comunicazione numero 0

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lei ha buon gusto!...sono un pubblicitario!numerozero/012011 ComunicAzione è un progetto di Tangherlini srl Web/bello o utile? marketing copywriting grafica 3d web illustrazione design ricerca Marketing/è già 3.0 Illustrazione/ un gioco di specchi che uccide la creatività 3D/ rendering una nuova conquista in comunicazione JON HAMM “Donald Drape

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ComunicAzione numero tre 12/2011 marketing / copywriting / grafica / 3d / web / illustrazione / design / ricerca

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Page 1: ComunicAzione numero 0

”lei ha buon gusto!“”...sono un pubblicitario!“

numerozero/012011

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ma r k e t i n g ⁄ c o p y w r i t i n g ⁄ g r a f i c a ⁄ 3 d ⁄ w e b ⁄ i l l u s t r a z i o n e ⁄ d e s i g n ⁄ r i c e r c a

Marketing/è già 3.0

Illustrazione/un gioco di specchi che uccide la creatività

3D/rendering una nuova conquista in comunicazioneJON HAMM “Donald Drape

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Italia 1931

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tempi duri per le tradizionalilibrerie di immagini

04Webbello o utile?

Marketingè già 3.0

Illustrazioneun gioco di specchi che uccide la creatività

3Drendering, una nuova conquista in comunicazione

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hit yourTARGET increases the sales of your product

womanman children

ci sono due modi per valutarela qualità di un sito web

nel corso degli anniil marketing si è evoluto

il rendering non è più solamenteuna tecnica minore della fotografia

sommario

Focusil potere dei consumatori e le emozioni del brand12

può un cambio di font modificare la percezione del brand?

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Il design dei refrigeratori a boccione, una bella scoperta.

A volte risulta difficile immaginare che un oggetto possa essere diverso da come siamo abituati a vederlo. Osservarlo con occhi “nuovi” significa creare una relazione alternativa tra forma e funzione. Il Design è riuscito quando l’osservatore ha una sensazione di stupore e meraviglia. La nostra proposta, relativa agli erogatori di acqua, punta a superare i limiti estetici del classico boccione “a vista”, attraverso una copertura semitrasparente d e l l a p a r t e s u p e r i o re e d u n a fo r m a p a r t i c o l a r m e n t e s e m p l i f i c a t a .

http://www.ke-blog.com/design

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”lei ha buon gusto!“”...sono un pubblicitario!“

numerozero/012011

Com

un

icA

zion

e è

un

pro

gett

o d

i Tan

gher

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rl Web/bello o utile?

ma r k e t i n g ⁄ c o p y w r i t i n g ⁄ g r a f i c a ⁄ 3 d ⁄ w e b ⁄ i l l u s t r a z i o n e ⁄ d e s i g n ⁄ r i c e r c a

Marketing/è già 3.0

Illustrazione/un gioco di specchi che uccide la creatività

3D/rendering una nuova conquista in comunicazioneJON HAMM “Donald Drape

Ho collaborato per tanti anni, in quali-tà di illustratore, con le più prestigiose testate italiane, ho sfogliato con ansia per cercare le mie prime immagini pub-blicate e mi sono arrabbiato quando la stampa o i testi non rendevano giustizia al mio lavoro.

Quasi mai mi sono soffermato a legge-re quella pagina che sta tra l’indice ed i contenuti: l’editoriale.Ho sempre pensato che fosse poco utile al giornale. Ora tocca a me.

Scrivere non è mai stato il mio punto forte e a volte ho bisogno di un foglio e una matita per visualizzare i concetti che non riesco a esprimere con le paro-le. Proverò, comunque, a spiegare que-sta nuova iniziativa della nostra Agenzia di comunicazione.

La copertina del numero zero è un omaggio alla serie televisiva “Mad Man”, ambientata nella New York degli anni sessanta, la serie è tratta dalla vita di alcuni pubblicitari che lavorano per l’Agenzia Sterling Cooper di Madison Avenue e si concentra sul suo diret-tore creativo Don Draper. Proprio una sua risposta a chi gli diceva di avere buon gusto: «sono un pubblicitario!» ha colpito la nostra immaginazione e l’abbiamo utilizzata come titolo di que-sto numero zero di ComunicAzione.

