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Pacione Di Bello a pag. 24 Nuova serie - Anno 26 - Numero 195 - Spedizione in A.P. art. 1 c.1 L. 46/04, DCB Milano Giovedì 18 Agosto 2016 Uk £ 1,40 - Ch fr. 3,50 Francia € 2,50 !(+*,."1&*)& #" "'.,& %$-/*)"'& *+**& #%!$+)& GD ; - 5421 &378(11(;043- -, (::0(2-384 !77078-3;( -, (..0463(2-384 -2 3/5/ '6-;;4 *14++(84 5-6 7-256- (/-8 (3 ?>DCABG : !9"9 / '9#7- >EGBD@E?>>G : >D9GED@DA@F : 1%"4*$54#)-'/91( ,-1 56 ,,,-*($,")#&'+#%)"+(-&+ / 5!-'1!- 2- 7/'514%/ !43&2/(- 4&&6'/ .01-3-.1 -224 #&)'&$&%$( #438(*010) $0+/0(6(;0430 !3/60+0+1(..04 "01(3+04 %9645-4 #42930+(;0430 '(./- !*($,")# 56-7-38(= &25468(;0430 ,( (1860 .-7/43(10 &378(11(;043- -, (::0(2-384 !77078-3;( -, (..0463(2-3/ '6-;;4 *14++(84 5-6 7-256- *+**& #%!$+)& GD ; - 5421 -2 3/5/ ,-1 56 )))954#)-'/1%(/$'-(491( La battaglia dentro Fi tra Giovanni Toti e Stefano Parisi trova il suo principale terreno di scontro in Ligu- ria. È proprio in casa sua, in quella regione strappata a sorpresa un anno fa al Pd, che il governatore deve guardarsi dal proliferare di avversa- ri interni che potrebbero creargli più di un grattacapo sostenendo il pro- getto dell’ex candidato sindaco di Milano. Ad aprire le danze con un endorsement di peso ci ha pensato a inizio agosto l’ex ministro ed ex coor- dinatore di Fi Claudio Scajola, che ha dichiarato il suo appoggio al pro- getto di Parisi. Per lui quella voluta da Silvio Berlusconi è una «operazio- ne fondamentale» per riportare al centro della scena i moderati. Forza Italia, Parisi insidia Toti in Liguria avvalendosi dell’appoggio di Claudio Scajola Gb, pagano i consulenti fiscali Pronta la legge contro i pianificatori dell’evasione fiscale. Per i tributaristi sanzioni pari al 100% dell’imposta fatta risparmiare alle aziende loro clienti I consulenti fiscali inglesi che con- sigliano ai loro clienti pianificazioni con le tasse considerate aggressive non avranno vita facile. Ieri, infatti, il Tesoro inglese ha ufficializzato una proposta normativa che intro- duce sanzioni più severe per quei professionisti che aiutano i loro clienti a ottenere un vantaggio fiscale eludendo o evadendo le tasse nazionali. Sanzioni pari al 100% del capitale evaso. Il documento è in consultazione fino al 12 ottobre. Bucchi a pag. 6 SU WWW.ITALIAOGGI.IT Consulenti fiscali - Il documento messo in consultazione dal Tesoro inglese Agenzie fiscali - Il dpcm sulla valuta- zione dei controllori Privacy - La sentenza del- la Cassazione sulle sanzioni a carico delle p.a. P s l su s NEL SECONDO TRIMESTRE Giustizia civile, arretrato in calo e mediazioni in crescita Galli a pag. 26 STRETTA SUGLI AIUTI Artigianato digitale, ridotta la spesa finanziabile Pagamici a pag. 30 AVVIERÀ 44 NUOVE ROTTE Ryanair torna a investire in Italia con 1 mld $ Berbenni a pag. 20 À SHARE INCONSISTENTE La Rai tedesca cancella il canale dedicato alla cultura Giardina a pag. 18 MARKETING Per i negozi il concorrente da sfidare è Amazon Greguoli a pag. 15 ALTRO CHE PONTIDA Capalbio è la Teano di Salvini, lì la sinistra chic incontra la Lega Damato a pag. 7 A 72 ANNI DALLA MORTE De Gasperi fu tradito dalla Dc, ma la sua figura troneggia intatta Morra a pag. 11 Società ed enti pubblici chiamati alla cassa delle sanzioni privacy. Il codice della privacy prevede infatti una responsabilità amministrativa diretta delle persone giuridiche in caso di contravvenzioni al codice della riservatezza. È quanto ha precisato, per la prima volta, la Corte di cassazione con una sentenza in cui si spiega come van- no applicate, con riferimento alle pubbliche amministrazioni, le nor- me del codice entrato in vigore nel 2003. La Cassazione applica per la prima volta la responsabilità diretta delle persone giuridiche per violazioni al codice Privacy, società ed enti alla cassa A to L ca IL PERCORSO POLITICO SEMBRA UNA STORIA GIÀ VISTA Alfano con il Ncd ricalca le orme di Fini con Fli Il percorso politico del Nuovo Centrodestra (Ncd) di Angelino Alfano richiama l’effimera sto- ria di Futuro e libertà per l’Ita- lia (Fli), il partito che Gianfran- co Fini promosse dopo la sua cacciata dal Pdl. Tanti momen- ti del percorso finiano sono sta- ti ripercorsi dagli alfaniani. Identiche le grandi ambizioni iniziali, addirittura di rifonda- zione dell’intero centrodestra. Simili il rilievo parlamentare e la scarsa incidenza territoriale. Analoghi gli sbandamenti e gli abbandoni. Eguale lo sposta- mento nella geografia politica. Fini si rivelò uno sprovveduto nel gestire un’operazione dive- nuta fallimentare. Alfano sarà incamminato verso un destino simile? Vent’anni fa, anche se fossero stati mandati cento immigrati a sog- giornare a Capalbio, non sareb- be successo nulla. Primo, perché quella decisione sarebbe stata su- bito rimangiata dal ministero degli Interni. Secondo perché Capalbio era il Vaticano dell’intellighentia (si dice ancora così?) di sinistra che era onnipotente su tutti i media che si piegavano a tappetino. Quindi non se ne poteva parlare, se non bene. Allora, Asor Rosa era un nome che incuteva sacro rispetto. Adesso evo- ca un’acqua di colonia. D’Alema vi ci si recava incedendo come un ve- scovo d’altri tempi, con le sue scarpe fuori listino prezzi. Cuperlo esibi- va i suoi panciotti. Bersani (che ne era escluso) veniva presentato come esemplare di passaggio del comuni- smo emiliano, tutto bocciofile, tor- tellini e spartizione. Oggi è tutto diverso. Il principino Caracciolo (il principone era un altro) è finito nel ridicolo. E tutto l’establishment dei suoi boiardi viene accolto con dei colpi di gomito. Il muro di Ca- palbio era fatto di cipria. Non ha superato la prova verità. Tutto qui. Altro che Renzi. DIRITTO & ROVESCIO AZZERATO IL GETTONE A Porto Empedocle consiglieri gratis con il M5s Costa a pag. 9 Ciccia Messina a pag. 25 c s f v e e s t d ( n d d p s EQUIPAGGI IN GALERA L’Indonesia adesso affonda con la dinamite i pescatori di frodo Brenta a pag. 12 Angelino Alfano I con siglia con l non a il Te una duce prof clien fisca nazio capit cons I A co DECRETO IN G.U. Quattro fasce di merito per valutare i controllori fiscali Barbero a pag. 27 &25468(;0430 ,( (1860 .-7/43(10 &378(11(;043- -, (::0(2-384 !77078-3;( -, (..0463(2-3/ '6-;;4 *14++(84 5-6 7-256- *+**& #%!$+)& GD ; - 5421 -2 3/5/ ,-1 56 )))954#)-'/1%(/$'-(491( QUOTIDIANO ECONOMICO, GIURIDICO E POLITICO www.italiaoggi.it * Offerta indivisibile con Marketing Oggi (ItaliaOggi € 1,20 + Marketing Oggi € 0,80) Mafi a pag. 8 Se Renzi si dimettesse col No potrebbe, da segretario Pd, indicare se stesso a Mattarella per il nuovo incarico Marco Bertoncini a pag. 9 Con guida «Il mio mutuo» a € 5,00 in più €2,00* 098105098108105111103114 http://www.milanofinanza.it - questa copia è concessa in licenza esclusiva all'utente 'bibliogr' - http://www.italiaoggi.it http://www.milanofinanza.it - questa copia è concessa in licenza esclusiva all'utente 'bibliogr' - http://www.italiaoggi.it

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Pacione Di Bello a pag. 24

Nuova serie - Anno 26 - Numero 195 - Spedizione in A.P. art. 1 c.1 L. 46/04, DCB Milano

Giovedì 18 Agosto 2016 Uk £ 1,40 - Ch fr. 3,50 Francia € 2,50

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La battaglia dentro Fi tra Giovanni Toti e Stefano Parisi trova il suo principale terreno di scontro in Ligu-ria. È proprio in casa sua, in quella regione strappata a sorpresa un anno fa al Pd, che il governatore deve guardarsi dal proliferare di avversa-ri interni che potrebbero creargli più di un grattacapo sostenendo il pro-getto dell’ex candidato sindaco di Milano. Ad aprire le danze con un endorsement di peso ci ha pensato a inizio agosto l’ex ministro ed ex coor-dinatore di Fi Claudio Scajola, che ha dichiarato il suo appoggio al pro-getto di Parisi. Per lui quella voluta da Silvio Berlusconi è una «operazio-ne fondamentale» per riportare al centro della scena i moderati.

Forza Italia, Parisi insidia Toti in Liguria avvalendosi dell’appoggio di Claudio Scajola

Gb, pagano i consulenti fiscaliPronta la legge contro i pianificatori dell’evasione fiscale. Per i tributaristi

sanzioni pari al 100% dell’imposta fatta risparmiare alle aziende loro clienti I consulenti fiscali inglesi che con-sigliano ai loro clienti pianificazioni con le tasse considerate aggressive non avranno vita facile. Ieri, infatti, il Tesoro inglese ha ufficializzato una proposta normativa che intro-duce sanzioni più severe per quei professionisti che aiutano i loro clienti a ottenere un vantaggio fiscale eludendo o evadendo le tasse nazionali. Sanzioni pari al 100% del capitale evaso. Il documento è in consultazione fino al 12 ottobre.

Bucchi a pag. 6

SU WWW.ITALIAOGGI.IT

Consulenti fiscali - Il documento messo in consultazione dal Tesoro ingleseAgenzie fiscali - Il dpcm sulla valuta-zione dei controllori

Privacy - La sentenza del-la Cassazione

sulle sanzioni a carico delle p.a.

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NEL SECONDO TRIMESTRE

Giustizia civile, arretrato in calo

e mediazioni in crescita

Galli a pag. 26

STRETTA SUGLI AIUTI

Artigianato digitale,

ridotta la spesa finanziabile

Pagamici a pag. 30

AVVIERÀ 44 NUOVE ROTTE

Ryanairtorna a investire

in Italiacon 1 mld $

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SHARE INCONSISTENTE

La Rai tedesca cancella il canale

dedicato alla cultura

Giardina a pag. 18

MARKETING

Per i negozi il concorrente

da sfidare è AmazonGreguoli a pag. 15

ALTRO CHE PONTIDA

Capalbio è la Teano di Salvini, lì la sinistra chic incontra la Lega

Damato a pag. 7

A 72 ANNI DALLA MORTE

De Gasperi fu tradito dalla Dc, ma la sua figura troneggia intatta

Morra a pag. 11

Società ed enti pubblici chiamati alla cassa delle sanzioni privacy. Il codice della privacy prevede infatti una responsabilità amministrativa diretta delle persone giuridiche in caso di contravvenzioni al codice della riservatezza. È quanto ha precisato, per la prima volta, la Corte di cassazione con una sentenza in cui si spiega come van-no applicate, con riferimento alle pubbliche amministrazioni, le nor-me del codice entrato in vigore nel 2003.

La Cassazione applica per la prima volta la responsabilità diretta delle persone giuridiche per violazioni al codice

Privacy, società ed enti alla cassa

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IL PERCORSO POLITICO SEMBRA UNA STORIA GIÀ VISTA

Alfano con il Ncd ricalca le orme di Fini con Fli

Il percorso politico del Nuovo Centrodestra (Ncd) di Angelino Alfano richiama l’effimera sto-ria di Futuro e libertà per l’Ita-lia (Fli), il partito che Gianfran-co Fini promosse dopo la sua cacciata dal Pdl. Tanti momen-ti del percorso finiano sono sta-ti ripercorsi dagli alfaniani. Identiche le grandi ambizioni iniziali, addirittura di rifonda-zione dell’intero centrodestra. Simili il rilievo parlamentare e la scarsa incidenza territoriale. Analoghi gli sbandamenti e gli abbandoni. Eguale lo sposta-mento nella geografia politica. Fini si rivelò uno sprovveduto nel gestire un’operazione dive-nuta fallimentare. Alfano sarà incamminato verso un destino simile?

Vent’anni fa, anche se fossero stati mandati cento immigrati a sog-giornare a Capalbio, non sareb-be successo nulla. Primo, perché quella decisione sarebbe stata su-bito rimangiata dal ministero degli Interni. Secondo perché Capalbio era il Vaticano dell’intellighentia (si dice ancora così?) di sinistra che era onnipotente su tutti i media che si piegavano a tappetino. Quindi non se ne poteva parlare, se non bene. Allora, Asor Rosa era un nome che incuteva sacro rispetto. Adesso evo-ca un’acqua di colonia. D’Alema vi ci si recava incedendo come un ve-scovo d’altri tempi, con le sue scarpe fuori listino prezzi. Cuperlo esibi-va i suoi panciotti. Bersani (che ne era escluso) veniva presentato come esemplare di passaggio del comuni-smo emiliano, tutto bocciofi le, tor-tellini e spartizione. Oggi è tutto diverso. Il principino Caracciolo (il principone era un altro) è fi nito nel ridicolo. E tutto l’establishment dei suoi boiardi viene accolto con dei colpi di gomito. Il muro di Ca-palbio era fatto di cipria. Non ha superato la prova verità. Tutto qui. Altro che Renzi.

DIRITTO & ROVESCIO

AZZERATO IL GETTONE

A Porto Empedocle

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Ciccia Messina a pag. 25

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EQUIPAGGI IN GALERA

L’Indonesia adesso affonda con la dinamite

i pescatori di frodoBrenta a pag. 12

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DECRETO IN G.U.

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Mafi a pag. 8

Se Renzi si dimettesse col No potrebbe, da segretario Pd, indicare se stesso a Mattarella per il nuovo incarico

Marco Bertoncini a pag. 9

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2 Giovedì 18 Agosto 2016 I C O M M E N T I

Ca r l a R o -mana (un nome un de-stino?) Raineri, piacentina,

si deve rendere conto che, entrando in Campidoglio come capo di gabi-netto della sindaca grillina Virginia Raggi, è uscita dai corridoi protetti degli uffi ci giudiziari di Milano per entrare in un contesto politico. Qui ognuno è esposto alla critica più serrata degli avversari del partito politico di cui la giunta è l’espres-sione. Il ruolo della dottoressa Rai-neri non è quello di presidiare la legalità, ma quello di svolgere la funzione amministrativa connessa all’attuazione delle decisioni (politiche) del governo cittadi-no, ponendosi come snodo necessitato tra l’autorità politica e le strutture.

Certo, come ogni capo di ga-binetto dovrebbe garantire al suo dante causa, in questo caso Virgi-nia Raggi, la legittimità d’ogni atto amministrativo. E sono certo che lo farà. Tuttavia, occorre ricordare alla dottoressa Raineri che quello che ha iniziato a svolgere non è il servizio di leva. È un’attività libe-ramente scelta, che la colloca e la collocherà politicamente, rendendo-le complesso il ritorno in magistra-tura, quando sarà.

Non c’è dubbio che i cittadini ro-mani (e quelli mila-

nesi utenti del servizio «giustizia» cui era addetta) e la pubblica opi-nione la considereranno espressione del partito delle 5 stelle e, come tale, fi duciaria della formazione politi-ca. La sua retribuzione è anomala e dà adito a una critica severa nei confronti della benefi ciaria stessa e della sindaca. Certo la funzione affi data alla dottoressa Raineri è fi duciaria e personale (e questo po-trebbe dare adito a azzardate illa-zioni sui rapporti preesistenti). Ma ciò non può giustifi care l’attribu-

zione di un compenso elevato quale quello annunciato.

D’altro lato, l’ini-zio dell’ammini-strazione grillina è

punteggiato da errori e contraddi-zioni. La più grave riguarda il rap-porto con la democrazia: la cauzione di 150 mila euro imposta a consi-glieri e assessori comunali (anche alla Raineri?) e la costituzione di un soviet di consiglio e controllo sono prove di un’assoluta mancanza di cultura istituzionale. La pagheran-no. Come pagheranno le bugie di cui si nutre la loro propaganda. Basta aspettare: il destino e la politica presentano sempre i loro conti.

© Riproduzione riservata

DI DOMENICO CACOPARDO

L’ANALISI

Un magistrato comecapo gabinetto a Roma

DI GOFFREDO PISTELLI

Per molti anni il Meeting di Rimini è stato l’ap-puntamento politico dell’estate, al di là degli

intenti dei suoi organizzatori, ossia il movimento cattolico di Comunione e liberazione, che ne hanno sempre dichiarato le finalità innanzitutto culturali, di cui alla definizione integrale delle origini, ossia «dell’amici-zia fra i popoli».

Per anni, invece, l’attuali-tà politica, spesso partitica, l’ha fatta da padrona, a cominciare dalla epoca in cui i giovani di Cl, ma ancor di più il loro «braccio politico», il Movimento popola-re, si ponevano come interlo-cutori della Dc e nella Dc. Era la fi ne degli anni 80 e i politici ciellini si affacciavano nello Scudo crociato, forti della ca-pacità di coinvolgere centinaia di migliaia di persone col voto di preferenza. Si scontravano col segretario Ciriaco De Mita, si schieravano col vecchio Giulio Andreotti, ospite fi sso a Rimini, dialogavano con Bettino Craxi, invitando Claudio Martelli, fa-cevano arrabbiare Francesco

Cossiga sul Colle, salvo poi ri-appacifi carsi anni dopo.

Una sarrabanda che oscu-rava il resto della «kermesse riminese». Che ci fosse Eugene Ionesco o che l’attore teatrale Franco Branciaroli portasse

per le vie della città uno stre-pitoso Miguel Manara, con 20 mila persone al seguito nella notte, ai grandi giornali non interessava.

E neppure che nei padiglio-ni della Fiera si incontrassero e si raccontassero le centinaia di cooperative sociali e associazio-ni di volontariato che, in Italia e nel mondo, si occupavano degli ultimi fra gli ultimi, dai minori in diffi coltà ai malati di Aids. Per quanto i vari portavoce si sgolassero, la riduzione «poli-tica» dei media era inevitabile.In questa 37ª edizione, che si apre domani, invece l’aspetto

politico del Meeting è forse, e per la prima volta, meno im-portante, avendo don Julian Carron, succeduto allo scom-parso don Luigi Giussani or-mai 11 anni fa, chiarito che il movimento non fa politica. Un «liberi tutti» che è stato eviden-tissimo nelle elezioni dal 2013 in poi, e, soprattutto, in quelle milanesi del maggio scorso, con pochissimi ciellini eletti e con una manciata di voti.

Per le prima volta, dopo tanti anni, il Meeting sarà

utile a chiarire che cosa sia diventata Cl, in Italia ma soprattutto nella Chiesa, le-gatissima, quasi schiacciata, alla fi gura di Papa Francesco, lontana e quasi polemica con settori intransigenti del catto-licesimo italiano, come è acca-duto col Family Day sulla leg-ge delle unioni civili. Servirà, questo Meeting, per compren-dere quali posizioni assumerà in futuro, nella società e nella cultura italiana, il movimento cattolico, alla luce del «crollo delle evidenze» spesso richia-mato da don Carron nei suoi incontri.

© Riproduzione riservata

IL PUNTO

Quest’anno un Meeting diverso, privo cioè dei soliti ammiccamenti politici

Anche se i mediametteranno inluce solo quelli

Carla Romana (a name, a destiny?) Raineri, from Pia-cenza, must realize that, en-tering Campidoglio as Chief

Cabinet Secretary of Roman mayor Virginia Raggi (faithful to Grillo), she went out the protected corridors of Milan’s judiciary offices to find herself in a political context. Here, everybody is exposed to the strictest criticism of the opponents of the po-litical party, of which the council is its expression. Raineri’s role is not that of overseeing legality, but that of car-rying out the administrative function tied to the realization of the (politi-cal) decisions of the city government, laying as the required junction between the political authority and the bodies.

Of course, as every Chief Cabinet Secretary, she should guarantee her assignor, in this case Virginia Raggi, the legitimacy of every administra-tive act. And I am sure she will do it. Nonetheless, one should make Raineri bear in mind the thing she began carrying out is not the national service, but a freely cho-sen business which places and will place her in political terms, making diffi cult, when it will be, a return to the magistracy.

Without a doubt, Roman citi-

zens (and the Milanese ones, users of the “justice” service she was in charge of) and the public opinion will consider her as an expression of 5Stelle party and, as such, trust-worthy of the political formation. Her salary is abnormal and gives rise to a severe criticism against the benefi ciary herself and the mayor. Of course, the function assigned to Raineri is trustworthy and personal (and this could give rise to ventured conjectures about the pre-existing relationships). But this cannot jus-tify the awarding of a payment as high as the one announced.

On the other hand, the begin-ning of the admin-istration faithful to Grillo is studded with errors and contradic-tions. The most seri-

ous one concerns the relationship with the democracy: the 150,000 euro deposit imposed on council-lors and council assessors (even on Raineri?) and the establishment of a council and control soviet are proof of an absolute lack of institutional culture. They will pay for it, as they will pay for the lies which nourish their propaganda. There is nothing to do but wait: fate and politics al-ways present the bill.

© Riproduzione riservata

Traduzione di Valerio Cozzolino

IMPROVE YOUR ENGLISH

A magistrate as Chief Cabinet Secretary in Rome

Dai corridoi protettidi palazzo di giustizia alla bufera politica

From the protected corridors of Palace

of Justice tothe political uproar

DI MARCO BERTONCINI

In Fi si era sempre guar-dato favorevolmente ai si-stemi maggioritari. Adesso, Stefano Parisi se ne esce pro-ponendo una legge elettorale proporzionale «con forte so-glia di sbarramento». Precisa con immediatezza trattarsi di un’idea tutta sua. Del pa-rere di Silvio Berlusconi in tema elettorale, in effetti, si è sempre capito poco, come di-mostra lo scoramento di De-nis Verdini quando lo sentì serafi camente accettare l’in-novativa proposta renziana di premio di maggioranza per la lista.

Al Cav ha sempre inte-ressato avere uno strumen-to tecnico per designare lui i futuri eletti: il resto non l’ha mai appassionato, conside-randolo (a torto, molto a tor-to) un capriccio da lasciare agli istrioni del teatrino del-la politica. Diamo quindi per acquisito che la proposta di Parisi non sia stata discussa con Berlusconi. Potrebbe an-che darsi che il Cav la faccia propria (salvo poi, capriccio-

samente come già è capitato altre volte, abbandonarla).

È innegabile che al par-tito del Cav l’unico sistema elettorale oggi propizio sa-rebbe proprio il proporzio-nale con forte soglia di sbar-ramento. Infatti Fi sta sotto il 15%, forse non di poco. La futura Fi.2.0 ambisce (Berlusconi dixit) al 20%. In una situazione di diffi coltà di accordi preventivi, con il grillismo incombente, con la conquista della maggioranza (anche in coalizione) lonta-na, è palmare che soltanto il proporzionale gioverebbe al Cav.

Gli elettori di centro-destra, infatti, preferiscono le liste ai candidati. Ante-pongono le preferenze ai candidati uninominali. In un’alleanza, gradiscono ve-dere tutti i contrassegni dei partecipanti. Infine, sono scettici quando devono vo-tare al secondo turno. Qua-le miglior legge, per le loro peculiari esigenze, di quella proposta da Parisi?

© Riproduzione riservata

LA NOTA POLITICA

Il proporzionale conun forte sbarramento

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3Giovedì 18 Agosto 2016Giovedì 18 AgostP R I M O P I A N OSenza l’aiuto della Ue, manovra a rischio per tasse sul lavoro, Iva, investimenti e contratti

Renzi si attacca alla flessibilitàReferendum, stampa estera tifa per il sì. Ed è polemicaDI ALESSANDRA RICCIARDI

Una telefonata pre-paratoria, quella di ieri, in vista del ver-tice che si terrà lu-

nedì prossimo a Ventotene. In mattinata il presidente del consiglio, Matteo Ren-zi, ha sentito al telefono la cancelliera tedesca Angela Merkel e il presidente fran-cese, Francois Hollande. Secondo fonti di palazzo Chigi, è stato fatto un giro d’orizzonte sugli scenari di crisi internazionale, Libia e Siria in testa, e sulla situa-zione economica europea. Una situazione che non è brillante per l’Italia, che ha registrato la crescita zero del Pil nel secondo trimestre e rischia di doversi acconten-tare di uno + 0,6% nel 2016, la metà della stima fatta dal governo. I sogni di glo-ria coltivati alla vigilia della pausa estiva per la prossima manovra finanziaria, senza interventi in sede europea, sono destinati così a morire, dalla riduzione della pressio-

ne fiscale sul lavoro al man-cato aumento dell’Iva, dagli investimenti pubblici per le grandi opere al finanziamen-to dei contratti degli statali per finire con le pensioni. Per Renzi è dunque indispensa-bile ottenere uno sconto in termini di flessibilità sul deficit dall’Unione europea,

come già fatto per il 2016. Questo consentirebbe di po-ter contare su un tesoretto di circa dieci miliardi di euro, la metà o poco meno di un manovra espansionistica. «Prima tasse e contratti, poi le pensioni, servono delle priorità, promettere tutto a tutti è da irresponsabili», ra-

giona il viceministro dell’eco-nomia, Enrico Zanetti. Che avverte: «Chiaro però che questo rallentamento della crescita è un elemento di difficoltà». Perciò, conclude Zanetti, «serve ancora più determinazione con l’Euro-pa per ottenere tutta la fles-sibilità possibile», visto che «stiamo andando avanti con un processo di riforme. Dove sta scritto che la flessibilità debba essere concessa una tantum, visto che il proces-so di riforma non si ferma?». Ma la partita con Bruxelles e soprattutto con la Merkel s’annuncia difficile, visto che Roma continua ad essere con-siderata poco credibile nel raggiungimento degli obiet-tivi. E uno degli obiettivi su cui c’è grande attenzione da parte dei partner europei è la riforma costituzionale.

Sì-No, si da economica, stampa estera in campo

«Il sì al referendum dimo-strerebbe che l’Italia vuole fare le riforme e questo sa-

rebbe un segnale anche per l’economia», spiega Etto-re Rosato, capogruppo Pd alla Camera. In tal senso, la stampa estera, dal Financial Times al Wall Street Journal, hanno messo in luce il rischio di stagnazione economica dell’Italia in caso di vittoria del no. «Sono 30 anni che promettiamo agli italiani di fare le riforme e cambiare la Costituzione, e la stessa cosa promettiamo ai nostri alleati, quelli a cui diciamo che fare-mo le riforme e che in cambio vogliamo maggiore fl essibili-tà. Quindi è l’occasione per mantenere le nostre promes-se», dice Rosato.

Per il Wall Street Journal quello sul referendum italia-no sarà un voto importante quanto Brexit. «L’offensiva della stampa statunitense a favore del Sì al referendum sulla riforma costituzionale è bizzarra e del tutto ingiustifi -cata. Non è certo colpa della Costituzione o del Senato se le scelte economiche del governo

Vignetta di Claudio Cadei

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4 Giovedì 18 Agosto 2016

Proposta da Parisi per far digerire la sua adesione al No, è irrealizzabile. Serve solo per guadagnare tempo

Costituente, gran brutta trovataPer il nuovo leader Fi è una scivolata d’ala imbarazzanteDI DOMENICO CACOPARDO

L’operazione «Pa-risi» continua a svilupparsi , no-nostante le prote-

ste dei vari Toti, Romani, Salvini e Brunetta (una specie di sindrome de «Il sorpasso», visto che, ai tem-pi della collaborazione con De Michelis, per un certo periodo, Brunetta, oggi de-finito anche il Farinacci di Berlusconi, era, gerarchi-camente, avanti a Parisi: la forza della «new entry» sta nel sostegno del decli-nante leader e, soprattutto, dell’«inner circle», composto ormai dai familiari cui si aggiungono Confalonieri e Letta (Gianni).

Perciò, la fenomenolo-gia del vincitore (attuale, domani chissà!) Stefano Parisi e la sua medesima personalità, completa e concreta, impone che le sue idee e le sue proposte siano esaminate seriamente. Non appartengono, infatti, alla tecnica comunicativa, ma sono, viceversa, ipotesi in-torno alle quali lui e i suoi amici intendono lavorare.

Molte cose ragionevoli e condivisibili, sia se si mili-ta nell’area politica in cui

s’è collocato, sia se, al con-trario, si condividono altre idee e altre prospettive, sono state dette da Parisi. Tutte idonee a costruire una buo-na piattaforma su cui con-frontarsi, non tanto con una nomenklatura in gran parte viziata dalla teoria e dalla pratica della cortigianeria e, quindi, destinata al pen-sionamento (comunque ri-tardato), quanto con il vasto elettorato che in passato ha condiviso l’idea originaria di Silvio Berlusconi («All’Italia serve libertà, economica e po-litica») e che ha continuato a credere nel centro-destra per vent’anni.

Ora, l’uomo indicato come rifondatore di Forza Italia ha proposto un’assem-blea costituente. Ciò consegue alla decisione berlusconiana - accettata da Parisi - di vo-tare «No» al prossimo refe-rendum, smentendo anni di critiche al sistema vigente e altrettanti anni di polemiche feroci e mortali con i maggiori esponenti dello schieramento reazionario mobilitatosi per il «No». Il percorso compiuto per giungere a questa deci-sione (di votare «No») esula dai criteri della razionalità e della logica. Ma tant’è. Cosa fatta male, potrebbe essere

corretta. Non si sa mai.Dunque, una costituen-

te. In senso proprio, la costi-tuente è un’assemblea elet-ta con il compito di scrivere una costituzione. Nel caso di Parisi significherebbe:

approvare in doppia lettura una norma (costituzionale) che preveda l’elezione di una simile assemblea. In questo modo, si arriverebbe all’as-surdo di avere in funzione (pagandone i costi) tre as-semblee parlamentari.

Non è immaginabile, natu-ralmente, che Parisi sia così sprovveduto da immagina-

re un percorso del genere. Più probabile che intenda costruire su designazione dei due rami del Parlamen-to, una commissione bica-merale che abbia l’incarico politico di riscrivere in tutto

o in parte la Costi-tuzione vigente. Se –evitando gli scar-ti di Berlusconi-, una commissione condurrà in por-to i suoi lavori, il nuovo testo dovrà essere sottoposto all’approvazione di Camera e Senato.

