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• Nuova serie - Anno 20 - Numero 252 - € 1,20* - Spedizione in a.p. art. 1, c. 1, legge 46/04 - DCB Milano - Sabato 23 Ottobre 2010 MOSTRE A Parigi gli anti-impressionisti Brenta a pag. 11 GERMANIA Lo straniero si mette in proprio Giardina a pag. 10 HA SPESO TROPPO Spagna, niente soldi per Madrid servizio a pag. 10 * con cd «I nuovi ricorsi alle sanzioni stradali» a € 9,90 in più; con «Codice della sicurezza sul lavoro» a € 9,90 in più; con cd «Quiz per i concorsi nei comuni e nelle province» a € 9,90 9 771120 606007 01023 QUOTIDIANO ECONOMICO, GIURIDICO E POLITICO www.italiaoggi.it Il Tg di ItaliaOggi Per vedere il Tg di ItaliaOggi leggi il codice QR con il tuo cellulare. Info su: www.italiaoggi.it/QRcode Fisco - Non impugnabile l’avviso bonario: non con- tiene pretese tributarie de- finite Bongi a pag. 25 Credito al consumo - Fi- nanziarie con il bollino: lo darà la Banca d’Italia Ciccia a pag. 27 Enti loca- li - Tremonti sblocca 250 mi- lioni di vecchi contributi per grandi comuni e province Cerisano a pag. 30 Documenti/1 - La riso- luzione delle Entrate sugli avvisi bonari Documenti/2 - Sicurez- za degli studi e con- trolli gdf, la sentenza della Cassazione Documenti/3 - Il Rapporto Ue sulla di- rettiva qualifiche www.italiaoggi.it L’impresa che ha bisogno di credito per finanziare la propria attività avrà un nuo- vo alleato: il dottore commercialista. Gra- zie a un progetto pilota, infatti, l’impren- ditore potrà rivolgersi al professionista per far attestare il valore e le potenzialità dell’azienda e avere così, certificato alla mano, più possibilità di ricevere fiducia in banca. Il tutto scaturisce da un protocollo d’intesa fra Associazione bancaria italia- na, commercialisti e Unioncamere per migliorare la relazione banca-impresa fir- mata ieri a Napoli, nel corso del secondo congresso dei dottori commercialisti che oggi chiude i battenti. Legittima la richiesta della guardia di finanza durante l’ispezione nello studio professionale Valutazione dei rischi alla gdf Lo studio professionale non in regola con le norme sulla sicurezza non ha diritto alle agevolazioni fiscali sulle relative spese. Inoltre è legittima l’ispezione della guardia di finanza in cui si chieda la valutazione dei rischi. Lo ha sancito la Cassazione che con una sentenza di ieri ha respinto il ricorso di uno studio legale associa- to. Questo, durante un’ispezione delle Fiamme gialle, non aveva fornito (pur avendo inserito in bilancio il credito di imposta per le spese di sicurezza dei lavoratori) né il documento attestante la valu- tazione dei rischi né la nomina del responsabile della sicurezza. Alberici a pag. 28 LUNEDÌ IN EDICOLA www.italiaoggi.it za t D Ra Libero, che, contro Gianfranco Fini, avrebbe molti argomenti che, non a caso, in questi ultimi mesi, ha usato con micidiale abilità e perseveranza, ha messo ieri il piede fuori dal seminato. Ha infatti detto, non al piede di pagina 38, con un articolo firmato da un pincopalla qualsiasi, ma in prima pagina con un articolo poi di un’intera pagina, per di più firmato dall’ex direttore de il Giornale, Mario Giordano, che il lodo Alfano, sul quale l’Fli mugugna, servirà anche a Fini. Senonché il lodo Alfano rinvia i procedimenti giudiziari che sono a carico «solo» del presidente del- la repubblica e del presidente del consiglio. Che c’entra il presidente della camera? DIRITTO & ROVESCIO E l s li c g e IL Giornale dei professionisti * * * Pmi, credito certificato Saranno i dottori commercialisti a qualificare il merito delle piccole e medie imprese per facilitarne l’accesso ai finanziamenti bancari www italiaoggi it € 2,50 Lunedì 25 Ottobre 2010 MLS La Strategia di Lisbona manca l’obiettivo? I professionisti rispondono con il fai-da-te da pag. 49 Il voto al fisco, un 6 politico da pag. 29 IN EVIDENZA Primo Piano -Mancati incas- si, le imprese riprendono fiato. E dall’Ue è in arrivo la stretta sui ritardi nei pagamenti Fisco/1 -Black list, i chiari- menti delle Entra- te a pochi giorni dal termine per l’invio della prima comuni- cazione Fisco/2 -Dal giudice compe- tente al preavviso di fermo: le Sezioni unite della Cassazione fanno luce sulla riscossione Impresa -Il colle- gato lavoro è al tra- guardo. Una novità di spicco sul fronte delle controversie sul luogo di lavoro: l’arbitrato Affari in Piazza -Enel Green Po- wer si appresta a sbarcare in borsa. Aprendo la strada a una nuova stagione di ipo Documenti -Il testo del collegato lavoro st www.italiaoggi.it Sette IL PRIMO GIORNALE PER PROFESSIONISTI E IMPRESE Marino a pagina 33 COSTA PIÙ DELLA SALERNO-RC Grillo sposta le barricate dai cantieri del Frejus a quelli della tangenziale di Asti Calitri a pag. 2 d df d l’ ll d f l Francesco Laratta, deputa- to del Pd, prende l’iniziativa e chiede una commissione d’inchiesta sul caso Why Not, l’inchiesta dell’ex pm Luigi De Magistris, oggi europarla- mentare dell’Italia dei valori, finita praticamente in nulla, con otto condannati, a pene lievi e per reati minori, sui 150 indagati e con un costo di sole consulenze esterne su- periore ai 9 milioni di euro. «Bisogna capire come sia stato possibile un simile disa- stro», dice Laratta. E l’ex pm risponde sul suo blog: «In re- altà il procedimento Why Not dopo che mi è stato sottratto illegalmente è diventato altra cosa», dice De Magistris. Luciano a pag. 5 Why Not, una commissione parlamentare è chiesta da Laratta, un deputato del Pd q u p d c m S p a la c d PUBBLICITÀ TV Quest’anno Mediaset +5% Rai +4% Sky +20% Plazzotta a pag. 17 M SONO SICILIANI I presidi graziati non potranno andare al Nord Ricciardi a pag. 8 IN EDICOLA IL CODICE DELLA SICUREZZA SUL LAVORO e in più IL SETTIMANALE DEGLI OPERATORI DELL’AGRICOLTURA da pag. 19 da pa 19 1 http://www.milanofinanza.it - questa copia è concessa in licenza esclusiva all'utente 'bibliogr' - http://www.italiaoggi.it http://www.milanofinanza.it - questa copia è concessa in licenza esclusiva all'utente 'bibliogr' - http://www.italiaoggi.it

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• Nuova serie - Anno 20 - Numero 252 - € 1,20* - Spedizione in a.p. art. 1, c. 1, legge 46/04 - DCB Milano - Sabato 23 Ottobre 2010 •

MOSTREA Parigi gli anti-impressionistiBrenta a pag. 11

GERMANIALo straniero si mette in proprioGiardina a pag. 10

HA SPESO TROPPOSpagna, niente soldi per Madridservizio a pag. 10

* con cd «I nuovi ricorsi alle sanzioni stradali» a € 9,90 in più; con «Codice della sicurezza sul lavoro» a € 9,90 in più; con cd «Quiz per i concorsi nei comuni e nelle province» a € 9,90 9771120606007

01023

QUOTIDIANO ECONOMICO, GIURIDICO E POLITICO

www.italiaoggi.it

Il Tg di ItaliaOggiPer vedereil Tg di ItaliaOggi leggi il codice QR con il tuo cellulare. Info su:

www.italiaoggi.it/QRcode

Fisco - Non impugnabile l’avviso bonario: non con-tiene pretese tributarie de-finite

Bongi a pag. 25

Credito al consumo - Fi-nanziarie con il bollino: lo darà la Banca d’Italia

Ciccia a pag. 27

E n t i l o c a -li - Tremonti sblocca 250 mi-lioni di vecchi contributi per grandi comuni e province

Cerisano a pag. 30

Documenti/1 - La riso-luzione delle Entrate sugli avvisi bonari

Documenti/2 - Sicurez-za degli studi e con-trolli gdf, la sentenza della Cassazione

Documenti/3 - Il Rapporto Ue sulla di-

rettiva qualifiche

www.italiaoggi.it

L’impresa che ha bisogno di credito per fi nanziare la propria attività avrà un nuo-vo alleato: il dottore commercialista. Gra-zie a un progetto pilota, infatti, l’impren-ditore potrà rivolgersi al professionista per far attestare il valore e le potenzialità dell’azienda e avere così, certifi cato alla mano, più possibilità di ricevere fi ducia in banca. Il tutto scaturisce da un protocollo d’intesa fra Associazione bancaria italia-na, commercialisti e Unioncamere per migliorare la relazione banca-impresa fi r-mata ieri a Napoli, nel corso del secondo congresso dei dottori commercialisti che oggi chiude i battenti.

Legittima la richiesta della guardia di finanza durante l’ispezione nello studio professionale

Valutazione dei rischi alla gdfLo studio professionale non in regola con le norme sulla sicurezza

non ha diritto alle agevolazioni fi scali sulle relative spese. Inoltre è legittima l’ispezione della guardia di fi nanza in cui si chieda la valutazione dei rischi. Lo ha sancito la Cassazione che con una sentenza di ieri ha respinto il ricorso di uno studio legale associa-to. Questo, durante un’ispezione delle Fiamme gialle, non aveva fornito (pur avendo inserito in bilancio il credito di imposta per le spese di sicurezza dei lavoratori) né il documento attestante la valu-tazione dei rischi né la nomina del responsabile della sicurezza.

Alberici a pag. 28

LUNEDÌ IN EDICOLA

www.italiaoggi.it

zat

DRa

Libero, che, contro Gianfranco Fini, avrebbe molti argomenti che, non a caso, in questi ultimi mesi, ha usato con micidiale abilità e perseveranza, ha messo ieri il piede fuori dal seminato. Ha infatti detto, non al piede di pagina 38, con un articolo fi rmato da un pincopalla qualsiasi, ma in prima pagina con un articolo poi di un’intera pagina, per di più fi rmato dall’ex direttore de il Giornale, Mario Giordano, che il lodo Alfano, sul quale l’Fli mugugna, servirà anche a Fini. Senonché il lodo Alfano rinvia i procedimenti giudiziari che sono a carico «solo» del presidente del-la repubblica e del presidente del consiglio. Che c’entra il presidente della camera?

DIRITTO & ROVESCIO

Elslicge

IL Giornale dei

professionisti* * *

Pmi, credito certificatoSaranno i dottori commercialisti a qualificare il merito delle piccole e medie imprese per facilitarne l’accesso ai finanziamenti bancari

www italiaoggi it

€ 2,50 Lunedì 25 Ottobre 2010

DI MARINO LONGONI

Sul banco degli imputati c’è il budget. Cau-sa principale di accertamenti a raffica e

di adesioni poco convinte ma che consentono comunque ai contribuenti di archiviare una fa-stidiosa pratica e contribuiscono a migliorare le performance dei funzionari. Così finisce, per esempio, che vengano accantonate le ragioni diligentemente accumulate dal professionista e vinca la standardizzazione: lo sconto è del 20%, più o meno per tutti, prendere o lascia-re. E quasi sempre il contribuente finisce per accettare, pur di evitare le perdite di tempo e di energie necessarie per affrontare un con-tenzioso che costringerebbe comunque, in un caso su due stando agli ultimi dati diffusi sulle sospensioni cautelari, ad anticipare il 50% degli importi a favore dell’Erario. Anche quando i funzionari sembrano personalmente convinti della infondatezza dell’accertamento, «nessuno si assume la responsabilità di non procedere». Come se l’importante fosse «fare numero».

Queste sono solo alcune delle lamentele spulciate dal sondaggio organizzato in oc-casione del Congresso nazionale dei dottori commercialisti da ItaliaOggi e dall’istituto di ricerca della categoria.

Si sprecano anche le proteste per le perdite di tempo che potrebbero essere agevolmente evitate: se funzionasse il call center, per esem-pio. Se si riducessero le formalità che dilatano le attese per «deposito di documenti, notifica ricorsi, rispose a questionari ecc.»; anche ri-scuotere un credito con l’Erario, lamentano al-cuni professionisti, può diventare difficoltoso. Per non parlare dei tempi necessari per avere un appuntamento: possono arrivare a sfiorare anche i 30 giorni. La recente riforma dell’Am-ministrazione, che ha previsto l’accentramento delle attività di controllo su base provinciale, non la passa liscia: secondo alcuni professioni-sti sarebbe servita solo a complicare l’attività di chi opera in periferia.

È anche vero però che dai dati complessivi che riassumono le 3.500 risposte emerge un miglioramento, seppur lieve, nei rapporti tra gli uffici e i professionisti. E la grande mag-gioranza (87%) ha giudicato utili o molto utili i nuovi servizi messi a disposizione di Equita-lia (estratto conto on line, assistenza via mail, calcolo on line delle rate).

Tutto sommato positivo anche il giudizio sul redditometro, mentre un punto interrogativo grande come una casa si stampa sul futuro del federalismo fiscale, che per il 57% dei commer-cialisti «renderà più difficile l’esercizio della professione».

A pagare il prezzo di un fisco (eventualmen-te) più equo saranno quindi proprio gli inter-mediari che, a causa degli adempimenti sem-pre più onerosi che ricadono sulle loro spalle, sempre più spesso si sentono arruolati in forze dall’amministrazione finanziaria senza però né onori, né onorari.

© Riproduzione riservata

La Strategia di Lisbona manca l’obiettivo? I professionisti rispondono con il fai-da-te

da pag. 49

Il voto al fisco, un 6 politico

da pag. 29

IN EV IDENZA

* * *

Primo Piano - Mancati incas-si, le imprese riprendono fiato. E dall’Ue è in arrivo la stretta sui ritardi nei pagamenti

Fisco/1 - Black list, i chiari-menti delle Entra-te a pochi giorni dal termine per l’invio della prima comuni-cazione

Fisco/2 - Dal giudice compe-tente al preavviso di fermo: le Sezioni unite della Cassazione fanno luce sulla riscossione

Impresa - Il colle-gato lavoro è al tra-guardo. Una novità di spicco sul fronte delle controversie

sul luogo di lavoro: l’arbitrato

Affari in Piazza - Enel Green Po-wer si appresta a sbarcare in borsa.

Aprendo la strada a una nuova stagione di ipo

Documenti - Il testo del collegato lavoro

st

www.italiaoggi.it

SetteIL PRIMO GIORNALE PER PROFESSIONISTI E IMPRESE

Marino a pagina 33

COSTA PIÙ DELLA SALERNO-RC

Grillo sposta le barricate dai cantieri

del Frejus a quelli della tangenziale di Asti

Calitri a pag. 2

d d f d l’ ll d f l

Francesco Laratta, deputa-to del Pd, prende l’iniziativa e chiede una commissione d’inchiesta sul caso Why Not, l’inchiesta dell’ex pm Luigi De Magistris, oggi europarla-mentare dell’Italia dei valori, fi nita praticamente in nulla, con otto condannati, a pene lievi e per reati minori, sui 150 indagati e con un costo di sole consulenze esterne su-periore ai 9 milioni di euro. «Bisogna capire come sia stato possibile un simile disa-stro», dice Laratta. E l’ex pm risponde sul suo blog: «In re-altà il procedimento Why Not dopo che mi è stato sottratto illegalmente è diventato altra cosa», dice De Magistris.

Luciano a pag. 5

Why Not, una commissione parlamentareè chiesta da Laratta, un deputato del Pd

qupdcmSpalacd

PUBBLICITÀ TV

Quest’anno Mediaset +5%

Rai +4%Sky +20%

Plazzotta a pag. 17

M

SONO SICILIANI

I presidi graziati non potranno

andare al Nord Ricciardi a pag. 8

IN EDICOLAIL CODICEDELLA SICUREZZASUL LAVORO

e in più IL SETTIMANALE DEGLI OPERATORI DELL’AGRICOLTURAdapag.19

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2 Sabato 23 Ottobre 2010 I C O M M E N T I

DI ANTONIO CALITRI

Beppe Grillo passa dal No-Tav al No-Tangenziale. Mentre sfuma la battaglia contro la linea dell’alta velocità in Val di Susa, i grillini piemontesi ca-pitanati dal consigliere regionale Davide Bono si accorgono (con un anno di ritardo) di avere sul loro territorio la strada più costosa d’Italia e si preparano a una nuova battaglia. O meglio, a un trasferimento delle truppe dall’ormai inflazionata Tav alla meno conosciu-ta tangenziale sud-ovest di Asti. Esattamente un anno fa Sergio Rizzo sul Corriere della Sera aveva raccontato il caso della tangenziale di Asti, una lingua di asfalto di ap-pena 5,3 chilometri che costerà la cifra record di 62.2 milioni di euro a chi-lometro. I grillini piemon-tesi alla ricerca di nuovi fronti per tenere alta la tensione, ieri hanno ripe-scato la notizia e hanno deciso di aprire una nuo-

va battaglia territoriale. Approfi ttando dell’inizia-tiva della Corte dei Conti che ha deciso di indagare su quel progetto, il movi-mento 5 stelle piemontese

ha rivisto le cifre scopren-do che quei 62 milioni a chilometro fanno «60 mila euro al metro, 600 euro a cm, battendo quasi ogni re-cord storico. Ma per di più ci troviamo di fronte ad

un’altro esempio di opera inutile» spiegano, perché non si tratta di «una vera tangenziale ma una stra-da a due corsie e che sia un doppione del casello di Asti-est della recente e al-trettanto costosissima e fondamentale Asti-Cuneo e che manchi un’analisi della viabilità che ne giu-stifichi l’impatto e uno studio di fattibilità idro-geologica visto che insi-ste nell’area esondabile del Tanaro, un affl uente di destra del Po che ha la tendenza ad arrab-biarsi di tanto in tanto». E prima di partire con la nuova battaglia offrono l’alternativa. «Una solu-zione c’è, una strada più sommessa, proposta dal Comune di Asti, utile a smaltire il traffi co, mol-to meno pesante sia dal punto di vista ambienta-

le che dal punto di vista economico, con un costo totale di 65 milioni di euro, permettendo quindi un risparmio immediato di 310 milioni di euro».

© Riproduzione riservata

IL CASO DEL GIORNO

Tangenziale di Asti, Grillo all’assalto costa più della Salerno-Reggio Calabria

DI MARCO BERTONCINI

Due giorni fa si è occupato della riforma della giustizia. Ieri ha trattato della riforma universitaria. Gianfranco Fini non molla, quanto a in-terventi diretti nel vivo della politica. Che il suo ruolo isti-tuzionale gl’inibisca l’aperta direzione di un partito (con dichiarazioni ripetute sull’in-tero spettro delle questioni aperte, oggetto poi di voto della Camera) è stato soste-nuto da costituzionalisti an-che non prevenuti. Nel Pdl si era pensato di rendergli la vita impossibile, per esempio intervenendo con pretesti vari ogni volta che gli toc-casse presiedere l’assemblea, oppure, indipendentemente da soluzioni così tecnicisti-che e ardue, ricorrendo for-malmente al capo dello Stato perché si facesse sentire e mettesse in diffi coltà il nu-mero uno di Montecitorio. Si era perfi no ipotizzato di pre-sentare mozioni di sfi ducia o di revocare il presidente del-la Camera: come, non è mai stato chiarito.

Ovviamente, sul piano

politico Fini sarebbe uno sprovveduto se rinuncias-se alla poltrona. Strumenti veri per costringerlo non ce ne sono: è fallita, sotto tale peculiare aspetto, pure la campagna moralistica im-perniata sul bilocale cogna-tesco. Tutto ciò premesso, nel proprio medesimo interesse, Fini farebbe bene, non si dice a sopprimere, ma almeno a moderare, l’interventismo. Non ci sono precedenti che suffraghino uno stile così anomalo, nemmeno in pre-sidenti di Camera o Senato adusi a rilevanti incarichi di partito, quali Fanfani o Casini o Bertinotti. Il suo pensatore politico uffi cioso, Alessandro Campi, ha auspi-cato l’abbandono della carica per l’assunzione diretta, for-male e piena, della guida del movimento. Ciò signifi ca che pure in Fli si avverte disagio. Fini, va da sé, può continuare a far sapere come la pensi: se però lo facesse tramite terzi, ne guadagnerebbe lui stesso. Se non castamente, almeno cautamente, come insegna-vano un tempo i preti.

© Riproduzione riservata

LA NOTA POLITICA

Se non castamente,almeno cautamente

Beppe Grillo

Il segretario demo-cratico Pierluigi Bersani, che si dice convinto dell’imminenza di un ri-

torno al giudizio elettorale, ha adottato un linguaggio insolitamente aggressivo. Ha affermato che sarebbe salito sulle barricate per contrastare l’immunità per le alte cariche dello Stato durante il loro mandato, salvo poi spiegare che in realtà intende soltanto promuovere un referendum sulla norma (com’era ovvio che facesse per non farsi scavalcare da Antonio Di Pietro). Molti osservatori ri-tengono che questa sterzata «a sinistra» rappresenti la sua reazione a sondaggi che danno Nichi Vendola in vantaggio su di lui in caso di primarie di coali-zione all’interno del cen-tro-sinistra, ma la spiega-zione fornita non appare del tutto esauriente. Ber-sani è un politico di lungo corso e sa bene che imitare l’avversario è il modo migliore per favorirlo. Proba-bilmente quella che preoccupa di più Bersani non è la concorrenza a sinistra, sempre sopravvalutata nei sondaggi, ma quella del sindaco di Torino, che insiste su un’area assai più vicina a quella del segretario. Contro Sergio Chiamparino è stata scatenata a freddo una campagna di critiche da parte dei suoi colleghi sin-daci di sinistra che ne denunciano una pretesa debolezza nella trattativa con il governo che conduce come presidente dell’associazione nazionale dei primi cit-tadini. Una non impossibile intesa tra il

governatore pugliese e il sindaco torinese avrebbe la possibilità di battere

effettivamente l’establishment demo-cratico in una consultazione primaria ed è questa probabilmente la ragione che spinge Bersani ad assumere un tono roboante, in modo da far apparire connivente con il governo l’azione più misurata e istituzionale di Chiampari-no, che è quello che potrebbe sottrargli consensi decisivi. L’effetto di questa ma-novra non proprio strategica, però, può essere controproducente, soprattutto perché allontana un’alleanza con l’Udc di Pierferdinando Casini e provoca, anche

per questo, una presa di distanze sempre più net-ta del settore moderato e cattolico del partito.

Anche per l’acuirsi delle divisioni interne al maggiore partito di oppo-sizione, che non è in gra-

do di fornire garanzie agli ipotetici alle-ati, la maggioranza, che sembrava già in una crisi irreversibile, ha potuto godere di un momento di respiro. Umberto Bossi aveva previsto che il Pd, impreparato al voto, avrebbe di fatto tolto le castagne dal fuoco a Berlusconi. Un Bersani che incita alla lotta dura (ma con molta paura) è un aiuto insperato, ma non è detto che sarà suffi ciente, visto che le tensioni interne alla maggioranza hanno radici piuttosto robuste e che in questa situazione di caos i fenomeni centrifughi diventano preva-lenti in tutti gli schieramenti.

© Riproduzione riservata

IL PUNTO

La lotta dura di Bersani èun aiuto insperato per il Pdl

DI SERGIO SOAVE

l’avversario do di fornire ga

Chiamparino e Vendola

fanno paura

La città Napoli è tornata ad es-sere sommersa dall’immondizia. Questa inac-

cettabile situazione è un’offesa ai citta-dini della capitale della Campania. È un poster contro l’Italia nel mondo. È una scandalosa situazione da Terzo mondo, da slum. La situazione dello smaltimento dei rifiuti a Napoli sembrava essere già stata avviata a soluzione un paio di anni fa con degli interventi che erano riusciti, quanto meno, a togliere l’immondizia dalle stra-de che, in alcuni quartieri, era arrivata al primo piano delle case. Ma adesso le vecchie discariche sono di nuovo intasa-te. I cittadini delle zone destinate ad essere utiliz-zate come nuove discari-che impediscono però che le nuove discariche siano predisposte. Non rifiuta-no di produrre rifiuti ma non vogliono accoglierne dalle loro parti. E i termovalorizzatori, altrettanto ostacolati, non si possono cer-to costruire in un anno. Per il momento, c’è solo quello di Acerra che, dicono, sta lavorando a pieno ritmo. Gli altri due (che dovrebbero mettere Napoli in una situa-zione di sicurezza) sono in costruzione.

Bisogna quindi cercare di guadagnare tempo con misure eccezionali e transito-rie, in attesa che tutta la possibilità di smaltimento dei rifi uti, per combustio-ne, attraverso i termovalorizzatori, pos-sa essere dispiegata. Da qui la decisione del governo di sostituirsi agli enti locali inadempienti, facendo scendere di nuo-

vo in pista il capo della Protezione civile, Guido Bertolaso, che infatti, su

mandato del premier Berlusconi, ha ri-preso subito in mano la situazione, anche se non potrà fare miracoli. Gli strumento sui quali può fare affi damento sono due. Il bastone della legge applicata senza guardare in faccia a nessuno, in nome, quanto meno, della tutela della salute pubblica. E la carota di 14 milioni di euro come investimenti nelle opere compen-sative, a risarcimento delle popolazioni locali che sono chiamate al sacrifi cio di vivere vicino alle discariche.

Ma non tutta la Campania però vive quest’emergenza. A 50 minuti di auto, nella vi-cinissima città di Salerno, dove, peraltro, c’è un sin-daco del Pd come a Na-poli, sembra di vivere, da questo punto di vista, in un cantone svizzero. Non

solo non c’è immondizia nelle strade ma si pratica già la raccolta differenziata in una percentuale che colloca questa città nel gruppo di testa fra i comuni italiani più virtuosi. Qual è la differenza? Che a Salerno c’è un sindaco, Vincenzo De Luca, che, al contrario della Jervolino a Napoli e, fi no a poco tempo fa, di Antonio Bassolino alla presidenza della regione Campania, si è dato carico, per tempo, del problema. Il problema quindi non è dell’ignavia dei campani. Per uscire dall’emergenza infi nita, basterebbe co-piare che cosa è stato fatto a Salerno.

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alorizzatori, solo non c’è imm

Perché a Napolic’è la Jervolino

anziché De Luca

DI PIERLUIGI MAGNASCHI

L’ANALISI

Perché i rii uti appestanoNapoli e non anche Salerno?

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3Sabato 23 Ottobre 2010Sabato 23 OttoP R I M O P I A N O

Consenso in calo con la nuova emergenza rii uti in Campania. Il Cav si afi da a Bertolaso

Una discarica a prova di puzzaCosì Berlusconi rassicura gli abitanti di Terzigno in rivolta

DI EMILIO GIOVENTÙ

Per Silvio Berlusconi la rivolta degli abitanti di Terzigno contro la disca-rica è scoppiata per una

questione di puzza. E per questo ha spedito direttamente sul po-sto, a Napoli, Guido Bertolaso, il suo braccio destro quando c’è da calmare le acque e recupera-re consensi che dalle parti del Vesuvio in queste ore sono de-cisamente in calo per il premier e il Pdl. Dopo l’ennesima notte di scontri, il governo scende in campo. La gestione della disca-rica passerà dall’Asia «ai profes-sionisti della protezione civile», annuncia Berlusconi, e a Terzi-gno andranno «14 milioni di euro per le opere di compensazione», che il sindaco della cittadina re-stituirà al mittente per protesta. Poi la promessa: «In 10 giorni la situazione rientrerà nella nor-ma, senza miasmi». Già, senza miasmi, perché per il premier il problema sta tutto lì, nella puzza che gli abitanti di Terzigno non meritano di sentire. Loro meri-tano una discarica a prova di puzza e di gabbiani, come quella mostrata alla stampa estera nei giorni della precedente emergen-za. Insomma, il governo ne deve

uscire bene: «Voglio pregare il dottor

Bertolaso di ricordare la

soluzione

che avevamo dato per risolvere l’emergenza rifiuti in Campa-nia». Detto fatto. Il capo della protezione civile ricorda che tut-to procede come previsto. «Con le discariche aperte ancora in grado di ricevere immondizia e il termovalorizzatore». Ma, dice, «devono essere aperti gli al-tri siti». Il termova-lorizzato-re funzio-na bene da pochi g i o r n i

ovvero da quando è entrata in funzione la seconda linea «grazie alla quale ieri sono stati bruciati 1.550 tonnellate di rifiuti». Per Bertolaso la crisi non è risol-ta del tutto ma ciò che è stato fatto finora «non rientra in una soluzione temporanea», dice mostrando orgoglioso una let-tera della Columbia University nella quale professori e direttori lo ringraziano per aver spedito in Usa Antonio Bonomo della A2a (la società che gestisce il ter-movalorizzatore di Acerra) per illustrare il contributo offerto dall’inceneritore alla «soluzione della gestione dell’emergenza

rifiuti a Napoli». Su tutto vigila il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano: «Ho segui-to con profonda pena e crescente allarme la nuova crisi dei rifi uti a Napoli. Era necessario e urgente che il governo si assumesse le sue respon-sabilità».

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DI GIAMPIERO DI SANTO

L’inchiesta, partita dal Nord, da Piacenza per la precisione, potrebbe portare lontano. Anzi, ha già portato lontano, fi no in Abruzzo, destinazione l’Aquila. Dove per le imprese che partecipano alla ricostruzione del dopo terremoto, ogni tanto spunta qualche sorpresa non proprio gradita. È il caso, o al-meno sembra il caso, come dicono fonti del nucleo di polizia tributaria delle Fiamme gialle di Piacenza, della Futuraquila, società consortile a responsabilità limitata che partecipa al progetto Case. Ebbene, quella società (le imprese che par-tecipano al consorzio sono Iter gestioni e appalti spa, Sled costruzioni e Vitale costruzioni spa, tutte con sede a Napoli), secondo un’inchiesta avviata a Piacenza su un giro di fattu-re false, evasione fi scale internazionale e altro ancora per una sessantina di milioni occultati all’erario, si sarebbero affi date alla Safwood spa di Piacenza, quotata al mercato parigino Alternet-Euronext, per un subappalto relativo alla ricostruzione di alcune località terremotate in Abruzzo. Fin qui nulla di strano, se non fosse che ieri la Safwood è incappa-ta nelle indagini dei fi nanzieri del Nucleo di polizia tributaria di Piacenza, coordinati dal sostituto procuratore piacentino Antonio Colonna, che a carico di sette manager dell’azienda ipotizza una serie di reati: associazione per delinquere fi na-lizzata alla frode fi scale, fatture false ed evasione fi scale per 60 milioni di euro. L’inchiesta, condotta su una società che ha un giro di affari di circa 120 milioni, è entrata nel vivo in tutta Italia con perquisizioni a tappeto che si sono svolte a Piacenza, Roma, Milano, Genova e Olbia. E nel corso di que-ste perquisizioni, come spiegano fonti del nucleo di Polizia tributaria, è emersa quella che può defi nirsi una vera Abruz-zo connection: «È stata ritrovata documentazione falsa che attesta l’aggiudicazione di lavoro in subappalto per i lavori di ricostruzione di alcune località in Abruzzo», spiegano le Fiamme gialle. Una documentazione ritenuta non attendibile sia sotto il profi lo fi scale, sia sotto il profi lo della qualità delle mer-ce fornita per la realizzazione di case a Coppito e in altre zone nei pressi di L’Aqui-la. Safwood, come spiega il sito web dell’azienda piacentina, «partecipa agli interventi straordi-nari per la ricostruzione post terremoto Abruzzo e in particolare al Progetto C.A.S.E. La commessa porterà alla realizzazione in soli 5 mesi di 22 palazzi-ne per circa 36 mila metri quadrati». Peccato che, fi ni-ta l’ebbrezza della velocità, emergano nella ricostru-zione piccole e grandi magagne che non han-no fatto e non faran-no piacere al premier Silvio Berlusconi. Certo, il subappalto in questione, con i suoi venti milioni di euro, non è di importo enorme se si considera la spesa già so-stenuta finora. Ma dopo le po-lemiche sulla ricostruzione in Abruzzo e la sco-perta degli affari della cricca di Angelo Balducci e Diego Anemone, il cavaliere avrebbe evitato volentieri altri guai.

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Evasione e ricostruzione, Aquila connection a Piacenza

DI DIEGO GABUTTI

Mentre lui può portarmi in tribunale», ha di-chiarato Milena Gabanelli dopo essere stata citata da Silvio Berlusconi (che si è sentito diffamato dall’ultima puntata di Report, ville esotiche e tutto), «io non lo potrei fare, e questa è la differenza tra me e lui». Sembra un’osserva-zione intelligente: una risposta pepata, con Lodo Alfano a piè di lista, prendi e porta a casa, da mandare in solluchero i manettari. Ma in realtà è una sciocchezza, come certi servizi di Report venuti male. Non tanto perché Milena Gabanel-li, Lodo Alfano oppure no, può benissimo citare il presidente del consiglio per diffamazione (o anche solo perché trova offensivo il suo maglio-ne girocollo, per non parlare del suo toupet): le basterà aspettare che finisca il suo manda-to per trovarselo di fronte in tribunale. È una sciocchezza perché Gabanelli è una giornalista impegnata, impegnatissima, e non soltanto può citare il Cavaliere, se vuole, ma lo ha già fatto. Perché è stata lei, Milena Gabanelli, a citare per prima il Cavaliere davanti a quello che i gior-

nalisti impegnati, pavoneggiandosi, chiamano il tribunale dell’opinione pubblica. È perché deve ritenersi offesa dall’esistenza stessa di Berlusco-ni che Milena Gabanelli lo ha trascinato (niente prove, pregiudizio puro) in questo tribunale tele-visivo antropologicamente superiore al giudizio di qualsivoglia «elettore coccodè» (come diceva Eugenio Scalfari degli italiani «vicini al cen-trodestra», brrr). Gabanelli, quando ha dedicato al Cavaliere il servizio ammazzareputazioni di Report, lo ha fatto perché deve pensare, come molti suoi colleghi alla Rai e persino alla Fi-ninvest, che Berlusconi così com’è (i tacchetti, la bandana, il sorriso a sessantaquattro denti, le barzellette, l’«orcoddio», il cucù alla Merkel) co-stituisca una diffamazione vivente e ambulante dell’umanità progressista. Nessuno deve offen-dersi, allora, se anche ai gazzettieri politically correct capita quel che capita a Berlusconi. Cioè che qualcuno veda in loro, nelle Gabanelli e ne-gli altri giustizieri mediatici, non dei giornalisti ma dei tribunali del popolo viventi, ambulanti e anche un po’, diciamolo, lincianti.

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NON VA QUERELATA PERCHÉ ALTRIMENTI SI OFFENDE

Gabanelli, l’esclusivista del diritto di bastonare

Guido Bertolaso

Silvio Berlusconi

Vignetta di Claudio Cadei

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4 Sabato 23 Ottobre 2010 P R I M O P I A N O

Cronaca di un’assemblea a porte chiuse, a Roma, di simpatizzanti di Futuro e Libertà

Piccoli fasciocomunisti cresconoUna volta erano nemici, ora vogliono fare un partito

DI FRANCO ADRIANO

Ma al di là di Italo Boc-chino e Carmelo Briguglio, chi diavolo sono quelli di Futuro

e Libertà? C’è un gran dibattito sul chi è chi della base del nuovo partito di Gianfranco Fini che si sta formando. Un processo che richiede molta osservazione e poco ragionamento per avere la possibilità di raggiungere qualche brandello di verità. Perché, a ben vedere si tratta di un rassemble-ment davvero particolare. Tanto per cominciare Italia Oggi ha osservato da vicino i volti, i con-tenuti e il luogo di un’assemblea di simpatizzanti che si è tenuta nei giorni scorsi a Roma. Una riunione a porte chiuse (ai gior-nalisti), alla quale si poteva par-tecipare solo su invito personale. Era domenica mattina, eppure erano in 500, provenienti da va-rie parti d’Italia. Attirati dai nomi dei politici di grido? Acqua. Sì, al-cuni eletti c’erano: Adolfo Urso, Silvano Moffa, Antonio Bon-figlio, Aldo Di Biagio. Seduti in prima fila; ma sono stati invi-tati ad ascoltare soltanto, senza prendere la parola. Il promotore dell’incontro, poi, non è un politico di prima fila nazionale. Si chiama Giulio Buffo, già candidato Pdl alle regionali del Lazio nella lista

mai presentata e coordinatore di una federazione di associazioni (vicine alla destra) Arcipelago Nazionale. Potrebbe essere indi-cato come il prototipo di fascioco-munista, che oggi evidentemente fa più fine chiamare futurista. Da missino, infatti, nel 1992 conqui-stò la prima pagina del Corriere della Sera perché fu il primo fasci-sta a essere invitato nella sezio-ne romana del Pds a parlare di sperperi, sprechi, truccati e lot-tizzazione nella sanità romana. Simbolico anche il luogo scelto per l’incontro: il Teatro Greco nel quartiere Trieste-Salario, che nella geopolitica capitolina signifi ca tanto: lì i vecchi capi di An, Gianni Alemanno, Fabio Rampelli, Andrea Augello, non hanno mai attecchito più di tanto. Il vero spetta-colo, dunque, stava seduto in sala: «Un terzo dei presenti aveva una storia di sinistra», rac-conta una fonte, «ma sembrava sentirsi piena-mente a proprio agio tra vecchi militanti di destra, espo-nenti delle forze dell’ordine, rap-presentanti di

associazioni, come per esempio Nicola Colicchi di Compagnia delle opere, e intellettuali, associa-ti a Confindustria e sindacalisti, liberi professionisti e dirigenti ministeriali, docenti universita-ri (come Mary Prezioso di Tor Vergata), dirigenti Rai come Bru-no Soccillo e Angelo Mellone

e tanti giovani». E, soprattutto, «Nien-

te tacchi a spillo e tette rifatte». Almeno, si po-trebbe indovi-nare, qualcuno si è alzato dalla sedia quando

sono intervenuti i vecchi missini.

Un rinsavimento (da sinistra) per dire: «Ma che ci sto a fare io qui?», che pari pari potrebbe es-sere trasposto in qualche ex fasci-sta presente, all’udire le parole di qualche ex trinariciuto. E, invece, no. Sono stati bene insieme. Da non credere. L’assemblea è durata due ore e si potrebbe sintetizzare in poche frasi: «C’è la necessità del superamento delle classiche contrapposizioni destra/sinistra». «A nessuno viene chiesto di rin-negare le proprie origini, ma di prendere il meglio per costruire il nuovo». «Il discrimine non può più essere l’appartenenza, ma l’one-stà e il merito». Temi tipici del grillismo? «No, non c’era nessuna voglia di anti-politica, né di cede-re al grillismo o al girotondismo di destra, tutt’altro», continua la fonte, «piuttosto il desiderio di farsi ascoltare, confrontarsi e parlare senza bava alla bocca. Per la prima volta, forse dal ‘94, non si sono evocati complotti della magistratura, non si sono ipo-tizzati poteri occulti che etero-dirigono la politica, non si sono lanciati strali e promesso sfaceli

contro i poteri dello Stato». E Sil-vio Berlusconi, dove sta? «Mai citato da nessuno». Chi è, allora, la base dei simpatizzanti di Fli, a giudicare da questa riunione? «Sono elettori scossi dagli scanda-li che hanno coinvolto il governo e

dai criteri di selezione della classe dirigente che non possono e non devono più essere riproposti. E rappresentanti politici stanchi di subire l’asse politico Lega Nord-Giulio Tremonti in chiave anti-unitaria e contro il Mezzogiorno». I più «arrabbiati» erano i romani: per «la rivoluzione mancata» con la conquista del Campidoglio e della Regione. «Delusi», conclu-de la fonte, «dal mancato ricam-bio dei vertici del partito dopo l’affaire Alfredo Milioni (per la mancata presentazione della lista Pdl ndr), infastiditi da una vittoria trasformata in resa dei conti e dalla cappa asfissiante imposta sulla città dai plenipo-tenziari ex di An, perennemente in lotta tra loro».

