected].

CARITAS: Via Faentina, 34 - Tel. 055 46389273 lu. ore 14-17,

mer. e ven. ore 9-12 per gli stranieri; tel. 055 4638 9274, mar.

e gio. ore 9-12 per gli italiani.

CENTRO ASCOLTO CARITAS: Via Romana, 55 - Lun, mer: ore

16-19; ven: ore 9-11.

CENTRO ASCOLTO CARITAS: Via San Francesco, 24 Fiesole -

Tel. 055 599755 Lun. ven. 9 -11; mar. mer. 15 -17.

PROGETTO ARCOBALENO: V. del Leone, 9 - Tel. 055 288150.

SPORTELLO INFORMATIVO PER IMMIGRATI: c/o Circolo arci “il

Progresso” Via V. Emanuele 135, giovedì ore 16 - 18,30.

CENTRO AIUTO: Solo donne in gravidanza e madri, P.zza S.

Lorenzo - Tel. 055 291516.

CENTRO ASCOLTO Caritas Parrocchiale: Via G. Bosco, 33 - Tel.

055 677154 - Lun-sab ore 9-12.

ACISjF: Stazione S. Maria Novella - binario 1 - Tel. 055 294635

- ore 10 - 12:30 / 15:30 - 18:30.

CENTRO ASCOLTO: Via Centostelle, 9 - Tel. 055 603340 - Mar.

ore 10 -12.

TELEFONO MONDO: Informazioni immigrati, da Lun a Ven 15-

18 allo 055 2344766.

GRUPPI VOLONTARIATO VINCENZIANO: Ascolto: Lun. Mer. Ven.

ore 9,30-11,30. Indumenti: Mar. Giov. 9,30-11,30 V. S. Caterina

d’Alessandria, 15a - Tel. 055 480491.

L.I.L.A. Toscana O.N.L.U.S.: Via delle Casine, 13 Firenze.

Tel./fax 055 2479013.

PILD (Punto Info. Lavoro Detenuti): Borgo de’ Greci, 3.

C.C.E. (Centro consulenza Extra-giudiziale): L’Altro

Diritto; Centro doc. carcere, devianza, marginalità. Borgo de’

Greci, 3 Firenze. E-mail [email protected]

MOVIMENTO DI LOTTA PER LA CASA: Via Palmieri, 11r

Tel./fax 2466833.

SPAZIO INTERMEDIO: Via Palazzuolo, 12 Tel. 284823.

Collegamento interventi prostituzione.

CENAC: Centro di ascolto di Coverciano: Via E. Rubieri 5r -

Tel.fax 055/667604.

CENTRO SOCIALE CONSULTORIO FAMILIARE: Via Villani 21a

Tel. 055/2298922.

ASS. NOSOTRAS: centro ascolto e informazione per donne

straniere, Via del Leone, 35 - Tel. 055 2776326

PORTE APERTE “ALDO TANAS”: Centro di accoglienza a

bassa soglia - Via del Romito - tel. 055 683627- fax 055

6582000 - email: [email protected]

CENTRO AIUTO FRATERNO: centro d'ascolto, distribuzione di

vestiario e generi alimentari a lunga conservazione, Piazza Santi

Gervasio e Protasio, 8, lun.- ven. ore 16-18, chiuso in agosto,

max 10 persone per giorno.

CENTRI ACCOGLIENZA MASCHILI

SAN PAOLINO: Via del Porcellana, 28 - Tel. 055 294707 (infor-

mazioni: CARITAS Tel. 4630465).

ALBERGO POPOLARE: Via della Chiesa, 66 - Tel. 211632 -

orari: invernale 6-0:30, estivo 6-1:30 - 25 posti pronta acco-

glienza.

SUORE "MADRE TERESA DI CALCUTTA": Via Ponte alle

Mosse, 29 - Tel. 055 330052 - dalle 16:30, 24 posti

CASA ACCOGLIENZA "IL SAMARITANO": Per ex detenuti - Via

Baracca 150E - Tel. 055 30609270 - fax 055 0609251 (riferi-

mento: Suor Cristina, Suor Elisabetta).

OASI: V. Accursio, 19 - Tel. 055 2320441

PROGETTO ARCOBALENO: V. del Leone, 9 - Tel. 055 280052.

COMUNITÁ EMMAUS: Via S. Martino alla Palma - Tel. 768718.

C.E.I.S.: V. Pilastri - V. de' Pucci, 2 (Centro Accoglienza

Tossicodipendenti senza tetto).

CENTRI ACCOGLIENZA FEMMINILI

SUORE "MADRE TERESA DI CALCUTTA": ragazze madri Via

A. Corelli 91- Tel. 055 4223727.

CASA ACCOGLIENZA: SAN DONNINO (Caritas) - Via Trento,

187 - Tel. 055 899353 - 6 posti (3 riservati alle ex detenute) -

colazione + spuntino serale.

PROGETTO S. AGOSTINO: S. LUCIA Via S. Agostino, 19 - Tel.

055 294093 - donne extracomunitarie.

S. FELICE: Via Romana, 2 - Tel. 055 222455 - donne extraco-

munitarie con bambini.

PROGETTO ARCOBALENO: V. del Leone, 9 - Tel. 055 280052.

CENTRO AIUTO VITA: Ragazze madri in difficoltà - Chiesa di S.

Lorenzo - Tel. 055 291516.

MENSE - VITTO

MENSA CARITAS: Via Santa Caterina d'Alessandria,11.

MENSA S. FRANCESCO: (pranzo, più possibilità doccia) P.zza

SS. Annunziata - Tel. 055 282263.

ARCA DI SAN ZANOBI: (locali suore Carmelitane parrocchia

Santa Maria) Via Roma, 117/A - Scandicci - cestino - Tel. 055

741383 - ore 18-20.

MENSA CARITAS: Via Baracca, 150 (solo pranzo; ritirare buoni

in Via dei Pucci, 2)

MENSA ROVEZZANO: Via Aretina, 463.

ASSISTENZA MEDICA

CENTRO STENONE: Via del Leone 35 - 055 214 994, lun.-ven.

ore 15-19.

AMBULATORIO: c/o Albergo Popolare - Via della Chiesa, 66 -

Ven. 8 - 10.

PRONTO SALUTE: per informazioni sulle prestazioni erogate

dalle AA.SS.LL. fiorentine tel. 055 287272 o al 167 - 864112,

dalle 8 alle 18,30 nei giorni feriali e dalle 8 alle 14 il sabato.

SPORTELLO DI ORIENTAMENTO ALLA SALUTE: orientamen-

to alla salute ed al SSN anche per chi ha difficoltà ad accedervi,

scelta della cura. Giovedì ore 16.30-19:00 presso Ateneo

Libertario - Borgo Pinti 50r [email protected]

VESTIARIO

CENTRO AIUTO FRATERNO: Vestiario adulti, Chiesa di San

Gervasio.

PARROCCHIA DI S.M. AL PIGNONE: Via della Fonderia 81 - Tel

055 229188 ascolto, lunedì pomeriggio, martedì e giovedì mat-

tina; vestiario e docce mercoledì mattina.

BAGNI E DOCCE

BAGNI COMUNALI: V. S. Agostino - Tel. 055 284482.

PARROCCHIA SANTA MARIA AL PIGNONE: P.zza S. M. al

Pignone, 1 - mercoledì dalle 9 alle 11. Tel. 055 225643.

AURORA ONLUS: Via dei Macci, 11 Tel. 055 2347593 Da mart.

a sab. ore 9-12. Colazione. doccia, domicilio postale, telefono.

CENTRO DIURNO FIORETTA MAZZEI: Via del Leone, 35. Dal

lun. al ven. ore 15-18,30.

CORSO DI ALFABETIZZAZIONE

CENTRO SOCIALE “G. BARBERI”: Borgo Pinti, 74 - Tel. 055

2480067 - (alfabetizzazione, recupero anni scolastici).

CENTRO LA PIRA: Tel. 055 219749 (corsi di lingua italiana).

PROGETTO ARCOBALENO: V. del Leone, 9 Tel. 055 288150.

GLI ANELLI MANCANTI: Via Palazzuolo, 8 Tel. 055 2399533.

Corso di lingua italiana per stranieri.

DEPOSITO BAGAGLI

ASSOCIAZIONE VOLONTARIATO CARITAS-ONLUS

via G. Pietri n.1 ang. via Baracca 150/E, Tel. 055 301052 -

deposito bagagli gratuito; tutti i giorni, orario consegna - ritiro

10 - 14.30.

Pubblicazione periodica mensile Registrazione c/o Tribunale di Firenze n. 4393 del 23/06/94 Proprietà Associazione "Periferie al Centro"

DIRETToRE RESPoNSABILE: Domenico GuarinoCAPo REDATToRE: Roberto PelozziCooRDINAmENTo, RESPoNSAB. EDIToRIALE: Mariapia PassigliGRAFICA E ImPAGINAZIoNE: Sondra Latini REDAZIoNE: Gianna Innocenti, Luca Lovato, Felice Simeone,Francesco Cirigliano, Silvia Prelazzi, Michele Giardiello, Clara, DimitriDi Bella, Rossella Gilietti, Franco Di Giuseppe, Sandra Abovich,Stefano Galdiero.CoLLABoRAToRI: Mariella Castronovo, Raffaele, Antonietta DiPietro, Michele, Nanu, Jon, Luca, Marzio, Donella, Teodor, Anna Pes.STAmPA: Nuova Cesat - Firenze-------------Abbonamento annuale € 30; socio sostenitore € 50. Effettua il versamento a Banco Desio e della Brianza -V.le Mazzini 1 - IBAN - IT37 O 03440 02809 000000 373 000, oppure c.c.p. n. 20267506 intestato a Associazione Periferie al Centro- Via del Leone 76, - causale “adesione all’Associazione”

“Periferie al Centro onlus”Via del Leone, 76 - 50124 Firenze Tel/fax 055 2286348 -

Lunedì, mercoledì, venerdì 15 - 19.

email: [email protected]: www.fuoribinario.orgskype: redazione.fuoribinario

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Page 3: FuoriBinario160 settembre 2013

PAGINA 3 LA bACHECA DI FUORI bINARIO

CARA MARIA PIA

Voglio dirti chenon sono all'este-ro, ma che sonomolto malata. Il problema è chetu credi che io siapigra invece sonoinvalida. Voglio molto benea tutti e sono moltoaffezionata al gior-nale che forse, èuno dei maggiorimotivi di vita. A te ti viene daridere e a me vieneda piangere. Un bacio a tutti.

Sisina

Mio caro Fuori Binario ...... ti conobbi per puro caso: niente è per caso, tutto è causale (dice un GURU).Non è facile per me, scrivere con riflessione e calma. Non riesco ad essere profondo e pacato. Ho dentrodi me una grande gioia e soddisfazione, di essere venuto a contatto di Francesco Cirigliano e tutti glialtri che gravitano intorno a questa espressione e sogno che si chiama Fuori Binario.Affronto l’argomento con tanta timidezza e paura. Paura di cosa? Di sbagliare a scrivere ed essere pocochiaro. Sapete: io ho fatto soltanto la 5a elementare.Non so se è meglio essere conciso o logorroico. Io, sapete, sono mentalmente disturbato, faccio uso difarmaci che servono ad aggiustare il sistema nervoso, consigliato ora, e a stretto controllo di specialistie medico di base.Ed ora io vorrei entrare nel nocciolo di queste pagine e del mio pensiero.Fuori Binario ha portato nelle menti e nel cuore di tante persone, tante, ma tante davvero; ho deciso;mi accingo a scrivere, tanto ma tanto, per me e per chi è abituato a leggermi e a dare un parere su ciòche scrivo.Lo so, non è facile far correre la penna come il pensiero: lasciamo e diamo libero impulso alla mente;che scrive prima della penna e dei tanti modi di scrivere (cosa c’è più veloce della luce e dell’impulso?)Il bello e le soddisfazioni di questi due anni si possono elencare nella storia della mia vita, come il piùbel periodo dei miei anni di emigrante a Firenze (sono e vivo a Firenze dal 1964).La fiducia accordatami dalle persone dell’Associazione “Periferie al Centro”, promotori del giornale FuoriBinario; mi è di aiuto, di stima, di contentezza e di apporto economico.Concludo con tanta voglia di passare la notte a scrivere per me e Fuori Binario.Vi sembrerà esagerato e troppo forte; vi abbraccio tutte/i.

Enzo

MorMoDoUil giardinoinfinito ed i rifiuti

La mente è come un giardino da coltivare colcompost dei nostri rifiuti psichici.Un nuovo ciclo MORMODOU: 9 incontri, setti-manali, di tipo psico-educazionale, a “rifiutizero”.Un training esperienziale, “dal basso verso l’al-to”, per coltivare la consapevolezza, “compo-stando” le nostre parti interiori più difficili,essendo attivi nel mondo.

“Questa strada richiede coraggio e resistenza,

anche se è piena di impronte.

Chi sono questi compagni?

Sono pioli della tua scala. Usali!

In compagnia la tua ascesa è più rapida.

Sarai felice abbastanza nell'avanzare, ma con

gli altri andrai più lontano e veloce”.

Rumi

Non ci sono erbacce da sradicare, né rifiuti dabruciare!

Il ciclo sarà condotto dal dr. Gian Luca Garetti.A partire dal 9 ottobre, fino al 4 dicembre, 2013,ogni mercoledi dalle 18 alle 20, in via del Leone76 - Firenze, nella sede di Fuori Binario.Il costo, simbolico, dell’intero corso, di 50 euro,sarà devoluto a Fuori Binario.

Per iscriversi, mandare mail [email protected] o telefonare al3348668064.

puntualità & impegno

Venite a trovarci alla bottega di Fuori Binario ... sono arrivati tanti

nuovi articoli ... nella foto gli animali in ceramica del laboratorio dei

ragazzi della Coop sociale Barberi.

Via Gioberti 5r (lato Piazza Alberti)

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Page 4: FuoriBinario160 settembre 2013

DENTRO LA GAbbIA PAGINA 4

Quando hanno aperto la cella

In questi anni ho frequentato il carcere di Pistoiacome volontario e da più di un anno in veste diGarante dei diritti delle persone private della libertàpersonale. Ho avuto l’occasione di incontrare e cono-scere da vicino la popolazione carceraria: detenuticon problemi di tossicodipendenza e di alcolismo chehanno commesso dei reati di piccola entità, altri,invece, reati ben più gravi come rapina, tentato omi-cidio, omicidio e reati di pedofilia.Lo stato d’animo dell’osservatore esterno che, come ilsottoscritto, si avvicina a tali realtà non è mai neutra-le e sarebbe da ipocrita affermare il contrario.Inizialmente è più facile esprimere una vicinanza neiconfronti di chi ha commesso un reato non grave eproviene da un contesto sociale e familiare disagiato,piuttosto di chi, invece, partendo da situazioni anchepiù favorevoli socialmente, ha commesso degli attigravissimi, prevaricando con la violenza altri sogget-ti, fino ad arrivare, come in alcuni casi, a causarneaddirittura la morte. Ma aldilà delle comprensibili diffidenze, il carcere,per chi vuole ascoltare, permette di andare oltre ecomprendere che esiste anche un’altra realtà rispettoa quella che ci viene narrata dai mezzi d’informazio-ne. Esistono, infatti, sempre e comunque delle perso-ne e queste, nel bene e nel male, non devonomai essere scambiate con le loro azioni. Avvicinandosi e guardando in faccia chi si è resoresponsabile di atti gravissimi scopri che dietro c’è

sempre un volto e una storia da ascoltare (non dagiustificare), e che questa narrazione restituisceall’autore dell’atto un senso di umanità e viene menol’immagine del “mostro”. È partendo dal senso diumanità, talvolta sopita, nascosta, residuale, macomunque esistente, che potrebbe essere svolto  unserio lavoro di rieducazione.