In quel periodo, che ha visto la nascita delle più importanti Agenzie di comuni-cazione del mondo, il “pubblicitario” era avvolto da un’aura di mistero, organiz-zava interminabili riunioni notturne e lavorava ai bozzetti fino alle 3 del mat-tino per soddisfare le esigenze di clienti sempre più pretenziosi.

Non sappiamo ancora quale sarà la frequenza di pubblicazione del nostro giornale: se le uscite saranno poche vorrà dire che avremo incrementato il numero dei nostri clienti.Tratteremo argomenti legati al no-stro “sistema operativo”: marketing, copywriting, grafica, 3d, web, illustra-zione, design ed ogni altro argomento che riterremo utile per spiegare il mon-do della comunicazione.

Qualora abbiate la necessità di inviarci feedback, suggerimenti o richieste scriveteci pure all’indirizzo:[email protected].

Mirco Tangherlini

editoriale 0203

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web

Ci sono due modiper valutare

la qualità di un sito webIl primo parte dal presupposto che la cosa più importante è la funzionalità finalizzata alla presentazione chiara delle informazioni; il secondo invece valorizza di più l’estetica e ricerca un mix emozionale tra le immagini e la grafica.Alcuni progettisti del web cercano l’armonia estetica, mentre altri si concentrano di più sulla navigazione; in realtà è essenziale curare entrambi i fattori.Se un sito web presenta le informa-zioni in maniera chiara ma è brutto o non è in linea con il marchio del cliente, quasi sicuramente non sarà apprezzato dai navigatori; allo stesso modo, se un bel sito non è facilmente accessibile le persone faranno fatica ad utilizzarlo.In sostanza, i progettisti dovrebbero ottimizzare sia la forma che la strut-tura di navigazione. Contenuti facilmente reperibili e una forma grafica intuitiva che fa da cana-le tra l’utente e le informazioni sono i

due elementi che permettono a chi visita un sito di potersi muovere agil-mente tra le pagine e apprezzare al tempo stesso la bellezza della strut-tura.Infine, l’uniformità dello stile di un sito è importante per fare in modo che il navigatore riconosca ogni pagi-na come appartenente al sito: dovreb-be quindi esistere un tema o uno stile coerente in tutte le pagine per con-tribuire a tenere insieme la struttura d’insieme.

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web / Bello o utile?

LogoRappresenta l’identità istituzionale di un’azienda, tutti gli strumenti di comu-nicazione lo contengono e vengono pro-gettati rispettandone i colori e lo stile.Anche nel sito internet quindi c’è sem-pre un’area, generalmente la parte superiore della pagina, che contiene il logo e il nome della società. Questo spazio dedicato dà visibiltà al brand e gli conferisce il ruolo di garante per tutti i contenuti del sito; infine, la presenza del logo in ogni pagina serve ai naviga-tori per comprendere il sito come una struttura unica.

Menu di navigazioneIl menu può avere uno sviluppo vertica-le lungo il lato della pagina oppure una disposizione orizzontale, in ogni caso per un buon controllo della navigazione dovrebbe essere posizionato il più pos-sibile nella parte superiore della pagina ed essere anche molto intuitivo.

ContenutoIl contenuto del sito è fondamentale: un visitatore potrebbe entrare e uscire da un sito anche in poche frazioni di secondo se non riesce a trovare ciò che sta cercando, o perchè le informazioni non ci sono oppure perchè sono troppo difficili da trovare. I contenuti principali dovrebbero essere subito visibili e le informazioni richieste

raggiungibili in pochi clic per non far perdere tempo ai visitatori.

Piè di paginaSituato nella parte inferiore della pagi-na, il piè di pagina di solito contiene il copyright, i contatti e le informazioni legali, così come alcuni link alle sezioni principali del sito.Il piè di pagina è il confine che separa i contenuti dalla parte inferiore della fi-nestra del browser, quindi è utile anche per indicare agli utenti che si trovano in fondo alla pagina.

Risoluzione dello schermoData la varietà di risoluzioni dei monitor, l’aspirazione dei web designer è quella di progettare siti che consentono una visione ottimale al maggior numero di persone possibile. Oggi la maggior parte degli utenti ha una risoluzione di almeno 1024*768 pixel. Rimane una nicchia del 2-7% di visitatori a 800*600 pixel, ma le sta-tistichee dicono che dal luglio 2006 il numero di utenti che utilizzano questa risoluzione sta diminuendo.Questo significa che quando questi utenti avranno sostituito la propria ri-soluzione tutti i siti avranno risoluzione 1024*768 pixel? Non è proprio così, alcuni portali man-tengono ancora un layout a 800*600 pixel mentre altri stanno migrando ver-

Anche se ti diranno che i siti in Flash non si indicizzano, non crederci.

