l'arcivescovo fra noi! · 2020. 3. 11. · mons. delpini fra noi 15 settembre 2019 progresso e...

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S GERARDO Comunità Parrocchiale di SETTEMBRE- N° 8 ANNO 2019 L'Arcivescovo fra noi!

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    SETTEMBRE- N° 8 ANNO 2019

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    L'Arcivescovo fra noi!

  • I RECAPITI DEI SACERDOTI DI SAN GERARDO- Don MASSIMO GAIO Via S. Gerardo, 4 Tel. 039 32.44.66

    - Don STEFANO CHIAROLLA Via T. Cremona, 7 Tel. 039 97.15.766

    - Don LUIGI VILLA Via S. Gerardo, 4 Tel. 039 59.70.989

    INDICE: in questo numero trovateEstate 2019, occasione vissuta... p. 3Mons. Delpini fra noi p. 5Rinnovo Consiglio Pastorale p. 7Il mio primo arcivescovo p. 8Bella storia! L'oratorio estivo 2019 p. 11Don Geremia p. 13Domenica 28 Luglio - A S. Gerardo p. 15La situazione è occasione p. 18Vento scomposto p. 21La carica dei... 23 p. 233... 2.. 1... Maranza!!! p. 24

    La vita della comunità p. 26San Giuseppe da Copertino p. 28Bocca di Magra p. 30I testimoni della missione p. 32Pellegrinaggio in Terrasanta 2019 p. 36In ricordo del Maestro Cambiaghi p. 39Gli immigrati in Italia p. 42Gerusalemme, Gerusalemme! p. 44Le nostre immagini, la nostra fede p. 47Un po' di noi p. 49Nella nostra chiesa p. 51

    Orari Ss. Messeferiali: ore 9; 18,30prefestiva: ore 18,30festive: ore 8,30; 10,30; 18Orario dell’Uffi cio ParrocchialeDal lunedì al venerdì: dalle 9,30 alle 11Il sabato solo su appuntamento telefonico al 338 7416563Ss. ConfessioniPrima e dopo le Ss. MesseSabato e vigilie: ore 16,30 - 18,30La chiesa è aperta dalle 7,30 alle 12 e dalle 15,30 alle 19

    La parrocchia S. Gerardo al Corpo è anche su internet!

    www.sangerardo.org

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  • ESTATE 2019, OCCASIONE VISSUTA...

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    È un’estate da vivere Un’estate di noi I Ray-Ban, la vodka e l’odore del mare # fuori c’è il sole Lo vuoi condividere

    Questo cantavano i giovani nell’estate di quattro anni fa, quando mi accingevo a trasferirmi a Monza. Un motivetto accat-tivante che mi è rimasto nella memoria. La considero una canzone leggera, fresca, giovane. Però, nel mio cuore, dico… troppo poco! Sì, positivamente sembra un invito a disconnettersi, ad uscire di casa, a non rimanere chiusi... Fragola sembra esortar-ci: “C’è di più, c’è la vita, c’è l’amore!” Però ancora una volta l’immagine che del giovane si dà, è stereotipata. Come pastore di una comunità cristiana, voglio sperare che da condividere non ci siano solo un paio di occhiali, un bicchierino, la natura e i sen-timenti… C’è di più!E sono fiero di poter dire che la nostra estate, a san Gerardo, sostenuta dall’impegno di don Stefano, ha condiviso molti e importanti valori. Sicuramente una “bella storia” è stata raccontata dalle quattro settimane di orato-rio estivo. La sera della festa finale sono stato invitato anche io a trascorre qualche ora con

    le famiglie. Ed è stato bellissimo. Veramente un bel clima! Ne sono stato molto contento. Come ogni anno adesso si vedrà se questo stesso clima sapremo viverlo ogni domenica e ogni settimana della vita parrocchiale.Il mettersi al servizio non è terminato all’8 luglio. In Oratorio il senso del servizio è permanente. A seguire ci sono stati ben tre turni di vacanze. È provocatoria la proposta parrocchiale. Io dico sempre che la comunità cristiana potrebbe anche non avere interesse alla organizzazione di questo tempo libero. Non siamo mica un’agenzia turistica! Ma se ci si impegna in tutto ciò, è per essere ancora più credibili. Il Vangelo non lo si insegna sui banchi di un catechismo retrò, fatto alla vecchia maniera con il rimandare a memoria frasi fatte… ma testimoniandolo nella concretezza della vita. Per questo il mio grazie al Vicario, si arricchisce di una parola di riconoscenza anche per tutti quegli adulti che si sono presi la responsabilità della cucina, della assistenza e della ani-mazione. Dio vi saprà ricompensare per la vostra gratuità.Terzo motivo di vanto è stata la partecipa-zione significativa dei Gerardiani al Pellegri-naggio in Terra Santa organizzato a livello decanale per il quale mi sono impegnato a