Ma il problema per tutti, di chi commette dei reati dipiccola entità, come per quelli che commettono deireati ben più gravi, è proprio questo, cioè il lavoro dirieducazione che all’interno delle nostre carceri nonviene sufficientemente svolto, per mancanza difondi, per mancanza di un numero adeguato di per-sonale addetto a svolgere questo importante compi-

to (il rapporto tra educatori ed agenti è nell’ordine di1 a 100),   perché, in una parola, l’Amministrazionepenitenziaria non sembra interessata a rendereattuativa quella riforma introdotta con la leggedell’Ordina-mento penitenziario.  Eppure la nostra Costituzione e la suddetta leggeaffermano nettamente che la pena deve tendere alla

rieducazione, precisando anche che il trattamentodei detenuti deve essere personalizzato, rispondendoai particolari bisogni della personalità di ciascun sog-getto.La mancanza di sufficienti attività rieducative e riso-cializzanti è grave quanto l’obbligare le personedetenute a vivere in spazi ristrettissimi per gran

parte della giornata. Questa condizione ha determi-nato la condanna del nostro paese da parte dellaCorte Europea dei Diritti dell’Uomo, per trattamentiinumani e degradanti rivolti alla popolazione carce-raria italiana. Inoltre non svolgere un serio lavoro rieducativo suireclusi non rende una società più sicura ma aggravae appesantisce il problema della sicurezza, favoren-done ad esempio il fenomeno della reiterazione deireati.In qualità di Garante comunale dei diritti delle perso-ne recluse, e quindi guardando alla dimensione loca-le e a quello che in tale ambito è possibile fare, anchealla luce dei nuovi provvedimenti legislativi, auspicoche gli Enti pubblici territoriali possono predisporreun piano di lavori socialmente utili da riservare aidetenuti di Pistoia, impiegandoli anche a titolo gra-tuito nella tutela dell’ambiente, del verde pubblico,nell’agricoltura, nelle zone di montagna abbandona-te. Questo consentirebbe al detenu-to  durante l’espia-zione della pena di rendersi utile socialmente ripa-rando al danno provocato, di riabituarsi ad un’attivi-tà lavorativa e a risocializzare, in vista di una sua fuo-riuscita dal carcere quando avrà terminato la pena.

Dr. Antonio Sammartino Garante diritti dei detenuti di Pistoia

www.garantedetenutipistoia.it

L’altra faccia del condannato: la rieducazione possibile oltre gli stereotipi

Luigi manconi, Valentina Calderone

Quando hanno aperto la cellaStorie di corpi offesi. Da Pinelli a Uva, da

Aldrovandi al processo per Stefano Cucchi.Nuova edizione aggiornata

In Italia in carcere si muore. Alcuni sono suicidi, altrino. E si può morire nel reparto detentivo di un ospe-dale, come Stefano Cucchi; per strada, come FedericoAldrovandi; legati mani e piedi a un letto di conten-zione, come Franco Mastrogiovanni. Si può morireanche durante un arresto, una manifestazione dipiazza, un trattamento sanitario obbligatorio.Quando hanno aperto la cella porta alla luce le storiedi persone che sono entrate in prigione, in caserma oin un reparto psichiatrico e ne sono uscite senza vita.Ricostruisce vicende processuali tormentate, in cui latenacia di familiari e avvocati si è scontrata con opa-cità, omertà e, a volte, coperture istituzionali.Racconta di uno Stato che si ricorda di recludere, sor-vegliare e punire, ma spesso dimentica di tutelare erispettare gli individui che gli sono affidati.

Luigi manconi insegna Sociologia all’UniversitàIulm di Milano. Presidente della Commissione per latutela dei diritti umani del Senato, nel 2001 ha fon-dato A Buon Diritto Onlus. Tra i suoi libri recenti,Terroristi italiani e La musica è leggera. Di prossimapubblicazione per il Saggiatore, Accogliamoli tutti.Una ragionevole proposta per salvare l ’Italia, gli ita-liani e gli immigrati (con Valentina Brinis).

Valentina Calderone, laureata in Scienze econo-miche, è direttrice di A Buon Diritto Onlus e coordinai siti internet innocentievasioni.net eitaliarazzismo.it.

QUEI DETENUTI FINITI NEL BUCO DELL’OBLIODalla prefazione di Gustavo Zagrebelsky

Questo libro è una scossa alla coscienza del lettore.Apre uno squarcio sulla vita del nostro paese perlopiùsconosciuta; riordina, cataloga, riporta alla luce storiedi persone- spesso giovani - che entrano nelle nostrecarceri, nelle nostre questure o nei nostri ospedali psi-chiatrici giudiziari e ne escono morte. Vederle tutteinsieme, queste storie, una dopo l’altra, serve innanzi-tutto come esercizio di memoria. Si tratta di vicendesconosciute, oppure venute a galla sui giornali e suiblog, ma rapidamente dimenticate. Lo scrivono, ebene, Luigi Manconi e Valentina Calderone, autori diquesto libro: l’atteggiamento dellasocietà nei confronti del carcere èla rimozione; una rimozione chefa emergere la cattiva coscienza -di antiche radici - della nostrasocietà. C’è un mondo di reclusiche vengono trattati da esclusi. Sono tagliati fuori dalla socie-tà civile, viene ignorata la loroesistenza. Quando siamo alsemaforo in auto e vediamoavvicinarsi un lavavetri o unvenditore ambulante vol-tiamo la faccia dall’altraparte per evitare di incro-ciare il loro sguardo. «Nonmi riguarda» pensa labuona società. E si voltadall’altra parte. Allo stes-so modo, essa, nella sua gran parte, si comporta conchi viene da lontano come straniero, oggi nella veste di«clandestino». Così, nella stessa logica ma ben piùdrammaticamente, le vicende - vicende di giovani cheentrano nel nostro sistema carcerario - vengono accan-tonate, rimosse. Si tratta di uno strabismo col qualedissimuliamo diffidenza, egoismo, chiusura in noi stes-si. Il mosaico doloroso racchiuso in questo libro testi-monia di storie che non fanno opinione pubblica.

Testimonia di episodi caduti nel buco nero dell’oblio.Accanto a coloro i cui nomi compaiono più o menofugacemente nelle cronache, altri muoiono nellenostre carceri senza che nessuno se ne accorga. Uominiche non hanno parenti, magari migranti, extracomu-nitari. Cosa sappiamo di loro? Niente. Una prassi diffusa che emerge da questo libroè proprioquesta: non sono le istituzioni a portare alla luce que-sti casi. Al contrario. Spesso si allestiscono reti di coper-ture generalizzate, dove ci si protegge reciprocamente,a colpi di firme false e cancellature. Sono reti cheintrappolano spesso anchei compagni di cella dei dete-

nuti morti; altro segno della cappa diomertà che avvolgequesto ambiente.

Un’omertà che trovasostegno anche in

un’idea comunementeaccettata: le vittime, in

quanto «tossici», o«alcolizzati», gente che

comunque vive «ai mar-gini» della società, se la

sono, in qualche modo,«cercata». Fanno parte di

un’umanità deviante, sonogià parte di un’altra umani-

tà; così da sentirle diverse danoi e anche rimuoverle, fino a

nascondere le loro morti.Anche per questo ben venga la

catalogazione e la sistematizzazione di casi tragici cheLuigi Manconi e Valentina Calderone operano in questoloro lavoro; per darci un pugno nello stomaco, per ren-derci partecipi di quello che accade in alcuni non isola-ti casi in Italia, per far emergere vicende di soprusi eabusi, per non dimenticare. Questo libro, però, non èun atto d’accusa contro le forze dell’ordine, né contro loStato. Non è una generalizzazione.

Non vuole dimostrare che lo Stato come tale non fun-ziona né alimentare risentimenti generici nei confrontidegli operatori della pubblica sicurezza o delle man-chevolezze della giustizia. Vuole essere una documen-tazione utile per la giustizia, la verità e la conoscenza.Giustizia, verità e conoscenza si costruiscono tasselloper tassello, non per assunzione di giudizi a priori. Le storie di vita e di morte qui raccontate sono la testi-monianza di come, talvolta, quando una personadebole - non importa se colpevole o innocente - si trovatotalmente nelle mani di altri, in istituzioni chiuse e«totali», il rigore della legge possa facilmente cedere alsopruso. In questi casi, il rapporto tra il detenuto e l’au-torità può degenerare, non essere più mediato da unanorma, ma basarsi sulla predominanza materiale frachi dispone della forza e chi sta, inerme, a disposizionedella forza. I luoghi di questo libro ci appaiono isoleinespugnabili, dove più che la sovranità del dirittoregna la legge dell’arbitrio e, nell’arbitrio, si manifestanon il meglio, ma il peggio della natura umana: abusi,violenze, soprusi, manifestazioni di avvilimenti esi-stenziali di cui gli stessi autori sono le prime vittime.Molti dei casi raccontati in questo libro sono avvenutiin uno spazio «vuoto» di diritto, quando cioè le perso-ne sono nelle mani delle forze dell’ordine nella situa-zione che precede l’adozione di misure formali nei loroconfronti, appena fermate a un posto di blocco o por-tate in questura a seguito di un controllo. Si tratta diuno «spazio» difficile da regolare: qui è il senso delladeontologia degli agenti delle forze dell’ordine chedeve avere il primo posto. (...) L’argomento di questo libro è dunque altamentepolitico, nel senso delle regole comuni della polis, delnostro vivere insieme. Ci si può augurare ch’esso, solle-vando il velo su molti episodi, contribuisca ad alimen-tare una sensibilità e a sollecitare la responsabilità neiconfronti d’un aspetto vergognoso della nostra orga-nizzazione sociale. A volgere lo sguardo verso ciò che sipreferirebbe non vedere.

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C’è un uomo nel carcere di Padova che dalloscorso 4 Luglio  è in sciopero della fame e dellasete.Si chiama Roberto Cobertera e per illustrare lasua storia riprendiamo i due articoli dellaredazione di Ristretti orizzonti, pubblicato loscorso 6 luglio.Di seguito il diario di questi giorni, che Rovertoci ha fatto pervenire.Credo che ogni commento sia assolutamentesuperfluo, quello che è necessario, invece, èche chi può si sbrighi a dare una risposta a que-sta urla, prima che diventino davvero mute.

Lottare per dimostrare la propria innocenzaRistretti orizzonti, 6 luglio 2013Il 4 luglio, in una infernale giornata di quel caldopadano che in galera moltiplica la sua potenza, è ini-ziato lo sciopero della fame di Roberto Cobertera,uno della nostra redazione, un uomo condannatoall’ergastolo che, da quando è entrato a far parte delnostro gruppo, non ha mai smesso di proclamare lasua innocenza.Roberto ha avuto in primo grado una condanna a 24anni per omicidio, che in appello è diventata un erga-stolo, fine pena mai. Si ironizza spesso che in galerasi sentono tutti innocenti, nella redazione di RistrettiOrizzonti non è così, le persone si assumono le lororesponsabilità, e lo fanno anche davanti a centinaiadi studenti che ogni anno entrano in carcere e ascol-tano le loro testimonianze. Dunque se una persona lìdentro dice di essere innocente, non è una fra tantiche non hanno voglia di sentirsi responsabili, e sequella persona è disponibile a mettere a rischio lasua vita per dimostrarlo, noi pensiamo che quellapersona sia particolarmente degna di attenzione.A Roverto possiamo solo dire che gli siamo vicini, contutto il nostro affetto, che è grande ed è cresciutoproprio di fronte alla sua sofferenza e alla forza concui vuole dimostrare che è innocente, possiamo dirgliche vorremmo in tutte le maniere fare qualcosa perlui, ma quello che non vogliamo è che debba rinun-ciare alla vita per essere ascoltato. Qualcosa si puòfare davvero? Qualcuno lo può aiutare? Qualcunopuò prendere in mano le carte del suo processo e, sesi convince che ci sono elementi seri per provare chequella condanna è ingiusta, prendersi a cuore il suocaso e dargli una mano?

La redazione di Ristretti Orizzonti

Roberto Cobertera è nato all’estero ed ha doppia cit-tadinanza Statunitense e Domenicana. È detenutonel carcere di Padova. È stato condannato alla “Penadi Morte Viva” (così viene chiamata da noi ergastola-ni la pena perpetua).É un uomo di colore e forse anche questo ha pesatosulla sua condanna perché lo straniero e per giuntanero è il colpevole ideale. Roverto Cobertera, ha icapelli neri come il carbone e un sorriso di luce sem-pre stampato sulle labbra.L’ho incontrato nella Redazione di “RistrettiOrizzonti” e sapendo dei miei studi universitari digiurisprudenza lui mi ha passato le sue carte proces-suali.Dopo qualche tempo ho letto la motivazione delprimo grado e dell’appello e mi sono fortementeconvinto della sua innocenza, perché conosco moltobene la differenza fra la verità vera e quella proces-suale.Roberto Cobertera ha deciso da qualche tempo didimostrare la sua innocenza con la propria vita, l’uni-

ca cosa che gli è rimasta.Dal quattro luglio ha iniziato uno sciopero della fameper urlare la sua innocenza fra le sbarre.Ed è disposto a morire per ritornare dalla sua fami-glia e dai suoi meravigliosi figli.Io non posso fare altro che trasmettere tutta la miasolidarietà, da uomo ombra, a Roberto Cobertera.E sostenere la sua battaglia perché venga provata lasua innocenza fra le sbarre con la speranza che qual-cuno al di là dal muro di cinta ascolti e senta le gridadi una persona che con la sua protesta afferma conforza che preferisce morire da innocente che vivereda colpevole.

Carmelo Musumeci

Urla di innocenzaIl diario di Roberto Cobertera in sciope-ro della fame e della sete nel carceredi Padova

4/07/2013Oggi è il giorno 4 luglio,un gran giorno perl’America, è il giornodell’Indipendenza delmio paese che pensoche sia il migliorpaese del mondo,dove i diritti dell’uomovengono rispettatisenza distinzione di colo-re e di razza. Oggi è iniziatoil mio sciopero della fame edella sete per urlare la mia innocenzaal di là del muro di cinta. Peso 82 Kg. Oggi hofatto colloquio per la prima volta nell’ “Area verde”del carcere ed è stata una giornata bellissima e pienad’amore.

5/07/2013Secondo giorno dello sciopero della fame e dellasete. Mi hanno chiamato all’ufficio comando e hoconsegnato il mio comunicato. Ho fatto di nuovo col-loquio all’area verde con le mie figlie, moglie e zia.La mia famiglia mi è sempre stata vicina perché cre-dono nella mia innocenza.

6/07/2013Terzo giorno dello sciopero della fame e della sete.Peso 79 kg. Per la prima volta mi ha chiamato ilDirigente Sanitario del carcere.

7/07/2013Quarto giorno dello sciopero della fame e della sete.Peso 78,400 kg. Incomincio ad avere dei capogiri e misento debole, ma mi sento determinato a continuarefino alla morte.

8/07/2013Quinto giorno di sciopero della fame e della sete.Peso 77,700 kg. Oggi mi è venuta a trovare la parla-mentare deputata Celeste Costantino e ha cercato diconvincermi di riprendere a bere e mangiare. La suasolidarietà e la sua visita mi ha fatto bene, ma hosolo la mia vita per dimostrare la mia innocenza e ladonerò allo Stato italiano.

9/07/2013Sesto giorno di sciopero della fame e della sete. Ogginon mi hanno pesato e questo la dice lunga sul cini-smo dell’Area Sanitaria. La guardia mi ha riferito che

l’educatrice gli ha chiesto perché stavo facendo losciopero della fame. E anche questa la dice lunga sulmenefreghismo dell’Area educativa.

10/07/2013Settimo giorno di sciopero della fame e della sete.Peso 76,500 Kg. Pressione massima 95. La dottoressami ha consigliato almeno di bere. Sinceramente misento sempre più debole, ma mi fa bene la solidarie-tà dei miei compagni della Redazione di RistrettiOrizzonti.

11/07/2013Ottavo giorno di sciopero della fame e della sete.Anche oggi il medico non è venuto a pesarmi, ho

fatto colloquio con la mia amicaMercedes Frias la quale ha insistito nelfarmi desistere dallo sciopero. Io però

comunque vado avanti!

12/07/2013Nono giorno di sciopero

della fame e dellasete.