Ormai da alcuni anni, infatti, i motori di ricerca riescono a leggere i file realizzati

con questa tecnologia.Prova a cercare su Google

“filetype:swf grafica”, troverai tutti i file Flash che contengono la parola “grafica”.

Google è inoltre in grado di leggere anche i link posizionati all’interno di un sito Flash

e comunque offre diversi consigli sul come ottimizzare al meglio il proprio lavoro per

raggiungere quanto desiderato. Uno dei suggerimenti più interessanti

è quello di realizzare più pagine che contengano il sito anziché un unico

filmato. È comunque sempre utile offrire una versione html del sito per soddisfare

ogni esigenza dell’utente.

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so risoluzioni maggiori o verso soluzioni ibride.Questo perché la bassa risoluzione in alcuni casi pone dei vincoli pesanti sullo spazio grafico disponibile, i siti web 2.0 hanno molte spaziature e usano font grandi, per questo potrebbe essere dif-ficile far stare tutto in 800*600 pixel.

Le basse risoluzoni comunque non sono destinate a scomparire, soprattutto per il nuovo fenomeno degli accessi al web tramite “dispositivi di massa” come pal-mari, cellulari e Tv che richiedono riso-luzioni specifiche.Nell’era degli smartphone e degli stru-menti innovativi (iPad) si dovrebbe te-nere in massima considerazione anche questo segmento in crescita.Attuali fonti certificano che oggi il 35% degli accessi ad internet avviene pro-prio da cellulare.Questo richiede un duplice lavoro di ot-timizzazione del sito, che deve essere fruibile sia dai monitor ma anche dai piccoli schermi della telefonia mobile.Anche le informazioni inserite dovranno adattarsi a queste piattaforme, testi di corpo elevato e concisi, immagini estre-mamante ottimizzate per un carica-mento più veloce.

Jakob Nielsen è sicuramente il nome più ricorrente tra gli studiosi di usability.Nielsen arriva a stilare 10 principi generali per l’usability:

1/informare costantemente gli utenti sulle azioni che stanno svolgendo; 2/utilizzare il più possibile un linguaggio comune a quello di riferimento degli utenti; 3/fare in modo che l’utente abbiasempre il controllo sul contenuto informativo del sito;4/mantenere un aspetto coerentein tutte le pagine;5/ridurre al minimo eventuali condizioni di errore per l’utente;6/utilizzare una struttura del sito schematica in modo che gli utentipossano trovare immediatamentei percorsi interni desiderati;7/assicurare risposte rapide agli imput degli utenti;8/mettere sempre in primo pianoil contenuto informativo del sito, evitando inutili orpelli decorativi; 9/ad ogni eventuale errore dell’utente deve sempre corrispondere una risposta capace di aiutarlo a ripristinare una situazione ottimale di navigazione; 10/facilitare l’utente nella navigazione e nella fruizione di ogni parte del sito, dedicandogli spiegazioni e aiuti.

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marketing

Nel corso degli anniil marketing si è evoluto

La frontiera della comunicazione oggi apre le porte al Marketing 3.0, la ten-denza che interesserà creativi e comu-nicatori e con grandi opportunità per le aziende.

Tempo fa, durante l’epoca industriale, quando la tecnologia era rappresentata dai macchinari industriali, il marketing aveva il compito di vendere beni di pri-ma necessità per consumatori bisogno-si di tutto.I prodotti erano concepiti per servire un mercato di massa e per consentire al maggior numero di persone possibile di acquistarli, quindi si puntava sulla stan-dardizzazione e sulla riduzione dei costi di produzione. La “Model T” progettata da Henry Ford rappresenta l’emblema di questa stra-tegia, disse Ford: “Ogni cliente può ave-re una macchina verniciata di qualsiasi colore purché sia nero”. Questo è il Mar-keting 1.0 o l’era di mercato “prodotto-centrica”.Il Marketing 2.0 è figlio dell’età dell’in-formazione e della tecnologia.