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DI ANTONIO CALITRI

Con l’attuale legge elettorale Gianfranco Fini non vuole e non può staccarsi da Silvio Berlusconi e dal Pdl. Anche perché rischie-rebbe di finire dalla padella alla brace, nelle

mani di Pier Ferdinando Casini che lo potrebbe scaricare da un momento all’altro in caso di alleanza con il Pd, con la conseguenza di sparire da Palazzo Madama. Gli ultimi sondaggi in circolazione stanno facendo impallidire Fini che nonostante le tante cartucce sparate e nonostante l’assenza per una settimana del suo av-versario di area, Berlusconi, non riesce a raggiungere quota 8%. E per questo ha deciso di cominciare l’operazione di rien-tro certificata con il voto in commissione sul Lodo Alfano retroattivo. All’indigna-zione dei simpatizzanti di Generazione Italia che continua a montare, da Fli sono arrivate risposte scomposte. Prima Benedetto Della Vedova ha dichiara-to che «noi siamo stati leali e coerenti, e questo ci dà la forza per dire in futuro no ai pasticci» specificando poi che «c’è chi non ha capito ma spero capirà». Poi ha cercato di mettere una toppa Giulia Bongiorno. La colonnella finiana ha dovuto mettere i paletti e specificare che «sono stati intro-dotti alcuni principi che non possiamo condividere». Spiegando attraverso una nota che «alcuni principi erano già noti e li riteniamo condivisibili, come la separazione delle carriere e del Csm. Tuttavia sono stati introdotti nuovi principi su cui dobbiamo dare un giudizio preciso e cioè che non li possiamo condi-videre. Si tratta, in particolare delle nuove funzioni e della composizione a maggioranza laica del Csm. Dei nuovi poteri conferiti al ministro della Giustizia. Della nuova collocazione della polizia giudiziaria non

più alle dirette dipendenze della magistratura». Se così Fini conta di calmare i militanti del suo partito, ai collaboratori più vicini ha invece spiegato che non si può abbandonare l’alleanza con il Pdl in questo momento perché, sondaggi alla mano, si rischierebbe di dipendere da Casini che sarebbe anche peggio. Non solo perché dipendere da un partito più piccolo del proprio suona sempre male ma soprattutto perché della politica dei due forni che continua a perseguire il leader centrista non si fida. Casini mentre lavora uffi-

cialmente per costruire il grande centro non disdegna di pensare a un’alleanza con il Pd soprattutto nel caso che le cose dovessero precipitare nei prossimi mesi. E ancora di più, se Pier Luigi Bersani gli garantirà la premiership e allonta-nerà Nichi Vendola e le sue primarie. Con l’attuale legge elettorale e i sondag-gi che vedono Fli da un minimo del 2% (secondo quanto dichiara il Cavaliere) a un massimo del 7-8%, il rischio per Fini è davvero grande. Con il Porcellum che prevede lo sbarramento del 4% alla Camera e dell’8% al Senato, se dovesse

presentarsi da solo e sbagliare qualcosa, rischierebbe di non entrare a Palazzo Madama mettendo fine a tut-ti i suoi sogni di gloria. L’unica soluzione alternativa sarebbe l’apparentamento con l’Udc che lo salverebbe ma metterebbe Casini in una posizione di forza an-che per i giochi quirinalizi. E soprattutto gli farebbe perdere voti perché il suo elettorato resta di destra. Ma soprattutto rischierebbe di renderlo poco credibile nel caso il centrista si alleasse con il Pd. E allora vista la nuova situazione, meglio cercare di riavvicinarsi al premier e presentarsi in una coalizione a tre dove sicuramente passerebbe tranquillo che affidarsi alla benevolenza di Casini.

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Ecco perché il presidente della Camera non può staccarsi dal Cav

Golden share Casini su FiniDI PIERRE DE NOLAC

Romina e Debora, le ragazze romane del «calippo e ‘na bira», diventate famose l’estate scorsa grazie a un’intervista tele-visiva nella quale elencavano le loro prefe-renze gastronomiche (e non solo), hanno fatto scuola. Anzi, l’università: la Trecca-ni (l’istituto è presieduto dall’ex premier Giuliano Amato) ha scelto di utilizzare due giovani come loro per promuovere il nuovo vocabolario e diffondere la cultura. Con l’obiettivo di avvicinare le nuove genera-zioni ai prodotti editoriali enciclopedici, sono stati realizzati tre video che presentano due ragazze come Romina e Debora alle prese con la lingua italiana, ma che non riescono a nascondere il loro slang romanocentrico. Ecco così «una cartolina d’ammmore», «un cruciverba impossibbbile» e «un menù teribbbile»: tre simboli della violenza perpetrata ai danni dell’italiano, e dove appare sempre un elegante promotore del vocabolario Treccani vestito di tutto punto, con bombetta e ombrello, anche quando il clima è torrido, pronto ad aiutare le due giovani nel loro gravoso impegno. Nel primo video, il nobile tentativo di inventare una frase amorosa su una cartolina, ma il nuovo prodotto enciclopedico, che rimane intonso, viene usato come base per scrivere il testo. Nel secondo, con le ragazze in riva al mare di Ostia, con un dialogo assurdo, il vocabolario funge da poggiatesta. E nel terzo, ambientato in un ristorante, e dove nel menù non manca il riferimento alla «bira», il volume di oltre duemila pagine viene collocato sotto a una gamba mal-ferma del tavolo, stabilizzandolo. Inevitabile, alla fi ne dei video, la frase «Vocabolario Treccani, sfogliarlo è meglio!» E pensare che i cinquecentomila lemmi e accezioni della pubblicazione sono leggibili anche grazie a un cd-rom che presenta il testo integrale del vocabolario, senza dimenticare le tavole dei verbi, l’audio della pronuncia di tutte le parole, il dizionario inverso, e pure i giochi. Per i più giovani, c’è pure la trascrizione fonetica, indispensabile a ragazze come Romina e Debora.

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Le ragazze del calippoper promuovere la Treccani

Gianfranco Fini

Pier Ferdinando Casini

Giuliano Amato

di Marco Cobianchi

- Emma Marcegaglia: «Il nostro obiettivo è condivide-re con i governatori del Mez-zogiorno alcuni dati sulla crescita».

Voleva dire:

- Il nostro obiettivo è con-dividere con i governatori del Mezzogiorno i fondi europei.

DECRITTAZIONI

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5Sabato 23 Ottobre 2010Sabato 23 OttoP R I M O P I A N O

Laratta (Pd): bisogna capire come è stato possibile un tale disastro. E l'ex pm: il gup non parlava di me

Why Not, anche il Pd vuol far luceUna commissione d'indagine sull'inchiesta di De Magistris

DI SERGIO LUCIANO

Un deputato del Parlamen-to italiano prende l’inizia-tiva di chiedere una com-missione d’inchiesta sul

caso Why-Not, l’inchiesta-monstre dell’ex pm Luigi De Magistris, oggi europarlamentare dell’Italia dei Valori, finita praticamente in nulla, con 8 condannati, a pene lievi e per reati minori, sui 150 indagati e con un costo di sole consulenze esterne superiore ai 9 milioni di euro: ma la notizia è che il deputato promotore della com-missione, al quale è già arrivato un consenso vasto e soprattutto bipartisan, milita nelle file del Partito Democratico.

Si tratta di Francesco Larat-ta, calabrese del Pd, giornalista: «Sì, io credo che sia indispensa-bile non lasciar fi nire il caso in una bolla di sapone priva di con-seguenze pratiche e politiche», spiega. E aggiunge: «È stato un caso eclatante di macelleria me-diatico-giudiziaria, i cui princi-pali protagonisti hanno acquisito grande notorietà pubblica, utile poi nel caso del pm a candidar-si, e hanno addirittura dato una spallata determinante al governo Prodi indagando il guardasigilli e lambendo anche il premier. E poi? Tutto in fumo!».

Laratta ricorda, ad esempio, la

mitica «Loggia di San Marino», su cui la Procura e i giornali scrissero fi umi d’inchiostro, e che era puro frutto di una battuta telefonica male interpretata, e tanti altri qui pro quo. «All’inizio tutti fum-mo entusiasti della possibilità che una grande inchiesta giudiziaria arrivasse fi nalmente al cuore del-la corruzione che grava nel siste-ma istituzionale calabrese, grave quanto o più della stessa ‘ndran-gheta», ricorda Laratta, «ma pre-sto ci si accorse che la componente di show mediatico iniziava a pre-valere su tutte le altre. Alla fi ne, lo scrive anche il Gup nella sua sentenza: è una storia sostanzial-mente priva di fondamento, ore e ore di intercettazioni inutili, salvo rovinare la vita di gente perbene, come Tonino Acri, presiden-te della Provincia di Cosenza, uomo di assoluta trasparenza e di onestà addirittura maniacale, che si ritrova sui giornali tra gli inquisiti, non riesce a spiegarsi, a chiarire, si am-mala, muore. E naturalmente è tra gli assolti».

Laratta ha organizzato una riunione, la prossi-ma setti-mana a Monteci-

torio, per formalizzare la richie-sta della commissione d’indagine: «Bisogna capire come sia stato possibile un simile disastro», sin-tetizza. E conclude: «Leggere la sentenza del Gup è illuminante. Le dichiarazioni della principale teste d’accusa sono state ritenute inattendibili, ‘‘non solo in quanto intrinsecamente incredibili, ma perché smentite dagli esiti delle attività investigative di riscon-tro compiute dagli inquirenti’. E le migliaia di intercettazioni te-lefoniche, durate per anni, sulle quali l’inchiesta si poggiava sal-damente ‘‘non forniscono alcuna

prova dell’esistenza del sodalizio descritto’’

Ecco, io dico che dobbiamo capire com’è possibile che un’inchie-

sta vada così avanti e

coinvolga

così tanta gente, facendo un così grande effetto mediatico-politico, avendo così poca sostanza al suo attivo».

Nel frattempo, l’ex pm, dando prova, se non altro, di grande trasparenza, accoglie sul suo blog sia molti messaggi di sostegno e solidarietà sia durissime criti-che. Dalle quali, però, si difende e contrattacca: «Nel descrivere alla Procura di Salerno le pesanti collusioni di non pochi magistrati del distretto di Catanzaro parlai anche del magistrato Abigail Mellace, il giudice estensore di quella parte del processo Why Not per il quale vi è stato il giudizio abbreviato. In realtà il procedi-mento Why Not dopo che mi è stato sottratto illegalmente è di-ventato altra cosa. Non entro nel merito della decisione del Giudice in questa sede, che a onor del vero fa acqua da tutte le parti (…), se non per premettere che non è il procedimento da me originaria-mente diretto, con risultati molto positivi, ma quella parte ricostru-ita da altri magistrati. Pertanto è falso imputarmi l'esito di quel procedimento».

Come dire: la commissione parlamentare d’indagine appa-re davvero indispensabile per arrivare, sul caso Why Not, ad almeno un po’ di verità.

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DI MARCO BERTONCINI

Il lodo Alfano costituzionale rode, e molto, all’intero mondo del centro-sinistra. Se Pier Luigi Bersani tira fuori minacce ostruzionistiche e di ri-

corso al referendum confermativo (del tutto scontato, posto che nessuno ne aveva mai prima dubitato), la Repubblica si scatena con pagine e pagine a metà fra politica e diritto costituzionale. Ovviamente sono stati (come spesso) tirati in ballo supposti timori quirinalizi (ieri sera Giorgio Napo-litano ha scritto una lettera al presidente della commissione Affari costituzionali del Senato, esprimendo «profonde perplessità» sulla norma che prevede «la sospensione dei processi penali anche per il presidente della Repubblica» in quanto contrasterebbe con la Costituzione), presuntamente avalla-ti dal solito stuolo di consulenti e consiglieri che dai tempi di Ciampi affliggono la vita parlamentare, posto che sembrerebbe scopo primario di costoro la ricerca di motivi di presunta incostituzionalità in leggi appro-vate dal centro-destra.

La scarsa memoria di troppi fa dimen-ticare qual era la situazione non del pre-sidente della Repubblica o del presidente del Consiglio, bensì di tutti i parlamentari italiani, prima che la ventata di demagogia conseguente a Tangentopoli facesse strame di uno scudo giudiziario a ragione introdot-to dalla Costituente.

L’articolo 68 della Costituzione fi no al 1993 prevedeva: «Senza autorizzazione della Camera alla quale appartiene, nes-sun membro del Parlamento può essere sottoposto a procedimento penale». Ben più, quindi, del lodo Alfano quale emerge dalla commissione del Senato.

In sostanza, il lodo stabilisce per il pre-sidente del Consiglio garanzie inferiori a quelle riservate, dal 1948 al 1993, a tutti i deputati e i senatori. Sarà bene ricordare che guarentigie simili esistevano pure nel periodo regio. Lo Statuto albertino stabi-liva: «Nessun Deputato può essere arre-stato, fuori del caso di fl agrante delitto, nel tempo della sessione, né tradotto in giudizio in materia criminale, senza il pre-vio consenso della Camera». Altrettanto opportuno è rammentare che l’immunità copre gli europarlamentari.

Ebbene, una statuizione come quella del lodo Alfano viene interpretata come un sovvertimento dell’ordine costituzio-nale, addirittura come una surrettizia introduzione della repubblica presiden-ziale. C’è, al proposito, da chiedersi se le verginelle vestali della Costituzione ritengano che sia veramente impossibile modifi care la Carta introducendo sul serio la Repubblica presidenziale (proposta, tra parentesi, un tempo sbandierata dal Msi, ma oggi giacente nel dimenticatoio sia di Fli sia del Pdl).

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Dal 1948 al '93 la Costituzione prevedeva la tutela

Tutti contro il lodo Alfanoma l'immunità è antica

Ecco come funziona (fortunata-mente) l’Italia. Un mese fa in una parte del quartiere di Rimini in cui abito hanno rifatto le strisce per terra. C’era anche un unico passag-gio pedonale prezioso che collegava due dei tre marciapiedi presenti. Ma le strisce, in questa occasione, non sono state rifatte. Ieri mattina, passando, vedo che degli operai si apprestano a rifare il manto bitu-minoso della strada (e allora perchè hanno rifatto la segnaletica meno di un mese fa?). Stamattina, altri due operai stanno infatti rifacendo di nuovo la segna-letica. Allora mi fermo e chiedo a due operai al lavoro se poi rifaran-no anche le strisce pedonali. Loro, gentilissimi, mi chiedono: «Ma c’era-no?». Io rispondo di sì. Loro mi dico-no, sempre molto cortesemente, che gli avevano detto che non c’erano. Ma se io sono sicura che c’erano, le faranno. Tornando a casa vedo che i due operai avevano lavorato di buona lena perché ne avevano già fatte la metà! E io che già pensavo in quale ufficio avrei dovuto andare per segnalare il problema. Il paese va avanti, non in base all’or-ganizzazione, ma alla buona volontà dei pubblici dipendenti. È un Made in Italy che forse non si può esporta-re ma che da noi è prezioso. La pub-blica amministrazione con il cuore in mano. Basata, non sul diritto ma sull’accondiscendenza.

Roberta Moraschi

Mentre in Italia Istat, Governo, Bankitalia e Centri studi vari si confrontano (anzi scontrano) sulla misurazione della dimensione del-la crisi, sulla base di raffinatissimi modelli econometrico-statitici, io mi baso su un indicatore molto meno raffinato ma molto più esplicativo. Mi metto ai bordi di una strada di grande comunicazione con l’asfal-to un po’ sconnesso e aspetto il passaggio dei camion con cassone che raccoglie le immondizie. Anni fa, intanto,erano più numerosi e passavano in silenzio (nei limiti loro possibili), oggi invece quando si imbattono nella sconnessione emettono boati tremendi. Viaggia-no vuoti.

Andrea Tribulini In via Giosuè Carducci a Milano

gli operai del Comune stanno rea-lizzando una pista ciclabile. I lavori comprendono anche la riasfaltatura di una striscia di strada larga quan-to la pista stessa. La via Carducci era stata riasfaltata un pio di anni fa in occasione della partenza del Giro d’Italia e quindi la riasfaltatu-ra odierna non doveva essere limi-tata alla pista ciclabile e a beneficio dei sederi dei ciclisti ma anche della schiena degli automobilisti. Ma c’è di più. Nel cartello che indica chi e quanti sono predisposti ai lavori si leggono i nomi di cinque ingegneri e di due geometri. Non sono troppi?

Franco Turba

LETTERA

Pubblica amministrazione made in Italy

Luigi De Magistris

Tremonti risponde a Bersa-ni sul fi sco. E cita l'ex mini-stro delle fi nanze Visco: «Mi permetto e a proposito di “idee” di suggerirLe la lettu-ra sull’Unità del 20 ottobre dell’articolo di Vincenzo Vi-sco, pubblicato sotto il tito-lo “Le ricette della sinistra? Sono scadute da un secolo”. Temo di concordare». Il mi-nistro dell'economia, dalla Corea, dove è in corso il G20 fi nanziario, ha risposto alla lettera del segretario Pd che gli aveva scritto prima che si riunisse il tavolo con le parti sociali per l'avvio della rifor-ma fi scale. Tremonti risponde in punta di fi oretto. Per esem-pio all'accusa che il governo vuole fare propaganda con il fisco: «Per noi (per l'Eu-ropa) le tasse evase devono essere recuperate e, solo se recuperate, possono essere utilmente e non propagandi-sticamente conteggiate per la riforma fi scale. Per altri è l'opposto: prima si fa fi nta di fare la riforma, poi si vede. Cosa è propagandistico?»

Tremonti citaVisco sul fi sco

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6 Sabato 23 Ottobre 2010 P R I M O P I A N O

Le possibili elezioni anticipate fanno della regione governata da Zaia il laboratorio dei terzopolisti

Veneto, in coda per battere la LegaI big centristi si danno appuntamento e tessono alleanze

DI LUIGI BACIALLI

Prove tecniche di Terzo Polo in Veneto, con la simultanea presenza di big centristi sul ter-

ritorio regionale. La parola d’ordine è una sola,

categorica e impegnativa per tutti, scherzava ieri un assesso-re regionale evocando Mussolini: battere la Lega o perlomeno ar-ginarne la crescita. Per questo sono già iniziate le grandi mano-vre in vista di possibili elezioni anticipate in primavera. Alleanze inedite nel laboratorio politico del triango-lo Padova-Ve-nezia-Treviso e un comune

nemico da battere, da destra e da sinistra, il Carroccio. Così, ieri , l’offensiva è partita con l’incontro pubblico tra il ministro del Lavo-ro Maurizio Sacconi, trevigiano doc ed ex socialista, e il veneziano Massimo Cacciari. Mentre oggi ad Asolo si rivedono per l’annuale faccia a faccia il presidente della camera Gianfranco Fini e Mas-simo D’Alema. Come se non ba-stasse, domani a Rossano Veneto sono attesi il ministro della difesa Ignazio La Russa e la sua col-lega dell’istruzione Maria Stella Gelmini (che pare abbia deciso

ieri di non interve-nire preoc-

cupata per le minacce rivoltele attraverso i social network dai no global di Padova). Nel contem-po approda a Mogliano il leader dell’Udc Ferdinando Casini per lanciare il Partito Nazionale aller-gico al federalismo e deciso a far ribaltare il Carroccio. Era que-sto l’obiettivo di Antonio de Poli, vanifi cato dalla scelta dell’asse Berlusconi-Bossi di candidare non più Giancarlo Galan ma Luca Zaia alla presidenza del-la Regione. Avesse vinto per la quarta volta consecutiva l’attuale ministro delle politiche agricole l’Unione di centro avrebbe sfer-rato con l’appoggio del nuovo go-vernatore un attacco «venetista» alla Lega sconfi tta. Invece quel-la aveva trionfato e buonanotte ai suonatori. Ma i centristi oggi tornano alla carica per approfi t-tare delle diffi coltà degli uomini di Alberto da Giussano in sella da sei mesi in Regione e che non riescono a decollare per la grave carenza di risorse fi nanziarie (è di 790 milioni di euro il taglio dei trasferimenti quest’anno), i con-trasti tra gli assessori sul riparto dei fondi per le Asl in profondo rosso e l’ostruzionismo dell’op-posizione. A far da coagulo tra gli insoddisfatti del Pdl e del Pd che non intendono rima-nere tagliati fuori, in questo

momento è «Verso Nord», il

movimento voluto dall’ex gover-natore Galan e da Cacciari per aggregare i moderati attorno ad un progetto politico che guardi ai valori dell’Europa.

Quali? Per esempio, spiega il coordinatore di Alleanza per l’Ita-lia Alessio Vianello, un modello di welfare più simile a quello fi n-landese che a quello americano dove vengono curati solo quelli che pagano mentre gli altri sono abbandonati a se stessi. Oppure l’immigrazione, dove l’approccio di Andrea Causin, una storia iniziata nelle Acli e terminata pochi giorni fa con le dimissioni da vicesegretario del Pd veneto, è quello di un cattolico progres-sista ovviamente molto diverso nei toni e nei modi dallo sceriffo Giancarlo Gentilini. Che mar-gini di manovra esistono perché si possa sperare nei favori di un elettorato che in mezzo a tanta confusione è un po’ in crisi d’iden-tità e che comunque continua ad ammirare la matrice popolare della Lega? Secondo Diego Bot-tacin, che ha lasciato il Pd perché contrario a un nuovo Ulivo e alla linea delle leader venete Laura Puppato e Rosanna Filippin, le prospettive sono ottime proprio perché il celodurismo è fi nito e le riforme federali sono ancora in fi eri. Il vicesindaco di Cittadella Giuseppe Pan, della Lega, dal

canto suo preconizza una rapida fi ne di «Verso Nord» perché for-mazione composta da vecchie vol-pi della politica in cerca di ricol-locazione e abituate a parlare di massimi sistemi quando invece la gente vuole vedere risolti proble-mi pratici. Secondo Pan la Lega vince perché pontifi ca poco ed è vicina alla popolazione che vuole scuole, asili nido e piste ciclabili. Scontri tra pedine che sono la punta dell’iceberg mentre là sot-to c’è la guerra nemmeno troppo sommersa tra Galan e Zaia, con il ministro che non perde occasio-ne per ricordare quanto lui fosse solito disertare le sagre e le feste per dedicarsi lontano dalla luce dei rifl ettori alla realizzazione di grandi progetti come il Passante e il Mose. Non ci sono fondi dopo i maxi tagli al sociale? Zaia ha il dovere di trovarli, tuona il suo predecessore. Gli fa eco Fran-co Frigo del Pd, ex presidente della Regione, che accusa la Lega di non aver combinato nulla dal giorno della vittoria. E Nicola Atalmi, consigliere regionale della federazione della Sinistra, critica l’immobilismo di Zaia sul fronte dell’economia e del lavoro. Ma è solo l’inzio di una lunga e sanguinosissima guerra. Di qui alle elezioni se ne vedranno di cotte e di crude.

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DI ANDREA BEVILACQUA

Affari d’oro in Scozia dopo la recente visita di papa Benedetto XVI.

Il pontefice che la vulgata definisce con meno appeal degli ultimi decen-

ni, l’anti-Wojtyla quanto a carisma e forza aggregativa, il Panzerkardinal che dovrebbe incutere paura e nessun fascino, il freddo censo-re della dottrina cattolica per anni prefetto dell’ex Sant’Uffi-zio, vende e fa vendere. Vende e fa fare affari d’oro.

Tanto che la società scozze-se di abbigliamento «Catholics with Attitude» ha deciso di apri-re un secondo outlet in America dopo che in seguito alla visita del Papa in Inghilterra e Scozia le vendite dei propri prodotti sono raddoppiate. La società fa T-Shirts e felpe con cappuc-cio. In occasione dell’arrivo del Papa si è inventata scritte del genere: «Squadra Benedetto», «Vaticano All Stars», «Amo papa Benny». Le ha fatte in vista dell’arrivo del Papa ed è stato «boom». Un boom che ancora continua e che ha spinto la società scozzese ad andare anche sul mercato americano. «Il papa vende», dicono. «C’è gente che indossa le nostre maglie con orgoglio. Si sentono parte di una comunità”.

Elliott Bohannon, portavoce della compa-

gnia, ha dichiarato recentemente: «Credo che ci sia stato uno spostamento culturale. La gente ha scoperto che può indossare una t-shirt con sopra quello in cui crede». Le vendite da genna-io a settembre di quest’anno sono raddoppiate, rispetto allo stesso periodo del 2009, ha detto Bohannon. «e abbiamo già superato le cifre eco-

nomiche dell’anno precedente di un bel po’. Le vendite sono andate al di là di ogni nostra aspettativa. Abbiamo davvero superato ogni più rosea previ-sione».

Le scritte più popolari sono state: «Squadra Benedetto», «Dio benedi-shirt ca il Papa», e «Cor Ad Cor Loquitur», il motto della visita papale. La compa-gnia, che ha base a Glasgow, si sta preparando ad aprire un secondo punto di distribuzione a Pittsburgh, Pennsylvania, per rifornire il mercato ame-ricano.

La crescente popolarità del-la società le è valsa un servizio

della Cbs americana qualche giorno fa. Catholi-cs with Attitude, fondata nel 2006, afferma che «tutte le decisioni che prendiamo e tutto quello che facciamo dovrebbe conformarsi alla nostra fede cristiana». Di recente felpe e T-shirts sono state consegnate a clienti negli Usa, in Francia, Germania, Cipro e Spagna.

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Grandi affari per Catholic with attitude, che raddoppia negli Usa

E papa Benny fa furore sulle t-shirt scozzesi

DI CESARE MAFFI

I telegiornali da giorni tra-smettono immagini di rivol-te francesi. Le manifestazio-ni scoppiano un po’ in tutto

l’Esagono, con una partecipazione forte. Naturalmente le cifre diver-gono, ma nessuno può negare la consistenza e l’ap-poggio della gente. Sembra che oltre i due terzi dei fran-cesi siano ostili a una riforma che si limita a far sa-lire a sessantadue anni l’età per la pensione ferma oggi a sessanta.Va da sé che qual-siasi citazione dell’incremento della vita media (ogni pensionato francese soprav-vive un quarto di secolo) non toc-ca consolidate visioni secondo le quali le pensioni percepite corri-spondono ai versamenti attuati. Il che, in un sistema previdenziale retributivo come quello francese, è falso, posto che buona parte di ciascuna pensione è a carico del-la fi scalità generale. Ma l’assurdo

della protesta è la parte primaria di giovani e studenti. A gridare, occupare, scioperare, scontrarsi sono coloro che pagano o paghe-ranno per garantire le pensioni ai sessantenni che non vogliono più lavorare. Sembra di essere tornati al maggio del ’68. Allora fu de Gaulle ad annunciare che

la ricreazione era fi nita, a sparire, per poi consul-tarsi col gene-rale Massu, e a tornare a Parigi ove la sfilata di centinaia di mi-gliaia di suoi so-stenitori all’Arco di Trionfo segnò l’apice del suo successo e la fi ne della rivolta, san-cita dalla clamo-

rosa vittoria elettorale di poche settimane appresso. Oggi, nono-stante Sarkozy sia determinato nel volere sconfi ggere i nuovi rivoluzionari, non c’è l’ombra di un Massu e non si vedono, non si dice il milione, ma solo i centomila, disposti a sfi lare contro la protesta.

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Si protesta contro la riforma delle pensioni

Francia in rivolta come nel 1968

Massimo Cacciari

Benedetto XVI

Nicolas Sarkozy

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Page 7: • Nuova serie - Anno 20 - Numero 252 - 1,20 * - Spedizione in a.p. art. 1, c. 1, legge 46/04 - DCB Milano - Sabato 23 Ottobre 2010 • MOSTRE A Parigi gli anti

7Sabato 23 Ottobre 2010Sabato 23 OttoP R I M O P I A N O

Il manager può lavorare tranquillo. E sulle aree espositive sorgerà la nuova sede della Rai a Milano

Expo, Tremonti benedice SalaUn segno di riconoscimento lo sblocco dei fondi ministeriali

DI GIULIO GENOINO

Avere contro lo scettici-smo, se non l’aperta sfi-ducia, dell’azionista di maggioranza relativa,

non è una condizione igienica per nessun manager: ma era appunto quella in cui s’era trovato Lucio Stanca, ex capo dell’Expo 2015 e già presidente dell’Ibm Italia e ministro dell’Innovazione, nei confronti di Giulio Tremonti, superministro dell’Economia e in quanto tale azionista al 40% della società organizzatrice dell’esposi-zione internazionale di Milano. La vera novità, sfuggita all’analisi dei più, è che i destini dell’Expo sono rifioriti da quando tra il nuovo capo-azienda, Giuseppe Sala, e il ministro-azionista si è avviato un rapporto positivo. E l’esito miraco-losamente consensuale del braccio di ferro sulle aree, risoltosi pochi giorni fa, si deve ricollegare an-che al ruolo di grande equilibrio e autorevolezza che Sala ha saputo ritagliarsi, grazie alle sue capacità ma anche a questa buona relazio-ne costruita con Tremonti.

Sala, già city-manager del Co-mune di Milano ma ancor prima capo dello staff di Marco Tron-chetti Provera in Telecom, ha

ritenuto doveroso da parte sua presentarsi a Tremonti – che sia pur superfi cialmente comunque già conosceva – non appena inse-diato. Un modo per trasmettere al ministro la sua determinazione ad agire in un quadro di condivisione, al netto del fatto che il sindaco di Milano Letizia Moratti – che dell’Expo è anche commissario straordinario – ab-bia notoriamente e da tempo un rap-porto ruvido con il capo del dicastero economico.

La dimostrazio-ne di realismo data da Sala è stata ben recepita, tanto che pochi giorni dopo l’insediamento del nuovo manager – ai primi di luglio - il ministero ha fi nalmente sbloccato i fondi che tardavano da mesi, pur essendo stati stanziati: 7,5 milioni di euro che hanno permesso ad Expo Spa di rimettersi a lavorare serena-mente. Perché il Mef (ministero dell’Economia e delle Finanze) ha il 40% della società dell’Expo, ma è l’unico azionista davvero «liqui-do», ovviamente più della stessa

Regione Lombardia, e molto di più del Comune. Per Tremonti, insomma, un personaggio come Sala è la prima garanzia del fat-to che la macchina organizzativa dell’Expo possa provare a funzio-nare a dovere.

Ma cosa accadrà adesso, dopo l’accordo raggiunto (e in parte estorto dall’Expo) per prendere

in comodato d’uso le aree espositive dai loro proprietari, ovvero la Fondazio-ne Fiera e il Gruppo Cabassi?

Le cose da fare sono tante, e per quanto quelle prio-ritarie siano tutte riferite all’organiz-zazione dell’evento bisognerà avviare paral le lamente anche la progetta-

zione del «dopo».Nascerà quindi un «tavolo»

negoziale tra l’Expo e i due pro-prietari delle aree per defi nirne la destinazione futura, dettagliando l’«accordo di programma del 2007» che di questa destinazione dava solo la cornice. L’orientamento è però già noto. Almeno il 56% del totale delle aree sarà destinato a

verde, e l’idea della Moratti, so-stenuta e sviluppata da Sala, è quella di realizzarvi il più gran-de parco bioclimatico d’Europa, una sorta di colossale giardino botanico, capace di richiamare visitatori da tutto il mondo. Sulla restante superfi ce liberata dalla manifestazione – i cui padiglioni, per legge, dovranno essere quasi tutti smantellati - i proprietari privati delle aree, che avranno nel frattempo dovuto accollarsi parte degli oneri di urbanizzazio-ne, potranno edifi carvi una specie di piccola città-satellite, oltre che – forse – un grande centro di pro-duzione multimediale nel quale troverebbe spazio la nuova sede milanese della Rai, fortemente voluta dalla Lega. La cittadella residenziale avrebbe all’attivo un livello qualitativo delle infrastrut-ture molto elevato e collegamenti eccezionali: due autostrade, due linee dell’alta velocità, Malpensa a due passi… Tutti i numeri per essere un successo. Intanto, si av-vicina un’incombenza più celebra-tiva che operativa: il passaggio di consegne dell’Expo dalla città di Shangai a quella di Milano, pre-visto – si è appreso ieri – per il prossimo 31 ottobre, in Cina.

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Il presidente dell’associa-zione degli ex parlamen-tari Gerardo Bianco se n’è avuto proprio a male per le parole di Francesco Boccia (Pd) su «milionari» e «poli-tici» che hanno partecipato alla manifestazione della Fiom. Tanto da dedicargli una lettera aperta a dir poco corrosiva. «Desidero soffermarmi, su quel suo sprezzante riferimento agli “ex parlamentari con vitalizio” che la colloca nel coro dell’italico qualun-quismo». «Con la sua bat-tuta», continua, «alimenta l’errata convinzione di una condizione privilegia-ta degli exparlamentari». E ancora: «Si rispetti chi, prima di voi, con passione, ha rappresentato l’Italia in parlamento e non si consi-deri “parassitario” un di-ritto riconosciuto in tutti i Parlamenti del mondo».

Franco Adriano

E Bianco lo Boccia

DI DIEGO GABUTTI

Se ne stanno lì come pecoroni. Sull’attenti, gongolanti e soggio-gati, a bocca aperta. Sono i parenti delle vittime e degli assassini dopo

il fatto di sangue che ha devastato le loro vite e illuminato a festa le aperture di tutti i telegiornali. Non poteva capitar-gli di peggio, sono re-duci da un funerale, li hanno sospettati d’omicidio, chi a torto, chi a ragio-ne, bene che vada gli toccherà fare la coda per lunghi anni nel parlatorio di qualche orrendo carcere, famiglie allo sbando, orrori senza fine, niente sarà mai più come prima, di notte piangono, di giorno pure, eppure sembrano conten-ti mentre fissano la telecamera e un giornalista, con l’au-torità che gli deriva dall’onnipotenza del mezzo televisivo e da nient’altro, rivolge loro domande che sono insieme atroci e insensate.

Lei, signora, sì, proprio lei, la moglie dell’assassino, che cosa vorrebbe dire ai parenti della bambina uccisa a revolve-

rate da quel povero pazzo di suo marito? Ah, suo marito ama soltanto lei, dunque tra lui e i due pregiudicati morti male non c’era un affare di donne ma (molto più no-bilmente) di droga. Grazie. E lei, vicino di casa del pensionato assassinato, che cosa

prova in questo mo-mento? Paura, eh? Grazie, molto gen-tile. Dov’è la vedo-va? Come non c’è la vedova? Perché non c’è? Dov’è andata, di grazia, quella buo-na donna? Al fune-rale? Ma adesso c’è la televisione, cazzo. Al funerale poteva andarci dopo. Be’, non importa. C’è almeno un cugino di secondo grado? Un cognato? Un ex compagno di scuo-la? Va bene anche una zia alla lontana (meglio se suora). No? Nessuno? Bel-la roba, ragazzi: noi lavoriamo e quelli si divertono, pian-gono, si torcono le mani, vanno al ci-

mitero. In questo quartiere, già abbastan-za infame e degradato, non c’è neanche più una briciola di civismo, dannazione. Be’, diamoci da fare lo stesso. Chiediamo un po’ al tabaccaio che cosa ne pensa. Va sempre peggio, eh, signor tabaccaio? Non

si può uscire di sera. Brutti ceffi . Droga. Mancanza di valori. Microcriminalità. An-che il tabaccaio, come la signora vestita a lutto e il signore in canottiera che abbia-mo intervistato poco fa, pensa che questo quartiere sia diventato assolutamente in-vi-vibb-bbi-le (con due «bbi») e che, peg-gio ancora, non ci siano nemmeno più le mezze stagioni. Tutta colpa del cal-do. Del governo. Del buco nell’ozono. Del surriscaldamento globale. Come dar-gli torto? Fermia-mo, per completezza dell’informazione, un passante a caso. Lei, bell’uomo, sì, proprio lei, come si vive da queste par-ti? Male, eh? Come? Vuole aggiungere qualcosa? Dica, dica. Ah, non ci sono più valori. Molto ben detto, grazie… No, davvero, grazie a lei, caro signore, le sue parole sono state decisamente illumi-nanti. Qui la scena del quadruplice delitto. Restate con noi. Tra poco, quando saranno fi nalmente fi nite le cerimonie funebri, da-remo la parola al sindaco, agli assessori, ad alcuni turisti paraguayani di passaggio e a ben quattro orfani, due dei quali zoppi

(e uno dei restanti ci sente poco). Per il momento è tutto. A voi, regia.

Ormai l’intervistatore televisivo da strapazzo è così abituato alla sottomis-sione da parte dei cittadini che ai suoi occhi chiunque cerchi di sottrarsi all’in-

tervista diventa automaticamente sospetto. Lui, il giornalista tele-visivo, professio-nalmente inetto, buono soltanto a rompere i coglioni, ha ormai per con-suetudine il diritto di puntare micro-fono e telecamere contro chiunque gli capiti a tiro, col-pevoli e innocenti, buoni e cattivi, in-timando loro con voce svenevole e ben impostata il suo immancabile: «Che cosa prova in questo momen-to?» Guai a non provare qualcosa. Chi non prova qualcosa è un ne-mico della società

e della sua colonna portante: l’infor-mazione ad minchiam. Morale: siamo stati rapiti dalla tivù (come quei poveri cristi degli X fi les, che venivano rapiti dagli alieni).

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SEMPRE PIÙ ALLUCINANTI I COLLEGAMENTI TV, IN DIRETTA DAI POSTI DEI DELITTI ALLUCINANTI

Dopo la pubblicità parlerà la mamma dell’uccisa stuprataRestate con noi perché avremo anche l’amica della cugina che ha aiutato l’assassino

Giuseppe Sala

mezzo televisivo e da

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mitero. In questo quart

Lei signora, proprio lei, la moglie dell’assassino, che

cosa direbbe ai parenti della bambina uccisa a revolverate da quel povero pazzo di suo marito? Ah, suo marito ama solo lei? Dunque, tra lui e i due pregiudicati morti male, non c’era un affare di donne ma solo di droga? Grazie. E lei, vicino di casa del pensio-

nato assassinato, che cosa prova in questo momento?

Paura, eh? Grazie. Dov’è la vedova? Come, non c’è la ve-dova? Perché non c’è? Dov’è

andata, di grazia, quella buona donna? Al funerale? Ma adesso c’è la televisione,

cazzo. Al funerale poteva andarci dopo

quadruplice delitto.

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e della sua colonna

Lei, bell’uomo, sì, proprio lei, come si vive da queste

parti? Male, eh? Come? Vuo-le aggiungere qualche cosa? Dica, dica. Ah, non ci sono più valori. Molto ben det-

to, grazie. Qui la scena del quadruplice delitto. Restate con noi. Tra poco, quando saranno fi nalmente fi nite le

cerimonie funebri, daremo la parola al sindaco, agli asses-sori, ai turisti paraguayani

di passaggio e a ben quattro orfani, due dei quali zoppi (e uno dei restanti, peraltro, ci sente anche poco). Per il mo-mento è tutto. A voi, regia. Parola di chi è abituato a

puntare il microfono come se fosse un arma

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Page 8: • Nuova serie - Anno 20 - Numero 252 - 1,20 * - Spedizione in a.p. art. 1, c. 1, legge 46/04 - DCB Milano - Sabato 23 Ottobre 2010 • MOSTRE A Parigi gli anti

8 Sabato 23 Ottobre 2010 P R I M O P I A N O

In arrivo la sanatoria bipartisan del concorso a preside

Il clan dei sicilianiLa Lega però non li vuole a casa sua

DI ALESSANDRA RICCIARDI

Quando i siciliani si muovo-no sono una forza. Davan-ti alla quale pure i leghi-sti chinano il capo. Salvo

poi blindarsi perché non ci siano contraccolpi a casa propria. Nei giorni scorsi alla camera è stato varato dalla commissione affari costituzionali, in sede deliberan-te e dunque senza passare per il voto dell’aula, un disegno di legge che sana la lunga querelle del mega concorso a preside svoltosi in Sicilia nel 2005 e poi annulla-to. A firmare il ddl tutti i partiti presenti in parlamento, pure il neonato Futuro e Libertà: Ales-sandra Siragusa (Pd, originaria di Palermo), Emerenzio Barbieri (Pdl), Paola Goisis (Lega Nord), Emanuela Ghizzoni (Pd), Capita-nio Santolini Luisa (Udc), Fabio Granata (Caltanisetta, Fli), Antonino Russo (Pd, Palermo) e Giammanco G a b r i e l l a (Pdl, Paler-mo). Il ddl, ora all’esa-me finale del senato, pro-babilmente sempre in

commissione in sede deliberante, consente di superare le bocciature del concorso espresse dalla giusti-zia amministrativa siciliana, su ricorso di due candidati e per vizi formali. Che avevano congelato anche la posizione dei 4.206 che il concorso ai tempi lo avevano superato. E che in questi cinque anni hanno lavorato da presidi. Il

ddl prevede, a chiusura di ogni contesta-

zione, che per la definitiva immissione in ruolo i

4.206 sosten-g a n o u n a prova scritta sull’esperien-

za maturata nel corso del ser-vizio. Per chi in-vece aveva su-

perato le

prove, ma non era riuscito ad ave-re il posto, sarà necessario uno scritto su un progetto elaborato durante il percorso di formazione. Il bello viene all’articolo 5, comma 2 che prevede la «rinnovazione della procedura concorsuale» an-che per chi era stato bocciato alle prove scritte. Oltre mille persone. Come? Mediante una valutazione ex novo degli elaborati di cinque anni fa. A ciascun elaborato verrà attribuito un nuovo giudizio e un nuovo punteggio. A garantire un minimo di anonimato ci penserà, dice il ddl, la stessa commissione giudicatrice. Che dunque prima riceve i plichi con gli scritti e poi decide come fare per evitare di sapere di chi sono. La Lega nel dare il suo assenso ha preteso, e ottenuto, una postilla: chi vince-rà il concorso «rinnovato» potrà avere i postili beri solo in Sicilia e per due anni. Secondo le stime, sono circa 200 le dirigenze che po-

trebbero liberarsi entro il 2012. Che così non saranno messe a disposizione di una selezione ordinaria, aperta anche ad al-tri. I ripescati siculi che non ce le faranno non potranno am-bire ad essere assunti in altre regioni (al Nord ci sono molti posti vacanti). La «rinnovazio-ne della procedura» lontano dalle coste sicule non vale.

© Riproduzione riservata

Il castello Sforzesco di Milano ospiterà il ca-podanno celtico. L’ap-puntamento verrà pre-sentato lunedì mattina, nel capoluogo lombardo, nella sala stampa di pa-lazzo Marino: arrivato all’undicesima edizione, il capodanno caro alla Lega di Umberto Bossi nel 2009 ha contato ol-tre centomila presenze. Il programma prevede l’allestimento di antichi accampamenti, tra dan-ze sfrenate, accese bat-taglie, sussurri d’arpe, la presenza di artigiani che lavorano terracot-ta, legno, vetro, rame, ferro, argento, pietre dure e feltro, per non parlare delle coinvol-genti voci del panorama celtico e folk nazionale ed internazionale, come dicono gli organizzato-ri, «alla scoperta di un patrimonio che è parte irrinunciabile dell’iden-tità culturale di Milano e della Lombardia». Un’oc-casione che non viene persa dall’Irlanda per promuovere il turismo verso l’isola.

