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vicino alle mamme, vicino ai bambini ANNO 9 N.224 prossima uscita 21 Febbraio Quindicinale iscritto al registro della Stampa presso il tribunale di Teramo n. 13/03 del 22/05/03

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Prima uscita di Febbraio

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vicino alle mamme,vicino ai bambini

ANNO 9 N.224 prossima uscita 21 FebbraioQ

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iocà”, dall’italiano “giocare” che, per apocope tipica del dialetto settentrionale abruzzese, tronca la sillaba finale del verbo, indica qualsiasi attività liberamente scel-

ta a cui si dedichino, singolarmente o in gruppo, bambini o adulti senza altri fini immediati che la ricreazione e lo svago, sviluppando ed esercitando nello stesso tempo capacità fisiche, manuali e intel-lettive.No, non solo.“Giocà” è l’insieme delle iniziali dei nomi di due bambini, Giovanni e Caterina. “Giocà” è uno sciroppo pediatrico che rafforza le di-fese immunitarie dei più piccoli, composto da ingre-dienti interamente naturali e realizzato dall’azienda di Walter Piccioni, rosetano, papà di due bambini, Giovanni e Caterina.L’azienda è la Health Progress Italia, nata circa due anni fa e, dal 2014, parte attiva del “Chemical and Pharmceutical Innovation Tank”, polo d’innovazione chimico-farmaceutico abruzzese, al fianco di eccel-lenze come “Menarini”, “Sanofi” e “Dompè”.Oggi Health Progress Italia è a Roseto degli Abruz-zi e sta realizzando il suo modernissimo laboratorio battezzato “VITA”, inseguendo i sogni del suo fon-datore, Walter, di costruire con gli anni un’azienda a impatto zero capace di vivere con un sistema lavoro

tutto abruzzese.Walter Piccioni è armato di buona immaginazione, determinazione e di una ventina di professionisti, tra cui primeggia Michele Carbonetti, amico, socio ma - nello specifico - giovane biologo responsabile di tutti i processi di sviluppo e produzione: tutti ingredienti indispensabili per un risultato che faccia la differen-za per l’alta qualità raggiunta. Ad oggi infatti con i cinque prodotti attualmente in commercio in tutte le farmacie d’Italia (“Giocà pediatrico” – immunomo-deratore; “Ialotuss sciroppo pediatrico” – antitussi-geno; “Reuped gocce” – probiotico; “Pediamineral 3 gel” –antivomito; “Prefer” – ferro solfato) la giovane azienda vede incrementare mese dopo mese i propri volumi d’affari.Ciò che sorprende però è la palese etica che traspa-re dall’azienda: tutti prodotti – dalle materie prime al packaging - sono made in Italy, ciascuno pensato solo ed esclusivamente ad uso pediatrico e la sua at-tività nel sociale ha già promosso in scuole e piazze corsi di primo soccorso pediatrico gratuiti.Come fa Walter a sapere che questa è la strada giu-sta? A me personalmente ha insegnato una tecnica in-fallibile: “Quando al mattino ti alzi e ti chiedi ma oggi, sto lavorando o giocando? Allora sì, stai certo che hai preso la strada giusta”.

Health Progress Italiaun gioco da professionisti

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Roseto, stRade pRovinciali dissestate e causa di incidenti

Dei veri e propri percorsi di guerra, con buche pro-fonde anche 20 centime-tri, solchi scavati nell’a-sfalto, pericolosi per chi

si sposta su due ruote. Le strade del-la nostra provincia sono un disastro. Servono interventi di manutenzione adeguati, lavori di rifacimento di chi-lometri di asfalto. Soldi nelle casse non ce ne sono e le uniche soluzioni adottate sono rattoppi qua e là che sicuramente non rappresentano una soluzione. Sì, perché basta poi una giornata di pioggia intensa per fare in modo che quelle “pezze” venga-no spazzate via, con le buche che tornano di nuovo a rappresentare un pericolo. Perché di pericolo si tratta visto che finora, in alcuni punti, so-prattutto nella zona di Roseto, Santa Lucia, Cologna Paese, quelle buche sono state la causa di incidenti stra-dali o comunque di danni causati

alle auto, come cerchioni spacca-ti, pneumatici esplosi, sospensioni rotte. Buche che in caso di pioggia vengono “nascoste” dall’acqua, tra-sformate in pozzanghere, difficili da individuare. Si tratta molto spesso di strade di periferia, tuttavia traf-ficate perché collegano i paesini dell’hinterland come le frazioni del territorio rosetano con i Comuni di Notaresco e Morro D’Oro. La com-petenza è della Provincia di Teramo. Ma chi ha subito danni ha dovuto presentare una denuncia al Comu-ne di Roseto per avviare la pratica di risarcimento danni. Procedure che richiedono tempo prima che l’assicurazione dell’Ente possa fi-nalmente liquidare. Perché bisogna dimostrare che in effetti il danno è stato causato dalla strada dissesta-ta e non da una condotta di guida irresponsabile. Ma di irresponsabile finora c’è un solo aspetto: la quasi

totale incuria in cui vengono lascia-te le strade di periferia. C’è poi un altro aspetto che non può essere tralasciato. Ci sono strade nella zona collinare di Roseto che sono sogget-te al fenomeno dello smottamento. Tra Montepagano, Contrada Tanesi e Cologna Paese la situazione negli ultimi tre mesi è peggiorata. Per for-tuna le scarse piogge di questo in-verno hanno limitato i problemi. Ma in alcuni punti i margini della strada sono stati inghiottiti. E la segnaletica che indica il pericolo è praticamente invisibile, soprattutto di notte se si considera che queste strade hanno una scarsissima illuminazione. In-somma, c’è il rischio che qualche automobilista disattento possa finire giù per la scarpata. Sui problemi le-gati allo smottamento va detto che la Regione ha stanziato dei fondi per finanziare interventi contro il disse-sto idrogeologico.

Sono piene di buche e rappreSentano un pericolo per molti automobiliSti. le Strade di periferia come percorsi di guerra

in provincia di teramo, Soprattutto nelle zone collinari di roSeto. ScarSi gli interventi di manutenzione

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ezio vannucci fa tremare

la maggioRanza di centRo destRa

Il Psi, il Partito Socialista Italiano, a Roseto sta prendendo lenta-mente forma. Anche se dopotutto non è mai sparito, questa volta il Psi inizia a far paura. Soprattut-

to alla maggioranza di centro destra. Molti si chiederanno perché. Il motivo è molto semplice: il Psi potrebbe ri-trovarsi con un consigliere comunale, quasi a sorpresa. Chi? Ezio Vannucci che martedì 10 febbraio entrerà a far parte dell’Assise Civica in sostituzio-ne di Gianfranco Marini, dimessosi nell’ultimo Consiglio Comunale. Si erano presentati con la lista dei Li-beralsocialisti, in pieno appoggio del candidato ed oggi sindaco Enio Pavo-ne. Ma Marini, socialista sanguigno, alla fine è stato il vero oppositore della coalizione di centro destra. Un’allean-za tra socialisti, Pdl, liste civiche con il solo obiettivo di abbattere l’egemo-nia del Partito Democratico. Risultato

certamente raggiunto, vista la scon-fitta quasi 4 anni fa del Pd. Marini è rimasto deluso tuttavia dal primo cittadino. Pavone, anch’egli da sem-pre socialista, che alla fine si sarebbe lasciato inghiottire dal centro destra, quasi disconoscendo le sue origini di esponente nonché dirigente dell’allo-ra Psi. Marini ha salutato con elegan-za e, per ora, si è fatto da parte. Ma al suo posto arriva Ezio Vannucci, ex assessore provinciale all’edilizia sco-lastica, ex amministratore rosetano, ex democristiano, ex sindaco della Città delle Rose. E’ molto amico di Gianfranco Marini. E negli ultimi mesi ha intrecciato più di un rapporto con Giovanni Proti, leader locale del Psi, e con Pasquale Calvarese, già sindaco socialista di Roseto. E se due più due fa quattro, è inevitabile che la somma Marini-Calvarese-Proti-Vannucci pos-sa far tremare la coalizione di centro

destra. Ezio Vannucci, quindi, dove siederà nel suo primo Consiglio Co-munale? Tra i banchi alla destra del sindaco Pavone, cioè quelli riservati alla maggioranza, o alla sinistra, quelli occupati dall’opposizione? All’interno della stessa coalizione serpeggia da tempo la sensazione (ma forse è qua-si una certezza) che il subentrante consigliere Vannucci possa approda-re direttamente a sinistra. Una virata neppure tanto brusca, tenuto conto del fatto che l’ex assessore provincia-le da alcuni mesi esprime ai 4 venti giudizi per nulla positivi nei confronti della maggioranza con critiche pesan-ti, almeno secondo i beninformati, nei riguardi del Pdl. Quindi, se dovesse disconoscere questa maggioranza, non appare alla fine del tutto remota l’ipotesi che possa annunciare la co-stituzione del gruppo socialista. Ma socialista del Psi.

l’ex aSSeSSore provinciale all’edilizia ScolaStica martedì Subentrerà al dimiSSionario gianfranco marini. ma potrebbe

Sedere tra i banchi dell’opposizione annunciando la coStituzione del gruppo del partito SocialiSta italiano

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Roseto, pRonto il pRogetto peR la pista ciclabile

il comune ha approntato lo Studio per la realizzazione del percorSo che

collegherà la frazione di cologna Spiaggia con il capoluogo. eSeguito il

Sopralluogo da parte di amminiStratori e tecnici. per la prossima estate

un tratto sarà pronto

La pista ciclabile che dovrà col-legare Cologna Spiaggia con il proprio capoluogo, Roseto, ini-zia a prendere forma. Almeno sulla carta. Nei giorni scorsi il

sindaco Enio Pavone, accompagnato dal suo vice Maristella Urbini, dagli assesso-ri Alessandro Recchiuti e Fabrizio For-naciari, dai consiglieri comunali Enzo Di Giulio e Attilio Dezi, con la presenza del rappresentante del Consiglio di Quartie-re Andrea Di Stanislao, ha eseguito un primo sopralluogo lungo quello che do-vrebbe essere il tracciato ciclabile. Par-tirà in pratica dal ponte in legno sul Tor-dino (una parte del percorso già esiste) per poi proseguire in direzione sud, lun-go un tratto di via del Sottopassaggio, di via del Mare, poi via degli Acquaviva sino

ad immettersi sul lungomare colognese attraversando anche una porzione di via Bozzino. Inoltre, per raggiungere Roseto, la pista proseguirà lungo un sentiero al momento sterrato che costeggia la ferro-via tra le campagne della proprietà Ros-si, Cantagalli (ex Migliorati) e marchesa Mazzarosa. Il progetto intanto verrà por-tato avanti a stralci perché è assoluta-mente impensabile al momento poterlo realizzare nella sua totalità nell’arco di pochi mesi, visto che interessa un per-corso di oltre 5 chilometri. L’unica cosa certa è che la pista verrà realizzata sul lato est del lungomare, dove attualmen-te ci sono i parcheggi, a confine con il marciapiede. I posti auto verranno rea-lizzati sul lato opposto, quindi ad ovest. Dinanzi ai camping Nino e Stella Maris

non sarà prevista la sosta delle auto o di mezzi a due ruote in quanto il lungomare ad un certo punto si restringe. Da capi-re poi quali soluzioni verranno adottate per rendere sicura la pista ciclabile che potrebbe essere delimitata, ovviamente non solo dalla segnaletica orizzontale, ma anche con la sistemazione di fioriere che impedirebbero ai mezzi di invadere gli spazi riservati alle bici. Per la prossi-ma estate, il tratto di pista ciclabile che va dal ponte ciclopedonale sul Tordino sino all’altezza della rotonda sud del lun-gomare colognese sarà realizzato. Men-tre per l’ultimo tratto, con collegamento con Roseto, ci vorrà del tempo, anche perché bisognerà ratificare la cessione dei terreni da parte dei proprietari per consentire il passaggio della pista.

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Roseto, contRolli a vecchie case coloniche

i caSolari abbandonati, un tempo occupati da agricoltori, nel mirino della polizia. Sopralluoghi Sono Stati eSeguiti nei giorni ScorSi,

Soprattutto dopo l’aSSalto al portavolori, a martinSicuro che ha fruttato un bottino di 100mila euro circa. i fabbricati potrebbero

garantire riparo a bande criminali e a malavitoSi

Vecchi casolari di campa-gna, ormai abbandonati, nel mirino della Polizia di Stato che con un elicotte-ro ha pattugliato dall’alto

la zona collinare di Roseto, sorvolan-do sui fabbricati disabitati ormai da tempo. In zona ce ne sono molti, una cinquantina in tut-to se si considera anche la zona di confine con Nota-resco, Mosciano e Morro D’Oro. Il motivo dei controlli? Gli edifici po-trebbero offrire riparo momentaneo ad extracomunitari, a senza tetto o persino a piccole bande di crimina-li. I controlli sono scattati nei giorni scorsi dopo che a Martinsicuro un portavalori era stato preso d’assalto da due persone che hanno agito a volto coperto e con armi in pugno. Circa 100mila euro il bottino. Per gli investigatori non era da escludere l’ipotesi secondo cui il commando, dopo aver messo a segno il colpo, abbia trovato rifugio in uno dei tan-ti casolari abbandonati. L’elicottero della Polizia di Stato è persino atter-rato su un terreno incolto, a confine

con l’area di servizio Ip Panam Snc, tra Cologna Spiaggia e Roseto, lungo la Nazionale, gestita dalla famiglia Di Febo. In quella zona ci sono al-meno due case coloniche abbando-nate. Ma nel corso del sopralluogo

non è stato trova-to nulla. Tempo fa alcuni abitanti della zona lamen-tarono il fatto che in questi vecchi fabbricati, alcuni peraltro pericolosi perché cadono a pezzi, di notte si

notavano delle persone entrare con delle torce elettriche. In un paio di essi sono state anche trovate delle siringhe. Quindi facile supporre che dei tossici hanno trovato riparo qui per iniettarsi le sostanze stupefa-centi. Comunque, da quando si sono registrati gli attentati in Francia, le misure di sicurezza sono aumentate notevolmente, anche nelle aree che non vengono considerate a rischio. I vecchi edifici, un tempo abitati da agricoltori, oggi potrebbero quin-di offrire riparo, non solo a chi una casa non ce l’ha, ma anche a per-sonaggi che potrebbero far parte di qualche organizzazione malavitosa

o a gruppi di fanatici estremisti. La presenza dell’elicottero della Polizia ha destato sicuramente enorme cu-riosità. Secondo indiscrezioni, intan-to, controlli di questo genere verran-no ripetuti anche nei prossimi giorni e in altre zone del territorio. Proba-bile inoltre che si stia redigendo una mappa di casolari abbandonati.