Il compito del marketing non è più così semplice, i consumatori sono ben infor-mati e possono facilmente confrontare diverse offerte di prodotti simili.

Gli utenti finali differiscono notevol-mente nelle loro preferenze, il marke-ting deve riuscire a segmentare il mer-cato e sviluppare un prodotto perfetto per un mercato specifico.

I consumatori sono più esigenti per-ché i loro bisogni e desideri sono spesso soddisatti e possono sceglie-re tra una vasta gamma di beni e di alternative.Gli operatori di marketing devono quindi “toccare” la loro mente e il loro cuore.

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marketing / È già 3.0

Il Marketing 3.0è come un triangolo che

si regge su tre lati-principi:il marchio, il posizionamento e la differenziazione

o identità di marca.

Agli occhi del consumatore finalela marca è inutilese si basa solo

sul posizionamento.

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Nel Marketing 2.0 vale ancora la rego-la che il consumatore è fondamentale, anche se alcune aziende lo considerano come un bersaglio passivo delle campa-gne di comunicazione.

Questa era la prospettiva del Marketing 2.0 o era di mercato “cliente - centrica”.

Oggi assistiamo al sorgere del Marke-ting 3.0 o era di mercato “valori - cen-trica”.

Sempre più spesso infatti le persone sono alla ricerca di soluzioni ai loro ten-tativi di rendere il pianeta un posto mi-gliore. In un mondo pieno di confusione si fideranno di aziende che prendono posizione su temi quali giustizia sociale, economica e ambientale.

I consumatori cercheranno non solo funzionalità, ma anche appagamento dello spirito nei prodotti e nei servizi che scelgono di acquistare.

A differenza della visione “cliente - cen-trica”, il Marketing 3.0 mira quindi anche a soddisfare lo spirito del consumatore.

Le aziende in questo momento hanno grandi missioni e valori che puntano a proporre soluzioni per affrontare i pro-blemi della società.

Il Marketing 3.0 eleva il concetto di marketing fino all’area delle aspirazioni umane, dei valori e dello spirito e parte dal presupposto che i consumatori sono esseri umani complessi, le cui speranze e bisogni non primari devono essere assolutamente presi in considerazione.In tempi di crisi economica globale, il valore del Marketing 3.0 riguarda da

vicino la vita dei consumatori, travolti da cambiamenti sociali, economici e ambientali: le malattie diventano pan-demie, la povertà aumenta e l’ambiente è sempre più in pericolo.

Le strategie di Marketing 3.0 danno risposte alle persone per aiutarle ad affrontare le questioni globali e consi-derano i consumatori ad un livello su-periore.In parallelo, le aziende si diversificano prima di tutto nei loro valori, più che nei loro prodotti.

Il Marketing 3.0 è come un triangolo che si regge su tre lati-principi: il marchio, il posizionamento e la differenziazione(o identità di marca).

Agli occhi del consumatore attuale, la marca che si basa solo sul suo posizio-namento non ha abbastanza forza.

Si potrebbe infatti avere una chiara percezione di un brand, ma non neces-sariamente un chiara visione della sua presa di posizione nella società in cui opera.

Il posizionamento è una semplice affer-mazione che serve ai consumatori per riconoscere il prodotto e la sua funzione in maniera immediata.

Ecco perché è importante anche l’ele-mento differenziazione, che rappresen-ta il DNA del marchio e che ne riflette la vera integrità.

In pratica la differenziazione è la prova che il marchio mantiene ciò che ha pro-messo e quindi si comporta in maniera coerente agli occhi dei consumatori.

La differenziazione, che è sinergica al posizionamento, creerà automatica-mente una buona immagine di marca.

Nell’era del Marketing 3.0 solamente un triangolo completo è attendibile e per questo competitivo sul mercato.

In ballo c’è la credibilità del marchio e la possibilità di rispettare il “patto” con i consumatori che si rispecchiano nella marca.

Una marca coerente raggiunge infatti l’anima dei consumatori, riuscendo ad emozionarli e coinvolgerli.

Il valore di ogni brand dovrebbe fare ap-pello ai bisogni emotivi delle persone e andare oltre le caratteristiche funzionali del prodotto (che comunque non devo-no deludere!).

Si può quindi affermare che il triangolo del Marketing 3.0 ha a che fare con la mente, il cuore e lo spirito delle persone.