Peso 75,700 Kg.Oggi mi sentivo piùtriste degli altrigiorni e con il pen-siero sono stato

sempre in compa-gnia delle miefiglie.

13/07/2013Decimo giorno dello

sciopero della fame e dellasete. Il mio sciopero continua, ho dolori nel petto emi sento molto debole, il medico mi ha pesato e ero75,400 kg

14/07/2013Undicesimo giorno dello sciopero della fame e dellasete. Vado sempre avanti, mi fanno male le con-giunture del corpo e mi gira la testa, il medicomi ha pesato, pesavo 75,100.

15/07/2013Dodicesimo giorno dello sciopero dellafame e della sete. Peso 74,300 Kg. Misento sempre più debole. Oggi l’assi-stente mi ha mandato in infermeria.La dottoressa mi ha trovato pressionebassa e mi ha dato gocce per tirarlasu.

16/07/2013Tredicesimo giorno dello scioperodella fame e della sete. Il medico nonè venuto a farmi la visita di routine,mi gira la testa e ho mal di schiena.

17/07/2013Quattordicesimo giorno di scioperodella fame e della sete. Peso 73,90 Kg.Mi gira la testa e il rene mi fa male.

18/07/2013Quindicesimo giorno dello sciopero della famee della sete. Peso 73,70 Kg. Oggi ho parlato altelefono con mia moglie e mi hanno consigliatoalmeno di bere perché mio nonno che ha 105 anni,viene a trovarmi il mese prossimo da Santo Domingo

e non vogliono che mi veda troppo debole.

19/07/2013Sedicesimo giorno di sciopero della fame. Peso 73,60Kg. Vado avanti con lo sciopero della fame, mi fermosolo un po’ per quello della sete per non farmi vede-re da mio nonno troppo debilitato.

20/07/2013Diciassettesimo giorno di sciopero della fame e dellasete. Peso 73,40 Kg. Continuo con lo sciopero dellafame, mi sento debole e giù di morale. Cerco di farmiforza perché presto vedrò il caro nonno.

21/07/2013Diciottesimo giorno dello sciopero della fame. Ogginon mi ha visitato nessuno e mi sento abbandonatocome un cane nero. Questa la dice lunga sull’AreaSanitaria di questo carcere.

22/07/2013Diciannovesimo giorno di sciopero della fame.Neppure oggi mi ha chiamato il medico per visitarmie pesarmi. La mia vita qui nel carcere di Padova noninteressa a nessuno.

23/07/2013Ventesimo giorno di sciopero della fame. Invece delmedico oggi mi ha chiamato la psicologa mandatadal direttore del carcere. È stato un incontro scontro eun dialogo fra sordi. Sono risoluto a uscire mortoinnocente che stare vivo colpevole.

24/07/2013Ventunesimo giorno di sciopero della fame.Finalmente oggi mi hanno visitato e pesato.Dall’inizio dello sciopero della fame ho perso circaundici Kg e incomincio a sentirmi debole fisicamente

ma forte mentalmente.

PAGINA 5 DENTRO LA GAbbIA

Urla di innocenza

Speranza,

speranze

E quel che ci rimane…

sperare, sognare

Stanotte ho sognato,

mi sono svegliato

bagnato di sudore.

Ho visto cose brutte,

uomini in giacca e cravatta

con le loro ventiquattrore

accanirsi su dei corpi inermi,

bambini, donne, vecchi,

presi a calci, chiedevano cibo.

Poi il sangue e l’hanno bevuto

straziando le carni dalle membra.

Sazi, si sono ricomposti

come se niente fosse, con fredda indifferenza,

andavano a fare il loro lavoro di speculatori

dentro il palazzo, dove hanno casa!

La Borsa, L’Economia

giocavano con la nostra vita!

Antonio Melchiorre

Busia

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Campagna “Sfratti Zero”

CASA PAGINA 6

La solidarietà internazionale, stru-mento per costruire dignità esicurezza abitativa.

Un miliardo di persone in tutto ilmondo soffre attualmente per l’insi-curezza abitativa causata da grandiinvestimenti del capitale finanziario eimmobiliare, discriminazioni sociali,economiche e razziali, guerre, disastrinaturali. Questo numero di senzatettoe mal alloggiati, anziché diminuire di100 milioni entro il 2015 come stabi-lito dall’Obbiettivo n. 7 deiMillennium Development Goals, èdestinato a crescere di altri 700 milio-ni entro il 2020.

fonte: IAI - Alleanza

Internazionale degli Abitanti

A tutti gli organi di stampa, Firenze 6-8-2013

SULLO SGOMBERO DIVIA INCONTRI ...

Con ogni probabilità, in questi giorni,forse domani mattina, l’ex Ospedaledi Poggio Secco in Via Incontri saràsgomberato, come deciso dalle ultimeriunioni del Comitato per l’ordine e lasicurezza pubblica. All’interno dell’exOspedale vivono, ancora, quasi 200uomini, donne e bambini.Anticipiamo la notizia perchè certi del

“massacro mediatico” a cui saremosottoposti e invitiamo gli operatoridei “media” ad attenersi a quantoriportato in questo Comunicato:

1) Da circa sei anni il Movimento diLotta per la Casa non è PRESENTEpoliticamente e umanamente all’in-terno dell’OCCUPAZIONE, questo perun insieme di concause che HANNODETERMINATO una aperta ferita trala Comunità occupante e ilMovimento stesso. Tra le cause scate-nanti la rottura citiamo l’aperta viola-zione di una serie di REGOLE chesono alla base del principio di corre-tezza e di sano equilibrio delle convi-venze;

* La devastazione del PARCO e l’espo-nenziale crescita di una vera e pro-pria DISCARICA che circonda l’occu-pazione stessa, con rischi devastantiper la salute difamiglie e i bam-bini...

* La mancanzadi un controllos i s t e m a t i c odella Comunitàesistente, con ilrischio PALESEdi forme indottedi micro-crimi-nalità e addirit-tura pratiche dia s s e g n a z i o n e

improrpie degli alloggi medesimi...

* L’assenza sempre più manifestadelle persone che compongono l’oc-cupazione alle iniziative di solidarie-tà, di lotta per la rivendicazione deldiritto alla casa, di uguaglianza socia-le, che il movimento ha portato avan-ti nel corso degli anni, e in modoesponenziale soparatutto nell’ultimoanno.

2) Detto questo, una manciata difamiglie e singoli/e ha continuato aintessere rapporti sociali con il movi-mento stesso. GLI STESSI NUCLEIFAMILIARI HANNO PRODOTTO UNSERENO PERCORSO DI AUTOCRITICAsull’andamento dell’occupazionestassa, una autcritica tardiva che haportato, se non altro, all’allontana-mento di alcuni soggetti dall’occupa-zione nel corso degli ultimi mesi...

3) Una dele-gazione delmovimentoha partecipato, perchè richiesto daglioccupanti, alle ultime assemblee del-l’occupazione. Delegazione che haRIBADITO la propria contrarietà alladifesa del luogo, e il fallimento dell’e-sperienza vissuta negli anni.

4) L’intera ASSEMBLEA DELLACOMUNITÀ occupante ha stabilito laRESA della struttura condizionata dalmantenimento nei probabili LUOGHIE STRUTUTRE predisposte all’acco-glienza dell’INTEGRITÀ dei NUCLEIFAMILIARI e delle coppie esistentiall’interno dell’occupazione, se que-sta condizione, minima, viene meno,viene meno il RILASCIO della struttu-ra.

Per il resto non siamo scevri da qual-sivoglia critica, riconosciamo gli erro-ri, e andiamo avanti lo stesso. DiPoggio Secco ci ricorderemo delloschiamazzo continuo prodotto dallosciame di bambini esistenti, delrumore assordante della musica...maanche della discarica...e delle troppecose andate male che hanno portatoal TOTALE FALLIMENTO DELL’ESPE-RIENZA.

IL MOVIMENTO DI LOTTA PERLA CASA DI FIRENZE

Che la casa, o meglio la mancanza e laperdita di un alloggio, sia ormai undramma sociale, è ormai un ritornelloche tutti più o meno ripetono. Chenessuno fra chi amministra le città ele risorse pubbliche faccia realmentequalcosa per affrontarlo, questodramma, è una triste realtà sotto gliocchi di tutti.

A Roma si trovano i miliar-di per acquistare decine diaerei da guerra, a Firenze sitrova il tempo per le sfilatedella Ferrari o per unacampagna elettoraleperenne in tutti i salottitelevisivi, ma un dirittobasilare come l’accesso aun alloggio dignitoso, rico-nosciuto nella dichiarazio-ne dei diritti dell’uomo,viene ignorato.

In questo scenario ancora

una volta il Movimento di lotta per lacasa ha riacquisito ad un uso socialeun contenitore dismesso e vuoto daanni, originariamente parte di unagrande proprietà ecclesiastica, oranelle mani dell’immobiliare di turno:l’ex collegio della Querce, destinando-lo ad alloggi per le famiglie sottosgombero.

In una situazione di emergenza socia-le come quella che stiamo vivendo, èinconcepibile che si tengano immobi-li di quelle dimensioni vuoti, in attesadel momento giusto per massimizza-re i profitti, costringendo al contempointere famiglie per la strada o in rico-veri di fortuna. La Pira, che il SindacoRenzi non perde occasione per citare,in un momento di particolare crisi

immobili come questo li aveva requi-siti. Ma si sa, fra una comparsata intelevisione e un’intervista sullemagnifiche sorti e progressive (sue)da parte del Sindaco, probabilmentenon c’era tempo e voglia di arrivare atanto.

Detto questo, e tacendo degli strilli dicerta destra che chiede come sempre

forche e manganello (sta-volta ancora più scompo-stamente, forse perchéqualcuno ha studiato nel-l’ex collegio esclusivo perricchi rampolli fiorentini),esprimiamo ancora unavolta il sostegno e la solida-rietà al Movimento di lottaper la casa che si fa carico,nell’inerzia generale, diproblemi sociali alla cuirisoluzione nessuna istitu-zione pubblica sembradavvero interessata.

Emergenza abitativa, De Zordo: “Grazie al ‘Movimento di lotta’ per restituire dignità a chi è senza casa”

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Cos'è il PassanteAlta Velocità di

Firenze?Il Passante AV di Firenze è un tratto di ferrovia, prevalen-temente sotterraneo, che attraversa la città collegando lelinee Firenze Roma e Firenze Bologna.È composto da:1. Scavalco di castello, un ponte ferroviariodella linea AV che scavalca due binari della linea storicaFirenze Prato2. Tunnel a due canne; inizia dopo lo “scavalco”nei pressi di Castello e riemerge nella stazione di Campodi Marte. La sua lunghezza è di circa 7 km. Il suo scavoprodurrà quasi 2 milioni di m3 di terra inquinata3. Stazione ai macelli; progettata da NormanFoster è una enorme voragine lunga circa 500 metri, larga50, profonda fino a 40. Richiede la rimozione di circa 1milione di m3 di terraLe sue caratteristiche principali?La sua inutilità e il suo costo.Inutile:• Il percorso dei tunnel TAV non è più corto deibinari di superficie (lo si vede bene dalla piantina)• La linea TAV non è più veloce di quella esisten-te, anzi, le curve sotto la Fortezza da Basso e via Masaccioavranno una velocità di 70 km/h mentre quelle esistentisono a 90 km/h• La nuova stazione AV non sarà una razionaliz-zazione del servizio, ma una complicazione: i viaggiatoriche scenderanno nella stazione sotterranea, oltre doveruscire con ascensori e scale mobili da 25 metri nel sotto-suolo, troveranno gli altri treni a Santa Maria Novella acirca 1,5 km! Taxi? Tram? Un trenino apposito? Non si saancora come.Per i volumi di traffico attuali (in calo, soprattutto il servi-zio regionale e prossimo alla chiusura quello merci) ibinari esistenti sono sufficienti; comunque l'ingegnerVincenzo Abruzzo, fin dall'inizio degli anni '90, avevadimostrato la possibilità di realizzare due nuovi binari insuperficie con una spesa molto contenuta e senza provo-care disagi elevati.Costosa:• La ditta che si è aggiudicata la gara(Coopsette) lo ha fatto con un ribasso di oltre il 20% (!)per una cifra di circa 700 milioni di Euro. • Tutti i sostenitori dell'opera comunque parlanodi cifre che oscillano tra 1,3 e 1,7 miliardi di euro. • Tecnici ed esperti hanno valutato che i problemidi quest'opera porteranno ad almeno 3 miliardi il costodell'eventuale realizzazione.Crediamo sia difficile per il lettore credere che un'operacon queste caratteristiche possa venir sostenuta dalloschieramento politico vasto che va dal PD al PDL passan-do da tutti i gruppuscoli del centro. Eppure è così: l'inuti-le Passante AV di Firenze è un monumento viventeal degrado della politica italiana, toscana e fioren-tina.Il Comitato di cittadine/i che vi si oppone è a completadisposizione per ogni chiarimento e confronto.Comitato No TUNNEL TAV338 3092948 – 335 [email protected]://notavfirenze.blogspot.it/

Inutile, costoso e... DANNOSISSIMOIl Passante TAV di Firenze non è solo inutile e costoso, ma anche estremamente pericoloso. Per diversi motivi.DANNI AmBIENTALII problemi principali di impatto di questa opera sono sostanzialmente due:Impatto con la falda: tutto il tunnel, ma soprattutto gli ingressi alle gallerie e la stazione sotterranea, creano una enorme barriera sotterranea, una enor-me diga che impatta completamente la falda che scende dalle colline verso l’Arno. Questo provoca due fenomeni: a monte dei tunnel un innalzamento dellivello dell’acqua, a valle un abbassamento. In alcuni luoghi potrebbe essere di 4 o 5 metri. In entrambi i casi, ma soprattutto in caso di abbassamento dellivello di falda, si possono avere variazioni nel volume del terreno che in superficie si trasformano in cedimenti. Sopra questi terreni ci sono quartieri di Firenze.Cedimenti in fase di scavo: nello scavo delle gallerie il volume di terreno scavato e il volume della galleria costruita non è uguale. La galleria è sempre leg-germente più piccola. Questa differenza di volume si trasforma, in superficie, in cedimenti del terreno. Gli edifici che vi sorgono sopra saranno sottoposti atorsioni e movimenti che provocheranno sicuramente danni. Tecnici indipendenti e dell’Università di Firenze hanno verificato che le previsioni dei costrutto-ri sono pericolosamente sottostimate e che i cedimenti potrebbero essere 10 volte quelli previsti.PRoGETTAZIoNE LACUNoSANello Studio sulla Valutazione di Impatto Ambientale effettuato dall’Università di Firenze e nelle perizie fatte dai tecnici che hanno assistito le oltre 100 fami-glie che hanno fatto ricorso civile chiedendo la sospensione dei lavori, sono emerse lacune progettuali incredibili. Ne ricordiamo solo alcune:Smaltimento delle terre di scavo: nel progetto si è previsto di utilizzare le terre provenienti dallo scavo per un ripristino ambientale nel comune diCavriglia, nelle ex miniere di lignite. I lavori non sono partiti perché le terre di scavo risulterebbero inquinate da vari composti e con caratteristiche inadattea realizzare le colline previste (le terre prodotte dalla fresa sono inconsistenti, definite per la precisione “fanghi di perforazione”).Il progetto della stazione AV non rispetta le normative antisismiche in vigore dopo il terremoto dell’Aquila. Le prove sul terreno per valutare i rischi sismi-ci sono errate, fatte oltre un km dalla stazione.I sistemi che dovrebbero ridurre l’impatto sulla falda sono insufficienti e soprattutto tali da non garantire la loro efficacia nel tempo.DANNI PoLITICI E moRALI, UN’oFFESA ALLA CITTÀI lavori sono attualmente fermi perché la Magistratura ha provveduto al sequestro della fresa che avrebbe dovuto realizzare i tunnel, ha documentato alcunireati che dovrebbero far dare le dimissioni a tutti quelli, politici, tecnici ed amministratori, che hanno sostenuto questo progetto fin’ora:CoRRUZIoNEINFILTRAZIoNI DELLA CAmoRRAImPIEGo DI mATERIALI INIDoNEI E TALI DA RAPPRESENTARE PERICoLo NEL FUTURoNon ci vogliamo mettere ad elencare l’elenco delle contestazioni e delle persone coinvolte (32: funzionari ministeriali, di enti pubblici, delle imprese, delleFerrovie), ma ci pare che il quadro emergente, indipendentemente da come finirà la vicenda giudiziaria, dovrebbe far tramontare definitiva-mente l’idea di realizzare il progetto più invasivo e stupido che Firenze abbia mai visto.