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11Società

Francesco I sta avvicinando milioni di persone alla fede, merito talmente illuminante che alle volte riesce anche a nascondere alcune cadute di stile che, comunque, andrebbero evitate

di William Di Marco

IL PAPA GIUSTO - È inutile nasconder-lo: l’elezione al soglio pontificio di papa Francesco I è stato un vero scossone per la Chiesa, che aveva bisogno di un personaggio completamente diverso dai precedenti. L’aspetto più importante di questa grande personalità - di origini italiane, ma di provenienza argentina - è che ha vissuto all’interno del mondo clericale tutte le varie fasi gerarchiche in modo diretto, sempre a contatto con la gente. Questo gli ha permesso di capi-re da vicino le problematiche di coloro (prevalentemente persone di umili origi-ni) che si rivolgevano alle autorità eccle-siastiche per avere aiuti e consigli. Non per niente di lui si dice che avesse, se non idee socialiste, certamente un con-cetto della società molto indirizzato al superamento delle disuguaglianze socia-li, criticando dall’interno quello che non accettava dei suoi amici prelati. In più, c’è da dire che la provenienza da quella parte del mondo dove le disuguaglianze sono ancora più marcate - nonostante l’enorme ricchezza del continente suda-mericano, che sarà uno dei centri motori dell’economia dei prossimi decenni - ha acuito la sua formazione rivolta segna-tamente verso coloro che soffrono mag-giormente le sperequazioni di questa no-stra società, che ha tanti meriti, ma che spesso non riesce a creare un equilibrio tra i ceti sociali. Insomma, si potrebbe dire che questo è proprio il Papa giusto nel momento giusto. È ovvio che anche i laici radicali (i famosi laicisti) e gli atei si sono immersi nel contenzioso analiti-co, facendo riferimento, per i propri fini ideologici, a queste venature di sinistra o addirittura comuniste di un personag-gio che si presta a mille interpretazioni sociali e umane, ma che non è mai en-trato (e non lo potrà mai fare) nell’agone politico-partitico, aspetto che sa tanto di “deformazione italiota”, in cui tutto fa riferimento a quelle organizzazioni par-titiche, oggi in disuso che, però, hanno

ancora un potere enorme da gestire.L’AUTOMOBILE MEDIA - Uno degli epi-sodi che ha colpito da subito l’opinione pubblica è stato l’utilizzo da parte di Ber-goglio dell’auto media per antonomasia, una Ford Focus che appartiene a quella categoria di vettura del segmento B, che è tipica delle famiglie italiane. Vederlo a bordo di questo mezzo e scendere da solo, senza l’ausilio di un autista lesto ad aprire lo sportello, ha avuto del sen-sazionale. Allo stessa stregua è stata la salita verso l’aereo con la cartella perso-nale portata dal pontefice, senza nessun “portaborse” al seguito. Sono stati gesti pragmatici e diretti, che non hanno nulla a che fare con la teologia, ma che certa-mente sono riusciti a far breccia nell’im-maginario collettivo. E in tal senso va an-che letta la capacità di papa Francesco di coinvolgere i bambini, accarezzandoli in ogni istante. Tutto ciò ha creato un alo-ne di “Papa pop” (nel senso di popolare) che tanto piace alla gente. In più c’è da dire che la sua volontà di ecumenismo ha fatto nuovi proseliti, inserendo in que-sto nuovo “mondo unito dei cattolici” la discussione su temi scottanti, come la Comunione ai divorziati o l’atteggiamento della Chiesa nei confronti degli omoses-suali. Non per niente nell’ultimo viaggio a Manila ben sette milioni di fedeli si sono raccolti intorno a lui, dando vita alla più imponente (numericamente) aduna-ta mai verificatasi nella storia (a detta dei giornali), anche se non va dimenticato che le persone erano lì prevalentemente per Cristo: tuttavia in tal senso France-sco ha amplificato il messaggioDERIVE POPULISTE - Ciò nonostante questo Papa, data la sua forte attrattiva, alle volte si concede delle riflessioni “a voce alta” che sono tipiche del popolo, ma che non possono far parte del lin-guaggio alto del vescovo di Roma. Non è affatto condivisibile che il massimo espo-nente della Chiesa dica che: «Se dici una parolaccia su mia mamma ti devi aspet-

tare un pugno», per giustificare alcune reazioni. Certo, è stata una battuta, ma chi fonda il suo magistero sul concetto storico-filosofico nonché etico-morale e antropologico-sociale più alto mai scrit-to (“Porgi l’altra guancia”) non può nel modo più assoluto concedersi certe li-cenze. Come è successo pure per il nu-mero di figli, riprendendo quelli che ne fanno molti “come conigli”. Anche qui la Chiesa è stata sempre paladina del-le famiglie numerose e solo chi riesce in questo straordinario progetto - pieno di enormi difficoltà e forse anche privazio-ni - sa che grado di felicità può donare questo insieme di persone unite sotto un unico tetto familiare. Ma anche definire il Vangelo “una teoria” è una concessione troppo fuori dalla realtà, soprattutto per chi crede veramente e sa che il Testo Sa-cro è sinonimo in primis di fede. Queste piccole digressioni che il papa si è con-cesso non sono criticate solo dai fedeli, ma anche, come nel nostro caso, da lai-ci che mettono in risalto alcune piccole derive di carattere populiste, che hanno più l’intento di piacere in superficie che scendere - lavoro ben più difficile - in profondità.

UN PAPA GRANDE - Al di là di queste osservazioni (serie e importanti), papa Francesco sta avvicinando milioni di per-sone alla fede: oggi è riscoperta da tan-tissimi che da essa si erano allontanati. Questo è un merito talmente illuminante, al punto tale che la luce riesce anche a mimetizzare certe cadute di stile le quali, comunque, andrebbero evitate.

un papa poptendenzialmente ecumenico

con piccoli scivoloni populisti

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a cura della redazioneCerchi Concentrici Promotor

CURIOSIZIE(tra Curiosità & Notizie)

Via Marconi è la via principale che dalla Statale 150 porta verso viale Europa, arteria che si collega con la zona Sud di Roseto. All’inizio della strada c’è l’unico semaforo di Campo a Mare.Il marchese Guglielmo Giovanni Maria Marconi (Bologna, 25 aprile 1874 - Roma, 20 luglio 1937) è stato un fisico, in-ventore, imprenditore e politico italiano. A lui si deve il primo sviluppo di un efficace sistema di comunicazione con tele-grafia senza fili via onde radio o radiotelegrafo che ottenne notevole diffusione, la cui evoluzione portò allo sviluppo dei moderni sistemi e metodi di radiocomunicazione, come la radio, la televisione e in generale tutti i sistemi che utilizzano le comunicazioni senza fili, e che gli valse il premio Nobel per la fisica nel 1909. Gli esperimenti di Marconi portaro-no alle prime applicazioni commerciali su vasta scala di tale tecnologia. Marconi dedicherà tutta la sua vita allo sviluppo

La segnalazione dell’usanza tra i ragazzini, in voga fino ai primi anni ‘60 del secolo scorso, di andare a piedi nudi nel periodo estivo, è stata raccolta dai fratelli Palladini che hanno subito segnalato la loro esperienza di quegli anni. Enio, Gino e Filippo abitavano nella zona di fronte il molo (l’attuale pon-tile) e la strada asfaltata arrivava fino lì. A Sud c’era solo ghia-ia che bisognava percorrere per andare alla foce del fiume Vomano. Anche i tre fratellini d’estate non avevano le scarpe e oggi sembra veramente un’impresa ardua camminare su quelle pietre aguzze per poter andare a pesca. Invece allora era la normalità. Quando si arrivava alla foce del fiume, si pescava con la “Maciacca”, cioè una canna in cui veniva at-taccato del comune spago di casa. All’estremità ci si metteva il filo dei rocchetti dei sarti, molto resistente, a cui andavano fissati quattro o cinque lombrichi (presi sotto le pietre). Le an-guille erano ghiotte dell’esca e abboccavano con facilità. Una volta, però, al terzetto accadde una cosa veramente strana. Erano andati a pesca, ma questa volta con le ciabatte. Non avendo pescato niente, anticiparono il ritorno dal Vomano e si fermarono al molo per un bel bagno dai massi. Lasciarono tutto il vestiario sulla riva e si buttarono in acqua con le sole

Perché via Marconi a caMpo a Mare si chiama così?

e perfezionamento delle radiocomunicazioni. Studia privata-mente; ha vent’anni quando muore il fisico tedesco Heinrich Rudolf Hertz: dalla lettura delle sue esperienze Marconi pren-derà ispirazione per quei lavori sulle onde elettromagnetiche che l’occuperanno per tutta la vita. Forte delle sue scoper-te e galvanizzato dalla prospettive (anche commerciali) che potevano aprirsi, nel 1897 fonda in Inghilterra la “Marconi’s Wireless Telegraph Companie”, non prima di aver depositato, a soli ventidue anni, il suo primo brevetto. I benefici della sua invenzione si fanno subito apprezzare da tutti; vi è un caso in particolare che lo dimostra in modo clamoroso: il primo salva-taggio, a mezzo appello radio, che avvenne in quegli anni di una nave perduta sulla Manica. Nel 1930 viene nominato pre-sidente della Real Accademia d’Italia. Nello stesso anno inizia a studiare le microonde, preludio all’invenzione del radar.

(da InfoWeb)

mutande. Quando tornarono a riprendere gli indumenti, si ac-corsero che qualcuno aveva rubato le ciabatte. A casa fu un dramma, con la mamma che giustamente si irritò: bisognava comprare tre paia di infradito e i soldi servivano invece per la casa, che era ancora in costruzione. La lezione servì eccome: da quella volta al fiume andarono solo... a piedi nudi. [Nella foto del 1963 da sin. Gino Palladini (10 anni), Filippo Palladini (7), Fabrizio Ferri (11), Enio Palladini (12)].

a ProPosito di Piedi nudi, i fratelli palladini ne sanno qualcosa

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15CURIOSIZIE(tra Curiosità & Notizie)

L’ultimo libro di Luciano Lamolinara (Le sto-rie di Sor Paolo Proconsole, Artemia Edizio-ni, € 15,00), presentato lo scorso mese di settembre, è piaciuto sia ai Rosetani sia ai Teramani. Il “vernissage”, infatti, è avvenu-to nel capoluogo aprutino, anche perché lo scrittore, nonché docente di Matematica, lì ha vissuto a lungo, esattamente tra il 1955 e il 1974, “anni importanti - come specifi-ca l’editore nel risguardo di copertina - di un periodo di vita: infanzia, adolescenza e prima maturità”. Il libro “è un omaggio, un pegno d’amore per la città che lo ha visto

“le storie di sor paolo proconsole” ha suscitato interesse anche a teramo

crescere. Tutte le vicende, pur se diverse per tema, ambientazione e contesto sociale, sono legate dallo stesso filo come perle di una collana. Ognuna brilla di luce propria, tendendo la mano a quella che la precede e ammiccando a quella che segue: ogni per-sonaggio è la sintesi del periodo storico in cui vive ed il passato in cui ciascun Lettore si può riconoscere. Teramo, in primo piano o in prospettiva, è il palcoscenico spazio-tem-porale in cui essi si muovono e interpretano il proprio ruolo”. E la figura di Sor Paolo? Per capirlo, vale la pena di leggere il libro.