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Può un cambio di font modifica-re la percezione di un brand?

E’ in corso una vera e propria rivo-luzione che corre veloce attraverso i social network e i blog e parla le lingue di tutto il mondo. La notizia è la seguente: dopo 50 anni di uti-lizzo del font Futura (1) Ikea passa al Verdana (2).

Il catalogo del negozio di mobili svedesi è il terzo libro più stampa-to al mondo, dopo la Bibbia e Harry Potter, molte persone considerano il brand l’essenza stessa di una fi-losofia di arredamento unica, posi-zionata perfettamente nella mente e nel cuore di ognuna di esse.

In un’intervista con la rivista di design svedese Cap&Design, la responsabile dell’Ufficio Stampa Ikea spiega che il motivo del cam-biamento è legato alla necessità di uniformare il tipo di carattere tra web e stampa, e renderlo replica-bile in tutto il mondo, dall’America all’Asia.

Il Verdana (2) è stato disegnato da Microsoft per essere facilmen-te leggibile su web e nasce quindi per essere di chiara lettura sui mo-nitor; massima leggibilità anche a

piccole dimensioni, grazie al rap-porto strategico tra spaziature e altezza dei caratteri, mentre ha una resa non molto aggraziata sui grandi formati stampati.

Il Futura (1), al contrario, è un tipo di font progettato per la stampa, originariamente disegnato da Paul Renner e rinomato per un’armonia di stile e di proporzioni che rasenta la perfezione.

A detta dei portavoce dell’azienda svedese, non ci si aspettava una reazione così compatta e prorom-pente appena diffusa la voce che il font sarebbe cambiato per il nuovo catalogo 2010 e sarebbe diventato protagonista di tutta la comunicazione Ikea, dal web alla stampa.

Nella nostra analisi di comuni-cazione, i fattori rilevanti sono almeno due.

Il primo, questa esperienza è la prova che il marchio, caricato di valori e di emo-zioni da parte dei consu-matori, diventa brand. Il brand è importante quan-to il prodotto nell’imma-ginario delle persone,

IL POTERE DEI CONSUMATORIFutura

E LE EMOZIONI DEL BRANDVerdana

marketing / È già 3.0

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anzi diventa rappresentante di esso fino a svolgere una funzione “affettiva”: ci si affeziona al brand in quanto elemento integrante dell’esperienza quotidiana e la sua “stabilità” e persistenza sono fat-tori tranquillizzanti. La relazione emotiva con il brand si attiva in tutte le manifestazioni dell’azien-da dal manifesto al punto vendita,

e la riconoscibilità del marchio è una condizione indispensabile per predisporre i clienti in maniera ot-timale all’acquisto.

Il secondo fattore che la case hi-story mette in luce riguarda il po-tere che i consumatori hanno nel mettere in discussione l’immagine che hanno del marchio.

Le persone intervengono attiva-mente sul brand.

Ora, non sapremo come andrà a finire la questione del font Ikea, se effettivamente si tornerà al Futura (1), ma l’imponenza del dibattito attualmente presente sul web è la piena affermazione del potere del consumatore moderno.

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Una grande idea in piccolo formato, le spillette personalizzate Ke-spille sono il nuovo strumento di marketing virale per campagne ad alta diffusione e visibilità.

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www.ke-spille.com

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illustrazione

Vi è mai capitato di avere la sen-sazione di trovarvi in una situa-zione già vissuta? Il déjà vu viene attribuito ad un’alterazione delle funzioni cognitive di riconosci-mento, provocando familiarità con quello che vediamo come se lo vivessimo per la seconda volta.

Tale situazione si verifica ulti-mamente sempre più spesso con le immagini utilizzate per le campagne pubblicitarie, quando guardandone una la colleghia-mo subito ad un altro prodotto di un’altra pubblicità.La causa devastante di tale in-successo di massa è la tendenza sempre più frequente ad utilizza-re gli archivi di immagini a basso costo, detti microstock. Un “Mi-cropayment stockphotography site” (abbreviato microstock) consiste in una vetrina di imma-gini royalty free a basso costo, anche a solo un euro, che una

volta acquistate possono essere usate infinite volte e in qualsiasi modo, o quasi.