  • la parola del parroco

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    sostenere, anche finanziariamente, i giovani. Cento ragazzi sulle orme di Gesù! Che bello. Quello che si respira, quello che si vede, quello che si ascolta… cioè le orme calcate da nostro Signore, diventa indimenticabile se vissuto non come turista, ma come te-stimone della fede. E intanto noi -don Geremia, don Luigi ed io -, che siamo rimasti a tenere aperta la porta della Chiesa, non ce ne siamo stati con le mani in mano. Abbiamo approfittato della bella stagione per portare avanti anche opere di manutenzione della parrocchia. È stato terminato il campo di basket con la manutenzione del cortile esterno dell’Orato-rio. Sono state ristrutturati i locali di Largo Esterle che sono adibiti a Centro di Ascolto e animati dalla Caritas cittadina. Sono state ristrutturate le due porte di accesso alla chiesa parrocchiale site dietro l’abside, che erano assai ammalorate. Sono intervenuti i maestri del legno di Meda che già avevano salvato le porte della Biblioteca Robbiati e del portone. Sono stati ridipinte le cancella-te che segnano il perimetro del centro par-rocchiale che da decenni attendevano una rinfrescata. Inoltre i temporali estivi hanno evidenziato quanto siano ammalorati i tetti della parrocchia per cui è stato necessario,

    chiamare l’impresa per risistemare tante tegole che spostandosi causano rischi di infiltrazioni.Tutto questo si può affrontare grazie alla generosità dei fedeli. Per cui ringrazio chi si impegna a sostenere la parrocchia. Io non cerco quasi mai gratificazioni, ma quando parrocchiani sensibili ti fermano per strada e ti mostrano riconoscenza per l’impegno, provi una bella sensazione di non essere solo pastoralmente, brutto guaio per noi preti. E ora riprendiamo il cammino. Il nostro Arcivescovo - che presto verrà a trovarci - ci ricorda che la situazione attuale non deve essere solo motivo di preoccupazione, di ansia, di lamentela, di nostalgia… ma in un’ottica cristiana, può diventare occasione di bene. Non viviamo il volgersi dell’anno pastorale come un momento meramente cronologico, ma come un’opportunità nuova, frizzante, piena d’amore.E anche a voi giovani dico che il tempo da buttare via “facendo cazz…” - direbbe il cantautore Fragola -, si tramuti in grazia favorevole per condividere davvero tutto il bene di cui il Signore ci ricopre.

    don Massimo

  • MONS. DELPINI FRA NOI

    15 settembre 2019Progresso e gioia. Mi hanno subito col-pito questi due termini, usati nel sot-totitolo della Lettera che l’Arcivescovo ha inviato alla diocesi lo scorso luglio. L’ho divorata. E ora ne ho prenotate molte copie, perché siano distribuite alla comunità. L’Arcivescovo viene a San Gerardo. Viene a confermarci nella fede e, appunto, per il nostro progresso e per una più completa gioia. In realtà sul territorio della nostra parrocchia ha già camminato quando - avviando il suo ministero di successore di Ambrogio e volendo continuare il suo lavoro con noi, non più da Vicario generale ma nella pienezza del Pastore -, scelse il santuario della Madonna delle Grazie. Ora viene proprio da noi. Io non so quale sia stato l’ultimo Arcivescovo a varcare il porto-ne di San Gerardo, forse Martini… ma vorrei invitare a soffermarsi anche sulla dimensione simbolica di tutto ciò. Non è la visita pastorale ufficiale. Quella, secondo il diritto canonico, ci sarà a suo tempo. Quello di ora è un gesto gratuito, un “di più…”, un’attenzione particolare