La tradizione dei cori a Roseto è stata sempre coltivata. Gran merito va dato ai vari maestri (ricordiamo, uno per tutti, Fran-cesco Pincelli, ma insieme a lui ce ne sono stati altri) che hanno messo in piedi diversi “cantieri” di lavoro. Un coro che ebbe un certo seguito fu “I Cantori di Rosburgo”. Nato sul finire degli anni ‘70, ha continuato l’attività per un certo pe-riodo. Aveva ripreso la tradizione da altri nuclei esistenti e poi la seminerà per la nascita di nuovi gruppi musicali. Nel caso specifico siamo nel 1979. L’ambientazione è il Supercinema di Roseto (l’ex struttura sita in via Colombo), ed è la prima esibizione pubblica del coro in una manifestazione curata dal giornalista Mimì Sperandii. Non tutte le persone sono state individuate, pertanto invitiamo a segnalarci quelle che indi-chiamo con il punto interrogativo. In alto da sin. Filiberto Di

Giuseppe, Raffaele Longo, Severino Di Giacinto, ?, Ciro Sco-gnamiglio, Vincenzo Bellachioma, (?), Mimì Di Battista (semi-nascosto), (? dietro a Di Battista), Amerigo Falasca, Vincenzo Giorgini, (?), Giuseppe Di Fino, (?) Carlo Ricci (seminascosto), Tonino Sorgentone (seminascosto), (? dietro il microfono), Ma-rino Mazzocchetti, Pasquale Marcone, Vittorio Di Felice, Fran-cesco Spinelli e Carlo Montese. Sotto (le donne) da sin. Anna Montese, Tina Montese, Adele Spinelli, Zaira De Lauretis, Lia Montese, (? nascosta dietro Lia), Daniela Di Croce, in avanti il giornalista Mimì Sperandii, Sofia Di Giuseppe, Marilena Ta-lamonti, Elisa Spinelli (seminascosta),Elisabetta Della Noce, Anna D’Egidio, Grazia Ragnoli, Eva Mancini, (? nascosta dal microfono). La bambina di sinistra in basso è Caterina Longo, (? per il bambino a destra).

i ragazzi di una volta 22 “i cantori di rosburgo”, anno 1979

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17CURIOSIZIE(tra Curiosità & Notizie)

Arriva un prodotto nuovo sul mer-cato dell’auto e la concessionaria Progetto Auto di Scerne di Pineto coglie l’occasione per dare, con-cretamente, impulso all’attività aziendale propria con una ope-razione di marketing che, inoltre, abbraccia la pittura. È questa la moderna forma di mecenatismo illuminato che unisce due aspetti fondamentali della vita socio-eco-nomica del nostro Paese. Ed è un esempio lodevolissimo, sul nostro territorio attuato da tante imprese, da imita-re e da sostenere con adeguati sgravi tributari in modo tale che si possa agire efficacemente a favore del no-stro immenso e trascurato patrimonio culturale. Nasce così “Arte in viaggio”, mostra di pittura contemporanea di quattro artisti, bravi e professionalmente affermati,

una Mostra di pittura riuscita in una struttura fuori dal comune

che danno lustro all’arte pittorica in settori diversi, ma contigui. Il filone “figurativo meditato”, rappresentato degnamente da Patrizia D’Andrea, Loriana Valentini, e Lucia Ruggieri, e la “penisola dell’astrattismo infor-male” attentamente scrutata da Gino Berardi. L’evento, recensito dal noto storico dell’arte dr.ssa Maria Luisa De Santis, è stato inaugurato sabato 24 dicembre ed ha richiamato tanti

visitatori gratificando così gli organizzatori, Obiettivo Comune e Progetto Auto, che ne hanno curato, meticolosamente, tutti i dettagli, aggiungendo anche la classica ciliegina sulla torta rappresentata da una riproduzione in terracotta della nuova FIAT 500 X, realizzata dalla bravissima ceramista rosetana Ma-rina Sperandii. La mostra rimarrà aperta fino alla fine di marzo 2015. (C. St.)

Diversi i temi di questo numero, il 45. L’aper-tura è dedicata alla seconda parte dell’articolo dedicata alla politica italiana dal titolo “La vera guerra dell’informazione è stata al centro del-le vicende politiche italiane. Le notizie spes-so avevano la distorsione degli interessi di parte”, in cui si specifica Continuiamo in questo numero la seconda sezio-ne dell’argomento trattato su Chorus di gennaio. Il gruppo De Benedetti e quello berlusconiano hanno contribuito allo scadimento del confronto dialettico, mettendo in cantina gli ideali e fomentando la politica ancora delle ideologie nove-centesche, al solo scopo di rafforzare il loro potere mediati-co. Poi Paolo Nocelli ci riferisce sugli attentati francesi con “Terrorismo o Guerra? Un dilemma a cui dare una rispo-sta”, per poi sottolineare che Basterebbe soltanto sapere se un’altra guerra sia in grado di impedire gesti inconsulti ed imprevedibili. Le esperienze finora fatte, con interventi militari sotto l’egida dell’Onu o della Nato, non hanno dato gli esiti sperati. Continuano le pubblicazioni delle tesi di lau-

Per i lettori di Eidos, che la conoscono almeno da quando la redazione le dedi-cò un numero dei “Ricordi”, è diventata un mito. Per i suoi 102 anni compiuti lo scorso 2 febbraio? Sì, anche per quello, ma soprattutto per come porta la sua età. Dire che mostra un paio (se non tre) decadi di meno non è esagerato e quando il giorno esce per l’immancabi-

rea, questa volta una tesi magistrale a firma di Marta Lucia Pacioni dal titolo “Proposta di riqualificazione ambientale del tratto termina-le del fiume Vomano”. discussa presso l’Uni-versità degli Studi dell’Aquila, Dipartimento

di Medicina Clinica, Sanità Pubblica, Scienze della Vita e dell’Ambiente. Il corso di laurea è in Gestione degli Ecosiste-mi Terrestri e Marini Curriculum Terrestre. Relatori sono sta-ti il prof. Antonio Di Sabatino e il dott. Lino Ruggieri. Infine Il giornalista Ugo Centi ci dice che secondo lui “Tira già aria di voto”, per poi ribadire che Manca un anno circa al voto comunale e tutti “provano”, per così dire, le posizioni. Si annusa nell’aria la “caccia” ai portatori di voti, o ritenuti tali. E questo vale per tutte le forze politiche, nessuna esclusa.Il giornale è disponibile: a) sul sito www.williamdimarco.it, cliccando “Riviste” nel menù in alto, poi Chorus e poi anco-ra n° 45; b) sul sito www.eidosnews.it, nella sezione “Leggi-mi”. Per riceverlo a casa basta segnalare il proprio indirizzo di posta elettronica a [email protected].

chorus di febbraio è disPonibile nelle edicole

Maria pulcini comPie 102 annile passeggiata quotidiana, meraviglia le persone che la osservano, tanto da “fa girar la testa” per la sua proverbiale ele-ganza. E allora, ancora una volta, tutto lo staff di Eidos si unisce per un sentito “Buon compleanno nonna Maria”. Ah, stavamo per dimenticare un aspetto im-portantissimo: la nostra protagonista è trisavola!

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dimensione Volontario, quando la solidarietà si sposa con lo sport

domenica 22 FeBBraio torna a pineto “la Festa del Buon gusto” 3^edizione inVernale

corsi di FotograFia di primo e secondo liVello

Solidarietà e sport. L’Associazione Dimensione Volontario ha chiuso il 2014 con una serie di risultati importanti in termini di organizzazione di eventi e di attività a sostegno dei diver-samente abili. A fine dicembre i responsabili dell’associazio-ne, a cominciare dal presidente Peppe Palermo e il suo vice Paolo Di Bonaventura hanno tracciato un quadro delle iniziative svolte, illustrando le attività garantite e soprattutto annunciando i progetti futuri che verranno realizzati nel 2015, tra le quali la Pet Therapy, Idrotera-pia, Ortoterapia. Si è parlato anche del pro-getto cofinanziato dalla Regione Abruzzo in favore delle famiglie dei diversamente abili che prevedrà l’apertura di uno sportello di ascolto. I responsabili dell’associazione, che opera ormai da circa 19 anni, hanno posto l’accento anche sulle attività sportive. E’ nata una squadra di calcio a 5 che da dicembre ha iniziato gli allenamenti. Infine è stato dato l’annuncio che l’Associazione

L’Associazione Commercianti e Artigiani Confesercenti di Pi-neto organizza, con il patrocinio e la collaborazione del Comu-ne, la 3^ edizione invernale della “Festa del Buon Gusto”, che si svolgerà Domenica 22 febbraio nel tratto centrale di viale D’Annunzio, dalle nove di mattina alle dieci di sera.Protagonisti dell’evento i prodotti tipici,i dolciumi, l’enogastro-nomia con le degustazioni, l’artigianato artistico, curiosità va-rie e tanta musica con l’esibizione itinerante del “Ragazzi del Saltarello”, che eseguiranno canti e musiche della tradizione folcloristica abruzzese. Alle ore 17:00 in via della Stazione concerto “Omaggio ai Cantautori” con Maurizio Baroni e Mi-chela Nardi, accompagnati da alcuni musicisti della “Baron’s Band”: Donato Zizi ( voce,chitarra e armonica), Marco Di Si-mone ( cajon e percussioni) e Nicola Aloisi ( violino e man-dolino). Alla “Festa del Buon Gusto” parteciperanno oltre 50 espositori qualificati provenienti dall’Abruzzo, Molise, Puglia,

A partire dal mese di marzo per tutto il 2015, si svolgeranno a Roseto degli Abruzzi corsi di fotografia digitale di primo e se-condo livello riconosciuti dalla Federazione Italiana Associazio-ni Fotografiche. I corsi organizzati e tenuti dal fotografo Marco Cimorosi sono rivolti alle persone che vogliono apprendere le basi fondamentali per un buon approccio iniziale e a chi vuole approfondire le proprie conoscenze. Saranno corsi soprattutto pratici dove s’imparerà a usare correttamente la propria attrezza-tura fotografica e si darà ampio spazio alla ricerca della propria capacità espressiva e alla creatività. S’imparerà a osservare con occhio diverso la quotidianità per coglierne le caratteristiche più

NOTIzIE BREVI

organizzerà dal 16 al 19 aprile 2015 nella struttura del Boccio-dromo di Roseto, i Campionati Italiani di bocce FISDIR (fede-razione paraolimpica del CONI). Manifestazione che prevede la presenza di circa 400 atleti diversamente abili provenienti da tutta Italia in una 4 giorni di sport ed integrazione sociale

senza eguali nella storia dell’Associazione. L’evento sarà una vetrina importante per il turismo sociale non di poco conto per la città di Roseto. “Un ringraziamento partico-lare”, hanno sottolineato i responsabili, “va fatto a Daniele Cimorosi per la sensibilità dimostrata verso le iniziative dell’Associa-zione. Sarà possibile aiutare l’Associazione per la riuscita della manifestazione e delle attività sportive, mettendo a disposizione il proprio tempo con il volontariato o soste-nendola con donazioni e pubblicità. Per informazioni: [email protected] o 0858941699”.

Marche, Lazio e Umbria. I quali faranno degustare l’olio pre-giato, il buon vino delle colline teramane e l’ottima Genziana di Valle Castellana insieme al pecorino al tartufo del Parco “Gran Sasso monti della Laga”, i latticini, le caciotte, gli arrosticini e la gustosa porchetta della vallata del Vomano. Inoltre si po-tranno apprezzare i prodotti tipici aquilani come i famosi salu-mi di Campotosto, il peperoncino piccante e il benefico aglio rosso di Sulmona; specialità di altre regioni italiane del Centro Sud come le olive pugliesi ed ascolane, i formaggi stagionati marchigiani con i salumi tipici umbri e il cinghiale affumicato di Norcia.Il ricco programma della manifestazione prevede inoltre, alle ore 10:30 e alle ore 15:00 in Largo Sant’Agnese, animazione e giochi per ragazzi a cura dell’associazione “Summer Smile”.In caso di maltempo, “La Festa del Buon Gusto” sarà rinviata alla Domenica successiva.

interessanti. La fotografia è in maniera indiscussa il mezzo più importante per la comunicazione ed è ormai parte integrante del-la nostra vita, soprattutto con l’uso che se ne fa tramite telefonini o tablet. Anche se i corsi non sono rivolti all’uso di questi ultimi, una buona conoscenza di base sarà utile anche per questi.Marco Cimorosi, fotografo “free lance” con esperienza decennale è parte integrante dello staff Canon Club Italia ed ha organizzato eventi fotografici a livello nazionale. Già autore di diverse mostre personali e collettive è attualmente presente ad Arte Genova, mo-stra mercato d’arte moderna e contemporanea. Per informazioni sui corsi contattate: [email protected]

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Con il tempo l’opera storica di Raf-faele D’Ilario (1903-1985) acquista sempre maggiore rilevanza. “I primi cento anni di Roseto degli Abruzzi”, pubblicati in tre volumi, dal 1960 al

1967, gli costarono molti sacrifici, anche eco-nomici, oltre a quelli connessi alle difficoltà della ricerca. Infatti, per le vicende più anti-che, i documenti erano scarsi e difficilmente reperibili, per quelle recenti non mancavano reticenze da parte degli stessi testimoni diretti. Lo ricordiamo, a trent’anni dalla scomparsa, con alcune pagine tratte dal terzo volume della Storia, dedicate agli ultimi anni della seconda guerra mondiale, ai bombardamenti, ai rastrel-lamenti, alla sofferenza della popolazione, a gesti di pie-tà, altrimenti sconosciuti.

ROSETO FRA DUE FUOCHI (1943-44)(Da: Raffaele D’Ilario, “I primi cento anni di Roseto degli Abruzzi”, vol. III, “Roseto”, pp. 46-57). Con la creazione della Repubblica Sociale Italiana (14 settembre 1943) l’Italia fu divisa in due parti: l’Italia del Sud, regno, con a capo Vittorio Emanuele III e l’Italia centro nord con Mussolini. Roseto si trovò nel territorio della RSI, nel quale i poteri civili furono affidati ad elementi graditi al nuovo governo, nella provincia di Teramo a Vin-cenzo Ippoliti. La popolazione era sconcertata e divisa. Ascoltava le quotidiane trasmissioni di Radio Bari ed assisteva al continuo transi-to di reparti tedeschi diretti verso il sud. Un nucleo di soldati del ge-nio ferrovieri germanico si fermò a presidiare la stazione ferroviaria e a controllare gli ultimi treni in transito verso Pescara. Qualche giorno dopo un reparto della Schutz Staffeln si installò nei locali del Collegio del Bambin Gesù e da allora cominciò la sequela delle ordinanze militari tedesche. (…) Una prova della severità dei tedeschi si ebbe il 30 settembre allorché alcuni individui stavano saccheggiando un treno, carico di sale e di altre derrate. Una pattuglia andò sul posto e, sparando una raffica di mitra, uccise un civile. Intanto l’esistenza in luogo di obiettivi militari, l’apprestamento di opere di difesa da parte dei tedeschi e l’inizio dell’attività aviatoria anglo-americana misero in ansia la popolazione che cominciò a sfollare prima an-cora che fosse ordinata l’evacuazione delle abitazioni ad est della strada litoranea adriatica. (…) Nel pomeriggio del 14 ottobre, verso le ore 17,30, alcuni aerei diretti a compiere un’azione sui ponti del Tordino, saettarono nel cielo cittadino, salutati da un festoso agitar di fazzoletti e gli aviatori ricambiarono il saluto, lasciando cadere sull’abitato alcune bombe a scoppio ritardato. Gli anglo-americani intensificarono le incursioni aeree lungo tutta la zona costiera. Nella notte dal 22 al 23 ottobre un aereo, dopo aver lungamente volato sull’abitato, fece cadere alcuni spezzoni. Il mattino del 29 ottobre altri aerei mitragliarono un autocarro tedesco lungo la litorale Adria-tica, uccidendo prima una donna e poi l’autista. I tedeschi affretta-rono i lavori di attivazione della piazzola sull’altura che sovrastava il centro abitato di Roseto e di quella nelle vicinanze del cimitero di Cologna. La sera del 5 novembre la prima batteria entrò in azione