Per arrivare a questo punto, oc-correranno più o meno due anni e un’elezione. Un tempo indefinito, forse infi nito.

Insomma, l’ar-chiviazione del progetto di rende-

re la carta costituzionale più attuale e il sistema politico adeguato alle esigenze degli anni 2000. E, in questa ce-lata decisione, si sostanzia l’irredimibilità della Re-pubblica, legata da un pat-to costitutivo nel quale la consociazione (e il potere di ricatto di tutti i consociati) è la condizione primaria e ine-

ludibile per svolgere un qua-lunque ruolo di governo.

E la fallacia e la vecchiezza dell’-a torto- celebrato En-rico Berlinguer (e del suo alleato Aldo Moro) è tutta nella riproposizione alla fi ne degli anni ’70 e all’inizio degli ’80 della formula Cnl, tutti insieme, tutti presenti, salvo chi è più presente degli altri (il Pci). Per questo sem-plice, elementare motivo, la proposta di una costituente va classifi cata tra le peggio riuscite «boutade» estive. E dispiace che una persona avveduta come Parisi sia scivolato d’ala in modo così banale e, francamente, in-comprensibile.

Certo, le sue parole sa-ranno servite a «vestire» di credibilità la sua adesione al «No», in evidente con-traddizione col suo passa-to riformista accanto a De Michelis e ad Amato. Ma, anche, in quest’ottica, si tratta di un errore inescu-sabile che darà fi ato ai suoi nemici (interni). Come il mestiere di imprenditore è lontano mille miglia da quel-lo di «manager», così quello di leader è altrettanto lonta-no da quello di militante.

www.cacopardo.it© Riproduzione riservata

SEGUE DA PAGINA 3

Stefano Parisi

di Pierre de Nolac

Corte dei Conti, indagine sulla passerella di Christo.

Camminare sulle acque crea sempre polemiche.

* * *

Siena, alla Lupaanche il palio d’agosto.

Le altre contradesi sono fatte pecore.

* * *

Formentera, spagnoliin rivoltacontro gli italiani.

Vogliono svuotare l’isola?

* * *

Salvini: «Non vedo l’ora di prendere il postodi Renzi».

Agnese lo sa?

* * *

Giochi olimpici,frodi sui biglietti.

Anche quellaè una disciplina sportiva.

* * *

I buchi neri sono meno neri del previsto.

C’è speranza ancheper il bilancio dello stato.

PILLOLE

sua adesione al No, è irrealizzabile. Serve solo per guadagna

P R I M O P I A N O

sono state sbagliate e fallimentari», replica la presidente del gruppo Mi-sto del senato, componente Sinistra italiana, Loredana De Petris. «Un Renzi sempre più pallone sgonfi ato si fa aiutare dai giornali internazionali», attacca il deputato del Movimento 5 Stelle, Danilo Toninelli, «si tratta della solita scontatissima analisi fi -nanziaria degli scenari post referen-dum costituzionale una valutazione propria solo delle banche e degli spe-culatori fi nanziari». E Paolo Roma-ni, capogruppo Forza Italia al Senato: «Gli italiani devono essere liberi di vo-tare, non penso che ci sia il problema che alcuni giornali stranieri evocano. Le riforme non vanno bene per il pae-se quindi vanno rifatte. Nulla c’entra questa scelta degli italiani con i desti-ni economici del nostro paese».

Infrastrutture, Delrio: patto con Renzi e Padoan

Con Renzi, Padoan e la Ragioneria dello Stato c’è un patto «per dire che quando c’è un investimento concreto e che può essere realizzato non saran-no i limiti di cassa a determinare il blocco di questo investimento». Lo ha detto il ministro delle Infrastrutture, Graziano Delrio, commentando le notizie su un’intesa a livello politico per rendere subito disponibili le ri-sorse in cassa per velocizzare le opere ritenute prioritarie. La conferma nel giorno in cui la compagnia aerea low cost, Ryanair, ha annunciato un in-vestimento in Italia per il 2017 di un miliardo di dollari, con 44 nuove rotte

e 2250 nuovi posti di lavoro, proprio dopo le riduzioni sulle tasse aeropor-tuali decise dal governo italiano.

«Negli anni scorsi, prima che Ren-zi acquisisse la fl essibilità in Europa, gli investimenti non venivano realiz-zati perché c’era un blocco nelle au-torizzazioni, ora un pezzo di questa fl essibilità’ c’è, pensiamo a farli», ha aggiunto Delrio.

E in merito alla crescita zero dell’economia italiana, certificata dall’Istat per il secondo trimestre, Delrio invita a fare i conti a fine anno, «gli obiettivi sono di due tipi: attrarre gli investimenti privati, e l’Italia in questi due anni e mezzo di governo ha fatto passi avanti seri, e gli investimenti pubblici. Questi due piedi tengono il tavolo e speriamo si irrobustiscano sempre di più».

Referendum, Zampa (pd): il silenzio di Prodi non è un no

Romano Prodi non si è pronun-ciato sul referendum ed è «irritante» che gli attribuiscano posizioni che lui non ha assunto. Lo scrive su twit-ter Sandra Zampa, vice-presidente Pd, ex portavoce di Prodi a Palazzo Chigi. La Zampa commenta le voci che vorrebbero tradurre le perples-sità di Prodi sulla riforma con un bel no, posizione che aumenterebbe ancora di più la spaccatura del Pd, dopo il no di Massimo D’Alema e la posizione dubbia dei bersaniani: «Irritante leggere cosa pensa Prodi senza che Prodi abbia detto cosa pensa», dice Zampa.

Burkini, Alfano dice no al divietoSalvini: facciamo come i francesi

«Basta con le moschee fai da te che spuntano nei garage», ma sul velo ‘burkini’ che in Francia alcuni sinda-ci stanno vietando «le nostre risposte, seppur dure, non devono mai diventa-re una provocazione potenzialmente capace di attirare attentati», ribadisce il ministro dell’Interno, Angelino Al-fano, che aggiunge: «Noi stiamo lavo-rando per agevolare il consolidamento di un modello di imam che abbia una formazione in Italia per poter operare nel nostro Paese». Alfano, nel rilevare che il modello francese sembra non aver funzionato, sottolinea: «È chia-ro che, e non mi stanco di ripeterlo, il rischio zero non esiste neanche da noi». Il leader della lega Nord, Matteo Salvini, plaude invece ai sindaci dei paesi francesi «che stanno mettendo fuori legge il velo integrale anche in spiaggia». In un video postato su Fa-cebook, il leader della Lega chiede ai sindaci «che amministrano città di mare in tutta Italia di copiare l’esem-pio dei francesi, perché è un simbolo di arroganza, di sopraffazione di vio-lenza nei confronti delle donne». E ha aggiunto: «I diritti di queste don-ne evidentemente alla Boldrini non interessano».

Il divieto di burkini in Francia ha ot-tenuto l’ok del premier Manuel Valls: è «espressione di un’ideologia basata sull’asservimento della donna», quin-di è «incompatibile con i valori della Francia e della Repubblica».

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5Giovedì 18 Agosto 2016Giovedì 18 AgostP R I M O P I A N OAntonio Fanna: in occasione della sua convention dove dovrà esporre le sue idee e i suoi uomini

Parisi si gioca tutto a settembreMentre Salvini, oggi stralunato, deve cercare di riposizionarsi

DI GOFFREDO PISTELLI

Le sue analisi politiche, su ilsussidiario.net, il gior-nale on-line del-

la Fondazione per la Sussi-diarietà del ciellino Gior-gio Vittadini, sono sempre molto seguite, anzi cliccate. Antonio Fan-na, infatti, è un acuto os-servatore delle cronache poli-tiche nazionali, ma sempre attento a ciò che, in parallelo, si muove nel Paese re-ale, bravo a misurare la distan-za, a volte lo iato, che spesso c’è fra i proclami della politica e la sensibilità degli italiani.

Domanda. Fanna, anche a Ferragosto, si è parlato di referendum. Anche nel nuovo tentativo di Stefano Parisi, che tiene banco nel centrodestra, c’è lo schiera-mento per il “No” e l’idea di una Costituente, una volta caduto Matteo Renzi.

Risposta. Secondo me Parisi è stato un po’ tirato dentro que-sto schieramento per il “No”.

D. In che senso?R. Nel senso

che stava ten-tando di fare una cosa nuo-va, come gli ha detto Silvio Berlusconi. Una sorta di terza via alla Tony Blair. È chiaro che, da un lato, col populismo di Matteo Sal-vini, non van-no da nessuna parte.

D. Dall’altro?R. Dall’altro è chiaro che, die-

tro il “No” dei falchi alla Rena-to Brunetta, è solo un a priori contro Renzi, dietro al quale non c’è niente.

D. E quindi, Parisi?R. Parisi non può dire “Sì”,

ovviamente, ma cerca di dare un’idea seria per il dopo, come può essere la Costituente. D’al-tra parte, non è semplice, aven-do sostenuto le riforme costitu-zionali dell’allora Pdl, bocciate nel referendum confermativo del 2006, oggi dire che si deve votare contro la Boschi-Renzi. I moderati, i piccoli imprenditori, i professionisti, gli elettori po-tenziali di Parisi cioè, guardan-do ai contenuti, paragonando questa e quella riforma, le tro-verebbero, alla fi ne, non molto lontane.

D. Parisi si proietta avanti, in uno scenario in cui Renzi perda. Ma, secondo lei, cosa accadrebbe?

R. Beh sarà davvero la prova

del fuoco per Sergio Mattarel-la, sinora un presidente abba-staza discreto e silenzionso. Infatti sarà interessante segui-

re cosa dirà nell’imminen-te Meeting di Rimini il capo dello Stato.

D. Scio-glierebbe le camere o in-carichereb-be un gover-no tecnico di raccorda-re la legge elettorale di Camera e Senato?

R. Sì, credo che il Quirinale metterebbe in piedi un gover-no ponte, che riallinei la legge elettorale in vigore alla Camera, l’Italicum, con le norme che re-golano l’elezioni del Senato, vec-chia maniera, ossia il Porcellum modifi cato dalla Consulta.

D. In quel quadro Parisi vorrebbe poi lanciare una nuova Costituente.

R. Nel senso di una riforma complessiva, da fare in modo condiviso, obbligando anche il M5s a gettare fi nalmente la ma-schera, a mostrare di non essere tutti chiacchiere e distintivo.

D. Operazione non facile, quella di una Costituente.

R. Esatto, anche perché il Pd che si t roverebbe nel caos tota-le e in balia di regolamenti di conti inter-ni. Il valore della propo-sta è quello di rimettere insieme i coc-ci, tentativa-mente. Una sorta di patto

del Nazareno allargato e alla luce del sole.

D. Ma veniamo al tentati-vo di Parisi di costruire una leadership per il centrode-stra. Che gliene pare?

R. Intanto vediamo cosa ri-sulterà questa convention set-tembrina, in quell’area le uni-che conosciute erano le riunioni di Publitalia e Mediaset.

D. Parisi parla di società civile.

R. Appunto, ci vogliono nomi e cognomi, persone che ci metta-no la faccia, che facciano vedere chi sono.

D. Intanto i colonnelli az-zurri mugugnano.

R. E fanno anche un po’ ri-dire.

D. Pensa a qualcuno, Fan-na?

R. Penso a Giovanni Toti che diffi da: “Non vogliamo le-ader calati dall’alto”. Detto da un miracolato come lui, che è stato pescato da Mediaset, dove faceva bene il giornalista, ed è stato catapultato in un al-

bergo del Lago di Garda, dove è apparso in una tuta bianca a salutare dal balcone, non fa un po’ ridire?

D. Dimenticavo la photo oppurtunity.

R. Insomma, uno che poi ha vinto in Liguria, per la sinistra sfasciata che si faceva la guerra, dovrebbe essere un po’ più pru-dente. E con lui i vari Brunet-ta, Altero Matteoli, Antonio Tajani. Almeno Mariastella Gelmini...

D. Almeno la Gelmini?R. È una che si è messa

pancia a terra alle comunali di Milano e ha preso il doppio dei voti di Salvini. Di Brunetta si ricorda la poco esaltante prova contro Massi-mo Cacciari alle comunali veneziane.

D. Ma il f ronte d i Parisi non potrebbe es-sere, come suggerisce qualcuno, il consolida-mento del suo rapporto col Cavaliere?

R. Credo che quello sia suf-fi cientemente saldo. Semmai, per un discorso di immagine più che per consenso elettorale, il nuovo candidato alla guida del centrodestra deve recupe-rare i pezzi perduti: Angelino Alfano, Raffaele Fitto, Denis Verdini.

D. E sul piano dei conte-nuti?

R. Parisi deve dare ragioni nuove, anche per riconquistare quel pezzo di elettorato fi nito nel M5s.

D. Deve riprendere dall’abortita rivoluzione li-berale del 1994?

R. Ma no, quella è in archi-vio, morta, perduta. Parisi deve puntare su temi nuovi, quali la sburocratizzazione.

D. Beh, un sempre verde.R. Sì, ma

guardi che oggi, con la digitaliz-zazione della Pubblica am-ministrazione, la burocrazia è diventata quasi imbatti-bile, perché la mentalità non è cambiata, solo che ora usa, e male, le nuove tecno-logie. Conosco imprenditori che rimpiangono la vecchia raccomandata con ri-cevuta di ritorno: almeno i ven-ti minuti di coda per ritirarla o per spedirla erano la sola tassa da pagare.

D. Altri temi per chi do-vrebbe raccogliere l’eredità del Cavaliere?

R. Una politica industriale

vera. Non possiamo galleggiare solo grazie ai capitali stranieri. Come ho letto stamane (oggi, ndr) in un pezzo su Il Giornale, ci siamo giocati tutto: quelli che un tempo erano nomi di dina-stie industriali, Motta, Falck, Alemagna, Campari, Pirelli, Fossati, per dirne alcuni, sono oggi quelli di aziende in mani straniere. Pure la Milano-Ve-nezia, l’autostrada è in mano agli spagnoli di Abertis, la Fiat è inglese e olandese.

D. Ma per recuperare 10 milioni di voti, non ci vor-ranno anche temi un po’ più popolari? Penso all’immi-grazione, con un approccio

rigoroso ma non populi-sta.

R. Lui, Pa-risi, è stato un manager e poi un impren-ditore, i temi sociali mi pa-iono meno nelle sue cor-de. E poi c’è il problema che nessuna po-litica migra-toria, in giro,

pare funzionare.D. Con Salvini lo scontro

sarà comunque inevitabi-le.

R. Il segretario della Lega è in diffi coltà e, quando si parla di riforme, il populismo mostra d’avere il fi ato corto. Ha fatto l’errore di abbandonare i temi classici bossiani.

D. Per questo Umberto Bossi rilascia un’intervista dietro l’altra?

R. Sì perché, vede, il federali-smo fi scale non scalderà l’elet-tore ma poi, quello stesso elet-tore, va all’ospedale lombardo, emiliano, veneto, toscano e fa la coda con un sacco di gente che viene da regioni del Sud, dove la sanità non sta in piedi, per come viene gestita. E poi, quel-lo stesso elettore, paga ticket e addizionali regionali, facendo i

collegamenti del caso.

D . I n -s o m m a l’europar-lamentare Salvini do-vrebbe fare un po’ il Se-natur.

R. Bossi oltre gli elmi con le corna, oltre Pontida, aldilà del fol-clore, insom-

ma, aveva dell’idee sull’Italia a due velocità, che non erano semplicemente invettiva contro la Cassa del Mezzogiorno.

D. Sì ma Salvini che farà contro Parisi?

R. Salvini ha capito che con 40 o 50 deputati andrà poco lontano e cercherà di riposizio-narsi. Dovrebbe farsi un viaggio

a Rosolina (Rovigo).D. A fare che cosa?R. Troverebbe una lunga fi la

di cartelli “vendesi”. Casette con le facciate mangiate dalla salsedine, perché non ci sono i soldi per manutenerle. L’Italia padana che lavorava le aveva costruite o comprate 20-30 anni fa, con l’idea del bilocale al mare, come risparmio e come status.

D. E oggi?R. Oggi falcidiate dalla crisi

e dall’Imu, quelle abitazioni fi niscono in vendita e nessuno le compra. Salvini dovrebbe an-dare a parlare di quello, ai suoi elettori di un tempo, più che di barconi.

D. Chi pare non aver pro-blemi è Beppe Grillo: con la leva dell’arrabbiatura fa man bassa di elettori a de-stra e a manca.

R. La vicenda di Roma è pa-radossale: tutti si aspettavano che Virginia Raggi vincesse, ma non con quei numeri.

D. Che cosa signifi ca?R. Fatalismo totale. I romani

hanno visto Gianni Aleman-no, Ignazio Marino e ora han deciso di provare i grillini. E non succede niente: pagano i manager come gli altri e i rifi u-ti restano per strada. Sembra un che prevalga lo spirito del “tanto peggio, tanto meglio”. Un voto fatalista, appunto.

D. L’idealità è cosa rara, peraltro.

R. Sì ma questa è davvero l’immagine di un Paese irre-formabile, irredimibile.

D. Uno stereotipo che Renzi voleva rovesciare.

R. Il problema di Renzi è sta-ta la personalizazione iniziale del referendum, della serie “dopo di me il diluvio”. Invece doveva presentare le riforme non come traguardo, ma come punto di partenza, su cui inne-stare altri cambiamenti. Insom-ma, non il berluschino con la fascia tricolore che inaugura il tratto rifatto della Salerno-Reg-gio Calabria, ma il capomastro che ha appena aperto il cantie-re, con la matita appoggiata dietro l’orecchio.

D. Potrà recuperare, se-condo lei?

R. Per ora l’insipienza comu-nicativa del grande comunica-tore è davvero forte. Va avanti la Boschi a dire che il “No” schiaffeggerebbe il Parlamento. Ma sono decenni che le camere prendono sonori ceffoni. E poi, il tema del risparmio, mi scusi.

D. Prego.R. Come fa Renzi a dire che il

risparmio sarebbe 500 milioni, se il bilancio del Senato, appro-vato a luglio, è di 540 milioni, compreso di tutto, persino gli stipendi? Vabbé che un bilan-cio preventivo, come quello di Palazzo Madama...

D. ...meriterebbe un’altra intervista.

R. Infatti (ride).© Riproduzione riservata

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R. Sì, credo che

Fa un po’ ridere l’oppo-sizione di Giovanni Toti che diffi da da Parisi: «Non vogliamo leader

calati dall’alto». Detto du lui che è stato un miracolato di Berlu-sconi, che l’ha prelevato da Mediaset per lanciar-lo al vertice del partito,

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pare funzionare.

Lo stesso discorso vale per i vari Brunetta,

Altiero Matteoli, Antonio Tajani. Almeno

la Gelmini si è messa pancia a terra nelle co-munali di MIlano dove ha preso il doppio dei

voti di Salvini. Brunetta invece fu stracciato

da Cacciari a Venezia

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Parisi non può certamente limitarsi

a riprendere l’abortita rivoluzione liberale

del 1994 perchè, quel-la, è in archivio, morta, perduta. Parisi quindi deve puntare su temi

nuovi e sentiti come, ad esempio, la sburocratiz-

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ma, aveva dell’ide

Salvini è in evidente diffi coltà e, quando

parla di riforme, il suo populismo mostra la

corda. Bossi, certo, con le corna celtiche e Pon-tida era spesso patetico ma aveva idee chiare

sull’Italia a due velocità che non era solo un’in-vettiva contro il Sud

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6 Giovedì 18 Agosto 2016 P R I M O P I A N OAvvalendosi di Claudio Scajola che mette le sue truppe a disposizione del manager indicato dal Cav

Parisi insidia Toti in LiguriaMentre il governatore salda il suo asse con Salvini e Meloni

DI GIOVANNI BUCCHI

La battaglia dentro a For-za Italia tra Giovanni Toti e Stefano Parisi trova il suo principale

terreno di scontro in Liguria. È proprio in casa sua, in quella regione strappata a sorpresa un anno fa al Pd, che il gover-natore deve guardarsi dal pro-liferare di (probabili) avversari interni che potrebbero creargli più di un grattacapo sostenen-do il progetto dell’ex candidato sindaco di Milano.

Ad aprire le danze con un endorsement di peso ci ha pensa-to a inizio agosto l’ex ministro ed ex coordinatore di Fi Claudio Scajo-la, che prima ai microfoni della romana Elleradio poi al Secolo XIX ha dichiarato il suo appoggio al progetto di Parisi, defi nito «modera-to, educato, sere-no». Per lui quella voluta da Silvio Berlusconi è una «operazione fondamentale» per riportare al centro della sce-na i moderati. E a chi gli fa notare le diffi denze – per non dire le avversioni – riscon-trate tra i forzisti del Nord, Scajola ha risposto così: «Non è vero che il Centro e il Sud sono con Parisi e il Nord no. La stragrande maggioranza del Nord e della Liguria stan-no con Parisi. Mi auguro che arriveranno tutti».

Che abbia con sé la «stra-grande maggioranza» del partito o meno, di sicuro l’ex patron di Chili Tv (che conti-nua a presidiare i media, è di ieri la sua ultima intervista al Fatto Quotidiano) può contare su un nutrito gruppo di liguri al suo seguito.

Tra questi spicca Raffaella Della Bianca, già capogrup-po in Comune a Genova di Fi poi consigliera regionale del Pdl, quindi passata al Grup-po Misto in rotta col partito e infi ne ricandidata nel 2015 in Regione sotto le insegne di Fi ma non rieletta.

Sin dalla campagna elet-torale di Parisi a Milano, la Della Bianca (che si divide tra il capoluogo ligure e quel-lo lombardo per via del lavoro del marito) fa parte dello staff di Parisi.

A dare manforte a Parisi sul versante di Levante della riviera ligure è pronto Gino Morgillo, già consigliere regionale di Forza Italia e vicecoordinatore del partito in regione, uno che nel 2015 aveva abbandonato i colori az-zurri in rotta con la linea poco moderata e molto populista,

per lanciare la lista Liguria Libera con altri fuoriusciti dal centrodestra che alle regiona-li ha sostenuto la candidatura di Enrico Musso. «Se fanno davvero un partito nuovo, che non sia schiacciato su Salvi-ni da una parte e su Meloni dall’altra, io una mano sono pronto a darla. E con me molti altri che oggi si sentono orfani della vecchia Forza Italia» ha detto Morgillo al Secolo XIX.

Sul fronte genovese, Parisi può contare sull’ap-poggio dell’ex consigliere co-munale Giuseppe Costa e

della consigliera regionale Lilli Lauro, molto vicina al coordinatore regionale e parlamentare Sandro Bia-sotti. E proprio il ruolo di Biasotti assume una crucia-

le importanza negli equilibri interni ai for-zisti in Liguria; lui non ha mai fatto un passo che non fosse nella direzio-ne ind i cata da Berlusconi, quindi é facile prevedere che dopo essersi speso per Toti

alle regionali (senza però ri-cevere la presidenza dell’Au-torità portuale di Genova), ora si metta al servizio del nuovo ad del partito indicato dal grande capo.

La rete di potere di Toti però è ben radicata in Ligu-ria e sarà un compito arduo per Parisi riuscire a distri-carla. Oltre alla bandierina piantata a Savona con l’ele-zione a sindaco della sua fe-delissima Ilaria Caprioglio, il governatore può contare su uomini fi dati sparsi per tutto il territorio, sui quali punta per le amministrative 2017 di Genova e La Spezia che vuole vincere con candidati a lui vi-cini, così da consacrare la sua leadership nazionale in Fi con-fermando la linea di vicinanza a Salvini e Meloni.

Dal capogruppo in Regio-ne Angelo Vaccarezza (ras

locale di Fi nella provincia di Savona), all’assessore Mar-co Scajola coordinatore del partito a Imperia (che non segue lo zio Claudio nel so-stegno a Parisi), passando per l’ex consigliere regionale e plenipotenziario del Tigullio Roberto Bagnasco (il fi glio, Carlo Bagnasco, è sindaco di Rapallo), il governatore serra i ranghi delle sue pedine. Com-prese quelle della provincia spezzina, dove il partito è di fatto scomparso ma Toti e l’amico e assessore Giacomo Giampedrone, ex sindaco di Ameglia, possono contare su alcuni sindaci a loro vicini.

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DI MARIO SECHI

Titoli. Ci sono titoli? Sulla carta sì, in pratica ben poco. È il 17 agosto, lo spiaggiamento cerebrale sembra es-sere totale, o quasi. D’altronde, c’è un segretario di partito (Salvini) che va sul palco vestito da poliziotto, le solite liti dentro Forza Italia, il Pd che si sta grillizzando, mentre la Raggi a Roma si sta de-pentastellando con una spe-sa dello staff personale già fuori dalle orbite. Questa più o meno è la cifra del dibattito politico italiano in questo momento. Penoso.

Proviamo a rinvenire traccia delle cose che contano. Primo caffè, Corriere della Sera, editoriale di Mas-simo Gaggi su Donald Trump: «Come si fa a essere equidistanti quando ci si convince che un candidato non esclude il ricorso alle armi nucleari («perché le costruiamo se non vanno usate?») è un pericolo pubblico?». Di grazia, dove sa-rebbe l’equidistanza nel racconto della campagna presidenziale americana? Non c’è e non ci sarà. E non solo negli Stati Uniti.

Il giornalista collettivo in Italia ci ha regalato cronache ciclostilate su Hillary Clinton e Donald Trump, il buono e il cattivo, la bella e la bestia, il colto e l’ignorante. Vediamo l’ultimo episodio, il discorso di Trump in Ohio sulla politica estera. Il candidato re-

pubblicano ha continuato a esibire la stupida iperbole di Obama fondatore dell’Isis, ma quello è lo slogan eletto-rale, il testo del suo discorso (nessuno l’ha pubblicato in Italia) secondo Pe-ter Feaver, ex consigliere di Bush e docente alla Duke University, «è sor-prendentemente serio» e ben più docu-mentato di tutti gli interventi esibiti dalla Clinton fi nora sul tema.

Lo stesso New York Times non è riuscito a stroncare effi cacemente Trump, perché sotto ci sono argomenti validi. Carter Page, il consigliere di Trump per la politica estera, è uno che sa il fatto suo, ha studiato all’Accade-mia navale degli Stati Uniti (fucina di strateghi e analisti di prim’ordine), è stato fellow del Council on Foreign Relations e ha lavorato per il Penta-gono, è un esperto di energia e Rus-sia. La parte dell’intervento di Trump su Obama e l’Isis in realtà è titolata così: «L’ascesa di Isis è la conseguenza diretta delle decisioni politiche prese dal Presidente Obama e dal Segretario Clinton».

Seguono settantasette righe supportate da quarantasei note a margine, rimandi a documenti uffi cia-li, discorsi, interventi, articoli, report del Congresso che sono materiale dif-fi cilmente cestinabile.

L’ultimo in ordine di tempo è un re-port preliminare dell’indagine della

Camera sulle analisi dell’intelligen-ce americana manipolate per eviden-ziare i progressi (falsi) nella guerra contro Isis.

Sono quindici pagine con sedici note a margine, dove emerge una gestione dell’intelligence sul teatro di guerra da brividi: l’istituzione nel 2014, siamo in piena campagna anti-Isis in Iraq, dell’Intelligence Fusion Center, fu una scelta disastrosa che mise fuori gioco gli analisti più esperti, provocò ritar-di nel rilascio dei report (necessari per i militari che operano sul campo, questione di vita o di morte) e ne fece scadere la qualità al punto da essere inaffi dabili.

Bisogna leggerlo, quel documen-to. Per sapere, per capire. Tutto que-sto non signifi ca essere dalla parte di Trump (per esser chiari: non è il can-didato ideale del titolare di List) ma essere dalla parte del lettore. L’Ame-rica che voterà Trump non sparirà con la sconfi tta di The Donald, questo è il punto sul quale non c’è alcuna rispo-sta o, meglio, c’è un paternalismo nei confronti dell’elettore (e nel caso dei giornalisti, del lettore) che è uno dei problemi delle èlite contemporanee. Tutti in cattedra, poi l’elettore fa esat-tamente il contrario. C’è materia per esercitare un minimo di autocritica o no? Buona giornata.

IlFoglio.it - List

ON THE ROAD, NOTE DI VIAGGIO FRA I MEDIA DI MARIO SECHI

Seguo la polemica estiva sui 50 pro-fughi inviati nella cittadella vip di Capalbio. Tutti si ribellano. Pren-diamoli, ma non da noi. Nessuno

pensa ai poveri migranti scampati al nau-fragio per poi essere confinati in uno dei posti più invivibili d´Italia. Finita l´estate, cioè tra poche settimane, non sapranno più dove andare. C’è un solo negozio alimen-tare dai prezzi svizzeri. Nei pochi caffè e ristoranti ancora aperti non si potranno neanche concedere una pizza o un caffè.

Non potranno neanche passare il tempo ad ammirare i vip in short firmati. Il capalbiese re-gista Faenza si sdegna giusta-mente per il razzismo dei suoi vicini d’ombrellone.

Inviterà i 50 a cena al Frantoio, pro-mette, il locale più alla moda e costoso, e pagherà il conto. Tutte le sere, anche a no-vembre? E offrirà lavoro nella sua piccola azienda agricola: potranno raccogliere le oli-ve. Cioè uno dei lavori più faticosi e limitato a pochi giorni. Dopo, a Capalbio non avranno più alcuna possibilità. Come faranno a inte-grarsi nella roccaforte intellettuale deserta? Anche i locali vanno a smaltire alle Maldive e dintorni i lauti profi tti guadagnati d´estate. Il prefetto ha preso una decisione crudele: non per i vip, per i 50 disperati. Capalbio era un paese meraviglioso rovinato in pochi anni dall’ingordigia dei capalbiesi, e dal cattivo gusto dei turisti. Ora non dovrebbe temere la demagogia burocratica.

Domenico Urbinati, ex capalbiese

LETTERA

È crudele confinarli a Capalbio

Matteo Salvini, Giorgia Meloni e Giovanni Toti

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7Giovedì 18 Agosto 2016Giovedì 18 AgostP R I M O P I A N OAltro che Pontida. È qui infatti che la sinistra chic si incontra con la Lega. Stesse idee, diverse solo le parole

Capalbio è la Teano di SalviniChe la Lega sia una costola del Pci lo scoprì già D’Alema

DI FRANCESCO DAMATO

Matteo Salvini , dunque, ne ha fat-ta un’altra delle sue in quell’eterno

inseguimento dell’altro Mat-teo, Renzi, per la conquista delle prime pagine dei gior-nali. E nell’altro, non meno infelice inseguimento ieri di Silvio Berlusconi e ora di Stefano Parisi per metter-si alla testa di quello che per più di vent’anni ci siamo abi-tuati a chiamare, a torto o a ragione, centrodestra.