Tempi duri per le tradizionali li-brerie di immagini che in passato hanno cercato di tutelare il valore di un’immagine con prezzi alti e regolamentando in maniera re-strittiva l’utilizzo delle immagini e il diritto d’autore con l’intento di garantire l’esclusività almeno settoriale o addirittura totale.

Al contrario, i vari Shutter-stock, iStock, Fotolia ecc. han-no al loro interno sezioni che consentono di comprare illu-strazioni, icone, fotografie, ma anche video e musica e di applicarle a brochure, cataloghi, siti web, pubbli-cazioni editoriali, pubblici-tà locali e video aziendali senza alcuna limitazione.

Tempi duri per le tradizionali librerie di immagini

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illustrazione / Virtuale o gestuale?

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Questo nuovo mercato di immagi-ni ha attirato e conquistato tra gli altri anche i “creativi della dome-nica” che curano personalmente la promozione dei propri prodotti, ma anche a volte grafici professio-nisti che non hanno tempo, e pur-troppo a volte la competenza, per elaborare un’illustrazione a partire da zero.

Analizziamo ora le conseguenze negative di tale fenomeno. Come abbiamo già accennato, la prima categoria ad essere coinvolta è quella delle Agenzie creative, che a volte temono il “foglio bianco”, luo-go di partenza incontaminato per i progetti più originali.Tempi di consegna sempre più stretti e budget sempre più ridot-ti inducono la ricerca di soluzioni

veloci come quella di utilizzare immagini disponibili nelle librerie in rete, adattando ad esse il nuovo messaggio pubblicitario e riuscire così ad andare subito in stampa, dato che le procedure di acquisto sono velocissime.

La seconda categoria è quella dei professionisti di settore come fotografi, illustratori, musicisti, videomaker che assistono impo-tenti alla perdita di competitività delle loro creazioni rispetto ad un circuito di librerie che quasi regala immagini, video e musica. In effet-ti i prodotti personalizzati hanno tempi e costi di realizzazione che non riescono più a competere con chi vende migliaia di volte, a prezzi bassissimi, lo stesso prodotto cre-ativo.

La terza categoria che ne fa le spe-se è quella delle aziende e in ge-nerale dei clienti finali che devono comunicare la propria immagine.

L’obiettivo di partenza delle azien-de è quello di valorizzare la propria identità di marca e di differenziare il proprio prodotto o servizio ri-spetto ai concorrenti. Purtroppo se lo sviluppo della strategia di comunicazione si basa su un’im-magine già utilizzata (a volte an-che dai competitor) i fattori diffe-renzianti crollano, e il sogno della storia costruita intorno al brand si sbriciola vanificando gli obiettivi iniziali.

Vi sarà capitato, soprattutto du-rante lo svolgersi di fiere di setto-re, di constatare che una stessa immagine viene utilizzata per pro-muovere il prodotto dell’azienda “Pluto” ma anche quello dell’a-zienda “Pippo”, creando confu-sione nel consumatore finale che cerca l’esperienza unica di acqui-sto. Chi potrebbe risollevare l’im-magine appiattita del mercato in

questione è un’ipotetica azienda “Topolino” che investendo in una creatività originale diventerebbe subito leader unico nella sua pro-posta di brand.

Da questa prospettiva, una logica lungimirante è quella di cogliere subito il valore dell’originalità, an-che se ha un prezzo di partenza più alto; d’altra parte, un’immagine re-alizzata “su misura” ha una dura-ta infinita, può essere utilizzata in maniera esclusiva, al contrario le immagini “comuni” devono essere abbandonate appena si riscontra il loro utilizzo da parte di qualche competitor.

Sarebbe il caso di ricorrere alle im-magini microstock solo in quelle situazioni di comunicazione non strategiche e di servizio, oltre che per basse tirature e finalità non professionali.

A sinistra: la nuova brand image di Cosmetal, azienda che opera nel settore

dei refrigeratori di acqua.La scelta di investire in un’illustrazione

realizzata ad hoc anziché utilizzare immagini “pronte” (immagini sopra)

incrementa la visibilità nel mercato estremamente competitivo e restituisce

pregio e professionalità.