    (oserei dire) – amorevole – che il Vescovo riserva ai nostri giovani. Dopo un cam-mino per così dire sperimentale di unità pastorale, Egli viene per ricordarci la bel-lezza di vivere insieme la vita cristiana, l’annuncio del Vangelo, il servizio della carità. Certo abbiamo già avuto momenti per capire questo, come la visita a tap-peto che l’allora Mons. Garascia visse stando in parrocchia per una settimana intera o l’arrivo del card. Scola al teatro Manzoni o ancora quando poco prima di essere nominato da papa Francesco, mons. Delpini una sera - nel Duomo di Monza - consegnò a tutte le parrocchie i desiderata necessari per andare avanti. Ci ricordiamo di tutto. Però ora è un momento delicato, si tratta di vivere bene proprio quello che mons. Delpini ha intuito e propone a tutti i cristiani ambrosiani. Basta vivacchiare! Basta essere lamentosi! Basta soffermarsi su quello che manca o che non va! La situazione è occasione, ci sta dicendo. Il rilancio della Pastorale giovanile, non solo nella Unità delle due parrocchie Duomo/San Gerardo ma in tutta la città,

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  • è in corso da anni. La scelta di poten-ziare la presenza di sacerdoti giovani negli oratori e nella scuola, la presenza di giovani diaconi transeunti e quella più esperta dei diaconi permanenti, la dice lunga. Dice che oramai se non si lavora in equipe, non si va da nessuna parte. Che è ormai un lusso, avere un prete giovane! Ci sono decanati interi in diocesi che non hanno più questa figura. Noi siamo stati molto fortunati o meglio, per non essere pagani, siamo stati benedetti dal Signore con la grazia di consacrati e laici che ancora si ap-passionano per Gesù. Il vescovo Mario viene per un progresso. Questa parola mi suggerisce l’idea dei passi, dei passi in avanti… Quali sono questi passi? E in quale direzione dobbiamo orientarli? Il vescovo Mario viene perché la nostra gioia sia piena. Io per primo vorrei con-vertirmi. Più di un parrocchiano mi ha spinto alla riflessione quando mi ha fermato durante l’estate e in maniera diretta, come piace a me, mi ha chiesto: “Cosa è capitato, don Massimo? Non è più sorridente, pieno di iniziative, en-

    tusiasta come quando è arrivato!!!” Da settimane ci penso e vorrei io per primo, come parroco, dare l’esempio. Cogliere l’occasione –kairos – dell’incontro con l’Arcivescovo come tempo favorevole per ascoltare, condividere e attuare un progetto. Non possiamo adagiarci sul “chronos”, il tempo che passa, la solita routine, il terribile concetto dell’… “abbiamo sempre fatto così…!”… che ammazza la pastorale, che vanifica ogni progettualità, che è triste irriconoscen-za. I piccoli segni non già di semplice collaborazione fra comunità giovanile, quanto – per così dire – di comunione di intenti in questi ultimi due anni di lavoro intenso di don Stefano, attendono di essere sviluppati. Progresso e gioia. Per meno di questo sciuperemmo un ennesimo sguardo di grazia che Nostro Signore ci riserva. Accogliamo don Mario con entusiasmo! È Gesù Buon Pastore che ci fa visita.

    don Massimo

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  • RINNOVO CONSIGLIO PASTORALE

    ACCOGLIERE L’INVITOSi avvicina il termine per la presenta-zione delle candidature per far parte del nuovo Consiglio Pastorale Parroc-chialeper gli anni 2019-2023.Entro la fine di Settembre 2019 ognuno di noi è invitato a comunicare la propria di-sponibilità.

    SENTIRSI PARTE della parrocchia e amarla, così possiamo portare i nostri consigli, le nostre esperienze, i nostri dubbi, le nostre domande condividen-dole e cercando le soluzioni insieme.

    DECIDERE di candidarsi è allora il pas-so da fare con responsabilità e gioia. Occorre semplicemente riempire il mo-dulo che si trova in Chiesa e inserirlo nell’urna disposta a lato dell’altare.

    ASPETTIAMONUMEROSE CANDIDATURE!!!

    Le elezioni per il rinnovo del Consiglio Pastorale si terranno la Domenica 20 Ottobre 2019, ad ogni Messa.

    È possibile far votare anche anziani e malati, da casa. Basta segnalare per tempo la richiesta.