Questa volta, il segretario leghista ha voluto giocare con la maglia della divisa della Polizia. Che ha indossato per difenderne il Corpo mal pa-gato e insieme assegnargli il compito di escludere gli im-migrati ripulendone città e borghi d’Italia. Cosa che ha messo quanto meno in imba-razzo i rappresentanti sinda-cali, ma anche i vertici della Polizia. E in allarme i Cara-binieri, le guardie di Finanza, i vigili urbani e tutti gli altri che portano un copricapo con visiera e di cui Salvini si è proposto di associarli alla sua stessa impresa di ripulire il Paese dei troppi immigrati clandestini rovesciati sulle coste dalla miseria e dalla malavita scafi sta. Una mas-sa di poveracci che l’Italia è costretta ad ospitare anche dall’insipienza, a dir poco, dei soci dell’Unione Europea che non hanno la sfortuna di

avere la maggior parte delle loro frontiere fatte d’acqua, nel vero senso della parola.

Pur al netto delle ragio-ni che in tema di immigra-zione sicuramente ha quando denuncia il menefreghismo egoistico di Paesi che sono invece col fucile spianato sui nostri conti per difendere –dicono - gli interessi delle nostre nuove generazioni, ma ancor più quelli di casa loro, non si capisce francamente come Salvini possa davvero pensare di assumere la gui-da del centrodestra, vecchio o nuovo che sia, o comunque vorrà tentare di chiamarlo Stefano Parisi come fi ducia-rio di Berlusconi.

Nel centrodestra di Salvini i moderati, francamente, mi sembrano destinati allo stes-so trattamento da lui preteso o preferito per gli immigrati: gente di cui ripulire il Paese, accettandone solo l’ossimoro di moderati «incazzati», per ripetere un aggettivo che lui usa di frequente e che non di-spiace neppure a editorialisti che vantano o presumono let-tori da sballo, anche se i loro giornali, in verità, soffrono più d’altri nelle maledette edicole.

* * *Al massimo, i modera-

ti che Salvini rischia di catturare con le sue sortite sugli immigrati sono quelli di sinistra che trascorrono a Capalbio, chiamata anche «la piccola Atene», le loro va-

canze, d’estate e di ogni altra stagione, avendo i soldi per permettersele sempre. Costo-ro sono infatti insorti, insie-me col sindaco del Comune, contro la decisione del Pre-fetto di Grosseto di mandarvi a trascorrere non le vacanze ma il tempo perduto delle loro pratiche di accoglienza una quarantina di profughi siriani. Che, magari, avreb-bero preferito essere selezio-nati dalla cancelliera tedesca ma si ritrovano adesso in un pezzo della Maremma tosca-na, pur tanto decantato dalle cronache mondane.

Incoraggiato da cotante proteste, e quindi al riparo da possibili accuse di esse-re un fottuto reazionario, un parroco della Maremma ha colto la prima occasione liturgica d’incontro con i fe-deli per ricordare un vecchio adagio popolare secondo cui l’ospite dopo tre giorni puz-za. Alla faccia, direi, del po-vero Papa Bergoglio, che alla Boldrini fa il solletico nella concorrenza sul fronte dell’inclusione.

Vedrete che prima o dopo, comunque prima della fine della stagione, magari nei giorni scelti da Stefano Pa-risi per la Conferenza pro-grammatica annunciata a Milano, e dove il segretario leghista ha poca o alcuna vo-glia di andare, Matteo Salvi-ni raggiungerà a Capalbio i moderati di sinistra, e anche qualche rivoluzionario fl ac-

cido per età e pinguedine, per ricordare loro le origini rosse, anzi rossissime, della Lega certifi cate una volta in un congresso del Carroccio da quello specialista d’anagrafe politica che era, ed è rimasto, per quanto rottamato, Mas-simo D’Alema.

Per l’approdo a Capalbio Salvini avrà prenotato una bella divisa della Guardia Costiera.

* * *I moderati in Italia, Ca-

palbio a parte, hanno avuto davvero un destino «cinico e baro», come ebbe a dire una volta dei socialdemocratici Giuseppe Saragat com-mentando una delle tante delusioni elettorali del suo partito. È capitato loro di es-sere corteggiati, ad un certo punto della storia del secondo dopoguerra, addirittura dal Pci di Enrico Berlinguer. Che proprio inseguendo i moderati, non certamente i contestatori reduci dal 1968, tentò il sorpasso sulla Dc, man-candolo di pochi punti nelle elezioni regionali del 1975, retrocedendo l’anno dopo gra-zie allo slogan inventato da Indro Montanelli di votare per lo scudo crociato turando-si il naso e infine centrando l’obbiettivo troppo tardi per investirlo politicamente, da morto: nelle elezioni regionali del 1985, quando le porte del-la maggioranza e del governo al Pci erano state ben chiuse dalla ritrovata alleanza fra la

Dc e il Psi di Bettino Craxi, approdato peraltro nel 1983 a Palazzo Chigi.

Corteggiati da tutti, ben prima dell’arrivo sulla scena politica del moderato per an-tonomasia di nome Silvio e cognome Berlusconi, i mode-rati italiani hanno sempre fi -nito per trovarsi con una mano davanti e l’altra di dietro. E adesso qualcuno addirittura li spinge o saltare sulle ruspe di Salvini o a divertirsi nelle piazze di Beppe Grillo. O a saltare in quella specie di ca-ravanserraglio che è rimasto il Pd anche con l’arrivo e la gui-da di Matteo Renzi, costretto a guardarsi ogni giorno più dagli avversari interni che da quelli esterni, non a caso accomunati nel fronte del no referendario alla sua riforma costituzionale. E smaniosi non tanto di boc-ciare le modifi che alla Costi-tuzione, quanto di mandare a casa lui.

Il povero Renzi è costret-to ora a scommettere, per vincere, sull’aiuto dei mode-rati della «fi nanza mondiale», evocata con compiacimento dai giornali del gruppo Monti-Riffeser perché anche il Wall Street Journal, dopo il New York Times e il Financial Ti-mes, ha defi nito la prospettiva di una vittoria del no referen-dario in Italia a qualcosa di an-cora più grave e destabilizzan-te della Brexit, cioè dell’uscita dell’Inghilterra dall’Unione Europea.

Formiche.net

DI RICCARDO RUGGERI

A me, Angelino Alfano ultima versione (governativa) piace. So che gode, sia a destra che a sinistra, di pessima consi-

derazione, ma io scevro come sono da pregiudizi, lo giudico in base ai fatti e ai suoi comportamenti istituzionali, quindi riconosco che come Ministro dell’Interno si comporta bene. Per esempio, la mossa strategica fatta nella notte di San Lorenzo, quando cadono le stelle (metafora voluta o ca-suale?), di imporre 50 rifugiati in quel di Capalbio è stata perfetta. Apro una parentesi personale. Nell’adolescenza, nei tre mesi estivi in Garfagnana ero aiuto pastore di mio zio, mi innamorai di quelle 21 (pecore)+1 (montone), a ciascuna avevo dato un nome. Di più, mi sarebbe piaciuto d’inverno, in luogo della scuola, svernare con loro in Ma-remma; non conoscendola la immagi-navo una specie di Arcadia. Quando da adulto andammo a Capalbio con i bambini per passarci le vacanze, dopo un giorno capimmo che una famigliola come la nostra, sarebbe stata ridicola se vestita alla marinara, non avevamo,

per il luogo, le phisique du role (borsa frigo e ombrellone a baionetta), per cui nottetempo ripiegammo nella populi-sta Follonica.

Il nuovo Corriere della Sera di Cairo non si è fatto sfuggire lo scoop sulle reazioni a questa invasione afri-cana dei residenti travestiti da villeg-gianti, intervistando i maggiori rappre-sentanti della colonia alto-capalbiese, loro sì impeccabili nella loro divisa alla marinara. Non essendo interessato al gossip ho dato una lettura socio-politi-ca alle diverse interviste. Ho capito che qua, razzismo e cultura sono incompa-tibili. Mi sono concentrato, seguendo il modello intellettuale di Sergio Leone, su tre prototipi di capalbiesi di ritorno (tutti emeriti): il principe, il politico-in-tellettuale, il manager-imprenditore.

Confesso che mi sono avvicinato a queste interviste pieno di precon-cetti, trattandosi di una fauna sia radi-cal, sia chic (Furio Colombo vuole che le due tipologie non si mettano insie-me) a me non particolarmente simpa-tica. Mi sono subito accorto dell’errore. Erano simpatici, cioè erano come me, come il popolino, perché parlando de-gli immigrati facevano la stessa nostra

premessa «non siamo razzisti, ma ..». Dopo, il linguaggio si faceva rotondo, raffi nati gli incisi, impeccabile la termi-nologia usata, allora capivi che costoro, depurati dello smalto sulla lingua colta, nella sostanza erano sulla medesima lunghezza d’onda di Salvini, anche se il periodare da taverna di quest’ultimo, sentendo quello di costoro, da boutique, ti diventa subito insopportabile.

Impeccabile lo scenario descrit-to dal principe (sembrava di essere ri-piombati nel Cinquecento), straordina-ria, per vivacità intellettuale e metafore di complemento, la descrizione del sub-strato culturale nel quale dovrebbero essere collocate queste 50 fi gurine Pa-nini, da parte del politico-intellettuale romano. Però solo con l’intervento del manager-imprenditore queste analisi hanno assunto una forma comprensi-bile a noi populisti.

Questi non si occupa specifi cata-mente del caso dei 50 capalbiesi terzo-mondisti, premette anche lui di essere esente dal morbo razzista (come non credergli), allarga il discorso all’intera problematica sottesa al dilemma immi-grazione-integrazione, da inserire nel grande puzzle della società occidentale

liquida e pikettianamente ingiusta e decadente. Dalla foto si capisce che lui è in spiaggia, e mi ci ritrovo in pieno: le idee migliori che hanno segnato la mia lunga vita le ho avute tutte sotto l’ombrellone.

L’idea del manager-imprendi-tore? «Dare a tutti un lavoro, non permettere loro di bighellonare» (dal testo non si capisce se pagato o meno, comunque deciderà il mer-cato). Lo status di rifugiato lo vieta? «Rifi utiamoci di sottostare a questa sciocca burocrazia». Giusto, «disrup-tive innovation» direbbe Uber. In effetti se tutti lavorassero, italiani compresi, le strade si libererebbero di quelli che bighellonano, e allora sì che saremmo nell’Arcadia sognata della mia adolescenza.

Ci sono momenti, come questo, in cui cado in uno stato di profonda prostrazione, allora mi convinco del mio progressivo rincoglionimento. Mi chiedo, sempre più spesso, perché que-ste idee geniali (lavorare versus bighel-lonare) a me non vengono mai?

www.riccardoruggeri.eu@editoreruggeri

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IL CAMEO DI RICCARDO RUGGERI

Angelino Alfano, spedendo solo 50 immigrati a Capalbio, ha disintegrato con un sol colpo tutta l’ipocrisia di sinistra

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8 Giovedì 18 Agosto 2016 P R I M O P I A N OIl percorso politico del Ncd richiama in molti punti l’efi mera storia di Futuro e libertà per l’Italia

Alfano ricalca le orme di FiniPartiti con grandi ambizioni le hanno via via ridimensionate

DI CESARE MAFFI

Il percorso politico del Ncd richiama l’effimera storia di Fli. Quest’ulti-ma sigla, nel vorticoso

divenire delle cronache po-litiche e del proliferare di partiti, gruppi, movimenti, è probabilmente dimenti-cata, nonostante fosse nata poco più di un lustro addietro. Si tratta di Futuro e liber-tà per l’Italia, il partito che Gian-franco Fini pro-mosse dopo la sua cacciata dal Pdl.

Fli sorse dap-prima quale de-nominazione di due gruppi par-lamentari, esat-tamente come il Ncd. Raggruppò oltre una quaran-tina fra deputati e senatori: an-cor meglio fece il Ncd, che partì con una sessantina di parlamentari. Fli promosse un polo di centro o terzo polo o polo della na-zione, con l’Udc, Api (l’Alle-anza per l’Italia, capeggiata da Francesco Rutelli) e il meridionale Movimento per le autonomie. Il Ncd ha

lanciato l’alleanza con la so-pravvissuta Udc, generan-do i gruppi parlamentari di Area popolare.

Lo scorrere del tempo danneggiò Fli: non arri-varono adeguate adesioni periferiche, mentre svaria-ti parlamentari se ne tor-narono nel centro-destra,

perfino costituendo nuovi gruppi. Il Ncd ha anch’esso trovato un seguito larga-mente inferiore al peso par-lamentare e ha pure patito erosioni di vertice.

Il fenomeno, anzi, prose-

gue, posto che appena pri-ma delle ferie se ne sono andati due senatori d’in-dubbio peso parlamentare: l’ex presidente di palazzo Madama, Renato Schifa-ni, e l’ex presidente della commissione Bilancio Anto-nio Azzollini, considerato il maggior esperto di conti

pubblici nell’inte-ro Senato.

L a p r o s s i m a tappa dell’itine-rario del Ncd è, dichiaratamente, la formazione di un movimento po-litico che unisca i centristi vicini a Matteo Renzi. Per ora, è stato promosso sempli-cemente un coor-dinamento per il sì referendario; l’obiettivo, però, è amalgamarsi con resti di Scelta ci-vica, verdiniani, una fetta dell’Udc, ex leghisti.

L’ o p e r a z i o n e ricorda il coagu-

lo che si formò intorno a Mario Monti in vista del-le politiche del 2013. Andò male, malissimo, per Fli, escluso dalla Camera nei collegi nazionali (ove ot-tenne meno di mezzo punto

percentuale) e approdato al Senato soltanto con un paio di seggi nel listone montia-no. Subito dopo il tracollo, Fli si dissolse.

Non è possibile preve-dere una simile riproposi-zione della fine dell’espe-rienza politica per il Ncd, che tuttora conta un teorico seguito superiore a quello ottenuto da Fli.

Tuttavia tanti momenti del percorso finiano sono stati ripercorsi dagli alfa-niani. Identiche le grandi ambizioni iniziali, addirit-tura di rifondazione dell’in-tero centro-destra. Simili il rilievo parlamentare e la scarsa incidenza territoria-le. Analoghi gli sbandamen-

ti e gli abbandoni. Eguale lo spostamento nella geogra-fia politica: i futuristi (così vennero definiti i seguaci di Fini) finirono per collocarsi nel centro, seguendo Mon-ti, mentre il Ncd pare voler cancellare la «di» della sigla mettendosi in un centro che guarda verso sinistra.

Si può aggiungere che Fini, personaggio di sta-tura politica e d’immagine ben più rilevante, al mo-mento della nascita di Fli, rispetto ad Alfano, si rivelò uno sprovveduto nel gesti-re un’operazione divenuta fallimentare. Alfano sarà incamminato verso un de-stino simile?

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Angelino Alfano e Gianfranco Fini

Italicum, il 4 ottobre la Corte costituzionale deciderà tra Si, No e No ma rimaniamo amici.

* * *

Terrorismo, Alfano: «In Italia la prevenzione ha retto». Che è un modo più fi ne per dire che ha culo.

* * *

È durata poco l'Assunzione. Era solo una sostituzione estiva.

* * *

Cade, si rialza, trionfa: il ciclista Viviani simbolo dell'Italia. Quella del Dopoguerra.

GIANNI MACHEDA’S TURNAROUND

DI FILIPPO MERLI

Un voto. Quel voto. Sì o no: col referendum costitu-zionale, oltre alle sorti del governo di Matteo Ren-

zi, si potrebbe decidere anche il fu-turo di un altro pezzo grosso del Pd, il vicesegretario e governatore del Friuli Venezia Giulia, Debora Ser-racchiani. In caso di esito positivo della consultazione in programma a ottobre, e se Renzi decidesse di lasciare la segreteria dem per dedi-carsi esclusivamente all’attività di Palazzo Chigi, Serracchiani potreb-be puntare al vertice del Nazareno e decidere di non ricandidarsi alle prossime regionali per trasferirsi da Trieste a Roma.

Alle recenti amministrative, il Pd, in Friuli, ha perso centri im-portanti come Trieste e Pordenone. Una sconfi tta signifi cativa che, per i dem, non è stata la sola. Per que-sto, pareva che Renzi, deluso dai risultati delle elezioni, fosse inten-zionato a rivoluzionare la segrete-ria del partito. Tra i possibili rotta-mati sembrava che ci fosse proprio Serracchiani. Tre mesi dopo, però, la situazione appare ben diversa. Secondo il Messaggero Veneto, il go-

vernatore friulano, in caso di vittoria del sì al referendum, potreb-be addirittura prende-re il posto di Renzi a capo del Pd.

In Friuli, per le regionali, si andrà al voto nel 2018 . Stessa data in cui gli elettori potrebbero essere chiamati alle urne per le elezio-ni politiche. «La mia prossima campagna elettorale sarà anco-ra in Friuli Venezia Giulia», ha detto Ser-racchiani. Ma non ha chiarito se, come le chiede parte del Pd, lo farà per la riconferma in regione.

Anche per Serracchiani, come per Renzi, il referendum potreb-be essere un passaggio cruciale. Il primo obiettivo del governatore è quello di ricompattare il partito per il passaggio della riforma co-stituzionale. Il presidente del Con-siglio ha ammesso di aver sbagliato a personalizzare il referendum e a trasformare il voto sul ddl Boschi in un giudizio su di lui e sull’ope-

rato del suo esecutivo. Serracchia-ni, invece, non ha mai legato il suo nome alla consultazione. Sempli-cemente, sta dalla parte di Renzi e spinge per il sì.

«A differenza di quello che posso-no pensare in tanti», ha spiegato, «vivo la mia vita con ben poca ansia da prestazione legata al mio futuro politico e mi concentro sul presen-te, che si chiama referendum. Una

volta vinto il referendum, credo che qualche mese dopo ci sarà il congresso del Pd. Il presidente del Consiglio non porterà il Paese al voto nel 2017. Basti pensare, infat-ti, che nel 2013 siamo andati alle urne a febbraio, e penso sia quanto meno diffi cile ipotizzare che, in po-chissimi mesi, si svolga il congresso del Pd, si compongano le liste elet-torali e si voti».

È più probabile, quindi, che si vada alle urne nel 2018, in conco-mitanza con le regionali in Friuli. Se Serracchiani scenderà in campo per le politiche o per la riconferma sulla poltrona di Piazza dell’Unità, sede della regione che attualmen-te amministra, potrebbe dipendere proprio dal referendum sul ddl Bo-schi, così come il destino di Renzi.

L’estate, ormai, è finita. E otto-bre s’avvicina. «Spero abbiate vis-suto un buon ferragosto. Grazie a chi oggi ha lavorato per garantire i servizi pubblici», ha scritto Ren-zi. «In occasione del ferragosto il sentito grazie da tutta la regione alle tante persone che in questi giorni assicurano i servizi fonda-mentali», ha scritto Serracchiani. Uniti nel referendum. Uguali an-che nei tweet.

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AL REFERENDUM COSTITUZIONALE È LEGATA ANCHE LA SORTE DEL GOVERNATORE E VICESEGRETARIO PD

Serracchiani tra Friuli e RomaCorrere in regione o puntare al vertice del Nazareno?

Debora Serracchiani

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9Giovedì 18 Agosto 2016Giovedì 18 AgostP R I M O P I A N OSe si dimettesse col No, da segretario Pd può indicare se stesso a Mattarella per il nuovo incarico

Renzi può succedere a se stessoE non è escluso che Mattarella voglia respingere le dimissioni

DI MARCO BERTONCINI

Negli ozi estivi ci si di-letta in previsioni, so-vente futili, e in ipo-tesi, spesso infondate,

sul futuro politico post feriale. Emergono ora le prospettive sul dopo referendum, nel caso di vittoria del no. Si avanzano congetture sul comportamen-to di Matteo Renzi.

Se quasi unanimemente sono giudicate inevitabili le dimissioni da palazzo Chigi, spunta ora la prospettiva che non necessariamente si vada lungo la strada che sarebbe gradita a Silvio Berlusco-ni, cioè un governo di larghe intese che predisponga la ri-forma elettorale (a quel punto indispensabile per il Senato) e provveda altresì all’ordinaria

amministrazione (ma per il Cav pure la straordinaria). Si parte dal fatto che Renzi re-sterebbe saldamente insidia-to alla segreteria del partito. Lui stesso ha fatto capire che non avrebbe alcuna intenzio-ne di andarsene: Pier Luigi Bersani ha riconosciuto la plausibilità del permanere del segretario fi no al congres-so. A quel punto il capo dello Stato dovrebbe decidere come comportarsi di fronte alle di-missioni del governo.

Ebbene, si sostiene che Sergio Mattarella potrebbe respingerle, invitando Renzi a verifi care nelle due Camere il permanere della fi ducia. Al-tra ipotesi corrente: potrebbe invece accoglierle, designan-do come successore di Renzi colui che gli fosse indicato

dal partito di maggioranza. Il Pd, ossia il segretario che lo detiene abbondantemen-te, potrebbe indicare per palazzo Chigi proprio Renzi. Il neo nominato, successore di sé stesso, potrebbe allora operare un rimpasto di go-verno, che gli servirebbe sia per togliere qualcuno che non gli stia troppo simpatico o che non risponda più agli equilibri parlamentari, sia

per accontentare le proprie minoranze.

Simili ragionamenti suppongono l’attaccamen-to solido dei centristi a Renzi. I voti dei tanti spezzoni, so-vente provenienti dal centro-destra, sono indispensabili a palazzo Madama; ma non si vede chi potrebbe negar-li, essendo privo di concrete prospettive politiche e ancor più di possibilità per una

salvezza personale. L’unica incertezza riguarderebbe il tagliando all’esecutivo pro-messo da Angelino Alfano per appagare i propri incer-ti; ma nessuno dubita che il Ncd continuerebbe a soste-nere tanto il governo Renzi rinviato alle Camere quanto il gabinetto Renzi II. Al più, perderebbe ancora un infi mo numero di senatori.

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DI GAETANO COSTA

Neppure un cent. Né per le commissioni, né per le normali sedute in consi-glio comunale. A tre mesi

di distanza dalla vittoria alle ele-zioni di Porto Empedocle, comune di circa 17mila abitanti in provincia di Agrigento, in Sicilia, M5s taglia i compensi della giunta del sindaco, Ida Carmina, e azzera quelli di tutti gli altri amministratori. Nien-te gettone di presenza, dunque: i consiglieri comunali, a Porto Em-pedocle, lavoreranno gratis.

La scorsa settimana, i consi-glieri grillini, con l’appoggio del Pd, hanno presentato una mozio-ne che prevedeva di cancellare gli emolumenti per gli amministrato-ri. Il provvedimento è stato votato all’unanimità. Nella stessa seduta, il presidente del consiglio comuna-le, la civica Marilù Caci, il sindaco Carmina e gli assessori hanno an-

nunciato di rinunciare al 60% della propria indennità dopo il taglio del 30% già effettuato per legge.

Come ha scritto il quotidiano La Sicilia, l’azzeramento del getto-ne di presenza in consiglio comu-nale, per la provincia di Agrigen-to, è una decisione storica. Diverse amministrazioni, infatti, hanno ridotto i loro compensi, ma mai un consigliere era stato considerato alla stregua di un volontario. «È necessaria una macchina comu-nale effi ciente, che costi meno», ha spiegato il presidente Caci. «Que-sto vuol dire fare politica con la P maiuscola: spendersi positivamen-te per il bene collettivo della città senza necessariamente essere sti-pendiati dal comune».

Porto Empedocle, come gli al-tri enti siciliani, ha le casse vuote. Ma il gesto del consiglio comuna-le, ha precisato Caci, non è dettato dalla propaganda elettorale. «Vor-remmo sottolineare che non voglia-

mo farci pubblicità con questi atti, ma ci sembra doveroso informare la città, visto il periodo critico che stiamo vivendo». Un periodo critico caratterizzato dal dissesto fi nan-ziario che, nel comune siciliano, appare sempre più probabile.

Caci ha rivelato che, all’ini-zio di agosto, i dirigenti del co-mune hanno «trasmesso all’uffi cio presidenza la proposta di dissesto dell’ente. È opportuno dire che, in data antecedente a tale comunica-zione, i consiglieri avevano chiesto allo stesso dirigente di preparare una delibera di riequilibrio fi nan-ziario, e di trasmettere una serie di documenti necessari per com-prendere la situazione, di cui non abbiamo avuto seguito. Comunque, sarà cura della presidenza e di tutto il consiglio comunale affrontare tale delicata tematica successivamente, anche perché la proposta manca ancora del parere dei revisori dei conti».

In attesa di conoscere la rea-le situazione economica del comune, sindaco, assessori e consiglieri hanno fatto il possibile per abbattere i co-sti della politica, mantra di M5s che, nella città siciliana, ha ottenuto oltre il 70% dei voti. «I consiglieri comu-nali del gruppo Cinque stelle hanno proposto l’azzeramento dei gettoni di presenza previsti per le sole sedute delle commissioni consiliari», hanno sottolineato i consiglieri comunali di Porto Empedocle che non fanno par-te dell’area grillina.

«Di contro, l’intero consiglio comunale, con senso di responsabi-lità, ha preteso e ottenuto l’azzera-mento totale dei gettoni di presenza anche per le sedute consiliari, e la riduzione del 30% dell’indennità del sindaco e degli assessori, sino a quel momento solo annunciate e non uffi -cializzate». Fatto che sta che i consi-glieri comunali, a Porto Empedocle, non riceveranno neppure un cent.

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GLI AMMINISTRATORI DI PORTO EMPEDOCLE, IN SICILIA, HANNO AZZERATO IL LORO GETTONE DI PRESENZA

Consiglieri gratis con il M5sGrillini e Pd insieme per evitare il crac finanziario

DI ANDREA GIACOBINO

Nasce la nuova grande Ubs euro-pea per il wealth management e scompaiono in essa quattro Ubs locali, compresa Ubs Ita-

lia guidata da Fabio Innocenzi. Lo scorso 3 agosto, infatti, il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco ha approvato la fusione per incorporazio-ne di Ubs Italia in Ubs Deutschland dichiarando che «il procedimento di in-corporazione non sarà concluso prima dell’insediamento di una succursale di quest’ultima in Italia». Fatto sta che la vecchia struttura giuridica di Ubs Italia Spa è destina a scomparire come riportato nell’appena depositato proget-to di fusione che vede assorbire da Ubs Deutschland anche Ubs Bank (Spagna), Ubs Luxembourg e Ubs Bank (Olanda), il tutto per costituire Ubs Europe Se, con sede sociale a Francoforte.«Le società partecipanti alla fu-sione – si legge nel documento – sono tutte attive nel settore della gestione patrimoniale. Tramite la fusione, inten-dono creare una singola banca per la

gestione patrimoniale con un particolare focus nell’area europea, strategica per la divisione della gestione patrimonia-le del gruppo Ubs». «La trasformazione è guidata dalla volontà di creare una struttura organizzativa meno comples-sa, più snella e focalizzata sul cliente attraverso un unico soggetto giuridico paneuropeo». Il tutto per «incrementa-re la forza finanziaria rispetto a quel-la delle precedenti società controllate, migliorare l’uso efficiente del capitale e dei fondi e la gestione del rischi, sem-plificare l’interazione con le autorità di vigilanza, sfruttare potenziali sinergie nella gestione, It e operations».Il progetto specifica che il capitale della neo Ubs Europe Se, risultan-te dalla nuova denominazione di Ubs Deutschland post fusioni, sarà di 176 milioni di euro interamente controllato dalla capogruppo svizzera Ubs Ag. «Re-sta inteso – conclude il documento – che l’attività attualmente esercitata da Ubs Italia, Ubs Spagna, Ubs Lussemburgo e Ubs Olanda sarò continuata nella forma di succursali di Ubs Europe Se».

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CARTA CANTA

Nasce una grande Ubs paneuropea

Matteo Renzi e Sergio Mattarella

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10 Giovedì 18 Agosto 2016 P R I M O P I A N OImpone l’automatica riduzione del dei cit pubblico indipendentemente dallo stato dell’economia

Fiscal compact: è un nodo scorsoioNon c’è scampo a una politica restrittiva per 3-4 anni

DI LORENZO TORRISI

Gli ultimi dati Istat sul Pil hanno allarmato il Governo, che si pre-para a chiedere nuova

flessibilità all’Europa. Secondo alcune fonti, Matteo Renzi vor-rebbe negoziare per il 2017 un deficit/Pil al 2,4%, mantenen-dolo quindi allo stesso livello di quest’anno, anziché all’1,8% concordato con Bruxelles (anche se inizialmente si sarebbe dovu-ti scendere all’1,4%). In buona sostanza si cercherebbe di otte-nere un margine di 10 miliardi di euro per poter dar vita a un taglio delle tasse, a interventi sul sistema previdenziale e aumen-tare gli investimenti pubblici. Per Gustavo Piga, professore di Economia politica all’Uni-versità Tor Vergata di Roma, «i numeri ci stanno chiaramente sfuggendo di mano, continuiamo a far promesse all’Europa che manteniamo sempre meno».

Domanda. Perché secon-do lei?

Risposta. Il problema è la scarsa crescita. Certamente tra le sue cause ci sono dei proble-mi strutturali che l’Italia deve sistemare, anche se non vedo se-gnali forti sul fatto che lo si stia facendo, perché il vero ritardo sulla produttività delle nostre imprese è dovuto a una carenza di qualità nell’azione della Pub-blica amministrazione e non mi sembra che il Governo stia com-battendo gli sprechi con la do-vuta energia. Al di là di questo, c’è un problema ciclico che sta incartando l’economia italiana. E se andiamo a vedere i numeri, esso dipende dalla mancanza di voglia di investire da parte delle imprese.

D. E da che cosa dipende questo defi cit?

R. Di certo non ha nulla a che vedere con la qualità dell’azione della Pubblica amministrazione. Il punto è che dal 2011 ci sia-mo dati una costituzione fi scale europea, il Fiscal compact, che obbliga ogni governo italiano, in qualsiasi momento, quindi anche quando c’è una diffi coltà ciclica come quella attuale, a dover dire a tutti gli investitori, senza se e senza ma, che nei suc-cessivi 3-4 anni ci si impegnerà ad abbassare il defi cit verso il famoso 0%. E questo 0% in 3-4 anni vuol dire manovre comples-sive da circa 50 miliardi di euro, fatte di maggiori tasse e tagli di appalti pubblici. Questo indipen-dentemente da quello che Renzi riesce a negoziare oggi.

D. Cosa intende dire esat-tamente professore?

R. Che se anche il Governo ot-terrà di poter lasciare il defi cit al 2,4%, nella nota di aggiorna-mento del Def che verrà fatta in autunno vedremo che nel 2018, 2019, 2020, 2021 ci sarà un progressivo abbattimento del defi cit per portarlo a zero. Questa è la costruzione fi scale che resta intatta e dunque non serve negoziare ogni volta un rinvio, perché ci sarà la confer-ma di una politica restrittiva per i successivi 3-4 anni. Che corrispondono all’orizzonte temporale usato dalle imprese per decidere se fare o meno degli investimenti.