Donato de’ Bardi© Riproduzione riservata

Capodanno,arriva il celtico

Umberto Bossi

DI BARTOLOMEO SCAPPI

Regione Veneto – Luca Zaia non dimentica di essere stato ministro delle politiche agricole. Da governatore della regione Veneto, ha ospitato nel veneziano palazzo Balbi il sindaco di Valeggio Angelo Tosoni, il comune di buongustai che vanta il rapporto più elevato al mondotra numero di posti a tavola e abitanti. E a Venezia sono arrivati tortellini a sfoglia sottile fatti a mano. Voto 8

Campidoglio – Oggi a Roma, in Campidoglio, è in programma un matrimonio su una bicicletta elettrica: il primo in Europa. Protagonisti, Adriano De Concini e la regista Liliana Ginannes-chi, che ha deciso di indossare un abito rosso, e che ha diretto numerosi episodi delle serie tv ‘Incantesimo’, ‘Gente come noi’, ‘Un posto al sole’, ‘La squadra’. Dopo il fatidico sì, la coppia si dirigerà a Trastevere, per il pranzo, con un corteo di bici elet-triche. Voto 7+

Auditorium – Lo hanno intitolato Gala delle risorse umane: un appuntamento che l’altra sera, nel romano Auditorium Parco della Musica, ha attirato una folla di dirigenti di multinazionali, chiamati a raccolta da Stefano Cuzzilla, presidente Fasi (Fondo di assistenza sanitaria integrativa). Dopo una lunga giornata dedicata al futuro, al lavoro e ai giovani. Voto 7

Piazza di Spagna – Nel centro di Roma ogni sera è festa: a piazza di Spagna, l’altra sera, traffi co bloccato. Ormai i giorna-listi sono i “vip” dei vernissage: come Emilio Carelli e Michele Cucuzza protagonisti per l’apertura di una boutique Santoni. Nell’elenco degli invitati c’erano pure Bruno Vespa, Augusto Minzolini, Clemente Mimun, Attilio Romita, Lamberto Sposi-ni… Voto 6+

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CONVEGNI E BUFFET

DI PAOLO SIEPI

Aldo Gastaldi, il leggendario Bisagno, l’unico non comunista nel comando della terza Divisio-ne Garibaldi che gravitava su Genova, è un cat-tolico che, verso la fi ne della guerra civile, dopo una lunga serie di contrasti, chiederà, al coman-do generale di Corpo dei volontari della libertà, l’abolizione dei commissari politici egemonizzati dai comunisti. Morirà in un incidente molto dubbio , un mese dopo la Liberazione. Il suo non sarà un caso isolato di un co-mandante sgradito al Pci che scompare a guerra appena fi nita o nell’ultimo minuto di lotta. Giampaolo Pansa in “I vinti non dimenticano” (Rizzoli), in libreria.

«Mi immagino il Paradiso come il cuore di Dio. Immenso. Guardi che l’aspetto anche lei in Paradiso, mi raccomando». (Si volta verso il fotografo). «Anche lei, caro il mio Stefano Loren-zetto. E se tardate, come mi auguro, mi troverete seduto sulla porta così» (Incrocia le mani e comincia a girarsi i pollici). «Non arrivano mai, quei macachi…». Roberto Busa, gesuita, 97 anni, inventore dell’ipertesto. Il Giornale .

L’entusiasmo della sinistra per Montezemolo (al netto dei suoi meriti e dei suoi limiti) conclude simbolicamente il quindicennio berlusconiano con il trionfo defi nitivo del berlusconismo. La sinistra, in questi quindici anni, dopo la sconfi tta dei Pro-gressisti di Occhetto, non ha fatto altro che tra-vestirsi, sperando, in questo modo, di conquistare

un consenso che, evidentemente, ritiene di non potere ottenere mostrando il proprio vero volto. Prodi e l’Ulivo sono stati un travestimento, e un travestimento è il partito democratico che si è scelto persino un nome americano per ripudiare le proprie radici. Fabrizio Rondolino, Vanity Fair.

I giornalisti sono soldati che stanno in trincea e lanciano allarmi su quello che vedono. Fuori è una notte senza luna, attraversata da nebbie. I soldati vedono male, vedono poco, mille ombre li ingan-nano, e mille uffi ciali e sottuffi ciali li spingono a non vedere e a non capire anche quello che a loro sembra chiaro. Nonostante questo, le grida sono necessarie e guai se si smettesse di scrutare e di dire quello che si è visto e capito. Giorgio Dell’Arti in “Primo libro delle profezie”. Marsilio.

La moglie di Tolstoj, Sofi a, era al centro di una congiura. Certkov, il padrone di Tolstoj, l’uomo che il sommo scrittore ha amato per 27 anni, fi no alla mor-te, voleva la testa di Sofi a. Ne aveva fatto un’emar-ginata, ridicolizzata, beffata e lei gridava al marito «Sodomita! Se non lasci quell’uomo, io dico a tutti che tu ti innamori solo dei maschi!». Ed era vero. E

poi Sofi a correva a suicidarsi nello stagno, ma la salvavano sem-pre. Certokov e Tolstoj la facevano passare per pazza. Barbara Alberti in “Sonata a Tolstoj” (Baldini & Castoldi”).

Solo Gaddo della Gherardesca ha la certezza matematica di essere inviato alle prossime nozze reali inglesi. Fra tutti gli altri grandi aristocratici italiani l’incertezza regna. Sovrana. Carlo Rossella. Il Foglio.

Sono giovane ricco e colto; e sono infelice, nevrotico e solo. Posseggo 14 pigiami tutti tagliati dal mio camiciaio, tutti con le cifre sul taschino, sei celesti per i giorni pari, sei bianchi a righine blu per giorni dispari, due bianchi per le domeniche. In “L’ultimo dei Weynefelt” (Sellerio) di Martin Suter che morì di cancro prima dell’arrivo in libreria di questa sua unica opera.

Strumenti che, secondo i cinesi, aumentano la potenza ses-suale: bile d’orso, pene di tigre, corno di rinoceronte, cavallucci marini, tartarughe d’acqua dolce. Cinesi soddisfatti della loro vita sessuale: 3%. New Yorker.

Non l’amo ma mi attira. Regis Jauffret, in “Tibère ed Marjorie”, Le Seuil.

Sant’Ignazio di Loyola, detto Inigo, fondatore dell’ordine dei Gesuiti, era un soldato di professione. Si convertì alla sua nuova missione durante la lunga convalescenza per le gravi ferite su-bite in combattimento durante la battaglia di Pamplona (1521). Entrato nel suo nuovo mondo, Inigo ci trasporta anche le parole e le attitudini del guerriero che è stato, cerca la gloria, sceglie uno stendardo, organizza un esercito. François Sureau in “Inigo” Gallimard.

Colpire i pali è più bello che segnare una rete. Abbatterli, è una prova di forza inaudita. Valerio Magrelli, in “Addio al calcio”. Einaudi.

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PERISCOPIO

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Page 9: • Nuova serie - Anno 20 - Numero 252 - 1,20 * - Spedizione in a.p. art. 1, c. 1, legge 46/04 - DCB Milano - Sabato 23 Ottobre 2010 • MOSTRE A Parigi gli anti

9Sabato 23 Ottobre 2010SabaECONOMIA E POLITICA

Ieri, al G20 della i nanza di Gyeongju, convergenza sulla proposta di Washington. Ma la Cina tace

Uno spiraglio nella guerra dei tassiCompromesso Usa in vista del vertice di Seul a novembre

DI SIMONETTA SCARANE

L’obiettivo dei grandi fi-nanzieri del mondo è cercare di appianare la guerra valutaria in vista

del G20 che si terrà l’11-12 a Seul. Il più importante fra tutti, visto che vi parteciperanno i leader di 33 paesi, dunque anche quelli che non fanno parte del G20, e le massime organizzazioni mondiali della finanza. Un passaggio d’ar-mi cruciale sulla scottante que-stione dei tassi di interesse che sta sconvolgendo le economie da quando la Cina sta artatamente tenendo bassi i tassi di interesse dello yuan con l’obiettivo di far gi-rare al massimo la macchina del suo export. Con la conseguenza di rallentare la ripresa dell’eco-nomia degli altri paesi, Usa in particolare. Gli Stati Uniti e l’Europa vorrebbero imporre ai paesi emergenti la fluttuazione delle monete secondo il mercato, ma la Cina frena sull’apprezza-mento dello yuan. E fiutando la «trappola», il governo del premier Wen Jiabao ha giocato d’anticipo martedì scorso, decidendo, per la prima volta dal 2007, di alzare i tassi di interesse per allenta-re la crescita dell’inflazione. In vista del vertice di Seul fra un paio di settimane, ieri i ministri delle finanze, e i governatori del-

le banche centrali dei venti pa-esi più importanti del mondo, si sono ritrovati a Gyeongju, nella Corea del Sud, per trovare un compromesso sulle svalutazioni competitive prima del summit sud-coreano. Seul si troverà stretta fra due poltrone, quella cinese e quella americana, e do-vrà mediare per assicurare il suc-cesso del suo vertice cercando di mantenere ai minimi la sua mo-neta, il won, il cui apprezzamen-to costituisce una minaccia alle esportazioni. Come è per la Cina. Atteggiamento, di Cina e Corea, criticato da Usa e Europa, e che ha portato il Brasile, primo paese ad allarmarsi per la guerra delle monete, a decidere di lasciare la sua sedia vuota all’incontro dei ministri finanziari, questo week-end a Gyeongju, impegnato, in casa a scongiurare la fiammata del real. Ieri, al G20 finanziario di Gyeongju, preparatorio al G20 di Seul, sembra essersi aperto uno spiraglio per un accordo di coo-perazione sui cambi, ma un’intesa definitiva an-cora non c’è. L’accordo riguarda la nuova linea Usa proposta del segretario alla Tesoro Usa, Timo-thy Geithner, di porre un tetto ai surplus dei

Paesi con larghi attivi correnti, un limite del 4% del pil, entro il 2015, ai deficit e agli avanzi commerciali che creano squilibri nell’economia mondiale.

La partita che si giocherà a Seul sarà decisiva anche per la Ue che subisce gli effetti della politica di stabilità del dollaro e quella del-le manipolazioni al ribasso delle divise dei paesi emergenti. La vo-lata dell’ euro è un ostacolo alla ripresa economica di Eurolandia, ha specifi cato l’eurocommissario agli affari monetari, Chrisitne Lagarde, e Jean-Claude Trichet e gli altri rappresentanti dell’Eu-rozona dovranno fare catenaccio per evitare che Seul diventi un G2 moetario Pechino-Washing-ton.

Cosa si intende per guerra dei cambi?La guerra dei cambi si caratterizza per un ricorso disordinato e non concertato da parte di numerosi paesi a una svalutazione della loro moneta per «dopare» la propria competitività. Si tratta del principio della svalutazione com-petitiva: far abbassare il corso della moneta per favorire le espor-tazioni. In caso di una vera guerra dei cambi, queste svalutazioni si accompagnano a un ri-alzo delle tariffe doganali. E comincia così una guerra commerciale. Uno scenario che fi nora non si è concretizzato, anche se le tensioni sono molto forti. E i rischi di un ricorso al protezionismo esistono, ammette l’organizzazione mondiale del commercio.

Perché una moneta sale o scende?In regime di cambi fl essibili, sono l’offerta e la domanda sul mer-cato che determinano il corso di una divisa. A breve termine i tassi di interesse delle banche centrali infl uenzano la domanda di va-

luta, mentre l’orientamento della politica monetaria guida l’offerta. A lungo termine contano invece la solidità

di un’economia, le sue prospettive di crescita e la sua bilancia commerciale. Per esempio il Brasile, in pieno boom, attira in massa i capitali stranieri, e il real vola. Mentre la crisi del debito della scorsa primavera nell’eurozona ha fatto affondare la divisa europea. Il dollaro obbedisce invece ad altre regole: sale in caso di panico sui mercati o di crisi fi nanzia-

ria, come dopo il fallimento di Lehman.

Quali gli effetti di una moneta che sale o scende?Le imprese esportatrici benefi ciano direttamente di una divisa debole, che rende i prodotti più attrattivi. Al tempo stesso una moneta deprez-zata fa salire il costo delle importazioni, soprattutto del petrolio, che infl uenza tutta una serie di prezzi: trasporti, distribuzione, industria. Col rischio di generare infl azione e di pesare sui consumi. L’impatto sulla crescita è più o meno forte a seconda della struttura della bilancia commerciale. Al contrario, una moneta forte permette di contenere i balzi delle materie prime e incoraggia le imprese a controllare i costi, cosa che può avere effetti positivi sulla crescita a lungo termine.

Come i poteri pubblici possono agire sulle divise?Dal momento che il nostro è un sistema di cambi fl essibili, è diffi cile manipolare il corso delle monete. I poteri pubblici possono interve-nire sul mercato dei cambi attraverso le banche centrali e i tassi di interesse. Ma questi interventi per essere effi caci necessitano di azioni coordinate. Lo si è visto in Giappone, dove l’azzeramento dei tassi non ha comportato un ribasso signifi cativo dello yen.

Come infl uenzare il corso della moneta europea?La diffi coltà di agire sull’euro è che esso riguarda se-

dici paesi dell’Unione europea, ossia altrettante politiche e interessi divergenti. Se attualmente l’euro è orientato al rialzo è perché la Bce man-tiene dei tassi di interesse più elevati delle altre banche centrali. E se durante la crisi di primavera la moneta europea si era forte-mente indebolita, ora gli investitori giudicano

l’area euro stabile e solida, nonostante e diffi -coltà dei paesi periferici come Grecia, Irlanda

e Portogallo.

Perché lo yuan sottovalutato sul dollaro fa paura?In teoria la Cina ha ancorato lo yuan a un paniere di valute (dollaro, euro, yen e won, la divisa sudcoreana). Ma dal momento che è il governo a fi ssare il tasso di cambio uffi ciale di questa moneta non convertibile, esso fa il bello e il cattivo tempo. Scambiata giovedì a 6,664 yuan per ogni dollaro, la divisa cinese sarebbe sottovalutata tra il 25 e il 40%, lamentano gli americani. Ma nessuno ne conosce il vero valore, dal momento che essa non fl uttua liberamente. E Pechino, che detiene 2.500 miliardi di riserve in dollari, non ha alcun interesse a vedere apprezzare la sua moneta. In più, uno yuan debole rafforza la competitività delle imprese cinesi sui mercati stranieri.

Cambi, sei domande crucialiper capire l’effetto sui mercati

Per il sesto anno consecutivo la provincia di Latina promuove, per gli istituti di istruzione di propria competenza, il progetto «Scuola-Famiglia», per favorire e rafforzare le comuni-cazioni tra gli istituti e i genitori degli alunni che la frequentano. Il progetto, che ha riscosso gradi-mento, prevede l’utilizzo di un portale internet (con servizi per la gestione di assenze, ritardi, voti e scrutini) che consente ai genitori di visualizzare pagelle, pagellini e i voti on line.

Tra i vari servizi, di parti-colare interesse l’invio di sms diretti ai telefoni cellulari dei genitori degli alunni per infor-marli su assenze, ritardi, voti, uscite anticipate, incontri scuo-la-famiglia e convocazione di consigli di classe straordinari. Inoltre, ai genitori viene for-nita una password per accedere alle informazioni pubblicate su internet in aree riservate.

Inoltre, da questo anno scolastico 2010-2011 saranno forniti alle scuole, con report e statis-tiche, strumenti di estrema utilità per l’analisi del fenomeno dell’assenteismo scolastico e per le operazioni di gestione e amministrazione del sistema.

Il progetto, nella sua globalità, innova e facilita le procedure gestionali, ne riduce i tempi e ha anche lo scopo di potenziare l’offerta formativa consentendo all’istituto il rafforzamento della propria immagine e del proprio prestigio sul territorio.

Pertanto, per l’anno scolastico in corso, la pro-vincia di Latina, su atto d’indirizzo del presidente Armando Cusani e dell’assessore alle politiche della scuola, Giuseppe Schiboni, impegnerà parte i fondi necessari sui competenti capitoli del bi-

lancio 2010 e parte su quelli del bilancio 2011 e provvederà a rimborsare le spese sostenute dai singoli istituti che aderiranno all’ iniziativa. L’impegno massimo previsto è così ripartito: per scuole fi no a 400 alunni: 1.008,00 € complessivi;.per scuole tra 401 e 700 alunni: 1.530,00 €; per scuole tra 701 e 1.200 alunni: 2.178,00€; per scuole tra 1.201 e 1.800 alunni: 2.832,00€.

«La bacheca virtuale messa in piedi dagli istituti scolastici», ha commentato il presidente Cu-sani, «ha ricevuto una imme-diata adesione da parte delle famiglie che si sono dimostrate favorevoli a ricevere informazi-oni relative all’attività didat-tica direttamente sul proprio cellulare. L’iniziativa è stata avviata subito dalla provincia nell’ottica della trasparenza ed

effi cienza, da noi sempre sostenuta». Il ministro della pubblica amministrazione e innovazione, Renato Brunetta, ha reso obbligatorio, dal mese di gennaio 2010, l’invio di un sms da parte delle scuole ai genitori degli alunni, che sono tenuti ad essere informati dei giorni di assenza dei propri fi gli.

Si è trattato di un lancio sperimentale che ha previsto la gratuità del servizio. Tra i progetti futuri del ministero ci sono anche la pagella digi-tale, il registro elettronico ed i certifi cati online. «Nella nostra provincia», ha concluso Cusani, «queste tipologie di servizi, che vanno oltre il dato di assenza dello studente, sono ormai consolidate da anni e il loro riscontro ci inorgoglisce».

Everardo Longariniportavoce del presidente

della Provinciadi Latina, Armando Cusani

PROVINCIA DI LATINA

La Provincia investe sulla bacheca virtuale

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Anticipate le iniziative del ministero

dell’innovazione come gli sms che informano

i genitori su voti e assenze dei fi gli iscritti

alle scuole della provincia

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10 Sabato 23 Ottobre 2010 ESTERO - LE NOTIZIE MAI LETTE IN ITALIA

Creati 150 mila posti di lavoro. Ma c’è una minoranza che non vuole saperne di integrarsi

Lo straniero si mette in proprioIn Germania una nuova attività su cinque avviata da immigrati

DA BERLINO ROBERTO GIARDINA

Il mio amico Salvo, da disoc-cupato a imprenditore. Si è laureato in storia dell’arte a Berlino, ovviamente non ha

conquistato una cattedra né un posto di direttore in un museo. È diventato commesso, poi ha scritto un libro e lo hanno licen-ziato. Troppo qualificato, è stata la giustificazione, forse motivata da invidia. Invece di acconten-tarsi del sussidio di disoccupa-zione, Salvo ha avuto un’idea e l’ha sottoposta all’Ufficio del lavoro, che l’ha approvata e gli ha messo a disposizione tutti i consiglieri necessari per avviare la pratica. Oggi Salvo organizza viaggi della memoria sulle trac-ce del nazismo. E gli pagano un sussidio doppio fino a quando potrà andare avanti da solo.

Salvo è uno dei molti stranieri di Germania che hanno creato imprese. L’anno scorso una nuo-va attività su cinque è stata av-viata da stranieri. Il mio amico per ora occupa solo se stesso, ma si calcola che gli altri abbiano creato 150 mila nuovi posti. Gli

stranieri sono un problema in Germania. Perché sono troppo pochi. Si cercano nuovi immi-grati qualifi cati per sostenere il boom economico che è ripartito alla grande. Solo che è diffi cile, se non quasi impossibile, richia-mare gli stranieri.

I turchi (oltre 2,5 milioni) e gli italiani (600 mila) hanno contri-buito a cambiare la società. Gio-cano nella Nazionale, gestiscono negozi e ristoranti. Le imprese turche in Germania sono circa 75 mila, impiegano 330 mila dipendenti e aumentano del 10% all’anno. E le persone sono integrate. Non tutte, ma la mag-gioranza. Su quasi 9 milioni di stranieri (gli abitanti della Ger-mania sono in tutto 82 milioni), si calcola che i refrattari all’inte-grazione siano circa un milione. È naturale che si parli soprat-tutto di loro e dei problemi che creano ma, di fatto, il processo di integrazione in Germania non è fallimentare.

Thilo Sarrazin, ex dirigente della Bundesbank e socialdemo-cratico, ha venduto oltre un mi-lione di copie del suo libro La Germania si autodistrugge, in

cui accusa i musulmani residen-ti nel paese di non volersi inte-

grare e di sfruttare il sistema sociale di chi li ospita. Non è un

razzista né un volgare populi-sta, anche se molte sue opinioni sono volutamente provocatorie o fuori posto, ma ha il merito di aver aperto il discorso su un tema scottante. Una minoranza rischia di rovinare il processo di coesistenza.

Il presidente della repubbli-ca, Christian Wullf, all’inizio di ottobre ha provocato scandalo dichiarando che «anche l’Islam appartiene alla Germania». Ma nei giorni scorsi si è recato in Turchia, e in Parlamento ha affermato: «Il cristianesimo fa parte della Turchia». Due di-scorsi coraggiosi. Abbiamo biso-gno gli uni degli altri: chiudere gli occhi, o avere paura di dire la verità, è pericoloso. Chi non lavora e non vuole imparare la lingua può essere rimandato in-dietro senza il timore di essere accusati di razzismo. Gli altri vanno aiutati in tutti i modi. Come Salvo, Doktor in storia dell’arte, ma che accetta altri lavori. Anzi, li crea. Incomincia ad avere tante richieste, al pun-to che l’anno venturo non potrà andare avanti da solo.

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DI MASSIMO GALLI

Fino alla fine della seconda guerra mondiale erano stati costruiti 4 mila aerei Boeing B-29 Superfortress

(superfortezza). Il loro compito era bombardare l’area del Pacifi-co. Oggi non è rimasto che un solo esemplare ad alzarsi in volo per i turisti, soprannominato Fifi.

In un periodo nel quale gran par-te dei velivoli del passato è fi nita nei musei a fare bella mostra di sé, Fifi , che ha compiuto 65 anni, è invece impegnato in una nuo-va missione: esibirsi in cielo e, di tanto in tanto, rappresentare la si-mulazione di un attacco atomico. E pensare che Fifi era stato sul punto di fi nire nel dimenticatoio. Per tornare a volare ci sono voluti quattro anni di revisione al motore, con una spesa multimilionaria. I proprietari, inoltre, hanno dovu-to ingaggiare una dura battaglia con l’amministra-zione federale dell’aviazione per ottenere un nuovo permesso di volo.

Inizialmente il B-29 era il più sofi sticato aereo bombardiere mai realizzato. Potendo vantare una cabina pressurizzata e sistemi automatici di tiro, il velivolo a propulsione con quattro motori poteva percorrere lunghi tragitti a elevate altitudini, sfug-gendo ai nemici in volo e alla contraerea, per but-tare le bombe sul Giappone. Il più famoso B-29, l’Enola Gay, sganciò l’atomica su Hiroshima.

Al termine della seconda guerra mondiale alcune varianti di questo velivolo rimasero in servizio fi no agli anni 1960, ma piano piano fu-

rono sostituiti da mezzi più moderni ed effi cienti. Ma nel 1971 un uomo d’affari di Dallas, veterano del confl itto mondiale, Vic Agather, riscoprì il velivolo nel deserto della California. L’esercito americano lo donò, a nome di Agather, a un gruppo di appas-sionati del Texas chiamato Confederate Air Force. L’aereo venne battezzato Fifi , dal nome della moglie di Agather, e iniziarono i lavori di recupero. Una volta restaurato e ottenuti i permessi di volo, Fifi tornò al centro dell’attenzione, riprese ad alzarsi in cielo e attirò la curiosità del pubblico e di numerosi turisti e visitatori.

Nel 2006, tuttavia, l’aereo dovette fermarsi per problemi ai motori. Ci vollero altri quattro anni e una spesa di 3 milio-ni di dollari (2,1 mln euro) per sosti-tuire i quattro motori e riportarlo in vita. Nel luglio scorso il nuovo volo inaugurale.

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Il B-29 Fifi era una gloria della seconda guerra mondiale

Le superfortezze belliche portano in volo i turisti

Tempi duri per la capi-tale spagnola. Il sinda-co di Madrid, Alberto Ruiz-Gallardon, si è

sfogato con il premier Zapate-ro, lamentandosi per la chiu-sura dei rubinetti finanziari da parte dello stato centrale. Il go-verno, d’altro canto, si trova in piena crisi e le città anch’esse, con un debito accumulato di 30 miliardi di euro, vittime della mancanza dei ricavi immobi-liari che avevano fatto la loro fortuna tra il 1990 e il 2000.

Dopo avere sospeso tutti gli aiuti, le autorità nazionali ria-priranno alcune linee di credito per i sindaci l’anno prossimo.

Ma a una condizione: l’indebi-tamento non dovrà superare il 75% delle entrate. La maggior parte delle città, tra cui Barcel-lona e Siviglia, potrà ricevere un po’ di ossigeno. Invece Ma-drid, come Valencia, non potrà accedere ai fondi. L’attuale pri-mo cittadino di Madrid assicura che, dopo le spese pazze del de-cennio scorso, ora si è tirata la cinghia e invoca l’aiuto di Zapa-tero. Che, però, politicamente si trova sulla sponda opposta. Ma, al di là di questo, è un intero pa-ese che non vuole fare ulteriori sacrifi ci per ripianare le follie fi nanziarie della capitale.

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Ha speso troppo e non riceverà più aiuti

Spagna, niente soldi per Madrid

A Berlino e nelle altre città vivono oltre 2,5 milioni di turchi

Fii è tornato ad alzarsi in volo negli Stati UnitiLa Gran Via di Madrid, centro dei locali e dello shopping

Le due pagine di «Estero - Le notizie mai lette in Italia» sono a cura di Sabina Rodi

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11Sabato 23 Ottobre 2010ESTERO - LE NOTIZIE MAI LETTE IN ITALIA

Il Museo d’Orsay propone le tele di Jean-Léon Gérôme, principe dell’arte pompiera

A Parigi gli anti-impressionistiIl cattivo gusto nascondeva una modernità paradossale

DI ANDREA BRENTA

È stato defi nito l’anti-Mo-net. Ma questo pittore ultra-accademico na-scondeva una modernità

paradossale, che una mostra in corso fi no al 23 gennaio al Musée d’Orsay di Parigi cerca di mettere in luce.

Jean-Léon Gérôme (1824-1904), professore all’accademia, pittore fra i meglio pagati della sua epoca, riteneva che l’Impres-sionismo disonorasse la Francia.

Quel che è certo è che lui è passato alla storia come uno dei massimi rappresentanti dell’art pompier, così definita in rife-rimento agli elmi brillanti dei personaggi delle grandi compo-sizioni che richiamavano quelli dei pompieri.

Né movimento né concetto estetico, questa pittura, un tem-po tacciata di accademismo steri-le, in realtà richiama fortemente l’arte contemporanea e il suo lato talvolta spettacolare.

Così oggi è diffi cile trattenere il riso davanti alle grandi tele di Gérôme, esilaranti collage di ci-tazioni e inverosimiglianze.

Lungo tutta la sua carriera l’artista francese ha tentato di far rivivere la pittura di storia. Il suo segreto? Considerare solo l’aneddoto choc.

L’esposizione è già stata pre-sentata a Los Angeles, dove l’ar-

tista conta collezionisti celebri, da Sean Connery a Jack Ni-cholson, che hanno uno spiccato senso dell’umorismo e ne apprez-zano soprattutto il lato hollywoo-diano. Tamerlano a cavallo su un letto di teste mozzate fa pensare

a Conan il barbaro. E Ben Hur non è lontano dalle arene dipinte con tocco sadico dal pittore. Non c’è dubbio che se Gérôme fosse vissuto più a lungo avrebbe ado-rato la settima musa.

Al côté cinematografi co si af-

fi anca il lato libertino del pittore, ben rappresentato nell’Intérior grec: una tela del 1851 che raffi -gura un antico bordello. Un’ope-ra che la critica dell’epoca defi nì indecente, puntando il dito anche contro i decori, pompeiani inve-ce che ellenici. Ma Theophile Gautier, di ritorno da Pompei, apprezzò il dipinto, che, comprato dal cugino di Napoleone III, fu accostato al celebre Bagno turco di Jean-Auguste-Dominique Ingres.

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DI SERGIO PEREGO

Poco più di due ore dopo la morte di John Fitzgerald Kennedy, Lyndon John-son giurava da presidente

degli Stati Uniti a bordo dell’Air Force One. Ma, dodici ore più tardi, il nuovo inquilino della Casa Bianca fu a un passo dall’essere ucciso da uno dei suoi agenti di sicurezza. A far emergere l’incredibile vicenda è lo stesso agente, Gerald Blaine, che affida il proprio racconto a un libro intitolato The Kennedy Detail. Il volume è il primo riguardante l’assassinio di Kennedy scritto da un addetto alla sicurezza.

L’autore, ora in pensione, dice che la notte del 23 novembre 1963 era in servizio fuori dall’abitazione di Johnson a Washington, quando il neopresidente si avvicinò a piedi alla fi ne del suo tormentato viaggio da Dallas alla capitale. La reazione istintiva dell’agente al rumore dei passi fu quella di attivare il suo fucile mitragliatore Thompson e prendere la mira. Narrando in terza persona, Blaine dice che era già pronto a fare fuoco. Egli si aspettava che i passi si allontanassero al rumore del fucile, ma essi si fecero ancora più vicini. Pochi secondi dopo il presidente girava l’angolo e l’agente si trovò con l’ar-ma puntata direttamente al suo petto. Nell’oscurità notturna il viso di Johnson era completamente bian-co. Per un soffi o non venne premuto il grilletto.

La versione di Blaine è comunque impossibile da verifi care poiché l’unico altro testimone, lo stes-so Johnson, morì nel 1973 e non fece alcun cenno all’episodio nelle sue memorie, in particolare nel

libro The Vantage Point (il punto di vantaggio). Il resoconto di Johnson termina con il suo arrivo a Washington e il trasferimento dall’Air Force One all’elicottero presidenziale Marine One, diretto alla base Andrews Air Force.

Dal canto suo, Blaine cerca inoltre di silurare l’opi-nione comune secondo cui il presidente Kennedy ebbe una relazione amorosa con Marilyn Monroe. Ci fu-rono soltanto due occasioni, scrive, nelle quali era noto che fossero insieme: il 19 maggio 1962, dopo aver cantato «Happy Birthday» al compleanno di Kennedy a New York; inoltre l’anno prima, a casa di sua sorella Patricia e del cognato Peter Lawford.

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Un agente di sicurezza rivela: per errore stavo per sparargli

Johnson, dopo il giuramento rischiò di essere assassinato

I concessionari di auto-mobili in Germania non vendono Bmw ai clienti provenienti dalla Svizze-

ra. La notizia è stata rivelata durante una trasmissione tele-visiva. I media elvetici hanno reagito duramente, ma un por-tavoce del costruttore tedesco ha spiegato che Bmw spera di proteggere una rete di vendi-tori svizzeri.

Con il cambio a 1,34 franchi per un euro, il tasso tra le due monete è aumentato di oltre il 10% in un solo anno. Il franco forte penalizza la competitivi-tà della Confederazione. An-che se i numeri non mostrano un brusco innalzamento del turismo da shopping, i com-mercianti temono che gli sviz-

zeri siano attratti dai prezzi favorevoli applicati in Alsazia, nella Franca Contea e in Ger-mania. Nei prossimi giorni la Commissione elvetica della concorrenza deciderà in meri-to all’apertura di un’inchiesta uffi ciale sulla vicenda. Bmw rischia una sanzione.

Quello di Bmw non è comun-que il primo caso del genere. Negli anni 1990 i distributori italiani di Volkswagen si ri-fi utarono di vendere le auto a clienti austriaci e svizzeri che volevano approfi ttare della sva-lutazione della lira. Nel 1998 la Commissione europea infl isse al costruttore tedesco una mul-ta di circa 80 milioni di euro per pratica anticoncorrenziale.

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La casa protegge i distributori elvetici

Bmw in Germania No agli svizzeri

A sinistra L’Intérior grece, sopra, Pollice verso,due opere di Gérôme

al Musée d’Orsay di Parigi

Il neopresidente giura accanto alla vedova Jackie Kennedy

Il cambio euro-franco penalizza i concessionari della Svizzera

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no già il quotidiano per abbonamento.

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Raccolti nostrani. In terra d’Africa L’Italia al primo posto in Europa per accaparramento di terreni

DI JAN PELLISSIER

L’Italia è al primo posto in Europa per «land grab-bing» all’estero. Letteral-mente «accaparramento

di terra», questa pratica è oggi una delle prime cause della fame nel mondo, poiché determina pesanti squilibri nei paesi poveri che su-biscono l’aggressione delle grandi potenze economiche. Cina, India, Corea del Sud e paesi del Golfo Persico sono i maggiori protago-nisti di questo fenomeno che solo negli ultimi anni ha riguardato più di 50 milioni di ettari nel mon-do, grosso modo la superfi cie della Gran Bretagna. L’Italia è leader a livello europeo davanti a Norve-gia, Germania, Danimarca, Gran Bretagna e Francia stando al rap-porto «Land grab study» stilato dal Fian che è la più importante associazione di Ong in campo ali-mentare. «Sicuramente rispetto ai cinesi il nostro è un approccio più morbido e silenzioso, all’italiana nel senso buono del termine», spie-ga Antonio Onorati, presidente di Crocevia che dal 1958 lavora nel campo della solidarietà e che

collabora direttamente con la Fao, «però i danni provocati alle economie all’agricoltura locali sono altrettanto gravi a cominciare dalla biodiver-sità». La presenza italiana è molto forte nel settore dell’or-tofrutta, nonostante il nostro pa-ese sia il secondo produttore eu-ropeo dopo la Francia. «Oltre alle delocalizzazioni di alcune produ-zioni, come il latte romeno usato per il pecorino sardo, sono essen-zialmente tre i settori in cui il land grabbing è decisivo per le nostre aziende», spiega ancora Onorati, «commodities, rendite a lungo termine e biocarburanti». Questi ultimi entro il 2015 dovranno rap-presentare il 10% del mercato dei carburanti secondo la Ue e chia-ramente in Europa non c’è modo

di centrare questo obiettivo. Il «land grabbing» colpisce però anche il nostro territorio, a cominciare dalle concentrazioni: oggi il 48% del terreno coltivabi-le è in mano al 3% delle aziende. «Siamo oramai a livelli sudame-ricani», avverte ancora Onorati,

«tra 2000 e 2007 hanno chiu-

so il 37% delle aziende agrico-le sotto i due ettari. Al contempo in Lombardia le aziende agricole hanno aumentato del 19% i ter-reni in loro possesso, a fronte di una crescita di appena l’8% del-la produzione». È però l’Africa a

soffrire maggiormente di questo fenomeno e se n’è discusso duran-te un incontro al Salone del Gusto in corso a Torino. «In Africa ci sono 700 milioni di ettari di superfi cie, di cui solo il 7% è irrigato e appena il 4% è coltivato», dice Franca Roiatti che al land grabbing ha dedicato il libro Il nuovo colo-nialismo, edito dalla Bocconi. «Nel 2050 saremo 9 miliardi, la terra è l’investimento più sicuro che si possa fare», spie-ga Roiatti. Che aggiunge: «In Africa un ettaro costa 20 volte

meno che negli Usa». Le colpe di questo nuovo colonialismo,

secondo Roiatti, sono diffuse, «a cominciare dalle regole del com-mercio internazionale: ad esem-pio le clausole di stabilizzazione, all’impossibilità di controllare l’effettivo rispetto degli accordi». L’Italia in tal senso non è tra i «pa-esi canaglia» preferendo spesso contratti di coltivazione all’acqui-sto vero e proprio fi no ad arrivare ad accordi locali, «ma il risultato è negativo ed ha ricadute pesanti anche sulla nostra agricoltura». Dove investe? In Africa e anche in Est Europa.

Non c’è solo l’Italia a soffrire del consumo di terreno agricolo, ma a rischiare è nientemeno che la Cina, il gigante che vanta orgogliosamente di sfamare il 22% della popolazione mondiale usan-do meno del 10% del terreno arabile mondiale. A sottolinearlo è un report della Xinhua, agenzia di stampa uffi ciale del governo cinese, che sotto-linea le «preoccupazioni crescenti» nell’ex Celeste Impero sulla possibile messa a repentaglio sul-la sicurezza cerealicola. «La produzione nazio-nale estiva di grano è scesa dello 0,3% rispetto all’anno scorso ad una quota di 123,1 milioni di tonnellate nella prima metà di quest’anno dopo una siccità prolungata verifi catasi nel Sudovest cinese. È stato il primo decremento della produ-zione estiva cinese di grano in sette anni», scrive il report. Soluzione suggerita: Pechino deve fi ssa-re una «linea rossa» per garantire che la propria quantità di terreno arabile non scenda mai a meno di 1,8 miliardi di mu, ossia 120 milioni di ettari (il mu è l’unità di misura cinese, circa 1/15 di ettaro). Secondo recenti statistiche del ministero per la Terra e le Risorse cinese (Mlr), la Cina è già quasi vicina al limite, visto che i mu disponibili nel 2009 sono stati 1,82 miliardi (circa 121,1 mln di ettari) e altri 123 milioni di mu (8,2 mln di ettari) sono andati in fumo tra il 1997 e il 2009. Secondo gli analisti, questo decre-mento è dovuto all’aumento delle costruzioni, più i programmi di riforestazione e danni causati da disastri naturali. Del resto, sottolineano, al momento la Cina sta attraversando una fase di

industrializzazione ed urbanizzazione rapire, che hanno l’effetto di rendere questo consumo «fi siologico». Ma gli allarmi cominciano ad al-zarsi: Kanayo Nwanze, presidente del Fondo Internazionale per lo sviluppo agricolo, ha chiesto alla Cina di raddoppiare gli sforzi per la salvaguardia del terreno agricolo perché Pechino possa continuare a sfamare la propria popolazio-ne. A proposito degli sforzi cinesi per la conser-vazione del terreno, bisogna ricordare che negli scorsi anni il governo ha tenuto attentamente sotto controllo il terreno edifi cabile e protetto severamente la protezione del terreno agricolo. Secondo la legge amministrativa rurale cinese, ogni specchio di terra arabile trasformato in ter-reno agricolo o industriale dev’essere rimpiazzato con una quantità equivalente di terreno. E i ricer-catori dell’accademia Cinese di scienze agricole sottolineano a Xinhua: Pechino deve migliorare le norme per garantire che la terra equivalente sia pari a quella consumata non soltanto a li-vello di estensione, ma anche e soprattutto per quel che riguarda la capacità produttiva. Senza però scadere negli errori di alcuni enti locali che hanno tagliato foreste per ottenere terreno, cosa che ha ampiamente danneggiato l’ambiente lo-cale. Come se non bastasse, ci sono anche i «ladri di terra»: secondo l’Mlr nei primi nove mesi del

2010 85.000 mu (circa 5.700 ha) di terreno arabile occupato illegal-mente, per fortuna una quantità pari a –10,4% rispetto al 2009. Ma la Cina (affamata) è vicina.

Antonino D’Anna

E anche la Cina soffre per il consumo di terre BOOM DI GIOVANI AGRICOLTORI A CUBA. Sarebbero 30 mila, se-condo il vicepresidente del con-siglio dei ministri cubano, Uni-ses Rosales del Toro, gli under 35 che si sarebbero aggiudicati la gran parte del milione di ha incolti concessi gratuitamente dal regime a chi s’impegna a coltivarli, innalzando così la defi citaria produzione alimen-tare isolana.

VIA LIBERA ALLA COLTIVA-ZIONE DI UNA NUOVA SOIA BT NEGLI STATES. È la soia a elevato contenuto oleico Plenish della Pioneer Hi-Bred (gruppo DuPont), che resiste meglio al calore renden-dola al contempo migliore dal punto di vista nutrizionale e adatta all’impiego industriale sotto for-ma di lubrifi cante.

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giunto una resa di 10,79 ton/ha coltivando la varietà P4Y71 sviluppata da Pioneer Hi-Bred con la tecnologia esclusiva Accelerated Yield Technology e la selezione assistita da mar-catori (Mas), che consente di potenziare la resa e migliorare le prestazioni agronomiche

HA PASSAPORTO BRITANNICO TWIN TOMATO, una pianta che produce in contemporanea due varietà di pomodori datterini a grappolo: una a polpa rossa (il Dasher) e una a polpa giallo-

arancio (il Santoran-ge). A selezionarla, con tecniche di breeding tradizionali, è stato

il vivaista Dobies di Paignton, nel Devon, che ha

innestato le due varietà su un unico portainnesto. Sa-rà in commercio a

primavera prossima al costo di 14,74 euro. Promette un +140% di resa ri-spetto a una pian-ta non innestata.