    La Commissione elettorale

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  • IL MIO PRIMO ARCIVESCOVO:

    Don Massimo mi chiede di raccontare qualche ri-cordo dei miei Arcivescovi che mi hanno accompagna-to nella vita e particolar-mente negli anni di sacer-dozio. Lo fac-cio volentieri, come un atto di riconoscenza a queste grandi figure che mi hanno aiutato e sostenuto. Sono certo che anche la venuta dell’Arcivesco-vo Mario Delpini possa aiutare me e voi tutti a crescere nella vita cristiana.In questo mese mi limiterò a ricordare il mio primo Arcivescovo, il Beato Card. Ildefonso Schuster. Rimando ai notiziari successivi il ricordo degli altri. Dal Card. Schuster ho ricevuto il sacramento del-la Cresima all’età di undici anni e da lui fui ordinato sacerdote il 27 giugno

    1954 nel duomo di Milano. Due mesi dopo moriva nel Seminario di Venegono, all’alba del 30 agosto. Pochi giorni pri-ma, dal balcone, salutava i seminaristi e diceva: “Eccomi qui tra voi in riposo obbligato… Voi desiderate un ricordo da me: altro ricordo non ho da darvi che un invito alla santità. La gente pare che non si lasci più convincere dalla nostra predicazione, ma di fronte alla santità, ancora crede, ancora si inginocchia e prega. Se un santo autentico, o vivo o

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  • IL BEATO CARD. SCHUSTER

    morto, passa, tutti accorrono al suo pas-saggio… Non dimenticate che il diavolo non ha paura dei nostri campi sportivi e dei nostri cinematografi: ha paura, invece della nostra santità”.Il 31 agosto l’impressionante corteo di persone che accompagnò la salma del Card. Schuster da Venegono a Milano confermò che “quando passa un santo, tutti accorrono al suo passaggio”. I suoi richiami alla santità non si rivolgevano

    solo ai preti, ma anche a tutti i laici. Diceva: “Santo è colui che prende molto sul serio le cose che riguardano Dio e il prossimo”. E così egli fece. Quanto si preoccupò per difendere la dignità di coloro che furono colpiti dalle leggi razziali! Tenne in Duomo a Milano un famoso discorso di condanna di quelle leggi definendole “una specie di eresia che costituisce un pericolo internazio-nale”. Durante gli anni della guerra si

    adoperò per aiutare i tanti sfollati o per salvare e far liberare i tanti antifascisti da sicura condanna rin-chiusi in maggioranza a San Vittore. Al suo appello per aiutare i profughi e i prigionieri italiani rinchiu-si nei campi nazisti rispo-sero moltissimi, da tutta la diocesi. I saloni dell’Ar-civescovado furono stipati di tonnellate di indumenti, di masserizie e di alimenti. Fece così spedire colonne di autocarri per soccorrere

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  • tutti quelli che poteva raggiungere. Mail Card. Schuster era anche l’uomo orientato a Dio. La sua attenzione alle persone derivava dal suo contatto con Dio. Sembrava sempre in preghiera. Nella parrocchia di Pogliano Milanese, dove sono stato parroco, si racconta che, in occasione di una visita pasto-rale del cardinale, il sacrestano si era recato, più presto del solito, per aprire la chiesa. In quei tempi si apriva alle 5,30! Una sorpresa: l’Arcivescovo era già là, presso la porta della chiesa, in attesa di entrare a pregare. Ho letto questa notizia sul registro delle cronache di quella parrocchia, ma l’ho sentita an-che narrata da testimoni del tempo. Si sa che questo avvenne anche in altre parrocchie. Così insegnava per primo quello che dirà un giorno: “Quanto sarei grato a quei parroci i quali, mattina e sera, abituassero i loro buoni parroc-chiani a fare le orazioni in comune in chiesa, la piccola meditazione, l’esame di coscienza, la visita vespertina al San-tissimo Sacramento”.Ringraziamo il Signore per averci dato

    questo grande Arcivescovo che ha la-sciato certamente un grande segno nella nostra diocesi.