D. Quindi le imprese ve-dranno che ci sarà un per-corso di riduzione del defi cit per raggiungere il pareggio di bilancio…

R. Esatto, un imprenditore noterà le manovre da 50 mi-liardi promesse per i successivi anni. Ora, è vero che probabil-mente non ci sarà una stretta del genere, perché è molto dif-

fi cile da realizzare, lo si è visto anche in questi ultimi anni, però l’imprenditore rimane con un dubbio. E non c’è nulla di peggio per deprimere gli investimenti di un’incertezza sull’ambiente in cui l’impresa vivrà nei pros-simi anni. Il vero problema non è quindi rinegoziare il deficit per un anno, ma rivedere que-sta struttura idiota che ci siamo dati, chiamata Fiscal compact, che non permette assolutamen-te alle imprese di scommettere sul futuro.

D. In che modo si potrebbe rivedere il Fiscal compact?

R. Partiamo dal presupposto che occorre sedersi seriamente intorno a un tavolo per decidere in quale Europa vogliamo stare. Una possibilità potrebbe essere quella di consentire un defi cit/Pil al 3% fi no a quando la nostra economia non si sarà ripresa. Questo sarebbe un segnale im-portante per gli imprenditori. Farebbe capire che perlomeno nei prossimi 4-5 anni non ci saranno aumenti di tasse e ri-duzioni di appalti.

D. Vorrebbe dire però fare un passo indietro a li-vello europeo…

R. Credo che siamo in una situazione in cui l’Europa è talmente debole, talmente ferita dalla Brexit, sconvolta dalla sua incapacità di gene-rare consenso, che è necessario darsi una mossa. Il modello su cui si è basata la Germania per rendere forte l’Europa non funziona. E questo ogni giorno che passa diventa sempre più evidente, anche agli occhi della stessa Merkel. Che probabil-mente dirà sì alla richiesta di Renzi sul deficit al 2,4% del Pil, perché non può perdere un alleato così importante. Ma se Renzi conta così tanto, deve

spingersi più in là chiedendo la modifi ca di un trattato fi rmato nel 2011. Aggiungo una cosa sul nostro premier.

D. Quale?R. Renzi sta facendo una

campagna su un referendum per cambiare la Costituzione italiana, ma è nettamente più importante cambiare la costitu-zione fi scale europea. Aspettia-mo con ansia questa sua mossa, poiché fi nora la politica del Pre-mier è stata fallimentare.

D. Tornando alla proposta di revisione del Fiscal com-pact, lei ha parlato di poter arrivare a un defi cit del 3% del Pil fi no a quando l’eco-nomia non si sarà ripresa. A quale tasso di crescita po-tremmo dire di poter essere in ripresa?

R. Non basta un +1%. Lo ab-

biamo visto: è sempre soggetto a diventare rapidamente uno zero in caso di shock esterni. Bisogna quindi puntare a dire che si potrà tenere il defi cit al 3% del Pil fi no a quando l’eco-nomia italiana non tornerà a crescere almeno del 2%. Questo signifi ca che se già crescessimo dell’1% e le entrate aumentasse-ro un po’ e il defi cit diminuisse, si creerebbe uno spazio (dovuta alla possibilità di riportare il defi cit al 3%) per delle politiche espansive vere, non quelle fi nte che vengono annunciate.

D. In che senso fi nte?R. Tenere il defi cit al 2,4%

del Pil non è politica espansi-va, al massimo è neutrale. Ma è poi restrittiva , come abbiamo detto, nell’arco dei successivi quattro anni.

IlSussidiario.net

DI DIEGO GABUTTI

Una vacanza impossibile? Cluny, nel centro della Fran-cia, l’abbazia perduta. Gu-glielmo il Pio, duca d’Aqui-

tania e conte di Mâcon, era deciso a conquistare il paradiso per sé e per i suoi e così, non badando a spese, l’11 settembre 909 (o 910, la data è balleri-na) egli donò alla Chiesa le sue terre di Cluny, nel Mâconnais, disponendo che vi sorgesse un monastero «prima di tut-to per amor di Dio, poi per l’anima del signor mio il re Odone, di mio padre e mia madre, per me e mia moglie, a salvezza delle nostre anime e dei no-stri corpi, nonché per le anime di fratelli e sorelle e dei nostri nipoti e di tutti i parenti dei due sessi». Stabilì, inoltre, che il monastero fosse eretto in onore di Pietro e Paolo e che il suo governo fosse soggetto solo all’autorità del papa

e autonomo da ogni interferenza di ve-scovi e signori. Maledì in anticipo ogni violatore delle sue disposizioni: «Incorra egli nell’ira di Dio onnipotente e strap-pi Iddio la sua specie dalla terra dei viventi e cancelli il suo nome dal libro della vita».

Bernone, il primo abate, era un veterano della guerra per l’autonomia dei monasteri e così, forte dell’appoggio del papa, tenne il monastero al riparo dalle intrusioni politiche e dalle tasse. Idem gli abati (da Oddone e Odilone fi no a Pietro il Venerabile) che lo se-guirono alla testa di Cluny negli anni e nei secoli a venire. Riformatori della regola benedettina, di cui accentuavano l’aspetto «ora» a scapito del «labora», la podestà dell’ordine cluniacense s’estese in breve su uno spolverio d’altri mona-steri sparsi in tutta Europa. «Specialisti della preghiera», all’epoca in cui gl’isla-misti eravamo noi, essi intercedevano

con quotidiane orazioni per le anime dei benefattori paganti. Non a caso, nella Commedia, Dante introduceva gl’ipocri-ti con un richiamo a Cluny: Elli avean cappe con cappucci bassi / dinanzi alli occhi, fatte della taglia / che in Clugnì per li monaci fassi. Pionieri della propa-ganda a tappeto, fanatici della castità e sanculotti religiosi, gl’incapucciati di Cluny diedero forma defi nitiva alla fi fa dell’inferno e alle lusinghe di un’eterna beatitudine e fecero del rito e delle ce-rimonie un’esperienza estetica: musica, rappresentazioni, canti e balli. Ma an-che la stessa abbazia era rito e cerimo-nia — pura musica di pietra.

Una prima chiesa sorse per ini-ziativa di Bernone già all’inizio del de-cimo secolo. Maiolo, il suo successore, eresse un secondo edifi cio, ma fu per impulso dell’abate Ugo, tra il 1088 e il 1135, che Cluny entrò nella leggenda dell’architettura sacra. Struttura «di

monumentale grandiosità», 187 m di lunghezza, 35 di larghezza, 30 d’altez-za nella navata maggiore, 32 nei tran-setti, a Cluny sorgeva la più grande e la più maestosa delle chiese cristiane. Solo San Pietro, sette secoli più tardi, potè superarla. Era una chiesa e insie-me una fi nestra affacciata sull’aldilà e sull’eternità stessa: la sua imponente struttura architettonica metteva in scena la trascendenza, come in futuro il Castello di Cenerentola a Disney-land. Ma nemmeno l’eternità dura per sempre. Gli ugonotti, nel 1562, incen-diarono la biblioteca e un paio di secoli più tardi, nel 1793, la rivoluzione mise a sacco l’intero monastero, che venne poi ceduto dalla municipalità di Cluny a due commercianti di materiali edi-li. Quando Napoleone, passando per Cluny a cavallo d’un caval, si disse in-dignato per lo scempio, l’abbazia era ormai ridotta a pochi mozziconi.

IN CONTROLUCE

L’abbazia benedettina di Cluny, al centro della Francia: uno straordinario monumento alla fifa dell’inferno e alle lusinghe dell’eterna beatitudine

SCOVATI NELLA RETE

1966 sulle spiagge della Francia: Si rivesta, signora. È vietato stare così2016 sulle spiagge della Francia: Si spogli, signora. È vietato stare così

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11Giovedì 18 Agosto 2016Giovedì 18 AgostP R I M O P I A N OI suoi colleghi avevano in testa di staccarsi dai liberali al i ne di potersi alleare con i socialcomunisti

De Gasperi fu tradito dalla DcMa la sua fi gura troneggia intatta a 72 anni dalla morte

DI GIANFRANCO MORRA

Anche domani il rito lo-goro e consunto. I suoi nipotini, ormai nonni di un paese che hanno

trasformato nel senso contrario a quello da lui voluto, celebre-ranno il 72mo anniversario della sua morte. Nel 1954 il suo partito lo aveva giubilato per tempo, i suoi «amici» già programmavano di staccarsi dai liberali e allearsi con il so-cialcomunismo, come poi fece-ro producendo regressione e impoverimen-to: una econo-mia di stato, un Welfare costosissimo ed inefficien-te, la gradua-le estinzione della cultura umanistico-cristiana, la crisi della scuo-la e dell’uni-versità. Alla fine il partito da lui fonda-to ci lasciò le penne. E per i democristiani fu diaspora: anche perciò il 19 agosto, sempre meno numerosi, si ritrovano commossi al Vera-no, uniti sull’urna.

Rievocare una fi gura tan-to importante quanto schiva e modesta è tuttavia cosa utile. Almeno per ricordare che ap-parteneva a una classe politi-ca diametralmente diversa da quella attuale. Erano tempi di miseria e di fame. Dopo il pe-riodo della galera Alcide De Gasperi era andato a lavo-

rare alla Biblioteca Vaticana: 700 lire al mese, manteneva la moglie e quattro fi glie. Di-venuto premier, abitava in un povero condominio, per andare in America da Truman dovet-te farsi prestare il cappotto da Piccioni.

Lo si vedeva sempre con lo stesso doppiopetto: grigio, un po’ menagramo, come era il suo carattere. La sua paro-la era facile e comprensibile, ma anche rude e sbrigativa, da «montanaro». Nulla faceva

per rendersi gradevole, in nessun modo si compiaceva del suo agire (Montanelli lo ha defi nito «l’antinarciso per eccellen-za»). Pochi lo hanno visto ri-dere. Infi nita la sua pazien-za. Quando si votò il Patto Atlantico, i c omunis t i , prima di lan-ciare calamai

e cassetti, pronunciarono 160 discorsi: li ascoltò tutti.

Oggi il leader deve essere showman e public relation man: proprio ciò di cui non era capa-ce. Alcide, già deputato italiano al parlamento austriaco, era un po’ tedesco e un po’ burocratico. Oggi, nell’era del web e dei tal-kshow, non avrebbe potuto di-venire leader e premier: troppo serioso e spento, i suoi discorsi brevi e un po’ impacciati. Ma aveva ciò che molti politici de-mocristiani avrebbero ben pre-

sto perduto: una fede religiosa incrollabile accompagnata da un forte laicità, che fece valere anche contro Pio XII, quando gli fece lo «sgarro» di non rice-verlo in occasione dei trent’anni di matrimonio e della monaca-zione della fi glia Lucia («come cristiano accetto, come premier sono stupito e provocherò un chiarimento»).

La sua l’ideologia era quel-la popolare autentica, la stessa di Sturzo, che aveva sostituito come leader del Ppi, prima di resuscitare la Dc; un centrismo che non era luogo di comodo, ma offi cina della apertura del popolarismo alla economia di mercato e alla solidarietà fra le classi. Profondamente religioso, fu l’ultimo grande cattolico libe-rale, come Rosmini e Manzo-ni non confuse mai le cose del cielo e quelle della terra, cosa che invece facevano Dossetti e La Pira, integralisti cattolici aperti ad un’altra religione, il comunismo. Il tutto dentro una

onestà integerrima: «Una per-sona può essere cattolica, mu-sulmana o altro; l’importante è che sia onesta» (amava dire).

Ricorre quest’anno il 70mo del suo discorso al Sena-to di Francia, durante la Con-ferenza di pace delle 11 nazioni vittoriose contro gli sconfi tti. Fra cui l’Italia. L’antifascista De Gasperi capì il clima anti-taliano («tutto, tranne la vostra cortesia, è contro di me») e con grande digni-tà e coraggio separò l’Italia che aveva ac-cettato il fasci-smo da quella nuova, ormai del tutto in-serita nella democrazia e nell’occidente. Nessun ap-plauso e nes-suna stretta di mano, ad ecce-zione del segre-tario di stato americano, James Byrnes. Lo stesso dal quale, nel suo viaggio negli Usa del 1947, ottenne un prestito di 100 milioni e 50 di rimborso per le spese militari delle truppe americane d’occu-pazione, oltre alla rinuncia ai danni di guerra.

Montanelli, che nel 1948 lo aveva votato, nel 1976 rilanciò il fortunato slogan «turatevi il naso, ma votate Dc» (lo aveva detto un altro genuino antifa-scista come Gaetano Salvemi-ni nel 1948). Indro, che di certo conosceva i molti democristiani che «puzzavano», aveva in men-te De Gasperi, di fronte al quale aveva provato «rispetto senza

timore». Nessun politico è privo di errori e anche di colpe. Ma un bilancio di quanto De Gasperi ottenne per l’Italia basta a far-ne un vero «padre della Patria»: la sua linea cattolico-liberale aveva ricostruito un paese di-strutto e difesa la libertà contro il comunismo asservito a Mosca; radicato l’Italia nell’Europa e nell’Occidente; dato soluzione a due gravi problemi territoriali, quello dell’autonomismo sicilia-

no e dell’indi-pendentismo dell’Alto Adi-ge, mante-nendo l’unità del Paese.

Ci aiuta a rileggere la personalità di De Gaspe-ri una mo-stra biogra-fica aperta a Montecitorio, d e s t i n a t a a divenire it inerante:

oggetti personali, manoscritti, lettere, fotografi e, anche quella Settimana Incom su cui Alcide mai intervenne e che mai vol-le vedere in anticipo. Dalle tre sezioni emerge appieno la sua personalità: «Identità» , ciò che fu e rimase (trentino, cristiano, padre), «Vocazione», il suo Beruf politico, sintesi inseparabile di fede e socialità; «Sogno», nel doppio senso di progetto e di il-lusione, sposare democrazia ed Europa unita. I sogni, lo sappia-mo, muoiono all’alba, ma una vita senza sogni non è vita, è un viaggio egoistico e deluden-te. Anche in politica.

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Montanelli defi nì De Gasperi come «l’antinarciso per

eccellenza». Pochi lo hanno visto ridere.

Infi nita la sua pazien-za. Quando si votò il Patto Atlantico, i comunisti, prima di lanciare calamai

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La sua ideologia era quella popolare au-

tentica, la stessa di Luigi Sturzo,

focalizzata su un cen-trismo che non era

un luogo di comodo, ma l’offi cina di aper-

tura del popolarissimo alla economia di mer-cato e alla solidarietà

delle classi

DI PINO NICOTRI

Il 9 agosto il collega Diego Ga-butti, con un bell’articolo ricco di ironia, ha giustamente esortato: «Non facciamo confusione, prego:

Bianca Berlinguer non è stata mes-sa al Tg3 dai boss della politica, ma sol-tanto dagli amici del suo babbo». Vale però la pena aggiungere che non solo la figlia di Enrico Berlinguer è sta-ta piazzata in Rai, ma anche la figlia Giovanna del suo segretario persona-le, portavoce, addetto stampa e consi-gliere personale, vala dire di Antonio «Tonino» Tatò, detto anche «La voce di Enrico Berlinguer» (http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1992/11/06/morto-anto-nio-tato-fu-la.html). Guarda caso, an-che la figlia di Tatò si è ritrovata nello stesso Tg3 della figlia di Berlinguer.

Sempre per non fare confusione, bisogna aggiungere che, stando alme-no all’elenco pubblicato da Mondo alla

Rovescia con il link http://www.mon-doallarovescia.com/i-raccomandati-della-rai/, sono 90 i fi gli e familiari vari in quale modo assunto in Rai o almeno suoi graditi ospiti nei vari sa-lotti e salottini televisivi. Mondo alla Rovescia aggiunge un elenco di donne «apprezzate» dal Tale o dal Talaltro potente, ma varcare certe soglie è cosa di non buon gusto, si scivola nel gos-sip: meglio evitare, meglio fermarsi ai familiari.

Si sa che i fi gli, e le fi glie in par-ticolare, sono «piezz’ ‘e core!», e non c’è padre che non cerchi di piazzare al meglio i propri. Siamo uomini di mondo e non ce ne adontiamo. Spiace però che Berlinguer padre, a lungo potente se-gretario del Partito Comunista Italiano Pci) sia stato l’ orgoglioso alfi ere e teo-rizzatore della «diversità», ovviamente in meglio, dei comunisti rispetto il resto dei comuni mortali. Dei comunisti o, più esattamente, degli iscritti al Pci. Quelli non iscritti al Pci anziché essere anche loro todos caballeros erano todos tradi-

tores. Esattamente come le femministe che anziché iscriversi all’Unione Donne Italiane, all’epoca già obsoleta emana-zione femminile del Pci, preferivano essere e restare femministe.

E spiace ancor più che tale decantata «diversità» sia stata infi ne addirittura santifi cata con il dogma dell’austerità, per varare il quale Berlinguer organiz-zò a Roma un apposito convegno na-zionale forse un po’ troppo mondano. O troppo romano, visto che gli sport dell’»acchiappo» e del farsi vedere era-no più marcati del solito. Come che sia, visto che i salari non si potevano più aumentare come negli anni preceden-ti, Berlinguer, consigliato dal fi do Tatò, pensò bene di fare di necessità virtù. O meglio: di farla fare. Agli altri. Come testimoniano certe assunzioni in Rai.

L’allora ancora esistente in Italia classe operaia si vide gratifi care dal dogma, fulmineamente diventato tor-mentone e atto di fede nazionale, che «L’austerità è la prova della superiorità morale della classe operaia». Afferma-

zione ottima in bocca a un frate, a un papa, a un predicatore, ma strana in bocca a un segretario nazionale di par-tito comunista, che dovrebbe occuparsi di politica e non di morale o moralismo. Come che sia, non si vede bene in cosa consistano la «diversità» e la «superio-rità», morale e non, delle assunzioni in Rai di Berlinguer fi glia e di Tatò fi glia rispetto alle assunzione che si usa bol-lare, specie da sinistra, come clientelari e familiste. Forse siamo miopi noi. In tal caso, chi ci vuole far vedere e illu-strare la differenza che i nostri occhi non riescono a vedere?

P. S. Enrico Berlinguer è morto l’11 giugno 1984, mentre sua fi glia è stata assunta in Rai l’anno successivo, traslocando dal giornale Il Messaggero dove già lavorava. Tatò invece, «la voce di Enrico Berlinguer», è morto il 5 no-vembre 1992. Ha avuto tutto il tempo di potersi occupare al meglio, giusta-mente, della propria fi glia. E dato che c’era, anche di quella del suo ex capo.

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PROPRIO NEGLI ANNI IN CUI SI IMPONEVA «L’AUSTERITÀ COME PROVA DELLA SUPERIORITÀ MORALE DELLA CLASSE OPERAIA»

Gli amici del babbo non avevano sistemato in Rai solo Bianca ma anche Giovanna Tatò la figlia del portavoce di Berlinguer

Alcide De Gasperi sulla copertina della rivista

Time del 25 maggio 1953

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12 Giovedì 18 Agosto 2016 ESTERO - LE NOTIZIE MAI LETTE IN ITALIAL’Indonesia affonda a colpi di candelotti i pescherecci abusivi sorpresi nelle acque territoriali

Dinamite contro i pescatori di frodoGià distrutte centinaia di imbarcazioni. Equipaggi in galera

DI ANDREA BRENTA

Per contrastare la pesca illegale, l’In-donesia ha deciso di ricorrere a metodi

esplosivi. Letteralmente.Da quando infatti il mi-

nistro per gli affari marit-timi, Susi Pudjiastuti, ha lanciato, nell’ottobre 2014, una lotta senza esclusione di colpi contro coloro che vanno a pescare nelle acque terri-toriali senza autorizzazione, oltre 170 imbarcazioni, per la maggior parte straniere, sono state affondate, generalmen-te a colpi di dinamite, men-tre i loro equipaggi sono stati spediti in prigione.

E per celebrare il 71esimo anniversario dell’indipenden-za, il governo di Joko Wido-do ha annunciato l’intenzio-ne di distruggere altrettanti pescherecci confi scati.

La lotta alla pesca abusi-va ha assunto in Indonesia una connotazione anche simbolica. Uno dei primi a essere fatti colare a picco è stato il Viking, un pesche-reccio battente bandiera nigeriana. Ricercato dall’In-terpol per traffi co di specie protette, inseguito dalla ong Sea Shepherd nell’Antarti-co, il Viking è colato a picco a Ovest di Giava, davanti a Pangandaran, la città nata-le del ministro per gli affari marittimi.

Con 6 milioni di tonnellate

di pesci e crostacei pescati nel 2014, l’Indonesia è il secondo produttore al mondo, dopo la Cina. La pesca illegale fa per-dere al paese l’equivalente di diversi miliardi di dollari all’anno, e i primi a farne le spese sono i piccoli pesca-tori. Secondo le statistiche uffi ciali, essi erano circa 800 mila nel 2013, ossia due volte meno che nel 2003.

Il 22 febbraio scorso l’Indo-nesia ha affondato 30 imbar-cazioni fi lippine, vietnamite, malesi, birmane. Il 13 aprile è stata la volta di altri 13 pe-scherecci vietnamiti e di 10 malesi. Sempre quest’anno, barche cinesi e thailande-

si hanno ricevuto lo stesso trattamento. Quasi tutti i pescatori abusivi arrivano dall’Asia. E in effetti provie-ne da questo continente l’84% dei pescatori e i tre quarti dei pescherecci di tutto il mon-do.

La tensione è alta soprat-tutto con la Cina. La fl otta di quest’ultima ha conosciuto negli ultimi tempi un vero e proprio boom che preoccupa i vicini indonesiani. Basti pensare che nel 2014 la fl ot-ta cinese contava 2.460 pe-scherecci industriali contro i 1.350 del 2007.

Queste scaramucce posso-no, a torto, sembrare poca

cosa. In realtà l’Indonesia ha bisogno della pesca per nutrire i suoi 255 milioni di abitanti.

Tuttavia in luglio la Fao, l’organizzazione delle Nazio-ni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura, ha annuncia-to l’entrata in vigore di un trattato internazionale «ri-voluzionario» contro la pesca illegale. L’Agreement on Port State Measures to Prevent, Deter and Eliminate Illegal, Unreported and Unregula-ted Fishing è infatti il primo vero trattato internazionale vincolante contro la pesca il-legale, non dichiarata e non regolamentata. Un settore

«che rappresenta ogni anno più di 26 milioni di tonnellate di pescato e che si stima val-ga circa 23 miliardi di dollari, «più di 20 miliardi di euro», ha dichiarato il direttore ge-nerale della Fao Graziano da Silva. «La pesca illega-le, non dichiarata e non re-golamentata non soltanto compromette gli ecosistemi marini ma minaccia anche i mezzi di sussistenza e la sicurezza alimentare di mi-lioni di pescatori in tutto il mondo».

Col nuovo trattato saranno i porti il primo ostacolo per i pescatori illegali. Aumen-teranno i controlli per im-pedire che il pesce pescato illegalmente venga sbarcato e commercializzato. Le im-barcazioni straniere dovran-no richiedere il permesso di sbarco in anticipo, fornendo un rapporto dettagliato sul pescato. Alle imbarcazioni sospette invece potrà essere interdetto l’accesso nei porti, evitando cosi lo sbarco del pe-scato ma impedendo anche la possibilità di fare rifornimen-to. Il trattato, per attivare il quale dovevano aderire alme-no 25 membri, è stato fi rma-to da una trentina di paesi, tra cui la stessa Indonesia, l’Unione europea, la Thailan-dia, il Cile e gli Stati Uniti. Mancano ancora all’appello Perù, India, Giappone, Vie-tnam, Russia. E la Cina.

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DI MAICOL MERCURIALI

Una città da 50 mila abi-tanti immersa per tre giorni nella nebbia... arti-fi ciale. Tutto per un’eser-

citazione militare. E dove se non nella Russia di Vladimir Putin, dove lo zar sta potenziando la Flot-ta del Nord, il braccio armato per controllare l’Artico, zona strategica da un punto di vista energetico e geopolitico.

Accanto all’intervento armato in Siria, in difesa dell’amico Bashar al-Assad e ai nuovi, recenti, accor-di con la Turchia di Tayyip Erdo-gan per combattere l’Isis, la Russia continua ad allenare le proprie for-ze militari: gli investimenti sulle basi navali del Nord, dove sono pre-senti anche i sottomarini nucleari, sono importanti e a Severomorsk, quartier generale della Flotta del Nord nella penisola di Kola, non molto distante dalla Finlandia e dal capoluogo Murmansk, si è tenu-ta nei giorni scorsi un’esercitazione senza precedenti in Russia: l’obiet-tivo era di nascondere la principale base navale, di farla letteralmente

sparire sotto una coltre di fumoge-no, una cortina di nebbia artifi ciale impenetrabile, dove si sono mosse anche le unità speciali per le armi chimiche, biologiche e nucleari.

Sotto la supervisione del mini-stro della difesa russo, Sergey Shoigu, la maxi operazione ha suscitato qualche perplessità tra la popolazione. Il ministero, nell’an-nunciare il test, aveva invitato alla calma: «La sostanza usata per la nebbia artifi ciale ha un odore par-ticolare, ma non è pericolosa per l’uomo», questa la rassicurazione arrivata dalle autorità militari che, però, hanno invitato i residenti di Severomorsk a rimanere in casa, a chiudere le fi nestre e, se possibi-le, a evitare di salire in macchina e girare per la città a causa della scarsa visibilità.

«Severomorsk è la più importan-te base della zona», spiega Igor Korotchenko, esperto militare, «dove ci sono sottomarini e navi nucleari. Si è deciso di condurre un test completo, anche a livello tecnologico, per proteggere questo sito da attacchi nemici».

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CORTINA FUMOGENA PER MASCHERARE LA FLOTTA DEL NORD. PERPLESSI GLI ABITANTI

Russia, la base navale di Severomorsk fatta sparire nella nebbia. Ma era solo un’esercitazione militare

Sono centinaia i pescherecci abusivi, per la maggior parte stranieri, che sono stati affondati negli ultimi due anni in Indonesia, mentre i loro equipaggi sono stati spediti in prigione

L’obiettivo dell’esercitazione era di nascondere la base navalesotto una cortina di nebbia artii ciale impenetrabile, dove si sono mosse

anche le unità speciali per le armi chimiche, biologiche e nucleari

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13Giovedì 18 Agosto 2016Giovedì 18 AgostP R I M O P I A N O

Polemica sulla divisa della Polizia indossata da Salvini, lui si difende: «Pensavo che Polizia fosse il nome di una città».

Filippo Merli

Altro che Berlusconi e Parisi, i veri portatori d’acqua a Ren-zi qui sono Salvini e Grillo.

Claudio Cadei

Col 730 precompilato è il Caf che ci guadagna

I Caf cantano vittoria. Ed è comprensibile. Il modello 730 precompilato, che avrebbe l’ambizione di spingere mol-ti contribuenti a regolare da soli le pendenze col fisco, è giunto al secondo anno di applicazione, tra l’altro con una ricchezza di dati molto superiore all’anno preceden-te, anche se per poterlo ricevere completo il percorso è ancora lungo. L’aspetto per qualche verso paradossale è che, anzichè diminuire, i clienti dei Caf sono aumentati: ben 17,6 milioni tra lavoratori dipendenti e pensionati, 300 mila dichiarazioni in più rispetto al 2015. Una delle spiegazioni di questo fenomeno è forse che, affidandosi al Caf, che ora si fa pagare adeguatamente, ci si sgrava dalla responsabilità di eventuali errori. Ma se l’obiettivo era quello di rendere più autonomi gli italiani nella gestione del loro rapporto col fisco, per ora la missione è fallita.

Lucio Sironi

I pacii sti terroristi di de Magistris

Il dialogo Comune di Napoli-governo, per sbloccare i fondi, molto utili allo sviluppo e al rilancio dell’area industriale di Bagnoli ? Impossibile. De Magistris ha dichiarato Na-poli città «derenzizzata» e al premier ha urlato: «Matteo, vai a casa ! Devi avere paura! Ti devi cagare sotto! Ven-ceremos!». I partiti del capoluogo partenopeo non hanno trovato un’alternativa credibile e i pochi, che sono anda-ti alle urne, sono stati attratti dagli slogan demagogici dell’ex magistrato: «Renzi appartiene al granducato di Toscana, che è dietro a Napoli capitale. Dopo 150 anni, il Sud ribelle siamo noi». Intanto, in città, in attesa della promessa rivoluzione, stanno arrivando 30 mila cartelle di Equitalia, mentre il Sindaco ha messo sul web foto, vecchie, di persone con i cappotti per esaltare il presunto, grande afflusso dei turisti a Ferragosto. I napoletani si potranno, forse, consolare con la cittadinanza onoraria conferita, dopo quelle al curdo Ocalan e ad Abu Mazen, anche al terrorista palestinese Bilal Kayed. Alle proteste della comunità ebraica, de Magistris ha risposto, procla-mando Napoli «città di pace» e ossequiando un noto paci-fista, Che Guevara (1928-1967).

Pietro Mancini

Non solo chic ma anche di sinistra

L’accoglienza degli immigrati è l’imperativo categorico. Non credere a chi ti dice che con i barconi arrivano anche delinquenti e terroristi. Indìgnati contro i sindaci che non vogliono prendersi una quota di disperati nei loro comuni. A meno che – storia di questi giorni - non si tratti di quel sindaco Pd che giudica i migranti «una catastrofe lesiva dell’appeal di Capalbio» (Capalbio è il comune tosco-chic dove la gauche caviar villeggia beata e l’unico nero ben-venuto sarebbe Barack Obama).

Carlo Cecchini

Abracalabria anche quest’anno

Abracalabria. Quando torno nella mia regione uso sempre questa parola, a darle un suono magico e familiare. Da due anni però, qui sulla zona tirrenica, il mare è sporco. E come ogni anno i giornali locali si riempiono di proteste, analisi, suggerimenti. Solo che il mare resta sempre sporco. Poi parliamo dello stato delle spiagge pubbliche, anche se qui entra in gioco la strafottenza di alcuni bipedi. Pazienza, ti consoli con il lungomare di Reggio Calabria o un tartufo di Pizzo, con il ritmo più tranquillo e la pace di casa tua. E la vacanza è servita. Abracalabria anche quest’anno: ma la magia stavolta è mancata. E ti spiace.

Antonino D’Anna

Pubblica amministrazione preistorica

Mi arriva una lettera da un ufficio pubblico: vogliono prova del fatto che ho pagato la tassa sull’immondizia. Come gliela posso mandare? Via raccomandata, oppure per email (email, non Pec che ha un valore legale), oppure ancora via fax. Avete capito bene, con il fax. Sfida accet-tata: preparo il fax (meno male che ne ho uno in casa) e vergo la lettera di accompagnamento con la mia Olivetti Lettera 35 del 1980. Se vogliamo giocare al 1986, a me piace vincere facile.

Rocco Blinda

INTERVENTI

DI PAOLO SIEPI

Tuffatrice russa si butta di schiena e pren-de 0 punti. Si era sparsa la voce che con le medaglie davano anche richieste di matrimo-nio. Antonio Satta. MF.

L’uomo colto è colui per il qua-

le nulla è carente di interesse e quasi tutto manca di impor-tanza. Nicolás Gómez Dàvila, Notas. Circolo Proudhon.

Fantozzi non assomiglia necessariamente al mezzemaniche di Paolo Villaggio. Può es-sere un signore alto, magro, distinto. Perfi no colto. Dino Basili, Tagliar corto. Monda-dori, 1987.