Tunnel TAVFollia ad alta velocità

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Per capire bene in cosa consiste il sostanzialeimbroglio che c’è dietro le “grandi opere inutili” - e alPassante TAV fiorentino in particolare – bisogna par-lare di questa strana figura del “General Contractor” edel “Project financing” che ne è la più subdolaevoluzione. Intendiamoci bene, in altri paesi questefigure esistono, spesso hanno dei problemi ma, seben utilizzate, non sono quel diabolico meccanismoche si è affermato in Italia. Il problema è infatti quel-lo che accade nel nostro paese.Queste figure giuridiche sono state introdotte inItalia da un “geniale” politico della “prima repubbli-ca” per far uscire i partiti e le grandi imprese dallabufera di tangentopoli: Paolo Cirino Pomicino. Imeccanismi finanziari e contrattuali che sonoad esse collegati sono diventati uno strumentoimportante dell’involuzione economica esociale dell’Italia e uno degli attrezzi più effi-caci di sottrazione di risorse pubbliche a favoredel sistema politico/economico/mafioso chedomina la “seconda repubblica”.Nel caso del general contractor si tratta di affidare lacompleta realizzazione di una infrastruttura ad unaimpresa privata in cambio di un corrispettivo indenaro. Fin qui niente di strano e di nuovo. Il verotarlo che divora tutto sono i meccanismi contrattuali(che poi sono stati sistematizzati nella “LeggeObiettivo”).Il primo grande esempio che si è avuto in Italia èstata la linea TAV Torino Napoli

Il Governo ha delegato le FS (società per azioni il100% delle cui azioni è posseduto dal Tesoro) acostruire l’infrastruttura.Le FS hanno creato una società per questo scopo, laTAV S.p.A., impresa completamente controllata daFS. Entrambe le società (FS e TAV) sono di diritto pri-vato controllate da soggetto pubblico.

TAV S.p.A. è quindi una società di diritto priva-to che gestisce denaro pubblico, questa è unagrave anomalia tutta italiana.

TAV S.p.A. ha consegnato con trattativa privata (inquel caso non si sono nemmeno fatte gare) i lotti dilinee da realizzare a grosse imprese; si trattava diFIAT, Lega delle Cooperative e IRI.Nei contratti stipulati era previsto che il costruttoreavesse la massima libertà nel perseguire l’obiettivodi cui era incaricato; praticamente il committenterinunciava ad ogni forma di controllo dellarealizzazione dell’opera, delegando TUTTO al gen-eral contractor. Anche i controlli ambientali eperfino sulla congruità delle spese sono dele-gati al costruttore!

Cosa poi sia accaduto è sotto gli occhi di tutti; inMugello i danni ambientali sono stati enormi e icosti di realizzazione dell’opera sono aumen-tati di circa il 600%. Crediamo siano record mondi-ali di corruzione, ma potremmo essere smentiti, cisono altre repubbliche delle banane nel mondo.Anche il meccanismo di finanziamento dell’opera èmodello molto apprezzato ancora oggi:Una congrua percentuale finanziata dallo stato diret-tamente (60%)Una parte (40%) era stata detta a carico di investitoriprivati; fu una menzogna vergognosa in quantol’intervento dei privati consisteva in finanzia-menti di grandi banche a tassi sostenuti con lacompleta garanzia del Tesoro. Insomma sem-plicemente debiti che dovremo pagare ancora per 30anni con le nostre tasse e la riduzione dei servizi.

La figura del general contractor è un po’ offuscatavista la vergogna passata, anche se il progetto

fiorentino conserva questa figura criminogena. Oggisi preferisce il project financing, parola magica edesotica tanto spesso sulle bocche di politici e ammin-istratori. In cosa consiste? In poche parole:un soggetto pubblico delega un gruppo privato nelrealizzare un’opera di interesse ritenuto generale, peresempio un ospedale o una tranvia.Il costruttore si accolla la costruzione e si remuneracon la gestione del bene realizzato (con il bigliettodel tram o con un canone da riscuotere).Detto così sembra l’uovo di colombo visto che l’am-ministratore pubblico si libera dai debiti e delle spesenecessarie alla realizzazione delle opere pubblicheche si finanziano da sole. Ma è davvero così? Ovviamente no.In realtà anche il meccanismo di project financ-ing genera debito pubblico da ripagare con letasse che i cittadini pagano o con tariffe sem-pre più care.Alcuni esempi:quando il project financing viene remunerato da uncanone bisogna ben valutare l’ammontare delcanone stesso. Di solito la bilancia pende ver-gognosamente a favore del costruttore priva-to. Un esempio è stata la realizzazione della sede delComune di Bologna: costato al costruttore circa 70milioni di euro, il Comune dovrà versare per 28 anniun canone annuo di 9.5 milioni annui per un totale di250 milioni. Un bellissimo affare per l’associazione diimprese tra le quali spiccano Consorzio CooperativeCostruzioni, Coop Costruzioni, Adanti, Cea, Cer, Cogei,Manutencoop, un bel salasso per i Bolognesi.Quando il project financing viene remunerato, in totoo in parte con la gestione, cioè con i biglietti comenel caso di tranvie e metropolitane, nei contrattispuntano clausole per cui se i viaggiatori non saran-no sufficienti a ripagare l’investimento interverrà ilcommittente pubblico a garantire comunqueun congruo rendimento. Questo accade anche nelcaso dell’unica linea di tram fiorentina. Qui non sitratta di libero mercato e di libera impresa dicui si vaneggia troppo spesso, ma di renditaparassitaria assistita dallo stato.Ma l’inventiva del complessopolitico/economico/mafioso non ha limiti e si staaffermando una formula ancora più perversa di proj-ect financing, quello che verrà utilizzato nella realiz-zazione degli ospedali in Toscana. Il modello è giàstato collaudato altrove, in particolare si hanno i datiprecisi della realizzazione dell’ospedale di Nuoro per-ché la vicenda è finita in al TAR e il giudice ha annul-lato i contratti perché violavano il principio di liberaconcorrenza (!). A fronte della necessità di 45 milionidi euro (ripagabili con un mutuo di 3 milioni annui)si è stabilito un canone di 4,3 milioni per 25 anni; manon ci è fermati qui, si è stabilita una convenzione di

28 anni in cui al costruttore (controllato da una soci-età del gruppo Suez e dal Consorzio Etruria) si affi-

dano per 24 milioni, per 28 anni, tutti i servizi colle-gati all’ospedale: manutenzione edificio, gestioneriscaldamento, CUP, portierato, rifiuti, ecc. Fatti dueconti l’ospedale di Nuoro garantirà ai costruttori circa

780 milioni di euro.È ovvio pensare che il livello di collusione dei politiciè massima, ma non si trasforma più in mazzette obustarelle; incarichi prestigiosi nelle societàstesse, consulenze, commesse, queste sono lenuove forme di remunerazione della folliadelle grandi opere inutili. Chi avesse ancora deidubbi si vada a rileggere le intercettazioni relativeall’indagine sui tunnel TAV fiorentini, in particolarequelli in cui la presidente di Italiferr (FS) Maria RitaLorenzetti, in cambio di favori sulla realizzazione deitunnel, chiedeva che venissero concessi appalti nellaricostruzione post-terremoto in Emilia a suo maritocostruttore.Che la gestione di denaro pubblico sia affidata asoggetti di diritto privato e che nessun partito si siaseriamente opposto è prova lampante che tutti i gov-erni che si sono succeduti negli ultimi tempi sonostati d’accordo in questo meccanismo di finanzia-mento immorale delle imprese e della politica.

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Scenario alternativoNel 2006, dopo aver visto la follia del progetto TAV sotterraneo di Firenze, il Comitato, con l'ausilio deci-sivo di alcuni docenti dell'Università di Firenze e tecnici volontari, ha iniziato ad elaborare uno “studiodella Valutazione di Impatto Ambientale” e uno scenario alternativo a quello delle FS.Ne è uscito un interessante analisi e la proposta di utilizzare le maggiori potenzialità che si raggiunge-rebbero con il potenziamento della rete ferroviaria di superficie per un uso metropolitano e suburbanodella rete ferroviaria sul modello di molte città europee, in particolare tedesche: quello che è stato chia-mato metrotreno o tram-treno.Con le risorse finanziarie gettate in due gallerie sotto la città si avrebbe la possibilità di unpotenziamento altissimo dell'esistente e un contributo notevolissimo al problema dellamobilità del trasporto pubblico di Firenze.Un altro effetto positivo che si avrebbe abbandonando l'ipotesi sotterranea è la necessità di moltapiù mano d'opera, quindi creazione di posti di lavoro, anche dopo la chiusura dei cantieri.

General Contractor, Project Financing Nomi esotici per imbrogli nostrani

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In Italia la febbre delle infrastrutture faraoniche risa-le alla fine degli anni '80 del secolo scorso; la primadi queste opere fu la linea TAV Torino Napoli, ma poiil numero di queste crebbe velocemente. Con l'ap-provazione della Legge Obiettivo da parte del gover-no Berlusconi nell'anno 2001 ci fu la corsa a far rien-trare le infrastrutture più improponibili nel numerodi quelle favorite dalla legge; oggi le infrastrutturelegate ai trasporti previste dalla legge obiettivo sonocentinaia e il costo previsto oltre i 370 miliardi. Èovvio che queste non verranno mai realizzate e forsenemmeno iniziate essendo assolutamente insosteni-bili per un paese in grave crisi come l'Italia. Eppuretutti i governi che si sono succeduto hanno conti-nuato a considerare questa follia come “strategica” eutile “per far ripartire la crescita economica”. Che laripresa si abbia da questi cantieri è impensabile, maper una impresa avere un canale aperto a possibilifinanziamenti pubblici per opere da realizzare è unostraordinario biglietto da visita nel mondo delleborse.

Se ci ci documentiamo attingendo dall'enormemateriale prodotto dalle migliaia di comitati e grup-pi di cittadini auto-organizzatisi per difendersi daquesto fenomeno, vediamo che ci sono alcune carat-teristiche comuni in queste opere: • dimensioni enormi• costi elevati• ma soprattutto una evidente inutilitàNon rispondono a nessun bisogno sociale. È perciòfondamentale porsi la domanda sul perché di questofenomeno che, visto come sta dilagando, non puòessere casuale.La risposta crediamo vada cercata proprio in quelprofondo cambiamento del sistema economico con-temporaneo chiamato “globalizzazione” e nella suacrisi strutturale arrivata poi al peggiore degli esiti nel2008.Per cercare di essere chiari e schematici:• Le grandi opere inutili sono state volute esostenute dalle grandi imprese italiane; queste sisono rese conto di non poter competere con i paesi

emergenti e si sono ristrutturate con delocalizzazio-ni, esternalizzazione della produzione; nel frattem-po, si sono trasformate da produttrici di merci instrutture prevalentemente finanziarie.• I capitali rimasti in Italia cercano remune-razione non più nel “mercato” con la produzione dibeni, ma gestendo servizi (privatizzazioni) e con l'in-venzione delle GRANDI OPERE INUTILI, fonte sicura dialtissimi profitti garantiti dallo Stato.• La politica si è adattata al volere dellegrandi imprese avviando un processo di osmosi conqueste, tanto da creare un sistema ormai inestricabi-le.• La crisi economica ha favorito la ricerca dicapitali immediatamente disponibili e questo haspalancato le porte alle varie mafie, detentrici digrande liquidità.• Le grandi dimensioni delle opere da realiz-zare garantisce un più semplice controllo, rispetto amolti piccoli cantieri diffusi.• Le grandi infrastrutture sono opere con

alta necessità di capitali e tecnologia e costo dellavoro ridotto perché richiedono impegno ridotto dimanodopera. Questo garantisce profitti superiori euna più economica gestione.• La grande impresa capace di aggiudicarsil'appalto di una grande opera non ha interesse a con-trollare il processo di produzione, ma controlla, inregime di quasi monopolio, il mercato e può imporrealle imprese più piccole, che poi realizzeranno con-cretamente l'opera, il prezzo che vuole.• L'abuso degli appalti e dei subappalti favo-risce l'ingresso nei cantieri di imprese legate allemafie (la Procura di Milano ha dichiarato che in tuttii cantieri TAV della Lombardia sono state documenta-te infiltrazioni della 'ndrangheta).Insomma le Grandi Opere Inutili e Imposte sono siaeffetto, sia una delle cause della crisi economica chestiamo vivendo.Liberarsi di questo fardello mortale sarà uno deglistrumenti per creare una economia al servizio degliesseri umani e non della finanza.

Le Grandi opere inutili e imposte effetto e causa della crisi economica

Dalle grandi opereinutili ai migranti

Le Grandi Opere Inutili. Questa locuzione è entrata nell'uso comune dei movimenti neoambientalisti in occasio-ne del primo Forum contro le Grandi Opere Inutili che si tenne a Bussoleno nell'estate del 2011. Fino ad allora siparlava soprattutto di singole opere contestate in tutta Italia, in primo luogo la linea TAV Torino Napoli (la piùgrande opera infrastrutturale italiana) e la fatidica Torino Lione.In quella sede si ritrovarono comitati da tutta Europa, ognuno portando i problemi della grande opera contro cuisi trovava a lottare: Francesi contro aeroporti, Spagnoli contro ferrovie e casinò, Tedeschi contro ponti sul Baltico,gallerie, stazioni sotterranee, Inglesi contro linee AV... La locuzione venne assunta come comune problema e tra-dotta nelle varie lingue. Nel secondo Forum, tenutosi nel 2012 a Notre Name des Landes (Nantes) si cambiò il nome del forum che diven-

ne “contro le grandi opere inutili e imposte” a rimarcare il sostanziale furto di democrazia, oltre che di risorse, che questo fenomeno rappresenta; erano recentissime le brutali repressioni proprio a Nantes, a Stoccarda,nei Paesi Baschi, in Val di Susa...Gli incontri si sono poi succeduti a Firenze nel 2012, a Tunisi e a Stoccarda nel 2013 dimostrando, agli attivisti e ai comitati che hanno partecipato, che questo fenomeno è una caratteristica europea degli ultimi venti anni,ma che nei paesi ex colonie il fenomeno era vivo dagli anni immediatamente successivi alla decolonizzazione (anni '50): le grandi opere inutili sono state (e sono) strumento di continuità nelle poli-tiche coloniali dei paesi più ricchi contro i popoli che cerca-vano di riprendersi dalle brutalità del dominio coloniale.Staff di economisti facevano valutazioni distorte e fasulle delrapporto costi/benefici dei progetti che proponevano ai paesiappena liberati, spesso si avvalevano di politico locali facil-mente corruttibili. Naturalmente il ritorno economico nonc'era, restava solo un debito enorme. Questo è stato utiliz-zato per decenni come strumento di ricatto e controlloeconomico.

molti dei migranti che incontriamo nelle nostre stradesono in fuga anche dai disastri economici e ambienta-li delle grandi opere inutili.