    Don Luigi Villa

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  • BELLA STORIA! L'ORATORIO ESTIVO 2019

    “Bella storia!”: ecco lo slogan dell’Oratorio estivo 2019, un’esclamazione di gioia e di stupore che dice quanto possa essere bella la vita se vissuta dentro il progetto di Dio e nell’incontro con Lui. Aiutandoci con la parabola dei talenti, abbiamo vissuto l’Oratorio estivo 2019 nella consapevolezza che la vita di ciascuno è un “talento”, chiedendo ai ragazzi di “star-ci” dentro una vita così, che viene accolta come un dono di Dio, ricca di quel “talento” che ci viene affidato per la nostra felicità e perché sia speso per il bene di tutti.Il sottotitolo “Io sarò con te” approfondi-sce il senso della proposta: la fiducia e la rassicurazione di essere al cospetto di Dio, per tutti i nostri giorni, ci fanno spiccare il volo. La nostra vita diventa bella perché si alimenta dell’incontro con il Signore e trova in esso la sua direzione. Una storia tutta da scrivere in

    cui contano le nostre scelte e la nostra responsabilità e nella quale ci viene chiesto di fare la nostra parte, dentro una “storia” più grande che coinvolge tutti, in cui ciascu-no di noi è “protagonista”, con le sue doti e le sue qualità, da sviluppare e non tenere per sé. L’oratorio estivo di quest’anno si è così snoda-to nell’arco delle consuete quattro settimane (ma, se è piaciuto così tanto, nulla vie-ta, l’anno prossimo, di farne

    una in più!), riempiendo le calde giornate estive di divertimento, amicizia e preghie-ra. Una fantastica squadra di animatori (in totale, una quarantina!) ha permesso uno svolgimento creativo e sicuro di tutte

    le attività, che – lo sap-piamo – hanno lasciato nei nostri ragazzi un ricordo indimenticabile: dai giochi ai laboratori, dai film alle merende, dai tornei ai (forse un po’ meno amati) compiti del giovedì mattina…

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  • Gli appuntamenti condivisi con l’Oratorio del Duomo (la piscina del martedì e le quattro gite del venerdì: al Parco Avventura “Jungle Raider Park”, al Parco Acquatico “Aquaneva”, a Leolandia e a Caravaggio) hanno permesso di vedere i volti amici dell’altra riva del Lambro, magari già conosciuti a scuola o nelle so-cietà sportive: e, non senza qualche punta di sana com-petitività, sono ben contento di aver visto consolidarsi vecchie amicizie e fiorirne nuove.Naturalmente la grande avventura dell’Oratorio estivo non nasce dal nulla: un grande “labo-ratorio”, prima, dopo e durante, ne ha curato la realizzazione. Per questo alla nostra gioia corrisponde un grande grazie: agli animatori, che hanno preparato con passione tutte le attività; a Jack, che ha assunto la responsabilità di coordinare

    tutto il funzionamento dell’Oratorio estivo; alle signore e ai signori, giovani e adulti, che si sono dati da fare instancabilmente in mille servizi (cucina, bar, segreteria, in-fermeria, cura degli ambienti…); a Silvano e a Bessy, che provvidenzialmente han-

    no messo ordine e pulizia laddove regnava caos e sporcizia.Dentro il progetto dell’Oratorio esti-vo 2019 “Bella storia!”, quanto ci è stato più a cuore è stato l’insegna-mento, tanto caro al magistero dei nostri vescovi di Milano Angelo e Mario, che la vita

    è vocazione: c’è una vocazione da realizza-re, che è per ciascuno unica e per tutti la stessa. La vocazione di tutti è la chiamata alla santità, che diventa esemplare per gli altri e si manifesta in tutta la sua bellezza quando si mostra come un “dono” e quindi un “talento” da spendere.

    A cura di don Stefano- 12 -

  • DON GEREMIA

    Sono Padre Geremia Ayad, nato il (10 Ottobre 1964), in Egitto, sono stato ordinato sacerdote il (3 giugno1990) ed appartengo alla Chiesa Copta Cattolica, e permettetemi di presentarvi la storia della mia Chiesa.La Chiesa Copta risale al primo secolo d.C., e secondo la tradizione fu predica-ta dall’Evangelista San Marco. La Chiesa Copta ha due rami, il più grande appar-tiene alla Chiesa Ortodossa e il numero minore è rimasto unito alla Santa Sede. I Copti Cattolici in Egitto sono circa 250 mila. É costituita da sette diocesi e guidata dal Patriarca di Alessandria. Nonostante l’essere una minoranza, la Chiesa è carat-terizzata che da una testimonianza viva di Cristo accanto a tutte le altre attività. È aperta a tutti, soprattutto attraverso scuole, cliniche e altri servizi sociali. Ho studiato diritto canonico nell’Istituto Orientale a Roma e a Maggio 2000 mi sono laureato e ho ottenuto la Licenza. Volevo vive-re un’esperienza pasto-rale, così chiesi al mio amico Don Shenuoda