Credi in te stesso, se non hai paura della so-litudine. Enrico Vaime, Gli amori fi nisco-no, non preoccupatevi. Aliberti editore.

«Certamente che ho paura, ma il brutto è che ci si abitua a tutto». Nel 1993 il giornalista e poeta algerino Tahar Djaout fu ammazzato da un commando con due colpi alla testa mentre si trovava in auto davanti casa. Nei suoi interventi, Boualem Sansal ama spesso ci-tarne i versi che dicono: «Se tu parli, muo-ri/ Se tu taci, muori/ Allora parla e muori». Boualem Sansal, intellettuale algerino. ilvenerdì.

Io, forse per paura di diventare matto, mi lascio trasportare nella mia innocente follia a sperare in un’Italia diversa. Filippo Cecca-relli, Il teatro e della politica. Longanesi, 2003.

Le difficoltà attuali delle banche italiane dipendono, in massima parte, dai crediti in sofferenza. Va ricordato che le banche italiane non sono ricor-

se, se non marginalmente, agli aiuti pubblici, perché non si erano avventurate nella ricerca di profi tti attraverso operazioni ad alto ri-schio. Le banche italiane sono rimaste fedeli alla loro funzione, che è quella di fi nanziare imprese e famiglie. Giovanni Bazoli, presi-dente emerito di Intesa San Paolo. (Aldo Cazzullo). Corsera.

Avevo conosciuto tanti anni fa Giuseppe Mussari, l’ex boss di Monte dei Paschi, ora indagato dalla magistratura per il surreale acquisto di Antonveneta dal Banco Santander per 16 miliardi. Un bell’uomo, tipico avvocato della Catanzaro bene, che quasi si vantava di non aver mai studiato economia e fi nanza. Tanto, a che cosa gli sarebbe servito? Bastava curare le pubbliche relazioni con i vertici dei Ds e di Comunione e Liberazione per gover-nare la più antica banca del mondo. Curzio Maltese. Il Venerdì.

Mi ricordo una massima del Faust che dice: «L’uomo è quell’animale che si serve della ra-gione per comportarsi in modo più bestiale delle bestie». La differenza tra l’uomo e le be-stie è che le bestie, quando sono feroci, non sono consapevoli di esserlo. L’uomo, invece, dovrebbe averne coscienza. Michele Serra. ilvenerdì.

Detesto la lagna, e in questo ho trova-to un’alleata formidabile in mia moglie. E quando il lavoro non c’è faccio mie le parole di Adriana: «Nessuno riesce a eseguire l’ozio meravigliosamente come me. Sono molto più brava a non far nulla che a recitare». Giorgio Ferrara, regista. (Giuseppe Videtti). la Repubblica.

Quando la povertà aumenta rapidamente, per le borse, l’ordine è quello di comprare. Il sette per cento dei poveri si è impadronito dell’ottanta per cento della povertà mondiale. Un trend che gli esperti non sanno dove ci

porterà semplicemente perché della povertà non si sono mai occupati in vita loro. Massi-mo Bucchi. ilvenerdì.

I giudici Falcone e Borsellino, sterminati in azioni di guerra, odiati in vita dai loro supe-riori, inzuccherati da morti. I loro colleghi, in un quarto di secolo, non sono neanche riusciti a scoprire chi li ha uccisi e perché; né sembra che nessuno di loro abbia tratto giovamen-to da un metodo di indagine e di coraggio che i due magistrati avevano indicato come possibile e vincente. Erano talenti nati in un mondo meschino, seppero provare che, come si dice al bar, «la classe non è acqua». Ma purtroppo la classe non si trasmette. Poco e niente di loro si è riversato nelle centinaia di pm antimafi a che oggi si gingillano con i sospiri telefonici, ma non sanno analizzare un bilancio di una banca; che anelano alla tv, alla consulenza, alla politica. Molti sono noti per la loro arroganza, altri per vanità, altri ancora per inconcludenza. Come se gli eroi fossero passati invano. Come se la mafi a avesse fatto davvero un buon investimento ad ammazzarli; prendendosi così, al momento, 23 anni di vantaggio. Enrico Deaglio. il-venerdì.

La stazione di Ciampino era l’ultima degli emigrati che venivano dal Sud prima di en-trate e Roma Termini. E quando sentivano annunciare Ciampino uscivano dagli scom-partimenti e si piazzavano nel corridoio, bam-bini compresi, in piedi con le valigie pronte. Mancava ancora mezz’ora, ma non volevano farsi cogliere impreparati. Avevano di Roma un’idea ostile, però sapevano che sarebbero stati condannati ad amarla. Ci tenevano ad arrivare simulando di essere forti, stretti e uniti. Paolo Guzzanti, I giorni contati. Baldini&Castoldi. 1995.

Un talento è uno che fa senti-re vecchio tutto quello che fi no a quel momento è stato fatto. A me è accaduto di provarlo con Milton Glaser. Sfogliavo i primi

numeri di «Graphis» e sembrava che tutto quello che era stato fatto prima perdesse di incisività. Italo Lupi, designer. (Antonio Gnoli). la Repubblica.

Il cimitero era tutto in disor-dine, il vento aveva buttato in giro i fi ori, i rami secchi si erano accumulati ai bordi dei vialetti insieme con qualche cartaccia. Si sentiva la musica fessa di un vaso che, da qualche parte, veniva sbattuto qua e là. Lau-ra sembrava più immobile dell’angelo della morte. Andrea Vitali, Dopo una lunga e penosa malattia. Garzanti, 2008.

Genny sta in piedi, poggiato contro a un muro a piazza Medaglie d’Oro. Una mano fi ccata nella tasca del giubbino. L’altra che stringe la sigaretta con il pollice e l’indice. Intorno passa gente per i fatti suoi. Genny dà un’occhiata all’orologio. Sò già dieci minuti di ritardo. Butta la sigaretta. Tira fuori il cel-lulare e controlla se Salvatore ha chiamato. Niente, nessuna telefonata. Arò sta questo? Si fa due passi sul marciapiede. Tira un calcio a una lattina vuota. Andrej Longo, L’altra madre. Adelphi.

Incazzato e furioso dopo un’ora in coda in banca, Mosè grida a sua moglie: «Detesto attendere! Me ne vado, vado a uccidere Ben Gurion!». Un’ora dopo ritorna in banca con la faccia delusa. La moglie, che aspetta an-cora in coda alla banca, gli chiede com’è andata: «Niente. Là la coda è ancora più lunga». Marc-Alain Ouaknin e Dory Rotnemer, La Bible de l’humour juif. Ramasti, 1995.

I colpi di scena senza una sce-na madre sono scenette. Rober-to Gervaso. il Messaggero.

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14 Giovedì 18 Agosto 2016 ESTERO - LE NOTIZIE MAI LETTE IN ITALIASono i wanderer, che si immergono nella natura senza altro i ne che quello di camminare e vedere

Milioni di tedeschi van per boschiBen equipaggiati, non fanno picnic né girano con le borse frigo

da BerlinoROBERTO GIARDINA

I francesi hanno «flaneur», i tedeschi «wanderer», dall’ardua traduzione: infatti, come accade in

questi casi, nei dizionari se ne trovano diverse in italia-no, nessuna soddisfacente. Flaneur non è un ozioso, o un perditempo, come si leg-ge. Forse uno che ama gode-re del suo tempo, vagando da un interesse all’altro. E siamo già a wanderer, che è appunto uno che vaga, ma non è un vagabondo, piut-tosto un viandante. Il fran-cese magari passeggia in città, il tedesco va a piedi per boschi.

Un tempo, i giovani te-deschi prima di passare dal tempo dello studio a quello del lavoro, se ne andavano a vagare per l’Europa, come in un rito di passaggio. Tornati a casa dopo un anno, erano diventati uomini.

Quando intervistai Al-bert Speer, l’architetto di Hitler, appena uscito dopo vent’anni trascorsi nel car-cere di Spandau, mi rac-contò quel che scrisse nelle sue memorie: nell’ora d’aria in cortile non si limitava a camminare, si immaginava di andare a piedi da Berlino

a Parigi, andata e ritorno, contava i passi per calcola-re a che punto fosse giunto. Un wanderer dell’immagi-nazione.

Il «wander» è rimasto una passione dei tedeschi. Ed è quindi diventato un grande affare per chi pro-duce tutto quel che serve a camminare, e a rendere più comodo il vagabondaggio. Gli italiani e i francesi van-no pure loro nelle foreste, ma si fermano di solito nel-

la prima radura accogliente per un pic-nic. Si può anda-re a piedi nei boschi intor-no a Parigi, di sentiero in sentiero per 400 chilometri. L’unica volta che ho accolto l’invito di miei amici pari-gini, un primo maggio, mi sono imbattuto in famiglie accampate lungo il bordo della strada, con frigo, se-die, tavolini, e cibarie, a due passi dalle loro auto. Un tedesco non lo farebbe mai. Anche Berlino è circondata da boschi e laghi, e non vi

consiglio di accogliere l’invi-to a una passeggiata, se non siete ben allenati.

Soprattutto ben equi-paggiati. Ovunque si tro-vano percorsi segnati, con tabelle per principianti o per esperti, con alberghi e pensioni specializzate. Per chi ama andare comodo, agenzie vi trasportano zai-ni e valigie che troverete la sera nella tappa di gior-nata. Trenta milioni sono i pernottamenti ogni anno in

questi hotel per viandanti. I wanderer sono 37 milioni, quasi la metà della popola-zione, 82 milioni ma con-tando neonati e centenari. In media se ne vanno a piedi per boschi e brughiere sette volte all’anno, e 370 milio-ni sono i percorsi, lunghi o brevi, compiuti da soli, con amici, con tutta la famiglia, bambini compresi.

Il fatturato comples-sivo arriva a 8 miliardi di euro, di cui la metà per l’abbigliamento: una giacca adatta, che vi protegga dal maltempo, ma non faccia sudare, costa almeno 200 euro, 250 se ne vanno per uno zaino, e altrettanto per un paio di scarponcini, 100 euro per i calzoni, 25 per un paio di calze. Chi si dedica regolarmente al wander, si calcola, consuma cinque paia di scarpe all’anno. Martin Lutero se ne andò a piedi fino a Roma, che non gli piacque. Alcuni rifanno il suo percorso durante le vacanze in estate, se possi-bile percorrendo le vecchie strade e sentieri: con una media di 30 chilometri al giorno, partendo dalla Tu-ringia, un mese non basta. Ma a Lutero bastò un paio di sandali.

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La chiave per interpretare uno dei siti archeologici più misteriosi del Messico potrebbe essere l’acqua.

La città di Teotihuacan, che in-clude alcune delle piramidi più grandi del mondo, subì un’improv-visa e tuttora misteriosa distru-zione 1.400 anni fa. Ora i recenti scavi di un’archeologa messicana, Verónica Ortega, dell’Istituto nazionale di antropologia e sto-ria, suggeriscono che l’intera città precolombiana fosse un santuario consacrato al culto dell’acqua.

Scavando nell’area della Pira-mide della Luna, l’archeologa ha infatti rinvenuto canali e cavità simili a piscine, oltre a sculture di divinità dell’acqua. Gli scavi presso le altre due piramidi di Teotihuacan hanno invece svelato conchiglie, anfore e altri elementi acquatici.

«L’acqua è la vera protagonista di Teotihuacan. Se c’è una città dell’antichità dove l’acqua era ve-nerata, quella è proprio Teotihua-can», ha dichiarato Ortega.

Secondo l’archeologa, «la Pirami-de della Luna era in realtà consa-crata alle divinità dei fiumi e dei laghi, i Chalchuihtlicue, mentre il dio delle tempeste, Tlaloc, era ve-

nerato nella cosiddetta Piramide del Sole».

Ortega basa la sua teoria sul dipinto murale di Tlalocan, rinve-nuto in un palazzo della città. Nei

suoi vividi colori, esso mostra una sorta di piramide dalla quale sgor-gano ruscelli.

Teotihuacan sorge su un altopia-no arido circondato da montagne, 30

miglia a Nordest di Città del Mes-sico. La città fu fondata nel I secolo d.C. e raggiunse il massimo splen-dore tra il 200 e il 450 d.C., prima del declino nel 600 d.C. Le sue pi-ramidi rivaleggiano con quelle dei Maya. Ma mentre queste ultime sono state studiate a lungo, poco si conosce degli antichi abitanti di Te-otihuacan, soprattutto perché essi non avevano un sistema complesso di scrittura. Nell’area non sono mai state rinvenute stele incise né tom-be reali. Quel che è certo, tuttavia, è che per gli abitanti di Teotihuacan, che erano soprattutto contadini, l’ac-

qua era tutto. Tuttavia a Ortega e

alla sua équipe servirà del tempo perché Teo-tihuacan sveli tutti i suoi segreti. Il governo messicano quest’anno ha infatti dimezzato a 22 mila dollari (poco più di 19.500 euro) i fondi per la campagna di scavi. All’archeologa serve una somma tre

volte maggiore per continuare le ri-cerche, anche perché solo una mini-ma parte del sito è stata esaminata in maniera appropriata.

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GLI ARCHEOLOGI: LA CITTÀ PRECOLOMBIANA ERA UN SANTUARIO CONSACRATO AL CULTO DELL’ACQUA

Messico, vicino alla soluzione il mistero dell’antica Teotihuacan. Ma il governo taglia i fondi per gli scavi

In Germania i wanderer sono 37 milioni, quasi la metà della popolazione

La Piramide della Luna, una delle tre grandi piramidi di Teotihuacan, e il dipinto murale

di Tlalocan, rinvenuto in un palazzo della città

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20 Giovedì 18 Agosto 2016

La compagnia low cost avvierà 44 rotte nel 2017 e creerà 2.250 posti di lavoro

Ryanair porta 1 mld $ in ItaliaLa base di Pescara rimane. Si tratta ancora su Alghero

DI GIACOMO BERBENNI

Ryanair torna a inve-stire in Italia. Dopo avere annunciato nei mesi scorsi che

avrebbe lasciato le basi di Pescara e Alghero a cau-sa dell’aumento delle tasse aeroportuali, la compagnia low cost ha annunciato «il più grande investimento di sempre in Italia», pari a un miliardo di dollari (887 mln euro). L’iniziativa consentirà di avviare 44 nuove rotte nel 2017 e di assegnare al merca-to italiano dieci nuovi aerei.

La decisione del vettore ir-landese è arrivata dopo che il governo italiano ha dispo-sto l’annullamento, a partire dal 1° settembre, del ritocco di 2,50 euro delle tasse ae-roportuali, e in seguito alla modifi ca delle linee guida da parte del ministro dei tra-sporti Graziano Delrio. L’a.d. di Ryanair, Michael O’Leary, ha spiegato che 21 nuove rot-te riguarderanno gli scali di Roma e Milano e 23 gli ae-roporti regionali. Grazie alle nuove rotte, nel 2017 Ryanair conta di trasportare in Italia 35 milioni di passeggeri, in crescita rispetto ai 32 milio-ni del 2016. L’investimento si tradurrà anche nella creazio-ne di 2.250 posti di lavoro in Italia, che arriveranno a un totale di 26.250.

«Il ministro Delrio ha sfi -dato le compagnie a rispon-dere con piani di crescita se il suo governo avesse agito per migliorare la competi-tività degli aeroporti italia-ni», ha affermato O’Leary, «e

Ryanair è lieta di essere la prima compagnia aerea ad annunciare investimenti per un miliardo di dollari in nuo-vi aeromobili, nuove rotte, nuovo traffi co e incremento di posti di lavoro in Italia per il 2017». Il numero uno del

vettore low cost ha aggiunto di essere «estremamente gra-to al primo ministro Renzi e al ministro Graziano Delrio per aver preso queste ini-ziative per incrementare il turismo in Italia». In merito alla situazione degli scali di

Pescara e Alghero, «l’annun-ciata chiusura della base di Pescara è scongiurata e i voli torneranno in vendita entro questa settimana», mentre su Alghero proseguono le trat-tative «e siamo fi duciosi di poter concludere un accordo

entro la fi ne di settembre, che permetterebbe alla base di ri-aprire entro novembre».

Delrio, dal canto suo, ha espresso soddisfazione per l’evolversi della vicenda e per le politiche di Ryanair che porteranno a «più voli, più opportunità di turismo e soprattutto più occupazione. Il governo italiano continua nel percorso di allineamento con le norme europee, per au-mentare i servizi ai cittadini e creare opportunità per tutti gli investitori».

Lo sviluppo del trasporto aereo, ha commentato il pre-sidente dell’Enac, Vito Rig-gio, «costituisce un obiettivo primario per coadiuvare la crescita economica del siste-ma paese: i piani di svilup-po, come quello di Ryanair e degli altri vettori operanti in Italia, sono per Enac occasio-ne di crescita e di ulteriore impegno per la sicurezza e la qualità».

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Cathay Pacifi c Airways ha riportato un crollo dell’utile netto semestrale, a causa della diminuzione della coper-tura del carburante che ha controbi-lanciato i guadagni dovuti al calo dei prezzi del petrolio e alla crescente do-manda. I profi tti sono scesi dell’82,1% su base annua a 353 milio-ni di dollari di Hong Kong (40,3 mln euro). Inoltre il margine operativo ha subìto una fl essione del 72% a 664 milioni di dollari. La perdi-ta legata alla copertura di

carburante si è attestata a 4,49 miliar-di, in aumento rispetto ai 3,74 mld di dodici mesi prima. I ricavi hanno vi-sto una contrazione del 9,3% a 45,68 miliardi, nella scia dell’aumento della concorrenza.

La compagnia aerea ha deliberato

un dividendo ad interim pari a 0,05 dollari in calo rispetto agli 0,26 dollari dell’anno scorso.

Il presidente del vettore, John Slosar, prevede che la situazione rimanga dif-fi cile per il resto dell’anno: «Ci aspettia-mo che il traffi co passeggeri resti anco-

ra sotto pressione. I benefi ci legati al calo dei prezzi del petrolio continueranno a es-sere parzialmente controbi-lanciati dalle perdite della copertura carburante».

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I profi tti di Cathay Pacifi c crollano dell’82%

Michael O’Leary

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46- 3,26&(30 & ()453& Quotazioni Realtime

TA S S I E VA L U T ECambi

Divisa Valuta/ U.i.c. Var. Cross Euro prec. ass. su $

Quotazioni indicative rilevate dalle banche centrali

LEGENDA TASSI Prime rate. Il prime rate Abi è la media dei tassi ai migliori clienti rilevati tra gli istituti bancari. È rilevato ogni quindici giorni, all’inizio e alla metà del mese. Pil. I tassi di crescita del prodotto interno lordo riportati nella tabella sopra sono rilevati con periodicità trimestrale. Infl azione. È la variazione dell’indice dei prezzi al consumo rilevato ogni mese dall’Istat.

Tassi e dati macro Ultima Prece- Variaz. rilevazione dente assoluta

Preziosi e metalli Den. Let. Den. Let.

Il primo quotidiano

i nanziario italiano

Corona Ceca 27,023 27,02 0,0030 23,9651

Corona Danese 7,4413 7,4397 0,0016 6,5992

Corona Norvegese 9,2812 9,2101 0,0711 8,2309

Corona Svedese 9,4951 9,4532 0,0419 8,4206

Dollaro Australiano 1,478 1,4602 0,0178 1,3107

Dollaro Canadese 1,4529 1,4477 0,0052 1,2885

Dollaro N Zelanda 1,5596 1,5488 0,0108 1,3831

Dollaro USA 1,1276 1,1295 -0,0019 -

Fiorino Ungherese 310,63 309,91 0,7200 275,4789

Franco Svizzero 1,0863 1,0849 0,0014 0,9634

Rand Sudafricano 15,1708 14,9524 0,2184 13,4541

Sterlina GB 0,8664 0,8706 -0,0042 0,7684

Yen Giapponese 113,53 112,74 0,7900 100,6829

Zloty Polacco 4,2907 4,2696 0,0211 3,8052

Tasso uffi ciale di riferimento 0,00 0,15 0,10

Rendistato Bankitalia(lordi) 0,61 0,62 -0,01

Tasso Infl azione ITA -0,10 -0,40 0,30

Tasso Infl azione EU 0,00 -0,20 0,20

Indice HICP EU-12 98,90 100,80 -1,90

HICP area EURO ex tobacco 100,63 100,47 0,16

Tasso annuo crescita PIL ITA 0,70 0,95 -0,25

Tasso di disoccupazione ITA 12,11 11,92 0,19

Tassi DepositiDEPOSITIScadenza Bid Ask

Tassi FraFraScadenza Bid Ask

1 sett -0,45 -0,35

1 mese -0,43 -0,33

2 mesi -0,39 -0,29

3 mesi -0,36 -0,26

4 mesi -0,32 -0,22

5 mesi -0,30 -0,20

6 mesi -0,30 -0,15

7 mesi -0,27 -0,12

8 mesi -0,25 -0,10

9 mesi -0,22 -0,07

10 mesi -0,20 -0,05

11 mesi -0,15 -0,15

12 mesi -0,12 0,03

1X4 -0,332 -0,282

3X6 -0,348 -0,298

6X9 -0,364 -0,314

9X12 -0,374 -0,324

1X7 -0,219 -0,169

3X9 -0,227 -0,177

6X12 -0,237 -0,187

12X18 -0,247 -0,197

12x24 -0,090 -0,040

Preziosi ($ per oncia)Oro 1344,3 1344,75Argento 19,65 19,67Palladio 690,76 692,18Platino 1111,29 1112,53Metalli ($ per tonn.)Aluminium 1694 1693Rame 4774,5 4774Piombo 1880 1878Nickel 10225 10220

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BtpBtpScadenza Rendimento

2Yr BTP -0,083

3Yr BTP -0,026

5Yr BTP 0,236

10Yr BTP 1,116

30Yr BTP 2,148

IrsInt. Rate Swap (Euro) Scad. Denaro Lettera Scad. Denaro Lettera

1 anno -0,223 -0,1832 anni -0,233 -0,1933 anni -0,224 -0,1844 anni -0,197 -0,1575 anni -0,146 -0,1066 anni -0,076 -0,0367 anni 0,010 0,0508 anni 0,106 0,146

9 anni 0,201 0,24110 anni 0,288 0,32812 anni 0,441 0,48115 anni 0,601 0,64120 anni 0,724 0,76425 anni 0,753 0,79330 anni 0,752 0,792

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21Giovedì 18 Agosto 2016Giovedì MERCATI E FINANZAGiornata negativa in borsa: Milano -1,58%. Forti vendite sui bancari

I mercati restano scetticiLa Fed è divisa sul rialzo dei tassi d’interesse

DI MASSIMO GALLI

Non si arrestano le vendite sui listini europei, provocati dai timori di un rialzo dei

tassi di interesse americani il mese prossimo, in anticipo rispetto alle previsioni che parlavano di dicembre. In at-tesa della pubblicazione delle minute della riunione della Fed svoltasi a fine luglio, la borsa di Milano (Ftse Mib) ha ceduto l’1,58% a 16.528 punti. Negative anche Ma-drid (-1,56%), Francoforte (-1,30%), Parigi (-0,96%) e Londra (-0,50%). A New York il Dow Jones viaggiava in calo dello 0,17% e il Nasdaq del-lo 0,21%. Lo spread fra Btp decennali e Bund tedeschi è leggermente salito a 122.

Quanto ai verbali della banca centrale Usa, emerge che le opzioni sull’aumento dei tassi «sono aperte», ma i membri della Federal Reserve sono divisi. Non è esclusa una stretta monetaria entro fi ne anno. I rischi a breve termi-ne per l’economia americana

sono diminuiti e il sistema fi -nanziario ha resistito bene al voto britannico sulla Brexit.

A Piazza Affari sono stati particolarmente penalizzati i titoli bancari: Ubi B. ha per-so il 4,07%, B.P. E.Romagna il 3,72%, B. Mps il 3,54%, B.P. Milano il 3,07%, Azimut H. il 2,96%, Intesa Sanpaolo il 2,63%, Unicredit il 2,46%, B. Popolare il 2,41%. Gene-rali ha lasciato sul terreno il

2,72%, penalizzata anche da alcuni rumor di mercato sul-la possibile uscita del titolo dall’Eurostoxx50. Negativi i finanziari anche tra le mid cap: Anima H. -4,90%, Creval -3,80%, B. Carige -2,65%.

Ancora in controtenden-za Telecom Italia (+1,90%): Equita sim, che sul titolo ha una raccomandazione buy, evidenzia che potrebbero esserci potenziali interventi

regolatori favorevoli agli ope-ratori tradizionali a livello europeo. In territorio positi-vo anche Ferrari (+0,54%), su cui Morgan Stanley ha alzato il prezzo obiettivo da 54 a 56 dollari confermando la racco-mandazione overweight.

Nei cambi, l’euro ha chiuso sui livelli dell’avvio di con-trattazione a 1,1270 dollari. Euro-yen a 113,5 e dollaro-yen a 100,70.

Per le materie prime, quo-tazioni petrolifere poco mosse: a Londra il Brent avanzava di 35 centesimi a 49,58 dollari e a New York il Wti era scam-biato a 46,50 dollari, in calo di 10 cent. Le scorte settimana-li di greggio negli Stati Uniti sono diminuite inaspettata-mente: la scorsa settimana le riserve sono calate di 2,5 milioni di barili a 521,1 mi-lioni, mentre gli analisti sti-mavano un incremento di 950 mila barili.

Infi ne, si è verifi cata qual-che resa di profi tto sull’oro, che cedeva 3 dollari a 1.345 dollari.

© Riproduzione riservata

Moody’s ha confermato la tripla A al debito sovra-no dell’Australia, elogian-do la «resilienza» della sua economia in uno scenario internazionale incerto e volatile. L’agenzia ha ri-marcato anche il «quadro istituzionale molto solido», evidenziando «prestazioni di bilancio molto più soli-de di quelle di altri pae-si, malgrado l’aumento dell’indebitamento net-to».

È previsto un pil in cre-scita del 2,8% quest’anno e del 2,5% circa a partire dal 2017. Molti esperti teme-vano che l’Australia potes-se perdere la tripla A dopo l’incertezza politica segui-ta alle elezioni del 2 luglio, da cui è uscita vincente la coalizione conservatrice guidata dal premier Mal-colm Turnbull.

Sono in tutto 12 a livel-lo mondiale le nazioni alle quali Moody’s ha rilascia-to il rating Aaa.

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MOODY’S

L’Australia mantiene la tripla A

sono diminuiti e il sistema fi- 2 72% penalizzata anche da

Ancora un passo in avanti nella fusione tra le borse di Francoforte e Londra: l’assemblea degli azionisti di Deutsche Boerse ha approvato, a larga maggioranza, il piano di aggre-gazione con il London Stock Exchange. Alla data di venerdì scorso i sì all’operazione erano pari all’89% del capitale, con un segnale di «chiaro sostegno», ha sottolineato l’a.d. Carsten Kengeter. La fusione era già appoggiata dal 63% del capitale di Deutsche Boerse alla scadenza di fi ne luglio, prima che l’offerta fosse prorogata di altre due settimane. Affi nché l’operazione venga perfezionata serve ancora il via libera della Commissione Ue e delle autorità regolamentari nazionali. «Ora», ha aggiunto Kengeter, «ci concentreremo sull’ottenimento delle necessarie approvazioni».

Superborsa, sì dall’89% del listino di Francoforte

Il fondo pensione pubbli-co della Norvegia, il più grande fondo sovrano del mondo, ha ottenuto

un rendimento dell’1,3% nel secondo trimestre, per effet-to soprattutto dei mercati obbligazionari. Destinato ad assicurare il finanziamento sostenibile del generoso sta-to sociale di Oslo, il fondo va-leva 7.177 miliardi di corone (774 mld euro) a fine giugno, grazie a un rendimento che ha rappresentato un incre-mento di 94 mld di corone (10,1 mld euro).

«Dopo un periodo di re-lativa stabilità dei mercati all’inizio del trimestre, la decisione britannica di la-sciare l’Unione europea ha innescato un forte calo in Europa», ha commentato Trond Grande, numero due del fondo. «I mercati hanno recuperato abbastanza ra-pidamente, ma con ampie variazioni tra i settori». Se nel primo trimestre il fondo aveva perso circa 100 milio-ni di euro al giorno, questa volta ha messo a segno un rendimento positivo del 2,5% sui propri investimenti in obbligazioni, che rappresen-tano il 37,4% del portafoglio. «Gli investimenti a reddito fi sso hanno visto i loro prez-

zi salire, a causa dei tassi di interesse più bassi», ha precisato Grande. «A lungo termine i tassi di interesse bassi, tuttavia, hanno impli-cazioni negative per i futuri rendimenti del portafoglio obbligazionario».

Le azioni, pari al 59,6% del portafoglio complessivo, han-no reso lo 0,7% nonostante un calo nel settore fi nanzia-rio (-2,5%) e nei mercati eu-ropei (-3%), in particolare in Gran Bretagna (-3,4%) nella scia della Brexit. Investi-menti immobiliari (3,1% del fondo) hanno nel frattempo accusato un rendimento ne-gativo dell’1,4%.

Dopo aver effettuato fra gennaio e marzo i primi riscatti in vent’anni di esi-stenza del fondo, il governo ha nuovamente sfruttato nel secondo trimestre il suo gruzzolo per soddisfare le esigenze di bilancio: i riscat-ti netti hanno raggiunto i 24 miliardi di corone (2,59 mld euro) dopo i 21 mld dei pri-mi tre mesi dell’anno. Al con-trario, l’indebolimento della corona norvegese rispetto alle principali valute ha generato una plusvalenza, meramente contabile, pari a 28 miliardi.

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È il rendimento nel secondo trimestre

Norvegia, fondo ottiene l’1,3%

Cisco Systems si prepara ad annunciare un maxi piano di esuberi, il più grande nei suoi 32 anni di storia. Il colosso delle at-trezzature di rete, che a mercati americani chiusi (quando questa edizione di ItaliaOg-gi era già chiusa) ha annunciato i conti del quarto trimestre e dell’intero anno, inten-de licenziare 14 mila persone, circa il 20% della forza lavoro. L’indiscrezione è stata riportata dal sito specializzato in tecnolo-gia Crn, che cita varie fonti vicine ai vertici dell’azienda californiana.

L’uffi cializzazione dei licenziamenti ar-riverà con ogni probabilità nelle prossime, mentre piani di uscita sono già stati offerti.

La mossa, sempre che venga confermata, nasce dalla volontà di Cisco di trasformarsi in un’azienda focalizzata meno sull’hardwa-re e più sul software.

Secondo gli analisti di Rbc, un taglio del 20% della forza lavoro sarebbe «severo», mentre riduzioni nell’ordine dei 10 mila posti «sarebbero giuste». Per l’esperto Trip Chowdhry, di Global Equities Research, la riduzione del personale dimostrerebbe il bisogno del gruppo di eliminare le fi gu-re professionali inutili, alla luce del fatto che sempre più clienti preferiscono servizi cloud, sui quali Cisco è in ritardo.