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L’estate 2013 ha visto ancora molteiniziative di protesta in tutta Italiacontro la reiterata e insistente deci-sione di tutti i Governi, da anni, diconfermare progetti tipo la LineaTAV Torino-Lyon in Val di Susa, ilTerzo Valico in Liguria, il sistema diantenna militari USA MUOS in Sicilia,e altri progetti di grandi infrastruttu-re decise da banche e da gruppi chevogliono speculare a danno della vitae della salute di intere comunità e coni politici al potere pronti servilmentea garantirne la copertura “legale” del-l’assoluta necessità “strategica” di taliopere, garantendo il finanziamentodei capitali e relativi interessi allebanche con i soldi pubblici.Proteste che hanno sempre più vistol’uso indiscriminato dei manganelli edei lacrimogeni contro i manifestanti,con un continuo progressivo aumentodella violenza contro le popolazioniresistenti. Nel caso della Valdi Susa va sottoli-neato con forzacome in questi 15anni si sia evitatodi accettare il con-fronto tra coloroche giudicano l’o-pera NON neces-saria, invasiva emolto costosa perla sua realizzazio-ne e per la suagestione futura.Le ragioni scienti-fiche che ne dimo-strano l’inutilitàsono state cosìignorate e si con-tinua a ragionareper slogan: l’ope-ra è “strategica”senza argomentivalidi che inficinole ragioni del NO esino ad arrivareall’escalation del-l ’ o c c u p a z i o n emilitare del terri-torio dal 3 luglio2011. La questio-ne è che la Valsusasi sente piuttostopresa in giro in questi ultimi anni per-ché la rappresentazione che ne viendata all’esterno dalla maggioranza deimedia e alimentata dai politici (PDL ePD in primis, ora nel Grande Governodelle larghe Intese) non corrispondea quella che i locali si ritrovano quan-do guardano a cosa sta succedendo aloro spese e dell’intero Paese. La tendenza a ridurre i movimenticontrari a queste Grandi Opere comeun problema legato a una questionedi ordine pubblico o a un problema diestremismi, è una tendenza moltofurba, voluta e spinta sino all’estre-

mo, perché sanno che nei Movimentisono impegnate migliaia di persone,molto ben informate (ahimé! non sipuò dire lo stesso per il nostro TunnelTAV a Firenze) e si tenta di ridurre laprotesta popolare come a un tentati-vo di eversione contro una decisionedello Stato.Si è arrivati a ipotizzare il reato di“attività eversive” con possibili penesino a 17 anni di carcere ed effettuatiblitz di perquisizioni a casa di ragazzie di loro arresti quali delinquentipericolosi per la convivenza civile,con conseguente loro rilascio dopopochi giorni di carcere. E’ assurdotrattarli come “gruppi di fuoco”, per-ché basta leggere le fonti correttesulle manifestazioni per vedere dache parte stanno i feriti e le violenzesubite. Nella fase attuale le lotte di protestavengono schiacciate sul piano milita-

re da giornali e media che apparten-gono a quei Partiti che appoggianosenza remore tali progetti. Poi vi sonoalcuni politici che rilasciano dichiara-zioni volte ad alzare sempre più latensione e che non hanno mai avutodubbi sulla necessità di eseguire taliopere. Non discutono più di merito edi ragioni, non accettano nessun dia-logo, nessun approfondimento, nes-sun confronto sui fatti, sui quali sonoperdenti. E soprattutto colpiscono icontestatori. Li accusano di ogninefandezza, li segnalano alla disap-provazione della gente comune, li tra-

scinano sull’unico terreno dove sonoin vantaggio: lo scontro fisico, la cri-minalizzazione, la repressione.Non sono da meno in questo campo dicriminalizzazione dei Movimenti irapporti e le conferenze stampa delleForze dell’Ordine su sequestri di“ingenti arsenali di armi da offesa” econseguenti decisioni della magistra-tura di catalogazione dei “reati” ailivelli più alti, gettandoli in pasto sulleprime pagine dei media. Il tutto con-dito da recenti dichiarazioni di unmagistrato che richiama all’ordinetaluni politici, intellettuali e giornali-sti dubbiosi sulla reale necessità stra-tegica delle opere, tacciandoli di unaloro ipotetica sottovalutazione delfenomeno poiché avrebbero giudica-to tali forme di protesta contro gliimpianti una lotta civile, democraticae giusta.E si riferisce, pare, anche alla voce del

Presidente del Senato P. Grasso cheha osato accennare al fatto che forsesarebbe stato necessario, prima diiniziare a costruire forzatamentecerte opere, un maggiore coinvolgi-mento dei territori interessati. Citiamo nello specifico della Val diSusa la recente posizione delPresidente della Comunità Montana,S. Plano, che rivolgendosi alProcuratore Caselli afferma che“ormai la protesta si è identificata conla contestazione a questo modello disocietà e di Governo. I sassi o i petar-di contro le Forze dell’ordine non

sono indirizzati a quegli uomini indivisa che eseguono ordini, sono indi-rizzati a chi in questo momento stadando un’immagine deprimente delleIstituzioni, a un sistema malato dimalgoverno, di interessi e di compor-tamenti lontanissimi dallo spiritodella nostra Costituzione». I No Tav,insomma, non stanno più cercandosolo di bloccare la costruzione dellaferrovia ad alta velocità, ma di ripor-tare “ordine” in un sistema che ordi-nato non lo è più da tempo.Occorre dirlo con forza e a voce alta:si parla di mafia, tentato omicidio eterrorismo ma tale criminalizzazionedei Movimenti serve al Potere percontinuare a gestire in modo sfacciatogli affari a favore dei grandi gruppifinanziari che investono nelle operepubbliche, prestando soldi allo Stato eavendo di ritorno i tassi di interesse, etutti i grandi gruppi di costruzione

che spingono perle Grandi Operepagate con i soldidei contribuenti:alla faccia delDebito Pubblico.Bisogna spenderea vuoto decine dimiliardi perchécosì si è deciso,punto e basta.Bisogna farlo per-ché il potere devedimostrare la suaforza di fronte achi lo contesta.Non si cede allapiazza. Non si puòammettere che iNO TAV abbianoragione, sarebbeun precedentepericolosissimoche potrebbe darluogo ad un conta-gio democraticotra tutti coloro cheoggi non ne pos-sono più, specietra i giovani chenon vedono pro-spettive per il lorofuturo.Un ultima consi-

derazione: perché, chi in Italia dimo-stra contro coloro che disprezzanodemocrazia e ragione viene crimina-lizzato e trattato come terrorista dastampa e politici, quando la stessastampa e gli stessi politici inneggianoa chi tira le pietre in piazza Tahir inEgitto o al Gezi Park a Istanbul?

CHI SEMINA TERRORE

RACCOGLIE RIBELLIONE!

Fernando Romussi

Prima ti ignorano, poi ti irridonoMa quando dimostri loro che hai ragione ... diventi terrorista

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In questi giorni torridi i fiorentini rimasti osser-vano la città con più attenzione: numerose sono lesegnalazioni di movimenti di operatori e dirigentiASL proprio nel vecchio Ospedale di BorgoOgnissanti, la cui vendita fortunatamente è fallita.E con le segnalazioni matura la speranza: vuoi

vedere che riaprono i servizi sanitari che ci

erano stati tolti?

Già, perché in Borgo Ognissanti il presidio sanita-rio è stato chiuso frettolosamente dall’ASL nellasperanza che qualche ricco compratore rilevasseil vecchio ospedale: gli acquirenti a giugno invecedi presentarsi per firmare il contratto, se la sonosvignata. E intanto l’ASL, (furba!), aveva già spo-stato i servizi a San Salvi, via Canova, ViaD’Annunzio, costringendo i cittadini a impossibilislalom nel traffico della città o a rivolgersi allestrutture private più vicine. Ora ci risiamo. Lastruttura di Borgo Ognissanti è ritornata nella dis-ponibilità dell’ASL, ci sono quindi tutte le condi-zioni perché si riaprano i servizi sanitari spostatiin tutta fretta, e che il maltolto sia restituito ai fio-rentini del centro storico! A dire il vero, però, le voci che corrono parlano deltrasferimento di soli uffici in Borgo Ognissanti, inparticolare dell’Ufficio del personale, provenienteda Santa Rosa e attualmente dislocato nella pre-stigiosa Villa Fabbri a San Salvi, riccamenterestaurata e arredata e già sede della DirezioneSanitaria che però è stata poi, prontamente, spo-stata a Santa Maria Nuova! Questa ipotesi è talmente irragionevole che sistenta a crederla vera! Perché non riportare inBorgo Ognissanti ciò che era stato ingiustamenteeliminato?Ma insomma all’ASL cosa fanno? Invece di pianificare e razionalizzare i servizisanitari nell’interesse dei cittadini, si improvvisa-no immobiliaristi, per di più maldestri, e si dedi-cano, questo sì con grande impegno, ad una dis-pendiosa e inconcludente girandola di trasferi-menti e spostamenti di sedi, uffici, lavoratori,utenti, con costi notevoli che certamente non pos-sono essere sostenuti, visto che continuamente ci

ripetono di dover tagliare le spese a causa dellacrisi.E poi chi altro dovrebbe andare a Villa Fabbri?Mica farà gola a qualche acquirente, a qualchefondo immobiliare straniero, nell’ottica della scia-gurata proposta di vendita dell’area di San Salviper far cassa? Noi richiediamo ufficialmente che riaprano i

servizi di Borgo Ognissanti!

Visto che l’ASL ha altro per la testa, e per di più inmaniera molto confusa, vorremmo evitare anchealtri pesanti disservizi ai cittadini: chiediamo che

a Firenze, durante i Mondiali di ciclismo, dal

22 al 29 settembre, NON CHIUDANO I PRESIDI

SANITARI, così come preannunciato dalla stessaASL: questi sono servizi distribuiti sul territorio ele persone possono arrivarci anche a piedi. Leliste d’attesa per l’accesso a questi servizi sono giàmolto lunghe e questa eventuale chiusura aumen-terà il disagio dell’utenza! Saranno gli organizza-tori del mondiale di ciclismo a garantire i percor-si che consentiranno ai fiorentini di vivere e, senecessario, anche di poter andare dal dottore!Chiediamo che la ASL renda pubbliche le deci-

sioni rispetto a questi presidi sanitari e le

motivi di fronte ai cittadini che, giorno dopo

giorno, si vedono togliere fette sempre più

ampie di servizi accessibili e fruibili.

Quanto ormai da tempo viene denunciato daComitati, Associazioni, Sindacati di base rispettoal progressivo peggioramento della sanità, nonsolo nella ASL 10 ma in tutta la Regione Toscana,è talmente evidente che recentemente il sistemasanitario toscano è stato declassato dallo stessoMinistero della Salute, non risultando più laRegione Toscana di riferimento rispetto al siste-ma di cure offerto.

Comitato SAN SALVI CHI PUO’,

A.DI.N.A., FIRENZE,

perUnaltracittà,

C.U.B. Sanità Firenze,

Medicina Democratica

Nuovi spostamenti dei servizi sanitari di Firenze:

quali vantaggi per i cittadini?

PAGINA 11 CITTÀ

Il signor Antonio 84enne, da parecchi anni è impe-gnato al volontariato, come ci ha raccontato nelnostro incontro. Poter offrire dei servizi alla persona,lo ha spinto ad investire con altri denaro nel trovarespazi per l’accoglienza, è nata così a Romal’Associazione Un Sorriso - Onlus.«Qui a Firenze, nel Quartiere 4, lo sportello c’è da 4anni, prima per 11 anni eravamo a Brozzi, facciamoparte della rete di solidarietà del quartiere».Il suo è lo sfogo di chi per anni ha sopperito allemancanze d’altri, che ora nel momento del bisognosi vede negato l’aiuto per poter continuare a ‘lavora-re’ ed avere un luogo di riposo.Tutte le promesse fatte sono svanite e rimane soloun senso di amarezza nel constatare che la sicurezzasociale, il Welfare, sono acque navigabili solo per chicomanda. Qui sotto la sua accorata mail.

Sono il Presidente protempore dell’associazione “UNSORRISO ONLUS ITALIA” che ha la sua sede centrale invia A. Modigliani n°133, Isolotto, Firenze. Da lunghianni combatto una inutile battaglia contro il clienteli-

smo posto in atto dagli organismi pubblici prepostialla organizzazione e assistenza di chi si occupa delSociale. Lotta inutile, tempo sprecato: gli organismi comunali(Sindaco ed Assessore) non rispondono nemmeno allelettere che periodicamente invio loro per chiedere unsostegno, visto che da ben 15 anni la nostra associa-zione si occupa principalmente dell’aiuto a persone enuclei familiari che vivono in condizioni di assolutodisagio. In particolare: distribuiamo cibo, vestiario, scarpe,cancelleria, alimenti speciali per bimbi, pannolini,eccetera; organizziamo corsi di recupero per disabilipsichici; servizio di counseling; corsi di lingua italianariservati agli stranieri; assistenza domiciliare; serviziodi consulenza e assistenza legale; trasporto di personepresso uffici, luoghi di cura, eccetera. Tutti i nostri ser-vizi sono gratuiti e nessun Ente Pubblico ci rimborsaqualcosa.Il sottoscritto ha 84 anni e deve fare miracoli per por-tare avanti un’attività che interessa, ormai, oltre 259famiglie. Paghiamo un affitto di circa 900 mensili,

oltre tutti i consumi propri di un’attività  diquesto genere (luce, acqua , gas, telefoni).Sono stato operato di cancro e rapinato all’interno del-l’associazione ove sono costretto a vivere, visto che lamia misera pensione la cedo per coprire parte dei biso-gni sociali. Dopo la rapina, che ci spogliato di tutti imacchinari, ma soprattutto, di tutti soldi che aveva-mo, non siamo stati più in grado di far fronte allespese correnti e siamo stati anche sfrattati. Vane sonostate le nostre richieste d’aiuto, come vana è stataanche la mia richiesta di un alloggio, considerato chesono invalido ed anche sfrattato. Insomma per 15 anni abbiamo reso una grande servi-zio ai servizi sociali che operano in questo Comune, alquale, in fondo, abbiamo fatto risparmiare una mon-tagna di denaro. Mi è stato obiettato che, in fondo,faccio tutto ciò volontariamente e, quindi, non devorichiedere alcun sostegno.Ho risposto che anche la Caritas ad altre associazioniconfessionali, fanno la loro attività volontariamente,ma a loro vengono rimborsate spese,dati locali in cuioperare eccetera, e con i soldi pubblici sono divenutegrandi. Allo stesso modo chi opera negli Enti Pubblici

provenendo dalla politica, lo fa volontariamente, maviene pagato abbondantemente, anche quando fauna infinità  di cavolate. L’altra obiezione che mi vienefatta è che io ho circa 1.000 euro di pensione e, quin-di, non mi si può assegnare un locale per operare, néun alloggio in cui vivere. Capito? 1.000 euro: una ric-chezza, uno scialo!Vi ringrazio per l’eventuale pubblicazione e vi promet-to che vi invierò statistiche precise su coloro ai qualivengono offerte facilitazioni assolutamente immeri-tate.

Antonio Congiu

sorriso oNlUs italia

Acqua, Firenze la più

cara Italia: “509 euro la

spesa annua per

famiglia quando a

Milano ne bastano 123”

“Firenze ha l’acqua più cara d’Italia: 509 euro l’anno per una famigliamedia di tre persone quando la media nazionale è di 310 euro mentre aMilano, città dove non si è mai privatizzato, mantenendo comunque unservizio pubblico efficiente e di alta qualità, la stessa famiglia spendesolo 123 euro l’anno. Inoltre tra i primi 10 capoluoghi di provincia italia-ni più cari ben 8 sono toscani. É questo il risultato del “modello toscano”,tanto osannato dagli enti locali? Per quanto ancora fiorentini e toscaniresteranno sotto il giogo di amministratori incapaci di far valere i dirittidei cittadini stabiliti dal Referendum del 2011? Perché la priorità deveessere sempre e comunque il rispetto della volontà di Federutility, delCispel e delle società per azioni, le ex municipalizzate, oggi in mano allemultinazionali? Sono questi gli interrogativi posti dalla lista civica diperUnaltracittà a Palazzo Vecchio, dopo che è stata resa nota l’indaginesul Servizio Idrico Integrato curata dall’Osservatorio prezzi e tariffe diCittadinanzattiva. “É semplicemente vergognoso che in un momento di crisi economicacome quello che stiamo vivendo a Firenze si debba pagare quattro voltein più che a Milano, città dall’acquedotto eccellente”. “Ed è inconcepibileche i soldi rastrellati ai fiorentini costituiscano utili per Publiacqua chedestina solo il 27% di essi a nuovi investimenti e ben il 73% alle cassedei soci, tra cui la multinazionale Acea”. “L’altro dato eclatante che emerge dalla lettura dell’inchiesta diCittadinanzattiva è quello relativo al quadro della dispersionedella rete idrica toscana. Negli ultimi cinque anni si è passati dal34 ad un misero 32%; un dato che smonta una volta per tutte ilmito dell’efficienza del privato nel gestire l’acqua, visto chenello stesso periodo solo a Firenze la bolletta è aumentata del44,6%. ormai è sotto gli occhi di tutti, a guadagnare dalla man-cata applicazione del referendum sono solo le Società perAzioni, a pagare i soliti noti: i cittadini.”