contro un aereo, che aveva sganciato bombe sull’abitato, danneggiando gravemente alcune case. In quei giorni, alla preoccupazione dei bombardamenti s’era unita quella della apparizione dei prigionieri inglesi, che cercavano di portarsi al sud. Molti di essi il 7 novembre, sul calar della notte, riuscirono a prendere il largo col peschereccio ‘Jolanda’, avventuratosi a trasportarli a Termoli. Nella notte fra il 23 e il 24 novembre gli anglo-americani varcarono il Sangro senza incontrare resistenza da parte dei tedeschi, che era-no andati ad arroccarsi sull’altura di Ortona a Mare. L’avvi-

cinarsi del fronte portò un rincrudimento dell’attività aerea e l’inizio di quella navale. Massiccia fu l’azione del 29 novembre: quaranta-cinque quadrimotori in tre ondate successive, tra le ore 11,50 e le ore 12,30, sganciarono centinaia di bombe sul territorio comunale, uccidendo sette civili. Tre giorni dopo, il 2 dicembre, verso le ore 10,30, due unità di naviglio leggero provenienti dal Sud si presenta-rono a cannoneggiare la costa. (…) I tedeschi ripresero a rivolgersi al Comune per la mano d’opera di cui avevano bisogno. Al mancato invio di un congruo numero di lavoratori si dovette il largo rastrella-mento di uomini operato a Monte Pagano il 13 dicembre. (…) Il 18 dicembre il Commissario prefettizio Silvestro Lolli decise di sfollare gli uffici municipali a Monte Pagano. (…) Una pattuglia tedesca ap-postatasi nelle vicinanze del torrente Borsacchio, la notte del 14 gennaio 1944, mitragliò il peschereccio “Camillo”, nel momento in cui alcuni giovani lo stavano spingendo in mare. Lo studente Biagio De Nigris, di Notaresco, si gettò nell’acqua per trovarvi scampo e in-vece il mattino seguente fu trovato morto per assideramento. (…) Il 21 febbraio il Comandante del Presidio militare tedesco, saputo del ferimento di un loro soldato, ordinò il rastrellamento di tutti gli uomi-ni che si trovavano nell’abitato. Furono fermate e radunate in piazza una sessantina di persone alle quali un interprete spiegò che qua-lora nessuno avesse rivelato il nome del feritore ne sarebbero state scelte a sorte dieci e passate per le armi. Ma un militare germanico confessò che il ferimento era avvenuto durante una zuffa fra commi-litoni avvinazzati e la terribile avventura finì. (…) Rari furono i giorni in cui i bombardieri anglo-americani non solcarono il cielo cittadino. Molto violenta fu l’incursione del 16 marzo. Una formazione aerea di trentacinque apparecchi gettò bombe sulla stazione ferroviaria di Roseto, sul posto di smistamento di Cologna Marina e sui ponti sul Tordino. Il 19 marzo la batteria antiaerea di Cologna, nel corso di un’identica azione, centrò in pieno un bimotore, frantumandolo nel cielo fra Casale Thaulero e Santa Lucia. Né meno impressionante fu il bombardamento del 24 marzo: squadriglie di aerei gettarono cen-tinaia di bombe sui ponti sul Vomano, butterando di crateri i terreni circostanti e uccidendo un ufficiale tedesco. L’ufficiale fu sepolto nel cimitero di Roseto e sulla tomba mani pietose posero una croce con la scritta ‘Milite Ignoto Tedesco’. Il figlio, partito in bicicletta dal suo paese, venne a Roseto per cercare le spoglie del padre. La salma fu esumata l’8 febbraio 1956 e riportata in patria. Nell’azione aerea dell’8 aprile trovò la morte un civile. (…) Il 22 maggio la cittadina subì un’altra sconvolgente incursione ad opera di una possente for-mazione di bombardieri, che riversò centinaia di bombe sul territorio comunale e provocò la morte di otto civili. Il 7 giugno avvenne l’ul-timo bombardamento, che costò la vita ad un contadino, rifugiatosi in un pagliaio.

raffaele d’ilario, il dovere della MeMoria

I SUOI LIBRI, FRUTTO DI ANNI DI RICERCHE, SONO FONDAMENTALI PER LA STORIA DI ROSETOdi MARIO GIUNCO

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Hanno protestato a lungo i residenti e i titolari di at-tività che operano sul lato mare di via Thaulero e via Colombo, la strada che dalla statale Adriatica porta, attraverso un piccolo sottopasso carrabile, direttamen-te sul lungomare. Una settimana al buio completo. Ma solo su un tratto di strada. Illuminato all’inizio, senza luci la parte opposta, appena superato il sottovia. Un guasto all’impianto di illuminazione che però non è stato riparato subito. In altre zone di Roseto ci sono stati problemi simili. Nei giorni scorsi una squadra di elettricisti ha provveduto a ripristinare l’illuminazione in alcune vie, riparando il guasto. Ma in via Thaulero e via Colombo la situazione si è protratta più a lungo del previsto, sollevando le lamentele dei cittadini.

Via Thaulero e Via colombo due STrade laSciaTe al buio

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L’Associazione “Nel Baule della Nonna” ancora una volta al cen-tro di iniziative a sostegno di chi è in difficoltà. Grazie alla vendita di un calendario e ad una lotteria è stato possibile raccogliere fondi da devolvere alla piccola Marta, affetta da neuroblastoma, una malattia grave chje necessita di cure molto costose. “Tutti insieme per Marta” lo slogan dell’iniziati-va che ha permesso all’associa-zione di mettere assieme oltre 2500 euro. L’assegno è stato già

consegnato alla famiglia della bim-ba. L’associazione ancora una volta si è dimostrata sensibile e di essere sempre pronta ad aiutare chi ne ha bisogno, con tanto impegno, visti i tempi difficili. Ma quando un lavoro viene portato avanti con intensità e soprattutto con il cuore, grazie alla responsabile Patrizia Taddei e al suo staff, i frutti si raccolgono facilmente. L’associazione ringrazia tutti gli spon-sor, quanti hanno acquistato i calen-dari e collaborato per la vendita dei biglietti della lotteria.

“Nel baule della NoNNa” iN aiuTo della Piccola marTaN

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È un vero peccato che un sito di così rara bellezza possa risul-tare abbandonato a se stesso. Il glorioso Hotel Garden, ubicato in pieno centro, dopo la sua chiusura al pubblico risalente a circa 20 anni fa, è divorato dalle erbacce e consumato dal tempo che passa. Fu fatto costruire da un facoltoso signore in completo stile veneziano nei primi anni del Novecento e per Pineto rappresenta il luogo di maggior valore storico, dopo la Torre di Cerrano e la villa Filiani. Si sollecita l’Amministrazione comunale a trovare una soluzione, insieme al proprietario della struttura, in maniera tale da poter essere di nuovo frequentato dai tanti turisti che ogni estate lo ammirano al di là della re-cinzione.

uN magNifico hoTel abbaNdoNaTo

Subito dopo l’estate sono stati sistemati i nuovi contenitori per la raccolta differenziata lungo tutto il tratto di pineta litoranea. Adesso si spera tanto che i molti visitatori di que-sta splendida e unica pineta li usino assiduamente, al fine di lasciare pulito e quindi accogliente l’ambiente. Così tutte quelle persone e persino anche tutti quegli scoiattoli, sem-pre più numerosi, possano godere a pieno sia d’inverno sia d’estate della tranquillità che il posto suscita.

raccolTa differeNziaTa iN PiNeTa

di TIZIANOABBONDANZA

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NoN

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PiNeTo [email protected]

ARAntonio Ruggieri S.r.l.Via Brasile Zona Ind.le Voltarrosto - Rosrto Ufficio 085-8932081 . Fax 085-8932769Info. 338-8602828 - e-mail [email protected]

INFORMATIVA PERI CITTADINI

Legge Regionale del 10 agosto 2012 n. 41 (BURA), che disciplina la materia funeraria e di polizia mortuaria cambia in modo radicale gli assetti dei compiti e delle funzioni in merito al trattamento del caro estinto.Ad esempio ora, per il periodo di osservazione, il trasporto del defunto – dall’ospedale a casa - è consentito prima delle 24 ore, previa documentazione. A riguardo, l’azienda Antonio Ruggieri S.r.l. garantisce il servizio di trasporto a costi contenuti, determinati in base all’impegno e, soprattutto, mette a disposizione presso i locali della sua azienda una sala di commiato a titolo gratuito.Inoltre, per ceneri e cremazioni ci sono tariffe ben definite, non elevate, se non inferiori a quelle di un funerale normale. La nuova Legge Regionale permette di conservare le ceneri privatamente o, se lo si desidera, è possibile disperderle in luoghi adatti.La nuova regolamentazione definisce, quindi, in modo chiaro le procedure in ambito mortuario. Pertanto è opportuno rivolgersi sempre a strutture specializzate che offrono servizi adeguati per tutte le esigenze, diffidando da chi non conosce le procedure e alimenta i costi ingiustificatamente.

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gli studenti rosetani ricordano il 70° anniversario della shoah,

un drammatico eccidio che non deve mai più ripetersi di BeATrIce

TerrA

Shoah in ebraico significa disastro. Un disastro non può non essere contemplato dall’uomo, soprattutto quando è lui stesso ad esserne artefice, altrimenti si corre il rischio che tutto precipiti nell’oblio. Il 27 gennaio, Giornata della

Memoria, alla presenza di personalità autorevoli, quali il vicesindaco del Comune di Roseto degli Abruzzi, nonché assessore alla Cultura Maristella Urbini e l’assessore alla Pubblica Istruzione Alessandro Recchiuti, gli studen-ti dell’Istituto Statale d’Istruzione Superiore “V. Moretti” di Roseto si sono riuniti per celebrare il ricordo di coloro che per la cupidigia e la perversione dell’uomo sull’uomo hanno visto annientarsi il concetto di persona, svuotando fisicamente e moralmente l’anima di un popolo, quello ebraico. Ricostruendo le cause di un odio cieco e violento che affonda le sue radici nell’esasperazione del pensiero positivista, i professori di Storia dell’Istituto hanno aperto una riflessione seguita da un dibattito, centrato sugli abo-mini di un passato non così remoto, destinato a ripetersi un giorno se non se ne avvalora il ricordo.“Meditate che questo è stato” scrive Primo Levi. La Gior-nata della Memoria vuole essere il vessillo attraverso cui tenere sveglie le coscienze, perché come fanno notare gli

studenti, il nazismo non è l’unica via che conduce a tali aberranti crimini. Sono la negazione della democrazia, la bramosia di potere e il fervore ideologico tanto estremo da eclissare la stessa natura umana a generare mostri. E la storia ci insegna che i folli prescindono da colori politici.

GIOVEDI’ 19 Febbraio 2015 ORE 22.00”

LIVE

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ricordiSpesso sentiamo parlare di anticorpi e non li riuscia-mo a immaginare, se non in una sfera medica. An-che in questo caso, però, non ci spingiamo oltre a ciò che ci dicono gli esperti in manuali scientifici o in trasmissioni tematiche televisive, dove vediamo

una serie di virus e batteri aggrediti da questa proteina che serve a neutralizzare i corpi estranei. Fin qui la teoria, che apprendiamo con difficoltà se non siamo del campo, ma poi, nella vita di tutti i giorni, ci chiediamo: “Questi nostri protet-tori li riusciamo a vedere?”. La difficoltà rimane, tuttavia con un po’ di fantasia e di spirito di adattamento, come appunto fanno le sentinelle dell’organismo, qualcosa si schiarisce di fronte a noi. Scrutare all’opera Felice Cerquone significa inol-trarsi nel discorso vero e proprio degli anticorpi. Li ha sempre avuti, non tanto dentro di sé (anche se va detto che nel suo sangue hanno proliferato a iosa), quanto nel modo di essere e di affrontare la vita. Altrimenti non è affatto spiegabile il suo tratto esistenziale del primo vagito, quando venne alla luce con parto naturale: pesava solo 900 grammi (“Compreso tutti gli asciugamani e le bende”, ci spiega oggi con dovizia di par-ticolari). La mamma, che si nutrì pochissimo con la sola insa-lata e la cui gestazione durò regolarmente nove mesi, credeva di perderlo. Da subito lo allattò con amore; questo nutrimento essenziale lo fortificò e lo preparò per le tante prove che ha do-vuto affrontare nella vita. Il suo spirito d’osservazione era ben più acuto rispetto alla norma, al punto tale che apprendeva con velocità e dovizia di particolari. “Sono stato autodidatta in tutte le cose che ho fatto nella vita - spiega mentre ripercorre le tappe del suo percorso - ma così come mi entusiasmavo ad affrontare nuove sfide, allo stesso modo, quando credevo di essere arrivato a un buon punto di apprendimento, cambiavo e mi appassionavo ad altro”. In tal maniera è passato dall’e-lettricità all’elettrotecnica, dalle radio alle televisioni, dai com-