Luisa Contri

DAL MONDO

Supplemento a cura di LUIGI CHIARELLO

[email protected]

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1. 0,005% è il guadagno netto reale dei Governi quando vendono la loro terra secondo la Banca Mondiale

2. La Corea del Sud ha recentemente comprato 1,3 milioni di ettari di terra in Magadascar

3. Il 75% del cibo prodotto nel mondo arriva dai piccoli produttori che il land grabbing sta spazzando via

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I numeri del fenomeno

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20 Sabato 23 Ottobre 2010 AT T U A L I TÀ

L’Odg con cui gli assessori hanno bloccato Galan è scritto dall’associazione gialla

Ogm, comanda ColdirettiLa fi rma di Palazzo Rospigliosi sul no delle regioni

DI LUIGI CHIARELLO

Lo stop sugli ogm, che gli assessori all’agricoltu-ra delle regioni hanno dato al ministro Galan,

porta la firma di Coldiretti. Attenzione: non si tratta di una mera condivisione poli-tica o di un comune sentire tra enti territoriali e Palazzo Rospigliosi. Si tratta di una firma vera. Una firma virtua-le, non visibile, ma presente sul file contenente il testo del documento, che la conferenza delle regioni ha approvato a inizio ottobre. E con cui gli assessori hanno chiesto al capo delle politiche agricole di rinunciare a qualsiasi intento di autorizzare o sperimentare transgenico in Italia. Il docu-mento in questione è l’ordine del giorno 10/091/CR07/C10 del 7 ottobre 2010. Con esso le regioni hanno prima chiesto al ministro che attivasse la clausola di sal-vaguardia per «vietare la colti-vazione di Mais Mon 810 e della patata Amflora». E poi hanno detto chiaro e tondo a Galan che le regioni sono «assolutamente

contrarie alla autorizzazione della coltivazione degli organi-smi geneticamente modificati sul territorio nazionale». Nella stessa sede hanno deciso di non esprimersi sulle Linee guida di coesistenza tra colture convenzio-nali, biologiche e geneticamente modificate. La firma Coldiretti, si diceva, è verificabile con qualun-

que personal computer andando a leggere le proprietà del docu-mento. Il risultato è chiaro: la po-litica delle regioni sugli ogm la fa Coldiretti. Che ci mette la firma. Gli assessori ratificano.

DI GIUSY PASCUCCI

Nulla di fatto in Cdm sulle quote latte. Il ministro alle po-litiche agricole Giancarlo Ga-lan (come anticipato da Italia-Oggi del 21/10), ha relazionato al Consiglio dei ministri di ieri sulla situazione relativa alla vicenda quote latte. L’accordo politico per risolvere la questio-ne non è stato però raggiunto e la soluzione è stata rinviata ad un incontro tra Galan e i ministri degli esteri Franco Frattini, del-le politiche co-munitarie An-drea Ronchi e della semplifi cazione norma-tiva Roberto Calderoli. Sul-la rateizzazione delle multe la posizione di Galan è stata fer-ma. «Non ci saranno ulteriori proroghe», ha detto invitando i 563 produttori ancora non in regola a uniformarsi alla legge 33 e pagare la propria quota di produzione. Secondo i dati ri-portati dal ministro, i 563 pro-duttori che hanno splafonato e non hanno richiesto la rateizza-zione del prelievo intimato rap-presentano l’1,4% delle 40 mila aziende operanti nel settore e l’1% della produzione nazio-nale. Gli esuberi produttivi di latte sono costati all’Italia 4,4 miliardi di euro di multe trat-tenute dall’Unione Europea, di cui 1,87 a carico dell’erario, 0,4 pagati dai produttori, 2,1 mld a carico dei produttori stessi ma che devono essere ancora recuperati dallo Stato, pena l’apertura di una procedura d’infrazione da parte dell’Ue. Il problema del pagamento della sanzione è stato sollevato da Ernesto Carbone, coordi-natore del Forum Agricoltura del Pd. «Ogni anno dovremmo ricevere dall’Europa più di 6 miliardi e mezzo di contributi Pac, soldi dai quali l’Ue sottrae la somma delle multe che gli splafonatori devono pagare. In questo modo, i truffatori non pagano, e il debito lo si paga semplicemente facendo perve-nire meno contributi di quanti ne dovremmo avere». Attacco di Galan anche al sottosegretario Antonio Buonfi glio. «Non si è mai visto al mondo che un sottosegretario dicesse che la legge sull’etichettatura è una porcheria». Che ha replicato: «Ho espresso semplicemente una valutazione tecnica sulla mancanza di coperture fi nan-ziarie di alcune norme in esso contenute e della compatibilità con la normativa comunita-ria». Il cdm ha poi approvato un dlgs che detta prescrizioni in materia di identifi cazione, registrazione, scambio ed im-portazione di suini (direttiva 2008/71).

BASTA PROROGHE

Quote latte, nulla di fatto

in Cdm

«Per affrontare il tema degli ogm dal punto di vista della correttezza scientifica e pro-fessionale è necessario che gli esperti presenti all’interno del-la nostra categoria si riunisca-no in una commissione consul-tiva per il Consiglio Nazionale. Questo con l’unico obiettivo di stabilire, come dottori agrono-mi e dottori forestali, una linea scientifi camente corretta, sta-bilire regole deontologiche e un metodo comune validi per tutti i colleghi impegnati in questo settore». Così, il presidente del Conaf, Andrea Sisti, ha annunciato in settimana la nascita della commissione tecnico-scientifi ca sugli ogm dei dottori agronomi.

Agronomi e transgenico

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contrarie alla autorizzazione della coltivazione degli organi-smi geneticamente modificati

Firenze, 27 ottobre 2010 - Auditorium Cosimo Ridolfi - Via Carlo Magno, 7

Il valore della filiera agroindustriale.Un’opportunità di crescita.

10.00 Apertura lavori

Aureliano Benedetti Presidente Banca CR Firenze

Franco Scaramuzzi Presidente Accademia dei Georgofili

Interventi

Federico Vecchioni Presidente Agriventure

Arturo Semerari Presidente Ismea

Tavola Rotonda

Enrico Cisnetto, moderatore

Editorialista

Dario Stefàno Coordinatore nazionale Assessori Regionali

all’Agricoltura

Gianni Salvadori Assessore all’Agricoltura, Foresta, Caccia

e Pesca

Regione Toscana

Giuseppe Perissinotto Presidente Genagricola

Federico Grazioli Presidente e A.D. Agriconsulting

Fabio Garavelli Imprenditore agricolo

12.00 Conclusioni

Corrado Passera Consigliere Delegato

e CEO Intesa Sanpaolo

Giancarlo Galan

Ministro delle politiche agricole, alimentari

e forestali

Programma

Si prega di confermare la partecipazione tel. 055 2613848 - 055 2613732 e-mail: [email protected]

L’ordine del giorno della Conferenza delle regioni su www.italia-oggi.it/documenti

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21Sabato 23 Ottobre 2010Sabato 23 OttobreAT T U A L I TÀ

Le priorità: difesa del reddito, regolazione dei mercati, competitività, semplii cazione e aggregazioni

Una politica agraria per la nazioneConfagricoltura, Cia e Copagri dettano l’agenda al governo

Una nuova politica agraria nazionale. Da discutere in una Conferenza na-zionale sull’agricoltura

e lo sviluppo rurale che riunisca istituzioni e rappresentanze nel comune obiettivo di delineare un percorso di riorganizzazione dell’intero settore primario. Dopo il documento unitario sulla Pac, le tre organizzazioni professiona-li Cia, Confagricoltura e Copagri si sono di nuovo unite per pre-sentare una proposta congiunta per l’agricoltura nazionale. Che punta su interventi normativi e finanziari per la regolazione dei mercati, misure per la competi-tività, ricambio generazionale e aggregazione fondiaria. Lo scopo è tutelare il reddito degli agricol-tori. «Il nostro obiettivo comune è il reddito degli agricoltori», ha

detto Federico Vecchioni, pre-sidente Confagri, «nell’unitarietà non c’è perdita di identità, anzi c’è la volontà di percorrere insieme questa strada anche davanti alla politica». Nella stessa direzione le parole di Giuseppe Politi, pre-sidente della Cia. «Difendiamo il valore dell’agricoltura. Conoscia-mo molto bene i doveri degli agri-coltori ma c’è un loro diritto che si dimentica: avere un reddito». La divisione delle organizzazioni non può più essere un alibi secon-do il presidente della Copagri, Franco Verrascina. Che attac-ca: «Qualcuno ha detto che la re-sponsabilità è delle organizzazioni agricole per la mancanza di una proposta unitaria. Oggi questo ali-bi non c’è più. Ciascuno ha fatto un passo indietro per il bene delle aziende che rappresentiamo».

Rodrigo Cipriani Fo-resio è stato nominato dal ministro delle politiche agri-cole, Giancar-lo Galan, pre-sidente e a.d. di Buonitalia, la società sot-to vigilanza Mipaaf per la valorizzazione, promozione, tutela e internazionalizzazio-ne dei prodotti agroalimentari made in Italy. Fiorentino, lau-reato in economia e commercio in Bocconi, dopo essere stato vi-cedirettore vendite e assistente al presidente di Publitalia 80 fra il 1988 e il 2001, e country manager della start-up Dou-bleClick, a gennaio 2005 era stato chiamato a ricoprire la funzione d’amministratore de-legato Mediashopping, la so-cietà del gruppo Mediaset che opera nella vendita di prodotti a distanza.

Da Mediaseta Buonitalia

REGOLAZIONEDEI MERCATI

Costituzione di organizzazioni dei produttori ed interprofessioni ampiamente rappresentative ed • autorevoli.Rilancio della commercializzazione sulla base di accordi contrattuali, riconoscendo come sede naturale • dell’accordo, l’interprofessione. Più trasparenza nei processi di formazione dei prezzi lungo la i liera alimentare e più informazione ai • consumatori, a partire dall’etichetta d’origine.Rafforzamento degli strumenti di gestione dei rischi di mercato (assicurativi e fondi di mutualità) e i servizi • i nanziari volti a ripristinare i margini di liquidità delle imprese in situazione di crisi mercato.Revisione della legislazione in materia di op e regolazione di mercato.•

MISURE PER LA COMPETITIVITÀ

Stabilizzazione delle agevolazioni per la riduzione dei costi a carico delle imprese (riduzione contributi • previdenziali per le zone svantaggiate e delle accise per il gasolio).Previsione di due nuove misure i nalizzate a ridurre il costo del lavoro per le aziende operanti nelle • zone ordinarie.Estensione dei benei ci del credito di imposta per gli investimenti a tutte le imprese agricole • (Tremonti-ter).

SEMPLIFICAZIONE RAPPORTO

TRA PA E IMPRESE AGRICOLE

Rendere obbligatoria e generalizzata la cooperazione interamministrativa.• Rendere più celeri e certi i tempi e le procedure delle decisioni amministrative.• Realizzare il sistema di misurazione e controllo della burocrazia.• Introdurre la regola di valutazione d’impatto burocratico delle nuove leggi.• Costituire l’anagrafe delle aziende agricole-carta dell’agricoltore come banca dati unica di accesso della • pubblica amministrazione alle informazioni dell’impresa agricola.Domanda unica Pac modulare e l essibile contenente tutte le richieste e dichiarazioni dell’imprenditore • da presentare una sola volta.Fascicolo unico digitale e registro unico aziendale. • Sportello unico per le attività produttive e le imprese. • Riduzione tempi dei procedimenti amministrativi ed estensione nell’attività della conferenza dei servizi • del silenzio assenso.Comunicazione di assunzione plurima e snellimento procedure di rilascio del nulla osta al lavoro per • extracomunitari.Estensione del voucher.• Semplii cazione normativa sulla salute e sicurezza dei lavoratori.• Norme sulla sicurezza alimentare sostenibili per le diverse tipologie di imprese e autocontrollo da parte • dei produttori.

Razionalizzazione del sistema dei controlli:1) effettivo coordinamento delle diverse strutture di controllo;2) pianii cazione delle attività di vigilanza;3) autocontrollo aziendale e adesione delle aziende a sistemi di certii cazione riconosciuti.

RICAMBIO GENERAZIONALE E AGGREGAZIONE

FONDIARIA

Fiscalità di vantaggio per consolidare la competitività delle imprese più dinamiche e far crescere anche • le marginali.Adeguamento della legislazione in materia di consolidamento e sviluppo dell’impresa agricola alle nuove • i gure professionali.

Accesso al fattore terra:1) costituire un’agenzia per il riordino fondiario e la banca della terra come stanza d compensazione della domanda-offerta di terra;2) introdurre maggiori vincoli per la salvaguardia della destinazione agricola e forestale dei terreni.

Accesso al capitale i nanziario:1) rafforzare gli strumenti per il credito ai giovani agricoltori ed estendere l’utilizzo delle risorse pubbliche destinate al mercato fondiario ad iniziative di nuova imprenditorialità.

Sostenere le attività delle imprese giovani:1) azioni di mercato (società di commercializzazione, e-commerce);2) i scalità di vantaggio per i giovani agricoltori che investono in ricerca e innovazione.

Costituzione di organizzazioni dei produttori ed interprofessioni ampiamente rappresentative ed•

Le proposte delle tre organizzazioni

La notizia è passata quasi inosservata pur essendo ricca di signifi cati eco-nomici. In Nuova Zelanda, paese del nuovo mondo enologico ricco di terra

vitabile, il prezzo di un bicchiere di vino è ora meno costoso di un equivalente consumo di acqua minerale. Nella terra dei kiwi l’ecces-so prolungato di produzione vinicola ha fatto scendere il prezzo di un bicchiere di vino a l’equivalente di 33 centesimi di euro, mentre acquistare una bottiglia d’acqua da un quarto costa 36 centesimi. Soltanto un quarto di latte costa ancora meno del vino, 23 centesimi di euro. L’aggiustamento da eccesso di offerta parte dal nuovo mondo e vedremo dove arri-verà. Del resto la produzione di uve da vino è da sempre strutturalmente superiore alla domanda globale per il loro consumo annuale. Quando esiste un disequilibrio tra domanda e offerta sono possibili soltanto tre aggiusta-menti: ridurre la produzione così da evitare contrazioni nel prezzo medio; accettare un calo del prezzo medio, lasciando invariato il quantitativo prodotto; riconvertire in utilizzi nella produzione di beni alternativi che regi-strano una domanda crescente di consumo parte dell’eccesso di produzione. Nel caso del

vino gli spumanti oppure gli alcolici. Non si tratta comunque di un aggiustamento facile, perché i produttori sono molteplici e sparsi un po’ ovunque nel mondo e perché i mercati nazionali sono ancora molto «autoctoni», nel senso che i francesi o gli italiani, ad esem-pio, tendono a consumare il loro vino quindi rendono meno agevole un clearing globale del prezzo. Nella sostanza il mercato della produ-zione e del consumo del vino è soltanto sulla carta integrato e mondiale, nella sostanza è molto di più la sommatoria di tanti singoli mercati nazionali. Ciò signifi ca che l’aggiusta-mento dell’eccesso di produzione deve soprat-tutto avvenire nei singoli mercati domestici. Così si spiega anche perché l’effetto discesa sul prezzo medio si registra prima proprio in quei paesi, come la Nuova Zelanda, che hanno un mercato interno di consumo di vino di gran lunga più piccolo della produzione annuale, quest’ultima in gran parte dedicata all’espor-tazione. E lo stesso si registra per Australia e Cile. È però abbastanza ovvio che un eccesso strutturale di produzione prima o poi coinvol-

gerà anche i prezzi del vecchio mondo enolo-gico. Anche i consumatori europei se saranno messi davanti alla opportunità di scegliere tra una bottiglia australiana a forte sconto e un prodotto locale più costoso forse saran-no, nel corso del tempo, sempre più tentati dall’effetto prezzo. Certo oggi questo effetto da prezzo unico globale del vino è ancora reso diffi cile dai costi di trasporto, dalla diversità delle imposte nazionali ed anche dai gusti dei consumatori. Ma è altrettanto vero che negli ultimi anni abbiamo assistito agli effetti sui prezzi medi di altri generi di consumo di massa travolti dall’effetto defl ativo prodotto dalle fabbriche asiatiche. Questo fatto ha reso molto più opportunista e attento al prezzo il consumatore contemporaneo rispetto a quan-to non accadesse nel novecento. Signifi ca che produrre e commercializzare vino nel corso del ventunesimo secolo sarà un’attività molto più sofi sticata e diffi cile di quanto non lo sia stato fi nora. L’enologia ora è davvero globale e partecipa a pieno titolo al fenomeno del «mon-do piatto», del globo economico reso uniforme dall’azione delle forze mondiali di domanda e offerta.

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L’ANALISI

Troppa offerta, ora il vino costa meno dell’acqua

DI EDOARDO NARDUZZI

Vignetta di Claudio Cadei

RodrigoCipriani Foresio

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22 Sabato 23 Ottobre 2010 P O LT R O N E I N E R B A

Galan nomina pure Angelini e Pruneddu. In ballo c’è l’Ense

Inran, c’è posto per 3Gerolimetto commissario, più due vice

DI LUISA CONTRI

Il ministro delle politiche agricole, Giancarlo Galan, ha prontamente dato corso alla richiesta del professor

Carlo Cannella d’essere solle-vato dall’incarico di presidente dell’Istituto nazionale di ricerca per gli alimenti e la nutrizione (Inran). Galan ha nominato commissario stra-ordinario Ame-deo Gero-limetto e subcommis-sari due di-rigenti del M i p a a f : S i m o n a Angelini (responsa-bile del di-partimento politiche di sviluppo pres-so la direzione generale dello

sviluppo rurale, delle infrastrut-ture e dei servizi) e Salvatore Pruneddu (responsabile della direzione generale servizi ammi-nistrativi del Mipaaf). In sostan-za, da una poltrona che salta (peraltro non molto ambita per il gettone, più contenuto di quello di altri enti simili), ne sboccia-no tre. E ciò nonostante l’Inran fosse appena scampato al rischio chiusura. Era infatti stato inse-

rito nell’elenco degli enti inutili. A salvarlo dalla soppressione la decisio-ne di accorpamento con l’Ense, l’Ente naziona-le sementi elette, che finora ha certificato le sementi prodotte in Italia. I due enti, in re-altà, hanno poco in co-

mune (neanche la sede, visto che l’Ense ha sede a Milano). L’unico punto di contatto è che entram-bi gli enti sono sottoposti alla vigilanza del Mipaaf. In attesa che si perfezioni la procedura di nomina di un nuovo presidente all’Inran, che lo stesso Galan aveva individuato nel leghista Mario Colombo (si veda Ita-liaOggi del 16 ottobre scorso), il pidiellino Gerolimetto, già molto impegnato essendo a capo della segreteria particolare del mini-stro stesso, dichiara a ItaliaOggi: «Saremo fi n da subito operativi per affrontare la problematica dell’integrazione dell’Ense. La gestione commissariale durerà fi no alla nomina del nuovo pre-sidente. Nomina i cui tempi non dipendono da me».

Il rinnovo dei vertici dell’Asso-ciazione degli enti fi era euro-pei (Emeca) premia l’Italia con ben due poltrone. Per i

prossimi 24 mesi alla presidenza dell’organizzazione, che raggrup-pa 18 poli espositivi, è stato infat-ti chiamato Piero Venturelli, direttore generale di Riminifi e-re. Mentre alla vicepresidenza è stato riconfermato per il secondo mandato consecutivo Giovanni Mantovani, direttore generale di Veronafi ere. Riminese, classe 1947, laurea in scienze politiche, Venturelli intraprende la sua carriera in ambito turistico nel 1974. Nel 1986 approda in Rimi-nifi ere come direttore vendite, per diventarne direttore commerciale e responsabile R&D nel 1993 e di-rettore generale dal 1999. «Nella mia veste di presidente dell’as-sociazione», dichiara Venturelli,

«m’impegnerò nel supportare l’attività fi eristica degli associati, pubblicizzando le attività e facen-do opera di lobbying, nell’accezione più positiva del termine, presso le istituzioni europee. Occorre infat-ti sensibilizzarle sull’importanza che gli eventi fi eristici hanno per l’economia comunitaria. Le mani-festazioni organizzate dagli enti fi eristici aderenti a Emeca hanno infatti un indotto di 16 miliardi di euro. Una cifra importante, che rappresenta un vero e proprio vo-lano per le economie locali legate alle esposizioni nei quartieri fi eri-stici». Mantovani, porterà avanti in Emeca il suo lavoro d’individua-zione dei possibili coinvolgimenti comunitari in iniziative dei poli fi eristici e di progetti di largo re-spiro. In particolare andrà a oc-cuparsi delle tematiche connesse alle infrastrutture e alle ricerche.

Venturelli e Mantovani ai vertici Emeca

Due italiani a capodelle fiere d’Europa

L’elezione a vicepresidente del gruppo di lavoro fl orovivaistico di Copa-Cogeca per il prossimo triennio è per Mariangela Catta-neo una conquista, ma anche una sfi da. La 47enne imprenditrice ligure (è titolare di un’azienda fl oricola ad Arma di Taggia-Im) che ha già dimostrato la sua combattività nelle vesti di coordinatrice del gruppo d’interesse economico fl orovivaismo della Cia, si spen-derà infatti per stimolare il gruppo di lavoro fl orovivaistico di Copa-Cogeca ad adottare risoluzioni condivise e difenderle presso le istituzioni comunitarie. «Due sono i temi che necessitano di un’urgente soluzione», spiega Cattaneo a ItaliaOggi. «Le pmi del fi ore reciso necessitano d’una diversa normativa che le tuteli dalla concorrenza dei prodotti a basso costo provenienti dall’Africa. Puntare sulla qualità, sull’innovazio-ne, sulla differenziazione dell’offerta e sul risparmio energetico non basta a far sì che rimangano competitive. Le pmi delle piante non pos-sono invece sobbarcarsi, in questo momento, i costi del cambiamento del sistema di tracciabilità dei carrelli per la movimentazione del prodotto che Container cen-tralen vorrebbe far partire da gennaio prossimo».

Florovivaismo in Copa-Cogeca Cattaneo alla vicepresidenza Cremonini s’aggiudica il primo round del deli-

cato cammino verso il divorzio dal socio brasiliano Jbs insieme al quale avevano costituito a dicembre 2007 Inalca Jbs. Lunedì scorso il tribunale di Modena ha infatti respinto il ricorso del gruppo Jbs che intendeva nominare un direttore fi nanziario di sua fi ducia in Montana Alimentari, fi gura fi no a oggi non presente nella pianta organica della controllata di Inalca Jbs. Del merito della vicenda s’occuperà ora il tribunale arbitrale internazionale cui è ricorso il socio brasiliano. Cremonini, per parte sua, ha chiesto al tribunale arbitrale d’ac-certare se le acquisizioni da parte di Jbs d’aziende del settore carne in Europa e Russia costituiscano violazione degli obblighi di non concorrenza con-cordati a fi ne 2007 e riferiti proprio ai mercati europeo, russo e africano.

Laurea honoris causa per Giulio Gambelli. La proposta arriva da alcuni blog di vino, tra cui Wi-nesurf, per il «maestro» del vino toscano, Chianti Classico e Brunello in particolare. Giulio Gam-belli, detto «Bicchierino», 85 anni di Poggibonsi ha legato il proprio nome a vini come Pergole Torte, Rodano, Cacchiano, Ormani, Lilliano e Fonterutoli o Poggio di Sotto e Case Basse.

Zefferino Monini è il nuovo presidente di Um-bria Export, struttura di Confi ndustria Perugia a supporto delle aziende umbre sui mercati esteri. L’imprenditore spoletino subentra a Marco Tofi .

Vincenzo Brocco è il nuovo presidente dell’Anp-Cia. Abruzzese, succede a Mario Pretolani. L’elezione è avvenuta a Matera nell’ambito della quinta festa nazionale dell’Agricoltura.

Sono cinque gli agricoltori nella nuova giunta provinciale della Cia di Venezia. Si tratta di Valentino Boscolo, nuovo vicepresidente, Federico Zabeo, Paolo Quaggio, Luca Laz-zaro, Stefano Zulianello. Presidente è Mario Quaresimin.

Nuova giunta per la Cia provinciale di Cosenza. Al fi anco del presidente Francesco Barbarossa, sono stati eletti Angelo Bello, Giuseppe Ferraro, Luigi Filicetti, Natale Gallo, Antonella Greco, Ma-rianna Latricchia, Domenico Liguori, Francesco Mazzei, Maria Pirrone, Antonio Prospero, Vin-cenzo Quercia, Francesco Ritrovato, Angelo Rosa, e Pietrangelo Terranova. Eletto anche il direttore provinciale, Davide Vena.

Enrico Scipioni è il presidente della Cia di Rieti mentre Luca Zelli è vicepresidente. Completano la giunta Antonella Canestrella, Benedetta Maz-zatosta, Lina Gentili e Vincenzo Gregori.

La Cia interprovinciale Napoli-Caserta ha come presidente Salvatore Ciardiello, mentre Salva-tore Cuciniello, Guido Coppola e Francesca Fiore sono i vicepresidenti. Conferma per il direttore Fabio Marozzi.

Mauro D’Acri, imprenditore agricolo della provincia di Cosenza, è il nuovo presidente della Cia Calabria.

La Cia Campania ha eletto Generoso Cuci-no, imprenditore agricolo, come presidente. Al suo fi anco tre vice presidenti, Stella Maccario, Giuseppe Pirozzi e Fabio Ciervo.

ALTRE NOMINE

Amedeo Gerolimetto nasce a Castelfranco Veneto nel 1956. Di-plomato geometra, sposato, quattro i glie, imprenditore agricolo, esordisce in politica come consigliere comunale della sua città nel

1980, carica che mantiene per dieci anni (per un certo periodo è anche assessore comunale al patrimonio e agricoltura).

Fra il 2000 e il 2005 è consigliere regionale nella lista di Forza Italia per le elezioni regionali. Presiede la commissione speciale per la cooperazione e lo sviluppo, poi nel giugno 2008 ritorna in consiglio regionale. E a luglio

2009 è nominato presidente della prima commissione affari istituzionali e bilancio. Attualmente capo della segreteria particolare del ministro

delle politiche agricole, Giancarlo Galan, dal 15 ottobre scorso è stato nominato commissario straordinario dell’Inran.

Piero Venturellip.venturelli@riminii era.it

Giovanni Mantovanimantovani@veronai ere.it

Mariangela CattaneoContatto: [email protected]

Contatto:[email protected],

[email protected],[email protected]

Amedeo Gerolimetto

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23Sabato 23 Ottobre 2010STECNOLOGIA & INNOVAZIONE

Con la Braud 9000L, il gruppo Fiat festeggia il 35° anniversario del mezzo

Vendemmiatrice da evento Ecco il modello che New Holland lancerà all’Eima

PAGINA A CURA DI STEFANO CATELLANI

New Holland porta all’Ei-ma 2010 (Bologna Fiere dal 10 al 14 novembre) la «Braud 9000L». È la

nuova serie di vendemmiatrici che viene presentata in occasione dell’apertura dei festeggiamenti per il 35° Anniversario delle ven-demmiatrici semoventi Braud, che ricorre quest’anno. Braud ha inventato le vendemmiatrici polivalenti utilizzabili in altri impieghi oltre alla raccolta. Oggi,

le vendemmiatrici New Holland Braud sono in grado di svolgere tutti i lavori eseguibili a macchi-na nei vigneti, permettendo così di ottimizzare i costi di produzio-ne. New Holland è il solo costruttore ancora presente sul mer-cato dal giorno del lancio della prima vendemmiatrice mec-

canica nel 1974 e sono più di 12 mila le ven-

demmiatrici New Hol-land Braud vendute nel mondo. Una storia basata sull’innova-zione con i sistemi di

raccolta oscillanti, i convogliatori a norie, il sistema di scuotimento Sdc a dinamismo controllato, le cabine ultraconfortevoli e oggi con la «Braud 9000L». Il nuovo sistema brevettato per lo smon-taggio rapido e per il montaggio rapido delle altre attrezzature e il nuovo braccio anteriore co-mandabile dalla leva multifun-zione e regolabile sia in altezza che in lunghezza rivoluzionano

gli standard di qualità. Il sistema messo a punto da New Holland, semplice e veloce, permette a una sola persona di smontare la testa-ta di raccolta in soli dieci minuti e senza utensili. Una volta smon-tata la testata, sull’automotore può essere montata in meno di dieci minuti la nuova irroratrice, progettata in collaborazione con la Berthoud.

A un passo dall’Eima, la rassegna in-ternazionale della mecca-nizzazione agricola di Bologna Fie-re, i dati di Unacoma (i costruttori di macchine di Confi ndustria) dicono che le immatricola-zioni di macchine agricole re-gistrano, nei primi nove mesi dell’anno, un passivo per tutte le tipologie. Le trattrici segnano nel periodo gennaio-settembre una fl essione del 16,1% rispetto allo stesso periodo 2009, le mie-titrebbiatrici del 17%, le moto-agricole del 10,4% e i rimorchi del 2,8%. I dati – elaborati dall’associazione dei costrut-tori Unacoma sulla base delle registrazioni fornite dal mini-stero dei Trasporti – conferma-no l’andamento negativo che caratterizza il mercato nazio-nale da quattro anni a questa parte, ulteriormente accentuato dalla crisi internazionale che ha colpito i comparti produttivi negli ultimi due anni. Gli effet-ti sulle vendite degli incentivi rottamazione sono stati poco signifi cativi, data l’esiguità dei fondi stanziati dal governo (20 milioni per macchine agricole e per movimento terra), mentre migliori prospettive – secondo l’associazione dei costruttori – offre lo strumento dei Psr, i pia-ni di sviluppo rurale che preve-dono contributi per l’acquisto di macchine e attrezzature agricole. «Stiamo monitorando lo stato di avanzamento dei fi -nanziamenti Psr», commenta il presidente di Unacoma, Mas-simo Goldoni, «e purtroppo emerge un grande ritardo nel-lo smaltimento delle pratiche da parte di molte regioni». «A fi ne agosto», aggiunge Goldoni, «appena il 16,6% della dotazio-ne fi nanziaria complessiva era stata utilizzata, e il rischio è che cospicui fondi fi niscano per es-sere restituiti alla cassa comu-ne europea». Nei mesi prossimi sarà possibile valutare l’anda-mento del mercato, che cerca, al di là degli incentivi pubblici, strumenti e condizioni per un effettivo rilancio. L’esposizione internazionale dell’Eima – or-ganizzata da Unacoma Ser-vice e che si tiene alla fi era di Bologna dal 10 al 14 novem-bre prossimo – sarà l’occasione per avere il polso del mercato a livello nazionale e internazio-nale, e mettere a confronto do-manda e offerta di tecnologie, proponendo alla vasta platea degli agricoltori, dei contoterzi-sti e degli operatori della mec-canizzazione una sconfinata varietà di mezzi meccanici (cir-ca 25 mila modelli) prodotti da 1.600 industrie costruttrici.

DATI UNACOMA

Ma le vendite di agromezzi sono deboli

DI LUISA CONTRI

Gli installatori di pan-nelli fotovoltaici hanno nel mirino gli ortofl oro-vivaisti che gestiscono

serre. Costoro, per contro, sono alla ricerca di sistemi atti a far loro recuperare la marginalità perduta in questi anni di crisi. Un matrimonio che s’ha da fare? Meglio di no. A sconsigliarlo è Ce-cilia Stanghellini, docente d’or-ticoltura in serra presso l’Univer-sità di Wageningen in Olanda, che ha presentato a una recente lettura presso l’Accademia dei Gergofi li i risultati di un suo stu-dio sugli effetti sulla produttività delle colture in serra in presenza di pannelli fotovoltaici. «A mio avviso», afferma senza giri di pa-role Stanghellini, «l’installazione di pannelli fotovoltaici sulle serre dovrebbe essere tenuta come ulti-

ma ratio, dopo averne tappezzato tutti i tetti e i terreni disponibili. La produzione d’energia solare con questi pannelli entra infatti inevitabilmente in competizione con quella colturale svolta all’in-terno delle serre, captando la luce solare. Nella migliore delle ipotesi, il conduttore di serre de-stinate alla produzione di piante ornamentali a foglia del Sud Italia dovrà mettere in conto una perdi-ta di produzione pari a 12 cent per kWh d’energia solare prodotta. Una perdita certo accettabile, se, per contro, riceve un contributo di 40 cent per ogni kWh d’energia da fonti rinnovabili immessa in rete. Nel caso di coltivazioni orticole da frutto, invece, andranno messe in conto perdite di produzioni di gran lunga superiori, considerato che la captazione della luce da parte dei pannelli fotovoltaici potrebbe compromettere l’allegagione».

Stanghellini: il calo produttivo non è da poco

Serre fotovoltaicheAttenti alle perdite

Fari a Led e strumenta-zione digitale per i trat-tori. Sono queste le linee di sviluppo che AMA

Group propone al mondo agrico-lo. «Control View» è una nuova linea di strumentazione a display digitale, interamente personaliz-zabile, studiata per l’allestimento di cabine di medio-alto livello. Il contenitore è in gomma siliconica punta alla massima valorizza-zione dell’impatto estetico, mentre l’Hmi (interfaccia uomo-macchina) è completamente personalizzabile secondo le esigenze delle aziende agri-cole. «Control View» è dotato di display TFT LCD 7” a colori, con risoluzione 800x480 pixel su schermo antiri-fl esso ed antigraffi o, in grado di garantire massima performance anche in condizioni di luce o di la-voro particolarmente disagevoli. È dotato di due linee Canbus per colloquiare con centraline motore ed altri dispositivi dotati di inter-faccia Can. È in grado di gestire fi no a 4 ingressi video PAL/NTSC contemporaneamente, porta Usb e linee RS485 e RS232 permetto-no la connessione a pc per la dia-gnostica locale mentre la SD-card memorizza parametri garanten-

do una funzione di blackbox. La connessione Gsm è a disposizio-ne dei tanti agricoltori che hanno necessità di svolgere attività di diagnostica remota ed eseguire azioni correttive di teleassisten-za. AMA presenta anche i nuovi sistemi di illuminazione con i Led a basse emissioni. All’Eima 2010 l’azienda reggiana guidata

da Alessandro Mala-volti presenterà un

nuovissimo girofa-ro e un faro lavoro a Led. Due nuo-ve soluzioni per un’illuminazione sostenibile e ri-spettosa dell’am-

biente. Una ricer-ca che ha portato

a una riduzione dei consumi di energia: dieci

volte inferiori a quelli di una solu-zione tradizionale alogena, tanto da poter esser lasciati in funzione anche quando il veicolo è a mo-tore spento. L’elevata resistenza alle vibrazioni e agli shock mec-canici aumenta la vita media del prodotto: il girofaro può raggiun-gere infatti le 50 mila ore lavoro, mentre il faro lavoro supera le 30 mila ore. Con la calotta di colore arancio o blu il braccio su fi ssag-gio del faro lavoro permette infi ne un’inclinazione in avanti e indie-tro di 180° per direzionare la luce dove richiesta dall’operatore.

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Led al lavoro

Massimo Goldoni

LE CARATTERISTICHE

Potenza CEE R/IS (kW/CV)

da 104 a 129 kW

Numero di scuotitori (std)

14

Numero di panieri di raccolta

norie: 2x63

Serbatoi di raccolta in acciaio inox (l)

3.200 litri

LE

raccolta oscillanti, i convogliatorii il i di i

Il logo celebrativo

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24 Sabato 23 Ottobre 2010 A G R O I N D U S T R I A

Rinviato per ora lo stop ai contributi. Con la materia prima importata a rischio 80 mila posti di lavoro

Il tabacco cinese nei sigari d’Italia Se l’Europa taglia gli aiuti, la produzione nazionale va in barca

DI ANTONINO D’ANNA

Tra qualche anno, potrebbe-ro sparire sigarette e To-scani prodotti con tabacco interamente made in Italy.

Al loro posto potrebbero arrivare prodotti a tabacco cinese, brasilia-no, indiano. Lo scenario sembra apocalittico, ma c’è la possibilità che si verifi chi. È quanto accadrà se l’Unione Europea non doves-se prendere in considerazione le necessità dei produttori. Il peri-colo per il momento è stato evi-tato, visto che mercoledì scorso a Strasburgo l’Europarlamento ha bocciato il taglio alle sovvenzioni dirette ai coltivatori di tabacco. La questione scotta. Negli scorsi gior-ni, il ministro alle politiche agrico-le, Giancarlo Galan, ha ricordato di aver sottoposto la problematica al commissario europeo all’agri-coltura, Dacian Ciolos. Galan ha anche annunciato che nei prossi-mi giorni incontrerà di nuovo la commissione, per trattare di nuo-vo l’argomento di persona.

IL NODO COSTI. Ciò che espone il tabacco alla necessità degli aiuti europei sono i costi di produzio-ne della pianta, alquanto elevati.

Spiega a ItaliaOggi Pina Ro-mano, responsabile tabacco per Confagricoltura: «Le misure europee erano tre: l’articolo 68 del regolamento Pac, le misure agroambientali inserite nei Psr delle regioni tabacchicole» – che permettono di usare parte dei fondi ex tabacco che le regioni stesse riceveranno dall’Ue e che dovevano essere superiori ai mas-simali standard di 600 euro ad ettaro, deroga che deve ancora essere negoziata con la Commis-sione – «e l’accordo tra produtto-ri e manifatture. Quest’ultimo», spiega Romano, «esiste già da un po’, e da anni stiamo avviando col ministero trattative con le multi-nazionali come Philip Morris, Bat, Japan Tobacco – sono le più grosse – e anche con Mani-fatture Sigaro Toscano. Inter-pellata da ItaliaOggi, MST comu-nica di aver concluso un accordo con i produttori che tiene conto

dell’aumento dei prezzi, che sono assorbiti da MST senza ricaduta sui prezzi al pubblico. Insomma, rivela Romano, «abbiamo attivato un ‘‘movimento di fi liera’’ per ave-re assicurazioni dalle multinazio-nali di acquisti di tabacco italia-no. Le abbiamo avute da Philip Morris e Japan Tobacco: Philip Morris ha un accordo che scade quest’anno con questa campagna, e si sono avuti degli incontri col ministero per cercare di rinnova-

re queste intese». Di fatto cosa di-cono? «Dicono che c’è un impegno ad acquistare maggiori quantità di tabacco o mantenere le quan-tità di tabacco italiano, cercando di riconoscere un prezzo in linea con quelli che sono i costi di pro-duzione». Ogni anno, quindi, la fi liera prepara un documento sui costi di produzione, e sulla base di esso si adeguano i prezzi. Ma, per la Romano: «anche su questo oggi non c’è chiarezza, perché le

multinazionali vogliono garanzie. Non vogliono cioè investire su un prodotto che potrebbe fi nire da qui a qualche anno. Perché», denuncia la responsabile Confa-gri di settore, «se non ci saranno aiuti, i tabacchicoltori non cre-do continueranno a investire; a meno che il prezzo non aumenti in modo considerevole».

BIONDE ALLA SAMBA. Il rischio è che, tra quattro-cinque anni, po-tremmo non trovare più Toscani e sigarette made in Italy in tabac-cheria? «Potrebbe anche darsi. Ai ministri Galan e Sacconi abbiamo detto che chiudere gli incentivi al tabacco non signifi ca far smettere di fumare le persone, ma solo au-mentare le importazioni da paesi che producono tabacco a costi infe-riori del nostro con requisiti di ga-ranzia molto inferiori ai nostri. E oltretutto con manodopera a bas-so costo: ciò signifi ca distruggere l’indotto, l’agricoltura e mandare a casa almeno 80 mila persone: Chi sarebbero i benefi ciari di que-sta catastrofe, qualora si verifi cas-se? I soliti: «Brasile, India, Cina, Uruguay, sicuramente l’America Latina ed altri paesi dell’Asia che producono tabacco».

DI ANDREA PIVA

La crisi che sta attraversando il comparto sui-nicolo, spinge sempre più allevatori a ricorre-re alla soccida; il contratto agrario in base al quale il socio concede bestiame al soccidario

che presta l’opera. Costui a titolo di pagamento con-dividerà gli utili delle attività connesse. È di questo avviso Francesco Prandi, presidente di una coope-rativa di produttori carne suina, che commercia circa 150 mila maiali l’anno. «Confermo l’incre-mento di aziende in soccida, negli ultimi tre anni, che a differen-za nostra, non hanno perso denaro: di questo passo verrà sempre meno la figura dell’impren-ditore suinicolo». «I numeri parlano chia-ro», afferma Prandi, «l’1,27 euro per un chilo di carne che stiamo prendendo non ci permette di lavorare in pari. La soglia che ci consen-te di non perdere denaro è 1,30 euro kg/carne. La remunerazione che riceviamo è la stessa di 20 anni fa, ma il costo delle materie prime è triplicato».

Sempre secondo Prandi, per superare questa crisi, lo stato dovrebbe applicare agevolazioni fi scali per gli allevatori e si dovrebbe arrivare ad un prezzo unico mensile, in modo da poter programmare gli investi-menti. Un’analisi del mercato condotta da ItaliaOggi, rivela che la sicurezza di un guadagno contenuto ma costante ha la meglio sull’allevamento tradizionale infl uenzato dal mercato. Unapros (Unione nazionale tra le organizzazioni suinicole) conferma questa ten-denza: l’allevamento da ingrasso ha ormai oltrepassa-

to il 50% di suini allevati in soccida. Tale trend è stato avallato da un gruppo mangimistico che, da anni, ha fatto di questa forma di allevamento uno dei punti di forza, il gruppo Veronesi. È lo stesso presidente, Giordano Veronesi, a spiegarlo analizzando per ItaliaOggi il mercato suinicolo: «La nostra forza è stata quella di portare nella suinicoltura ciò che acca-deva nei paesi più all’avanguardia, cioè l’allevamento in soccida». Veronesi ha operato in questo modo: «Da anni la salvezza dell’avicoltura è stata quella di al-

levare utilizzando questo tipo di contratto; noi abbiamo portato lo stesso modus

operandi in ambito suinicolo». All’allevatore vengono for-

niti suinetti, mangime e corsi di formazione, ed egli vi investe mano d’opera ed energia elettrica. La retribu-zione avviene con il conteggio del posto

suino, ovvero in base al numero di capi al-

levati (attorno ai 40-45 euro). «Sempre più impren-

ditori ci chiedono di stipulare questo modello associativo», continua

Veronesi, «ritengo che sia dovuto al fatto che, al giorno d’oggi, non sia plausibile allevare maiali senza averli prima venduti». Un’altra realtà leader nel campo della trasformazione, il gruppo Levoni, ha illustrato a ItaliaOggi il fenomeno soccida: «Anche il nostro gruppo ha riscontrato nell’ultimo periodo un incremento di domande», afferma Aldo Levoni, pre-sidente del macello MecCarni, «le motivazioni che ci hanno spinti a iniziare con questo tipo di contratto sono relative alla qualità. In questo modo riusciamo a monitorare il ciclo di crescita del suino, partendo dalle materie prime somministrate».