L’indagine completa è scaricabile sul sito di CittadinanzAttivahttp://www.cittadinanzattiva.it/comunicati/consumatori/acqua/5292-dossier-servizio-idrico-integrato-2013.html

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VOCI PAGINA 12

Fatma Ramadan in difesa dei lavoratori egizianiFatma Ramadan, leader sindacale indipendente,mette in guardia:

LA “FIDUCIA” AD AL-SISI È UN VELENo moRTALE

“I miei compagni, i lavoratori egiziani, stanno lottan-do per i loro diritti e per un Egitto migliore.I lavoratori egiziani sognano libertà e giustizia socia-le, sognano il lavoro in un momento in cui ladri, chevengono chiamati imprenditori, chiudono le fabbri-che per intascare miliardi.I lavoratori egiziani sognano salari equi, mentre sonosottoposti al dominio di governi, che pensano solo afare investimenti a scapito dei lavoratori, dei lorodiritti, e persino contro la loro vita. I lavoratori egi-ziani sognano una vita migliore per i loro figli.Sognano cure mediche quando sono malati, ma nonle trovano. Sognano quattro mura in cui potersi rifu-giare.Già prima del 25 gennaio [2011], i lavoratori egizianirivendicavano i loro diritti con scioperi e manifesta-zioni; sono le medesime richieste rimaste senzarisposta anche dopo il rovesciamento di Mubarak.Sia i Fratelli Musulmani che l’esercito hanno negozia-to con la sinistra, la destra e il centro, senza mai pren-dere in considerazione le esigenze dei lavoratori edi-loro diritti. L’unico loro obiettivo è spegnere le scin-tille, che i lavoratori hanno acceso con la loro lotta efar sì che, in questi tempi oscuri, restino scintille cheardono isolate l’una dall’altra.È stato proprio l’esercito a stroncare con la forza gliscioperi a Suez, al Cairo, a Fayyoum ed in tutto

l’Egitto! È stato proprio l’esercito ad arrestare tantilavoratori sottoponendoli a processi militari, soloperché avevano messo in pratica il loro diritto diorganizzarvi, scioperare e protestare pacificamente!I militari hanno sistematicamente operato per crimi-nalizzare il diritto di sciopero con una legislazione,che vieta a tutti gli Egiziani di organizzare protestepacifiche, scioperi e sit-in! Poi sono arrivati Mursi ed iFratelli Musulmani, che hanno proseguito sulle ormedi Mubarak con licenziamenti, arresti, blocco violen-to degli scioperi.È stato Mursi a scatenare i cani della polizia contro ilavoratori della Titan Cement di Alessandria, copren-dosi le spalle con il Ministro degli Interni ed i suoiscagnozzi. E quei poliziotti ed ufficiali dell’esercito,che oggi vengono osannati, sono assassini! Sono gliassassini di onesti, giovani egiziani. Sono l’armadelle autorità contro tutti noi, e rimarranno sempretali, a meno che quelle istituzioni non vengano ripu-lite.Mentre i capi dei Fratelli Musulmani progettano quo-tidianamentecontro il popolo egiziano quei crimini,che hanno causato la morte di persone innocenti, daparte loro esercito e polizia li fronteggiano con altret-tanta brutale violenza e con l’assassinio.Tutti noi sappiamo bene quando intervengono l’eser-cito e la polizia! Intervengono molto tempo dopo l’i-nizio degli scontri, quando stanno per finire, dopoche il sangue è stato versato. Perché non intervengo-no per prevenire i crimini dei Fratelli Musulmani con-tro il popolo egiziano? Chi ha interesse che questalotta e questo spargimento di sangue continui?È nell’interesse sia dei capi dei Fratelli Musulmani sia

dei militari. Così come i poveri sono carne da canno-ne per le guerre tra Stati, i poveri, gli operai e i con-tadini egiziani sono carburante per i conflitti interni.A Mokattam ed a Giza, sono stati uccisi i figli inno-centi di facchini!Oggi, ci è stato chiesto di manifestare per autorizza-re l’orgia assassina di Al-Sisi, e vediamo che tutte etre le federazioni sindacali sono d’accordo: laFederazione sindacale del governo egiziano (FSE), ilDemocratic Labour Congress egiziano (EDLC), e laFederazione Egiziana dei Sindacati Indipendenti(EFITU) (di cui io sono un membro del ComitatoEsecutivo).Ho discusso con i membri del comitato esecutivodel’EFITU allo scopo di convincerli a non invitare imembri del nostro sindacato ed il popolo egiziano ascendere in piazza il Venerdì, confermando con que-sto invito che l’esercito, la polizia, e il popolo sonomano nella mano, com’è detto nell’appello [di Al-Sisi].Io sono stata messa in minoranza, con quattro voticontro nove voti, e quindi tutte le tre federazioni sin-dacali hanno chiesto ai lavoratori di unirsi alle mani-festazioni con il pretesto della lotta al terrorismo.Siamo quindi sul punto di cadere dalla padella nellabrace.I Fratelli Musulmani hanno commesso crimini edevono essere ritenuti responsabili e perseguibili perquesti crimini, proprio come gli ufficiali e gli uominidel regime di Mubarak, della polizia e dell’esercitodevono essere ritenuti responsabili e perseguibili peri loro crimini.Non cadere nell’inganno di sostituire una dittatura

religiosa con una dittatura militare.I lavoratori egiziani sono consapevoli, perché le loroesigenze sono sacrosante!Vogliono un lavoro per loro e per i loro figli, voglionoun salario dignitoso, leggi che tutelano i loro diritticontro le leggi che gli affaristi di Mubarak hannofatto per proteggere i loro interessi contro i diritti deilavoratori.I lavoratori vogliono uno Stato che abbia un veropiano di sviluppo, l’apertura di nuovi stabilimenti chepossano assorbire la crescente forza lavoro.I lavoratori vogliono la libertà, tutte le libertà, lalibertà di organizzarsi, la libertà di sciopero.Vogliono un Paese dove si possa vivere come libericittadini senza tortura o assassinii.È necessario capire che cosa si mette di mezzo tra ilavoratori e le loro richieste.Lavoratori, non lasciatevi ingannare da chi vi vuolefar combattere battaglie che non sono le vostre.Non date ascolto a chi oggi chiede il vostro aiuto edomani vi chiede di smettere di manifestare per levostre esigenze ed i vostri diritti, con il pretesto dellalotta al terrorismo”.

Fatma RamadanMembro del Comitato Esecutivo della Federazione

Egiziana dei Sindacati Indipendenti

Vedi sito:MENA Solidarity Network - Solidarity with Workers

in the Middle East http://menasolidaritynetwork.com/2013/07/26/egypt-do-not-let-the-army-fool-you-independentu-

nion-leader-speaks-out/

Si susseguono in questi giorni gli arrivi nelle   costedella Sicilia orientale di migranti provenienti soprat-tutto dalla Siria  e dall’Egitto; quasi tutti i superstitidelle drammatiche e spesso tragiche  traversate delMediterraneo rifiutano di essere identificati perchénon vogliono iniziare la procedura d’asilo in Italia, erivendicano la possibilità (prevista dal RegolamentoDublino III, che entrerà in vigore l’1 gennaio  2014) dichiedere il ricongiungimento familiare con i parentiche risiedono in altri paesi europei.I migranti sono infatti ben informati dei  lunghissimitempi delle procedure d’asilo e delle vergognosecondizioni del  megaCara di Mineo, dove dall’iniziodell’anno sono raddoppiate le   presenze/reclusioni(da 1800 ad oltre 3500 persone) con conseguenteulteriore  prolungamento dei tempi per il riconosci-mento del diritto d’asilo (da uno a 2 anni), e con con-seguente aggravamento delle condizioni di isola-mento e ghettizzazione al suo interno. Ciò nonostan-te i migranti vengono trasferiti proprio nel megaCaradi Mineo.Vista la nuova emergenza umanitaria in corsoin Medioriente ed in Nordafrica, proponiamo di rilan-ciare a livello regionale e   nazionale la campagna“Diritto di scelta”, già organizzata 2 anni fa da  nume-rose associazioni antirazziste durante l’EmergenzaNordafrica, chiedendo  al Governo:• il riconoscimento ai migranti sopravvissuti al  tragi-

co sbarco nella Plaia di Catania di poter accedere alleprocedure di  richiesta d’asilo nei paesi europei doverisiedono i familiari, come previsto   da Dublino III,garantendo comunque la protezione umanitaria pertutti/e.  • il riconoscimento ai migranti già presenti nel  terri-torio italiano ed a quelli che arriveranno nei prossimimesi in Italia di  poter accedere alle procedure d’asilonei paesi europei dove risiedono i   familiari, comeprevisto da Dublino III, garantendo comunque la pro-tezione umanitaria per tutti/e dal momento che tuttii migranti provengono da paesi in  cui vi è una guer-ra civile o, in ogni caso, una situazione diestremo  pericolo.• un’accoglienza degna finché i migranti  permango-no in Italia e cioè tempi di permanenza minimi nellestrutture, affidamento ad enti competenti (con pro-cedure chiare e documentate sulle gare   d’appaltoper l’assegnazione degli incarichi agli enti gestori),presenza di  interpreti, mediatori, presidi medici eoperatori umanitari all’interno delle  strutture, acces-so libero ad organizzazioni umanitarie ed a associa-zioni  antirazziste locali.• il venir meno di qualsiasi tentativo di respingimen-to collettivo dei migranti che arrivano sulle nostrecoste in cerca   di protezione, con particolare riferi-mento ai cittadini egiziani sistematicamente respintiin Egitto (nonostante la situazione

assolutamente   critica epericolosa in cui versa ilpaese) ed ai cittadini siriani,anch’essi   in fuga da unaguerra civile.Dopo l’ennesima strage dimigranti nella Plaiadi  Catania, conseguenzadelle vergognose leggi liber-ticide della fortezzaEuropa,  questo passo rap-presenterebbe una necessa-ria assunzione di responsa-bilità da   parte delle istitu-zioni italiane di fronte aduna situazione così  dram-matica.

Antirazzisti Catanesi, ARCI, Catania Bene

Comune, Collettivo politicoExperia, GAPA, Rete

Antirazzista Catanese,Osservatorio su Catania,Borderline  Sicilia Onlus,

Coordinamento regionale deiComitati NoMuos, Progetto

Melting  Pot Europa, Senza Confine

Piano Nazionale d’azione Contro il Razzismoper dare una risposta “dinamica” al fenome-

no della xenofobiaDiritti e doveri dei migranti a partire da lavoro, istruzione, sport, casa e sicu-rezza, con un aggancio alle convenzioni internazionali. Sono questi i temidel Piano Nazionale d’azione contro il razzismo, la xenofobia e l’intolleranzapresentato a Roma in un confronto aperto con ministri, associazioni, entilocali.  Il Piano si propone innanzitutto di dare una definizione di che cosa siintenda per contrasto al razzismo, alla xenofobia e all’intolleranza. A presentarlo è stata il ministro dell’Integrazione Cecile Kyenge che ha spie-gato: “Con grande soddisfazione iniziamo un percorso triennalecontro il razzismo, la xenofobia e l’intolleranza. Ci siamo avvalsidella collaborazione dell’Unar, l’Ufficio nazionale anti discrimina-zioni razziali . E’ l’inizio di un percorso che si aprirà con il dialogocon la società civile, per passare poi ai sindacati e agli enti locali”.“L’odio razziale - ha aggiunto la Kyenge - e l’istigazione al razzismo sul websarà uno dei punti principali, si rileva infatti negli ultimi anni un incremen-to di questo fenomeno. Il piano che sta per essere varato si svolgerà secon-do due canali, la normativa e quindi la possibilità di rafforzare gli strumen-ti legislativi a livello nazionale e internazionale; il secondo canale riguardala comunicazione, con workshop formativi. Per la prima volta elaboreremoun piano che sarà riconosciuto anche a livello istituzionale. Dobbiamo valo-rizzare le diversità perchè il Piano non riguarda solo gli stranieri, ma anchela comunità di Rom, Sinti e camminanti”.Assi prioritari del Piano sono occupazione, alloggio, istruzione, mass media,sport e sicurezza. Il piano non riguarderà solo i cittadini stranieri ma anchei cittadini italiani di origine straniera, tra i quali le seconde e le terze gene-razioni, con un focus specifico sulle seconde generazioni che hanno acquisi-to la cittadinanza italiana dopo i 18 anni. “Tra settembre e ottobre effettue-remo una consultazione per arrivare al mese di novembre, quando portere-mo i risultati al Consiglio dei Ministri”, ha aggiunto il Ministro.Nel 2012, l’Unar ha registrato 659 casi di discriminazione per motivi etni-co/razziali, pari al 51 per cento del totale dei casi di discriminazione tratta-ti nell’anno.

Estratto stampa sul Piano d’azione contro il razzismo presentatodalla Ministra Cecile Kyenge

Mai piU’ stragi Di  MigraNti

Diritto D’asilo eUropeo  per NoN Morire!

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PAGINA 13 LAVORO

di Furio Colombo

Qualcuno ricorda l’abigeato? Volevadire rubare a un contadino e a tutta lasua famiglia il bestiame, cioè la vita.Le pene erano severe, e la sanzionesociale durissima: espulsione dallacomunità, perché in quel reato sicoglieva disprezzo e crudeltà: intac-cavano il legame umano e i doverifondamentali del vivere accanto. Il

furto della fabbrica è più grave. Loè perché è fondato sull’inganno e per-petrato da per-sone che resta-no rispettabili.Torni dalleferie e trovi unlucchetto aicancelli, nonc’è più il nomedella ditta odella persona.Se riesci aentrare, trovi ic a p a n n o n ivuoti. Tutte lemacchine sonostate portatevia. A volteaccade chequalcuno sitrovi a passaredavanti allasua fabbricam e n t r edovrebbe esse-re “in ferie”, escopra il furtoin corso, vedacon stuporeincredulo chestanno cari-cando le macchine del suo lavoro sucamion senza identificazione, forsevendute, forse in trasferta, per unaltrove sconosciuto. Succede che sipossano radunare altri operai e bloc-care il trasloco, ma quando te ne

accorgi non sei mai in tempo.

Per questo furto, più grande del furtorubricato dai codici, non esiste “fla-granza di reato”. Qualcuno, che tu cre-devi il tuo “principale” ha venduto, equalcuno ha comprato, e poi qualcunaltro, e nessuno si farà vivo per spie-gare la storia. È una storia macabracon tre vergognose spiegazioni; libe-rarsi della fabbrica senza tante storiesindacali, vendendo il macchinario;cedere la fabbrica a qualcuno che la

rivende a qualche altro finché non sitrova più il padrone (e intanto nessu-no paga i dipendenti, persino se illavoro continua e l’organizzazione dellavoro rimane intatta); delocalizzarel’impianto, che vuol dire che io conti-

nuo a produrre, macon altri operai, in unaltro Paese, dove nonesistono leggi dellavoro. C’è anche l’im-prenditore del tuttopersuaso di averediritti medievali chedice agli ex dipendentiche protestano: “Sevolete, io vi riassumoin Polonia. Qui costatroppo”. E così si tornaalle due superstizioniche umiliano sia chi ledice sia chi se le sentedire (e inutilmentedue premi Nobel comeAmartya Sen eJoseph Stiglitz lehanno confutate da

anni): “Il lavoro si salva solo se ha piùflessibilità” (vuol dire che, se l’avesse,non ci sarebbe bisogno di andare inPolonia, basterebbe licenziare e poiriassumere pagando la metà dei sala-ri). E: “Il nostro vero problema è ilcosto del lavoro”. La frase è falsa findall’inizio (i salari italiani sono sem-pre stati i più bassi in Europa).