puter all’informatica, fino a quando si è lasciato solo le cose che non ha mai smesso di fare: leggere, camminare, correre nelle gare podistiche, passeggiare per i sentieri di montagna, andare in canoa. Anzi, la sua età sembra non scritta all’ana-grafe, bensì solo nel suo cervello. Così che se ancora oggi va ai Prati di Tivo e raggiunge la Madonnina con i suoi figli, nipoti e amici che non ce la fanno più, lui continua imperterrito, come se le oltre ottanta decadi fossero state cancellate dall’orologio del tempo. E il trucco dov’è? Felice Cerquone non è un mago, ma ha dentro di sé quella fiamma sempre accesa tenuta in vita dagli anticorpi. Sono ancora lì e lo aiutano, sanno cosa fare per renderlo come un quarantenne che ha tanta voglia di apprendere, poiché il motto rimane sempre lo stesso: nella vita bisogna agire. Ecco partiamo proprio da qui.Un padre che non ha fatto in tempo a conoscere e una ma-dre molto forte.È un po’ la sintesi della mia infanzia. Sono nato a Villatorre di Castellalto il 25 febbraio 1933. Papà Agostino era figlio di con-tadini e lavorava in una fornace del luogo. Purtroppo nel 1934 venne a mancare, quando avevo solo sedici mesi. Ero figlio unico e così poi sono rimasto. Mia madre, Maria Di Gabriele, era anche lei figlia di contadini e faceva la casalinga, fino a quando non avvenne la tragedia del marito. Dopo di che ven-ne fuori tutta la sua indole di donna forte. Non era molto alta, ma aveva una corporatura robusta e non si arrendeva di fronte a nulla. Ha lavorato all’installazione dell’acquedotto del Ruzzo come manovale e venne anche a fare gli scavi a Roseto per la nascente fabbrica di giocattoli Centola. Anzi, la scelsero come capo operaio perché andava più veloce degli altri e i lavoratori maschi a lei dovevano uniformarsi nei tempi.Da piccolino anche lei dava una mano a casa.Era inevitabile e in più avevo una genitrice che non si fermava davanti a nulla. Mi ricordo che con un carretto in legno con le

felice cerquonela sua forte fibra ancora oggi gli perMette di ciMentarsi

nelle gare podistiche, eppure nacque di appena 900 graMMi. poi una vita da autodidatta lo ha portato a installare

il priMo coMputer in una scuola. era il 1979

Ricordi 25 - II serie

DA PICCOLO, DURANTE LA GUERRA, GLI ESPLOSE UN DETONATORE, PROVOCANDOGLI TANTISSIME

FERITE IN UN CORPO MARTORIATO DALLE SCHEGGE. MA GUAI A DIRLO ALLA MAMMA, COSì

FU COSTRETTO AD ESSERE SALATO COME UN PROSCIUTTO. DI ROSETO LO COLPì SUBITO IL

MARE E LE SUE MARINE, CHE APPREZZò QUANDO DA RAGAZZINO SI RECAVA NEL CASTELLETTO

DEL FAMOSO RAFFAELLO CELOMMI. E CON LUI PARLAVA PER ORE,

ATTRATTO DALLA POESIA DEI SUOI DIPINTIFelice Cerquone

di William Di Marco

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ricordiruote in ferro, quindi molto difficile da far scorrere, lei partiva in bicicletta trainando questo peso. Andava a Chieti Scalo per comprare dei vetrini usati da dei fotografi. Tornava a casa e con l’acqua calda cercava di ripulirli dallo strato argenteo che avevano, per poi disegnarci dei fiorellini e dei cuori. Poi creava delle cornici e ci poneva al centro delle immagini di santi, in modo che le potesse vendere nelle fiere o dove capitava. Alcu-ni diventavano dei portaritratti e io ero sempre pronto a darle una mano. Poi all’età di quattro anni lasciammo Villatorre e ci trasferimmo per un breve periodo a Montesilvano in casa di una famiglia di farmacisti. L’esperienza durò pochissimo, in quanto non ci trovavamo bene. Così la tappa successiva fu, nel 1938, a Roseto e mi ricordo la prima casa, un ex pollaio, in via Piave. Allora la strada non aveva nessuna denominazione ed era piena di ghiaia e fango.Tempi di guerra.Fu un periodo molto brutto, perché c’era poco da mangia-re e il pericolo di morire era sempre dietro l’angolo. Tant’è che quando vennero i tedeschi dalle nostre parti, era il 1943, sfollammo vicino Villatorre, versante vallata del Tordino. Mi ri-cordo che rischiai di morire quando alcuni amici mi diedero un detonatore. Erano residui di un aereo caduto e, come altri ragazzini raccoglievano i proiettili delle mitragliatrici e li face-vano esplodere, anch’io tentai di fare la stessa cosa, ma mi ferì in moltissime parti del corpo: contai oltre novanta schegge. Tornato a casa non dissi niente a mia madre, che sicuramente mi avrebbe picchiato, come si usava fare allora. Così mi andai a lavare e non essendoci l’acqua, lo feci con un po’ di fango che trovai per strada. Insomma, per non farla lunga, dopo un paio di giorni mi incominciarono a uscire le bolle e mi venne la febbre a 41°. Mia madre credeva che fosse un’allergia, ma fui costretto a dirle tutto. Per evitare il rischio del tetano, mi salò come un prosciutto e con un ago grande usato per le cuciture dei materassi, mi cacciò uno a uno tutte le schegge. Per circa dieci mesi ebbi bisogno delle stampelle. Episodi di guerra ne ho visti altri, come un combattimento aereo tra un velivolo tedesco e uno americano; oppure quando gli Alleati sganciavano le bombe su Bellante stazione: vedevo che le lan-ciavano da sopra casa nostra e poi la spinta le faceva arrivare sul bersaglio.Iniziò la scuola direttamente a Roseto...Proprio così. La sede della Scuola Elementare era in via Mil-

li, ma c’erano diverse case private che venivano impegnate, compresa una sopra la collina dell’attuale palazzetto. Come insegnanti ho avuto i maestri Massimo Mazzoni e la sorella, dopo la Valentini e poi anche Emma D’Ilario, che ci ha voluto veramente bene (qui il nostro interlocutore, che ha vinto tante battaglie esistenziali, si ferma e ha gli occhi pieni di lacrime: deve riprendere respiro. Nel ricordare i fatti del passato, più volte lo stesso si commuoverà, nda). Intanto avevo cambiato casa. Da via Piave eravamo andati prima sulla Nazionale, vici-no alla Croce, e successivamente di fronte l’incrocio con la S. S. 150. Poi in via Arno nella casa dei Camilletti. Dopo ancora vicino alla ferrovia in via Trasimeno, fino a quando nel 1956 iniziarono a costruire le case popolari di via Mincio e nel 1960 ce le assegnarono. Tuttora quella è la mia residenzaTorniamo alla scuola.Dopo le Elementari, frequentate un anno da sfollato pure a Villa Zaccheo, mi iscrissi al Convento dei Padri Passionisti a S. Marcello di Jesi. Ero attratto da questa vita, poiché facevo il chierichetto alla chiesa di S. Filomena con don Giulio, che mi preparò per affrontare gli esami di ammissione. Rimasi lì fino a 14 anni, poi mi ammalai e decisi di tornare a Roseto. A quel punto dovevo trovarmi un lavoro e iniziai come fabbro da Liberatore Candelori che aveva l’officina dietro a dove per molto tempo c’è stato il mobilificio di famiglia. Ci rimasi per tre anni, ma prendevo poco: cambiai per fare il fattorino dei telefoni. Dovevo andare ad avvisare le persone che ricevevano le telefonate presso l’ufficio. A casa quasi nessuno aveva gli apparecchi. Mi accorsi di prendere ancor meno di prima, così cambiai di nuovo, facendo il rappresentante di caramelle e liquori, poi installando biliardini nei bar. Giravo con una moto-cicletta per le strade dell’entroterra di Chieti, ma alla fine non mi rimaneva niente in tasca. Cambiai ancora e andai a fare il manovale fino al 1954.Ma l’autodidatta che è in lei non si fermava nell’apprendere.Si riferisce al diploma di III Media. Infatti, quando ero da Can-delori, grazie all’aiuto del maestro Lalloni che mi preparò gratis e al quale sono rimasto sempre riconoscente, presi la licenza, sostenendo l’esame a Pescara. Finivo di lavorare e andavo subito da lui. Poi più in là presi un attestato di qualifica da elettrotecnico, frequentando a Roseto le scuole serali. Intanto, in quel periodo, ero diventato manovale con mastro Giorgio e fu lui a invogliarmi a cambiare, poiché già da manovale mi

Roseto, 15 settembre 1955, chiesa del S. Cuore, sede dove in seguito saranno impiantate le officine del Centro Guerrieri. Il

matrimonio di Felice Cerquone e Antonietta BaldassarriPescara, 3 giugno 1934, Basilica Santuario

“Madonna dei Sette Dolori”. Felice Cerquone a 15 mesi

Roseto, inizi anni ‘50. Felice Cerquone nella zona sud del mare rosetano

Ricordi 25 - II serie

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occupavo pure degli impianti elettrici. Nel fare la palazzina dei D’Emilio alla rotonda sud del lungomare di Roseto, lasciai i mattoni e mi misi a fare l’elettricista. L’attestato che avevo preso mi facilitò e rimasi nel campo fino al 1958. Dopo di che aprì un laboratorio di elettrotecnico. Nel frattempo, il 15 settembre 1955, mi sposi con Antonietta Baldassarri di Cellino Attanasio. L’avevo conosciuta da ragazzino: lei lavorava nella fabbrica Centola e una volta la incrociai, le diedi un bacio sulla guancia e le dissi che da grande l’avrei sposata. Abbiamo avu-to cinque figli, nell’ordine Anna Maria (25-7-1956), Roberto (3-11-1957), Francesco (3-10-1962), Antonio (18-1-1965) e Piera (12-9-1969). Torniamo al laboratorio e alla sua voglia di studiare quei libri che nel frattempo acquisatava.Volevo sempre sapere cose nuove, al punto che mi comprai dei manuali di elettrotecnica. Le radio non ce le avevano tutte le famiglie, ma già erano abbastanza diffuse, insieme ai primi elettrodomestici. In tal modo aprii un primo laboratorio sulla via Nazionale, di fronte al palazzo di Faga. Nel 1960 mi tra-sferii nella zona a sud, nei pressi di piazza Ungheria, sempre sull’arteria principale di Roseto. Stava per esplodere il boom dei televisori e io non mi ero fatto trovare preparato. Avevo comprato dei manuali e così iniziai a riparare le tv e anche a venderle. Dove lavoravo bene era nell’installazione delle an-tenne.E l’autodidatta si arenò?Niente affatto, perché colsi l’occasione al volo quando fecero il primo corso serale di Ragioneria, nel nascente istituto roseta-no. Era il 1974 e quel diploma risulterà molto utile. Intanto dal 1963 al 1967 avevo avuto esperienze scolastiche, questa volta dalla cattedra, perché insegnai Elettrotecnica presso il Cen-tro Guerrieri del S. Cuore. Avevo la mia attività di riparatore, in più facevo dei corsi per la riconversione degli operai della ex Monti. Nel 1976 mi mandò a chiamare il Provveditorato agli studi per comunicarmi l’entrata in ruolo come applicato di segreteria. Era il mese di novembre e già il giorno dopo avrei dovuto prendere servizio. Chiesi che - dal momento che stavo facendo un corso agli operai, i quali dovevano sostene-re l’esame finale per poter accedere alla Teleco - di ritardare l’assunzione, ma quelli furono categorici. Così rifiutai, per non lasciare da sole quelle persone del corso. Avevo tre giorni per dare una risposta definitiva. A quel punto padre Francesco, il

direttore del Guerrieri, e gli operai fecero in modo che il corso lo finissimo di pomeriggio. Accettai il nuovo incarico, prima dal 1976 al 1985 nella Scuola Elementare “De Amicis”, poi dal 1985 fino al 1991, anno della pensione, mi trasferirono alle Medie “Bindi”, entrambe di Giulianova.E lì venne fuori la sua passione per i computer.Fui il primo, probabilmente in tutta Italia, a introdurre il com-puter negli uffici scolastici. Era il 1979 e iniziai a programmare la contabilità con un “T 99/4” della Texas Instruments. Era una tastiera che si collegava al televisore. Mi appassionai al settore, cominciai a comprare riviste specialistiche e la nostra scuola fu la prima ad attrezzarsi con un programma da me elaborato. Anzi, qualcuno voleva ricordare questo record che ha Giulianova con una cerimonia del Ministero, che certamen-te mi avrebbe fatto piacere.E le altre sue passioni?Sono state tante, a iniziare dai quadri. Ero bravo nelle marine e nei paesaggi. Mi ricordo, sempre per la mia voglia di appren-dere, che mi recai da ragazzino nello studio di un pittore fa-moso per chiedergli delle lezioni. Mi disse che non aveva tem-po, ma se avessi voluto, potevo andare da lui e vedere come dipingeva. Questo pittore era Raffaello Celommi e il luogo era il bellissimo Castelletto. Mi raccontò molte cose della sua vita privata, anche come amministratore pubblico. Tornado alle passioni, non posso dimenticare la corsa. Inizia a 41 anni con la II Marcia Paganese. Fu un’avventura, io che non avevo mai corso. Feci 24 km del percorso, ma stetti male molti giorni. Oggi continuo e andrò avanti finché ce la farò. Infine voglio ricordare la gioia che mi ha dato la canoa. Tutte quelle che ho avuto le ho costruite da solo, compreso un catamarano e una barca a vela. Senza dimenticar le passeggiate in montagna, che pratico ancora.Roseto cosa le ha dato? E dei giovani cosa pensa?Mi ha dato la gioia, le amicizie, la famiglia, i miei figli che ho educato unendo la teoria e la pratica delle cose. E poi il mare, che amo sin da quando arrivai qui. Per i giovani potrei dire questo: molti sono bravi, ma la loro rovina spesso sono i genitori.Lapidario. Poche parole per esprimere un concetto molto più ampio. D’altronde, chi ha imparato quasi tutto come autodi-datta, ha dovuto senz’altro curare l’aspetto pragmatico della vita. E si vede.