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Cisco, in arrivo maxi-piano di esuberi

Microspore S.p.A. - Sede Legale: 86035 Larino (CB) – Strada Statale 87, Km 204P.I.V.A. 00404650707

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AVVISO DI CONVOCAZIONE ASSEMBLEA ORDINARIA DEGLI AZIONISTI

I signori azionisti sono convocati in assemblea ordinaria presso la sede socia-le della Microspore S.p.A, in Larino (CB), SS 87 km 204, in prima convocazioneper il giorno 30/08/2016 alle ore 12.00 ed eventualmente occorrendo il giorno02/09/2016 alla stessa ora e luogo, per deliberare in merito al seguente

ORDINE DEL GIORNO

1. “Approvazione del Progetto di bilancio Microspore SpA al 31 dicembre 2015;deliberazioni inerenti e conseguenti”.

2. “Rideterminazione del numero dei membri del Consiglio di Amministrazionea quattro e nomina del Consigliere Indipendente il cui nominativo vengaindicato dagli Obbligazionisti; deliberazioni inerenti e conseguenti.”

Larino, lì 18.08.2016 Il Presidente del CdA: Enrico Torzi

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“Company”);

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22 Giovedì 18 Agosto 2016 MERCATI E FINANZA

Valori al 17/08/2016

Ivy Gl.Investors Asset Strat.A EUR 1444,76

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Global Technology EUR 25,86 16/08/2016 GBP 22,4600 16/08/2016 USD 29,1200 16/08/2016

Healthcare Opportunities EUR 22,13 16/08/2016 GBP 19,2200 16/08/2016 USD 24,9200 16/08/2016

Polar Japan Fund USD 20,38 17/08/2016 GBP 15,6600 17/08/2016 JPY 2052,1700 17/08/2016

UK Absolute Return EUR 12,22 18/11/2013 GBP 10,2523 18/11/2013 USD 16,5042 18/11/2013 EUR 12,5050 18/11/2013 GBP 10,4927 18/11/2013 USD 16,8911 18/11/2013

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Progress 10/08/2016 6,8660

Maximum 10/08/2016 5,3940

Global Equity 10/08/2016 5,9540

Global 100 10/08/2016 5,4590

Flex Equity 100 10/08/2016 11,315

Opportunità Reddito 10/08/2016 4,963

Opportunità Reddito Plus 10/08/2016 4,695

Opportunità Crescita 10/08/2016 4,970

Opportunità Crescita Plus 10/08/2016 4,698

Consultinvest Crescita 10/08/2016 5,050

Privilege 10/08/2016 5,063

Eurovita Dynamic Allocation 10/08/2016 5,179

Eurovita Conservative Allocation 10/08/2016 5,190

Low Volatility Plus 10/08/2016 5,039

Platinum 1 10/08/2016 5,163

Syncro Bilanciato 10/08/2016 5,049

Syncro Flessibile 10/08/2016 5,031

CNP Alpenbank Aggressive 103,05 11/08/2016

CNP Alpenbank Balanced 97,23 11/08/2016

CNP Alpenbank Balanced 2 102,52 11/08/2016

CNP Alpenbank Dynamic 126,10 11/08/2016

CNP Alpenbank Substance 109,85 11/08/2016

CNP CIIS Aggressivo 95,54 11/08/2016

CNP CIIS Dinamico 96,71 11/08/2016

CNP CIIS Equilibrato 97,22 11/08/2016

CNP CIIS Moderato 99,58 11/08/2016

CNP CIIS Prudente 101,10 11/08/2016

CNP CIIS Total Return 99,17 11/08/2016

CNP CIIS Essential 81,84 11/08/2016

CNP CIIS Advanced 84,54 11/08/2016

CNP Crescita 95,02 11/08/2016

CNP Dynamic Structured Opp 100,00 20/01/2016

CNP Equilibrato 97,37 11/08/2016

CNP Fondo Interno Certius IV 85,11 11/08/2016

CNP Fondo Interno Certius V 59,07 11/08/2016

CNP Linea Aggressiva -

CNP Linea Conservativa 97,04 11/08/2016

CNP Dinamico 96,17 11/08/2016

CNP Moderato 99,81 11/08/2016

CNP Protezione 99,17 11/08/2016

CNP Prudente 101,15 11/08/2016

CNP Reddito 99,93 11/08/2016

CNP Sviluppo 96,91 11/08/2016

CNP WB Alternative 99,77 30/04/2016

Dynamic Recovery 100,0067 11/08/2016

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Alico Gest.Azion. Eur 11/08/16 1,333

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Alico Aper.Indiciz.Ita 11/08/16 0,701

Alico Liquidita’ 11/08/16 1,048

Alico R. Prudente 11/08/16 1,210

Alico R. Crescita 11/08/16 1,105

Alico R. Multi Comm. 11/08/16 0,392

Alico Multi Comm. 11/08/16 0,414

Alico Sec. Acc. 2017 11/08/16 1,098

Alico Long Investment 11/08/16 0,848

Alico Agriculture 11/08/16 0,403

Alico Metals 11/08/16 0,444

07/07/16

MetLife Protezione in Crescita 90% 1,083

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UNIDESIO 760106 11,9570 05/08/2016

UNIDESIO 760109 11,5740 05/08/2016

AZZOAGLIO CONSERVATIVO 6,837 05/08/2016

AZZOAGLIO DINAMICO 5,889 05/08/2016

AZZOAGLIO EQUILIBRATO 7,046 05/08/2016

UNIDESIO PRUDENTE 11,876 05/08/2016

UNIDESIO MODERATO 12,285 05/08/2016

UNIDESIO ATTIVO 12,788 05/08/2016

UNIDESIO VIVACE 12,840 05/08/2016

OBBLIGAZIONARIO MISTO 10,726 05/08/2016

AZIONARIO EURO 8,911 05/08/2016

AZIONARIO GLOBALE 12,590 05/08/2016

BILANCIATO 12,285 05/08/2016

CONSERVATIVE 10,430 05/08/2016

BOND MIX 10,873 05/08/2016

BALANCED 12,086 05/08/2016

GLOBAL EQUITY 14,855 05/08/2016

UNIDESIO OBBLIGAZIONARIO BREVE TERMINE 10,298 05/08/2016

UNIDESIO OBBLIGAZIONARIO MEDIO TERMINE 11,197 05/08/2016

UNIDESIO AZIONARIO AREA EURO 11,575 05/08/2016

UNIDESIO AZIONARIO INTERNAZIONALE 15,768 05/08/2016

OBBIETTIVO 03/2021 9,793 05/08/2016

OBBIETTIVO 05/2021 10,399 05/08/2016

HIGH DIVIDEND 9,228 05/08/2016

MEGATREND 8,522 05/08/2016

PREVIMISURATO 13,877 04/08/2016

PREVIBRIOSO 13,956 04/08/2016

PREVIDINAMICO 14,364 04/08/2016

LINEA 1 12,216 31/07/2016

LINEA 1 - FASCIA A 12,683 31/07/2016

LINEA 1 - FASCIA B 12,427 31/07/2016

LINEA 2 13,662 31/07/2016

LINEA 2 - FASCIA A 13,983 31/07/2016

LINEA 2 - FASCIA B 14,133 31/07/2016

LINEA 3 13,583 31/07/2016

LINEA 3 - FASCIA A 13,822 31/07/2016

LINEA 3 - FASCIA B 14,947 31/07/2016

UNIDESIO 760125 12,186 05/08/2016

UNIDESIO 760129 12,253 05/08/2016

UNIDESIO 760130 10,8620 05/08/2016

UNIDESIO 760139 11,985 05/08/2016

UNIDESIO 760140 12,0750 05/08/2016

UNIDESIO 760147 12,0870 05/08/2016

UNIDESIO 760149 11,9900 05/08/2016

UNIDESIO 760150 12,061 05/08/2016

UNIDESIO 760156 10,207 05/08/2016

UNIDESIO 760157 12,7240 05/08/2016

UNIDESIO 760159 11,9860 05/08/2016

UNIDESIO 760160 11,597 04/03/2016

UNIDESIO 760163 9,9820 29/07/2016

UNIDESIO 760169 13,468 05/08/2016

UNIDESIO 760170 12,459 05/08/2016

UNIDESIO 760174 12,3930 05/08/2016

UNIDESIO 760179 11,791 05/08/2016

UNIDESIO 760180 11,9380 05/08/2016

UNIDESIO 760183 11,588 05/08/2016

UNIDESIO 760185 11,5570 05/08/2016

UNIDESIO 760186 11,5060 05/08/2016

UNIDESIO 760187 12,0560 05/08/2016

UNIDESIO 760189 12,1260 05/08/2016

UNIDESIO 760191 10,475 05/08/2016

UNIDESIO 760192 11,9600 05/08/2016

UNIDESIO 760193 12,2840 05/08/2016

UNIDESIO 760201 11,621 05/08/2016

UNIDESIO 760202 12,344 05/08/2016

UNIDESIO 760203 13,3790 05/08/2016

UNIDESIO 760205 10,7600 05/08/2016

UNIDESIO 760206 10,9400 05/08/2016

UNIDESIO 760210 12,577 05/08/2016

UNIDESIO 760216 11,205 05/08/2016

UNIDESIO 760229 11,458 05/08/2016

UNIDESIO 760234 10,155 05/08/2016

UNIDESIO 760235 10,139 05/08/2016

UNIDESIO 760243 10,068 05/08/2016

DUAL INDEX - 2012 101,696 17/08/2016

DUAL INDEX - 2013 101,112 17/08/2016

INDEX EURO DIVIDEND - 2013 106,001 17/08/2016

INDEX EuroCrescita 2014 99,830 17/08/2016

INDEX TOP DIVIDEND 2013 107,734 17/08/2016

EUROSTOXX 50 - 2012 114,558 27/07/2016

HELVETIA EUROCRESCITA 95,710 17/08/2016

LINEA GARANTITA 12,481 31/07/2016

LINEA BILANCIATO 13,904 31/07/2016

LINEA OBBLIGAZIONARIO 13,542 31/07/2016

LINEA AZIONARIO 10,197 31/07/2016

HELVETIA WORLD EQUITY 161,500 09/08/2016

HELVETIA EUROPE BALANCED 220,060 09/08/2016

HELVETIA WORLD BOND 252,240 09/08/2016

HELVETIA GLOBAL BALANCED 176,800 09/08/2016

HELVETIA GLOBAL EQUITY 131,750 09/08/2016

FONDO CONSERVATIVO 10,006 05/08/2016

FONDO SVILUPPO 9,980 05/08/2016

FONDO OPPORTUNITA 9,938 05/08/2016

PICK 25 10,071 05/08/2016

UNIBOND 10,000 08/08/2016

HELVETIA MULTIMANAGER FLESSIBILE 12,590 09/08/2016

HELVETIA MULTIMANAGER EQUITY 13,360 09/08/2016

HELVETIA QUATTRO.10 101,061 17/08/2016

HELVETIA THESAURA - Ed. 04-2013 107,300 17/08/2016

HELVETIA THESAURA - Ed. 04-2014 98,105 17/08/2016

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23Giovedì 18 Agosto 2016Giovedì MERCATI E FINANZAIl governo russo rinvia la privatizzazione del colosso petrolifero

Bashneft può attendereA Mosca il titolo in caduta libera (-8%)

Mosca congela la privatizzazione di Bashneft, società russa produttrice

di petrolio, e il titolo crolla alla borsa di Mosca: dopo un -13% fatto segnare all’apertura delle negoziazioni, le azioni viaggia-vano in calo di circa nove punti percentuali per poi chiudere a -8,17%. La decisione è stata presa d’accordo con il presi-dente Vladimir Putin.

In precedenza il ministero dello sviluppo economico aveva indicato il periodo di settembre- ottobre per mettere in moto il processo. Il pacchetto del 50,8% di azioni in vendita era stato valutato dalle autorità intorno a 306 miliardi di rubli (4,2 mld euro). All’operazione erano in-teressati, fra gli altri, il colosso statale dell’energia Rosneft, la privata Lukoil, oltre a Tatneft, Tatneftgaz e al Fondo russo di investimenti diretti.

L’iniziativa riguardante Bashneft avrebbe dovuto ri-dare ossigeno al bilancio fe-derale, che langue a causa del prolungato calo dei prezzi del petrolio e delle sanzioni occi-

dentali imposte alla Russia per la crisi ucraina. Tre fonti vicine all’operazione, a Bashneft e al ministero dell’economia hanno comunque rivelato che il posti-cipo è arrivato a sorpresa.

Nelle ultime settimane si erano create tensioni nell’éli-te politica e industriale sulla privatizzazione: Igor Sechin, il potente numero uno di Ro-sneft, aveva fatto appello alle autorità affinché permettes-sero al suo gruppo industriale

di partecipare. La prospettiva di un ingresso di Rosneft non era tuttavia piaciuta ad alcu-ni funzionari governativi, che avevano puntato il dito con-tro l’eventualità che lo Stato trasferisse i suoi asset da una società a un’altra. A detta di Rosneft, però, la partecipazio-ne alla privatizzazione avrebbe solo aumentato la competizione e il guadagno per il governo.

Secondo fonti a conoscenza dei fatti, Mosca ha deciso di

sospendere a tempo indefi nito l’operazione, in quanto «si era creato troppo rumore intorno», preferendo concentrarsi sulla vendita del 19,5% di Rosneft. Stando all’agenzia Rbc, invece, sul rinvio ha infl uito una let-tera inviata al premier Dmitri Medvedev da Rustem Khami-tov, capo della repubblica russa del Bashkortostan, che detiene il 25% di Bashneft, nella quale si chiedeva un posticipo.

© Riproduzione riservata

Balzo dei profi tti per Carlsberg, che nel semestre ha messo a segno un utile netto di 1,87 miliardi di corone danesi (251 mln euro), in progresso del 25% su base annua. E questo grazie alla recente cessione di alcuni asset, nel quadro del programma di ristrutturazione diretto a controbilanciare il calo dei ricavi e dei volumi di birra. In particolare, il gruppo produttore di birra ha messo a libro un utile una tantum di 406 milioni di corone, relativo alla vendita di Danish Malting e alla transazione con Xinjiang Wusu.

Le vendite sono invece scese da 32,4 a

31,24 miliardi di corone (4,2 mld euro), con un risultato che rappresenta la fl essione dei volumi e l’impatto dell’indebolimento delle valute in Europa orientale, Cina, Re-gno Unito e Norvegia. Il consenso aveva stimato un utile di 1,38 miliardi e vendite pari a 31,56 mld.

Carlsberg prevede per l’intero esercizio una crescita dell’utile operativo a singola cifra percentuale, nonostante il probabile aumento della spesa nel secondo semestre. Inoltre è attesa una contrazione del 5-6% nel mercato russo.

© Riproduzione riservata

Utili Carlsberg a +25% con le cessioni

Credemleasing, società del gruppo Credem che ope-ra nel leasing fi nanziario, ha chiuso il primo trimestre con un utile di 7,4 milioni di euro, in crescita del 24% su base annua.

Mediolanum real estate. È fallita l’opa sul fondo immobiliare chiuso, promos-sa da Blado Investments. Al termine del periodo di offerta, Blado è arrivato a detenere lo 0,9598% delle quote di classe A emesse dal fondo, pari allo 0,106% circa delle quote, oltre a una partecipazione pari a circa l’1,1007% delle quote di classe B emesse dal Fondo, che corrispondono a circa lo 0,9792% delle quote. Non è stata quindi raggiunta la soglia minima del 50%.

Fondaco Multi-Asset In-come, il fondo di fondi riservato a investitori quali-fi cati, ha staccato ai propri investitori una cedola del 2%. Il fondo ha distribuito parte del risultato maturato, con l’obiettivo di consolidare la performance nei pros-simi mesi e valutare una seconda cedola entro la fi ne dell’anno.

Energy Lab ha sottoscritto un contratto Epc con Ager Alpha, con sede a Osijek (Croazia), per la costruzione di un impianto di cogene-razione con la tecnologia Syngas. L’impianto verrà

realizzato in Croazia e avrà una potenza di 500 Kw (cinque impianti da 100 Kw). Il valore complessivo dell’operazione è pari a 1,8 milioni di euro.

Abn Amro ha avviato la pianifi cazione di un nuovo programma di taglio dei costi per fi nanziare la tra-sformazione verso i servizi digitali. Nel secondo trime-stre l’utile netto è sceso del 35% su base annua a 391 milioni di euro.

Ford punta a lanciare un’auto completamente au-tonoma, priva di volante o pedali, entro cinque anni. La casa americana renderà disponibile la prima vettura driverless per gli operatori del trasporto commerciale che puntano a tagliare i costi. Ford ha acquistato l’israeliana Saips e ha inve-stito 75 milioni di dollari nel produttore di sensori laser californiano Velodyne.

Barnes & Noble. L’a.d. Ronald Boire ha rassegnato le dimissioni dopo che il cda aveva stabilito che non era idoneo al ruolo e che «è nel migliore interesse di tutte le parti che lasci la società».

Tencent ha chiuso il secon-do trimestre con un balzo del 47% su base annua dell’utile netto a 10,73 miliardi di yuan. I ricavi sono cresciuti del 52% a 35,69 mld.

BREVI

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Accertamento Diffusione Stampacertifi cato n. 8163 del 06/04/2016

COMUNE DI LATINAAVVISO DI GARA

Servizio Assicurativo Responsabilitàcivile verso terzi (R.C.T.) e Prestatoridi Lavoro (R.C.O.) CIG: 6761973CA2Stazione Appaltante: Comune di Latina -Servizio Gare e Contratti, Piazza delPopolo 1, 04100 Latina. Procedura aper-ta. Importo del servizio: € 3.000.000,00.Criterio di aggiudicazione: offerta alminor prezzo. Termine per il ricevimentodelle offerte: ore 13.00 del 20/09/2016;Apertura delle offerte: 22/09/2016 ore10,00. Documentazione consultabileall'indirizzo http://www.comune.latina.it –Sezione Gare e Appalti. Pubblicato sullaG.U.R.I. il 17/08/2016.Il Dirigente Dott.ssa Emanuela Pacifico

COMUNE DI PALERMO AVVISO DI RETTIFICA E RINVIO

Si avvisa che per la procedura aperta rela-tiva alla fornitura di beni per l’Area della scuola e Realtà dell’Infanzia suddivisa in due lotti il CIG relativo al lotto 1 indicato nel bando “66623801E7” è errato, quello corretto è “6662529CD9”; il CIG relativo al lotto 2 indicato nel bando “6662529CD9”, quello corretto è “67475026CB”. Ferma restando ogni altra modalità, la celebrazio-ne è rinviata alle ore 10,00 del 13/9/2016, le offerte dovranno pervenire entro le ore 12,00 del 12.09.2016. Invio alla G.U.C.E. 18.07.2016.

IL DIRIGENTE DELL’UFFICIO (Dott. Salvatore Incrapera)

COMUNE DI NAPOLI – ESTRATTO ESITO

DI GARA - CIG 660148883A Si avvisa che

il 11/08/2016 è stato inviato alla GUUE

l’esito della gara “Servizio di recapito

della corrispondenza e delle attività

di back office ad esso propedeutiche

e successive” (Det. Dir. Serv. Protocolo,

Archivio e Notifiche n. 11/2016) - Valore

iniziale: € 818.569,33 oltre IVA. Valore finale:

€ 534.512,22 oltre IVA - Aggiudicataria: RTI

CRC Post srl /Nexive Spa -Napoli- Avviso

integrale su www.comune.napoli.it - Il

Dirigente SACUAG-Area Gare Forniture e

Servizi dott.ssa Annalisa Cecaro

CENTRALE UNICA DI COMMITTENZA TRA I COMUNI DI VALENZA, PIETRA MARAZZI,

MONTECASTELLO, RIVARONE E QUARGNENTOVia Pellizzari, 2 – 15048 VALENZA (AL)

AVVISO DI GARASERVIZIO DI PULIZIA DEGLI UFFICI E SERVIZI DI COMPETENZA COMUNALE PER ANNI TRE.

CIG N. 6776747C86

L’aggiudicazione avverrà mediante procedura ristretta ai sensi dell’art. 61 e art. 91 del D.Lgs. n. 50/2016, con il criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa ai sensi dell’art. 95 del D.Lgs. 50/2016.Importo complessivo dell’appalto: € 1.142.827,88 compresi oneri della sicurezza pari a €. 14.930,00, oltre IVA. E’ prevista la ripetizione del servizio per anni 2.Le modalità di gara e di presentazione dell’offerta sono dettagliate nel bando e nel disciplinare di gara.La scadenza fissata per la ricezione delle domande di partecipazione è il giorno 09.09.2016, alle ore 13,30.La documentazione integrale di gara è disponibile sul sito Internet del Comune all’indirizzo www.comune.valenza.al.it RUP: Dott. Marco Ilijasic. Il bando è stato trasmesso alla GUUE il 05.08.2016.

1. Il Dirigente della CUC

CENTRALE UNICA DI COMMITTENZA INTERCOMUNALE DELLA MARCA OCCIDENTALE

Provincia di Treviso

AVVISO DI GARA

PER L’APPALTO DEL SERVIZIO DI TRASPORTO SCOLASTICO PER I COMUNI DI ALTIVOLE, CASTELLO DI

GODEGO, RESANA, RIESE PIO X, VEDELAGO

E’ indetta gara, mediante procedura aperta, per l’appalto del servizio di trasporto scolastico per i Comuni di Altivole, Castello di Godego, Resana, Riese Pio X, Vedelago, per un periodo di 24 mesi decorrenti dalla stipulazione del contratto (o dall’avvio del servizio, se antecedente alla stipula), con facoltà di rinnovo per un ulteriore biennio. Criterio di aggiudicazione: offerta economicamente più vantaggiosa, secondo i criteri indicati nel disciplinare di gara. Importo presunto dell’appalto: euro 960.170,00 (euro 1.920.340,00 in caso di esercizio della facoltà di rinnovo dei contratti). Non sono previsti oneri di sicurezza. Data di scadenza di presentazione delle offerte: ore 12.30 del giorno 08.09.2016. Il bando di gara è reperibile sul sito internet www.vedelago.gov.it (sezione centrale di committenza), sui siti internet dei comuni committenti e sul sito internet www.serviziocontrattipubblici.it. Il bando è stato spedito alla G.U.C.E. in data 25.7.2016 e l’avviso di rettifica in data 03.08.2016; la pubblicazione sulla G.U.R.I. è prevista in data 12.08.2016.Responsabile del procedimento di gara: geom. Giuseppe Menato

Il Direttore tecnicogeom. Giuseppe Menato

REGIONE PIEMONTEVia Viotti 8 - 10121 Torino

Tel. (011) 432.5407/2279- Fax (011) 432.3612

AVVISO DI GARA A PROCEDURA APERTA

1.Oggetto: Procedura aperta ex art. 60 D.Lgs. 50/2016 s.m.i. per l’affidamento di un Accordo Quadro ex art. 54 D.Lgs. 50/2016 s.m.i. con unico Operatore Economico, per la manutenzione degli immobili regionali o comunque in uso alla Regione Piemonte. CPV 45400000.

2.Importo a base di gara: € 9.147.500,00 oltre I.V.A. di cui € 8.781.600,00 per lavori a misura e € 365.900,00 per oneri di sicurezza non soggetti a ribasso come di seguito specificato

LOTTO 1: TORINO e PROVINCIA CIG N. 6774868DECLavori a misura € 4.063.200,00Oneri sicurezza € 169.300,00TOTALE € 4.232.500,00

LOTTO 2: PROVINCE di NOVARA – BIELLA – VERCELLI – VERBANO CUSIO OSSOLA CIG N. 6774884B21Lavori a misura € 960.000,00Oneri sicurezza € 40.000,00

TOTALE € 1.000.000,00

LOTTO 3: PROVINCE DI CUNEO – ASTI – ALESSANDRIA – PARCO di STUPINIGI CIG N. 6774890018Lavori a misura € 3.758.400,00Oneri sicurezza € 156.600,00TOTALE € 3.915.000,00

3.Termine presentazione offerte: ore 12.00 del 14.9.2016. Apertura offerte: ore 10.00 del 15.9.2016

4.Documentazione: ”Bando di gara”, “Disciplinare di gara”, “Capitolato Speciale”, “Schema di contratto” sono consultabili ed estraibili sul sito internet http://www.regione.piemonte.it/bandipiemonte/cms/

5.Bando integrale trasmesso alla G.U.U.E. in data 5.8.2016, pubblicato sulla G.U.R.I., sul B.U.R.P. n. 33 del 18.08.2016 sul sito del Ministero Infrastrutture.

IL DIRIGENTE RESPONSABILE DELSETTORE CONTRATTI(Dott. Marco PILETTA)

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24 Giovedì 18 Agosto 2016

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Diritto& Fisco

Il Tesoro inglese ha messo in consultazione una proposta normativa i no al 16 ottobre

Uk, Dio salvi i consulenti fiscaliChi consiglia l’evasione paga il 100% di quanto sottratto

Pagina a curaDI GIORGIA PACIONE

DI BELLO

I consulenti fiscali inglesi che consigliano ai loro clienti pianificazioni con le tasse considerate ag-

gressive non avranno vita facile. Ieri, infatti, il Tesoro inglese ha messo in consulta-zione una proposta normati-va che introduce sanzioni più severe per quei professionisti che aiutano i lori clienti ad ottenere un vantaggio fiscale eludendo/evadendo le tasse nazionali. Sanzioni pari al 100% del capitale evaso.

Il documento, dove si posso-no leggere le proposte avan-zate, è stato pubblicato sul sito del fi sco uk (https://www.gov.uk/government/organisa-tions/hm-revenue-customs) e da ieri sono state aperte le consultazioni pubbliche che andranno avanti fino al 12 ottobre 2016. Il segretario del tesoro, Jane Ellison, coinvol-to direttamente nella stesura del documento, ha dichiarato che «queste nuove sanzioni hanno come obiettivo quello di sradicare alla fonte l’eva-sione fi scale».

Il nuovo documento rap-presenta qualcosa di to-talmente innovativo per il mondo anglosassone, perché come ha anche sostenuto Si-mon Gompertz (corrispon-dente della BBC a Londra), fi no ad ora il fi sco inglese si è concentrato solo su come affrontare il problema dei soggetti che non pagano le tasse, tralasciando, invece, le menti che orchestrano da sempre il tutto. Nel caso in cui, infatti, il fi sco scopriva un caso di evasione, era il soggetto in questione che fi -niva davanti al giudice e non il consulente che gli aveva consigliato il da farsi.

Il nuovo documento è il frutto di una task force isti-tuita dopo che lo scandalo dei Panama papers che ha aperto il vaso di pandora e mostrato al mondo intero i meccanismi utilizzati, sia dalle multina-zionali che dai singoli sog-getti, per raggirare il fisco nazionale. Lo stesso primo ministro inglese, Theresa May, a luglio ha promesso di sconfi ggere l’evasione fi scale dichiarando che «non mi im-porta se vi chiamate Amazon, Google o Starbucks, avete il

dovere di restituire qualco-sa, avete un debito verso i cittadini e la responsabilità di pagare le tasse. È questo il prezzo che paghiamo per vivere in una società civile». Il governo, inoltre, era sta-to messo anche sotto pres-sione a inizio mese dalla House of parliament che l’aveva accusato di non voler sradicare il proble-ma dell’evasione fi scale e di minare gli sforzi che si stavano facendo per por-re fi ne al segreto fi scale. Il documento posto in consultazione è partito dal regime sanzionatorio pre-visto per il 2015 dal Hmrc (il fi sco inglese) che si basava su quattro punti chiave:

• Il re-gime san-zionatorio deve es-sere pro-g e t t a t o per tute-

lare il cliente.• Le sanzioni devono es-

sere proporzionali al falli-mento e si devono tenere

conto dei comportamen-ti tenuti in passato.

• Le sanzioni de-vono fornire una mi-naccia credibile.

L’introduzione di sanzioni più forti, secondo il governo inglese, dovrebbe rappresentare un

importante deterren-te verso quei professio-

nisti che sono coinvolti nel «mercato» dell’evasione fi -

scale. Tuttavia, secondo il fi sco inglese, le conseguenze (anche se pesanti) potrebbero non es-sere così forti, soprattutto se si vogliono infl uenzare le scelte immediate (la proposta se ap-provata dall’uffi cio del budget troverà casa nel bilancio del 2017). Per questo, il fi sco, ha richiesto che vengano emana-ti degli interventi immediati per cercare di ostacolare fi n da subito le pratiche dell’evasio-ne. Il Tesoro tiene a precisare che la misura fi scale colpirà esclusivamente solo quegli

individui che sono de-diti all’evasione fi scale e non avrà nessun im-patto sulle imprese e

società che svolgono un attività commer-ciale in modo legale.

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dovere di restituire qualco-

La società di revisione contabile PwC è sotto i rifl ettori della giustizia americana. Una delle più grandi società al mondo di consulenza è stata citata in giudizio a causa del fallimento (il settimo per importanza nella storia banca-ria americana) della Colonial Bank. Alla giuria è stato chiesto: «Poteva la PwC fermare il fallimento?». Il colosso bancario è fi nito sul lastrico perché, secondo il Financial Times, è stata vittima di una frode, orchestrata da TBW

(Taylor, Bean & Whitaker) con la complicità di alcu-ni dipendenti della stessa banca, pari a 2,9 miliardi di dollari. E qui entra in scena la PwC. Si, perché la società di consulenza, come riporta sempre il Financial Times, avrebbe

dovuto vigilare sui bilanci della banca e quindi scoprire eventuali frodi in atto. Il condizionale è d’obbligo perché, durante il processo è emerso che il lavoro di «controllo» era stato affi dato a uno stagista, supervisionato da un professionista il quale ha dichiarato che «il compito affi -datogli era troppo alto». La PwC si difende dalle accuse sostenendo che essa stessa sarebbe stata vittima di un complotto organizzato fi n nei minimi dettagli e che se anche dei professionisti avessero indagato maggiormente sui conti della banca il fallimento sarebbe stato comun-que inevitabile. Il verdetto sull’imputato (PwC) non è ancora arrivato dalla Corte di Miami ma ciò non toglie il fatto, che in caso di esito negativo, questo potrebbe avere effetti sulla reputazione della società di consulenza e in-nescare un effetto domino. Cioè, potrebbe spingere anche altre società, che sono fallite a causa di un lavoro poco accurato dei consulenti aziendali, a citarle in giudizio.