Ma c’è di peggio dello scarico diresponsabilità dai padroni ai dipen-denti, dai dirigenti ai lavoratori di una

fabbrica, dove l’incapacità di ammini-strare e di vendere viene gettataaddosso a chi scrupolosamente prov-vede a produrre. Il furto della fab-

brica, infatti, avviene quasi semprementre non solo i lavoratori, maanche i fornitori e i clienti non hannoalcuna ragione di sospettare, e infatti,inizia regolarmente per tutti il perio-do di “ferie”. Nessuno ne parla in anti-cipo perché si tratta di una azioneovviamente vergognosa, che però nontrova nella vita sociale alcuna censurae in quella giuridica alcuna condanna,benché vi siano varie evidenti viola-zioni di natura penale e civile. Il fattoè che rispettati economisti spieganola delocalizzazione come inevitabi-

le effetto della globalizzazione, checonsente – e anzi suggerisce – di spo-stare la propria fabbrica dovunquesia più conveniente per le buste paga.E infatti si sono creati nuovi luoghi dischiavitù, come i centri di produzionedi Taiwan e molte fabbriche cinesi, incui i suicidi degli operai sono moltofrequenti, quando i lavoratori riesco-

no a raggiungere i piani alti delle loroprigioni di lavoro. Spiego in chesenso ho detto “prigioni”. Dovunquesi uniscono, con una ferrea e assurdaalleanza Stato e impresa, impegnatiad abbassare drasticamente le paghecon un dirigismo che è l’opposto dellibero mercato, le condizioni di chilavora diventano lavoro forzato e illegame con il posto di lavoro, pagatouna miseria per un numero spropor-zionato di ore, diventa una caienna.

La catena

delle vendite

false (ovverodi cessioni difabbriche insequenza perfar perdere letracce di unresponsabile),è l’altro pro-blema che hac o i n v o l t oanche aziendecon intattareputazione ecapacità pro-duttiva, esenza alcunaperdita diquote di mer-cato. Si trattadi un irrespon-sabile proget-to di abbando-no di impegnoimprenditoria-le e di rapida ec l a n d e s t i n acapitalizzazio-ne di valoriben più grandi

(per non parlare delle persone).Moralmente è un fenomeno sprege-

vole, molto simile a quello dell’ab-bandono dei cani in autostrada.Legalmente, la clandestinità o semiclandestinità dell’operazione, solo inapparenza ammissibile, dovrebbeessere intercettata da norme civili epenali che costringano alla continuaidentificazione pubblica dei passaggi,delle responsabilità, degli intenti.

Lo svuotamento estivo di uno stabili-mento a cui vengono segretamenteasportate le macchine dovrebbe esse-re considerato un vero furto ai citta-dini e non solo al lavoratori, se sipensa al reticolato di impegni e dove-ri che una impresa stabilisce con illuogo e le persone del luogo in cui si èinsediata, compresa l’apertura dinegozi e di altre imprese. Non credoche politica, Stato e governi localidebbano osservare a distanza, comese si trattasse della forza brutale del“mercato”: si tratta di furto.

Il Fatto Quotidiano, 1 settembre 2013

Oh, le pene della stirpe,

l’urlo orrendo della morte

e il colpo che vibra profondo,

la ferita inguaribile, il dolore,

la maledizione che nessuno può sopportare.

Ma c’è una medicina nella casa,

no, non là fuori, no,

non giunge da estranei ma da loro,

è la loro lotta di sangue.

Noi vi preghiamo, oscuri dei del sottosuolo.

Udite, dei della terra profonda,

rispondete al richiamo, dateci il vostro aiuto.

E benedite i figli, che ottengano la vittoria

ESCHILO, Coefore

Fabbriche scomparse,il silenzioso furto del lavoro

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VOCI PAGINA 14

il significato di una presenza

“La penna con confidenza”

Quanto meno la si usa, la penna, tanto più si perde la confidenza con

essa; che so! Forse si è sentita trascurata, o forse peggio ancora

abbandonata?

Ma questo io so bene adesso che anche se non scrivo più per piace-

re, devo scrivere perché devo, devo manifestare, esternare per neces-

sità il mio essere interiore, il mio “Sturm und Drang”. Che la vita sia

fatta di illusioni e delusioni è un fatto incontestabile, ma è pur sem-

pre vero che è meglio vivere di illusioni che vivere di niente.

Quindi gran parte della mia vita l’ho vissuta in sogno poiché la real-

tà mi è sempre stata molto cocente ossia impossibile. Amore per la

conoscenza, amore per la poesia, amore per la vita; ah! E l’amicizia?

Che forti delusioni quando poi mi stropiccio gli occhi e mi dico: non

era la mia via quella conoscenza, quel filosofo, non era proprio il

mio sentire quel genere di poesia, la vita neanche lei dà vere gioie,

le amicizie che credevo profonde, ahimé! come si sono frantumate!

Certo la vita è dura, che ha infiniti sentieri, infiniti bisogni, ed

ognuno giunto al crocevia sceglie la sua strada, e spesso acca-

de che sceglie la più facile, la meno ripida, la meno sdruccio-

levole.

Così i tanti amici. Ohimé, che dolore!!

E tu ora mia fedelissima penna, mi ritenti alla tua confidenza,

vuoi che il mio cammino ricominci in tua compagnia, che io

ti faccia scorrere su fogli bianchi di quaderni esprimendo il

mio dolore? E seppur avvenga che torniamo in confidenza,

dimmi tu a chi può ancora interessare il mio dolore?

No, no ascoltami mia fedelissima, lasciamo stare il mio dolo-

re ed il mio “Sturm und Drang”. Molto più facile molto più

bello vivere il mondo del sogno e dell’illusione.

Francesco Cirigliano

Sul questo pensiero

Compagna del mio cammino

camminando fra questa valle,

ma che tra questa immensità

un giorno, prima o poi

la natura di questa morte

ci fermerà e separerà,

ma il ricordo del pensiero

questo non potrà… ci rincamminerà

nell’eternità

sono più che sicuro

sarà anche per quei tutti

sotto questo cielo

che come noi due …

si vogliono per davvero

Compagna!

su questo pensiero … io vivo

per anche morire.

Sergio Bertero

“Ho sognato mio

padre”

Un caldo pomeriggio

di un giorno d'estate

stavo sul letto, mi sono addormentato

ho fatto un sogno, ho sognato mio padre,

che da tanto tempo se ne è andato.

Lui che ha avuto una grande funzione

nella malformazione e rovina

della vita dei suoi figli

in sogno era come io l'avrei voluto

era il mio bisogno filiale

e l'amavo, nel sogno, onoravo

come un ottimo padre.

Francesco Cirigliano

Una discarica non è certo un luogoletterariamente accreditato, ma è miaopinione che spesso il senso di moltecose vada ricercato anche in luoghiche sono un po’ il risvolto delle nostrescelte. L’uomo si giudica anche da ciò chegetta.Fedele a questa massima, e appassio-nato indagatore dell’animo umano, hosempre voluto considerare le discari-che come ambiente privilegiato perafferrare il senso di molti dei nostrimodi di rapporto con il mondo e contutto ciò che lo compone.Come a rivendicare il valore persona-le della precedente affermazioneposso aggiungere che sin da piccoloho sofferto questa forma di deforma-zione “scientifica”, essendo stato unaccanito frequentatore nei mesi di vil-leggiatura de “U’ Pizzu”, celebre luogodi rifiuti di un paesino della Sicilia,oggi non più esistente, ma del qualeconservo un gratissimo ricordo.In seguito, nei rari periodi in cui nelcorso degli anni sono riuscito a ritor-nare in Sicilia, ho continuato questotipo di ricerca, seguendo in questomodo anche la trasformazione del-l’arredo urbano del paese attraversociò che veniva eliminato: da antichepietre baronali lavorate a pavimentiin maiolica ricchi di colori; da casse diarte locale a resti di carretti; da colle-zioni di antichi libri disfatti dai topiprima e dalle intemperie poi, a vec-chie marsine “purrite” frammiste avesti contadine, in un democratico

abbraccio finale. Più rari, ma presenti,gli strumenti del tessere, i telai, infati-cabili riciclatori di ogni fibra e di ognicencio.Gli unici rari testimoni di questo mioparticolare turismo erano i cani ran-dagi e le ciaùle, notevolmente aumen-tati anche nel loro tempo insieme allediscariche; questo sino a tre anni fa,quando feciun incontromolto parti-colare.Mi chiese indialetto stret-tissimo cosafacessi nella“sua” discari-ca e da dovevenissi. Avevaun’apparenteetà di 50/60anni, vestitapoveramenteed accompa-gnata da trecani randagiche le si fer-m a r o n or i s p e t t o s a -mente dietroad una certadistanza. Portava sul capo un vecchiogolf rosso con le maniche arrotolate amò di turbante che le conferiva uncerto che di regale e di dignitoso. Le risposti spiegando quanto mi dis-piacesse vedere tanto spreco e tantecose ancora buone gettate via. Parve

favorevolmente colpita dalla miarisposta e, deposta ogni diffidenza, minarrò i casi suoi e come in fondo vive-re nella discarica e della discaricafosse per lei, insieme ai numerosi caniche aveva raccolto, una precisa sceltadi vita, mi narrò anche dei dispetti cuiera spesso oggetto da parte di malin-tenzionati che la “sparlavano” insie-

me anche amolti paesani.I cani che rac-c o g l i e v aerano gliunici che lefossero affe-zionati, edanche perquesto suocircondarsi dicani randagiera motivo dimaleparole.Parlava rapi-damente inun dialettostrettissimo,tanto chespesso io, chepure lo parloe lo capisco,dovevo chie-

derle di ripetere; questo suo linguag-gio comunque non faceva altro cherendere ancora più forte il senso dellasua rabbia e delle sue affermazioniche così espresse rendevano inmaniera quasi tangibile il senso del-l’indignazione, dalla quale in fondo

nascevano.Fu un colloquio, anzi una conversa-zione, che si protrasse per circa mez-z’ora senza che il tempo si facessesentire; della conversazione esisteva-no anche tutte le regole, con reciprocisilenzi nei momenti di ascolto e conponderati commenti sula sostanza deifatti narrati. I cani non si mossero maidal loro posto per tutto il tempo,osservandomi ogni tanto e fiutandol’aria in direzione della discarica. Laconversazione giunse al termine eaugurandoci reciprocamente buonafortuna ci salutammo. Lei si allontanòlentamente ed i cani la seguirono. Ho riflettuto a lungo su questo incon-tro, e devo dire amaramente. Quali leconclusioni? Discutere o meno sullasincerità della persona o sul suo equi-librio sarebbe per me eludere lasostanza del problema relegandolonei confini del pittoresco e deldeviante.Rimane un fatto concreto ed innega-bile: lo stretto legame esistente tra leistessa e la discarica, questa metaforadi tutto il nostro attuale modo di vive-re e di rapportarci col vivente; il suostesso farne parte.Mentre mi allontanavo, dei carabinie-ri che avevano seguito da lontano lascena mi si avvicinarono, e gentil-mente mi chiesero se fossi statoimportunato o avessi reclami da fare.

Andrea Greco

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PAGINA 15 VOCI

A Perugia passa Terre Comuni“le terre del demanio a chi non lavora”

La IV Commissione del comune di Perugia  ha appro-vato ieri l’ Ordine del Giorno di RifondazioneComunista in cui si chiede di affidare in comodatod’uso a singoli cittadini, in difficoltà economica eoccupazionale, e/o cooperative e/o associazioni dicittadini create ad hoc, le aree comunali e quelle deldemanio idonee alla produzione di prodotti ortofrut-ticoli e quelle in cui sono presenti esemplari di oliviper la produzione di olio. Dice Emiliano Pampanelli,capogruppo al Consiglio Comunale di Perugia del Prcche questo progetto chiamato “Terre comuni” è  pro-getto a costo zero grazie al quale l’Amministrazionepuò migliorare la gestione del territorio e, nello stes-so tempo, tramite la produzione e l’eventuale vendi-ta di prodotti da parte di coloro che vi sarebberoimpiegati, riuscirebbe a facilitare l’accesso a beni diprima necessità e innescare realtà produttive locali.Ci troviamo in una fase acuta della crisi - continuaPampanelli - in cui cresce la disoccupazione e i salarihanno perso molto del loro potere d’acquisto nonriuscendo a garantire, in molti casi, livelli di vitadignitosi. A questo stato di cose le Amministrazionilocali riescono a rispondere con difficoltà perché,strozzate dal patto di stabilità, hanno sempre menomezzi per garantire i servizi di welfare e ancora menoper rivitalizzare il tessuto economico e sociale deiterritori.Il progetto “Terre comuni” può rappresentare un vali-do strumento per stimolare la nascita di nuove realtàproduttive in un settore in difficoltà ma che, a nostroavviso, sarà uno dei volani principali della ripresa.L’idea di favorire il nascere di cooperative alle qualiaffidare terreni del demanio non utilizzati può essereun valido sostegno lavorativo per tutti quei soggettiche oggi sono esclusi dal mercato del lavoro e soprat-tutto può stimolare nuovi modelli di consumo soste-nibili che salvaguardino il territorio, accorcino la filie-ra abbattendo i prezzi e migliorando la qualità deiconsumi». Così il Capo gruppo di Rifondazione comu-nista Pampanelli che prosegue:«Il documento prevede anche che una parte dell’or-tofrutta e dell’olio prodotti vengano forniti a prezzicalmierati alle mense comunali e ai Gruppi d’acqui-sto. Proprio i Gruppi di Acquisto che sono in costanteaumento nel perugino dimostrano che esistonoimportanti margini di abbattimento dei prezzi quan-do si interviene sulla filiera distributiva, accorciando-ne i passaggi. Confidiamo che anche in Consigliocomunale l’OdG venga recepito così da far partirequanto prima il progetto».Qui di seguito il testo

“Progetto Terre Comuni”PREmESSo

- che il nostro territorio si trova in una fase acutadella crisi economica e sociale in cui cresce la disoc-cupazione e i salari hanno perso molto del loro pote-re d’acquisto non riuscendo a garantire, in molti casi,livelli di vita dignitosi;- che le Amministrazioni locali, strozzate dal patto distabilità, si trovano sempre più in difficoltà nelgarantire i servizi di welfare e che hanno pochi stru-menti per rivitalizzare il tessuto economico e socialedei territori;- che in questa fase sarebbe importante sviluppare

progettualità, a costi ridotti per le Amministrazioni,che siano in grado di innescare micro realtà produtti-ve e calmierare i prezzi di prodotti di prima necessitàper far fronte alle crescenti difficoltà delle famiglie;- che a tale proposito il Gruppo di Rifondazionecomunista propone all’Amministrazione di avviareun progetto che da qui chiameremo “Terre comuni”in cui vengano dati in comodato d’uso a singoli citta-dini e associazioni e/o cooperative di cittadini costi-tuite a tal fine e in difficoltà economica e occupazio-nale tutte le aree pubbliche, da quelle agricole aquelle verdi, idonee alla produzione di ortofrutta ealla raccolta delle olive;- che tale progetto rappresenterebbe perl’Amministrazione uno strumento utile per riqualifi-care e proteggere le aree in questione sottraendole aldegrado e riconsegnandole alla socialità, si configu-rerebbe anche come una forma vantaggiosa dimanutenzione di aree verdi comunali e sarebbe unaiuto importante per coloro che vi sarebbero impie-gati dal punto di vista lavorativo e di accesso ai pro-dotti di prima necessità;-che il progetto “Terre comuni” potrebbe avere deirisvolti interessanti anche in vista della candidaturadi Perugia a capitale europea 2019 che, in questomodo, potrebbe vantare la produzione di prodottitipici della zona fatti dai residenti.