Monitoraggio di ItaliaOggi tra gli allevatori, stritolati dal sottocosto

La crisi del suinicolo spingea siglare contratti di soccida

La forte e prolungata instabilità delle commodities agricole rende sempre più necessario prevedere strumenti che mettano al riparo il reddito degli agricoltori. Come derivati Otc (over the counter), swap e opzioni put e call, strumenti fi nanziari di hedging, ovvero di copertura, in grado di gestire i rischi generati dall’alta volatilità di prezzi e mercati. Degli strumenti fi nanziari per la copertura del rischio sulle commodity si è discusso a un seminario organizzato da Confagri, a Palazzo della Valle, nell’ambito del progetto «Futuro Fertile», con gli esperti Rabobank, banca privata classifi cata con rating tripla A da parte di Moody’s e Standard & Poor’s. Le differenze tra hedging (copertura) e investimento (speculazione) sono state illustrate da Eliana de Rossi, Corporate Risk Manage-ment di Rabobank, che ha precisato come non sia possibile coprire l’esposizione a tutti i tipi di commodities (ad esempio oggi manca un vero e proprio mercato per riso, orzo, olio d’oliva o anche solo per il grano duro). La copertura è possibile al ricorrere di tre presupposti: esistenza di un mercato future di riferimento, suffi cientemente liqui-do e con una correlazione minima con le commodities da coprire. Rispetto all’investimento di cui è incerto il risultato fi nale, l’hedging è un’assicurazione che riduce l’esposizione al rischio perdita dato dalla volatilità del prezzo, assicura una performance anche in pre-senza di movimenti di mercato opposti a quelli previsti, neutralizza l’impatto fi nanziario di shock di mercato controllando costi e ricavi, permette di fi ssare il margine di produzione e porre le basi per una strategia di crescita. Fra i principali prodotti hedging i derivati otc, gli swap e le opzioni put e call.

DERIVATI OTC. Sono derivati sulle commodities che si liquidano in valore e non sul mercato fi sico. Non sono quotati su una borsa specifi ca ma sono indicizzati ai future nei mercati regolamentati. A differenza dei futures, possono essere personalizzabili, confi denziali, non necessitano di un margining quotidiano e sono documentati dall’international swaps and derivatives association.

SWAP. L’otc swap è un contratto stipulato fra due controparti che si scambiano nel tempo un fl usso di pagamenti indicizzati al cambiamento di una commodity da un lato e di un prezzo fi sso dall’altro. Vi si può ricorrere se i prezzi pagati sono variabili e alla scadenza del contratto ci sarà una regolazione per differenza.

OPZIONE CALL E PUT. Sono contratti in base a cui l’acquirente dell’opzione acquista, tramite pagamento di un premio, il diritto ma non l’obbligo di comprare (call) o vendere (put) un sottostante a un dato prezzo d’esercizio (strike price) a una data futura. In caso di aumento del prezzo l’acquirente riceverà la differenza, in caso di diminuzione non perderà nulla, eccetto il premio versato per acquistare il diritto. Giusy Pascucci

Per il reddito degli agricoltoriRabobank ripropone i derivati

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Produttori Superi cie investita Tonnellate prodotte Lavoratori agricoli,

I numeri del comparto

Dati Confagricoltura

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25Sabato 23 Ottobre 2010

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La risoluzione dell’Agenzia delle entrate dopo le prese di posizione della giurisprudenza

Avvisi bonari non impugnabiliLe comunicazioni non contengono pretese tributarie defi nite

DI ANDREA BONGI

Niente ricorso contro l’av-viso bonario. Secondo l’Agenzia delle entrate infatti le comunicazioni

recapitate al contribuente a se-guito dei controlli automatizzati effettuati ai sensi degli articoli 36-bis del dpr 600/73 e dell’ar-ticolo 54-bis del dpr 633/72, non contenendo una pretesa tributa-ria definita, ma solo in itinere, non costituiscono atti suscettibili di autonoma impugnativa presso le commissioni tributarie. Il prin-cipio sopra esposto è contenuto nella risoluzione n.110/e diffusa nel pomeriggio di ieri dall’Agenzia delle entrate.

La necessità del suddetto in-tervento di prassi deriva da una serie di prese di posizione della giurisprudenza tributaria a segui-to delle quali sono sorte diverse perplessità in ordine alla capacità o meno degli avvisi bonari di for-mare atti suscettibili di impugna-zione di fronte alle commissioni tributarie.

La presa di posizione delle

entrate chiarisce infatti la reale natura dei c.d. avvisi bonari che costituiscono comunicazioni fi na-lizzate unicamente ad evitare al contribuente o al sostituto d’im-posta la reiterazione di errori e consentire allo stesso la regola-rizzazione di aspetti formali della dichiarazione. Si tratta, in buona sostanza, di atti il cui contenuto impositivo è ancora aperto e su-scettibile di modifi che anche in

virtù di eventuali rilievi ed osser-vazioni da parte dello stesso con-tribuente destinatario. L’avviso bonario insomma, secondo il citato documento di prassi, anche se può contenere l’indicazione di un pa-gamento da effettuare per evitare ulteriori spese, non rappresenta una «pretesa tributaria compiuta e non condizionata». Come tali le suddette comunicazioni non sono suscettibili, si legge nel testo della

risoluzione in commento, di tute-la giurisdizionale presso i giudici tributari.

La posizione delle entrate si allinea all’orientamento delle se-zioni unite della Cassazione (sen-tenze n. 16293 e 16428 del 2007) secondo le quali gli avvisi bonari non sono immediatamente impu-gnabili innanzi alle commissioni tributarie poiché «...manifestano una volontà impositiva ancora in itinere e non formalizzata in un atto cancellabile solo in via di au-totutela o attraverso l’intervento del giudice».

Il fatto che sia anche la stessa amministrazione finanziaria a defi nire le comunicazioni emesse a seguito dei controlli automa-tizzati quali atti non espressivi di un potere pubblicistico di tipo autorizzativo in grado di produr-re effetti negativi immediati per il destinatario, dovrebbe quindi impedire rischi ed incertezze nell’eventuale individuazione dell’atto suscettibile di impugnati-va. Se infatti fosse l’avviso bonario l’atto da impugnare davanti alle commissioni tributarie i contri-

buenti potrebbero rischiare, come è già successo nel recente passa-to, di vedersi respingere il ricorso avverso la cartella esattoriale di pagamento per difetto d’impugna-zione del vero atto impositivo.

Che su questo fronte vi fossero ancora incertezze interpretative è la stessa risoluzione a darne diretta conferma. In apertura della risoluzione si legge infatti che nell’ambito delle funzioni di indirizzo e coordinamento dell’at-tività di gestione del contenzioso tributario sono state rilevate di-verse controversie concernenti proprio l’impugnativa da parte dei contribuenti dei c.d. avvisi bonari. Da qui la necessità di una presa di posizione ufficiale da parte dell’amministrazione fi nanziaria circa l’incapacità di tali atti ad esprimere una pretesa tributaria defi nita.

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L’imposta sulle assicurazioni trova i codici tributo. Grazie alla risoluzione delle Entrate 109/E di ieri sono stati resi noti i codici tributi necessari per il versamento dell’imposta sulle assicurazioni e dei contributi sui premi delle RC auto e per il fondo delle vittime delle richieste estorsive e dell’usura. L’esigenza di istituire tali codici era emersa a seguito delle disposizioni contenute nel provvedimento direttoriale del 18/5/2010 di approvazione del nuovo modello di de-nuncia dell’ammontare complessivo dei premi ed accessori incassati. Si tratta di otto codici tributo da utilizzare nel modello F24-accise, fra cui: 3354 – imposta sulle assicurazioni, Erario; 3355 – imposta sulle assicurazioni, Erario acconto; 3361 contributo al fondo solida-rietà per le vittime delle richieste estorsive e dell’usura.

Imposta sulle assicurazioni Arrivano i codici tributo

Il diritto a percepire qualsiasi am-mortizzatori sociale è subordinato alla dichiarazione di immediata disponibili-tà al lavoro o ad un percorso di riqua-lifi cazione professionale (Did) rilasciata dal lavoratore. Lo ricorda l’Inps nella cir-colare 133/2010, con istruzioni operative alla dichiarazione, circa l’accertamento del diritto alle diverse prestazioni.

La normativa. La legge n. 2/2009 pre-vede che il diritto a percepire qualsiasi trattamento di sostegno al reddito sia su-bordinato alla dichiarazione di immedia-ta disponibilità al lavoro o ad un percorso di riqualifi cazione professionale. Prescri-ve, altresì, che qualora il lavoratore rifi uti di sottoscrivere la dichiarazione ovvero, una volta sottoscritta, rifi uti un percor-so di riqualifi cazione professionale o un lavoro congruo, lo stesso (se destinatario dei trattamenti di sostegno del reddito) perda il diritto a qualsiasi erogazione di carattere retributivo e previdenziale, an-che a carico del datore di lavoro, fatti sal-vi i diritti già maturati. La dichiarazione Did deve essere presentata su apposita modulistica all’Inps all’atto della doman-da di ammissione a qualunque intervento di sostegno al reddito. Pertanto, si legge nella circolare, è importante che il lavo-ratore preventivamente sottoscriva tale dichiarazione di disponibilità, in assenza della quale non può percepire nessuna

prestazione, né l’azienda è au-torizzata a porre a conguaglio somme relative alle suddette prestazioni per il lavoratore in questione.

Cig in deroga. Per quanto riguarda gli ammortizzatori sociali in deroga, la circolare n. 75/2009, nel ribadire che il pagamento della prestazione è subordinato alla sottoscri-zione da parte dei benefi ciari della Did, ha previsto che le dichiarazioni andavano sot-toscritte dai lavoratori nel momento in cui le aziende inviavano le informazioni necessarie (SR41) al paga-mento della prestazione. Successivamen-te, al fi ne di semplifi care gli adempimenti a carico dell’azienda, la raccolta delle Did è stata anticipata al momento della pre-sentazione della domanda di accesso al trattamento (Mod. IG15/Deroga COD.SR100, quadro F). Pertanto, attualmen-te il datore di lavoro che presenta una domanda di integrazione salariale in de-roga deve raccogliere e custodire presso di sé le DID dei singoli lavoratori inte-ressati (Mod. DID-COD.SR105). L’Inps spiega che è in corso di predisposizione la procedura che consentirà alle aziende, a partire dal mese di gennaio, di trasmet-tere all’atto della sospensione e/o ridu-

zione dell’attività per Cig, con il fl usso uniemens, tutte le informazioni relative all’attività lavorativa di ciascun lavorato-re compresa, la trasmissione della notizia sulla compilazione della Did. L’autorizza-zione al conguaglio delle somme relative alle anticipazione delle prestazioni da parte delle aziende sarà subordinata alla acquisizione e comunicazione (da parte delle aziende stesse) della sottoscrizione della Did dei lavoratori interessati.

Cig ordinaria. Anche per le integra-zioni salariali ordinarie è prevista la sot-toscrizione di una sola Did limitatamente all’adesione ad un percorso di riqualifi ca-zione professionale, ma valida per le 52 settimane di potenziale protrazione del benefi cio. Le aziende presentano doman-

da di accesso ai trattamen-ti di rispettiva pertinenza, con l’apposita modulistica (Mod.IG15/ED-COD.SR38 e Mod.IG15/IND-COD.SR21), sottoscrivendo la dichiarazione con la quale attestano di avere raccolto e di conservare presso di sé le Did presentate dai sin-goli lavoratori interessati (quadro T).

Contratti di solidarie-tà. Gli interventi di inte-grazione salariale straor-

dinaria, secondo la legge 223/91, possono essere richieste per ristrutturazione/rior-ganizzazione/riconversione aziendale, per crisi aziendale, per procedure concorsuali con cessazione dell’esercizio di impresa nonché per cessazione di attività anche biennale. Al termine della procedura sin-dacale prevista dalla normativa, l’azien-da presenta all’Inps l’apposito modello di domanda (Mod.IG15/Str–COD.SR40) contenente la dichiarazione di avere rac-colto e di custodire presso di sé le DID dei singoli lavoratori interessati dall’inter-vento. Le DID individuali vengono rac-colte con lo stesso modello già aggiornato per le altre integrazioni salariali (Mod. DID-COD.SR105).

Gigi Leonardi

CIRCOLARE INPS: SEMPLIFICATA LA DICHIARAZIONE DI DISPONIBILITÀ AL LAVORO

Ammortizzatori sociali più rapidi

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IL MODELLO DID

È il modello attraverso il quale i lavoratori possono rendere la dichiarazione di immediata disponibilità al lavoro o ad un percorso di riqualificazione professionale, necessaria ai i ni dell’ammissione a qualunque intervento di sostegno al reddito (ammortizzatore sociale)

IL VINCOLO

Il lavoratore deve preventivamente sottoscrivere la dichiarazione di disponibilità (il modello Did), in assenza della quale non può percepire nessuna prestazione, né l’azienda è autorizzata a porre a conguaglio somme relative alle prestazioni di sostegno al reddito erogate allo stesso lavoratore

dtcÈ il modello attraverso il quale i lavoratori possono

I chiarimenti

La risoluzione su www.italiaoggi.it/documenti

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26 Sabato 23 Ottobre 2010 GIUSTIZIA E SOCIETÀ

PROFESSIONI/ È quanto emerge da una serie di rapporti redatti dalla Commissione Ue

Direttiva qualifiche col frenoDialogo diffi cile tra gli stati. E non mancano casi di abusi

DA BRUXELLES GIANLUCA CAZZANIGA

La direttiva qualifi che si impantana nel dialogo tra autorità amministra-tive. Il ministero della

giustizia ha registrato diffi col-tà ad individuare le autorità competenti degli altri Paesi Ue. Mentre non mancano (si veda il caso degli avvocati in Spagna) casi di abuso della direttiva, la cui implementazione richiede-rebbe sistemi di riconoscimento automatico. Il sistema generale di riconoscimento delle qualifi -che professionali in Europa, insomma, rappresenta un buon risultato, ma persistono diversi problemi legati al funzionamen-to della normativa attualmente in vigore (la direttiva 2005/36/Ce). È quanto emerge da una serie di rapporti redatti dai ventisette stati membri dell’Ue e pubblicati ieri dalla Commis-sione europea. Alcune autorità italiane competenti, tra cui il ministero della giustizia, che è l’autorità nazionale competen-te per ingegneri, avvocati, com-mercialisti e altre categorie di

professionisti, hanno dichiarato che «il sistema generale di ri-conoscimento può considerarsi sostanzialmente efficace, in particolare con un buon rap-porto tra costi e benefi ci». Co-sti che riguardano soprattutto l’eventuale autenticazione dei documenti, quando non viene utilizzata l’autocertificazione ed eventuali traduzioni giura-te. Tuttavia le autorità italiane hanno riscontrato qualche dif-fi coltà nella procedura di riferi-mento, quando le condizioni per il riconoscimento automatico non sono soddisfatte. Diffi col-tà relative in particolare allo

scambio di informazioni tra autorità competenti di diversi paesi europei. Nel Rapporto si evidenzia, tra l’altro, che le informazioni fornite dai pun-ti di contatto o dalle autorità competenti degli altri stati membri in fatto di regolamen-tazione sono state poco chiare. Senza contare i casi di utilizzo abusivo di un titolo professio-nale. «Si sono manifestati casi di uso abusivo delle previsioni della direttiva (vedi sentenza della Corte di giustizia del 29

gennaio 2009), per esempio per titoli di avvocato e ingegnere conseguiti in Spagna e cioè nei casi della cosiddetta formazione mista», continua il rapporto. A questo proposito, alcune autori-tà competenti hanno suggerito di valutare la possibilità di sem-plifi care il procedimento buro-cratico attraverso lo sviluppo di piattaforme comuni tra i paesi europei. L’obiettivo è ridurre le differenze sostanziali dei requi-siti formativi e professionali che consente un riconoscimento au-tomatico. Tali piattaforme sono previste dalla direttiva europea vigente, ma non sono ancora

state realizzate secondo l’ese-cutivo di Bruxelles. Un altro punto saliente della direttiva riguarda la mobilità tempora-nea di un lavoratore autonomo o dipendente. Complessivamen-te le dichiarazioni preventive per la prestazione temporanea sono inferiori alle domande di riconoscimento della qualifi ca professionale. La maggior parte delle prime riguardano le guide turistiche, quelle tedesche in te-sta. «Infatti, nei primi 8 mesi del 2010 sono pervenute 130 dichiarazioni preventive di cui oltre la metà dalla Germania», si legge in una delle relazioni inviate dalle autorità italiane alla Commissione europea. A proposito di prestazioni tem-poranee, il rapporto evidenzia «la necessità di individuare parametri che circoscrivano il carattere di temporaneità e oc-casionalità della prestazione», dato che «il controllo ex post non appare suffi ciente ad argi-nare i casi ricorrenti di abusi al ricorso di regime di prestazio-ne temporanea e occasionale». Non solo: il dipartimento del turismo, stando al rapporto,

vorrebbe inserire delle sanzioni amministrative per il mancato invio della dichiarazione pre-ventiva e della documentazione che lo stato membro ospitante riceve. Per quanto riguarda la cooperazione tra gli stati mem-bri, il rapporto auspica l’allar-gamento a tutte le professioni dell’attuale sistema di allerta per le cattive pratiche, che oggi è attivo solo per alcune cate-gorie di professionisti. Infine alcune autorità italiane hanno sollevato il problema della lin-gua: ritengono opportuno veri-fi care la conoscenza linguistica da parte dei professionisti che provengono da un altro stato membro ai fini del riconosci-mento professionale, prima del rilascio del provvedimento fi nale. Per alcuni professionisti come gli architetti, ad esempio, non viene effettuato alcun tipo di controllo.

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«La riforma della professio-ne forense è indispensa-bile ed è apprezzabile e motivo di soddisfazione

il fatto che il senato abbia calenda-rizzato la discussione». Lo ha soste-nuto ieri l’avvocato Giuseppe Sileci presidente dell’Associazione italiana giovani avvocati (Aiga) in occasione del congresso nazionale a Bari che si chiude stasera. «Mi auguro che la riforma dell’avvocatura possa conclu-dersi il prima possibile ma», prosegue Sileci, «faremo la nostra valutazione sulla legge professionale quando si avrà il testo licenziato dal senato. Ci auguriamo che le nostre aspettative siano recepite dal testo». Tra queste il presidente ricorda la necessità che la riforma non trascuri l’obbligatorietà dell’aggiornamento permanente per tutti i professionisti. «Siamo critici rispetto a una serie di esoneri che la legge vorrebbe prevedere per profes-sionisti e avvocati con una certa an-zianità», ricorda Sileci. Circa il tema delle specializzazioni, il presidente esprime la necessità che la riforma non si soffermi a fotografare lo stato attuale confermando le aree classi-che, ma che «consenta agli avvocati di capire quali sono i bisogni nuovi della domanda, e rispetto a questi creare delle specializzazioni». Sem-pre in tema di specializzazioni, l’Aiga guarda con criticità il regime transi-torio che, prevedendo deroghe in base all’anzianità, potrebbe stemperare l’importanza e il senso stesso del vo-ler assicurare al cittadino la possibi-lità di ricorrere a un professionista

esperto in uno specifi co campo. Per quanto riguarda le proposte norma-tive riguardo alla mediazione, l’Aiga ritiene che questa possa rivelarsi uno strumento utile per alleggerire il ca-rico di lavoro dei tribunali se svolta nel corso del procedimento e affi data agli organismi gestiti dagli ordini fo-rensi. In particolare Sileci ha voluto ribadire l’esigenza che, specie in caso di mediazione ante causam, questo mezzo sia necessariamente affi dato a soggetti con competenze giuridiche. Il tema della mediazione è stato, nella mattinata di ieri, spesso richiama-to dai relatori del Congresso i quali si sono interrogati circa le capacità dell’attuale sistema processual-pena-listico, di assicurare l’effettività della tutela dei diritti e delle garanzie di difesa nonché la certezza della pena. Intanto, tornando alla riforma foren-se, il comitato dei delegati della Cassa di previdenza e assistenza forense ha approvato ieri un deliberato nel quale si critica l’abolizione della distinzione tra la libera professione di avvocato e il lavoro dipendente presso imprese private, prevista in un emendamento alla riforma forense approvata gio-vedì al senato. Per Marco Ubertini, presidente Cassa forense: «È una nor-ma che aiuta solo le grandi aziende, rischia di far crescere il numero del-le cause e di mettere in crisi l’intero sistema previdenziale forense. Spe-ro che nel prosieguo del dibattito il parlamento possa correggere questo grave errore».

Anna Irrera (da Bari)©Riproduzione riservata

AIGA A BARI. CASSA CRITICA

Ok alla riforma forense

La regione non può dare esecu-zione agli accordi internazio-nali sull’immigrazione senza che lo stato abbia fatto la legge

di ratifi ca. Non basta. Una legge regio-nale non può neppure disciplinare il diritto di difesa dei clandestini.

Lo ha stabilito la Corte costituziona-le che, con la sentenza n. 299 di ieri, ha dichiarato l’illegittimità dell’articolo 1, commi 2, lettera h), e 3, lettera h), della legge della regione Puglia 4 dicembre 2009, n. 32 (Norme per l’accoglienza, la convivenza civile e l’integrazione degli immigrati in Puglia).

I giudici di palazzo della Consulta, pur sottolineando nelle lunghe motiva-zioni, la competenza delle regioni sulle garanzie dei diritti fondamentali degli immigrati, la salute, lo studio, ha però fi ssato due paletti. Il primo riguarda il diritto di difesa del clandestino, che non può che essere regolato da una legge dello stato. Il secondo è sull’esecuzione degli accordi internazionali in genere, e nella fattispecie di quelli concernen-ti l’immigrazione, che non può essere disposta dalla regione.

Sul fronte difesa dell’immigrato la Consulta ha spiegato che la norma sospettata dal consiglio dei ministri di illegittimità stabilisce che le politiche della regione sono fi nalizzate, tra l’al-tro, «a garantire la tutela legale, in par-ticolare l’effettività del diritto di difesa, agli immigrati presenti a qualunque ti-tolo sul territorio della regione». Questa disposizione contempla, dunque, un in-tervento che, in considerazione dell’uni-voco riferimento allo scopo di «garan-tire la tutela legale» e «l’effettività del

diritto di difesa», concerne, all’evidenza, aspetti entrambi riconducibili all’art. 117, secondo della Costituzione.

Sul secondo versante, invece, il col-legio ha precisato che l’attività delle regioni «volta all’attuazione ed all’ese-cuzione di accordi internazionali deve muoversi all’interno del quadro nor-mativo contrassegnato dall’art. 117, quinto comma, Cost., e dalle norme della legge 5 giugno 2003, n. 131, re-cante «Disposizioni per l’adeguamento dell’ordinamento della Repubblica alla legge costituzionale 18 ottobre 2001, n. 3» (sentenza n. 12 del 2006; siffatto parametro è stato implicitamente, ma chiaramente evocato dal ricorrente)». In poche parole, i «rapporti interna-zionali» e la «politica estera» sono, poi, rispettivamente, «riferibili a singole relazioni, dotate di elementi di estra-neità rispetto al nostro ordinamento» e alla «attività internazionale dello stato unitariamente considerata in rapporto alle sue fi nalità e al suo indirizzo». Inol-tre, le regioni, nelle materie di propria competenza, «provvedono direttamente all’attuazione ed all’esecuzione degli ac-cordi internazionali», nel rispetto delle norme di procedura stabilite dall’art. 3 della legge n. 131 del 2003.

E cioè le regioni non possono dare esecuzione ad accordi internazionali indipendentemente dalla legge di ra-tifi ca, «quando sia necessaria».

Tutte le altre questioni prospetta-te sulla legge regionale pugliese sono state dichiarata inammissibili e infon-date.

Debora Alberici©Riproduzione riservata

CORTE COSTITUZIONALE

Immigrati, regioni stoppate

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Page 21: • Nuova serie - Anno 20 - Numero 252 - 1,20 * - Spedizione in a.p. art. 1, c. 1, legge 46/04 - DCB Milano - Sabato 23 Ottobre 2010 • MOSTRE A Parigi gli anti

27Sabato 23 Ottobre 2010Sabato 23D I R I T T O E F I S C O

CONSIGLIO DEI MINISTRI/ Disco verde allo schema di decreto sul credito al consumo

Finanziarie, copyright BankitaliaNullaosta all’uso del termine. A maggiore tutela dell’utenza

DI ANTONIO CICCIA

Copyright Bankitalia sulla parola «finan-ziaria». Sarà Via Na-zionale a dare il nul-

laosta all’utilizzo a soggetti diversi da banche e interme-diari.

Lo schema di decreto cor-rettivo su credito al consumo e mediatori creditizi (decreto 141/2010), approvato ieri dal Consiglio dei ministri (si veda ItaliaOggi del 20/10/2010), assegna alla banca centrale il compito di regolare l’uso di termini che possono sviare l’utenza.

In particolare il correttivo sostituisce il comma 2 dell’ar-ticolo 133 del Testo unico bancario (Tub, dlgs 385/1993) e prevede che sia la banca d’Italia a determinare in via generale le ipotesi in cui, per l’esistenza di controlli ammi-nistrativi o in base a elementi di fatto, la parola «finanzia-ria» possa essere utilizzata da parte di soggetti diversi dagli intermediari di cui all’articolo 106 sempre del Tub: e quindi soggetti diversi dalle banche, dagli istituti di moneta elet-tronica, dagli istituti di pa-gamento e dagli intermediari finanziari.

Nella versione precedente la possibilità di utilizzo, previo benestare della banca d’Ita-lia, riguardava solo i termini «banca», «banco», «credito», «risparmio», «moneta elettro-nica», istituto di pagamento, mentre per la parola «finan-ziaria» era previsto solo l’uso riservato agli intermediari.

Anche per rimediare a un difetto di coordinamento tra norme (la riserva di utilizzo della parola «finanziaria» è stata introdotta proprio dal decreto 141/2010), con il de-creto correttivo in esame si prevede che è possibile l’uti-lizzo da parte di altri soggetti, sempre che e solo se rientranti nelle categorie individuate da Via Nazionale.

Altra materia rilevante trattata dal correttivo è rap-presentata dalla disciplina

transitoria.Il decreto correttivo del de-

creto legislativo 141/2010 sul credito al consumo interviene ad assicurare la vigilanza sul settore nelle more della ste-sura delle disposizioni di at-tuazione.

In particolare si prevede (con una modifica all’articolo 3 del dlgs 141 citato) che fino alla data di adeguamento (120 più 90 giorni dall’entrata in vigore del decreto legislativo) da parte di finanziatori e in-termediari alle nuove dispo-sizioni secondarie continua ad applicarsi la previgente normativa sia primaria, sia secondaria.

Il correttivo aggiunge un’al-tra disposizione per la gestio-ne della fase intermedia. Con il comma 3-bis, inserito all’ar-ticolo 3 del decreto 141/2010, si prevede che la Banca d’Ita-lia verifichi il rispetto delle nuove disposizioni sul credito al consumo nel periodo che intercorre tra la data in cui queste nuove disposizioni si applicano e quella in cui entra a regime la riforma di agenti e mediatori.

Come si legge nella rela-zione di accompagnamento al decreto correttivo, è ,infatti, necessario tener conto che in questo periodo i mediatori possono ancora essere persone fisiche. Viene quindi disposto che in questo periodo i poteri previsti dall’art. 128-decies Tub (controlli Bankitalia) possano essere esercitati con riferimento alla verifica del ri-spetto delle norme sul credito al consumo e che essi possano riguardare anche i mediatori persone fisiche; analogamen-te, con riferimento alle sanzio-ni, è previsto che le sanzioni previste dal nuovo art. 144 Tub possano essere applicate anche ai mediatori persone fisiche.

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Ufficializzate quasi 17 mila assunzioni nella scuo-la. Il Consiglio dei ministri ha autorizzato ieri il Ministero dell’istruzione, dell’università e della ri-cerca ad assumere 170 dirigenti scolastici, 10 mila unità di personale docente ed educativo e 6.500 di personale amministrativo, tecnico e ausiliario (si veda ItaliaOggi del 3/8/2010). Le assunzioni riguardano l’anno scolastico 2010/2011, in pratica quello già iniziato a settembre, quindi si tratta in sostanza dell’ufficializzazione dell’immissione in organico di personale già operante. Il passaggio formale non cambia la situazione che ha visto i sindacati chiedere maggiori assunzioni a Viale Trastevere, viste le necessità del comparto scuo-la e considerato che gli esperti del settore hanno definito «impressionate» il trend decrescente delle assunzioni nel settore. Anche perché in totale sono 232.048 gli insegnanti iscritti alle graduatorie per-manenti della scuola che aspirano al posto fisso o a una supplenza annuale. Buona parte dei posti andranno ai docenti di sostegno: per esempio nella provincia di Napoli sul totale di 626 assunzioni 401 andranno al sostegno, a seguito dell’attuazio-ne di quanto disposto dalla legge finanziaria 2008 che aveva introdotto la copertura graduale, fino al 70% del totale, dei posti riservati al supporto degli alunni diversamente abili. Quasi metà dei docenti (secondo le tabelle pubblicate sul sito del Miur) sono impiegati come insegnanti di soste-gno (5.022), il resto suddiviso tra scuola infanzia (1.680), elementari (790), medie (1.740) e superiori (726). Tra gli Ata, 1.232 saranno gli assistenti am-ministrativi, 402 gli assistenti tecnici, 60 i cuochi, 4.553 i collaboratori scolastici, più altre figure spe-cializzate, compresi guardarobieri (48), infermieri (33) e addetti alle aziende agrarie (55). A livello regionale, a fare il pieno di docenti saranno Lom-bardia (1.547), seguita dal Lazio (1.124) e Campa-nia (1.006). Anche per gli Ata la Lombardia guida di gran lunga la classifica con 1.207 neoassunti, seguita a distanza dal Lazio (617) e Campania (553). Vediamo le altre novitàRiforma Comunitaria. Ok a un disegno di leg-ge (si veda ItaliaOggi di ieri) che, prendendo atto dell’esigenza di adeguare le procedure di esecuzio-ne degli obblighi comunitari, riordina la discipli-na che regola le fasi ascendente e discendente del diritto dell’Unione europea, alla luce della diversa impostazione che il Trattato di Lisbona ha confe-rito al sistema di integrazione. Questi i capisaldi dell’intervento innovativo: semplificate e riorga-nizzate le norme concernenti la formazione della posizione italiana nel negoziato diretto all’adozio-ne degli atti dell’Unione; integrati i meccanismi di coinvolgimento delle Camere nel processo de-cisionale europeo, con l’introduzione di norme sul controllo di sussidiarietà e sulla partecipazione alle procedure di revisione semplificata del dirit-to dell’Unione; riformato lo strumento della legge comunitaria, al fine di accelerare il recepimento delle direttive; semplificati i meccanismi di attua-zione degli atti delegati e di esecuzione. Il disegno di legge prevede poi norme più adeguate ad una gestione accelerata delle procedure d’infrazione ed introduce, per la prima volta, disposizioni or-ganiche in materia di aiuti di stato. Ambiente. Approvato un disegno di legge vol-to a sostenere lo sviluppo degli spazi verdi nelle città, mirato a perseguire gli obiettivi nazionali di riduzione delle emissioni inquinanti, oltre che a rafforzare il patrimonio arboreo. Si dà vita ad un meccanismo di sensibilizzazione sociale e di divulgazione del ruolo delle aree verdi nei cen-tri urbani, in un’ottica di tutela dell’ambiente e dell’ecosistema. Fondazioni lirico-sinfoniche. Uno schema di regolamento determina i criteri in base ai quali può essere riconosciuta una forma organizzativa speciale alle Fondazioni lirico-sinfoniche: ruolo

peculiare e rilevanza nel contesto internazionale, capacità produttiva eccezionale, ricavi propri e significativo apporto finanziario da parte di sog-getti privati. Trattato Ue. Un disegno di legge ratifica e avvia l’esecuzione del Protocollo di modifica al Protocollo sulle disposizioni transitorie allegato al Trattato sull’Unione europea, al Trattato sul funzionamen-to dell’Unione europea e al Trattato che istituisce la Comunità europea dell’energia atomica. Il dise-gno di legge delega il Governo a disporre quanto necessario in merito all’assegnazione all’Italia di un seggio aggiuntivo del Parlamento europeo (con il Trattato di Lisbona l’Italia passa dunque da 72 a 73 rappresentanti nel Parlamento europeo). Armi. Ok a un decreto legislativo per l’attuazione della direttiva 2008/51, che integra la disciplina in vigore in materia di controllo sull’acquisizione e detenzione di armi. Tra le novità l’obbligo per i venditori della tenuta di un registro elettronico delle operazioni giornaliere; sono previste altresì particolari disposizioni di sicurezza, come l’obbligo di comunicazione nei confronti di familiari mag-giorenni. Comunicazione. Un decreto legislativo attua la direttiva europea 2008/63, in materia di concorren-za dei mercati relativi alle apparecchiature termi-nali di comunicazione, finalizzato ad esigere dagli operatori economici una qualificazione tecnica per l’allacciamento, l’installazione e la manutenzione di apparecchiature terminali, accertata in base a criteri oggettivi non discriminatori e pubblici. Previste sanzioni in caso di inosservanza. Enti creditizi. Uno schema di decreto legislativo dà attuazione alla direttiva 2009/111 in materia di enti creditizi collegati ad organismi centrali, fondi propri, grandi fidi e meccanismi di vigilanza e gestione delle crisi. Riordino enti. Il Consiglio ha approvato tre rego-lamenti per il riordino di enti; si tratta dell’Agen-zia per la diffusione delle tecnologie per l’innova-zione, dell’Istituto agronomico per l’Oltremare e dell’Accademia nazionale dei Lincei. Il riordino è operato in base a quanto disposto dalla norma cosiddetta «taglia–enti», che ha provveduto all’eli-minazione di numerosi organismi, imponendo a quelli mantenuti in vita razionalizzazione e con-tenimento delle spese. Regioni a Statuto speciale. Il Consiglio ha approvato quattro decreti legislativi, predisposti dalle apposite Commissioni paritetiche, che re-cano altrettante norme di attuazione degli Sta-tuti speciali delle regioni Trentino- Alto Adige e Friuli-Venezia Giulia, rispettivamente in materia di: sanità penitenziaria e trasferimento di beni im-mobili e di impianti (Friuli); sanità penitenziaria e tutela delle popolazioni ladina, mochena e cimbra della Provincia di Trento (Trentino). Conferenze di servizi. Il Consiglio ha preso atto del superamento del dissenso espresso in confe-renza di servizi ai fini della realizzazione dei se-guenti progetti: impianto fotovoltaico «Serra agri-cola fotovoltaica», Comune di Albareto (Parma); sistemazione dell’area antistante l’eco-albergo Porciano, Comune di Ferentino (Frosinone); im-pianto fotovoltaico nel comune di Valfabbrica (Perugia), località Coccorano. Sono stati invece condivisi i dissensi espressi in sede di conferenza di servizi in merito alla realizzazione del parco eolico in località «Passo San Marco», comuni di Albaredo e Bema (Sondrio), con conseguente con-clusione negativa del procedimento. Nomine. Il Consiglio ha deliberato la nomina a dirigente generale di pubblica sicurezza del diri-gente superiore della Polizia di Stato Giuseppe Padulano; conferma del generale di squadra ae-rea Piergiorgio Crucioli a Presidente dell’Ope-ra nazionale per i figli degli aviatori (Onfa).

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LE ALTRE MISURE

Scuola, ufficializzati 17 mila assunti

Lo schema di decreto su www.italiaoggi.it/documenti

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28 Sabato 23 Ottobre 2010 I M P O S T E E TA S S E

Cassazione: no agevolazioni senza spese documentate

Studio in sicurezzaLa valutazione dei rischi alla Gdf

PAGINA A CURA DI DEBORA ALBERICI

Lo studio professionale che non è in regola con le nor-me sulla sicurezza non ha diritto alle agevolazioni fi -

scali sulle relative spese. Non solo. È legittima l’ispezione della Guar-dia di fi nanza nella quale viene chiesta la valutazione dei rischi.

È quanto sancito dalla Corte di cassazione che, con la senten-za n. 21698 del 22 ottobre 2010, ha respinto il ricorso di uno stu-dio legale associato che, durante un’ispezione delle Fiamme Gialle, non aveva fornito (pur avendo in-serito in bilancio il credito di im-posta per le spese di sicurezza dei lavoratori) né il documento atte-stante la valutazione dei rischi né la nomina del responsabile della sicurezza.

La vicenda riguarda un grosso studio legale di Tivoli che “non era stato in grado di esibire alla Guardia di fi nanza la documen-tazione concernente la normativa sulla sicurezza sul lavoro”.

Per questo l’uffi cio delle entra-te gli aveva notifi cato la revoca del credito di imposta detratto

in compensazione per il 2001 e il 2002.

L’associazione professionale aveva impugnato l’atto fi scale di fronte alla commissione tributa-ria provinciale ma aveva perso. Stessa sorte in secondo grado: la commissione tributaria regio-nale del Lazio aveva confermato la pronuncia di primo grado. A questo punto gli avvocati hanno fatto ricorso in Cassazione ma ancora una volta senza successo. La sezione tributaria ha negato il diritto al credito fi scale perché, ha motivato in fondo alla lunga sentenza, “si rilevano del tutto prive di conferenza le contesta-zioni dello studio legale circa il carattere formale e non sostan-ziale della violazione contestata ovvero sull’inesistenza del potere dei dipendenti dell’Agenzia di effettuare l’accertamento delle violazioni afferenti le prescrizioni sulla salute e sulla sicurezza dei lavoratori o al carattere defi nitivo dell’accertamento”. In realtà, han-no aggiunto i giudici, gli avvocati non hanno contestato “la mate-riale inesistenza della condizione della formazione dell’autocertifi -cazione” o meglio dell’attestazione

scritta del datore di lavoro che si assume la responsabilità di aver effettuato la valutazione dei rischi e soprattutto di aver adempiuto agli obblighi ad essa collegati. Tutti requisiti, questi, “indispen-sabili” secondo la legge per otte-nere il credito di imposta vantato nella dichiarazione dei redditi, “solo sulla quale inesistenza – ha concluso il Collegio di legittimi-tà – è fondata la pretesa fi scale”, impugnata in questa sede dallo studio associato.

Insomma la decisione deposi-tata dalla commissione tributa-ria regionale del Lazio ha fi nito coll’essere un verdetto senza ap-pello per l’associazione dei pro-fessionisti che speravano di otte-nere una vittoria in Cassazione puntando il dito contro l’ispezione degli agenti del fi sco su una ma-teria, la sicurezza del lavoro, di norma estranea alle loro com-petenze.

Anche la Procura generale della Suprema corte, nell’udien-za svoltasi lo scorso 22 giugno al Palazzaccio aveva sollecita-to di respingere il ricorso degli avvocati.

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La Cassazione riscatta il redditometro. È valido l’accertamento fi scale quando il contribuente non dimostra la contemporaneità fra il prestito della famiglia e l’acquisto di una casa.

È quanto sancito dalla Suprema corte che, con la sentenza n. 21661 del 22 ottobre 2010, ha respinto il ricorso di una contri-buente che aveva ricevuto un accertamento dopo aver acquistato un appartamento molto costoso.

La decisione pro-amministrazione fi nanziaria arriva un po’ a sorpresa dopo i principi affermati lo scorso anno dalle Sezioni unite (sentenza n. 26635) che avevano ridotto di molto la portata applicativa dei parametri e degli studi di settore in relazione all’accertamento sintetico. In sentenza vengono richiamati quei principi, anche se non applicabili a casi come questi, in cui il con-tribuente non è stato convincente sulla fonte dei suoi redditi. “La procedura di accertamento tributario standardizzato mediante l’applicazione dei parametri o degli studi di settore – ha moti-vato la sezione tributaria - costituisce un sistema di presunzioni semplici, la cui gravità, precisione e concordanza non è «ex lege» determinata dallo scostamento del reddito dichiarato rispetto agli «standards» in sé considerati, meri strumenti di ricostruzione per elaborazione statistica della normale redditività, ma nasce solo in esito al contraddittorio da attivare obbligatoriamente, pena la nullità dell’accertamento, con il contribuente”. Ed è pro-prio in questa sede che quest’ultimo ha l’onere di provare la sus-sistenza di condizioni che giustifi cano l’esclusione dell’impresa dall’area dei soggetti cui possono essere applicati gli «standards» o la specifi ca realtà dell’attività economica nel periodo di tempo in esame, mentre la motivazione dell’atto di accertamento non può esaurirsi nel rilievo dello scostamento, ma deve essere inte-grata con la dimostrazione dell’applicabilità in concreto dello «standard» prescelto. L’esito del contraddittorio, tuttavia, non condiziona l’impugnabilità dell’accertamento, potendo giudice

tributario liberamente valu-tare tanto l’applicabilità degli «standards» al caso concreto, da dimostrarsi dall’ente im-positore, quanto la contropro-va offerta dal contribuente”.