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Fallimento di una banca: PwC sotto i rifl ettori

lare il cliente scale Tuttavia secondo il fisco

In Europa l’evasione fi scale si combatte anche con regole più severe nei confronti di quei consulenti che agevola-no la pianifi cazione fi scale aggressiva. Il 5 luglio 2016 il commissario alla fi scalità Pierre Moscovici, durante una conferenza, ha infatti illustrato i passi che farà la Commissione Ue per contrastare l’elusione internazio-nale (si veda ItaliaOggi del 6 luglio 2016). Due sono gli obiettivi: il primo verte sulla maggiore trasparenza dei trust, delle società e dei fondi, in modo da rendere chiaro e inequivocabile chi è il benefi ciario effettivo di questi soggetti (informazioni che, come a fatto notare la Commissione, non sono in possesso degli stati membri). Il secondo punto si focalizza, invece, sullo scambio di informazioni tra le multinazionali e il fi sco nazionale. Su questo tema si era già espresso l’Ecofi n (il 25 mag-gio 2016, si veda ItaliaOggi del 26 maggio) ratifi cando l’approvazione sulla direttiva dello scambio di informa-zioni tra le multinazionali e le amministrazioni fi scali nazionali. I dati, secondo la direttiva, dovranno essere segnalati alle autorità fi scale dello stato membro in cui la società madre ha residenza fi scale e nel caso in cui, la società madre, non fosse residente in un paese a fi -scalità Ue, questa dovrà presentare il report attraverso una delle sue società fi glie che hanno base sul territorio europeo. Tutto ciò resta facoltativo per l’anno 2016 ma diventa obbligatorio a partire dal 2017. Inoltre, sempre a partire dall’anno prossimo la Commissione dovrebbe riuscire ad ultimare la lista degli stati extra Ue che sono considerati avere una fi scalità non operativa. Moscovici, nell’illustrare il piano d’azione Ue, che si concretizzerà nella prossima direttiva antiriciclaggio, ha segnalato, anche, la necessità di avere nuove regole per il controllo della contabilità di strutture come i trust che possono sfuggire facilmente a forme di monitoraggio.

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I professionisti fi niscono nel mirino dell’Europa

Il documentosul sito www.italia-oggi.it/documenti

Theresa May

Fdovuto vigilare sui bilanci del

La società di con-sulenza avrebbe dovuto vigilare sui bilanci della Colonial Bank

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25Giovedì 18 Agosto 2016GiovedGIUSTIZIA E SOCIETÀPRIVACY/ La precisazione giunge (per la prima volta) dalla Corte di cassazione

Sanzioni, p.a. tutte alla cassaEnti pubblici, responsabilità amministrativa diretta

Pagina a curaDI ANTONIO CICCIA MESSINA

Società ed enti pubblici chiamati alla cassa del-le sanzioni privacy.

Il codice della priva-cy prevede una responsabilità amministrativa diretta delle persone giuridiche in caso di contravvenzioni al codice della riservatezza (dlgs 196/2003).

È quanto ha precisato, per la prima volta, la Cassazione con la sentenza 13657/2016 (depo-sitata il 5 luglio 20116, ma solo ora resa nota), che ha spiegato come si applica l’articolo 162, comma 2-bis, del codice della privacy.

Nel caso specifico un ente provinciale è stato sanzionato dal garante per la protezione dei dati personali (nella misu-ra minima di 20 mila euro) per violazione dell’art. 162, comma 2-bis, del dlgs n. 196/2003.

La violazione è consistita nella pubblicazione sul portale web della provincia di gradua-torie, liberamente consultabi-li, degli iscritti negli elenchi del collocamento obbligatorio dei disabili: con il risultato che erano conoscibili da chiunque le particolari condizioni di di-sabilità di oltre 6 mila soggetti

indicati nominativamente, in violazione di quanto disposto dall’articolo 22, comma 8, del codice della privacy (divieto di diffusione di dati sullo stato di salute).

In primo grado il tribunale ha annullato l’ordinanza del garante, che ha presentato ri-corso per Cassazione.

I problemi affrontati dal-la Suprema corte sono stati stabilire chi è il titolare del trattamento e a chi è imputa-bile la sanzione pecuniaria. In dettaglio ci si è chiesti se sia possibile o meno l’irrogazione delle sanzione amministrativa anche a un ente oppure solo a una persona fi sica.

Il garante ha sostenuto che la sanzione è applicabile anche all’ente.

La Cassazione si è dichiarata d’accordo con questa imposta-zione.

La sentenza non nega affatto il principio generale della im-putabilità personale della san-zione amministrativa; nega, però, che il principio possa essere forzato fi no al punto di stabilire la sostanziale ir-responsabilità dell’ente.

Vediamo di ricostrui-re il quadro giuridico.

Si parte dal princi-

pio della natura personale della responsabilità ammini-strativa e della imputabilità, dell’elemento soggettivo della violazione, delle cause di esclu-sione della responsabilità e del concorso di persone.

Cioè il trasgressore è una persona fi sica, di cui bisogna valutare il grado di colpa o dolo o se è capace di intendere e vo-lere e così via.

Ma la stessa legge 689/1981 (legge quadro sulla responsa-bilità amministrativa pecunia-ria) prevede una responsabilità solidale della persona giuridica: il tra-sgressore è una persona fi sica, ma è tenuto al pagamento della sanzio-ne anche l’ente che s i a , p e r esempio, da-tore di lavoro o proprietario della

cosa con cui sia stato commes-so l’illecito.

Si prenda il caso di una violazione del divieto di so-sta dei veicoli commesso dal dipendente di una spa: il tra-sgressore è il dipendente, ma al pagamento della sanzione è tenuta anche la spa, per responsabilità solidale (salvo rivalsa sul responsabile).

Questo impianto, dice però la Cassazione, non esclude di per sé la possibile autonoma responsabilità della persona giuridica in base al codice del-la privacy.

La sentenza spiega, infat-ti, che la diversa natura giuridica delle sanzioni amministrative, con-tenute nel codice in materia di protezione

dei dati personale, è dimostrata dall’art. 162, comma 2-bis del codice stesso, nel-

la parte in cui si pre-vede testualmente che

in caso di trattamento di dati personali effettuato

in violazione del-le disposizioni

i n d i c a t e nell’arti-

colo 167 è altresì

applicata in sede amministra-tiva, in ogni caso, la sanzione pecuniaria. Pe la Cassazione l’articolo 162, comma 2-bis, del codice della privacy preve-de una sanzione amministra-tiva che si aggiunge a quella penale, con un regime proprio e autonomo e che scatta in ogni caso e, quindi, anche nei confronti di un ente e non solo della persona fi sica.

È lo stesso meccanismo della responsabilità amministrativa delle imprese per le ipotesi di reato commessi da manager e dipendenti (dlgs 321/2001).

Il principio formulato dalla Cassazione concorda anche con la definizione di titolare del trattamento: è considera-to titolare del trattamento dei dati non solo la persona fi sica, ma espressamente anche la persona giuridica, la pubblica amministrazione e qualsiasi al-tro ente, associazione o organi-smo cui competono le decisioni del trattamento (articolo 4 del codice della privacy).

Se il titolare del trattamento è la persona giuridica, allora, questa è direttamente sanzio-nabile ai sensi della normati-va in materia di trattamento dei dati personali.

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Più chance alla difesa delle multe. La p.a. ha più tempo per presentare i documenti relativi ai verbali. Anche oltre il termine di dieci giorni prima dell’udienza, previsto dalle norme pro-cessuali, che deve, dunque, considerar-si non perentorio. La Corte di cassa-zione (sentenza n. 16853, depositata il 9 agosto 2016) ha così risolto uno dei nodi delle cause di impugnazione di verbali e ordinanze.Nel caso specifico un automobilista ha impugnato una sanzione relativa a una infrazione alla segnalazione di semaforo rosso, in orario in cui il segnalatore avrebbe dovuto rimanere spento. Nel giudizio è emersa la questione della tardività dei documenti presen-tati, anche con fax, dalla prefettura a sostegno del verbale.L’estromissione dei documenti avrebbe comportato la vittoria dell’automobi-lista, per mancanza di prova dell’in-frazione.Secondo l’interessato, in base alla legge processuale relativa alle oppo-sizioni a verbali e ordinanze (art. 7 dlgs 150/2011), i documenti, a pena di decadenza, devono essere presentati in giudizio al più tardi entro il decimo giorno precedente l’udienza. Questo perché il dlgs 150/2011 estende ai pro-cessi sulle sanzioni amministrative il rito del lavoro, disciplinato nel codice di procedura civile. E in questo rito c’è effettivamente il termine di dieci giorni per la costituzione in giudizio: entro tale termine la parte interessata deve svolgere le difese sulle questioni

non rilevabili d’ufficio dal giudice, al-trimenti decade; inoltre, sempre entro i dieci giorni, si devono indicare i mez-zi di prova e depositare i documenti, altrimenti la regola è che le prove e i documenti presentati successivamen-te sono inammissibili e non se ne può tenere conto ai fini della decisione.La Cassazione è stata di diverso pare-re. Vediamo perché. Innanzitutto una premessa di carat-tere storico.Prima del dlgs 150/2011 era vigente la legge 689/1981, che prevedeva, per il deposito da parte della p.a. dei do-cumenti relativi ai verbali, il termine di dieci giorni: tale termine è sempre stato unanimemente ritenuto non perentorio. Bisogna però vedere se l’orientamento precedente trova ap-pigli nelle nuove norme.La sentenza analizza, dunque, il dlgs 150/2011 e scopre un’apparente ripeti-zione. L’articolo 7 del dlgs 150/2011 in un comma, il settimo, indica il termine (dieci giorni) per il deposito in giudizio della documentazione inerente il ver-bale e, in un altro comma, il primo, at-traverso il richiamo del rito del lavoro, rende applicabile l’articolo 416 codice procedura civile, che pure prevede un termine (dieci giorni) per le difese e, quindi, per il deposito dei documenti.Nel dettaglio, secondo il comma setti-mo, il giudice, nel fis-sare l’udienza, deve ordinare all’autorità che ha emesso il prov-vedimento impugnato di depositare in can-

celleria, dieci giorni prima dell’udien-za fissata, copia del rapporto con gli atti relativi all’accertamento, nonché alla contestazione o notificazione della violazione. Nel primo comma, nel recepire il rito del lavoro, si estendono alla p.a. le norme sulla costituzione in giudizio, con deposito di memoria almeno dieci giorni prima dell’udienza, nelle quali indicare tutte le difese e allegare i do-cumenti difensivi.Il problema è se siamo di fronte a un doppione. Per la Cassazione la risposta è no, considerando che, proprio il dlgs 150/2011 (articolo 7, comma 1), per le cause sui verbali, richiama sì il rito del lavoro, ma solo se «non diversamente disposto» dal medesimo decreto.La sentenza, allora, ritiene che il dlgs 150/2011, al comma settimo, abbia pre-visto una specifica regolamentazione del regime del deposito dei soli atti strettamente collegati all’atto sanzio-natorio. Questo, dunque, con una deroga al rito del lavoro. Quindi, per gli atti stret-tamente relativi al verbale, il termi-ne è quello di dieci giorni dell’articolo 7 comma 7 del dlgs 150/2011 (e non quello, perentorio, dell’articolo 416 del codice di procedura civile). Rimane, però, il quesito e cioè se, a sua volta, il termine di dieci giorni abbia

o meno natura pe-rentoria. Secondo la cassazione il termi-ne non è perentorio e il suo decorso non comporta una deca-

denza: questo sia perché non è pre-visto espressamente il contrario, sia per dare un seguito agli orientamenti consolidati sulla cassazione sulla na-tura del termine, nella specifica ma-teria e nella vigenza della precedente normativa. Secondo la pronuncia in commen-to, quindi, si deve considerare che il processo sui verbali necessita di adattamenti, «specie per quanto riguarda la produzione in giudizio della documentazione della stessa amministrazione»: solo così, infatti, si dà la possibilità al giudice di cono-scere tutto ciò che è stato accertato e valutato dall’amministrazione ai fini della adozione e notifica dell’atto san-zionatorio. Attenzione, però, a non far dire alla sentenza cose che non dice. La pronun-cia riguarda solamente il deposito di documenti strettamente inerenti il verbale (cosa diversa, per esempio, dal-la costituzione in giudizio e dalla for-mulazione di eccezioni non rilevabili d’ufficio). Salvo la norma sul deposito dei documenti strettamente inerenti l’atto impugnato (e le altre deroghe espresse contenute negli articoli 2, 6 e 7 del dlgs 150/2011), per tutto il resto, si applica il rito del lavoro.I principi della sentenza in commento valgono per le cause sui verbali per contravvenzioni amministrative e per le cause sulle ordinanze ingiunzioni nella medesima materia, sia per vio-lazioni del codice della strada sia per altri tipi di illeciti (articoli 6 e 7 del dlgs 150/2011).

RISOLTO UNO DEI NODI DELLE CAUSE DI IMPUGNAZIONE

Verbali multe, l’ufficio ha più tempo per presentare le carte

Antonello Soro, presidente del garante privacy

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26 Giovedì 18 Agosto 2016 GIUSTIZIA E SOCIETÀI dati di via Arenula sul trend del II trimestre 2016. Processi sotto i mille giorni

La giustizia civile sta al passoArretrato in diminuzione e mediazioni in aumento

DI GIOVANNI GALLI

La giustizia civile tie-ne il passo anche nel II trimestre 2016. La durata effettiva dei

procedimenti in tribunale si conferma, infatti, al di sotto dei 1.000 giorni, atte-standosi a 992. Pendenze, arretrato, durata e media-zioni sono, inoltre, nei limiti previsti. Non solo. I procedi-menti pendenti al 30 giugno 2016 restano al di sotto della soglia dei 4 milioni e in calo rispetto al primo trimestre. Lo stesso trend, inoltre, è riscontrabile per le penden-ze in tema di esecuzioni e fallimenti. Questo è quanto emerso dai dati resi noti ieri dal ministero della giustizia in merito ai quali è interve-nuto il ministro Andrea Or-lando sottolineando come la cura per la giustizia civile continui «a produrre effetti positivi migliorando in effi -cienza e performance».

Nel dettaglio, i dati resi noti dal dicastero di via Are-nula (tutti aggiornati al 30

giugno 2016 tramite il da-tawarehouse della giustizia civile, eccezion fatta per il dato dei tribunali per i mi-norenni e dei giudici di pace la cui variazione delle pen-denze è stimata sulla base del trend registrato fi no al 31 dicembre 2015) mostrano come i procedimenti penden-ti al 30 giugno restino sotto i 4 milioni, assestandosi sui 3.886.285. Dati inferiore rispetto ai primi tre mesi dell’anno, così come le pen-denze in tema di esecuzioni e fallimenti che si fermato a

quota 577.498. La stessa tipologia di an-

damento è riscontrabile per l’arretrato dei procedimenti oltre i tre anni presso i tri-bunali, ovvero la cosiddetta giacenza patologica (a ri-schio condanna per la legge Pinto), in calo rispetto al primo trimestre e stabile a quota 447.375.

A diminuire ancora è, poi, anche il dato sulla durata effettiva dei procedimenti in tribunale. I numeri ela-borati dal dicastero mostra-no, infatti, che la durata

è di 992 giorni. Continua, inoltre a migliorare l’indi-ce complessivo di durata di tutti gli affari di tribuna-le: 390 giorni nei primi sei mesi di quest’anno, rispetto ai 427 del 2015 e ai 487 del 2014. In aumento, infi ne, il dato sulle mediazioni civili e commerciali, che nel 2015 ha sfi orato le 200 mila iscrizio-ni e che nel primo trimestre 2016 supera già le 52 mila unità.

Uffi ci. Sempre per quanto attiene il comparto giusti-zia, sarà pubblicato oggi in

Gazzetta Uffi ciale il decreto ministeriale per le prime mille assunzioni di perso-nale amministrativo negli uffi ci giudiziari. Il ministero della giustizia ha appostato risorse che consentiranno di assumere complessivamente nelle cancellerie 4.000 per-sone, in parte tramite un nuovo concorso e in parte assorbite da graduatorie di concorsi in altri rami dell’amministrazione. Con il decreto si avvia la prima tranche di assunzioni.

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CASSAZIONE/1

Auto all’amico? C’è il diritto al risarcimento

DI FRANCESCO BARRESI

Se affi diamo l’automobile a un amico ma commette un incidente il diritto al risar-cimento è mantenuto. Lo ha stabilito la Cassazione, nella sentenza 14699/2016, la quale ha accolto il ricorso di una donna che aveva portato in giudizio un ragazzo, in possesso del solo foglio rosa, a cui ave-va affi dato l’auto per verifi care uno stra-no rumore. La vicenda risale al novembre 2003: durante la guida il giovane perse il controllo dell’auto e andò a sbattere con-tro un muro e un lampione. L’auto riportò gravissimi danni così come la donna che ac-cusò diverse ferite e si rivolse, per ottene-re un risarcimento dal guidatore incauto, al tribunale di Milano che però respinse la richiesta nell’ottobre 2013.

I giudici ritennero che la donna avesse rivestito i panni di «un’assistente in una simulazione di guida», quindi la respon-sabilità era la sua. Nel settembre 2012 la Corte d’appello milanese confermò la sen-tenza, quindi tutto passò ai giudici di piazza Cavour che accolsero il ricorso perché «il ruolo, inesistente, di assistente alla guida, desunta in maniera “creativa”, è una fi gu-ra assolutamente nuova», oltre al fatto che «la cooperazione colposa, con la causazione del sinistro, non può essere identifi cata nel salire su un’auto, condotta da una persona che il trasportato sa non essere in grado di fornire una guida adeguata», con l’accet-tazione che «la guida del veicolo sia effet-tuata da un soggetto a ciò non idoneo non può intendersi come valida rinuncia a ogni risarcimento dei danni».

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CASSAZIONE/2

Spacciarsi per un poliziotto costituisce reato

DI FRANCESCO BARRESI

Spacciarsi per un poliziotto è un reato. Lo afferma la V sezione penale della Corte di cassazione, nella sentenza 34894/2016, che ha esaminato il ricorso di un uomo, Luca L., condannato nel 2015 a 10 mesi e 20 giorni di carcere dalla Corte d’appello di Bolza-no per aver utilizzato un falso distintivo della polizia spacciandosi per agente così da intimare a Maria S., una cittadina stra-niera, di spostare l’automobile altrimenti avrebbe annotato la targa e rimosso l’au-tomobile. La donna, accortasi dell’inganno e dell’improbabile distintivo, «per il com-portamento tenuto dal falso poliziotto che non si era qualifi cato correttamente, non comunicando nome, cognome e grado, come richiestogli e, poi, per la custodia apparsa troppo consumata per essere vera agli oc-chi della malcapitata», si era recata dalla polizia (quella vera) per sporgere querela. L’uomo ha presentato ricorso in Cassazio-ne spiegando il suo atteggiamento come un «falso innocuo», perché appunto la donna si accorse subito della simulazione, quindi non avrebbe subìto alcun danno in merito. Ma i giudici hanno sentenziato come il ricorso sia «inammissibile, generico e comunque ma-nifestamente infondato», perché l’articolo 497-ter del codice penale punisce «chiunque illecitamente detiene segni distintivi, con-trassegni o documenti di identifi cazione in uso ai corpi di polizia, ovvero oggetti o docu-menti che ne simulano la funzione». E oltre al rigetto, infi ne, il falso agente dovrà paga-re 1.000 euro per le spese processuali.

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Valido il secondo appello, «velina» perfetta del primo, se depositato in tempo. Lo hanno stabilito le sezioni unite della Corte di cassazione, nella sentenza 16598/2016 del 5 agosto, che hanno esaminato un caso che includeva una «delicatezza di questioni di particolare importan-za». Il titolare di una ditta, Massimo S., propose ricorso contro una donna, Teresa G., su una sentenza del 2009 della Corte, per un contratto di appalto per la ristrut-turazione di un immobile romano. La somma richiesta era di circa 25 milioni di lire, poi ridotta a 648 euro. Ma il problema in oggetto non era tanto la controversia ma l’accoglimento, in primo grado, di due appelli riuniti. La donna aveva impugnato la sentenza di primo grado il 12 novembre 2004 con un primo atto di appello, ma non aveva provveduto alla sua iscrizione a ruolo che invece venne eseguito dall’uomo, il 4 dicembre, per ot-tenere la declaratoria di improcedibilità. Teresa G. però il 26 novembre aveva provveduto a un secondo atto di appello, identico al primo, con iscrizione a ruolo, «con una velina, senza depositare mai l’originale dell’atto di citazione». Massimo S. chiedeva pertanto l’improcedi-bilità del primo appello e l’inammissibilità del secondo. Le sezioni unite però hanno spiegato che «il motivo è privo di fondamento», enunciando il principio di diritto secondo cui «nel rito ordinario, la notifi ca della cita-zione in appello, non seguita da iscrizione della causa a ruolo gestita da un’iscrizione tardiva e, dunque, deter-minativa dell’improcedibilità dell’appello da essa intro-dotto», spiegano gli ermellini, «non consuma il potere di impugnazione, perché l’articolo 358 c.p.c. intende riferirsi, nel sancire la consumazione del diritto di im-pugnazione, all’esistenza (al tempo della proposizione della secondo appello) della già avvenuta declaratoria della improcedibilità della seconda impugnazione». A questo principio di diritto i giudici di piazza Cavour ag-giungono che «quando tale declaratoria non sia ancora intervenuta, è consentita la proposizione di un nuovo appello, di contenuto identico o diverso, in sostituzione

del precedente viziato», la cui tempestività deve essere valutata secondo l’articolo 325 c.p.c.

Francesco Barresi© Riproduzione riservata

Valido il secondo appello velina perfetta del primo

giugno 2016 tramite il da- quota 577 498 è di 992 giorni Continua Gazzetta Ufficiale il decreto

Numero di procedimenti civili pendenti a fi ne periodo

La sentenza sul sito www.italiaog-gi.it/documenti

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27Giovedì 18 Agosto 2016Giovedì 1I M P O S T E E TA S S EDecreto in G.U. riscrive i criteri per i premi di risultato dell’Agenzia delle entrate

Controllori fiscali con pagellaQuattro fasce di merito per valutare le performance

DI MATTEO BARBERO

Cambiano i criteri per l’attribuzione delle «pagelle» ai control-lori fiscali. A definire

i nuovi parametri è un dpcm pubblicato sulla Gazzetta Uffi-ciale di ieri, che impone di sud-dividere il personale del Mef e delle agenzie fiscali in quattro fasce di merito e di escludere i lavoratori collocati in quella più bassa dalla attribuzione dei premi di produttività. Il prov-vedimento si collega al cosid-detto decreto «Brunetta» (dlgs 150/2009), che aveva tentato di rivoluzionare le modalità di va-lutazione delle performance dei pubblici dipendenti mediante il loro inquadramento in tre fasce di merito: in ogni ammi-nistrazione, la metà dei bonus avrebbe dovuto essere riserva-ta ai dipendenti eccellenti, pari al massimo al 25% del totale, l’altra metà sarebbe dovuta fi-nire nelle tasche di quelli (non più del 50%) collocati nella fascia intermedia, mentre il rimanente quarto del persona-le, collocato nell’ultima fascia, avrebbe dovuto restare a secco. Questa tripartizione, però, è fi-nora rimasta sulla carta, anche a causa del prolungato blocco dei contratti collettivi che si ap-plicano ai travet, che ha conge-lato anche le risorse destinate al trattamento accessorio e in-centivante, costringendo le p.a. a non incrementarle rispetto alla consistenza del 2010 e ob-bligandole a ridurle a fronte di cessazioni del personale in ser-vizio. La riapertura delle pro-cedure contrattuali (imposta dalla Corte costituzionale, che ha giudicato illegittima l’ulte-riore reiterazione del blocco) dovrebbe, nelle intenzioni del governo, procedere in parallelo al rilancio del totem della me-ritocrazia nella ripartizione delle risorse variabili, nel qua-dro della complessiva riforma prevista dalla legge «Madia» (124/2015). Il dpcm pubblicato ieri si muove in questa direzio-ne e prevede un’applicazione selettiva e rimodulata del dlgs 150 al personale del ministero dell’economia e delle finanze, dell’Agenzia delle dogane e dei monopoli e dell’Agenzia delle entrate. Rispetto alla questio-ne dei premi, esso prevede (non tre ma) quattro fasce di merito, alta, medio-alta, media e bassa, con l’ultima che «non dà luogo all’attribuzione di alcun trat-tamento economico accessorio collegato alla performance». Tale articolazione si applica in modo diretto al Mef, mentre le agenzie mantengono la struttu-ra delle fasce di merito previste nei propri sistemi di misurazio-ne e valutazione adeguandole ai nuovi principi. Nelle fasce di merito alta e medio-alta non potrà essere collocato più del 70% dei dipendenti, mentre il restante 30% dovrà finire nelle

fasce media e bassa. Tali per-centuali potranno essere riviste dalla contrattazione collettiva integrativa, ma solo all’interno di una forchetta di variazione massima di 10 punti percen-tuali. Pertanto, nella fasce alte si potrà arrivare all’80%, riducendo al 20% la quota di lavoratori penalizzati. Il dpcm disciplina anche le procedure di valutazione, che partono dagli atti di indirizzo del titolare pro tempore di via XX Settembre, ma che sono svolte a livello ope-rativo dall’Organismo interno di valutazione (Oiv). Il piano delle performance dovrà es-sere predisposto (dal ministro con il supporto dell’Oiv) entro il 31 gennaio di ogni anno, in coerenza con i documenti di programmazione finanziaria e di bilancio e tenuto conto delle risultanze del controllo di gestione.

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In tema tributario la responsabilità del socio accomandatario di una Sas è illimitata e soli-dale, con beneficio, tuttavia, della preventiva escussione del patrimonio sociale; ne deriva che, in caso di mancata dimostrazione del-la escussione preventiva nei confronti della società (sia pure fallita) il ricorso del socio accomandatario deve essere accolto. Questo significa, in pratica, che per le obbligazioni sociali risponde, in via primaria, la società col suo patrimonio e, in via sussidiaria ed eventuale, i singoli soci illimitatamente e so-lidalmente con il loro patrimonio personale. È quanto si legge nella sentenza n. 6454/16 emessa dalla sezione venticinquesima del-la Commissione tributaria provinciale di Milano, depositata in segreteria lo scorso 22 luglio. Il ricorso è stato proposto dal con-tribuente avverso un avviso di fermo di un motociclo relativo a un ruolo conseguente un accertamento dei redditi 2012 disposto dal concessionario della riscossione di Milano a fronte di maggiori imposte dovute dalla so-cietà in accomandita semplice. Nel ricorso presentato, il contribuente riferiva di aver ceduto le quote della società nel 2013, con conseguente estraneità alle dichiarazioni

fiscali relative all’anno 2012; comunque, il contribuente si doleva della mancata escus-sione preventiva del patrimonio sociale, la quale comportava l’illegittimità dell’azione esecutiva intrapresa. I giudici provinciali del collegio di Milano hanno accolto il ricorso del socio accomandatario, ritenendo fondata la mancata preventiva escussione del patrimo-nio della società in accomandita semplice, sia pure fallita. «Infatti», precisano i giudici me-neghini, «il beneficium excussionis concesso ai soci illimitatamente responsabili di una società di persone, potrà essere azionata dal creditore sociale solo dopo aver agito infrut-tuosamente sui beni della società». Il collegio provinciale aggiunge che, nel caso specifico, non risulta dimostrata l’accertata incapienza del patrimonio sociale; una presunta inca-pienza che, a parere dell’ufficio finanziario era riscontrabile nell’intervenuto fallimento della società di persone. Accogliendo il ricor-so, la Commissione ha, comunque, disposto la compensazione delle spese di lite. Dunque, la previa escussione del patrimonio sociale è condizione per l’esercizio dell’azione nei confronti del socio.

Benito Fuoco e di Nicola Fuoco

STRADA OBBLIGATA NEL CASO DI FALLIMENTO

Società di persone, escussione forte

Irrilevanza del giudicato penale nel pro-cesso tributario anche nel caso in cui la fattispecie giuridica trattata sia la medesi-ma. Questa è la conclusione a cui giunge la Commissione tributaria regionale del Lazio (sentenza 3970 del 20 giugno 2016) richia-mando il principio di autonomia esistente tra i due procedimenti. Nella sentenza la Ctr ha di fatto valutato le implicazioni nel processo tributario degli effetti derivanti da una sentenza penale defi nitiva (cosid-detto giudicato penale) e dall’utilizzo del materiale probatorio acquisito nel proce-dimento penale.

La sentenza n. 3970/16L’art. 20 del dlgs 74 del 2000 statuisce

che: «Il procedimento amministrativo di accertamento e il processo tributario non possono essere sospesi per la pendenza del procedimento penale avente ad oggetto i medesimi fatti o fatti dal cui accertamento comunque dipende la relativa defi nizione». La normativa sui reati tributari prevede il principio del «doppio binario», con il pieno riconoscimento dell’indipendenza e dell’au-tonomia tra i due processi.

Il suddetto tema, nel corso degli anni, è stato affrontato più volte sia dalla Cor-te di cassazione sia dai giudici di merito che ammettono, entro determinati limiti, l’utilizzo delle prove raccolte in uno dei due procedimenti. La Ctr, allineandosi a tale posizione, statuisce che: «La sentenza penale di assoluzione non ha effi cacia di giudicato, ai sensi dell’art. 654 c.p.p., nel processo tributario in cui si controverte in ordine all’accertamento degli stessi fatti materiali che furono oggetto del giudizio penale, giacché in questo sono poste limita-zioni alla prova della posizione soggettiva controversa. Gli accertamenti svolti dal giudice penale, tuttavia, devono essere pre-si in considerazione dal giudice tributario e devono essere valutati unitamente agli

elementi che sono acquisiti agli atti».Nel processo tributario, quindi, la senten-

za penale irrevocabile di assoluzione o di condanna, costituisce un semplice indizio e non ha alcun valore probatorio. L’imputato assolto in sede penale, anche con formula piena, per non aver commesso il fatto o per-ché il fatto non sussiste, può in ogni caso essere ritenuto responsabile fi scalmente sulla base di prove valide per il giudizio fi scale ma insuffi cienti ad accertare una responsabilità penale.

A differenza di quanto accade nel giudi-zio tributario avente carattere documenta-le, nel processo penale, fondato sui principi dell’oralità, il giuramento e la prova testi-moniale sono i mezzi istruttori necessari per formare il convincimento del giudice penale che deve assolvere l’imputato per mancanza di prove certe e condannarlo soltanto se colpevole al di là di ogni ragio-nevole dubbio.

Valutazioni operativeAncora una volta si ribadisce quindi che

il perimetro di azione del procedimento tri-butario è differente da quello penale; basti pensare che ad esempio le presunzioni le-gali (ossia le ipotesi in cui per via logica e deduttiva si risale da un fatto noto ad uno ignoto) escluse dal processo penale, sono ampiamente utilizzate nel giudizio tribu-tario. Il giudice tributario non può quindi limitarsi a richiamare la sentenza di asso-luzione o di condanna, presente in atti, ma è tenuto a svolgere una disamina giuridica oltre che economica dei rilievi fi scali. Lo stesso deve indicare l’iter motivazionale del proprio ragionamento che si basa su una valutazione autonoma del materiale probatorio del processo penale e sul loro confronto con gli elementi acquisiti nel cor-so del procedimento tributario.