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3D

Il rendering non è piùsolamente una tecnica minore

e accessoria della fotografia“To render” è un verbo inglese ge-nerico nel suo significato letterale, la traduzione è “rendere” e la sua decli-nazione più utilizzata in grafica, “ren-dering” appunto, viene tradotta con “processo di rendere”.Il rendering è la tecnica grafica utiliz-zata per produrre una rappresenta-zione virtuale di qualità di un oggetto o di un’architettura. La letteratura in merito è relativamente recente, dal 1970 si iniziano a diffondere i primi manuali e trattati di una tecnica an-cora sperimentale. Da allora in avanti è diventato oggetto di studio e ricer-che sempre più importanti: oggi il rendering è utilizzato per realizzare video, simulazioni o per visualizzare progetti. Ogni innovazione deve però trovare il suo posto, la storia della comunicazione è piena di strumenti rivoluzionari entrati a far parte della vita comune, applicazioni impensabili all’inizio poi divenute indispensabili.Il rendering ha superato, attualmente, la fase di perfezionamento e afferma-

zione, esistono professionisti formati e specializzati che conoscono a fondo i processi e sono in grado di utilizzarlo come valido strumento di comunica-zione visiva di altissimo livello. Rispet-to ai primi abbozzati tentativi, legati soprattutto ai progetti architettonici e alla pre-visualizzazione di arredi, le applicazioni odierne consentono ri-sultati assolutamente raffinati.Il rendering non è più, quindi, so-lamente una tecnica accessoria della fotografia, ma ha capacità di espressione propria, tale da poter esistere con valenza di “immagine definitiva” e non solo come “boz-za o progetto”.

Perchè scegliereil rendering?Da molti considerato (errone-amente) fratello minore della fotografia, il rendering deve confrontarsi con la storia della tecnica fotografica in pubblicità, evolvere da

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2021

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3D / rendering una nuova conquista in comunicazione

“immagine approssimativa, utile solo a pre-visualizzare il risultato finito” a “immagine emozionale e completa”. I software 3d oggi sono talmente avan-zati da permettere risultati sorpren-denti: non è più necessario stabilire un primato tra immagine virtuale e fotografia, sono entrambe necessarie in base agli obiettivi di comunicazione che si vogliono raggiungere.

Il rendering per il settore cucineE’ un dato di fatto che l’utilizzo del rendering per le aziende che produ-cono cucine sia in crescita, essendo diventato da qualche anno uno stru-mento strategico per la vendita.In che modo questa tendenza è lega-ta alle particolarità del mercato?Il panorama dei produttori di cucine è estremamente affollato, frammen-tato e complesso, posizionarsi in maniera unica rispetto ai concorrenti è diventato arduo ed essere compe-titivi altrettanto difficile. Il catalogo rappresenta ancora lo strumento principale per promuove-re le nuove creazioni e visualizzare i dettagli di gamma.È il rivenditore che sceglie una marca tra le tante che affollano la sua scri-vania e quasi certamente proporrà quella più semplice da vendere.Al tempo stesso l’utente finale vuo-le emozionarsi prima dell’acquisto, vuole percepire gli ambienti, si vuole imaginare seduto a tavola o in piedi davanti ai fornelli.

A questo punto la domanda è: quale vantaggio competitivo può portare l’utilizzo del rendering in questo con-testo di mercato?

Virtualità dell’immagine: il rendering consente di creare un catalogo con pro-dotti ancora in fase di progettazione.Un ambiente per ogni stile: ogni tipo di cucina può essere visualizza-to in spazi di diversa concezione, pre-scindendo dai costi e dagli ingombri di un set fotografico.

Oggetti di arredo virtuali: si posso-no adattare complementi di design mirati ad arricchire lo spazio per un risultato raffinato.Testare il mercato: le aziende pos-sono verificare l’apprezzamento del mercato rispetto a ogni singola com-posizione e produrre solo quelle che

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incontrano i favori del cliente.Flessibilità del processo di lavora-zione: è possibile correggere il punto di vista e cambiare le finiture finché non si arriva alla composizione desi-derata.Investimento economico: sebbene il rendering abbia costi di lavorazione