    Shafec, amico di Don Luciano, il vostro Vicario episcopale, attraverso il quale ho preso contatto con don Massimo, parroco di San Gerardo. E così con questo accordo sono venuto durante il mese di luglio a fare quest’esperienza parrocchiale con voi. Questa è la mia prima volta nel nord del-l’Italia, dal 1999 sono sempre stato a Sud. Ovviamente l’esperienza è tutta nuova, il clima è diverso, le espressioni della gente sono diverse. Il fatto di essere venuto nel periodo delle vacanze ha prodotto pochi contatti con i parrocchiani, ma in generale posso affermare che la parrocchia è bella e viva. E se Dio vuole, tornerò un’altra volta; mi piacerebbe vedere la parte giovanile invitandoli a preoccuparsi dei futuri bi-

    sogni della Chiesa (ero molto contento della presenza giovanile alla messa delle 10:30 anche se d’estate, don Massimo mi ha av-vertito che è ridotta).

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  • Ho apprezzato tanto il deside-rio e la necessi-tà del parroco di avere candidati per il Consiglio parrocchiale. Questo è lo spirito del Con-cilio Vaticano II. Mi ha dato un po’ di tristezza l’atteggiamento

    dell’indifferenza della maggioranza per questo; spero di sentire che i candidati hanno raggiunto il numero richiesto per formare un Consiglio parrocchiale che cooperi con il parroco per gestire le que-stioni parrocchiali.Ringrazio Dio per avermi dato l’opportu-nità di conoscere un parroco organizzato, geloso, che ama il suo popolo e lo serve con tutta la sua energia. Ho vissuto con lui e ha cercato di rendermi felice con tutte le sue attenzioni e lo ringrazio per la sua grande generosità.E ringrazio il Signore anche per don Ste-fano, nonostante il poco tempo trascor-

    so insieme, per la sua occupazione per l’oratorio, ma ho visto in lui un giovane impegnato, che ama la sua vocazione e che vive la gioia della testimonianza. Non dimentico Don Luigi che era per me una testimonianza di un amore vissuto.Alla fine affido la parrocchia, il suo parroco e il resto dei sacerdoti alla Nostra Vergine Maria e a San Gerardo.Uniti nelle preghiere,

    Don Geremia, Egitto

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  • DOMENICA 28 LUGLIO - A SAN GERARDO

    Grazie perché avete voluto ricordare i miei 55 anni di Messa, di cui 18 vissuti qui.

    Grazie a voi, a don Massimo in partico-lare e insieme diciamo grazie a Dio, in questa chiesa che ricordo con amore.

    Avete la fortuna di avere una chiesa – questa – una chiesa che parla, si fa capire, lancia dei messaggi: ascoltiamoli insieme.

    1) Siamo nati per vivere sempre: sopra la pota di ingresso ci parla di risurrezio-ne il bassorilievo, imponente e bello. É il centro della nostra fede: Gesù morto e risorto. Nella vegliapasquale – che ricordocon nostalgia: il buio, le fiammelle, i canti di gioia…– diciamo: Gesù è risorto come aveva detto, ma possiamo anche dire: è risorto come ha amato, è risorto non solo perché lo aveva promesso, ma perché ci ha amato da sempre e per sempre.

    2) Adesso entriamo: sullo sfondo le bea-titudini, la strada per la risurrezione. C’è il grande braccio: uno termina con S. Gerardo: senza CARITA’ non si arriva alla risurrezione: l’altro braccio ha la Madonna del Carmelo: alla risurrezione si arriva con Maria che ci aiuta a contemplare il cielo. Ci sono i due pulpiti: la parola di Dio che scende dall’alto, da un luogo ben preciso: l’altare: è così anche oggi. La vita cristiana è• preghiera per gli altri prima che per sé come fa Abramo che parla

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  • con Dio, intercede per gli altri, non si scoraggia• è proprio la certezza della risurre-zione che rendeconvinto San Paolo e che convince anche noi: Dio ha dato vita anche a noi e io sono contento di averla ridonata a Lui.• Gesù ci insegna a pregare, ci dice che alla base della vita cristiana, come insegna una preghiera e tutte le altre devono assomigliare a lei, con la fiducia di essere ascoltati.