Prestito per comprar casa nell’occhio del redditometro

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ESTRATTO DI BANDO PER GARA CON PROCEDURA APERTAEnte Appaltante: ANAS SpA - Compartimento della Viabilità per la Basilicata - Via N. Sauro - Potenza - tel. 0971/608111 - Fax 0971/56531 - Sito Internet: www.stradeanas.it

BANDO 12/2010GARA n° 30 LAVORI DI MANUTENZIONE ORDINARIA DEGLI IMPIANTI TECNOLOGICI, DI ILLUMINAZIONE, VENTILAZIONE, SEGNALAZIONE, ANTINCENDIO E CONTROLLO - TRIENNIO 2011÷2013 LUNGO LE STRADE STATALI DI COMPETENZA COMPARTIMENTALE. Importo

complessivo dell’appalto € 1.854.000,00= suddiviso in € 1.800.000,00= per lavori ed € 54.000,00= per oneri di sicurezza non soggetti a ribasso - CODICE CIG 0553678D86 Versamento all’Autorità di Vigilanza: € 70,00 - CUP F46G10000200001 - Tempo di esecuzione dei lavori: dall’01/01/2011 al 31/12/2013 - Finanziamento a carico del bilancio ANAS. Cauzione provvisoria 2%: € 37.080,00

Categoria prevalente: OG11= Classifi ca SOA IV (quarta) - Ulteriore categoria OG10 € 741.600,00= subappaltabile solo nei limiti del 30% classifi ca SOA IIIa (terza). Termine di presentazione buste-

offerte: ore 12:00 del 17/11/2010 data apertura offerte: a partire dalle ore 09:00 del 18/11/2010.

Modalità dell’aggiudicazione: L’appalto sarà aggiudicato al prezzo più basso, inferiore a quello posto a base di gara, determinato secondo le modalità previste dall’art. 82, comma 2, lettera a) del D. L.gs 163/2006 e s.m.i. mediante ribasso percentuale sull’importo dei lavori posto a base di gara. Si procederà secondo le modalità previste dall’art. 86 e seguenti del D. Lgs. 163/2006 e s.m.i.. Ai

sensi dell’art. 88 comma 7 la Stazione appaltante procederà alla verifi ca contemporanea dei

giustifi cativi delle migliori offerte risultate in area anomalia. I predetti giustifi cativi dovranno

essere presentati nella fase del sub procedimento di anomalia su richiesta della Stazione

Appaltante. Si procederà ad aggiudicare anche in presenza di una sola offerta valida, purché accettabile ai sensi del citato art. 86, comma 3. Ai sensi dell’ art. 122, comma 5, la pubblicazione del presente bando è così disposta: G.U.R.I., Sito Informatico del Ministero delle Infrastrutture e sul sito informatico presso l’Osservatorio entro due giorni dalla pubblicazione sulla GURI; per estratto su un quotidiano nazionale ed un quotidiano regionale entro cinque giorni dalla pubblicazione sulla G.U.R.I. Albo Pretorio del Comune di Potenza e Matera; Albo del Compartimento dell’ ANAS SPA di Potenza; Sito Internet: www.stradeanas.it - Il bando d’appalto uffi ciale è depositato presso gli Uffi ci ANAS S.P.A. - Compartimento della Viabilità per la Basilicata con sede in Potenza, via Nazario Sauro. Il Compartimento non assume nessuna responsabilità, in ordine a bandi pubblicati su altri siti internet non uffi ciali con versioni modifi cate, manipolate o comunque manomesse da terzi.Il Responsabile del Procedimento è l’ing. Giancarlo LUONGO. IL DIRIGENTE AMMINISTRATIVO

Avv. Roberto BRANDO

ANAS S.p.A.

Compartimento della viabilità

per la Basilicata

VIA NAZARIO SAURO - 85100 POTENZA

Tel. 0971/6081 - 0971/56531 • sito internet www.stradeanas.it

ESITO DELLA GARA conclusa il 31.05.2010

PROCEDURA RISTRETTAGARA N. 52 SS. n° RACCORDO AUTOSTRADALE N° 005 “SICIGNANO-POTENZA”LAVORI DI MANUTENZIONE STRAORDINARIA E PROGETTAZIONE ESECUTIVA PER IL RIPRISTINO STRUTTURALE DEI VIADOTTI LOCALITÀ “PIETRASTRETTA”-PROGETTO DEFINITIVO N° 4006 DEL 09.03.2009. Importo complessivo dell’appalto € 3.238.805,00 - suddiviso in € 2.915.000,00 per lavori ed € 195.305,00 per oneri di sicurezza non soggetti a ribasso ed € 128.500,00 - per oneri relativi alla progettazione esecutiva assoggettabili a ribasso. - Criterio di aggiudicazione: art. 19, comma 1, lettera b) - sub 3 della Legge 109/94 in quanto applicabile ex art. 253, comma 1 quinquies del D. Lgv. 163/2006 - Offerte valide 3 - Impresa aggiudicataria FIP INDUSTRIALE S.PA.

- SELVAZZANO DENTRO (PD) - Ribasso del -21.974% - Aggiudicazione defi nitiva effi cace: CPZ 0012477-I del 05.07.2010 - Il Responsabile del Procedimento è l’ing. Giancarlo LUONGO.

IL DIRIGENTE AMMINISTRATIVO

Avv. Roberto BRANDO

ANAS S.p.A.

Compartimento della viabilità

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29Sabato 23 Ottobre 2010Sabato 2I M P O S T E E TA S S E

La circolare 53/E dell’Agenzia delle entrate chiarisce gli adempimenti in scadenza il 2 novembre

Black list, corsa contro il tempoServono i codici dei soggetti in paesi a fi scalità privilegiata

PAGINA A CURA DI FABRIZIO G. POGGIANI

Corsa contro il tempo e ri-schio sanzioni per i con-tribuenti non in possesso dei codici identificativi

dei soggetti collocati nei paesi a fi scalità privilegiata, da indicare obbligatoriamente nella comuni-cazione in scadenza al prossimo 2 novembre.

Questo uno numerosi problemi emergenti, nonostante i chiarimen-ti forniti con la circolare dell’Agen-zia delle entrate 21/10/2010 n. 53/E (si veda ItaliaOggi di ieri), nell’am-bito dell’adempimento relativo alla compilazione del modello di comu-nicazione delle operazioni effet-tuate nei confronti degli operatori economici aventi sede, residenza o domicilio negli stati o territori a fi scalità privilegiata (Black List). Le Entrate, dopo l’emanazione del relativo provvedimento dello scor-so 28 maggio, di approvazione del modello di comunicazione dei dati, ha confermato la necessità di in-dicare il numero del codice fi scale del soggetto estero con il quale è intercorsa l’operazione o, in man-canza, di altro codice identifi cativo. Sul punto è opportuno evidenziare che, molto spesso, tali soggetti non indicano alcun codice identifi cativo neppure sui propri documenti, con la conseguenza che, stante la sca-denza prossima ed in caso di irre-peribilità del soggetto stesso, molti contribuenti italiani si troveranno a presentare il modello senza al-cuna indicazione del codice richie-sto, superando brillantemente la procedura di controllo del fi le, ma rischiando seriamente l’applicazio-ne delle sanzioni per omissione e/o incompletezza dei dati.

Ulteriore problematica è quella relativa alla periodicità della pre-sentazione, con particolare riferi-mento ai soggetti che hanno ini-ziato l’attività da meno di quattro trimestri; in tal caso, sempreché nei trimestri trascorsi gli stessi abbiano realizzato un ammonta-re totale non superiore a 50 mila euro per ciascuna categoria di operazioni, resta possibile proce-dere a rispettare l’adempimento con cadenza trimestrale ovvero, per opzione, ad effettuare la pre-sentazione con cadenza mensile, che resta valida per l’intero anno solare. Di fatto, molti contribuenti (o professionisti incaricati alla re-dazione) hanno percorso la strada obbligata di presentazione mensile del modello, al fi ne di evitare la de-stinazione di risorse alla verifi ca delle entità riferibili ai quattro trimestri precedenti.

Inoltre, nel documento di prassi viene confermato quanto disposto dal dm 5/08/2010 che prevede l’ob-bligo di comunicare anche le ope-razioni carenti del requisito della territorialità, di cui agli articoli

7-ter, 7-quater o 7-quinquies del dpr n. 633/1972, rese o ricevute da soggetti stabiliti in paesi a fi scalità privilegiata, che comportano l’ulte-riore ricerca extra-contabile, stante il fatto che le stesse non comporta-no l’obbligo di registrazione ai fi ni Iva (non si collocano nei registri obbligatori) con problematiche ul-teriori nella fase di acquisizione, necessariamente manuale. Re-stano fuori dalla comunicazione le operazioni esenti, in presenza di contribuenti che abbiano esercitato la dispensa, di cui all’articolo 36-bis del decreto Iva, fatto salvo il caso in cui il medesimo contribuente effettui anche operazioni imponi-bili, mentre devono essere incluse le operazioni effettuate con il mec-canismo dell’inversione contabile (reverse charge) che devono essere inserite tra le operazioni passive, in relazione al regime Iva indicato dalla legislazione italiana.

Infi ne, è opportuno evidenziare che restano soggette alla comuni-cazione anche le operazioni rese o ricevute da rappresentante fi scale o stabile organizzazione collocato sul territorio nazionale o altrove, di un soggetto stabilito in un paese a fi scalità privilegiata.

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Un regolamento Anti-moschea abusiva, il primo in Italia. Se ne è dotato il comune di Arzignano, circa 26mila anime, in provincia di Vicenza. Tra le novità ri-spetto di orari congrui con la quiete pubblica; applicazio-ne obbligatoria della norma-tiva antincendio; rispetto dei requisiti di sorvegliabilita’ sia interna sia esterna; ob-bligo dell’ottenimento delle dichiarazioni di conformita’ degli impianti e del cer-tificato di qualificazione energetica; obbligo di rispetto della normativa per l’accessi-bilita’ dei disabili; obbligo di rispetto delle altezze minime dei locali e delle superfi ci fi nestrate minime.

Nintendo accoglie con soddisfazione le ultime due pronunce dei Tribunali ita-liani contro la proliferazione dei cosiddetti game copiers a livello mondiale. Il 13 ottobre 2010 il Tribunale di Roma ha emesso un’ordinanza nei confronti di un’azienda che ha prodotto, distribuito e commercializzato i dispo-sitivi illegali. Allo stesso modo, il 19 ottobre 2010, il Tribunale di Palermo ha emesso un’ordinanza nei confronti di un’altra azienda che ha prodotto, distribuito e commercializzato i disposi-tivi illegali. Tali dispositivi sono concepiti per aggirare le tecnologie anti-pirateria presenti nei sistemi hardwa-re Nintendo.

BREVI

Per il contribuente che ha già provveduto a rideterminare il valore dei terreni utilizzando precedenti rivalutazioni, resta possibile procedere ad effettuarne una nuova entro il prossimo 2 novembre, versando l’ammontare complessivo della nuova impo-sta sostitutiva, sospendendo il pagamento della rata in scadenza della precedente e chiedendo il rimborso di quanto già versato. Ecco, in estrema sintesi, la risposta dell’Agenzia delle entrate che con la risoluzione n. 111/E di ieri è nuovamente intervenuta per chiarire la procedura relativa alla rivalutazione dei terreni agricoli e/o edifi cabili, di cui al comma 229, dell’art. 2, della legge 23/12/2009 n. 191 (Finanziaria 2010). La risoluzione nasce da un quesito posto da un contribuente che aveva già benefi ciato della precedente rivalutazione su un terreno posseduto alla data del 1° gennaio 2008 che ha intenzione di procedere a rideter-minare il valore di acquisto usufruendo della proroga prevista dall’ultima legge fi nanziaria. Sul punto il contribuente riteneva possibile procedere nella rivalutazione, evitando di effettuare il versamento della terza rata annuale dell’imposta sostituti-va calcolata sulla precedente rideterminazione, presentando un’istanza di rimborso di quanto già pagato. Le Entrate, preli-minarmente, confermano la possibilità di utilizzare il valore di acquisto rideterminato ai sensi del calcolo della plusvalenza, di cui alle lettere a) e b), del comma 1, dell’art. 67, dpr n. 917/1986 e, pur avendo usufruito della rivalutazione precedente, di cui al comma 91, art. 1, legge n. 244/2007, ammettono la possibilità di usufruire della nuova possibilità. Sul punto, però, l’agenzia ricorda che si rende necessario procedere alla redazione di una nuova perizia giurata, soggetta alle responsabilità sancite dall’art. 64 c.p.c, anche nel caso in cui nella seconda perizia giurata il valore stimato del terreno risulti inferiore a quello indicato nella precedente, procedendo a riversare l’intero e nuovo ammontare dell’imposta sostitutiva (4%), evitan-do il versamento della terza rata e richiedendo il rimborso dell’importo precedentemente versato. E’ su tale ultimo pun-to che permane lo storico dubbio se al rimborso deve trovare applicazione la disciplina indicata dall’art. 38, dpr n. 602/1973 (rimborso possibile nel termine dei 48 mesi) come sostenuto dalla stessa agenzia o se, anche per effetto del consolidamen-to della giurisprudenza, di merito in particolare, si possa applicare la disciplina indicata dalla dottrina prevalente, di cui all’art. 21, d.lgs. n. 546/1992, che prevede, come termine per la domanda di restituzione di quanto pagato, i due anni dalla data in cui si è verifi cato il presupposto per il rimborso (in tal caso il 1° gennaio 2010).

Per i terreni agricoli chance alla rivalutazione

GAS METANO

Iva al 10% ma senza duplicazioniL’aliquota Iva agevolata al 10% si applica fi no al tetto massimo di 480 metri cubi annui misura-to sui consumi energetici di ogni appartamento e non dell’intero edificio. Rimangono, tuttavia, escluse dal conteggio le unità abitative che dispongono con-temporaneamente di un allaccia-mento all’impianto centralizza-to e di un’utenza autonoma di somministrazione di gas metano per usi civili. Con la risoluzione 112/E di ieri le Entrate fornisco-no ulteriori chiarimenti dopo che la risoluzione 108/E del 15 otto-bre aveva chiarito che l’aliquota Iva agevolata si applica fi no al tetto massimo di 480 metri cubi annui misurato sui consumi energetici di ogni appartamen-to e non dell’intero edifi cio. Il principio deve essere applicato in modo da escludere all’ori-gine la possibile duplicazione del benefi cio. Il numero delle unità immobiliari il cui impian-to di riscaldamento è allacciato all’impianto centralizzato - da moltiplicare per il limite di 480 mc cui si applica l’aliquota age-volata - deve essere assunto al netto delle unità immobiliari che fruiscono anche di un impianto autonomo di gas destinato come combustibile per usi civili, per il quale risulta già applicabile l’aliquota agevolata.

Dati identii cativi

L’assenza del numero di codice i scale o di altro codice identii cativo del soggetto collocato nel paese a i scalità privilegiata, con il quale è intercorsa l’operazione, resta di difi cile acquisizione da parte del soggetto italiano, se non inserito sul documento contabile, ancorché non comporti lo scarto da parte del programma di controllo.Non risulta comprensibile, allo stato attuale, se la mancanza dell’indicazione, richiesta anche dal documento di prassi ministeriale, comporti l’applicazione di sanzioni per trasmissione della stessa con dati incompleti e/o inesatti.

Contribuenteche inizia

la propria attività

Il contribuente dovrebbe poter presentare i n dall’inizio la comunicazione con periodicità mensile non barrando la casella relativa alla variazione della periodicità, ma potendo compilare solo la casella riferita al mese di riferimento, in quanto tali soggetti sarebbero tenuti al rispetto della periodicità trimestrale.

PeriodicitàIl modello può essere presentato con periodicità trimestrale ma solo se il contribuente ha realizzato un ammontare totale trimestrale per ciascuna categoria di operazioni non superiore a 50 mila euro, con la necessità di verii care l’entità nei quattro trimestri precedenti.

Variazione periodicità

I soggetti tenuti alla presentazione trimestrale possono scegliere liberamente di presentare la comunicazione con periodicità mensile, ma con riferimento all’intero anno solare (come per la predisposizione dei modelli INTRA)

Notedi variazione

Le note di variazione (o di credito) ricevute dopo il periodo riferibile a quello della comunicazione devono essere riportate nei righi A11 e A14, contestualmente alla relativa imposta

Prestazionidi servizi

La presenza di prestazioni di servizi fornite da soggetti collocati nei territori i scalità privilegiata, stante l’assenza di obblighi di registrazione ai i ni Iva per carenza del requisito della territorialità ma sussistendo l’obbligo di indicarne l’entità nel modello, comporta l’ulteriore e non facile acquisizione dei dati in modalità extra-contabile

Rappresentante i scale

Le operazioni effettuate da un contribuente italiano nei confronti di un rappresentante i scale (o stabile organizzazione) di soggetto collocato in un paese a i scalità privilegiata devono essere inserite nella comunicazione, ancorché il medesimo rappresentante i scale (o stabile organizzazione) sia collocato sul territorio nazionale

Dispensadagli adempimenti

Confermata l’esclusione dalla presentazione dei soggetti che realizzano “esclusivamente” operazioni esenti dall’Iva e che hanno esercitato l’opzione per la dispensa agli adempimenti, di cui all’articolo 36-bis, dpr n. 633/1972, mentre l’obbligo rimane sussistente in presenza di eventuali operazioni imponibili

L’assenza del numero di codice iscale o di altro codice identiicativo del soggetto collocato nel paese

Black List: vademecum per il contribuente

La circolare dell’Agenzia delle Entrate su www.ita-liaoggi.it/documenti

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30 Sabato 23 Ottobre 2010 PUBBLICA AMMINISTRAZIONE

Tremonti ha dato l’ok a pagare grandi comuni e province

Un obolo per gli entiSbloccati 250 mln di vecchi contributi

DI FRANCESCO CERISANO

Sui vecchi trasferimenti erariali mai pagati a co-muni (sopra i 50 mila abi-tanti) e province qualcosa

inizia a muoversi. Gli enti locali inizieranno presto a ricevere una prima, piccola, fetta del tesoretto di 4,5 miliardi di euro alimentato dai contributi statali non versati nel periodo 1999-2007 (dal 2008 il sistema è cambiato e tutti gli enti incassano le rate indipenden-temente dalla giacenza sui conti di tesoreria) alle amministrazioni che non si sono mai trovate a cor-to di liquidità. Il Tesoro ha infatti liberato i primi 250 milioni che ora toccherà al ministero dell’in-terno ripartire tra gli enti aventi diritto.

Il problema è molto sentito soprattutto dalle province il cui credito nei confronti del Mineco-nomia ammonta a 3 miliardi di euro. E non a caso, in occasione dell’assemblea dell’Upi che si è chiusa mercoledì a Catania (si veda ItaliaOggi del 20/10 e del 21/10/2010), gli enti intermedi sono tornati ad alzare la voce, chiedendo la restituzione di que-

sti trasferimenti ormai perenti (ossia congelati nel bilancio dello stato) che farebbero molto comodo in tempi di crisi per pagare impre-se e fornitori.

Il via libera dal ministero è ar-rivato solo ora nonostante l’impe-gno di spesa fosse già previsto in uno degli allegati alla Finanzia-ria 2010 (legge n. 191/2009). In pra-tica ci sono voluti dieci mesi perché Giulio Tremonti si decidesse a mol-lare la presa su una cifra che era già nella disponi-bilità di cassa del suo dicastero.

Questa tranche di 250 milioni do-vrebbe costituire la prima di 20 rate con cui in 20 anni il Tesoro onorerà il suo debito con gli enti locali. Il condizionale è d’obbligo perché l’accordo sulla ra-teizzazione ventennale, raggiunto l’anno scorso in un tavolo tecnico convocato dal viceministro all’eco-nomia, Giuseppe Vegas (si veda ItaliaOggi del 10/12/2009) non è

stato fi nora trasposto in nessuna norma di legge. Il che signifi ca che via XX Settembre non si è ancora formalmente impegnata a pagare tutto il debito accumulato. Con la conseguenza che di anno in anno si dovrà verifi care se nel bilancio dello stato c’è la capienza neces-saria per onorare gli impegni con

gli enti locali.Intanto, prose-

guono le trattati-ve dei comuni col governo per alleg-gerire il patto di stabilità. Il mini-stero dell’econo-mia sembra ben intenzionato ad accogliere alcune richieste dell’Anci sulla rimodulazio-ne degli obiettivi che per il 2011 do-vrebbero seguire

una duplice direttrice: il pareg-gio di bilancio e una percentuale da applicare alla spesa corrente 2006-2008 decurtata dal taglio ai trasferimenti disposto dalla ma-novra (dl 78/2010).In questo modo la riduzione di 1,5 miliardi di euro verrebbe sterilizzata.

DI ANDREA MASCOLINI

L’Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici po-trà disporre l’esclusione dalle gare per un anno,

in presenza di false dichiarazioni o false documentazioni delle im-prese di costruzioni, solo per dolo o colpa grave; previsto l’obbligo di segnalazione all’Autorità da par-te delle Soa. È questa la principa-le novità contenuta nell’emenda-mento governativo all’articolo 11 del disegno di legge sulla sempli-fi cazione amministrativa (c.d. ddl Calderoli) fi rmato dal ministro delle infrastrutture e trasporti, Altero Matteoli e presentato in commissione affari costituziona-li. L’emendamento si affi anca, as-sorbendone la maggior parte dei contenuti, a quello già presentato dal rispetto agli emendamenti già presentati dal presidente della commissione lavori pubblici del senato, Luigi Grillo e ha ad oggetto diverse modifi che al Co-dice dei contratti pubblici. La no-vità contenuta nell’emendamen-to siglato dal ministro riguarda l’articolo 40 del Codice e, quindi, i profi li della qualifi cazione delle

imprese di costruzioni e delle re-lative attestazioni che le Soa (So-cietà Organismi di attestazione) devono rilasciare previa verifi ca del possesso dei requisiti di legge. In particolare si intende agire sul fenomeno delle false dichiarazio-ni e delle false documentazioni che possono essere rilevate dalle Soa nell’ambito delle funzioni di propria competenza, prevedendo che in presenza di tali falsi la Soa debba effettuare una immediata segnalazione all’Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici. L’Avcp, laddove ritenga che le fal-se dichiarazioni siano state rese con dolo o con colpa grave, dopo avere anche considerato la rile-vanza e la gravità del falso, potrà disporre l’iscrizione le Casellario informatico. L’iscrizione nel ca-sellario avrà l’effetto di escludere l’impresa per un anno dalle gare e dagli affi damenti di subappalti e, decorso l’anno, l’iscrizione sarà cancellata e perderà effi cacia.

Non è invece riprodotto nell’emendamento Matteoli la di-sposizione, contenuta nell’emen-damento Grillo, che prevede modifiche alla disciplina sulla revisione dei prezzi contrattua-li; in particolare la disposizione presentata dal presidente della commissione lavori pubblici, prevede che sia eliminato il ri-ferimento alle «circostanze ecce-zionali» che devono essere, oggi, collegate all’aumento del prezzo del materiale da costruzioni e che si abbia ha riguardo soltanto al valore economico dell’aumento (che passerebbe però dal 10 al 13% rispetto al prezzo rilevato dal ministero nell’anno di presen-tazione dell’offerta). Per il resto sono riprodotte tutte le proposte di modifi ca del Codice già pre-sentate da Grillo, fra cui anche quella sul project fi nancing am-messo anche per iniziative al di fuori della programmazione ter-ritoriale, defi nito dal presidente della commissione lavori pubblici come «project di terza generazio-ne». Altre disposizioni sostanzial-mente fatte proprie dal governo sono quelle sulla proroga dal 31 dicembre 2010 al 31 dicembre 2013 delle norme agevolative per la dimostrazione dei requisiti di partecipazione triennale e quin-quennali; l’innalzamento da 500 mila euro a un milione di euro del limite massimo per l’affi damento dei lavori con procedura negozia-ta senza bando (ma previo espe-rimento di gara informale con cinque soggetti); l’aumento da 1 milione di euro a 1,5 milioni di euro del limite massimo di im-porto per l’affi damento dei lavori con procedura ristretta semplifi -cata; il periodo transitorio (fi no al 31 dicembre 2013), durante il quale mantenere la possibilità dell’esclusione automatica delle offerte anomale, per gli appalti (di lavori, forniture e servizi) di importo non superiore alla soglia di rilevanza comunitaria, aggiu-dicati con il criterio del prezzo più basso.

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Emendamento al ddl semplii cazione

Fuori dagli appalti chi dichiara il falso

Le disposizioni previste dall’articolo 9 della manovra correttiva del 2010, dirette a garantire il tempestivo pagamento delle som-me dovute alle imprese per forniture e appalti, non consentono tuttavia di assumere alcuna deroga in materia di Documento unico di regolarità contributiva (Durc). Pertanto, in caso di esi-to negativo di detto documento, le pubbliche amministrazioni non potranno attivare alcun pagamento ai propri fornitori, in quanto incompatibile con l’obbligo di regolarità imposto dalla legge. È quanto ha chiarito la sezione regionale di controllo della Corte dei conti per la regione Campania, nel testo del parere n. 159/2010, con il quale ha fatto luce sulla portata delle disposi-zioni previste dall’ultima manovra correttiva dei conti pubblici, in ordine all’adozione di misure organizzative interne all’ammi-nistrazione, dirette ad evitare il protrarsi per lungo tempo dei pagamenti da parte della stessa p.a. Nei fatti oggetto del parere, il sindaco di Sparanise (Ce), chiedeva l’intervento della Corte per sapere se, allo scopo di velocizzare i tempi dei pagamenti, anche in funzione anticrisi, fosse possibile «derogare all’obbligo dell’esito regolare del Durc, in relazione a soggetti quali picco-li imprenditori, imprese agricole ed artigiane che, per la loro natura, abbiamo comprovate esigenze e diffi coltà fi nanziarie». Una deroga che, secondo il primo cittadino di Sparanise, po-trebbe essere supportata da una previsione secondo la quale, il soggetto con Durc irregolare riceverà solo il primo pagamento, subordinando il saldo solo alla regolarizzazione degli obblighi contributivi ai fi ni Inps e Inail. L’ipotesi così prospettata non ha però superato il vaglio della magistratura contabile. Innan-zitutto, ha rilevato il collegio, l’articolo 2 del dl n. 210/2002, nell’aver attribuito alle imprese l’onere di comprovare la propria regolarità contributiva, «non può non subordinare il pagamento delle singole fatture alla preventiva verifi ca della sussistenza e persistenza, per tutta la durata del rapporto contrattuale, del possesso dei requisiti che condizionano l’adempimento dell’am-ministrazione», pena la revoca dell’affi damento. Pertanto, in caso di esito negativo dell’accertamento contributivo, la pubblica amministrazione non ha alcuna facoltà di concedere all’impresa affi dataria un termine per mettersi in regola, ma è vincolata a revocare, per legge, l’atto di affi damento. Ne consegue, ha preci-sato il collegio che sono del tutto irrilevanti forme di sanatoria di adempimenti tardivi da parte dell’operatore privato, proprio

perché il disposto dell’articolo 2 del predetto decreto legge n. 210/2002 costituisce «espres-sione del principio di ordine pubblico interno».

Antonio G. Paladino

Nessuna deroga sul Durc

Giulio Tremonti

IN EDICOLA

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31Sabato 23 Ottobre 2010SabLAVORO E PREVIDENZA

L’Inail ripartirà le risorse in base all’andamento infortunistico territoriale

Fondi alle imprese sicureStanziati 60 milioni di euro per la prevenzione

DI DANIELE CIRIOLI

In arrivo fi nanziamenti per la promozione della sicu-rezza nei luoghi di lavoro. L’Inail ha stanziato, infatti,

60 milioni di euro da ripartire in budget regionali, in funzione dell’andamento infortunistico territoriale. Le risorse potranno sostenere progetti proposti dalle imprese e destinati a migliora-re le condizioni di sicurezza, la formazione dei lavoratori e la sperimentazione di soluzioni innovative. Lo rende noto l’Inail in un comunicato stampa diffuso ieri.

Attività promozionali. Lo stanziamento rientra nelle atti-vità previste dall’articolo 11 del Tu sicurezza (dlgs n. 81/2008). La disposizione prevede, infat-ti, che l’Inail fi nanzi con risorse proprie progetti di investimento e formazione in materia di salute e sicurezza sul lavoro rivolti in particolare alle piccole, medie e micro imprese e progetti volti a sperimentare soluzioni innova-tive e strumenti di natura orga-nizzativa e gestionale che siano ispirati ai principi di responsabi-

lità sociale delle imprese.Il fi nanziamento. Destinata-

ri del fi nanziamento sono le im-prese, anche individuali, ubicate in ciascun territorio regionale e iscritte alla camera di commer-cio (Cciaa). L’iniziativa ha il fi ne di porre in atto un intervento im-mediato per la promozione della sicurezza nei luoghi di lavoro, in attesa che il perfezionamento dell’accordo con le parti socia-li renda utilizzabili le ulteriori risorse già messe a disposizio-ne dal ministero del lavoro. Le risorse saranno disponibili per progetti di investimento volti al miglioramento delle condizioni di salute e sicurezza dei lavora-tori; formazione; sperimentazio-ne di soluzioni innovative e di

strumenti di natura organizza-tiva ispirati alla responsabilità sociale delle imprese.

Per il via libera alle richiesta occorre attendere la pubblicazio-ne dell’avviso sulla Gazzetta Uf-fi ciale. A quel punto gli interes-sati potranno accedere tramite internet al sito dell’Inail, Punto Cliente; quindi prendere visione dei singoli bandi regionali, inse-rire i dati anagrafi ci dell’impresa e le informazioni relative al pro-getto e attendere l’attribuzione del punteggio in automatico. Con il superamento di un valore so-glia di punteggio sarà possibile la compilazione della domanda sempre con procedura telemati-ca (cioè online). Successivamen-te sarà necessario presentare

alla sede dell’Inail competente l’attestazione dei requisiti di ammissione al finanziamento e di attribuzione dei punteggi. Ciò avverrà con una procedura «valutativa a sportello» che, ap-plicata a progetti o programmi organici e complessi, consente la massima semplifi cazione conser-vando tutte le garanzie per l’en-te erogante. Il fi nanziamento a fondo perduto, che in parte può anche essere anticipato, viene erogato dopo la verifica della documentazione che attesta l’effettiva realizzazione dell’in-tervento e l’avvenuto pagamento dei corrispettivi da parte dell’im-presa richiedente. A conclusione della procedura, l’Inail si riserva di effettuare controlli, anche in loco, per verifi care la conformità dell’intervento rispetto al proget-to approvato e fi nanziato.

«La sicurezza non ha prezzo», ha detto Marco Fabio Sartori, presidente dell’Inail, annuncian-do che proprio per questo «si è prefi sso l’obiettivo d’incrementa-re lo stanziamento a favore delle imprese che investono in sicurez-za fi no a 100 milioni di euro».

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Facilitare l’incontro tra domanda e offerta di lavo-ro. È questo l’obiettivo di Cliclavoro, il nuovo portale pubblico promosso dal mi-nistero del Welfare in colla-borazione con le regioni e le province autonome e partito ieri in via sperimentale. Si tratta di un luogo di incon-tro sul web per garantire ai cittadini, alle imprese e agli operatori del mercato del lavoro un accesso semplice e immediato a un catalogo di informazioni e servizi per il lavoro. «L’obiettivo», ha spiegato il ministro del la-voro, Maurizio Sacconi, «è rendere più facile l’incon-

tro tra domanda e offerta. Il mercato del lavoro è opa-co, imprese e persone senza lavoro si cercano e non si trovano»

Il portale (www.cliclavo-ro.gov.it) funzionerà come un motore di ricerca e una bacheca virtuale istituziona-li per opportunità di lavoro e curricula, destinati a in-tegrarsi progressivamente con alcuni servizi pubblici come la lettura e la ricerca per professioni dei concorsi; la conoscenza e la diffusione dei curricula dei percettori di sussidio muniti di dote e dei neolaureati; l’accesso alla periodica rilevazione dei fabbisogni professionali realizzata in collaborazione con Unioncamere.

Il ministero svolge la funzione di coordinamento per l’interscambio e la coo-perazione e offre servizi di informazione in funzione delle politiche regionali per l’occupazione a partire dalla banca dati dei percettori di sostegno al reddito. Clicla-voro sarà presente nei prin-cipali social network quale punto di riferimento tra chi cerca e chi offre lavoro e sarà collegato con la rete eu-ropea Eures per l’interscam-bio tra domanda e offerta di lavoro nell’ambito dei paesi dell’Unione europea.

«Il portale», ha sottoline-ato il ministro per la pubbli-ca amministrazione, Renato Brunetta, «vuole risolvere il problema dell’incontro tra domanda e offerta di lavoro, in tempo reale e senza costi. Vogliamo mettere a disposi-zione le informazioni nelle vacancies nelle amministra-zioni pubbliche».

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CLICLAVORO

Domandae offertain rete

In ditta non c’è solo il problema di come andare avanti, accrescere la pro-duzione e le vendite magari all’estero. C’è anche il pro-blema delle gomme da ma-sticare.

Da quando è arrivato Daniele, un ragazzo che è riuscito a smettere di fumare proprio con le gomme, sono in parecchi a masticare e poi a sputare il chewing gum.

I più diligenti prendo-no dalla bocca il prodotto masticato e lo appiccicano dappertutto, privilegiando soprattutto i muri del cesso e la parte sottostante dei tavoli del bar o della mensa.

Quelli della cooperativa di pulizie non sanno come staccarle dai pavimenti, pare che sia una tra le cose più dif-fi cili al mondo (il Giornale di martedì 12 ottobre scorso).

A sentire poi i sindaci di comuni diversi non ci sono

santi, le gomme spiaccicate a terra sono refrattarie a qual-siasi strumento di pulizia. Anzi, scrive il Giornale, più le strade vengono lavate e più quelle maledette si rinsalda-no nella loro posizione.

E ci sono assessori pro-prio disperati i quali pro-pongono addirittura una delibera (e relativa, pesante penale) che vieti tale masti-cazione. I più esasperati so-stengono che togliere le cac-che di cane sia, al confronto, un gioco da ragazzi.

Il medico competente prova a dare una mano, ha pubblicato in bacheca che il chewing provoca gastriti, diarree e accentua le rughe. E tutto in ditta a causa di quel ragazzo intenzionato a smet-tere di fumare. Perché non lo convinciamo a riprendere?

Valfrido Paoliconsulente del lavoro

[email protected]© Riproduzione riservata

STORIE DI LAVORO

No al chewing gum

DI SIMONA D’ALESSIO

I professionisti senza ordine hanno voluto mettere sotto una lente d’ingrandimento il loro operato e, perciò, han-

no siglato ieri a Roma, nel corso di un’iniziativa del Colap (Co-ordinamento libere associazioni professionali) un’intesa con Cgil, Cisl e Uil, affi nché attraverso un comitato di garanzia i sindacati verifi chino «la correttezza, la tra-sparenza, l’equità, la standardiz-zazione e la qualità delle proce-dure applicate dalle associazioni per il rilascio degli attestati di competenza». È così che Giuseppe Lupoi, coordinatore nazionale del Colap, ha presentato questa «sfi -da», l’ennesimo step verso quel-la «legge di regolamentazione che ancora aspettiamo», perché a queste categorie, che contano circa tre milioni di lavoratori, «vengano riconosciuti lo status e la dignitas cui hanno diritto, al pari degli altri professionisti in-tellettuali». Nel corso dei lavori di Compete.r.e. (il titolo dell’evento era «Competenze riconosciute nell’economia»), Lupoi ha attac-cato frontalmente gli ordini, del-le «antiche lobby» responsabili a suo dire di aver «smesso da tempo di fare il loro lavoro di difensori della fede pubblica. Si sono tra-sformati in strani sindacati, in quanto a iscrizione obbligatoria,

con il fi ne di ampliare sempre più i confi ni delle patenti rilasciate dallo stato». Organismi che «le hanno provate tutte per non far-ci andare avanti», malgrado ciò «manca soltanto che le nostre prime sei associazioni si presen-tino al ministero con le marche da bollo per ritirare il decreto di individuazione delle associazio-ni professionali previsto dalla legge Bonino» (art. 26 del dlgs 206/2007 con cui è stata recepita la direttiva qualifi che, ndr), che permetterà a questi organismi di partecipare alle piattaforme eu-ropee sui temi che li riguardano. Fra questi soggetti ce ne sono ben tre dei tributaristi, Lapet, Int e Ancot, il cui presidente Arvedo Marinelli rammenta a ItaliaOggi l’annoso problema previdenziale: «Versiamo il 27% dei contributi, più del doppio rispetto ad altri, ma quando andiamo in pensione riceviamo un trattamento insuf-fi ciente». Sollecitato a risponde-re a chi, dalla guida degli ordini, guarda a queste associazioni con il sopracciglio alzato, Marinelli sottolinea che «la nostra prepa-razione la facciamo con la Scuo-la superiore delle fi nanze, è cioè certifi cata da terzi. Non si entra senza titolo di studio e requisiti professionali adeguati, sono ob-bligatorie la formazione e la co-pertura assicurativa. Cos’altro dovremmo fare?».

Accordo Colap sindacati per la valutazione

Le associazionifanno il check up

FONDI PER LA SICUREZZA

Le risorse Ammontano a 60 milioni di euro da ripartirsi su base regionale

I progetti fi nanziabili

Investimenti per migliorare le condizioni di salute e sicurezza dei lavoratori; per la formazione; la sperimentazione di soluzioni innovative e di strumenti di natura organizzativa ispirati alla responsabilità sociale delle imprese

Le domandeBisogna attendere la pubblicazione dell’avviso sulla Gazzetta Uffi ciale

Maurizio Sacconi

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32 Sabato 23 Ottobre 2010 LAVORO E PREVIDENZA

Le nuove disposizioni introdotte dal collegato per agevolare la composizione delle controversie

Mani libere sulle liti del lavoroLe parti possono scegliere conciliazione, arbitrato o tribunale

DI DANIELE CIRIOLI

Mani libere sulle liti del lavoro. Le parti (datore di lavoro e lavoratore), infatti,

possono liberamente optare per la via stragiudiziale o per quella del tribunale. Nel primo caso, la scelta può cadere sul tentativo di conciliazione, sia in versione ordinaria che in formula disci-plinata dal Ccnl, o per l’arbitrato irrituale. Resta obbligatorio, inve-ce, il tentativo di conciliazione per presentare ricorso giurisdiziona-le avverso la certifi cazione di un contratto di lavoro. Lo prevede, tra l’altro, il collegato lavoro ap-provato martedì in via defi nitiva dalla camera dei deputati.

Facoltativa la via stragiu-diziale. La novità, dunque, è la cancellazione della «obbligatorie-tà» del previo tentativo di conci-liazione per far causa sul lavoro (tutte le controversie, compreso licenziamento e dimissioni). D’ora in avanti, infatti, le parti «posso-no» promuovere la via stragiudi-ziale, senza esservi tenute, come è oggi, per poter adire il Tribunale. E per chi decidesse di seguirla, le opzioni sono diverse. In primo luogo, serve circoscrivere l’ambito di applicazione di questa discipli-na: vale per proporre in giudizio una domanda relativa ai rappor-ti che sono previsti dall’articolo 409 del codice di procedura civile. Quindi, rapporti di lavoro subor-dinato; rapporti di mezzadria, colonia parziaria, compartecipa-zione agraria, di affi tto a coltiva-tore diretto e rapporti derivanti da altri contratti agrari; rappor-ti di agenzia, di rappresentanza commerciale e altri rapporti di

collaborazione (come co.co.co. e lavoro a progetto); rapporti di lavoro dei dipendenti di enti pubblici e altri rapporti di lavoro pubblico. Riguarda, altresì, tutte le controversie relative ai rappor-ti di lavoro alle dipendenze delle pubbliche amministrazioni. Le diverse opzioni che offre la via stragiudiziale, sintetizzate in tabella, vanno dal tradizionale tentativo di conciliazione alla procedura di conciliazione e ar-bitrato irrituale.

Il tentativo di conciliazio-ne. La procedura, in tal caso, viene attivata da una delle parti che consegna, o spedisce (racco-mandata a/r), al collegio e alla controparte la richiesta di tenta-tivo di conciliazione. Quest’ulti-ma, se accetta, entro 20 giorni dal ricevimento della richiesta deve depositare presso la commissione (il collegio) la memoria con le sue difese. Nei 10 giorni successivi al deposito, la commissione fissa l’udienza (la comparizione delle

parti) da tenersi entro i succes-sivi 30 giorni. Il collegio è istitu-ito presso la dpl ed è composto dal direttore dell’uffi cio o da un suo delegato o da un magistrato collocato a riposo, in qualità di presidente, da 4 rappresentanti effettivi e 4 supplenti dei datori di lavoro e altrettanti rappresentati per i lavoratori.

L’arbitrato. In qualunque fase del tentativo di conciliazione, o al suo termine in caso di mancata riuscita, le parti possono indicare

la soluzione, anche per una parte sola della controversia, sulla qua-le si dicono d’accordo e accordarsi per risolvere la lite in via arbi-trale, dando mandato alla stessa commissione di conciliazione.

Le vie previste dai Ccnl. Le parti, ancora, possono decidere di avvalersi delle procedure di conciliazione o di arbitrato, nelle stesse materie (articolo 409 del codice di procedura civile), che sono disciplinate dai propri con-tratti collettivi.

Conciliazione e arbitrato irrituali. Ultima chance data alle parti è quella di avvalersi delle procedure di conciliazione e di arbitrato da proporsi ad un collegio irrituale. Si applica co-munque per le liti che riguardano l’articolo 409 del cpc. In tal caso, il collegio è composto da un rappre-sentate di ciascuna parte (uno per il lavoratore e uno per il datore di lavoro) e da un terzo membro, in funzione di presidente, scelto di comune accordo dagli arbitri di parte tra i professori universitari di materie giuridiche e gli avvo-cati ammessi al patrocinio in cas-sazione. Al presidente spetta un compenso pari al 2% del valore della controversia a carico delle parti (50% ciascuna), mentre i rappresentanti sono retribuiti dalla rispettiva parte che li ha nominati. Il collegato prevede la possibilità per i Ccnl di istituire un fondo per il rimborso delle spe-se al lavoratore.