propri, rispetto alla fotografia non si dovranno sostenere i costi di un’e-ventuale location e degli oggetti di arredo; inoltre i prodotti da fotografa-re non dovranno essere fisicamente fabbricati, trasportati e montati.Budget: i costi del rendering variano in funzione della qualità del prodotto finito, gli elementi che determinano il prezzo finale di uno “scatto virtuale” sono lo studio delle luci e dell’arreda-mento realizzato da architetti “veri”, la resa dei materiali e dei volumi, la lavorazione al computer dell’imma-gine in alta risoluzione.Come per ogni altra tecnica grafica, esistono Studi e Agenzie con diverse esperienze e competenze in grado di garantire un risultato finale all’altez-za delle aspettative. Il 3d artist è il professionista che si occupa di costruire i modelli in 3d partendo da un disegno tecnico o semplicemente da un’idea del clien-te, lavora a stretto contatto con ar-chitetti e reparto marketing per un confronto continuo sul “sapore” da dare all’ambiente in base al concept scelto per la campagna.Come capire la qualità del rende-ring: quando si sfoglia un catalogo di mobili che utilizza ambientazioni tridimensionali, non serve valutarlo con l’ottica del confronto tra reale e virtuale.Le immagini devono valorizzare il prodotto, emozionare, coinvolgere con luci sapientemente impostate e con ambienti ben costruiti.Solo allora avremo un valido stru-mento di vendita ed il concept sarà funzionale al target, indipendente-mente dal fatto che le immagini sia-no state realizzate in sala di posa da un bravo fotografo o minuziosamen-te progettate da un artista del 3d.

Non solo rendering

Un progetto di comunicazione che funziona non può basarsi solo sulle immagini. La nostra esperienza di Agenzia di comunicazione ci ha convinto sul potere del concept, cioè la storia che lega la sequenza di immagini, ad esempio di un catalogo.

Se pensiamo alla scrivania del rivenditore di cucine affollata di cataloghi di diverse marche e agli occhi del cliente finale seduto davanti a lui desideroso di immedesimarsi nel sogno della sua nuova cucina, possiamo affermare che il racconto e l’emozione legati alla struttura interna del catalogo rappresentano un tassello fondamentale che definisce in maniera completa il successo di un catalogo di rendering.

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tips

Espandi la tua nicchia

Offri prodotti e serviziche i tuoi concorrenti non sanno

promuovere perchè sono destinati a mercati troppo piccoli.

Scopri nuovi mercati, cambia l’offerta utilizzando le seguenti

strategie: velocità, servizio, specializzazione.

Cura il contenitore

Una buona lettera di direct mail ottiene il 70% degli ordini, una brochure ne ottiene solo il 20% ed un modulo d’ordine raggiun-ge appena il 10%.Ma nessuno di questi strumenti darà il giusto servizio se la busta non cattura l’attenzione.Prova a personalizzarla con tim-bri ed indirizzi scritti a mano, usa colori vivaci, rappresentazioni stampate ed altri elementi che la scaldano e la ravvivano.

Sei in cerca di visibilità? Milioni di persone chiacchierano online, ognuna di queste persone potrebbe diventare un tuo cliente. Puoi creare annunci e siti web accattivanti e studiare strategie di marketing mirate, ma l’unico modo per avere visibilità presso i tuoi potenziali clienti è quello di contattarli direttamente.Fissa l’obiettivo di fare almeno un’operazione al giorno per aumentare la tua visibilità.Invia e-mail, messaggi ai gruppi di discussione, tieni conferenze online, carica un opuscolo sui forum giusti.Solo chi agisce ottiene visibilità, non sperare che basti attendere i risultati dalla pagina del vostro sito: fatti trovare!

Redazione

Tangherlini Srl - via Brecce Bianche 27/e - 60131 Ancona - 071.2832374 - 0712802604 - [email protected]

Hanno contribuito

Elisa Maria Carletti / responsabile marketing / [email protected] Giacani / art director jr / [email protected] Tangherlini / art director / [email protected] Silvi / 3d artist / [email protected] Vinh Thanh / 3d artist / [email protected] Grattafiori / web designer / [email protected] Scatassa / graphic designer / [email protected]

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Francia 1948

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Il sistema operativo Tangherlini è un insieme di competenze professionali che interagiscono per un unico scopo, rappresentato dalla strategia di comunicazione personalizzata per il cliente.Siamo concreti e attenti alle dinamiche di mercato, creiamo una spirale di valore che si accresce grazie ad un attento processo di pianificazione. Dall’azienda al mercato e poi ancora dal mercato all’azienda, la partita è una continua sfida finalizzata alla creazione della Brand Identity.

per la progettazione e lo sviluppo dell’identità di marca

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