Giuseppe D’Amicoe Maria Teresa Carabelli

IRRILEVANZA CON IL PENALE ANCHE SE FATTISPECIE UGUALE

Sentenze tributarie, doppio binario«Il 13 settembre, in oc-casione dell’incontro sulla proposta di poli-tica economica dei mo-derati italiani annuncia-to da Angelino Alfano, presenteremo un piano organico di sostegno alla natalità e alle fami-glie che andrà avviato con la prossima legge di stabilità». Lo annuncia il ministro per gli affari regionali, con delega alla famiglia, Enrico Costa. «Occorrono misure stabi-li e organiche per garan-tire certezze alle giovani coppie», afferma Costa, «occorre un fi sco che ri-conosca la famiglia non come un soggetto neutro, ma come il vero motore della crescita. Solo un patto con le famiglie po-trà far ripartire il paese, perché ogni euro lascia-to in tasca a chi genera il futuro ritorna allo stato con gli interessi in forma di crescita e sviluppo. I dati sulla natalità», ag-giunge, «sono drammati-ci: 488 mila nati nel 2015, quando negli anni 60 su-peravano il milione. E la prospettiva non è rosea: Eurostat ci dice che, se considerassimo solamen-te la dinamica naturale, nel 2080 saremmo appe-na 39 milioni di abitan-ti, oltretutto con un’età media elevatissima».

Un fi sco per famiglie

Il dpcm sul sito www.italiaoggi.it/documenti

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29Giovedì 18 Agosto 2016Giovedì 1I M P O S T E E TA S S ECORTE DI GIUSTIZIA UE/6 Le più importanti sentenze 2015-2016 in materia di Iva

Merci fantasma. E l’Iva pureNiente riscossione se il bene non è mai stato importato

DI FRANCO RICCA

Le violazioni degli obbli-ghi sui regimi doganali sospensivi, quali il tran-sito e il deposito custo-

dito, non legittimano la riscos-sione dell’Iva se risulta che le merci sono state inviate fuori dell’Ue senza essere mai state importate nell’Unione, non re-alizzandosi in tal caso i presup-posti per il pagamento dell’im-posta. È quanto ha chiarito la Corte di giustizia nella sentenza 2 giugno 2016. Le altre due pro-nunce commentate in quest’ul-tima rassegna riguardano la non imponibilità delle fornitu-re alle navi commerciali adibite alla navigazione in alto mare e il trattamento dei biglietti aerei non utilizzati dall’acquirente e non rimborsati dal vettore.

Effetti delle violazioni doganali. Nella sentenza 2/6/2016, cause riunite C-226/14 e C-228/14, la Corte ha statui-to che le irregolarità nell’ap-plicazione dei regimi doganali sospensivi non fanno sorgere il debito dell’Iva se le merci risultano comunque esportate al di fuori dell’Ue senza essere mai state importate nel territo-rio dell’Unione. In questo caso, dunque, ragioni sostanziali, collegate alla natura dell’Iva, impongono di sganciare la re-lativa obbligazione da quella doganale. Il procedimento, promosso dai giudici tedeschi nell’ambito di una controversia tra l’amministrazione e alcuni operatori che avevano violato gli obblighi contabili stabiliti per i regimi di deposito doga-nale e di transito esterno, mi-rava a chiarire la portata delle disposizioni dell’art. 204 del codice doganale, secondo cui l’obbligazione doganale all’im-portazione sorge, tra l’altro, in seguito all’inadempienza di uno degli obblighi che derivano, per merce soggetta a dazi all’impor-tazione, dalla sua permanenza in custodia temporanea oppu-re dall’utilizzazione del regime doganale cui è stata vincolata, oppure all’inosservanza di una delle condizioni stabilite per il vincolo di una merce a detto re-gime. L’amministrazione, a se-guito dell’accertamento di ina-dempienze in merito ai predetti obblighi, aveva richiesto agli operatori anche il pagamento dell’Iva all’importazione, ma questa pretesa era stata conte-stata dagli interessati, i quali sostenevano che, indipendente-mente dall’insorgenza dell’ob-bligazione doganale, le condizio-ni necessarie per la riscossione dell’Iva all’importazione non si erano mai realizzate in quanto le merci erano state rispedite fuori dell’Ue senza essere mai state introdotte nel circuito economico dell’Ue. La Corte ha dato ragione agli operatori, sta-tuendo che la direttiva Iva deve interpretarsi nel senso che l’im-posta su merci riesportate come

merci non comunitarie non è dovuta allorché dette merci sono state svincolate dai regimi doganali sospensivi soltanto in dipendenza della riesportazio-ne, anche se l’obbligazione doga-nale è sorta per effetto dell’art. 204 del codice doganale, ossia a seguito dell’inosservanza degli obblighi di vigilanza. In man-canza dell’importazione delle merci, infatti, l’Iva non si rende esigibile.

Forniture alle navi. Con la sentenza 3/9/2015, causa C-526/13, la Corte ha aperto all’estensione del trattamento di non imponibilità delle opera-zioni del settore aero-navale. In particolare, la sentenza stabili-sce che il regime di non imponi-bilità previsto per le cessioni di beni destinati alle navi commer-ciali adibite alla navigazione in alto mare, in via di principio applicabile solo alle forniture effettuate direttamente nei confronti dell’armatore, può essere riconosciuto anche alle cessioni effettuate nei confronti dell’intermediario, qualora que-sti non ottenga la disponibilità dei beni, che vengono collocati a bordo direttamente dal primo fornitore. Oggetto di interpre-tazione è l’art. 148, lettera a), della direttiva Iva, che prevede il trattamento di esenzione con diritto a detrazione (nell’ordi-namento italiano, «non impo-nibilità») delle cessioni di beni destinati al rifornimento e al vettovagliamento delle navi adibite alla navigazione in alto mare. La questione era stata sollevata dai giudici lituani in relazione al caso di una società che aveva rifornito di carburan-te alcune navi, con termini di consegna «franco a bordo», ef-fettuando però la vendita non nei confronti degli armatori, ma di intermediari. La società aveva emesso le fatture senza addebito dell’Iva, ma l’ammini-strazione, in sede di controllo, aveva ritenuto irregolare la fat-turazione perché il carburante era stato venduto a interme-diari operanti in nome proprio, sicché erano questi ultimi ad avere rivenduto il carburante agli armatori, con la conseguen-za che la prima cessione, dalla

società agli intermediari, non poteva fruire del regime di non imponibilità.

Nella sentenza, la Corte ri-corda anzitutto di avere effet-tivamente dichiarato che, così come l’esenzione prevista per le esportazioni si applica esclusi-vamente alle cessioni fi nali di beni esportati dal venditore o per suo conto, anche l’esenzio-ne prevista dalla disposizione in esame non può essere estesa alle cessioni effettuate in uno stadio commerciale anteriore. Una simile estensione, richie-dendo l’organizzazione di siste-mi di controllo e di sorveglianza per assicurare che i beni rag-giungano la loro destinazione, contrasterebbe con la corretta e semplice applicazione delle esenzioni. La Corte ribadisce quindi questo principio anche in relazione alle vendite effet-tuate nei confronti di un inter-mediario, il quale, acquistando i prodotti in proprio nome e per conto altrui, opera come un commissionario: tali vendi-te vanno infatti tenute distinte dalle successive vendite poste in essere dal commissionario nei confronti dell’armatore. Secondo la direttiva, infatti, il trasferimento di un bene effet-tuato in virtù di un contratto di commissione per l’acquisto o per la vendita deve essere con-siderato una cessione di beni.

Nella fattispecie, però, risul-ta che il fornitore caricava il carburante direttamente nei serbatoi delle navi, inviando solo successivamente la fattu-ra all’intermediario, poiché solo dopo il carico era possibile sta-bilire la quantità di carburante fornito. In queste circostanze, dice la Corte, non si può esclu-dere che il trasferimento della proprietà del carburante all’in-termediario si realizzi soltanto in seguito al caricamento; se così fosse, tale cessione si sa-rebbe realizzata in coinciden-za con la vendita dall’interme-diario all’armatore, sicché in nessun momento l’interme-diario avrebbe avuto il potere di disporre del bene. In questa prospettiva, in sostanza, i for-nitori avrebbero ceduto il car-burante non all’intermediario,

ma direttamente all’armatore, per cui, in queste circostanze, l’esenzione può essere applicata anche all’operazione «a monte», qualora il trasferimento della proprietà dei beni all’interme-diario, nelle forme previste dal diritto nazionale applicabile, sia intervenuto al più presto in concomitanza del momento in cui gli armatori delle navi sono stati autorizzati a disporre di tali beni, di fatto, come se ne fossero i proprietari.

Biglietti aerei non utiliz-zati dagli acquirenti. Nella sentenza 23/12/2015, cause riunite C-250/14 e C-289/14, la Corte ha chiarito che l’Iva sui biglietti di viaggio venduti re-sta dovuta anche se il viaggia-tore non li utilizza e non ottiene il rimborso. Secondo la Corte, in questo caso la contropresta-zione del pagamento del prez-zo del biglietto è costituita dal diritto del passeggero di fruire delle prestazioni convenute a termini di contratto: l’operazio-ne, pertanto, si è concretizzata nel momento in cui il vettore ha messo il cliente in condizione di avvalersi della prestazione, anche se questa poi non sia avvenuta per ragioni imputa-bili al viaggiatore. La senten-za osserva in primo luogo che, in base alla direttiva, «una prestazione di servizi, quale il trasporto aereo di passeggeri, è soggetta all’Iva allorché, da un lato, la somma versata da un passeggero ad una com-pagnia aerea, nell’ambito del rapporto giuridico perfeziona-to con il contratto di trasporto, è direttamente connessa ad un servizio individuabile di cui essa costituisce il compenso e, dall’altro, nel momento in cui detto servizio è effettuato». La Corte ricorda poi di avere chia-rito che «i servizi la cui forni-tura corrisponde all’esecuzione degli obblighi derivanti da un contratto di trasporto aereo di persone sono la registrazione, l’imbarco dei passeggeri e l’ac-coglienza degli stessi a bordo dell’aereo nel luogo di decollo stabilito nel contratto di tra-sporto medesimo, la partenza dell’aereo all’ora prevista, il tra-sporto dei passeggeri e dei loro

bagagli dal luogo di partenza a quello di arrivo, la gestione dei passeggeri durante il volo e, infi ne, il loro sbarco, in condi-zioni di sicurezza, nel luogo di atterraggio e all’ora convenuti nel contratto».

Questi servizi, ovviamente, si concretizzano solo se il pas-seggero si presenta alla data e al luogo dell’imbarco; pertan-to, «la controprestazione del prezzo versato al momento dell’acquisto del biglietto è co-stituita dal diritto che ne deriva per il passeggero di usufruire dell’esecuzione delle obbliga-zioni risultanti dal contratto di trasporto, indipendentemente dal fatto che il passeggero si avvalga di tale diritto, giacché la compagnia aerea realizza la prestazione nel momento in cui pone il passeggero in condizio-ne di usufruire delle prestazio-ni medesime».

La sentenza esclude poi che il prezzo pagato dal passeggero che non si presenta all’imbarco e trattenuto dal vettore rappre-senti un indennizzo contrattua-le diretto a risarcire il danno, come tale non soggetto all’Iva.

Una simile tesi, sostenuta dalla compagnia aerea, va ri-gettata anzitutto perché alte-rerebbe la natura della somma versata dal passeggero in cor-rispettivo del biglietto, contra-stando anche con l’obiettività della nozione di prestazione di servizi. In secondo luogo, una modifi ca della natura del prez-zo pagato dal passeggero com-porterebbe una divergenza tra l’ammontare del danno fatto valere dalla compagnia aerea e l’importo versato al momen-to dell’acquisto del biglietto: infatti, qualora il passeggero si presenti all’imbarco, l’importo della prestazione corrisponde al prezzo del biglietto depura-to dell’Iva, mentre l’ammontare del presunto indennizzo, ove il passeggero non fruisca del trasporto, corrisponderebbe al prezzo lordo, sicché sarebbe paradossalmente superiore al prezzo del biglietto.

La Corte esclude, ancora, che la fattispecie possa essere re-golata sulla base della propria giurisprudenza in materia di caparra, sia perché il prezzo pa-gato dal passeggero corrisponde alla totalità del prezzo dovuto, sia perché, dal momento in cui il passeggero ha versato il prez-zo del biglietto e la compagnia aerea conferma la prenotazione del posto, la vendita è conclusa e definitiva. L’insostenibilità della natura indennitaria, infi -ne, discende anche dalla circo-stanza che le compagnie aeree si riservano il diritto di riven-dere il servizio non utilizzato ad un altro passeggero, senza essere tenute a rimborsarne il prezzo al passeggero iniziale.

Sesta puntata Le precedenti sono state

pubblicate il 9, 10, 11, 13 e 17 agosto

merci non comunitarie non è società agli intermediari non ma direttamente all’armatore

Merceallo stato

estero

Le violazioni alle disposizioni sui regimi doganali sospen-sivi non fanno sorgere il debito d’Iva se le merci sono rispedite al di fuori dell’Ue senza essere mai state impor-tate (sentenza 2/6/2016, C-226/14 e C-228/14)

Fornituredestinatealle navi

Le vendite di carburante destinato alle navi commerciali possono fruire del regime di non imponibilità anche se concluse attraverso un intermediario, qualora risulti che la disponibilità dei beni sia passata direttamente dal primo fornitore all’armatore (sentenza 3/9/2015, C-526/13)

Bigliettidi viaggio

non rimborsati

L’Iva sul prezzo dei biglietti aerei venduti dal vettore resta dovuta anche se il viaggiatore non si presenta all’imbarco e non ha diritto al rimborso (sentenza 23/12/2015, C-250/14 e C-289/14)

Le violazioni alle disposizioni sui regimi doganali sospen

I principi

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30 Giovedì 18 Agosto 2016 DIRITTO E IMPRESAUn decreto Mise (in Gazzetta) riscrive gli incentivi. Basta fondi a opere murarie e afi tto locali

Artigianato 2.0, stretta agli aiutiGiù la spesa massima fi nanziabile da 1,4 mln a 800 mila €

DI BRUNO PAGAMICI

Giro di vite sulle age-volazioni per le spese di ricerca e sviluppo riservate all’artigia-

nato digitale. Con il decreto 21 giugno 2016 pubblicato dal ministero dello sviluppo economico sul proprio sito il 16 agosto 2016, sono state introdotti notevoli tagli alle agevolazioni che il precedente decreto del 17 febbraio 2015 (in Gazzetta Ufficiale n. 82 del 9/4/2015) aveva riservato agli operatori impegnati nel-la ricerca si soluzioni digitali da applicare alla produzione, anche su piccola scala. L’obiet-tivo del Mise (il cui provvedi-mento del 21 giugno è in corso di pubblicazione in G.U.) è di agevolare le aggregazioni di imprese riunitesi allo scopo di promuovere attività innovati-ve nell’ambito dell’artigianato digitale e della manifattura sostenibile attraverso forme aggregative (reti, ati ecc.).

Tra la principali novità del nuovo decreto Mise, l’ab-bassamento da 1.400.000 a 800.000 del tetto massimo di spesa fi nanziabile e l’esclusio-ne di alcune voci di spesa da novero dei costi ammessi alle agevolazioni (come gli oneri fi nanziari, le opere murarie, i canoni di affi tto dei locali). Per contro, tuttavia, il Mise ha migliorato alcune disposi-zioni rispetto al decreto del 17 febbraio 2015, come la restitu-zione da parte del benefi ciario del 50% della sovvenzione ot-tenuta (precedentemente era dell’85%), la «trasformazione» del 20% della stessa sovven-zione in contributo in conto impianti e/o gestione e la diminuzione del numero mi-

nimo di imprese partecipanti all’aggregazione (da 15 a 5).

Resta fermo quanto previ-sto per i programmi di inve-stimento comune (di rete, ati ecc.), che dovranno tendere:

- allo sviluppo di attività innovative al fi ne di operare su manifattura sostenibile e artigianato digitale;

- alla promozione, ricerca e sviluppo di software e har-dware;

- all’ideazione di modelli di attività di vendita non con-venzionali e forme di colla-borazione tra tali realtà pro-duttive.

ARTIGIANATO DIGITA-LE. Gli artigiani digitali sono operatori impegnati nella re-alizzazione di tipo ingegneri-stico, come apparecchiature elettroniche, realizzazioni robotiche, dispositivi per la stampa 3D, apparecchiature a controllo numerico ma an-

che attività più convenzionali, come la lavorazione dei me-talli, del legno e l’artigianato tradizionale. In genere queste offi cine forniscono agli utenti servizi personalizzati per la produzione di qualsiasi tipo di oggetto, reale o virtuale, secondo i principi che rego-lano il crescente fenomeno dell’artigianato digitale. Da più parti si ritiene che que-ste realtà siano alla base di nuovi processi di innovazio-ne tecnologica e produttiva, emergenti dal basso e in gra-do di svilupparsi su piccola scala. La riutilizzazione dei risultati, grazie all’adozione di licenze libere, potrebbe per-mettere di innescare impor-tanti effetti virtuosi, in cui co-munità crescenti di artigiani sperimentano nuovi approcci alla produzione basati su tec-nologie a basso costo, anche su piccolissima scala o per un unico esemplare.

PROGRAMMI DI INVE-STIMENTO. Possono accede-re alle agevolazioni le imprese formalmente riunite (imprese artigiane ovvero microimpre-se in misura almeno pari al 50% dei partecipanti), in nu-mero almeno pari a cinque, in associazione temporanea di imprese (ati), in raggruppa-mento temporaneo di imprese (rti) ovvero in rete di imprese che abbiano stipulato, anche tramite scrittura privata, un accordo di collaborazione.

I programmi di investi-mento devono essere fina-lizzati alla creazione o allo sviluppo di:

- centri per l’artigianato digitale, in cui si svolgano at-tività di r&s fi nalizzate alla creazione di nuovi software e hardware a codice sorgente aperto per lo sviluppo di tec-nologie di fabbricazione digi-tale e di modalità commerciali non convenzionali;

- incubatori per lo sviluppo innovativo di realtà impren-ditoriali operanti nell’ambito dell’artigianato digitale;

- centri fi nalizzati all’ero-gazione di servizi di fabbri-cazione digitale come la mo-dellizzazione e la stampa 3D, la prototipazione elettronica avanzata ecc., nonché allo svolgimento di attività di r&s centrate sulla fabbricazione digitale. I programmi devono prevedere spese ammissibili a euro 100.000 e non supe-riori a euro 800.000 nonché una consistenza del fondo patrimoniale almeno pari al 30% dell’importo di spesa del programma proposto. Le spe-se ammissibili comprendono beni strumentali nuovi di fabbrica, hardware e softwa-re funzionali al programma, personale dipendente del be-nefi ciario, consulenze tecnico-specialistiche, materiali di consumo.

AGEVOLAZIONI. Le agevolazioni, concesse in de minimis, consistono in una sovvenzione parzialmente rimborsabile (fi nanziamento a tasso zero da rimborsare in quota parte) pari al 70% del-le spese ammissibili, che deve essere restituita dal benefi cia-rio in misura pari al 50% delle spese ammissibili. La parte della sovvenzione non rim-borsabile, pari al 20% delle spese ammissibili, è concessa a titolo di contributo in conto impianti e/o conto gestione. La parte della sovvenzione da restituire è rimborsata, senza interessi, in cinque anni. Il be-nefi ciario deve garantire con risorse proprie la quota non coperta dall’agevolazione.

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Arrivano altri 400 mln di euro per l’agricoltura. Il ministero delle politi-che agricole nei giorni scorsi ha reso noto che nel corso dell’ultima riunione del Comitato interministeriale per la programmazione economica (Cipe), presso la presidenza del consiglio, sono stati assegnati al dicastero guidato da Maurizio Martina 400 milioni di euro per fi nanziare nuovi contratti di fi liera e di distretto; i fondi serviran-no anche per interventi nel campo delle infrastrutture irrigue, per sostenere il piano Agricoltura 2.0 e per le multifunzionalità della foresta e l’uso sostenibile delle risorse rinnovabili nelle aree rurali. In particolare, il Mipaaf ha rimarcato che aver destinato «un’apposita copertu-ra fi nanziaria per i contratti di fi liera e di distretto, in aggiunta ai 200 milioni già assegnati dal Cipe, è fi nalizzato alla promozione della competi-tività delle piccole e medie

imprese, il settore agricolo e il settore della pesca e dell’acquacoltura». Per quanto riguarda, invece, gli interventi nel campo delle infrastrutture irrigue, queste si inquadrano «nell’ambito di una strategia rivolta alla riduzione e al contenimento dei processi di de-sertifi cazione e salvaguardia degli ecosistemi, adeguamento ai cambia-menti climatici nelle zone agricole a

rischio esondazione, di mi-glioramento della quali-tà e quantità dei corpi idrici superficiali e sotterranei». L’obiet-tivo, spiega il Mipa-af in una nota, «è tutelare l’ambiente e promuovere l’uso

efficiente delle risorse».

Dal Cipe altri 400 mln di europer fi liere agricole e irrigazioni

Scatta la corsa agli incentivi della Tremonti ambientale, il sistema di de-tassazione degli investimenti ambien-tali realizzati dalle piccole e medie im-prese, istituito con l’articolo 6, commi da 13 a 19, della legge 388/2000. Dal 1° settembre, le comunicazio-ni per l’agevolazione non dovranno essere più inviate su carta tramite posta elettronica certifi cata (si veda ItaliaOggi del 10/08/2016), ma solo compilando un formulario a tendine presente sul sito del ministero dello Sviluppo economico, al link https://agevolazioniambientali388.incenti-vialleimprese.gov.it. Nella schermata (immagine a lato), le imprese saranno tenute alla compilazione di ciascun campo; in più, dovranno sottoscrivere mediante fi rma digitale la documen-tazione generata automaticamente dal sistema informatico, nonché al relativo upload per la successiva pro-tocollazione e archiviazione digitale. L’agevolazione, va ricordato, poggia su quattro pilastri:

1) la quota di reddito delle Pmi destinata a investimenti ambientali non concorre a formare il reddito im-ponibile ai fi ni delle imposte sui red-diti (comma 13 dell’art. 6 della legge 388/2000);

2) per investimento ambientale si intende il costo di acquisto delle im-mobilizzazioni materiali di cui all’art. 2424, primo comma, lettera B), n. II, del codice civile, necessarie per preve-nire, ridurre e riparare danni causati all’ambiente con esclusione degli in-vestimenti realizzati per obblighi di legge (comma 15);

3) le imprese, ai fi ni della fruizione delle agevolazioni, devono rappre-sentare nel bilancio di esercizio gli investimenti ambientali realizzati (comma 16);

4) nei successivi 30 giorni le imprese devono comunicare ai dicasteri dello sviluppo economico e dell’ambiente l’avvenuta realizzazione degli inve-stimenti ambientali (comma 17).

Espedito Ausilio

Per la Tremonti ambientale ecco il formulario online di domanda

Maurizio Martina

nimo di imprese partecipanti che attività più convenzionali PROGRAMMI DI INVE

Soggettibenefi ciari

Imprese formalmente riunite in numero almeno pari a 5 (anziché 15)

Limitidi spesa

I programmi devono prevedere spese ammissibili al netto di Iva non inferiori a euro 100.000 e non superiori a euro 800.000 (erano 1.400.000)

Speseammissibili

Non più i nanziabili: canoni di locazione del locali utilizzati per la ricerca e sviluppo; oneri i nanziari sui i nanziamenti concessi al benei ciario; opere murarie nel limite del 10% dell’importo complessivo del programma

Finanziamento rimborsabile

La sovvenzione parzialmente rimborsabile (ovvero il i nan-ziamento a tasso zero da rifondere in quota parte) deve essere restituita dal benei ciario in misura pari al 50% (precedentemente era dell’85%)

Contributia fondo perduto

La parte della sovvenzione non rimborsabile pari al 20% delle spese ammissibili è concessa a titolo di contributo in conto impianti e/o gestione

Soggetti Imprese formalmente riunite in numero almeno pari a 5

Le principali novità

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31Giovedì 18 Agosto 2016Giovedì 18 AgostP R O F E S S I O N ISul Bollettino Ufi ciale del ministero della giustizia pubblicato il dm 17 giugno 2016

Archivi notarili riorganizzatiRazionalizzazione e informatizzazione prioritarie

DI GABRIELE VENTURA

Nuove regole orga-nizzative per gli archivi notarili del ministero della giu-

stizia. È stato pubblicato sul Bollettino Ufficiale di via Arenula (n. 15 del 15 agosto scorso), il decreto mi-nisteriale 17 giugno 2016, recante misure necessarie al coordinamento informati-vo ed operativo tra l’ufficio centrale degli archivi nota-rili del dipartimento per gli affari di giustizia e le altre articolazioni del ministero. Il decreto individua anche il personale e i servizi degli uffici di livello dirigenziale non generale presso l’am-ministrazione degli archivi, definendone i compiti. Con l’obiettivo di favorire la ra-zionalizzazione e l’informa-tizzazione delle strutture. L’ufficio centrale degli ar-chivi notarili istituito pres-so via Arenula è articolato nei seguenti uffici: il servi-zio primo di affari generali e bilancio, il servizio secondo

dedicato al personale e alla formazione, il servizio terzo per il patrimonio, le risorse materiali, beni e servizi, il servizio quarto che contiene il registro generale dei te-stamenti, sistemi informati-ci, statistiche e contabilità.

Gli uffici ispettivi costituiti presso gli archivi notarili di Milano, Bologna, Roma, Na-poli e Palermo costituiscono invece strutture dirigenzia-li dell’amministrazione e a ciascuno di essi è assegnato un dirigente non generale.

Il decreto dispone poi le misure di coordinamento, a partire dalla regolamen-tazione del rapporto tra l’ufficio centrale e le arti-colazioni territoriali, che si devono conformare alle di-rettive impartite dal diret-tore generale. Il quale adot-ta le misure organizzative necessarie per consentire lo svolgimento delle funzioni di conservatore presso gli archivi notarili distrettuali. Quanto ai rapporti tra l’uf-ficio centrale e il capo del dipartimento, invece, il de-creto prevede che quest’ul-timo impartisca specifiche direttive nell’esercizio delle proprie funzioni di control-lo e vigilanza, necessarie ad assicurare che l’attività dell’amministrazione sia svolta in coerenza con l’atto di indirizzo politico e con le direttive del ministro e nel rispetto del ciclo della per-formance. L’ufficio centrale, quindi, comunica al capo del dipartimento le proposte normative, le proposte per la formulazione dei piani,

programmi e direttive ge-nerali del ministro, le pro-poste relative agli obiettivi generali annuali dell’am-ministrazione degli archivi notarili, le circolari, le di-rettive e i principali atti re-lativi alla programmazione e all’attuazione degli obiettivi definiti dal ministro. L’uffi-cio centrale è tenuto inoltre a fornire annualmente una relazione sugli esiti delle attività svolte, sui dati fi-nanziari e patrimoniali. Il capo del dipartimento, poi, trasmette al ministro gli elementi acquisiti con le proprie osservazioni e pro-poste così da assicurare che l’attività dell’amministra-zione sia svolta in coerenza all’atto di indirizzo politico. Infine, in tema di trasparen-za, il decreto stabilisce che il direttore generale curi che le comunicazioni e gli altri ob-blighi di pubblicazione pre-visti dalla legge riguardanti l’amministrazione siano ef-fettuati sul sito istituzionale di via Arenula.

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Validi gli 007 in azienda per smascherare i lavoratori furbetti. A stabilirlo la Corte di cassazione nella sentenza 17113/2016 del 16 agosto, in cui i porporati hanno esaminato il ricorso di un uomo, che nel 2012 è stato licenziato da un’azienda gelese per simula-zione fraudolenta del suo stato di malattia, con tanto di certifi cato medico. Nel febbra-io 2015 la Corte d’appello di Caltanissetta rigettò il ricorso, presentato nel gennaio 2014, specifi cando che «dal materiale pro-batorio acquisito, anche attraverso fi lmati e fotografi e nonché mediante deposizione testimoniale di un agente investigativo, risultasse accertato l’addebito», oltre al fatto che fosse stata evidenzia-ta «tutta una serie di azioni e movimenti del tutto incompa-tibili con la sussistenza della malattia», ovvero una lombal-gia. Il lavoratore però ha pre-sentato ricorso in Cassazione, criticando le modalità di veri-fi ca dell’azienda, che avrebbe violato sia lo Statuto dei lavo-ratori che la legge sulla privacy, ritenendo inammissibile «che la ricerca degli elementi utili a verifi care l’attendibilità della certifi cazione medica inviata dal lavoratore era stata compiuta da un’agenzia investigativa incaricata dal datore di lavoro». I giudici di piazza Cavour, esaminando il ricorso, non hanno accolto le motivazioni dell’uomo che poggiavano sulle norme dello Statuto, le quali «non precludono che le risultanze delle certifi -cazioni mediche prodotte dal lavoratore, e in genere degli accertamenti di carattere sanitario, possano essere contestate anche valorizzando ogni circostanza di fatto atta a dimostrare l’insussistenza della malattia, o la non idoneità di quest’ultima, a deter-minare uno stato di incapacità lavorativa, e quindi a giustifi care l’assenza». Pieni poteri quindi al datore di lavoro che, sospettando

di un dipendente furbetto, può «prendere conoscenza di comportamenti del lavora-tore, che, pur estranei allo svolgimento dell’attività lavorativa, sono rilevanti sotto il profi lo del corretto adempimento delle ob-bligazioni derivanti dal rapporto di lavoro», il quale «può ricorrere alla collaborazione di soggetti (come nella specie un’agenzia investigativa) diversi dalla guardie parti-colari giurate per la tutela del patrimonio aziendale». La Cassazione però ha accolto solo un motivo del ricorso dell’uomo, quello

in cui lamenta dei vizi di forma. La Corte nissena ha evidenziato come ordinatorio l’art. 8 c. 4 dello Statuto, che spiega come «se il provvedimento non verrà comminato entro i sei giorni successivi a tali giustifi ca-zioni, queste si riterranno accolte», perché «la contestazione dell’addebito non richiede l’osservanza di schemi prestabiliti e rigidi, assolvendo esclusivamente alla funzione di consentire al lavoratore incolpato di eserci-tare pienamente il proprio diritto di difesa». Con il licenziamento quindi spetterà al giu-dice attribuire al lavoratore, come inden-nità di licenziamento, «da un minimo di 6 ad un massimo di 12 mensilità dell’ultima retribuzione».

Francesco Barresi© Riproduzione riservata

Lavoratori furbetti, investigatore validoREGOLARIZZAZIONE DI OCCUPAZIONEBENI DEMANIALI

«In tema di occupazione sine titulo di immobili demania-li, la sua regolarizzazione, con il conseguente pagamento di un canone agevolato nella misura del 10% del valore di mercato del cespite, postula, ai sensi degli artt. 11 e 13 del dpr n. 296 del 2005, da un lato che sia almeno in corso una procedura di perfezionamento di un provvedimento di concessione o di un contratto di locazione e, dall’altro, che il benefi ciario del canone agevolato sia un ente, non avente fi ne di lucro, che garantisca una fruizione ottima-le alla collettività dell’immobile demaniale. In applica-zione dell’anzidetto principio, la S.C. (sent. n. 25519/15, inedita) ha confermato la sentenza impugnata che aveva imposto all’odierna ricorrente il pagamento di un canone corrispondente all’intero valore di mercato dell’immobile dalla stessa occupato sine titulo e adibito ad attività di bar-tabaccheria».

a cura dell’Uffi cio legale della Confedilizia

GIURISPRUDENZA CASA

La sede del ministero della giustizia

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