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collaborazione (come co co co Il tentativo di conciliazio parti) da tenersi entro i succes

Le vie per risolvere le controversie (*)

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Il testo del collegato sul sito www.italiaog-gi.it/documenti

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33Sabato 23 Ottobre 2010Sabato 23 OttobrPROFESSIONI

Firmato ieri durante il congresso di Napoli un protocollo d’intesa tra Abi, Cndcec e Unioncamere

Commercialisti in aiuto delle pmiIl merito creditizio dell’azienda certifi cato dai professionistiDA NAPOLI IGNAZIO MARINO

L’impresa che ha bisogno di credito per fi nanziare la propria attività avrà un nuovo alleato: il dot-

tore commercialista. Grazie a un progetto pilota, infatti, l’impren-ditore potrà rivolgersi al profes-sionista per far attestare il valore e le potenzialità dell’azienda e avere così, certifi cato alla mano, più possibilità di ricevere fi ducia in banca. È stato fi rmato ieri a Napoli, nel corso del secondo con-gresso dei dottori commercialisti che oggi chiude i battenti, un pro-tocollo d’intesa fra Associazione bancaria italiana, commercialisti e Unioncamere per migliorare la relazione banca-impresa e la capacità di credito delle piccole e microimprese. All’interno di questa triangolazione il com-mercialista diventa così un sog-getto centrale. L’iniziativa pilota prevede, infatti, l’identifi cazione della fi gura di un professionista dotato di requisiti di onorabilità e professionalità, nonché di auto-nomia e di indipendenza rispetto alle singole imprese interessate il cui compito è quello di certifi care

l’esistenza di taluni specifi ci as-set (crediti vantati nei confronti di terzi, rimanenze di magazzino ecc.), ivi inclusi anche asset im-materiali. Ad attestazione avve-nuta, il professionista rilascerà all’impresa una dichiarazione che quest’ultima potrà utilizzare nei rapporti con il sistema cre-ditizio, al momento della richie-sta di fi nanziamento. Le banche aderenti all’iniziativa avranno così un supporto informativo aggiuntivo da considerare nel proprio processo di valutazione del merito creditizio. Per quan-to riguarda l’individuazione dei soggetti abilitati, Unioncamere coordinerà le attività delle ca-mere di commercio locali al fi ne di redigere e gestire l’elenco dei professionisti (esclusivamente iscritti nella sezione A dell’albo dei dottori commercialisti e degli esperti conta-bili) autorizzati allo svolgimen-to delle sud-dette attività a condizione che ne faccia-no domanda e siano dotati dei

requisiti previsti, secondo ap-posito regolamento. Il progetto trae spunto da un’approfondita analisi delle caratteristiche del tessuto imprenditoriale italiano e dell’evoluzione del rapporto banca–impresa, anche alla luce dell’entrata in vigore del nuovo Accordo di Basilea (c.d. Basilea 2) che conferisce grande importan-za a una maggiore trasparenza informativa delle aziende. Il pro-getto, secondo il Cndcec, avrà un grande appeal. Stando ai numeri uffi ciali, infatti, le piccole e medie imprese (quelle che hanno fi no a 250 addetti), occupano l’81,4% della forza lavoro, producono il 70,6% del valore aggiunto del sistema Italia e coprono il 64,9% degli

investimenti economici. Numeri importanti, che risultano ancora più indicativi se si prendono in considerazione le piccole e pic-colissime realtà imprenditoriali.

Considerando infatti le impre-se con meno di dieci addetti (le piccolissime), che rappresentano complessivamente il 94,8% delle aziende, il contributo che queste forniscono al sistema è rispettiva-

mente del 47,4% con ri-ferimento all’occupa-

zione, del 32,5% con riferimento al valo-

re aggiunto, del 30% per quanto riguarda gli in-vestimenti.

Commercialisti in cam-po per la gestione dei pa-trimoni sequestrati alla criminalità organizzata. Per trasformare l’utile ma-fi oso in utile legale. A qua-si trent’anni dalla lagge Rognoni La Torre, misura che nel 1982 introdusse la confi sca dei beni mafi osi e il loro riutilizzo, è l’ora di semplificare le procedure di assegnazione dei beni ri-ducendo al minimo i tempi. Restyling che vedrà i com-mercialisti in prima linea. È quanto emerso durante una tavola rotonda svolta-si ieri a Napoli all’interno del congresso del Cndcec. Da ultimo con il dlgs 14 del 4 febbraio 2010, infatti, è stato istituito l’albo degli amministratori dei beni sequestrati. Mentre con la legge 50/2010 è stata istitu-ita un’apposita agenzia con il compito di custodire, am-ministrare e gestire i patri-moni confi scati allo scopo di massimizzare il rendimento in favore dello stato. E per armonizzare la normativa la legge 136/2010, entrata in vigore il 7 settembre, ha conferito la delega al governo per adottare un decreto legislativo che costituirà una sorta di co-dice della leggi antimafi a e delle misure di preven-zione. Per una piena en-trata a regime del nuovo impianto normativo sarà necessario però attendere l’emanazione di una serie di regolamenti attuativi e i commercialisti si candida-no ad avere un ruolo cen-trale per quanto riguarda l’emanazione delle norme di comportamento degli amministratori dei beni.

Oltre al Consiglio nazio-nale, a scendere in campo sulla materia è stata an-che l’Associazione dei dot-tori commercialisti e degli esperti contabili - Sindacato nazionale unitario. Che ha chiesto «di ampliare la pla-tea dei soggetti che diven-tano ausiliari del giudice formando professionalità adeguate e di affi ancare i giovani professionisti ai col-leghi che sono già fi duciari dei giudici». Ma non solo. Per l’Adc «coloro i quali si trovano a gestire tempo-raneamente le imprese sottratte al potere mafi oso devono poter contare sul supporto delle banche, ca-paci di garantire strumenti e mezzi fi nanziari necessari al mantenimento dell’im-presa e della forza occupa-zionale».

Confi sche, gestione doc

Nasce il fronte dei com-mercialisti che vuole il tet-to agli incarichi nella revi-sione legale dei conti. Ed è composto soprattutto dagli under 45 della categoria. La scorsa settimana l’Ung-dcec ha lanciato un appello agli iscritti all’albo unico: fare sentire la propria voce sulla nuova revisione per puntare sulla qualità del controllo dei conti (si veda ItaliaOggi del 13 ot-tobre 2010). Il prossimo 31 ottobre 2010 scade il termine, infatti, entro il quale è possibile formulare osservazioni alla bozza di norme di comportamento del collegio sindacale nelle società non quotate, messo in pubblica consultazione dal Cndcec sul portale della categoria. L’Unione giovani può già contare su 1.500 adesioni all’iniziati-va «un tetto agli incarichi». «Ieri», spiega il presidente dell’Ungdcec Luigi Carun-chio da Napoli, «abbiamo raccolto 500 fi rme di col-leghi che si vanno a som-mare alle mille adesioni in nostro possesso arrivate dopo l’avviso pubblico di qualche giorno fa. Non sono ancora grandi nu-meri, ma se pensiamo che fi no alle scorse settimane al Cndcec erano arrivati solo 30 commenti allora le nostre 1.500 fi rme hanno grande importanza».

Revisione,1.500 fi rme

È un rapporto spes-so diffi cile quello fra commercialisti e am-ministrazione finan-ziaria. Fra le due parti non manca la collabo-razione per migliora-re le cose, come ha di-mostrato la presenza a Napoli del direttore dell’Agenzia delle en-trate Attilio Befera per annunciare i mi-glioramenti necessa-ri per l’area dei servi-zi. Ma sul territorio è tutta un’altra storia. I 110 mila professio-nisti iscritti all’albo unico chiedono un fi sco più semplice e un’amministrazione fi nanziaria meno bu-rocratizzata. A rile-varlo è un sondaggio realizzato dall’Istituto di ricerca dei commercialisti per ItaliaOggi che sarà pubblicato in versione integrale lunedì su ItaliaOggi Sette. Una foto-grafi a dell’esistente arricchita anche dai commenti dei commercialisti che fanno del sondaggio una sorta di grido di allarme. A essere criticato per primo è il sistema di norme troppo complicato. Scrive un professionista: «Il sistema fi scale è strutturalmente obsoleto ovvero basato su principi di accertamento che non permetteranno mai l’abbassamento del peso fi scale». Ma a essere contestato è anche il comportamento delle amministrazioni perife-riche. «Il rapporto professionale con l’amministrazione fi nanziaria è oggi vessato da norme stringenti e atteggia-menti dei funzionari che anche in caso di ragione del con-tribuente fanno pendere la bilancia verso la conciliazione perché più economica in termini di risorse e di energie e tutto ciò alla faccia sia del diritto e della giustizia, sia degli evasori totali ma a benefi cio delle casse erariali e dei programmi o budget di entrate da accertamenti per il bilancio dello stato».

I professionisti danno il voto all’amministrazione fi nanziaria

Nasce Adr commercialisti, la fondazione del Cndcec creata per gestire e risolve-re in maniera alternativa i confl itti. Si è infatti inse-diato ufficialmente ieri il Consiglio direttivo guidato da Felice Ruscetta. La cate-goria guidata da Claudio Si-ciliotti si prepara così all’en-trata in vigore del tentativo obbligatorio di mediazione per molti tipi di controver-sie civili. Molti i progetti di Adr, dalla creazione di un organismo di mediazione nazionale ed internazio-nale alla defi nizione di alti parametri di effi cienza, alla realizzazione di alleanze strategiche con altre realtà impegnate in questo settore: università, associazioni, cen-tri internazionali. «Perché la mediazione civile esprima le sue effettive potenzialità defl ative», ha sottolineato il presidente della Fondazione, Felice Ruscetta, «è impor-tante che si crei un network organizzativo e culturale che sia incentivo e supporto del Cndcec trovi per le sue radici la diffusioni al livello locale». In tale ottica presso la fondazione saranno anche costituiti un Centro Studi e una scuola di alta forma-zione per i docenti: la scelta effettuata dal Cndcec è stata quella di delegare ai singoli Ordini la gestione dei per-corsi formativi previsti dalla normativa.

Mediazione, nasce Adr

Claudio Siciliotti

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realizzato dall’Istituto di ricerca It li O i h à bbli t i

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€ 2,50Lunedì 25 Ottobre 2010

DI MARINO LONGONI

Sul banco degli imputati c’è il budget. Cau-sa principale di accertamenti a raffica e di adesioni poco convinte ma che consentono comunque ai contribuenti di archiviare una fa-stidiosa pratica e contribuiscono a migliorare le performance dei funzionari. Così finisce, per esempio, che vengano accantonate le ragioni diligentemente accumulate dal professionista e vinca la standardizzazione: lo sconto è del 20%, più o meno per tutti, prendere o lascia-re. E quasi sempre il contribuente finisce per accettare, pur di evitare le perdite di tempo e di energie necessarie per affrontare un con-tenzioso che costringerebbe comunque, in un caso su due stando agli ultimi dati diffusi sulle sospensioni cautelari, ad anticipare il 50% degli importi a favore dell’Erario. Anche quando i funzionari sembrano personalmente convinti della infondatezza dell’accertamento, «nessuno si assume la responsabilità di non procedere». Come se l’importante fosse «fare numero».Queste sono solo alcune delle lamentele spulciate dal sondaggio organizzato in oc-casione del Congresso nazionale dei dottori commercialisti da ItaliaOggi e dall’istituto di ricerca della categoria.Si sprecano anche le proteste per le perdite di tempo che potrebbero essere agevolmente evitate: se funzionasse il call center, per esem-pio. Se si riducessero le formalità che dilatano le attese per «deposito di documenti, notifica ricorsi, rispose a questionari ecc.»; anche ri-scuotere un credito con l’Erario, lamentano al-cuni professionisti, può diventare difficoltoso. Per non parlare dei tempi necessari per avere un appuntamento: possono arrivare a sfiorare anche i 30 giorni. La recente riforma dell’Am-ministrazione, che ha previsto l’accentramento delle attività di controllo su base provinciale, non la passa liscia: secondo alcuni professioni-sti sarebbe servita solo a complicare l’attività di chi opera in periferia.

È anche vero però che dai dati complessivi che riassumono le 3.500 risposte emerge un miglioramento, seppur lieve, nei rapporti tra gli uffici e i professionisti. E la grande mag-gioranza (87%) ha giudicato utili o molto utili i nuovi servizi messi a disposizione di Equita-lia (estratto conto on line, assistenza via mail, calcolo on line delle rate).Tutto sommato positivo anche il giudizio sul redditometro, mentre un punto interrogativo grande come una casa si stampa sul futuro del federalismo fiscale, che per il 57% dei commer-cialisti «renderà più difficile l’esercizio della professione». A pagare il prezzo di un fisco (eventualmen-te) più equo saranno quindi proprio gli inter-mediari che, a causa degli adempimenti sem-pre più onerosi che ricadono sulle loro spalle, sempre più spesso si sentono arruolati in forze dall’amministrazione finanziaria senza però né onori, né onorari.

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La Strategia di Lisbona manca l’obiettivo? I professionisti rispondono con il fai-da-te

da pag. 49

Il voto al fisco, un 6 politico

da pag. 29

IN EV IDENZA

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Primo Piano - Mancati incas-si, le imprese riprendono fiato. E dall’Ue è in arrivo la stretta sui ritardi nei pagamenti

Fisco/1 - Black list, i chiari-menti delle Entra-te a pochi giorni dal termine per l’invio della prima comuni-cazione

Fisco/2 - Dal giudice compe-tente al preavviso di fermo: le Sezioni unite della Cassazione fanno luce sulla riscossione

Impresa - Il colle-gato lavoro è al tra-guardo. Una novità di spicco sul fronte delle controversie

sul luogo di lavoro: l’arbitrato

Affari in Piazza - Enel Green Po-wer si appresta a sbarcare in borsa.

Aprendo la strada a una nuova stagione di ipo

Documenti - Il testo del collegato lavoro

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Page 28: • Nuova serie - Anno 20 - Numero 252 - 1,20 * - Spedizione in a.p. art. 1, c. 1, legge 46/04 - DCB Milano - Sabato 23 Ottobre 2010 • MOSTRE A Parigi gli anti

34 Sabato 23 Ottobre 2010 TRIBUTARISTI - LAPET

Intervista alla presidente della commissione attività produttive della Camera

La riforma resta prioritaria Dal Lago: verso l’unifi cazione dei testi depositati

PAGINA A CURADI PAMELA GIUFRÈ

Riconoscimento delle nuove professioni, c’è massima attenzione da parte della commissione

attività produttive della Camera dei deputati. Infatti, nonostante il dibattito sulla Finanziaria ab-bia imposto al presidente della X commissione, l’onorevole Ma-nuela Dal Lago, il rinvio della discussione in sede referente dei disegni di legge Froner, C. 1934, Formisano, C. 2077, Buttiglione, C. 3131, e Della Vedova, C. 3488, inizialmente convocata giove-dì 21 ottobre 2010, la questione resta comunque tra le priorità nell’agenda parlamentare.

Domanda. Presidente Dal Lago, circa un mese fa, con la seduta del 22 settembre, la com-missione attività produttive ha dato avvio al dibattito sul rico-noscimento delle nuove profes-sioni con l’intenzione di unifi -care i provvedimenti all’esame. Ritiene che i disegni di legge presentati, ispirati da Assopro-fessioni, possano rappresentare una buona base sulla quale la-vorare per l’accorpamento?

Risposta. Certamente sì. Le proposte di legge che abbiamo in esame sono accomunate dal fatto che tutte intendono introdurre un sistema di regole per il riconosci-

mento normativo delle professioni non regolamentate. In particolare esse intendono garantire la liber-tà di costituzione delle associazio-ni professionali, individuandole quali soggetti giuridici di diritto privato fondati su base volontaria, senza vincolo di esclusiva e nel rispetto della libera concorrenza. Inoltre tutte le proposte prevedo-no l’istituzione del Registro delle associazioni professionali presso il ministero della giustizia.

D. A suo parere, il testo potrà in qualche modo essere migliorato approfi ttando della prevista uni-fi cazione?

R. Ne sono certa e questo vale non solo in questo caso, ma per tutte le proposte di legge. Quan-do esse vengono portate all’esame della commissione ne segue sem-pre un dibattito, un approfondi-mento, in cui ciascuna parte poli-tica dà il suo contributo. Alla luce di ciò, sono convinta che anche il dibattito avviato su questo tema porterà dei benefi ci e avremo alla fi ne un testo ancora migliore.

D. Quando riprenderà la discus-sione parlamentare sul riconosci-mento delle nuove professioni?

R. Al momento non è possibi-le fare una previsione precisa in quanto la Commissione è impe-gnata su più fronti. Non ultimo c’è la Finanziaria alla quale, come è facilmente comprensibile, tutte le commissioni devono dare la prio-

rità. Per questo abbiamo dovuto annullare la seduta di giovedì.

D. Ma il provvedimento potrà essere approvato entro la fi ne di questa legislatura?

R. Mi auguro di si, ma nessu-no sa quanto possa durare la le-gislatura. È evidente che se essa terminerà secondo la scadenza naturale, nel 2013, le chance di portare a termine questa riforma saranno maggiori.

D. Seguirete anche in fase di approvazione, così come sta ac-cadendo per la discussione, un percorso diverso da quello della commissione giustizia, che dopo la decisione dello sdoppiamento della riforma delle professioni si sta occupando dei provvedimenti che riguardano l’ammoderna-mento degli ordini?

R. Le competenze della com-missione giustizia e quelle della commissione attività produttive sono diverse e, proprio in base a questo, c’è stato lo sdoppiamento delle proposte di legge, cosicché la commissione giustizia si sta occupando di quelle relative agli ordini professionali mentre la commissione attività produttive di quelle relative alle professioni non regolamentare. Ciò comporta che anche in fase di approvazio-ne ci saranno due provvedimenti diversi.

D. Considerando che in materia le organizzazioni rappresentative

delle categorie professionali sono già state audite, in questa e nelle precedenti legislature, e visto che non ci sono novità di sorta sulla questione, giudica ugualmente indispensabili nuove audizioni o è preferibile accelerare il dibattito in commissione anche in seguito alle possibili diffi coltà nel prosie-guo della legislatura?

R. Sicuramente la mia inten-zione è quella di accelerare il dibattito in commissione poiché l’attività conoscitiva fi nora effet-tuata è stata lunga ed esaustiva. Per quanto mi concerne, non ci sa-ranno, quindi, nuove audizioni ma procederemo direttamente nella discussione dei provvedimenti che abbiamo in esame in meri-to al riconoscimento delle nuo-ve professioni. Qualora, però, ci fossero specifiche richieste di altre audizioni da parte di qualche gruppo parlamentare, le valuteremo.

D. Le proposte di legge all’esame sono assolutamente bipartisan. Può diventare que-sto un aspetto determinante ai fi ni di una rapida approvazio-ne di un provvedimento, quale il riconoscimento delle nuove professioni, che trova ampia convergenza tra maggioranza e opposizione?

R. Sì, ne sono convinta. La maggioranza e l’opposizione hanno, ovviamente, ruoli di-

versi in parlamento. Ciò pre-messo, quando su determinate tematiche avvengono delle con-vergenze, come in questo caso, è senz’altro una cosa positiva che velocizza l’iter e aumenta la possibilità di un’approvazione più rapida dei provvedimenti.

D. Questo intervento legisla-tivo, in un non facile contesto economico come quello attuale, può essere determinante ai fi ni dell’exit strategy dalla crisi, dal momento che nel settore dei ser-vizi, in controtendenza rispetto a tutti gli altri comparti, si con-tinua a registrare un incremen-to occupazionale?

R. Nella commissione attività produttive, a differenza di altre, si esaminano provvedimenti che hanno un impatto diretto sulla vita delle famiglie, delle imprese e dei lavoratori. Con-cordo quindi che il nostro ope-rato possa dare un contributo importante per uscire bene e presto dalla crisi economica e finanziaria mondiale che sta investendo anche il nostro pae-se. Attualmente si contano 3,5 milioni di lavoratori autonomi e dipendenti che esercitano at-tività professionali senza essere iscritti in ordini o albi professio-nali. Siamo quindi consapevoli dell’importanza che il settore dei servizi ha in termini di pil e occupazione.

Prime prove pratiche di partecipa-zione alle piattaforme europee per la Lapet. Roberto Falcone, presidente dell’associazione na-

zionale dei tributaristi che fa parte del Ceplis, il Consiglio europeo delle profes-sioni liberali, attraverso Assoprofessioni, venerdì 29 ottobre sarà a Bruxelles per partecipare al confronto convocato dalla Commissione europea sul monitoraggio sulla direttiva 2005/36/Ce relativa al re-ciproco riconoscimento delle qualifiche professionali.

Il monitoraggio è previsto dalla stessa direttiva. L’articolo 60 del Titolo VI, de-nominato «Relazioni», stabilisce infatti l’obbligo per gli stati membri di informa-re «ogni due anni la Commissione euro-pea con una relazione dell’applicazione del sistema». Nell’articolo anche la di-sposizione di fornire, «oltre ai commenti generali, una rilevazione statistica del-le decisioni prese e una descrizione dei principali problemi derivanti dall’appli-cazione della stessa». La direttiva fi ssa tra l’altro pure un termine per la Com-missione europea, che a partire dal 20 ottobre 2007 è tenuta ad elaborare ogni cinque anni una relazione sull’attuazio-ne del provvedimento e segna, attraverso l’articolo 56, comma 2 – «Cooperazione amministrativa e competenze esecutive» – un importante passaggio per il raffor-zamento del mercato e dell’economia dell’Europa unita. Uno sviluppo che non può non passare dalla collaborazione e dallo scambio di informazioni tra i paesi

comunitari, tenuti a promuovere un’ap-plicazione uniforme della direttiva, an-che attraverso l’adeguata consultazione di esperti dei gruppi professionali inte-ressati (art. 59), facenti parte del «Co-mitato di riconoscimento delle qualifi che professionali» (art. 58).

Ed è proprio in virtù di queste dispo-sizioni che la Commissione europea ha lanciato nel 2010 il processo di valuta-zione della direttiva qualifi che. Prossima tappa dunque l’incontro di venerdì con i rappresentanti delle associazioni profes-sionali, tra cui la Lapet. Il meeting, non il primo a Bruxelles per l’associazione, rappresenta un ulteriore banco di prova in vista dell’attuazione dell’articolo 26 del decreto legislativo 206 del 2007, co-siddetto qualifi che, con il quale l’Italia ha recepito la direttiva 2005/36/Ce. Ai fi ni dell’elaborazione del suo rapporto quin-quennale, la Commissione vuole infatti acquisire direttamente dai rappresen-tanti delle organizzazioni professionali eventuali problematiche e diffi coltà del testo attuale.

«Mentre in Italia qualcuno continua inutilmente a fare il possibile per dimo-strare l’illegittimità dell’articolo 26 del dlgs qualifi che», dichiara il presidente della Lapet, «l’Europa, a giusta ragione, si sta già attenendo alle indicazioni della direttiva Qualifi che».

E, in vista dell’incontro di Bruxelles, il Ceplis ha già anche riunito il suo grup-po di lavoro a Londra per sentire dalle diverse organizzazioni professionali di

tutt’Europa che fanno parte del consi-glio, tra cui appunto Assoprofessioni, in Italia, quali evoluzioni ha prodotto nei singoli paesi l’attuazione della direttiva qualifi che.

Dal vertice è scaturito un documento che evidenzia alcune criticità del quale la Lapet condivide la posizione relativa alle Carte professionali, aggiungendo anche la complessità del riconoscimento inter-nazionale delle qualifi che professionali.

«Sin dal 2008», dichiara il presidente, «abbiamo sottolineato l’utilità delle carte professionali europee per la mobilità dei servizi nell’ambito dell’Unione in genera-le, ed in particolare per l’incremento ed una più organizzata ed effi ciente mobi-lità delle professioni. Le carte possono, se ben utilizzate, diventare un’effi cace forma di incoraggiamento per le profes-sioni. Ma rischiano involontariamente di creare un altro ostacolo burocratico alla libertà di circolazione dei servizi profes-sionali».

Tocca all’Ue fare il pos-sibile per evitarlo. E, allo stesso tempo, superare anche altre barriere alla mobilità. «Sulla base di quanto già evidenziato dal professor Mario Monti nel suo studio del 2009 fi naliz-zato a individuare e sugge-rire idee originali per una nuova strategia per il mer-cato unico dell’Unione eu-ropea», sottolinea Falcone,

«anche noi pensiamo che la complessità del riconoscimento internazionale delle qualifi che professionali rappresenti una barriera diffi cile per sbloccare i servizi professionali. Basti pensare che il rico-noscimento è automatico solo per sette professioni sulle 800 classifi cate. E che in Italia esistono per la legge solo le profes-sioni rappresentate da un ordine».

Per questo, e non solo, i tributaristi della Lapet fanno proprie le tesi dell’ex commissario Monti, proponendo di ren-dere più preciso e rafforzare il quadro giuridico della direttiva sul reciproco ri-conoscimento delle qualifi che professio-nali, riprendendo dallo studio il suggeri-mento di riconoscere automaticamente anche quelle nuove professionalità in grado di facilitare la mobilità di lavora-tori altamente qualifi cati in tutta l’Euro-pa. «La mobilità dei lavoratori», mette in luce il presidente, «gioca un ruolo crucia-le per il futuro dell’Ue e dei suoi singoli

stati-membri. Per que-sto va rimossa qualun-que barriera possa an-che solo rallentarla». Il monito della Lapet non è solo alla Commissio-ne europea, ma anche al governo italiano, che sta subendo pressio-ni da parte di chi vuol mantenere un primato «ereditato» molti anni fa più che «conquistato» nel tempo.

CONCORRENZA E DINTORNI

Prime prove di partecipazione ai tavoli Ue per la Lapet

A curadell’Uffi cio Stampa della ASSOCIAZIONE NAZIONALE

TRIBUTARISTI LAPET Associazione legalmente

riconosciutaSede Nazionale:

Via delle Fornaci, 29 00165 Roma

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35Sabato 23 Ottobre 2010

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E INFO

iltFinanza

È stato (quasi) unanime il giudizio delle società di valutazione

Fiat incassa raffica di buyDopo la pubblicazione dei dati trimestrali

Raffi ca di giudizi positivi su Fiat il giorno dopo la pubblicazione della trimestrale. Come pre-

vedibile, dopo i conti e la nuo-va guidance 2010, decisamente superiori alle attese, gli analisti hanno dovuto aggiornare le loro stime e in molti casi ciò si è tradot-to in un aumento del target price.Société générale ha alzato il prez-zo obiettivo su Fiat da 14 a 15,5 euro, confermando la raccoman-dazione buy. «Era già chiaro che i conti trimestrali sarebbero stati buoni, ma hanno battuto signifi -cativamente sia le nostre attese, che quelle del consensus», han-no notato gli analisti, che han-no incrementato le previsioni di trading profi t 2010 da 1,73 mld a 2,19 mld, 2011 da 2,38 a 2,65 mld e 2012 da 3,07 a 3,18 mld.Equita sim è passata da 15,8 a 16,9 euro, confermando la racco-mandazione buy. Il terzo trime-stre, hanno spiegato gli analisti, è stato «nettamente superiore alle attese a tutti i livelli». Gli esperti hanno alzato le stime di trading profi t 2010 del 23% a 2,2 mld, quello 2011 del 18% a 2,67 mld. L’utile netto è visto ora a 413 mln euro nel 2010 e a 1,2 mld nel 2011.Dal canto loro, gli analisti di Ban-ca Imi hanno posto il target price su Fiat in revisione, confermando la raccomandazione buy. Secondo una prima simulazione, alla luce dei conti trimestrali e della nuo-va guidance, il prezzo obiettivo dovrebbe passare dai precedenti 15,30 euro a circa 17 euro.

Commerzbank ha portato il target da 10 a 12,5 euro, con raccomandazione hold: «I risul-tati del terzo trimestre hanno nettamente battuto le nostre attese e quelle del consensus», hanno detto gli analisti, che hanno notato come anche l’in-cremento della guidance 2010 sia stato superiore alle stime.Unicredit (rating buy) ha invece alzato il prezzo obiettivo a 14,5 euro da 12,7 euro, migliorando le stime 2010-2011 in termini di ri-cavi, trading profi t e debito netto.Intermonte è passata da 13,5 a 14 euro in termini di target price su Fiat (rating outperform), Exa-ne Bnp Paribas da 12 a 12,5 euro (neutral) e Banca Akros da 15,5 a 16 euro (buy).

È rimasto a 16 euro il prezzo obiettivo di Mediobanca (outper-form), che ha alzato le stime su Fiat e ha notato come quest’anno il prezzo del titolo abbia registra-to una performance inferiore alla crescita degli utili, «che stanno accelerando come una Ferrari».

Sono restati più prudenti pro-

prio sulla valutazione gli anali-sti di Nomura, che pure hanno alzato il target price su Fiat da 11 a 12 euro, confermando la raccomandazione reduce. Gli esperti, che hanno apprezzato i forti conti trimestrali ed hanno incrementato le stime di utile in media del 10% per il pe-riodo 2010-2012, hanno notato come il titolo sui multipli quoti a circa 2 volte i peer (Volk-swagen e Peugeot). «Su questa base, non vediamo una ragio-ne per essere acqui-renti dell’azione» e «facciamo difficoltà a vedere un altro ca-talizzatore che possa signifi cativamente far aumentare il prezzo dell’azione», ha spie-gato Nomura.

Infine, anche Crédit Suisse, che ha alzato il target price su Fiat da 10,5 a 11 euro, ri-badendo il rating neutral, ha consi-derato «la valuta-zione dell’azione poco interessante, dato l’attuale con-testo rischio/rendi-mento».

Ieri il titolo ha registrato alcune prese di benefi-cio, dopo la forte crescita (+4,4%) di giovedì, seguita alla pubblicazio-ne dei dati trime-strali e ha chiuso

a 12,14 euro, -0,82%.Intanto il Lingotto ha uffi cia-

lizzato l’acquisizione del 5% di Ferrari da Mubadala, portando così la sua quota al 90%. L’an-nuncio era stato dato agli inizi di ottobre da Sergio Marchionne,

a.d. di Fiat, e da Luca Cordero di Montezemolo, presi-

dente della Ferrari, a Parigi al Salone

dell’auto. Ora l’opzione call figura nero su bianco sulla terza trimestrale del Lingotto,

ma dai pri-mi di ottobre,

quan-

do l’operazione fu annunciata, ad adesso non è cambiato molto.I dettagli dell’operazione, infatti, sarebbero ancora oggetto di ne-goziazione. Se è vero che il 5% di Ferrari vale 122,4 milioni di euro, da fonti vicine al Lingotto si apprende che la transazione non solo non è ancora stata ese-guita, ma sarebbe al centro di colloqui con il fondo sovrano di Abu Dhabi. Si tratterebbe di un dossier delicato, visto che Muba-dala development è legata alla Ferrari anche da altri interessi fi nanziari, che ruotano attorno alla sponsorizzazione del team del cavallino rampante e al par-co tematico di Abu Dhabi, che dovrebbe essere inaugurato il prossimo 27 ottobre.

Secondo le ipotesi di alcuni analisti fi nanziari, il Lingotto potrebbe studiare una forma di

pagamento legata alla quota-zione Ferrari. Un’eventualità che da Torino definiscono ancora troppo prematura, ma che di tanto in tanto continua a far capolino anche tra gli addetti ai lavori. Sull’ipotesi di quotazione della casa automobilistica di Maranello, l’ammi-nistratore delegato di Fiat, Sergio Mar-chionne, il 30 set-tembre, dal Salone dell’auto di Parigi, aveva ribadito: «È

una delle cose che potenzialmente pos-

sono succedere, ma non abbiamo nessun piano imme-

diato per farlo».© Riproduzione riservata

Se le divisioni che si sono create tra le grandi econo-mie globali non fossero state abbastanza evidenti, a pro-clamarle uffi cialmente è sta-ta l’architettura a «camere separate» che ha preceduto l’avvio del vertice fi nanzia-rio del G20, che raggruppa paesi avanzati e giganti emergenti. A Gyeongju, in Corea del Sud, a sorpresa, i paesi del G7 (le economie avanzate occidentali più il Giappone) si sono riuniti precedentemente tra loro, ma altrettanto hanno fatto Cina, India, Brasile e Russia, i cosiddetti paesi «Bric». Secondo quanto riferito da un funzionario della delega-zione indiana, si sono visti per discutere temi di comune interesse, che evidentemen-te escludono i paesi avanzati, tra cui la riforma delle quote di rappresentanza nel Fondo monetario internazionale.In realtà, la questione che appare come il nodo più spi-noso tra Usa, Ue, Giappone e G7 in genere, da una parte, e i giganti emergenti dall’altra è quella dei cambi valutari. Da settimane si teme una sorta di «guerra globale» sul-le valute, che potrebbe vede-re diversi grandi paesi pun-tare sul tenere basse le loro divise per favorire l’export, in una fase in cui la ripresa globale sembra indebolirsi. Ieri, a tornare subito alla ca-rica, è stato il segretario di stato Usa al tesoro, Timothy Geithner, il quale ha chiesto che i paesi con ampi avanzi di partite correnti, come la Cina, per altro mai citata, procedano a riforme delle loro politiche sulle monete.Solo due settimane fa, a Wa-shington, le dispute sui cam-bi sono uscite irrisolte dagli incontri autunnali di Fmi e Banca mondiale. E sono una cartina di tornasole del ve-nir meno di quello spirito di coordinamento globale che aveva caratterizzato la fase iniziale di risposta alla crisi economica.

È quindi possibile che anche in Corea del Sud gli incontri, che iniziano uffi -cialmente oggi, non portino a grandi risultati e rinviino al vertice di novembre dei capi di stato e di governo una possibile soluzione al problema.

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VALUTE

Intesaincertaal G20

prio sulla valutazione gli anali- a 12 14 euro -0 82% do l’operazione fu annunciata

DI GIORGIO BERTONI

Il tema non è certo di oggi, ma si ripete quasi quotidianamente, come ieri, con i nuovi target price emessi dalle società di rating per Fiat. E il piccolo risparmiatore, colpito dai titoli dei giornali e dall’evidenza mediatica degli annunci del Lingotto, magari intravedendo la possibilità di fare qualche guadagno sul tito-lo, acquisendolo presso la sua banca, che può fare? Compera alla cieca, come è possibile, fi -dandosi solo del suo fi uto, oppure si informa e cerca valutazioni più ponderate. E chi, meglio degli analisti, può dargli risposte concrete? Qui casca l’asino. Perché, se il nostro piccolo risparmiatore aveva dei dubbi, con la lettura dei report, i dubbi si sono moltiplicati.

Come si fa, infatti, a valutare adeguatamen-te un’azione, quando, su 11 report, il target price varia del 50%, da 11 euro (Crédit Suisse) a 17 euro (Banca Imi)? E le raccomandazioni di

acquisto variano da outperform (Intermonte) a reduce (Nomura), passando, è vero, per molti buy, ma anche per giudizi neutral?

Insomma, una babele di giudizi, attraver-so i quali anche un esperto non sarebbe in grado di districarsi; fi guriamoci un piccolo investitore.

E hanno voglia tanti istituti di credito a lamentare la scarsa informazione fi nanziaria dei loro clienti. Certo, essa è scarsa. Ma que-sto tipo di valutazioni non aiuta certo a fare chiarezza.

Allora, il piccolo risparmiatore deve, ancora una volta, affi darsi alla sorte o a una scel-ta tutt’altro che ponderata, ma emotiva. Per esempio: mi piace il cashmirino di Marchion-ne? Compero. E i risultati della Juventus? Vendo.Così va anche il mondo, almeno quello piccolo e umorale dei borsini di provincia.

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Rating, mistero buffo in cui districarsi

Sergio Marchionne

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36 Sabato 23 Ottobre 2010 MERCATI E FINANZA

Lo Ior, ordinando con un fax il 6 settembre scorso al Credito artigiano di trasferire 20 milioni di

euro alla JP Morgan di Fran-coforte e altri 3 alla Banca del Fucino, «non si è uniforma-to ai criteri di trasparenza e tracciabilità delle operazioni

compiute con banche italiane, imposti dalla normativa anti-riciclaggio, anche con sanzioni

penali, per impedire la cir-colazione di capitali illeciti».«Pur richiesto dall’interlocutore

bancario, l’istituto vaticano non ha comunicato per chi (per sé o per eventuali terzi, di cui comu-

nicare le generalità) intendesse eseguire le due operazioni, né natura e scopo delle stesse». Lo ha scritto il tribunale del riesame di Roma (presidente Claudio Carini), motivando l’or-dinanza con cui ha confermato il sequestro preventivo di 23 milioni di euro, come disposto dal gip Maria Teresa Covatta su richiesta del procuratore aggiunto Nello Rossi e del pm Stefano Rocco Fava.

Il collegio, nel provvedimen-to, ha ricordato che lo Ior «deve considerarsi a tutti gli effetti una banca estera extracomu-nitaria, appartenente a un or-dinamento non incluso nella lista dei paesi extracomunita-ri con “regime antiriciclaggio equivalente” agli standard vigenti degli stati dell’Unione europea» e che «gli interme-diari italiani nei rapporti con l’istituto vaticano non possono applicare gli obblighi semplifi -cati di adeguata verifi ca previ-sti dalla normativa, ma devono conformarsi, per ogni singola operazione, agli obblighi raf-forzati di adeguata verifi ca».

Nel caso specifi co, «è docu-mentalmente dimostrata la violazione degli obblighi penal-mente sanzionati dalle norme di cui ai commi 2 e 3 dell’arti-colo 55 del decreto legislativo 231/07. Correttamente, il pm ha infatti osservato che “sino a oggi, lo Ior non ha ancora for-nito al suo naturale interlocu-tore, cioè al Credito artigiano, le suddette indicazioni, con le impegnative modalità previ-ste dalla normativa”, essen-dosi limitato, con l’imperativo fax trasmesso il 16 settembre dal direttore generale, Paolo Cipriani (indagato assieme al presidente, Ettore Gotti Te-deschi), ai vertici del Credito artigiano, a ribadire l’ordine di eseguire le citate operazioni, in quanto perfettamente leci-te, ma senza fornire le infor-mazioni d’obbligo. Né possono certo considerarsi equipollenti e sostitutive, a sanare l’inizia-le omissione, le spiegazioni addotte in questa sede dalla difesa circa ragioni, modalità e scopi delle operazioni; tali informazioni andavano forni-te al soggetto bancario cui le disposizioni erano rivolte».

Per il tribunale del riesame poco importa che la difesa ab-bia parlato di «buona fede e inoffensività delle operazioni», con riferimento sia all’impegno della Banca vaticana di essere inserita nella cosiddetta Whi-te list e sia alla natura delle stesse operazioni che sarebbe-ro semplici disposizioni di gi-roconto interbancario: «I reati contestati», affermano i magi-strati, «consistono in violazio-ni di obblighi formali imposti a garanzia della trasparen-za e della verifi cabilità delle operazioni bancarie di entità superiore a 15 mila euro, per prevenire e permettere di sco-prire il riciclaggio di capitali di illecita provenienza; come tali, sono reati di pericolo presunto e non concreto, punibili a titolo di dolo generico».

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Per chi era conto IorNon indicato benefi ciario 23 mld

Le motivazioni del tribunale del riesame alla conferma del sequestro dei capitali vaticani

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37Sabato 23 Ottobre 2010Sabato MERCATI E FINANZA

Ftse All share -0,36%, euro stabile sotto 1,40 sul dollaro, petrolio a 81,03 dollari al barile

Listini in calo, in attesa del G20Con pochi spunti di rilievo e qualche presa di benefi cio

È stata una seduta senza spunti di rilievo quella che ha chiuso la settima-na, in attesa del G20. Il

dato sull’indice Ifo ad ottobre, mi-gliore delle attese, non è bastato per dare una direzione ai merca-ti dopo i recenti rialzi. A piazza Affari, il Ftse Mib ha chiuso a -0,37% a 21.536 punti e il Ftse All share a -0,36% a 22.086 punti, il Ftse Mid cap a -0,45%, il Ftse Star a -0,13%. A Londra il Ftse 100 ha chiuso a -0,29%, a Franco-forte il Dax a -0,08% e a Parigi il Cac-40 a -0,25%. A metà seduta, a New York, il Dow Jones segna-va -0,15%, l’S&P 500 +0,16%, il Nasdaq Composite +0,67%.A Milano, in buon progresso Mediaset (+1,65%), Campari (+2,02%) e Stm (+1,93%), mentre Fiat (-0,82%) ha ceduto a qualche presa di profitto dopo i rialzi di giovedì. Tra le banche, Unicredit ha ceduto l’1,55%, nel giorno in cui il consiglio generale di Fon-dazione Cariverona (che detiene il 4,63% del capitale della ban-ca) ha rinnovato il presidente.Sul Ftse Italia Mid Cap, ha bril-lato Amplifon (+2,67%), su cui Unicredit ha alzato la raccoman-

dazione da hold a buy. Equita sim ha invece incrementato il target price su L’Espresso (+1,63% a 1,865 euro) da 2,1 a 2,2 euro.Pirelli Re, dopo una prima parte della seduta ampiamente positiva sui rumors di stampa secondo cui vari soggetti sarebbero interessa-

ti a La Rinascente, di cui il gruppo ha una quota, ha ridotto i guada-gni per chiudere con un +0,38%.Male, al contrario, Acea (-1,68%): secondo MF, la nomina del d.g. della multiutility capitolina ri-schia di ripartire da zero, dal mo-mento che le trattative con Paolo

Gallo, attuale a.d. di Edipower, avrebbero trovato alcuni ostacoli.Quanto all’euro, ha chiuso stabile a 1,3937 dollari, in una seduta se-gnata da movimenti contrastati, legati all’attesa dei mercati per i segnali che arriveranno dal G20 sul fronte valutario. Yen in lieve

calo sia sull’euro (113,30) che sul dollaro (81,33).