Roseto, 1976, Centro Guerrieri. Felice Cerquone nel suo ruolo di insegnante di Elettrotecnica

Roseto, 11 gennaio 2014. La famiglia Cerquone, mentre festeggia l’80° compleanno di mamma Antonietta. Da sin. Piera, Anna Maria,

Roberto, Antonio, mamma Antonietta, Francesco e papà Felice

Ricordi 25- II serie

Pubblicati: 1 Eleonora Filippone Thaulero; 2 Pasquale Zeppilli; 3 Sandro De Simone; 4 Domenico Di Battista; 5 Genovino Ferri; 6 Concetta Scaccioni; 7 Ettore Alcini; 8 Bruno Zenobio; 9 Mario Di Leonardo; 10 Romano Chiappini; 11 Pietro Iaconi; 12 Francesco Pincelli; 13 Maria Giunco; 14 Sante Mancini; 15 Camillo Mongia;16 Raffaele Longo;

17 Lino Centola; 18 Soflia Di Simone.; 19 Pio Rapagnà; 20 Italo Di Antonio; 21 Antonio Di Felice; 22 Orlando Vagnozzi; 23 Sergio Di Pasquale; 24 Nicola Crisci.

Penne (PE), 27 luglio 2013. Felice mentre disputa la gara notturna cittadina

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Presso l’Istituto comprensivo di Notaresco è attivo da diversi anni un innovativo ed ormai noto servizio di psico-loga scolastica ad approccio sistemico. Negli ultimi mesi

il virtuoso progetto è stato coinvolto in svariate polemi-che, mosse da una nascente protesta cittadina in difesa

dello stesso. L’ideatore di tale servizio Nicoletta Maggitti, psicologo scolastico e psicoterapeuta sistemico-relazionale

e l’APS Chico Mendes che lo sostiene portano alla luce la verità, dopo le informazioni false e lesive diffuse nelle

scorse settimane da alcuni esponenti politici. Il servizio nasce da un progetto proposto molti anni fa dalla

dott.ssa Nicoletta Maggitti, sperimentato con il sostegno economico dell’APS Chico Mendes è poi stato adottato

dall’Istituto comprensivo di Notaresco, ottenendo finan-ziamenti da parte delle due amministrazioni comunali

(Notaresco e Morro d’Oro), da privati, dalla partecipazio-ne a bandi locali e dall’impegno continuo del suo stesso ideatore. La scuola lo accoglie gratuitamente, ricevendo

proprio grazie al servizio molteplici riconoscimenti e la sua utenza è cresciuta negli anni, raggiungendo una mole di

lavoro enorme, accuratamente registrata e partecipata puntualmente agli enti coinvolti. Tanto che, di fronte alle dichiarazioni del nuovo vice-sindaco circa l’interruzione dei contributi, i cittadini di Morro d’Oro si sono mossi in

difesa di un servizio divenuto prezioso. Questo servizio ha attraversato, inoltre, diversi cambi alla dirigenza scolastica

ed il susseguirsi di diverse amministrazioni su entrambi i comuni, non sono mai stati sollevati dubbi di natura

normativa, anzi è stato costante vanto della scuola e delle amministrazioni. Non ha mai ricevuto alcun incarico ad

personam dagli enti locali, ma solo piccoli e regolari contri-buti che, seppure verranno a mancare, in alcun modo ne

sanciranno la fine: è infatti un servizio istituito e curato uni-camente per volontà del suo ideatore, ospitato e promosso

dall’Istituto comprensivo di Notaresco ed approvato dai suoi docenti. Nessuna amministrazione potrà deciderne la

sospensione, la dott.ssa Maggitti ed i suoi utenti sono già pronti a reperire nuove risorse.

La specifica modalità di lavoro e quanto fin’ora costruito insieme al suo territorio sono riportati nell’omonima pub-blicazione di Nicoletta Maggitti “Lo psicologo: un amico a scuola. Approccio sistemico e psicologia scolastica -

Nascita di un servizio” - Lampi di stampa, Milano 2013: testimonianza di un intento comune di fare la differenza sul benessere scolastico, aldilà di qualsivoglia interesse

personale. Nel panorama dei continui scandali politici e di fronte alla crescente difficoltà della scuola italiana, resta

ferma convinzione di tutti quanti hanno creduto nell’idea della dott.ssa Maggitti - docenti, genitori, dirigenti scolasti-ci, finanziatori ed enti locali - che quanto di buono nasce

e cresce a beneficio dei nostri figli non dovrebbe avere colore politico, né essere strumentalizzato, né tantomeno

minacciato da interessi personali di altri! Alcuni genitori di Morro d’Oro

Morro d’oro in difesa del servizio “lo psicologo: un aMico a scuola”

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ba-sket

Il Roseto procede con passo deciso verso la salvezza, la-sciandosi alle spalle la soffer-ta vittoria contro il Piacenza, arrivata al termine di una gara vietata ai deboli di cuore. Gli

Sharks, inguardabili nel primo tempo e andati al riposo sotto di 16 punti, hanno infatti saputo recuperare e vin-cere, spinti dall’indemoniato tifo del PalaMaggetti, trascinato dalla Curva Nord. La sconfitta lascia gli emiliani ultimi da soli a 8 punti e fa salire il Roseto a quota 16, insieme a Latina e Scafati. Dietro, penultima da sola, c’è Matera a 14. Dunque percorso verso la salvezza ancora difficile e pie-no di insidie, ma è certo che il Roseto ha tutte le carte in regola per farcela, sia perché da quando è arrivato Josh Jackson la squadra marcia ad un rit-mo superiore alla salvezza (8 vinte e 7 perse), sia perché la dirigenza ro-

setana ha fatto un ulteriore sacrificio, ingaggiando il centro Jacopo Borra per rinforzare la squadra nel reparto lunghi. Borra, classe 1990 alto 216 cm, viene dalla A2 Gold di Barcello-na Pozzo di Gotto, in cui era il cambio dei lunghi giocando 10 minuti di me-dia con 4 punti e 2 rimbalzi. La scorsa stagione, esperienza in A2 Silver fra

Omegna (18 minuti a 8 punti e 5 rim-balzi) e Treviglio (15 minuti a 7 punti e 5 rimbalzi). L’arrivo del lungo con-sentirà a coach Tony Trullo di tene-re a riposo dagli allenamenti Sylvere Bryan, infortunatosi nuovamente alla spalla e andato in campo stringen-do i denti contro Piacenza. Il centro dominicense potrà quindi lavorare con più calma al suo pieno recupero, scendendo magari comunque in cam-po già nella prossima trasferta in casa del Treviglio. Al termine del campio-nato mancano ancora 10 giornate e il Roseto deve cercare quanto prima di

guadagnare i punti necessari per ag-guantare la tanto sospirata salvezza. Dopo la trasferta, gli Sharks torneran-no a giocare al PalaMaggetti domenica 15 febbraio contro lo Scafati di Fede-rico Lestini, giocatore che ha iniziato la stagione a Roseto, fungendo da pre-zioso “sparring partner”.

Roseto Sharks

Prossimo impegno al PalaMaggetti, domenica 15 febbraio contro lo Scafati

di Luca MaggittiBATTUTA PIACENZA, INGAGGIATO JACOPO BORRA

Il basket e la cultura dei campanili senza frontiere

Damier Pitts festeggiato dai tifosi

Sylvere Bryan Lorenzo BartoliDaniele Cimorosi, Jacopo Borra, Ettore Cianchetti

foto: Mimmo Cusano

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33Roseto Basket Story

Il coach del ‘Roseto più forte di sempre’ sarà il vice dalla squadra dell’Est

di Luca MaggittiNEVEN SPAHIJAALL’ALL STAR GAME NBA

Neven Spahija, il co-ach croato che allenò il Roseto in Serie A, sarà in panchina alla 64^ edizione dell’All Star Game NBA, che

si svolgerà a New York domenica 15 febbraio 2015. L’allenatore di Sebe-

nico, che a Roseto entrò in corsa nel-la stagione 2003/2004 e nella suc-cessiva costruì – con un campione come Mahmoud Abdul-Rauf e altri ottimi giocatori il “Roseto, più for-te di sempre” – sarà al fianco di co-ach Mike Budenholzer, di cui è vice agli Atlanta Hawks, nella squadra dell’Est. Si tratta della prima espe-rienza alla partita delle stelle per Bu-denholzer e ovviamente della prima per Spahija, che è alla sua stagione di esordio nel mondo dei professio-nisti americani dopo aver avuto una carriera europea, da capo allenato-re, di livello assoluto. Un vincente più unico che raro, infatti, capace di conquistare campionati e coppe in Croazia, Slovenia, Lituania, Israe-le, Spagna e Turchia. Non dovrebbe esserci un altro allenatore, nel Vec-chio Continente, capace di mietere così tanti successi in così numerosi paesi. Paradossalmente, Roseto è stato uno dei posti in cui Neven è “andato peggio”, visto che prima di arrivare nel Lido delle Rose ave-va già vinto Campionato e Coppa di Croazia (2000/2001) con il Cibona Zagabria, campionato in Slovenia con Krka Novo Mesto (2002/2003) e coppe nello stesso paese con l’O-limpia Lubiana (da assistente) ed era il coach della Croazia. Dopo il campionato e mezzo con gli Sharks, il tecnico classe 1962 ha spiegato le ali e vinto ancora molto. Inizian-do dalla stagione 2005/2006 con il Lietuvos Rytas Vilnius, conquistan-do Campionato Lituano e Lega Bal-tica, oltre a giocare l’Eurolega. Nella stagione 2006/2007 ha vinto il ti-tolo in Israele con il glorioso Mac-cabi Tel Aviv e la Coppa nazionale, giocando sempre l’Eurolega. Nella stagione 2007/2008, il capolavoro da esordiente nella ACB in Spagna, guidando i baschi del Tau Vitoria:

trionfo in Campionato e Supercop-pa, Final Four di Eurolega e secondo posto in Coppa del Re. Ancora Spa-gna, vincendo l’Eurocup 2010 con Valencia, per poi andare in Turchia, nel 2010/2011, vincendo Campio-nato e Coppa nazionale con il Fener-bahce Ulker.

Mike Budenholzer e Neven Spahija

Neven Spahija a Roseto la scorsa estate

Neven Spahija vince la ACB 2007-2008 in Spagna

Neven Spahija e Abdul-Rauf con il Roseto 2004-2005

BATTUTA PIACENZA, INGAGGIATO JACOPO BORRA

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35SALUTE

di ALeSSANDrO BONADUce

LA VISITA MEDICA

Oggi il Sig. Alessandrino deci-de di rivolgersi ad un medico poiché prossimo agli …anta ed ha qualche problemino da risolvere, anche lui.

Ha sentito parlare di un certo Dott. Bonaduce e pertanto si approccia al telefono per conferire per un appuntamento ma questo non risponde mai…E vabbè, armiamoci di pazienza e lo raggiungiamo nell’ambulatorio per farci fissare un appuntamento. Tra la folla urlante si apre la porta e vengo ricevuto “da me medesimo” e riesco miracolosamente (solo per il contesto) ad avere un appuntamento. Final-mente!Mi riceve in tal giorno… In effetti è preciso, lo trovo! Comincio a raccontare la mia storia visto che non mi conosce e mi lascia parlare (chissà se poi sa chi sono!!!). Successivamente mi sottopone a controllo, molto prolungato. Ho pensato che, data l’età sarà un po’ rimbambito. Perciò ci mette tempo per capire quello che ho, ma… tiramm innanz.Mi fa l’ECG, poi il doppler arterioso e via di seguito con tutto ciò che è in suo potere. Alla fine mi con-siglia di svolgere alcune indagini per meglio preci-sare i suoi dubbi (non ho capito subito quali, però!)Cerca di spiegare le sue perplessità derivate dall’ispezione dei “resti del mio corpo” logorato dagli anni ma ancora in grado di rendere pan per

focaccia. Consiglia di evitare gli strapazzi fisici, non espormi alle intemperie ed altro ancora. Cioè mi vuole morto, o quasi.Ascolto e non commento, altrimenti a che cavolo serviva aver perso tutto questo tempo! Svolgo le indagini proposte non senza qualche difficoltà visto che non ha un buon rapporto con i mezzi informatici e la sua micrografia (quasi patologica) lo espone al rischio di incom-prensioni.Infatti vengo sottoposto ad esame cardiotaco-grafico che serve per valutare l’attività cardiaca fetale al termine della gravidanza ma… non mi ero accorto di nulla!!! Ma… mai dire mai. Penso alla gioia di mia figlia nel sapere dell’arrivo di un fratellino e/o sorellina. Naturalmente disdico l’appuntamento visto che il ciclo è regolare… e ritorno dal codardo prescrittore per la traduzio-ne. La traduzione rivela il vero esame che poi viene eseguito dopo aver pagato la “PARCEL-

LA” poiché con la ASL i tempi dell’appuntamento cadevano circa due secoli dopo il decesso.Dopo aver eseguito tutto riprendo l’appuntamento… e mo vediamo cosa trova e cosa devo fare. La prossima volta vi dico “cosa m’ha detto”Intanto godetevi questo dipinto.Non è del Caravaggio ma di un suo seguace.Non lo troverete in un museo italiano. AD MAIORA DAL BACCHINO MALATO

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i 106 anni di altobRando Rapagnà, l’uomo più longevo di Roseto

Ha di fatto conosciuto due guerre, ha sofferto la povertà ma ha saputo costruirsi un futuro con la sua famiglia. Ha 106 anni Altobrando Ra-pagnà, che tutti conoscono come Balduccio. E’ stato un sarto raffinato, sino a tre anni fa.