    3) Con la Vergine del Carmelo, la Madon-na diventa una di fa-miglia, una persona di casa. Lo pensava anche Martin Lutero – il primo dei prote-stanti: “la dolce Madre di Dio mi procuri lo Spirito per avere vita eterna”. Ecco, ancora la risurrezione. Porta del cielo è chiamata la Madonna.

    4) Io non so come voi pensate sia il paradiso, io lo penso così: una casa semplice, tutta illuminata, la porta aperta, il cortile pieno di luce e la mia mamma che mi aspetta come quanto tornavo dal seminario, o da qualche viaggio o dalle benedizioni alle fami-glie; ecco, sulla porta del paradiso, la porta del cielo spalancata, la luce e la Madonna che ci accoglie col sorriso.

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  • Il percorso dalla porta della Chiesa con le soste alla risurrezione, a San Gerardo devono portare frutti di bene. Il nostro Arcivescovo Mario, qualche settimana fa, in piazza Duomo, agli animatori degli oratori, ha raccoman-dato: “Ragazzi, aggiustate il mondo: ve lo raccomando anch’io, ma con una precisazione: prima però aggiustate la vostra vita. Come fare è un percorso che dobbiamo fare insieme”.

    In un paese che io conosco bene – e anche don Luigi – c’è una tradizione che risale al tempo delle sacre rappre-sentazioni medievali. Gli attori erano gli abitanti del paese e i cortili dove abitavano questi attori hanno peso il nome da loro: ancora oggi c’è il cortile del Signore, del diavolo, della Madonna. Ecco, la vostra casa, che nome avrebbe? Il condominio in cui abitate che nome porterebbe? Il cortile, il condominio sia-

    mo noi e vale la pena di fare qualche sacrificio, di pregare la Madonna, di correre ad aiutare come fa Lei. Di vita ne abbiamo una sola e sarà bene vi-verla come ci suggerisce la nostra chiesa.Ne vale proprio la pena!Ho cercato di dire questo in 55 anni e voi aiutate-mi a farlo ancora: grazie e così sia.

    don Gianfranco

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  • La nuova lettera pastoraleÈ a disposizione sin dall’ 8 luglio la “Proposta per l’anno pastorale 2019-2020” scritta dall’Arcivescovo di Milano, monsignor Mario Delpini, e rivolta ai fedeli dell’Arcidiocesi in vista dell’anno che ha avuto inizio ufficialmente il 7 settembre. L’Arcivescovo tiene a sot-tolineare che non si tratta propriamente di una lettera pastorale, ma di un insieme di proposte che inten-dono accompagnare i fedeli ambrosiani lungo i diversi tempi dell’anno liturgico, intesi come situazioni capaci di sprigionare in modo promettente significative occasioni di crescita nella fede.

    Monsignor Delpini, forte della convinzio-ne “che la Gloria di Dio abita sulla terra e

    LA SITUAZIONE

    tutta la trasfigura” – in continuità con il suo motto episcopale Plena est terra gloria eius -, trae spunto dalla Lettera di San Paolo ai Filippesi, invitando il popolo di Dio a valutare ogni situazione che si presenti come occasione di rifles-sione e crescita, anche nella vita civile: “Condivido con tutti i fedeli i sentimenti

    che l’Apostolo Paolo mi ispira, con gratitudine e ammirazione per la vita delle nostre comu-nità e confido la mia sollecitudine per tutti i fedeli che sono parte viva della Chiesa di cui sono servo e per tutta la gente che abita in questa terra: per tutti sento la responsabilità di annunciare il Vange-lo e di dare ragioni della speranza, con dolcezza e rispetto”.