Infi ne il petrolio. A metà se-duta, a New York, il future sul Wti passava di mano a 81,03 dollari al barile, contro gli 82,43 dollari del Brent a Londra.

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DI CARLO ALOISIO

I listini di borsa europei, que-sta settimana, hanno segnato i massimi relativi degli ultimi sei mesi, consolidando livelli tecnici importanti; una forte spinta in questo senso è arriva-ta dai dati trimestrali di molte aziende, che hanno battuto le stime. Anche a piazza Affari il trend ha seguito questo fi lone e per il Ftse Mib il progresso, per la terza settimana consecu-tiva, è stato evidente con una costante salita che lo ha porta-to fi no a un massimo di 21.615 per poi chiudere a 21.536 pun-ti, +2,25%. In rialzo anche l’All share a +1,99% (a 22.086).

A livello di performance set-timanale ci sono molti titoli che hanno ben fi gurato: tra questi, Bulgari, quasi +8% sulla scia degli ottimi dati di settore, ma soprattutto per essere stata inserita nella lista di titoli acquistabili da parte di una delle più importanti banche d’affari internazionali. Anche se a livello assoluto il rialzo di Fiat non è tra i più alti, a livello di singola giornata e di prez-zo si sono avuti spunti molto importanti; i volumi scambiati e il miglioramento delle stime hanno spinto il titolo oltre la soglia dei 12 euro, livello che non veniva toccato dall’estate 2008. Sempre in primo piano

i titoli industriali, tra i quali spicca Finmeccanica salita quasi del 7%. Molto bene il set-tore fi nanziario: tra i migliori, spiccano in questa settimana Intesa, Mediobanca, Unipol, Mediolanum e Montepaschi. Il trend positivo dei listini ha raffreddato la tensione sui governativi, che in alcuni casi avevano fatto da bene rifugio; il Bund decennale è sceso, pas-sando da quota 131 ai minimi di ieri in area 129,50. Continua invece con un buon trend il mer-cato primario: la grossa attività si è concentrata sul piazzamen-to del nuovo Cct del tesoro per 5,1 miliardi di euro con cedola semestrale + 0,80 e scadenza

nel 2017. Tra i corporate, le emissioni più importanti sono state su Peugeot BB+ di rating, con un dual tranche, il primo da 500 milioni al 4%, scadenza 2013 il secondo da 500 milioni scadenza 2016 con cedola al 5%; Deutsche telekom BBB+ con 300 milioni al 4,5% e scadenza nel 2030; Telstra A2/A con 500 milioni scadenza 2021 e cedola 3,625%. Tra i corporate italiani, Sias spa Baa2 con 500 milioni e cedola al 4,5% con scadenza nel 2020. Luxottica group ha annunciato un roadshow eu-ropeo per presentare la società ed esplorare nuove opportunità di business.

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Ftse Mib su per la terza settimana consecutiva

Brembo ha firmato un contratto di affit-to fino al 31 dicem-bre 2011 di un ramo

d’azienda, costituito da due società, di un suo importante fornitore di parti meccaniche con lavorazioni tecnologiche.«L’operazione», afferma Brembo in una nota, «si è resa necessa-ria per far fronte alle diffi coltà fi nanziarie in cui versano le so-cietà Immc e Iral, per salvaguar-dare il know-how e l’importante patrimonio tecnologico trasferiti da Brembo alle suddette aziende nel corso della loro pluriennale collaborazione e per garantire la continuità delle forniture al gruppo Brembo».

L’operazione è avvenuta per il tramite di una newco recen-temente costituita e controllata al 100% da Brembo, denomi-nata La.Cam. Gli stabilimenti delle due società si trovano a Berzo Demo (Bs) e Sellero (Bs), occupano circa 230 addetti e producono particolari metallici e minuteria di alta precisio-ne normalmente utilizzati dal gruppo Brembo per la realizza-zione di impianti frenanti, per applicazioni auto e moto, di pri-mo equipaggiamento e racing.Il canone di affi tto ammonta a 1,8 milioni di euro l’anno; il fat-turato delle due società, circa 17 milioni, non avrà effetti sui rica-

vi consolidati del gruppo Brem-bo, che ne assorbe interamente la produzione. Entro il termine del periodo di affi tto e in base all’esito del piano industriale, Brembo potrà eventualmente essere coinvolta nel successivo processo di acquisto del ramo d’azienda.

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Da fornitore high tech di parti meccaniche

Brembo affittadue aziende

Risanamento, attra-verso la controllata Immobiliare Cascina Rubina, ha stipulato

con Sesto immobiliare, società partecipata da una cordata di investitori guidati dall’immobi-liarista Davide Bizzi, il contrat-to defi nitivo di compravendita dell’ex area Falck di Sesto San

Giovanni (Mi). Il prezzo della compravendita è stato conve-nuto in 405 milioni di euro.Una parte del prezzo, 345 mi-lioni di euro, è stata versata ieri: 274 milioni circa median-te accollo liberatorio da parte di Sesto immobiliare del debito di Immobiliare Cascina Rubina nei confronti di Intesa Sanpaolo e 71 milioni circa per cassa. Il saldo, pari a 60 milioni, verrà corrisposto da Sesto immobi-liare a Immobiliare Cascina Rubina dopo l’approvazione del programma integrato di intervento e del progetto de-finitivo di bonifica dell’area entro il 31 dicembre 2012. Il contratto prevede alcuni casi di proroga del termine e al-cuni meccanismi di riduzione del saldo del prezzo al ricorre-re di determinate condizioni.Il valore dell’area riportato nel bilancio civilistico di Immobilia-re Cascina Rubina al 31 dicem-bre 2009, ricorda una nota di Risanamento, è di 256 milioni, mentre il valore di realizzo pre-visto nel piano fi nanziario indu-striale del gruppo Risanamen-to per la vendita dell’area, da effettuare entro il 31 dicembre 2012, è di 450 milioni. Il titolo Risanamento ha chiuso ieri in borsa in forte rialzo a 0,30 euro, +5,63%.

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Risanamento l’ha ceduta per 405 milioni

Area Falckvenduta a Bizzi

STOCCAGGIO GAS

Offshoreingleseper l’EniEni ha fi rmato un accordo con il Crown estate (ente dema-niale britannico) per l’uso del giacimento Deborah come sito di stoccaggio, un progetto che accrescerà la sicurezza degli approvvigionamenti e la fles-sibilità del mercato del gas dell’Europa nordoccidentale. Il giacimento è situato 25 miglia al largo di Bacton, in Inghilter-ra, ed è ben collegato al termi-nale di Bacton. Questo è il primo accordo con-cluso in oltre 25 anni nella piat-taforma continentale del Regno Unito dal Crown estate riguar-do giacimenti esausti offshore su così grande scala. Inoltre, Eni si è assicurata una licen-za per lo stoccaggio di gas dal Dipartimento per l’energia e il cambiamento climatico del Re-gno Unito, la prima nel Mare del Nord ai sensi dell’Energy act del 2008, provvedimento legislativo fi nalizzato a stimolare lo svilup-po delle attività offshore.Gli accordi siglati e le autoriz-zazioni ottenute delle autorità, inclusa quella rilasciata dal North Norfolk district council alla fi ne di settembre, per la pianifi cazione delle attività, sono alla base della decisione fi nale dell’investimento di Eni, attesa per il primo trimestre del 2011.

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La Corte dei conti ha approvato la relazione sulla gestione 2008 di Acquedotto pugliese, società a capitale interamente pubblico. Nella relazione, la magistratura contabile ha messo in risalto i risultati positivi raggiunti tramite gli interventi straordinari sugli impianti tecnici, per ridurre le perdite di acqua e l’attivazione di nuovi modelli gestionali per razio-nalizzare l’organizzazione del personale e dei rapporti con l’utenza. La Corte, inoltre, ha sottolineato l’impegno per gli in-vestimenti in relazione ai quali, al termine dell’anno di valutazione, il valore stimato delle opere in corso di realizzazione ammontava a circa 500 milioni di euro.I risultati, prosegue la Corte dei conti, sotto un profi lo econo-mico fi nanziario, hanno fatto registrare un utile di esercizio seppure modesto (circa 239 mila euro), ma accompagnato da una forte crescita del valore della produzione rispetto ai co-sti, nonché da un incremento del patrimonio netto. La Corte ha, peraltro, raccomandato una maggiore attenzione al mi-glioramento del sistema dei controlli interni e alla realizza-zione dell’intero programma poliennale degli investimenti programmati.

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Corte dei conti dice sìall’Acquedotto pugliese

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Page 32: • Nuova serie - Anno 20 - Numero 252 - 1,20 * - Spedizione in a.p. art. 1, c. 1, legge 46/04 - DCB Milano - Sabato 23 Ottobre 2010 • MOSTRE A Parigi gli anti

Prospetto dei valori correnti delle polizze index linked

VALORI AL 30/09/2010

Adesso Index Aprile '07 87,850 A2 | A | A+ - | A- | A-Adesso Index Febbraio '07 97,086 A2 | A- | A- * - | A- | A-Alba Carim Index 08/07 101,170 - | BBB- | - A2 | A+ | AA-Alba Carim Index 11/06 98,685 - | BBB- | - Aa2 | AA | AA-Alti Percorsi Index 1 – 2007 98,744 A3 | - | - Aa3 | A+ | A+AltiPercorsi Index 2005 100,343 A3 | - | - Aa3 | AA- | AA-CariChieti Index Linked 2005 101,660 A3 | A- | A- Aa2 | AA | AA-Carichieti index linked 2006 97,720 Aa2 | A+ | AA- A1 | A | A+Carichieti Index Linked 2007 98,107 Aa2 | A+ | AA- Aa2 | AA | AACreberg altiplano marzo 07 96,304 - | A- | A- - | A- | A-Creberg Altiplano Aprile '07 88,260 Baa3 | - | BBB+ - | A- | A-Creberg Polar Aprile '07 88,120 Baa3 | - | BBB+ - | A- | A-Derby Index Linked Dicembre 2006 91,620 Baa3 | - | BBB+ Aa3 | A | A ****Derby Index Linked Ottobre 2006 91,620 - | (1) | - - | A- | A-DOMANIDEA 2 – INDEX LINKED 2007 87,740 Baa3 | BBB | BBB+ Aa3 | A+ | AA-DomanIdea 3 - Index Linked 2007 99,750 - | BBB+ | BBB+ Aa3 | A+ | A+ *****Duomo Index Nuove Frontiere 98,520 A3 | A- | A- Aa2 | A+ | A+Duomo Index Nuove Frontiere II Serie N/D (�) WR | NR | NR Aa2 | A+ | A+Duomo Index Nuove Frontiere III serie 91,760 - | BBB+ | BBB+ Aa2 | AA | AA-Duomo Index Nuove Frontiere IV serie 94,880 Aa2 | A+ | AA- Aa3 | A+ | AA-Duomo Index Nuove Frontiere VI serie 116,650 Aa2 | A+ | A+Duomo Index Nuove Frontiere VII serie 87,740 Baa3 | BBB | BBB+ Aa3 | A+ | AA-Duomo Index Nuove Frontiere VIII serie 99,750 - | BBB+ | BBB+ Aa3 | A+ | A+ *****Duomo Index Performance Positiva 112,330 A1 | A | A+ Aa2 | A+ | A+ExtraFrutti - Index Linked 2008 100,570 Aa3 | A | A **** Aa2 | A+ | A+Futuro Forte 1 - 2006 98,650 A1 | A | A+ Aa2 | A+ | A+Index Scatto piu' Persona Life 97,000 Aa2 | A+ | A+Index Up 1-2008 84,660 A2 | A | A Aa2 | A+ | A+Index Up 3 - 2005 99,650 - | BBB+ | A- Aa2 | A+ | A+Index Up 4 - 2005 100,013 - | BBB+ | A- Aa3 | A+ | AA-Indice Più 3 100,430 A1 | A | A+ Aa2 | A+ | A+Indice Più 4 - 2004 99,749 - | BBB+ | A- Aa3 | A+ | AA-Prima Classe 1 - 2005 102,495 A3 | - | - Aa3 | A+ | AA-Prima Classe 2 - 2005 102,191 - | BBB+ | A- Aa3 | A | A ****Prima Classe 2005 - Edizione speciale Progetti Regionali 97,400 A3 | A- | A- Aa2 | A+ | A+Prima Classe 3 - 2005 98,018 A2 | A+ | AA- Aa3 | A+ | AA-Scelgo Index 10 97,881 Baa3 | - | - Aa3 | A+ | AA-Scelgo Index 11 98,104 Baa3 | - | - A1 | A+ | A+Scelgo index 12 98,512 Baa3 | - | - Aa2 | AA | AAScelgo Index 13 97,710 Baa3 | - | - Aa3 | AA- | AA-Scelgo Index 14 97,109 Baa3 | - | - Aa1 | AA- | AA-Treviso Index 2007 98,744 A3 | - | - Aa3 | A+ | A+Uni Class 98,891 Aa3 | A | AA- Aa3 | A | A+

2,40% S&P/Mib CRESCITA ITALIA SERIE XIV LUGLIO 2005 97,140 Aa3 | A+ | AA- Aa3 | A | A ****2,80% EURO DOLLARO SERIE XV SETT 05 98,361 A1 | A | A+ *** Aa3 | A+ | A+3% Cliquet Crescita Italia SERIE III - 2 2005 99,960 A3 | A- | A- Aa3 | A+ | AA-3% Cliquet Crescita USA SERIE II 1/2005 100,140 - | A+ | - Aa3 | A+ | AA-3% Top Coupon Index Linked serie XIII 2003 100,740 A1 | A | A+ *** Aa3 | A+ | AA-3% TOP COUPON INDEX LINKED SERIE XV - 2003 100,481 A1 | A | A+ *** Aa3 | A+ | AA-3,15% GRIFO COUPON - SERIE VI MAGGIO 2004 98,714 Aa2 | AA | AA- Aa2 | AA | AA-3,80% S&P / Mib CRESCITA ITALIA SERIE XVII DICEMBRE 2004 100,360 Aa3 | A+ | AA- Aa3 | A+ | AA-4,0% CRESCITA U.S.A. INDEX LINKED SERIE XV NOVEMBRE 2004 99,520 Aa3 | A+ | AA- Aa3 | A+ | AA-4,0% CRESCITA USA SERIE XIII OTTOBRE 2004 99,940 Aa3 | A+ | AA- Aa3 | A+ | AA-4,30% International Index Serie V Marzo 2007 89,560 Baa3 | BBB | BBB+ Aa3 | A+ | A+4,30% International Index Serie VIII Maggio 2007 96,387 A1 | A | A Aa3 | A+ | AA-4,30% International Index Serie XV Settembre 2007 94,460 Aa3 | - | - Aa1 | A+ | AA-4,30% International Serie VI Aprile 2007 82,580 Baa3 | BBB | BBB+ Aa1 | A+ | AA-4,30% International Serie VII Aprile 2007 82,720 Baa3 | BBB | BBB+ Aa1 | A+ | AA-4,30% International Serie X Giugno 2007 96,490 A1 | A | A Aa2 | AA | AAAUSTRALIAN & SWISS INDEX SERIE VIII GIUGNO 2006 94,915 A2 | A | A Aa3 | A+ | A+Capital Index Serie II 2005 99,400 A1 | A | A+ *** Aa2 | AA | AA-Capital Index SERIE IV 2005 97,760 A3 | A- | A- Aa3 | A+ | AA-CAPITAL INDEX SERIE VI 2005 97,850 A3 | A- | A- Aa3 | A+ | AA-CAPITAL INDEX SERIE XVI 2004 100,000 A3 | A- | A- Aa1 | A+ | AA-CAPITAL INDEX SERIE XVII 2004 99,850 A3 | A- | A- Aa2 | AA | AA-Capital index serie XX 2004 99,640 A1 | A | A+ *** Aa2 | AA | AA-Convergence Serie IX 2007 82,580 Baa3 | BBB | BBB+ Aa1 | A+ | AA-Convergence Serie VIII 2007 89,560 Baa3 | BBB | BBB+ Aa3 | A+ | A+Convergence Serie XI 2007 96,387 A1 | A | A Aa3 | A+ | AA-Convergence Serie XII 2007 96,490 A1 | A | A Aa2 | AA | AAConvergence serie XIV 2007 94,460 Aa3 | - | - Aa1 | A+ | AA-CRESCITA ITALIA 70% SERIE XIII 2005 96,860 Aa3 | A+ | AA- Aa3 | A+ | AA-CRESCITA ITALIA 80% SERIE XII LUGLIO 2005 96,890 Aa3 | A+ | AA- Aa2 | AA | AA-CRESCITA SICURA SERIE VI 2006 94,678 A2 | A | A Aa3 | A+ | AA-Crescita Sicura Serie I 2005 100,140 - | A+ | - Aa3 | A+ | AA-CRESCITA SICURA SERIE I 2006 98,860 A1 | A | A Aa1 | A+ | AA-CRESCITA SICURA SERIE I 2007 97,190 A2 | A+ | AA-Crescita Sicura Serie II 2005 99,960 A3 | A- | A- Aa3 | A+ | AA-CRESCITA SICURA SERIE II 2007 96,791 A1 | A | A Aa3 | A | A+CRESCITA SICURA SERIE II/2006 99,310 A1 | A | A Aa2 | A+ | A+Crescita Sicura serie III 2005 98,610 A3 | A- | A- Aa2 | AA | AA-CRESCITA SICURA SERIE III 2006 94,460 A3 | A- | A- Aa1 | A+ | AA-Crescita Sicura Serie III 2007 95,020 A1 | A | A+ A2 | A+ | AA-Crescita Sicura Serie IV 2005 99,350 Aa3 | A+ | AA- Aa3 | AA- | AA-

CRESCITA SICURA SERIE IV 2006 95,677 A1 | A | A+ Aa3 | A | A+Crescita Sicura Serie IV 2007 94,683 A1 | A | A Aa2 | AA | AACRESCITA SICURA SERIE IX 2004 100,581 A1 | A | A+ *** Aa3 | A+ | AA-CRESCITA SICURA SERIE IX 2006 96,630 A2 | A+ | AA-Crescita Sicura Serie V 2005 98,310 A3 | A- | A- Aa1 | A+ | AA-CRESCITA SICURA SERIE V 2006 95,915 A1 | A | A+ Aa3 | A+ | AA-Crescita Sicura Serie V 2007 96,387 A1 | A | A Aa3 | A+ | AA-CRESCITA SICURA SERIE VI 2005 97,140 Aa3 | A+ | AA- Aa3 | A | A ****Crescita Sicura Serie VI 2007 96,490 A1 | A | A Aa2 | AA | AACRESCITA SICURA SERIE VII 2005 98,361 A1 | A | A+ *** Aa3 | A+ | A+CRESCITA SICURA SERIE VII 2006 97,520 Aa2 | AA | AA-Crescita Sicura Serie VII 2007 94,460 Aa3 | - | - Aa1 | A+ | AA-CRESCITA SICURA SERIE VIII 2004 101,260 Aa3 | A+ | AA- Aa2 | A+ | A+CRESCITA SICURA SERIE VIII 2005 98,182 A1 | A | A+ *** Aa3 | A+ | AA-CRESCITA SICURA SERIE VIII 2006 97,220 A2 | A+ | AA-Crescita Sicura Serie VIII 2007 86,990 Baa2 | BBB | BBB Aa1 | A+ | AA-CRESCITA SICURA SERIE X 2006 97,450 Aa2 | AA | AA-CRESCITA SICURA SERIE XI 2006 96,270 A2 | A+ | AA-DJ EUROSTOXX CRESCITA EUROPA SERIE II FEBBRAIO 2006 99,310 A1 | A | A Aa2 | A+ | A+Esagono Plus Nikkei Serie XIX 2006 99,960 Aa1 | - | -Esagono Plus Nikkei Serie XXI 2006 99,450 Aa3 | AA- | AA- Aa3 | AA- | AA-Euramerica 87 Index Linked Serie IX Maggio 2007 93,840 A1 | A | A+ A1 | A | A+Euro dollaro Index Coupon 1,75% serie VII 5/2005 99,350 Aa3 | A+ | AA- Aa3 | AA- | AA-EURO-DOLLARO INDEX COUPON - SERIE XVI DICEMBRE 2004 100,660 Aa3 | A+ | AA- Aa1 | AA- | AA-Euro-dollaro Serie V aprile 2005 98,610 A3 | A- | A- Aa2 | AA | AA-EURO-JAPAN INDEX LINKED SERIE III MARZO 2006 98,680 A2 | A | A+ Aa3 | A+ | A+ *****EUROSTOXX 3,75% SERIE VII MAGGIO 2006 95,677 A1 | A | A+ Aa3 | A | A+EUROSTOXX 4% PIU' INDEX LINKED SERIE XII AGOSTO 2006 97,520 Aa2 | AA | AA-EUROSTOXX 4% PIU' SERIE XIV OTTOBRE 2006 96,630 A2 | A+ | AA-EUROSTOXX 4% PIU' SERIE XV NOVEMBRE 2006 97,450 Aa2 | AA | AA-EUROSTOXX 4% PIU' SERIE XVI DICEMBRE 2006 96,270 A2 | A+ | AA-EUROSTOXX 4% PIU'SERIE XIII SETTEMBRE 2006 97,220 A2 | A+ | AA-EUROSTOXX 4% SERIE I GENNAIO 2007 97,190 A2 | A+ | AA-EUROSTOXX 4% SERIE IX GIUGNO 2006 95,915 A1 | A | A+ Aa3 | A+ | AA-EUROSTOXX 4% SERIE XI LUGLIO 2006 94,678 A2 | A | A Aa3 | A+ | AA-EUROSTOXX 4,20% SERIE III FEBBRAIO 2007 96,791 A1 | A | A Aa3 | A | A+EUROSTOXX CRESCITA SICURA SERIE III 2006 99,310 A1 | A | A Aa2 | A+ | A+Everest Equity World Serie XI 2007 97,710 A1 | A | A Aa3 | A+ | A+Everest Equity World Serie XII Settembre 2007 97,392 A1 | A | A+ Aa2 | A+ | A+Everest Global Basket Serie XIII 2007 97,710 A1 | A | A Aa3 | A+ | A+Everest Global Basket Serie XV 2007 97,392 A1 | A | A+ Aa2 | A+ | A+Global Alternative Energy & Water Serie XIII Settembre 2007 91,921 A1 | A | A+ Aa1 | A+ | AA-Grifo Index serie XIX 2004 99,811 A1 | A | A+ *** Aa1 | A+ | AA-INDEX "€uro/Dollaro" BSG 2006/2012 SERIE IV 94,460 A3 | A- | A- Aa1 | A+ | AA-INDEX "DJ EUROSTOXX 50" BSG 2006/2012 SERIE IX 94,678 A2 | A | A Aa3 | A+ | AA-INDEX "DJ EUROSTOXX 50" BSG 2006/2012 SERIE V 95,677 A1 | A | A+ Aa3 | A | A+INDEX "DJ EUROSTOXX 50" BSG 2006/2012 SERIE VI 95,915 A1 | A | A+ Aa3 | A+ | AA-INDEX "DJ EUROSTOXX 50" BSG 2006/2012 SERIE X 97,520 Aa2 | AA | AA-INDEX "DJ EUROSTOXX 50" BSG 2006/2012 SERIE XI 97,220 A2 | A+ | AA-INDEX "DJ EUROSTOXX 50" BSG 2006/2012 SERIE XII 96,630 A2 | A+ | AA-INDEX "DJ EUROSTOXX 50" BSG 2006/2012 SERIE XIII 97,450 Aa2 | AA | AA-INDEX "DJ EUROSTOXX 50" BSG 2006/2012 SERIE XIV 96,270 A2 | A+ | AA-INDEX "DJ EUROSTOXX 6Y" BSG 2007/2013 SERIE V 96,791 A1 | A | A Aa3 | A | A+INDEX "EURO/$" 2011/BSG SERIE XIII 98,361 A1 | A | A+ *** Aa3 | A+ | A+INDEX "EUROSTOXX50 - SWING 6Y" BSG-2007/2013 SERIE II 97,190 A2 | A+ | AA-INDEX "HICP-INFLATION" BSG 2007/2012 SERIE III 99,270 Aa1 | - | -Index “Alternative Basket 5Y” BSG 2007/2012 Serie XI 86,990 Baa2 | BBB | BBB Aa1 | A+ | AA-Index “Convergence 5Y” BSG 2007/2012 Serie IX 96,490 A1 | A | A Aa2 | AA | AAIndex “Convergence 5Y” BSG 2007/2012 Serie VIII 96,387 A1 | A | A Aa3 | A+ | AA-Index “Convergence 5Y” BSG 2007/2012 Serie X 94,460 Aa3 | - | - Aa1 | A+ | AA-INDEX “DJ EUROSTOXX 50” BSG 2005/2010 SERIE XVI 99,230 A3 | A- | A- Aa3 | AA- | AA-Index “DJ Eurostoxx 6Y” BSG 2007/2013 Serie VI 95,020 A1 | A | A+ A2 | A+ | AA-Index “DJ Eurostoxx 6Y” BSG 2007/2013 Serie VII 94,683 A1 | A | A Aa2 | AA | AAINDEX BSG 2006/2011 “MAXIESAGONO” SERIE I 2006 98,860 A1 | A | A Aa1 | A+ | AA-Index Coupon Euro/Dollaro Serie IX 2005 98,310 A3 | A- | A- Aa1 | A+ | AA-Index Coupon Euro/Dollaro Serie V 2005 98,610 A3 | A- | A- Aa2 | AA | AA-Index Coupon Euro/Dollaro serie XX 2005 98,182 A1 | A | A+ *** Aa3 | A+ | AA-INDEX ESAGONO MAXI SERIE II 2006 98,860 A1 | A | A Aa1 | A+ | AA-Index Esagono Maxi serie XXIV 2005 99,230 A3 | A- | A- Aa3 | AA- | AA-Index Esagono Plus Serie XIV 2006 98,265 A1 | A | A+ Aa1 | A+ | AA-Index Esagono Plus Serie XIX 2005 99,920 Aa3 | A+ | AA- Aa1 | A+ | AA-Index Esagono Plus Serie XXI 2005 89,000 Baa3 | BBB | BBB+ Aa3 | AA- | AA-Index Esagono Plus Serie XXII 2005 89,000 Baa3 | BBB | BBB+ Aa3 | AA- | AA-Index Euro - Dollaro 2011 BSG Serie VII 99,350 Aa3 | A+ | AA- Aa3 | AA- | AA-Index Euro-dollaro 2011 BSG Serie VI 98,610 A3 | A- | A- Aa2 | AA | AA-Index Euro-Dollaro 2011 BSG Serie X 2005 98,310 A3 | A- | A- Aa1 | A+ | AA-Index Eurodollaro Bsg serie 12^ - 2004 100,660 Aa3 | A+ | AA- Aa1 | AA- | AA-INDEX SERIE XVI 2005 COUPON EURO/DOLLARO 98,361 A1 | A | A+ *** Aa3 | A+ | A+Index superswing S&P 500 BSG/2011 Serie II 2005 100,140 - | A+ | - Aa3 | A+ | AA-Index superswing S.&P. MIB - BSG/2011 Serie IV 2005 99,960 A3 | A- | A- Aa3 | A+ | AA-INDEX SWING SPMIB BSG 2011 SERIE XII/2005 97,140 Aa3 | A+ | AA- Aa3 | A | A ****Japan – Euro Serie IV 2007 88,710 Baa3 | BBB | BBB+ Aa2 | A+ | A+Lombarda vita 6&6 95,750 - | A+ | - Aa3 | A | A+Lombarda vita 6&6 New 91,315 A2 | A | A A2 | A+ | AA-Lombarda Vita Best of Euro-USA 2008-2014 102,290 A2 | A+ | AA- Aa2 | A+ | A+Lombarda Vita BRIC 40 "5 + 5" 82,240 - | (1) | - Aa1 | A+ | AA-LOMBARDA VITA BRIC 40 "5,10 + 5,10” 92,510 - | A+ | - Aa2 | AA | AA-Lombarda Vita Classic Markets 99,108 Aa1 | A+ | AA-Lombarda Vita Classic Markets New 95,020 - | A+ | - Aa2 | AA | AA-Lombarda Vita Euro Sector 95,050 - | A+ | - A1 | AA | A+Lombarda Vita Euro Sector New 93,330 Aa3 | A+ | AA- Aa2 | AA | AA-Presente e Futuro 2007-2012 Serie XIV settembre 2007 86,990 Baa2 | BBB | BBB Aa1 | A+ | AA-Presente e Futuro Serie XVI 2007 86,990 Baa2 | BBB | BBB Aa1 | A+ | AA-Protezione e Valore Serie III 2007 99,270 Aa1 | - | -

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(�) Index con sottostante Glitnir Banki HF; si comunica che, a partire dalle quota-zioni dell’ 1/10/2008, le quotazioni sono sospese come da comunicato disponibilesulla home page del sito www.cattolica.it e www.cattolicabanche.it.

€/$ Doppia Opportunità protezione totale 99,271 - | (1) | - Aa3 | AA- | AA-

BCP Più index serie IV 2005 98,180 - | A- | - Aa3 | A | A ****

C.R.F.C. INDEX LINKED SERIE IX - 2003 99,909 - | (1) | - Aa3 | A+ | AA-

CRFC INDEX LINKED SERIE XII 99,100 Aa3 | A+ | AA- Aa3 | A+ | AA-

CRFC INDEX LINKED SERIE XII bis 2004 97,998 Aa3 | A+ | AA- Aa3 | A+ | AA-

Il valore dell'energia 98,053 A1 | A | A+ - | A- | A-

Index Linked Bull Dividend 92,260 Aa3 | AA- | AA- Aa2 | A+ | A+

Index linked di lusso 104,645 - | A+ | - Aa3 | A+ | A+ *****

Index Linked Select Dividend 93,630 Baa3 | - | BBB+ Aa3 | A+ | AA-

Index Up 1 2006 100,437 - | BBB+ | A- Aa3 | A+ | AA-

Index Up 1 2007 98,526 - | BBB+ | A- Aa3 | A+ | A+

Index Up 2 2006 94,900 A2 | A | A+ Aa2 | A+ | AA-

Nikkei Avenue 96,400 Baa3 | - | BBB+ Aa2 | A+ | AA-

PROFIT + 99,110 - | BBB+ | BBB+ Aa1 | A+ | AA-

SOLO FRUTTI - SERIE VI 2003 143,580 - | - | AA Aa1 | A+ | AA-

SoloFrutti serie I 144,550 - | - | AA Aa1 | A+ | AA-

SoloFrutti serie II 143,580 - | - | AA Aa1 | A+ | AA-

SoloFrutti serie III 142,610 - | - | AA Aa1 | A+ | AA-

SoloFrutti serie IV 141,640 - | - | AA Aa1 | A+ | AA-

SoloFrutti serie V 143,730 - | - | AA Aa1 | A+ | AA-

Tandem Doppia Opportunità 98,736 - | (1) | - Aa2 | A+ | A+

Valore Assicurato 97,190 Aa2 | A+ | AA- Aa2 | A+ | AA-

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* Rating della Società Incorporante Banco Popolare Scarl

*** Rating della Società Incorporante Unione di Banche Italiane ScpA

**** Rating della Società Incorporante Madre Unicredit S.p.A.

***** Rating della Società Incorporante Natixis

(1) La Compagnia assume integralmente il rischio di controparte

(2) Prodotto costruito ante Circolare ISVAP 451/D del 24 luglio 2001

INDEX LINKED NUMERO 1 102,495 A3 | - | - Aa3 | A+ | AA-

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Carismi Più Certezza 10 104,981 - | (1) | - Aa2 | A+ | A+Carismi Più Certezza 11 106,790 Aa3 | A+ | AA- Aa2 | AA | AA-Carismi Più Certezza 2 106,279 A2 | A | A Aa3 | A | A ****Carismi Più Certezza 2 Private 100,820 - | A+ | - Aa2 | AA | AA-Carismi Più Certezza 3 97,101 - | (1) | - Aa1 | A+ | AA-Carismi Più Certezza 4 90,600 Baa3 | BBB | BBB+ Aa3 | A+ | AA-Carismi Più Certezza 5 97,120 Aa3 | A+ | AA- Aa3 | A+ | AA-Carismi Più Certezza 6 104,000 Baa3 | - | BBB+Carismi Più Certezza 7 97,700 A1 | A | A Aa2 | A+ | A+CARISMI Più Certezza 8 89,250 Aa3 | A | A **** Aa2 | A+ | A+Carismi Più Certezza 9 89,880 - | A+ | - Aa2 | A+ | A+

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Short Everest Global Basket Dicembre 2007 92,030 A3 | BBB | A- Aa3 | AA- | AA-Short Everest Global Basket Novembre 2007 104,217 Baa1 | - | A Aa2 | A+ | A+Swing DJ Eurostoxx50 Serie II 2007 97,190 A2 | A+ | AA-Swing DJ Eurostoxx50 Serie V 2007 96,791 A1 | A | A Aa3 | A | A+Swing DJ Eurostoxx50 Serie VI 2007 95,020 A1 | A | A+ A2 | A+ | AA-Swing DJ Eurostoxx50 Serie X 2007 94,683 A1 | A | A Aa2 | AA | AASWING DJ EUROSTOXX50 SERIE XVI 2006 97,220 A2 | A+ | AA-Swing DJ Eurostoxx50 Serie XVII 2006 96,540 A2 | A+ | AA-SWING DJ EUROSTOXX50 SERIE XVIII 2006 96,630 A2 | A+ | AA-Swing DJ Eurostoxx50 Serie XX 2006 97,450 Aa2 | AA | AA-Swing DJ Eurostoxx50 Serie XXII 2006 96,270 A2 | A+ | AA-Tortona Borse Più Index - Serie XXXV 2005 100,140 - | A+ | - Aa3 | A+ | AA-TORTONA BORSE PIÙ INDEX SERIE XLI - 2005 99,350 Aa3 | A+ | AA- Aa3 | AA- | AA-TORTONA BORSE PIÙ INDEX SERIE XLII - 2005 98,310 A3 | A- | A- Aa1 | A+ | AA-TORTONA BORSE PIÙ INDEX SERIE XLIV 2005 97,140 Aa3 | A+ | AA- Aa3 | A | A ****Tortona Borse Più Index Serie XXXIII 100,660 Aa3 | A+ | AA- Aa1 | AA- | AA-Tortona Borse Più Index Serie XXXIX 2005 98,610 A3 | A- | A- Aa2 | AA | AA-Tortona Borse Più Index Serie XXXVI 2005 99,960 A3 | A- | A- Aa3 | A+ | AA-Tortona Borse Piu' Index Serie LI 2006 95,915 A1 | A | A+ Aa3 | A+ | AA-Tortona Borse Piu' Index Serie LIII 2006 94,678 A2 | A | A Aa3 | A+ | AA-Tortona Borse Piu' Index Serie LV 2006 97,220 A2 | A+ | AA-Tortona Borse Piu' Index Serie LVI 2006 96,630 A2 | A+ | AA-Tortona Borse Piu' Index Serie LVIi 2006 97,450 Aa2 | AA | AA-Tortona Borse Piu' Index Serie XLIX 2006 95,677 A1 | A | A+ Aa3 | A | A+TORTONA BORSE PIU’ INDEX SERIE XLV 2005 99,230 A3 | A- | A- Aa3 | AA- | AA-

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Page 33: • Nuova serie - Anno 20 - Numero 252 - 1,20 * - Spedizione in a.p. art. 1, c. 1, legge 46/04 - DCB Milano - Sabato 23 Ottobre 2010 • MOSTRE A Parigi gli anti

39Sabato 23 Ottobre 2010Sabato MERCATI E FINANZA

Basilea III. Il Comitato di Basilea ha raggiunto un ac-cordo quadro sulle regole per la liquidità delle banche. I bond non governativi e i titoli non scambiati sul mercato saranno quantifi cati solo parzialmente nel computo delle riserve di liquidità degli istituti bancari. Lo ha detto il vicepresidente della Bundesbank, Franz-Christoph Zeitler, spiegando che «abbiamo raggiunto un accordo che prevede che i titoli non scambiati sul mercato, come i corporate bond e i cove-red bond, possono costituire al massimo il 40% delle riserve di liquidità con le nuove regole».

Assopopolari. L’esame dei dati delle banche popolari, ag-giornati a settembre, mostrano la provvista in crescita al 5,8%, mentre il credito erogato, al netto delle sofferenze, sale del 6,8%. Secondo Assopopolari la declinazione dei dati per aree territoriali mette in luce un fe-nomeno abbastanza omogeneo sia in quelle settentrionali del paese, sia in quelle meridiona-li, a benefi cio, in prevalenza, della clientela di riferimento delle popolari cooperative, le famiglie e la micro e piccola imprenditoria. Nei primi nove mesi, i fl ussi di nuovi crediti hanno superato i 30 mld euro, valore in media superiore di circa 1,5 mld euro rispetto a quanto registrato dal 2005.

Fondazione Cariverona. Il consiglio generale ha nominato ieri, per il quinquennio 2010-2015, il presidente e i membri del cda. Paolo Biasi è stato confermato all’unanimità pre-sidente, mentre sono stati no-minati vice presidente Vicario Giovanni Sala e vice presiden-te Silvano Spiller. I consiglieri sono: Umberto Bagnara, Luigi Binda, Paolo Conte, Giovanni Maccagnani e Silvano Pedrollo.

Il gruppo Cariparma Friuladria e Simest han-no sottoscritto un’intesa per supportare congiuntamente i processi di internazionaliz-zazione delle aziende italiane all’estero. Obiettivo dell’accor-do è di valorizzare e diffon-dere presso la realtà impren-ditoriale italiana e dei paesi dove Cariparma Friuladria dispone di strutture operati-ve, sia gli strumenti e i servizi di Simest, che il sostegno e la consulenza offerta dal gruppo. UniCredit ha aderito a «Met-tiamoci la faccia», l’iniziativa promossa dal ministero per la p.a. che consente ai cittadini di esprimere un giudizio su alcu-ni servizi di pagamento onli-ne. I clienti di Unicredit che pagano, attraverso il sito uni-credit.it, i contributi Inps per i lavoratori domestici, i riscatti, le ricongiunzioni e la rendita vitalizia sono infatti invitati a dare la loro opinione sul servi-zio nella classica forma delle faccine colorate.

Falck renewables, tramite la controllata Geopower Sarde-gna, ha concluso un’operazione

di project fi nancing nel settore delle energie rinnovabili, per 230 mln euro, di cui 54 mln già erogati. Il fi nanziamento è fi na-lizzato alla costruzione di un parco eolico sull’altopiano dei Monti di Alà in Sardegna che, con le sue 69 turbine per una potenza installata complessiva di 138 Mw, sarà uno dei prin-cipali parchi eolici in Europa.

American Express. Gli utili del terzo trimestre sono balzati del 71% a 1,08 mld di dollari (90 cent ad azione) e hanno battuto le stime degli analisti, grazie all’incremento dei tito-lari di carte di credito del 14% e al calo degli accantonamenti. I ricavi sono cresciuti del 17% a 7,03 mld usd.

Ericsson ha registrato nel terzo trimestre un utile netto in rialzo a 3,68 mld di co-rone svedesi dagli 810 mln dell’anno scorso e ha battuto le stime degli analisti (3,47 mld). Le vendite sono salite a 47,48 mld. L’utile operativo è cresciuto a 5,21 mld da 1,14. Grupo Ferrovial ha avvia-to la vendita di una quota di minoranza nell’operato-re aeroportuale britannico Baa, nel tentativo di taglia-re il debito e fi nanziare nuo-vi progetti. Per ora venderà una quota del 10% nella società che controlla Baa. Il gruppo spagnolo controlla una quota del 55,87% nella società che detiene Baa men-tre la quota di Britannia ai-rport partners è del 26,48% e quella di Singapore in-vestment corp è al 17,65%.

Honeywell international ha registrato nel terzo trime-stre una fl essione del 18% negli utili a 499 mln usd, 0,64 usd per azione. I ricavi sono però balzati del 9% a 8,39 mld usd. Il margine lordo si è attestato al 22,7% dal 24,7%. La società ha nuovamente alzato le stime sul 2010, prevedendo utili di 2,52 usd per azione su ricavi di 33 mld usd.

Vodafone. Le autorità fi scali indiane hanno ordinato a Vo-dafone il pagamento di tasse per 2,53 miliardi di dollari per l’acquisizione della quota di maggioranza della divisione di telefonia mobile di Hutchi-son Whampoa, avvenuta nel 2007. Nuova Delhi ha dato alla società britannica 30 giorni per saldare. All’istanza si è sempre opposta Vodafone che, già in passato, aveva fatto ricorso alle vie legali, con una disputa che lunedì prossimo dovrebbe finire davanti alla Corte suprema.

Il gruppo Volkswagen ha registrato nei primi 9 mesi un utile operativo di 4,826 mld euro, in crescita rispetto agli 1,518 mld dell’analogo periodo del 2009. I ricavi si sono attestati a 92,547 mld, +19,9%, l’utile pre tasse è sta-to di 5,44 mln (1,065). L’utile dopo le tasse è stato di 4,029 mln (655 mln).

BREVI

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I fatti separatidalle opinioni

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