CoNSIDERATo- che il Comune di Perugia ha già sviluppato proget-tualità che vanno in questa direzione sottoscrivendocon D.G.C. n.374 del 22.09.2011 il protocollo d’intesatra l’Associazione Nazionale Comuni italiani (ANCI) eItalia Nostra per favorire la diffusione delle iniziativevolte alla valorizzazione e riqualificazione degli orti,sinteticamente denominato “Orti Urbani” ed ha indi-viduato come primo sito del progetto l’area del com-plesso di San Matteo degli Armeni prevedendo didestinare a orto botanico 700 dei 4800 mq di verdecomplessivi che, ad oggi, è ancora in attesa del pianoesecutivo;-che come da art. 3 del Protocollo, la durata dellostesso è fissata in 24 mesi a decorrere dalla data disottoscrizione e che quindi la validità dell’intesascade per il Comune di Perugia il 22.09.2013, ma,può essere rinnovato previo accordo tra i sottoscritto-ri e/o subire integrazioni e modifiche;-che in vista della scadenza del Protocollo si ha lapossibilità di sviluppare il nuovo programma chia-mato “Terre comuni”che potrebbe inglobare il pro-getto “Orti urbani”.

SoTToLINEATo-che il progetto “Terre comuni” intende usufruire ditutte le aree comunali idonee al progetto e di quelledel demanio che siano utili per la coltivazione di pro-dotti ortofrutticoli;-che nel progetto “Terre comuni” può essere inseritala raccolta delle olive vista la massiccia presenzadella specie arborea olea europeae, comunementechiamata olivo, all’interno delle aree di verde pubbli-co comunale già censite per aree (aree cimiteriali;area scolastica; area verde; parchi; viali alberati);-che, infatti, da una ricognizione fatta dal nostroGruppo risulta che nelle aree cimiteriali si contano 11esemplari, 352 nelle aree scolastiche, 908 esemplarinelle aree verdi e 818 nei parchi per un totale com-

plessivo di 2.089 olivi di proprietà comunale;-che un tale numero di esemplari, se opportuna-mente coltivati, permetterebbe di avere un raccoltoannuo di circa 1.000 quintali di olive e, quindi, unabuona produzione di olio;-che la presenza di tali esemplari è delocalizzata indiverse zone e che in alcuni casi (come in alcuni ples-si scolastici, aree verdi presso strutture pubbliche onei parchi) ci sono agglomerati con almeno o più diun centinaio di esemplari di tali piante;-che, stando alle informazioni degli Uffici competen-ti, a parte il Parco di Montegrillo con 428 esemplari diolivi che possiede già una convenzione con una asso-ciazione culturale, le altre aree non presentanoforme di convenzione per la manutenzione e la curadel verde;-che, a tal proposito, andranno predisposte delleconvenzioni, con singoli cittadini nel caso di piccolearee da destinare all’autoproduzione, e cooperativee/o associazioni di cittadini costituite a tal fine, per lacoltivazione di prodotti ortofrutticoli e per la raccoltadelle olive in aree più grandi, prevedendone anche lavendita;-che il progetto “Terre comuni” con la produzione diprodotti ortofrutticoli, la raccolta delle olive e la pro-duzione del relativo olio, sopra descritta, oltre a rap-presentare un’utile occasione per restituire aree allasocialità e al decoro urbano e per avere una gestione“vantaggiosa” del verde, può diventare un mezzo persviluppare attività lavorative spontanee;-che tra le finalità del progetto può esservi, inserita,tra le altre, quella della fornitura di olio e prodottiortofrutticoli, a costo calmierato e nel segno della“filiera corta” e dei “km 0”, alle mense del Comune diPerugia gestite direttamente o affidate in gestione oai diversi gruppi d’acquisto presenti nel territorio;-che tali Gruppi di Acquisto sono una presenza diffu-sa nel perugino e dimostrano che esistono importan-ti margini di abbattimento dei prezzi quando si inter-viene sulla filiera distributiva, accorciandone i pas-saggi, con un effetto di calmieramento dei prezzi euna significativa ricaduta in termini di qualità deiconsumi e di sostegno ai produttori locali;-che, vista la presenza di molti degli esemplari diolivi nelle aree scolastiche o in aree limitrofe, si puòagevolmente prevedere la partecipazione, con finali-tà didattiche, degli studenti, in particolar modoquelli delle classi medie e superiori;-che, parte dell’olio prodotto potrebbe essere elargi-to, da parte dell’Amministrazione, come dono di rap-presentanza in occasione di matrimoni o di visiteufficiali, in quanto prodotto identificativo del territo-rio e della sua comunità. A tal fine si può prevedereuna etichetta dell’olio della città di Perugia facendopartecipare gli stessi cittadini alla definizione delnome e del logo del prodotto.

EVIDENZIATo-che, in una fase acuta della crisi in cui cresce la dis-occupazione e i salari hanno perso molto del loropotere d’acquisto non riuscendo a garantire, in molticasi, livelli di vita dignitosi, sviluppare i progettisopra descritti rappresenterebbe un aiuto importan-te per coloro che vi sarebbero impiegati dal punto divista lavorativo e/o di accesso ai prodotti ortofrutti-coli, un mezzo per fornire prodotti a prezzi calmiera-

ti alle mense comunali e ai Gruppi di Acquisto, unmezzo per promuovere modelli di produzione virtuo-si, in grado si stimolare l’economia cittadina e nuovimodelli di consumo sostenibili che salvaguardino ilterritorio, accorcino la filiera abbattendo i prezzi emigliorando la qualità dei consumi, la gestione delverde a costo zero per l’Amministrazione.IL CONSIGLIO COMUNALE DI PERUGIA IMPEGNA ILSINDACO E LA GIUNTA-a rendere operativo in tempi rapidi il progetto “Ortiurbani” relativo al complesso di San Matteo degliArmeni;-a sviluppare il progetto “Terre comuni” utilizzandotutte le aree pubbliche idonee alla coltivazione diprodotti ortofrutticoli e di olivi, prevedendo di incre-mentarle con terreni del demanio effettuando pre-ventivamente idoneo censimento e avviando unaconvenzione con gli Enti proprietari;-a prevedere, per il progetto “Terre comuni”, un rego-lamento che affidi, in comodato d’uso ai singoli citta-dini e a cooperative e/o associazioni di cittadini costi-tuite a tal fine, le aree idonee alla produzione di orto-frutta e di olio della città di Perugia e che faccia fedeai principi sopra descritti: sostegno occupazionale efinalità sociali, stimolo dell’economia cittadina e dinuovi modelli di consumo basati sulla filiera corta;-a prevedere anche tramite l’Ufficio scolastico regio-nale l’adesione e la partecipazione di scuole medie esuperiori al progetto “Terre comuni”.

Capogruppo PRC Comune PerugiaEmiliano Pampanelli

Consigliere PRC Comune PerugiaCarlo Fabbri

PASSIONE INOLTRATA

Passione inoltrata.

Un messaggio partito da Zeus,

dopo aver scagliato fulmini e saette.

Ecco che appari tu,

la sfera del sole rossa e arancione,

si frantuma in mille pezzi.

Un grande boato dello scoppio,

ancora tu.

No, non era neve il ghiaccio

che si sciolse.

Mi ero svegliata,

mi ero allertata ormai.

Non ti potevo sfuggire,

non potevo dimenticare,

il tuo sguardo straniero,

e mi trovai perduta

nelle tue spire.

Angelo o diavolo

chi tu fossi.

Ma il nostro incontro

non era finito.

Ancora tu non cercavi

le mie mani.

Quando era l'ora dell'alba,

azzurra e rossa

come il tramonto

il ghiaccio si sciolse

lasciandoci abbracciati

dormienti.

Il cielo e la terra madre

erano in pace.

E ora esisteva solo

la libertà.

Passione inoltrata.

sisina

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Page 16: FuoriBinario160 settembre 2013

Ue: fuorilegge i piccoli orti.

vietato autoprodursi il ciboUna nuova legge proposta dalla Commissione europea renderebbe fuorilegge i piccoli ortaggi i cui semi non sono stati "analizzati,approvati e accettati" da un nuova agenzia europea. Le persone che coltivano zucchine o altri prodotti sul balcone o in cortile sareb-bero considerati fuorilegge.Coltivate ortaggi nel giardino o sul balcone? Tra poco potreste essere considerati fuorilegge. La Commissione europea ha infatti pro-posta una legge per rendere illegale “coltivare, riprodurre o commerciare” semi di ortaggi che non siano stati “analizzati, approva-ti e accettati” dalla nuova Agenzia delle Varietà Vegetali europee. La proposta di legge si chiama Plant reproductive Material law ela sola possibilità che entri in vigore ha fatto gridare allo scandalo. Sì, perché secondo molti questa sarebbe un grande regalo fattoai grandi produttori di sementi, come la Montanto. A riportare la notizia è l'associazione Libre, che la riprende da Mike Adams,Health Ranger Editor di NaturalNews.com. "Se un contadino della domenica - scrive Libe - coltiverà nel suo giardino piante consemi non regolamentari, in base a questa legge, potrebbe essere condannato come criminale.

REGALO A MONSANTO E DUPONTQuesta legge, protesta Ben Gabel del “Real Seed Catalogue”, intende stroncare i produttori di varietà regionali, i coltivatori bio-logici e gli agricoltori che operano su piccola scala". "Come qualcuno potrà sospettare – afferma Mike Adams su Natural News– questa mossa è la “soluzione finale” della Monsanto, della DuPont e delle altre multinazionali dei semi, che da tempo hannotra i loro obiettivi il dominio completo di tutti i semi e di tutte le coltivazioni sul pianeta».Di fatto, spiega lo stesso Adams, aisensi della nuova normativa comunitaria, la maggior parte delle sementi tradizionali saranno fuorilegge. "Questo significa

che l’abitudine di conservare i semi di un raccolto per la successiva semina – pietra miliare per una vita sostenibile – diventerà unatto criminale". Inoltre, spiega Gabel, questa legge "uccide completamente qualsiasi sviluppo degli orti nel giardino di casa in tuttala comunità europea" avvantaggiando così i grandi monopoli sementieri.

TASSA PER LA BUROCRAZIA"Questo è un esempio di burocrazia fuori controllo - protesta Ben Gabel -. Tutto quello che produce questa legge è la creazione diuna nuova serie di funzionari dell’Ue, pagati per spostaremontagne di carte ogni giorno, mentre la stessa legge stauccidendo la coltura da sementi prodotti da agricoltori neiloro piccoli appezzamenti e interferisce con il loro diritto dicontadini a coltivare ciò che vogliono. Inoltre - aggiungeGabel -, è molto preoccupante che si siano dati poteri diregolamentare licenze per tutte le specie di piante di qual-siasi tipo e per sempre, non solo di piante dell’orto, maanche di erbe, muschi, fiori, qualsiasi cosa, senza la neces-sità di sottoporre queste rigide restrizioni al voto delConsiglio. "Tutti i governi sono ovviamente entusiasti dell’i-dea di registrare tutto e tutti - rincara la dose Adams -.Tanto più che i piccoli coltivatori dovranno anche pagareuna tassa per la burocrazia europea per registrare i semi".

“Il vero viaggio di scopertaNon consiste nel cercare nuove terre

Ma nell'avere nuovi occhi.”

Marcel Proust

Con nuovi occhi su un vecchio mondoè cominciata l'avventura TRA TERRAE CIELO 34 anni fa. Primavera 1979.Undici anni dopo il '68, due anni dopoil '77 iniziava una nuova rivoluzione,quella dentro se stessi. CercareAlternative Possibili, proclamavaAAM-Terra Nuova, il giornale nato nel'77 di Bologna. L'incontro di massa diquel settembre sancì la chiusura uffi-ciale dei progetti di rivoluzione rivol-ta all'esterno del '68.Cambiare sé stessi senza aspettareche cambi il mondo. Questa era lasfida.Nuovi modelli di vita, relazione, prati-che quotidiane: dal cibo alla cura delcorpo, all'agricoltura bio, alle medici-

ne alternative, all'attenzione versol'umanità vicina, senza dimenticarequella lontana."Con la ciotola ed il sacco a pelo","Camminare, Masticare, Meditare", lecitazioni di Proust come quella quisopra insieme alle massime zen comequella del numero scorso erano glislogan con cui la neonata associazio-ne lanciava i primi viaggi a piedi sulleAlpi Apuane o il Campo di vitaNaturale ai Monti o la Vacanza Mare aIsola Capo Rizzuto con lo Yoga, loShiatsu e le Danze Popolari sullaspiaggia d'argilla dei nudisti.

Viaggi con le Gambe, con la Testa, conil Cuore.

Tra Terra e Cielo è una realtà consoli-data che propone vacanze che sonosoprattutto INCONTRI. Con la naturaincontaminata, e ce n'è molta anche inItalia, in montagna certo, ma anche almare o nella campagna fuori porta.Con popoli e paesi diversi dalMarocco alla Norvegia, dal Portogalloall'Armenia. Con cibo locale e natura-le, con la dieta macrobiotica, con gio-

vani creativi, anziani figli dei fiorioppure semplicemente persone inmovimento, di Gambe, di Testa diCuore.

L'APPUNTALAPIS,questa newsletter,esce da oltre 10anni. È nata alSocial Forum diFirenze del2002. Cerca diraccontare i fer-menti in corso,le Alternativea n c o r aPossibili, diTra Terra eCielo o dialtri singolio gruppiche ritenia-mo a noiaffini.La redazione siè presa una pausa dopo 10anni e per questo sono usciti questidue numeri speciali. Una pausa, spe-riamo gradevole, anche per i lettori. Il

formato consueto con notizie e pro-poste dal mondo bio, eco, equo enaturale torna dal prossimo numero.I vostri interventi, proposte e com-menti, sempre graditi anche se critici

vanno inviati a veran-d a @ t r a t e r -raecielo.it.

Questo nume-ro viene inviato

ai 14.989 iscrit-ti. Nessuna altra

i n f o r m a z i o n eviene raccolta

dagli iscritti oltreal nome e l'indiriz-

zo email. Gli indi-rizzi non sono cedu-

ti ad altri per nessunmotivo.

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TRA TERRA E CIELO PAGINA 16

Qualsiasi forma di razzismo è un

affronto alla dignità dell'uomo

In ogni società civilizzata o, no c'è del razzismo.Il razzismo è considerareinferiori altre razze opersone.Il razzismo però non è solotra i bianchi e i neri o traaltre razze che hanno ilcolore della pelle diverse, ilrazzismo lo viviamo tutti igiorni perchè razzismo èanche un insulto a un tifoso diun altra scquadra, è anchechiamare terroni gli abitanti delsud, o mafiosi i siciliani oppuretra maschi e femmine o versopersone malate. Il razzismo discri-mina, è una cosa stupida perchèchi fa razzismo discrimina la genteche tutto quello che tutto quello cheha fatto di male nella vita è nascerein una famiglia discriminata. Il razzi-

smo verso i neri è iniziato quando è statascoperta l'America, la prima forma si ebbe quando i colonizzatori dovendo coltiva-re le terre che si erano conquistati, presero i neri Africani che non avevano mai datonoia a nessuno.I colonizzatori trattavano queste popolazioni come bestie, trasportandole in naviche avevano 60 cm di altezza, perciò nei viaggi spesso morivano come niente.Questa situazione durò per decine d'anni, fino a che non ci fu la liberazione deglischiavi. Comunque, ancora oggi, in America ci sono molte discriminazioni razzialie per questo ogni popolazione si è creata il suo quartiere, dove vive con la suagente. In altri stati sono successe cose simili o peggiori, per esempio in Sudafrica icolonizzatori inglesi avevano, fino negli anni 70, completamente sottomesso lepopolazioni indigene che erano costrette a stare nelle periferie delle città. Essi nonpotevano prendere l'autobus o altri servizi pubblici, non avevano diritto al voto,dominava quindi una minoranza bianca. Dopo anni in cui i neri del Sudafrica veni-vano torturati uccisi, Nelson Mandela, uscito dalla prigione, arrivò al governo etolse queste leggi razziali. Oggi dopo sei anni il razzismo è rimasto, anche se nonlegalmente. Il razzismo rimarrà sempre nelle teste di alcune persone e non siriuscirà a toglierlo da queste.

Ian anni 12, anno scolastico 95/96

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