E sotto di lui si sono forgiati i sarti che hanno poi dato vita alla “Monti”, come ha ricordato il figlio Giancarlo in occasio-ne della festa a sorpresa che l’amministrazione comunale, con a capo il sindaco Enio Pavone, ha organizzato per il NONNO di ROSETO, nella sua Montepagano, nei locali del museo. Oltre al figlio Giancarlo, che ha raccontato in breve la storia dell’anziano padre con qualche interessante aned-doto, c’era anche l’altra figlia, Annamaria, donna impegnata nel sociale con la sua associazione che mira a valorizzare il borgo antico rosetano. E poi nipoti e pronipoti, le autorità locali, il parroco don Roberto Borghese, il maestro pasticce-re Sandro Ferretti che ha realizzato per l’occasione la torta. Il sindaco ha donato a nome della città una targa. Ma qual è il vero segreto per arrivare e persino superare il secolo di vita? Lo ha svelato il figlio. “Mattina colazione con thè e biscottate”, ha raccontato Giancarlo Rapagnà, “a pranzo e a cena mezzo bicchiere di vino rosso. E poi pesce tre volte a settimana”. A chi chiedeva direttamente a Balduccio come si fa, la risposta è stata secca: “Io non me ne sono neppure accorto”. Accanto a Balduccio anche i bambini di Monte-pagano che quest’anno riceveranno il sacramento della Co-munione. Una festa a sorpresa che lo stesso ultracentenario ha detto di non aspettarsi. Una mente assolutamente lucida ed occhi che hanno lasciato trasparire quell’attimo di com-mozione nel vedere quel paese che si è stretto attorno a lui. Altobrando Rapagnà da alcuni anni si è conquistato un record che si tiene ben stretto e lo mostra al pubblico con orgoglio. È l’uomo più longevo del territorio, probabilmente dell’intera provincia di Teramo, e i suoi 106 anni lo stanno a sancire in modo categorico. La data di nascita (4 febbraio 1909) sembra da libri di storia ed è così lontano da noi che ha veramente dell’incredibile. Non per niente si riallaccia

alla I Guerra Mondiale e il nostro protagonista rammenta ancora perfettamente alcuni episodi legati a quel conflitto, quando i soldati paganesi, non tornando dal fronte, erano reclamati in Municipio da un folto gruppo di mogli. Ecco, un altro record di Altobrando è ancora la memoria: ricorda tutto, come un moderno computer, lui che di questi aggeg-gi ne ha solo sentito parlare. Noi della redazione di Eidos, unitamente a tutti i Rosetani e i Paganesi (il festeggiato non dimentica il contestato trasferimento del Comune dalla col-lina alla marina) ci uniamo in coro per un sentito e caloroso: buon compleanno, recordman.(P. S. Ad Altobrabdo Rapagnà fu dedicata la prima uscita della rubrica “Ricordi” di Eidos n° 168 del 28 luglio 2012).

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l’arte di lavorare il legnoda tre generazioni

La presentazione del volume “Una bottega d’arte artigiana” è stata co-ordinata dal Prof. Emilio Marcone. Sono intervenuti il Sindaco Gabrie-le Astolfi, l’Assessore alla Cultura Domenico Felicione, e la Presiden-te dell’Associazione “Settembrata Abruzzese”, Gabriella Serafini. Foto dell’evento a cura di Alberto Sporys.

Presentato lo scorso 31 gen-naio, presso l’Auditorium Sant’Agostino di Atri, ele-gante nella sua veste grafica,

“Una bottega d’arte artigiana – L’o-pera dei Bosica”, a cura dell’architet-

to e artista Ireneo Janni, è un volume che raccoglie le opere realizzate dal 1884 al 2014 da donato, Nicola e donato bosica. Un testo che racconta – attraverso il linguaggio fotografico (edi-ting di Teresa Janni e fotografie di Alberto Sporys) – il percorso artistico e professionale di tre generazioni, che si sono susse-guite nel campo della lavorazione artistica del legno, realizzan-do opere di altissimo pregio per committenti privati. Vasta è in particolare la produzione di Donato Bosica, erede della cultura e della professionalità del nonno Donato e del padre Nicola: mobili in stile d’epoca, come scrivanie, sedie, tavoli, armadi, comodini, secretaire e scrigni, frutto di una conoscenza storico-tecnica, affinata nel corso del tempo e di una ricerca incessan-te che dura tuttora. Come ricorda Ireneo Janni, nell’Introduzio-ne al volume, l’intaglio e l’intarsio sono le tecniche predilette da Donato Bosica. «Il primo è usato su legni duri come noce nostrana, mogano etc.; il secondo a completamento delle su-perfici libere mediante complesse decorazioni di legni colorati, come ebano rosa, palissandro, acero etc…». Così, «l’estetica delle decorazioni, nelle opere di Donato, sembra esprimere un senso di horror vacui (espressione usata dalla critica per indi-care un atteggiamento in cui la decorazione diventa imperante, dominio di ogni spazio vuoto di una composizione)». Infatti, in Donato «la composizione delle opere è sempre gestita a ritmi di rigorosi equilibri simmetrici, formali e cromatici, dove l’intarsio diventa protagonista, come un mosaico di pregiatissimi legni, inseguendo comunque come fine ultimo, una grande armonia estetica». E se comprendere il legame antico tra arte e arti-gianato appare oggi un’impresa ardua, in un mondo sempre più scosso da una moltitudine di sollecitazioni e dall’ansia di comunicare, le opere dei Bosica rappresentano «un esempio mirabile di comunicazione e trasmissione» di saperi dal pas-sato al presente, una «difesa della nostra memoria storica e del nostro patrimonio», perché conservano infine il senso della «contemplazione, dell’unicità e della creatività».

di BIANcAMArIADI DOMeNIcO

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di MArceLLOPerPeTUINI

Qualche tempo fa inter-vistammo per il nostro giornale uno dei maggiori psichiatri italiani, Paolo Crepet. Alla mia domanda

su cosa fosse e cosa si intendesse dav-vero per “normalità”, rispose semplice-mente che “la normalità non esiste.”

Questo breve inciso per introdurre una riflessione a tutto campo su due dei maggiori fatti di cronaca degli ultimi tempi in Italia. L’omicidio di Elena Ceste e l’omicidio del

piccolo Loris Stival. Due omicidi certa-mente diversi tra loro, ma che portano impressi entrambi, non il segno di una normalità mancante, ma quello di una grave e profonda inquietudine psicolo-gica e criminale, dai connotati che ar-rivano a sfiorare, oltre alla follia, come comunemente viene concepita, anche

le nostre paure psicosociali più profonde. Ricordiamo brevemente il caso della povera Elena Ceste. Madre di 4 figli, il più piccolo 6 anni il più grande 14, vie-ne barbaramente uccisa nel mese di gennaio dello scorso anno. Il suo corpo viene ritrovato dieci mesi dopo. Giaceva in un canalone distante circa 800 metri dalla sua abitazio-ne di Castiglione D’Asti. Solo dopo svariati mesi di inda-gini, qualche giorno fa, si arriva all’arresto di suo marito Michele Buoninconti. Lui dall’inizio si difende dicendo che la moglie sarebbe stata portata via da qualche uomo, pro-babilmente un amante che avrebbe conosciuto sui social network. Un’aggravante che porta successivamente nei guai Michele è stato il fatto che lui avrebbe più volte di-chiarato che la moglie non era quella donna perfetta che immaginava e che ci avrebbe pensato lui a “raddrizzarla”. Al momento di andare in stampa, non sono ancora note le motivazioni esatte che hanno portato gli inquirenti all’arre-sto di Michele. L’aspetto che però emerge dalle intercetta-zioni telefoniche è che Michele avrebbe cercato in questi mesi una nuova compagna, e forse l’avrebbe anche trovata in una donna calabrese. Il suo desiderio è quello di trova-re una “donna eccezionale”, sue testuali parole, che fosse stata in grado di sostituire la povera Elena. Emerge dal suo profilo psicologico una inquietudine che si mescola in una grande religiosità distorta, con l’esigenza di perfezione che avrebbe caratterizzato i 18 anni di matrimonio con Elena. Ha anche chiesto appena giunto in carcere che gli fosse portata la sua Bibbia. Un omicidio brutale dai connotati malvagi, sia per il legame affettivo e sia per i retroscena che via via si vanno delineando. Una storia inquietante che fa rabbrividire, una madre di quattro figli uccisa probabil-mente, da un marito con sensi di onnipotenza. Un uomo per cui la sua donna non poteva avere nessuno spazio ma

doveva invece sottomettersi a lui senza poter essere libera, ad esempio, di fare una visita medica o di andare a fare la spesa. Un omicidio è sempre un atto orrendo, da qualsi-asi punto di vista lo si osservi e chiunque possa essere la vittima. Ma una madre che uccide il proprio bambino di 8 anni, non ha nessuna attinenza né con la definizione di madre, né con la propria dignità di essere umano. Veronica Panariello, la madre del piccolo Loris Stival di Santa Croce Camerina, barbaramente ucciso per strangolamento, con delle fascette da elettricista e poi successivamente buttato, anche lui, in un canalone di scolo alla periferia del picco-lo paesino siciliano. Secondo il Tribunale del Riesame la donna avrebbe agito con spietata lucidità criminale e con la simulazione del rapimento a sfondo sessuale, avrebbe ucciso suo figlio senza una ragione se non quella che può muovere la mano di una mamma che si trasforma nella peggiore delle streghe. Immaginiamo per un momento il terrore di quella povera creatura che negli ultimi istanti della sua vita cerca un bagliore di salvezza in quel viso che dovrebbe essere lì per rassicurare e non per togliere la vita. Veronica, si dirà poi nelle lunghe ore di trasmissioni televisive, è una giovane donna che ha avuto un passato molto difficile. Avrebbe tentato anche lei in passato di togliersi la vita proprio con delle fascette da elettricista. La sua famiglia di origine, distante affet-tivamente da lei, rompe ogni rapporto con la figlia quando decide di sposare Davide, il papà di Loris. Ora lui è solo con l’altro figlio più piccolo. La madre in carcere con la peggiore delle infamie. Un paese che non vuole più sentire che Veronica esista. Le telecamere che la incastrano, come nel peggiore dei reality a cui si possa assistere.Tante vite distrutte. Tante famiglie tra loro accumunate da un destino tra-gico. Un destino rotto probabilmente non da quella “normalità che non esi-ste”, ma da un male di vivere che di certo colpisce tutti al giorno d’oggi, ma che si accanisce in particolar modo con le persone più fragili, più deboli. Una madre di quattro bambini uccisa forse da un marito padrone e un bambino di 8 anni da una madre che usa la sua lucidità apparente non per amarlo, ma per strappargli la vita che lei stessa le ha donato. Il male di vivere è anche questo. Conduce a non riconoscere più la propria identi-tà, guidati da una rabbia distruttiva ed incontrollata. A non riconoscere più i propri valori affettivi e il ruolo che tutti dovremmo avere in questa nostra vita.

delitti in faMiglia39

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di GIOrGIA PASQUINI

Il mondo del design è costellato di date importanti. Una che primeggia è quella dell’anno 1919, quando l’architetto Walter Gropius legò, col filo della tecno-logia, arti e arti applicate.Gropius fu il primo direttore

di una scuola rivoluzionaria che egli stesso battezzò col nome di “Bauhaus” (casa della costruzione), invertendo i termini che compon-gono “Hausbau” (costruzione della casa), e che ebbe come prima sede Weimar, vivaio culturale tedesco dell’epoca.Questa nuova scuola andò sviluppandosi sulle idee ra-dicali del direttore stesso che voleva far avvicinare arte, artigianato e industria e, ben presto, divenne famosa per i metodi di insegnamento rivoluzionari, ma soprat-tutto per i suoi protagonisti - insegnanti e allievi - molto importanti (Paul Klee, Johannes Itten, Marcel Bauer, Vasilij Kandinskij ecc.).Gli studenti venivano formati su teoria e pratica artistica e creavano prodotti di valore artistico, ma con buone potenzialità commerciali: questo era il frutto di un lavoro paritario tra docente e allievo, per colmare il divario tra arte e industria.Successivamente, per tre anni, gli studenti erano seguiti

da un artista e un artigiano in un settore più specifico come la lavorazione dei metalli, l’ebanisteria, la tessi-tura, la ceramica, la pittura, la tipografia, la fotografia, la stampa, la scultura e l’architettura. Alla base vi era il principio di creare oggetti funzionali progettati e rea-lizzati per la produzione in serie.Tre è il numero del Bauhaus: tre le sedi (Weimar, Dessau e Berlino) e tre i direttori (Walter Gropius, Hannes Meyer e Ludwig Mies van der Rohe). La scuola godeva di un’ottima reputazione e fu in peren-ne crescita: venne addirittura progettato un carattere

tipografico completamente dedicato all’immagine della scuola, semplice, geometrico, senza grazie e maiuscole, che aprì nuove strade al design grafico.Nel 1933 le pressioni naziste ne causarono la chiusura e le figure più significative emigra-

rono nel Regno Unito e negli Stati Uniti, dove riversa-rono tutti i loro insegnamenti.

La scuola dell’architetto Walter Gropius si sviluppò sulle idee radicali del direttore stesso che voleva far avvicinare arte, artigianato e industria

“IMpArATI” non si nasce

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• PIANI DIETETICI PERSONALIZZATI - soggetti sportivi, in età evolutiva, soggetti patologici (ipertensione, ipercolesterolemia, diabete..)• VALUTAZIONE COMPOSIZIONE CORPOREA• HOLTER METABOLICO

NUTRIzIONE E STILE DI VITA

ma che “cavolo” ci mangiamo questa volta?

Kcal per 100 gr, 3,2 gr di proteine e 2,7 gr di carboidra-ti; i grassi sono praticamente assenti, mentre il patrimonio minerale è di grande importanza grazie soprattutto all’alto contenuto di potassio, ma anche di calcio, fosforo, vitamina A e C. Le quantità di tali micronutrienti sono ovviamente mutevoli, e ciò dipende dal terreno in cui vengono coltivati, che può influire anche negativamente nella composizione dell’ortaggio, se ricco di metalli pesanti. I cavoli apportano anche una grande quantità di fibre e grazie alla elevata parte cellulare, hanno un importante potere saziante.Si distinguono per l’odore forte liberato in cottura, dovuto all’alta percentuale di zolfo presente, e per la perdita di molti composti minerali, se cotti mediante cottura prolungata. Si consiglia quindi di utilizzare la pentola a pressione, la cot-

tura a vapore o il microon-de, per limitare la riduzione delle sostanze benefiche.I cavoli sono ortaggi da in-serire assolutamente nella nostra alimentazione, in quanto in grado di raffor-zare il sistema immunita-rio e di ridurre il rischio di infarto; sono grandi antin-fiammatori e antiossidanti naturali e sembrano molto importanti anche nella pre-venzione del cancro. Non abusare però in caso di di-sturbi intestinali, in quanto potrebbero causare gonfio-re all’addome.

Grandi protagonisti invernali e soprattutto dei mesi di gennaio e febbraio sono le piante ap-partenenti alla famiglia delle Brassicacee o Cru-cifere e quindi prodotti come

il cavolo, in tutte le sue va-rietà!Possiamo distinguere il ca-volo nero, il cavolo rosso, il cavolo cappuccio, il cavolo cinese e portoghese, il ca-volo rapa e il cavolo verza, il cavolo broccolo e il cavolo di Bruxelles, e il più cono-sciuto: il cavolfiore, costitui-to da foglie esterne di colore verde e peduncoli floreali bianchi, consumati sia crudi che cotti.Molto ricchi di acqua, i ca-volfiori apportano solo 25

di SIMONA rUGGIerI

La ricetta del giorno: pasta croccante con cavolfiore!

Ingredienti per 4 persone: 360 gr di pasta, 1 bel cavolfiore, 30 g di pinoli, una manciata di pangratta-to, aglio, olio e sale q. b.

Pulire il cavolfiore, tagliarlo in piccole cime e cuocere a vapore o in pentola a pressione. Far scaldare un po’ d’olio con l’aglio (a piacere aggiungere un’alice) e cominciare a far tostare il pangrattato e i pinoli. Cuocere la pasta in abbondante acqua salata e ripassarla, insieme ai cavoli, nel pangrattato tostato. A piacere aggiungere del peperoncino!

I cavoli sono ortaggi da inserire assolutamente nella nostra alimentazione, in quanto in grado di rafforzare il sistema immunitario e di ridurre il rischio di infarto; sono grandi antinfiammatori e antiossidanti naturali e sembrano

molto importanti anche nella prevenzione del cancro

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Il Pros Onlus Pineto è un’associa-zione di volontariato e pubblica assistenza che opera a Pineto, in provincia di Teramo e nelle zone li-mitrofe fornendo assistenza alla po-

polazione. Ciò che accomuna, a prima vista, i componenti di questa associa-zione è una limpidezza nella sguardo che scalda subito chi osserva; una lim-pidezza mista ad orgoglio ed altruismo che non lascia indifferenti. Ma cosa spinge un giovane a mettersi al servizio dell’altro? Gianluca Turilli, volontario da un anno ad esempio racconta: “Con

la mia ragazza abbiamo deciso di fre-quentare il corso e conseguentemente è nata la scelta di diventare volontari. Il mio desiderio era quello di diventare autista dell’ambulanza, anche se nella vita faccio tutt’altro, ma per essere un buon autista devi essere prima un buon soccorritore”. Altra esperienza di Ma-rialucia Di Cristofaro volontaria da un anno e mezzo che spiega “Ho frequen-tato il primo corso perché volevo appro-fondire la conoscenza di base della ria-nimazione; poi ho frequentato tutti e tre corsi: sanitario, protezione civile, per disabili e anziani e sono diventata vo-lontaria. Consiglio sempre a chiunque di frequentare almeno il corso base”. Cristina Ferretti invece, volontaria da dieci anni, ha iniziato per curiosità e passione da giovanissima appena finite le Superiori e spiega: “È una passione che dura da moltissimi anni ed è in-negabile che essere volontari comporta tanti sacrifici perché metti al servizio sabati, domeniche, festività, ma allo stesso tempo hai in cambio una grati-ficazione enorme nell’aiutare gli altri: quando ricevo un “grazie” io mi sento addosso tutta la soddisfazione del mon-do”. Presidente del Pros di Pineto è An-selmo Candelori; con lui cerchiamo di saperne di più su questa associazione.Di cosa si occupa fondamentalmente il PROS?Il Pros, oltre alla possibilità di aiutare chi ha bisogno, ha la peculiarità di ope-rare su diversi fronti: dal supportare chi vive in una situazione disagiata fino ad arrivare alla tutela dell’ambiente, dall’e-

mergenza pura ai diversamente abili o alla nonnina che ha bisogno di un tra-sporto in ospedale. Come nasce l’idea di ambiti di inter-vento così vasti?Nasce dalle richieste dei cittadini che poi in sintesi sono i nostri volontari che hanno esigenze di esprimersi in modo differente. In molti magari manifestano il desiderio di contribuire con il lavoro volontario ma non tutti ad esempio se la sentono di salire su un’ambulanza per le emergenze. Si può essere volontari a diversi livelli e forniamo una formazione di diverse tipologie.Da poco vi è stata destinata una nuo-va sede. Quali sono i programmi per i prossimi mesi?La sede nasce da un progetto del Cen-tro Servizi Volontariato e Rete Ferrovia-ria Italiana per le stazioni non presidia-te; le Ferrovie danno la possibilità di utilizzare queste strutture a condizione che vengano custodite e tenute in con-dizioni idonee. In questo momento stia-mo ristrutturando questa struttura, con non poche difficoltà, ma con l’aiuto dei nostri volontari e del Comune.Quale messaggio vuole lanciare a chi ha il desiderio di dedicarsi agli altri con il volontariato, ma non si è ancora avvicinato ad un’associazione o ad un gruppo?Io posso portare la mia esperienza: sono entrato in Associazione nel 1995 un po’ per gioco ma strada facendo ho capi-to che è una scelta che ti arricchisce dentro. Il ringraziamento di una perso-na che hai aiutato ti ripaga più di dieci stipendi, ed è una gratificazione che non ha prezzo. Ci sono delle realtà che hanno davvero bisogno e noi organiz-ziamo regolarmente corsi per formare i volontari; attualmente si sta svolgendo il 26° Corso per volontari soccorritori ma ce ne saranno altri. L’invito è quello di aiutare gli altri mettendosi in gioco in prima persona.

con il pros onlus pinetese c’è un volontariato che funziona

Ciò che accomuna, a prima vista, i componenti di questa associazione è una limpidezza nella sguardo e l’altruismo che non lascia indifferenti

di eDDAMIGLIOrI

Edda Migliori con il presidente del Pros Anselmo Candelori

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Girano da giorni, sul social network Facebook, voci e commenti sulla mancanza di opposizione politica a Pineto. Sul Web, si leggono

appelli come: “Cercasi disperatamente tracce d’opposizione a Pineto” oppure “A Pineto oltre ad esserci una scarsa partecipazione da parte dei cittadini al confronto pubblico, mancano anche gli strumenti per fare proposte”; appelli, come è ovvio, espressamente rivolti alla minoranza. Per capire se stanno vera-mente così le cose, abbiamo intervista-to Simone Criscuolo, il portavoce degli attivisti del M5S Pineto, rappresentati in Consiglio Comunale dal consigliere di opposizione, Santino Ferretti. Quanto ha fatto per Pineto, fino ad oggi, il Movimento 5 Stelle su una scala da 1 a 10?Darei un 5 a quello che si sarebbe po-tuto fare ma non si è fatto e questo mi rende personalmente un po’ insoddi-sfatto. Ma d’altra parte, se si conside-rano le poche risorse, anche umane; darei un 8 a ciò che abbiamo fatto. In particolare, siamo molto contenti della Mozione sulla Trasparenza che ha im-pegnato l’Amministrazione a condivide-re con i cittadini, in maniera appunto trasparente, atti, contratti di appalto, retribuzioni e tutta la documentazione

non soggetta alle restrizioni sulla priva-cy, cosa che fino a poco tempo fa era pura utopia. Malgrado questo, stiamo ancora aspettando che l’Amministra-zione adempia all’impegno preso (visto che la Mozione fu approvata).Qual è l’intervento che vi sta più a cuore?Il nostro obiettivo è migliorare la qualità della vita dei cittadini. Una dimostrazio-ne ne è la mozione presentata qualche tempo fa, affinché il Comune potesse richiedere l’otto per mille del gettito Ir-pef da destinare ad interventi di edilizia scolastica. Al momento, quello che ci preme di più è cercare di abbassare la tassazione sui rifiuti, perché - forse ce ne siamo dimenticati - la raccolta differenziata ha tra i principali obiettivi proprio quello di ridurre i costi. Invece qui a Pineto è accaduto il contrario: con l’introduzione della differenziata, le tas-se sono aumentate! E poi già da tanto tempo, non si parla più di rifiuti ma di materiale di riutilizzo, questo perché ormai la parola “rifiuto” è sinonimo di “business”, quindi fonte di guadagno; quando invece il Comune di Pineto – proprietario dei rifiuti per legge - per-mette di far guadagnare altri al posto suo.Come risponderesti a chi dice di non avere strumenti per proporre iniziative

per la città?Risponderei di venire ogni lunedì sera al Palazzo Polifunzionale, dalle 21:00 in poi. Noi attivisti, (circa una decina) siamo lì da settembre e ad oggi, a par-te i soliti, non ho visto nessuna faccia nuova. Risponderei inoltre con l’invitarli a passare ogni domenica al nostro ga-zebo (di fronte alla Chiesa S. Agnese) per informarsi su ciò che il Movimen-to 5 Stelle sta realmente facendo per la città, per far sentire la loro voce, per suggerire iniziative e perché no, per muovere delle critiche. Abbiamo anche creato una pagina Facebook, Movi-mento 5 Stelle Pineto, dove si possono lasciare commenti o mandare messag-gi in privato, a cui, uno di noi attivisti, sarà sempre pronto a rispondere. Quindi un’opposizione c’è. Ma cosa manca?Mancano i cittadini. Personalmente sono molto deluso dai miei compae-sani, sempre pronti alla critica e al la-mento, come si legge sul Web e come si sente in città, ma mai disposti a partecipare o a parlare laddove lo ri-tengono opportuno. Li definirei “muti e asserviti” e questo mi dispiace perché noi abbiamo sacrificato tempo, affetti e denaro (e l’ordine non è casuale!) e non lo abbiamo fatto per un tornaconto per-sonale, bensì per uno collettivo.

a pineto, c’è o non c’è un’opposizione?scopriamolo insieme...

Abbiamo ascoltato il portavoce degli attivisti del Movimento 5 Stelle checi ha raccontato cosa hanno fatto, cosa fanno e cosa faranno per Pineto di MArTINA

FrANcHI

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di eLIOD’ASceNZO

Fotografare è porre sulla stessa linea di mira la mente, gli occhi ed il cuore. È un modo di vivere. henry cartier-bresson

Chi è appasionato di fotografia, prima o poi vorrà provare a fotografare i treni, le stazioni. Luoghi di curiosità, timore, eccitazione per la partenza, nella prospettiva di nuove esperienze, oppure, calma, serenità, certezza per il rientro a casa, il ritornare alle proprie abitudini ed al calore della famiglia. Bravo Matteo per aver catturato questa suggestiva inquadratura. Se non

Se volete pubblicare una vostra foto particolare inviatela a [email protected]

AUTORE: Matteo Celani, 17 anni, studente Liceo Saffo, Roseto TITOLO DELL’OPERA: IL TRENO SBAGLIATO PUò PORTARTI NEL POSTO GIUSTOAPPARECCHIATURA:CANON EOS 600D - OBIETTIVO CANON 17-50 MM

Parametri di SCattO: LUNGHEZZA FOCALE: 17 MM - 1,6 SEC; F/10 - ISO 100 - MISURAZIONE PATTERN; PRIORITà AV

fOTOgRAfIA

L’AUTORE RACCONTA...Ho iniziato a fotografare perché mi piace trasmettere emozioni, mi piace inquadrare un bel momento ed è divertentevedere come reagisce una persona di fronte ad una foto. Mi piace fermare il tempo, con la fotografia riesco a fardiventare un momento magico, eterno. Un paesaggio un ritratto un azione rimane nel tempo e trasmette emozioni, lestesse che il fotografo ha mentre scatta. Mentre si aspetta un treno si vede passare il tempo davanti, come un treno. Eccoperché ho deciso di usare una lunga esposizione cogliere il momento. Il momento che scorre via, in avanti perché tuttopassa, si potrebbe descrivere con la citazione di Orazio “Carpe diem”.

vado errato l’obiettivo che è stato utilizzato dovrebbe avere nella minima apertura, f/32. Con la macchina sul cavalletto si poteva chiudere il diaframma al massimo e di conseguenza il tempo di esposizione sarebbe stato più lento, così da enfatizzare ancor di più la scia del treno. Molto bello il contrasto che si è creato tra il colori caldi dell’illuminazione artificiale e quelli freddi del cielo e del treno. Nel suggerimento in basso, ho provato ad enfatizzare maggiormente la vividezza e riequilibrare l’inquadratura, così da portare l’occhio dell’osservatore, nel terzo di sinistra in basso, verso il cartello di ROSETO, mentre nel terzo centrale a dx osserviamo la staticità, quasi surreale, del palazzo riflesso che non si lascia inghiottire dalla folle corsa del treno. Il treno, le stazioni ferroviarie, ricche di sorrisi, lacrime, immaginazioni, trepidazioni e saluti. Dai! Uno scatto al giorno.Provare, creare…

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Direttore Editoriale WILLIAM DI MARCO

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IMPAGINAZIONE E GRAFICA: ANDREA MARzII [email protected] TECNICO: MASSIMO BIANCHINI (TEL. 329 9480823) FOTO: ELIO D’ASCENzO, EDITORE: EIDOS News S.r.l.

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106 anni vissuti alla grande !!! auguri altobrando per questo grande traguardo, “ad Maiora”;

dai tuoi figli anna Maria, Giancarlo, nipoti e pronipoti tutti.

LInDa DI CanzIO 70 annI“Le rughe segnano il tempo, la giovinezza

è sempre dentro di te, nelle tue azioni,nel tuo pensiero e nel tuo essere.

Mantieniti sempre così, un anno in più non conta.”

Tanti cari auguri da tuo marito Vincenzo, da Ivano, Dorina e

la tua amata nipote Bianca.

4 Febbraio 2015

aLTObRanDO RapaGnà

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