    “La nostra comunità è invitata ad alzare

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  • È OCCASIONE

    lo sguardo”“La nostra Chiesa Diocesana, nel suo peregrinare in questa terra, segnata da una storia antica e da una irrequieta vivacità presente, sta assumendo un volto nuovo”, osserva l’Arcivescovo in apertura. A partire dai quattro “tratti ca-ratteristici”, già delineati nel Documento di promulgazione del Sinodo “Chiesa dalle genti. Responsabilità e prospettive” – “la nostra comunità diocesana dimora nello stupore e si trova a proprio agio nella storia; (…) è sensibile al “forte grido” che protesta contro il male, che reagisce all’ingiustizia, che raccoglie il gemito dei poveri, che denuncia le pre-varicazioni dei potenti (…) ed è invitata ad alzare lo sguardo per contemplare la promessa sposa, la sposa dell’Agnello” -, l’Arcivescovo propone quindi sei let-tere (riunite nella pubblicazione com-plessiva), che ripercorrono le diverse fasi dell’anno liturgico, ravvisando nel susseguirsi ordinario di questi momenti quelle situazioni che possono diventare occasioni di grazia nel tempo vissuto in relazione con Dio.

    1. Lettera per il mese missionario specia-le – ottobre 2019, “Purché il Vangelo venga annunciato”(Fil 1,18)

    2. Lettera per l’Avvento 2019, “Corro verso la meta”(Fil 3,14)

    3. Lettera per il tempo di Natale. “E Gesù cresceva in sapienza età e grazia”(Lc 2,52)

    4. Lettera per il tempo di Quaresima, “Umiliò se stesso, obbediente fino alla morte e a una morte di croce” (Fil 2,8)

    5. Lettera per il tempo pasquale, “Siate sempre lieti nel Signore!”(Fil 4,4)

    6. Lettera per il tempo dopo Pentecoste, “La grazia del Signore nostro Gesù Cristo sia con il vostro spirito”(Fil 4,18)

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  • All’inizio di ogni singola lettera viene proposta una citazione dell’Epistola ai Filippesi, sviluppando poi percorsi di analisi riguardanti la condizione attuale della Chiesa di Milano: prospettive, ap-profondimenti di alcuni aspetti concreti e proposte di passi da compiere. Non mancano poi suggerimenti relativi alla lettura di testi del Magistero di papa Francesco.

    Un esempio significativo può essere questo passaggio della Lettera per il mese missionario straordinario (ottobre 2019): “La missione è obbedienza, non è

    impresa solitaria: ha la sua radice nella comunione, è praticabile da una frater-nità, ha come intenzione di convocare per edificare la comunione dei molti che diventano un cuore solo e un’anima sola. I discepoli si purificano da ogni tenta-zione di proselitismo, di esibizionismo. Cercano di contrastare ogni inclinazio-ne alla timidezza, al ripiegamento su di sé. Si liberano da ogni complesso di inferiorità. Obbediscono al Signore e vivono come inviati per annunciare il Vangelo. Sono chiamati a identificarsi e a riconoscersi nel mandato di Gesù, così da poter dire, come suggerisce Papa Francesco, io sono missione”

    Conclude l’Arcivescovo: “Vorrei riassu-mere quanto ho scritto in queste sei lettere nell’invito a entrare nella cele-brazione dei santi misteri con rinnova-ta disponibilità e attenzione, coraggio e semplicità, senso di appartenenza alla comunità e consapevolezza della propria responsabilità personale”.

    Dal sito della Diocesi:www.chiesadimilano.it

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  • VENTO SCOMPOSTO

    La recente inchiesta “Angeli e Demoni” sugli affidamenti illeciti di minori in Emilia Romagna, dove una vera e pro-pria organizzazione formata da medici, politici, assistenti sociali, liberi profes-sionisti, ha allontanato bambini dalle proprie famiglie, accusate falsamente di abusi, per collocarli in affido retribuito ad amici e conoscenti, mi ha riportato alla mente un romanzo di Simonetta Agnello Hornby che ho letto qualche anno fa: Vento Scomposto.

    Il libro narra la storia di una famiglia benestante londinese che da un giorno all’altro si trova catapultata in un incu-bo in seguito all’accusa di abusi sulla piccola Lucy di 4 anni, mossa al padre dall’insegnante dell’asilo della bambina. Nella nota introduttiva, l’autrice c’infor-ma di una legge inglese del 1989 con la quale si stabiliva che il minore avesse diritto a un suo avvocato a spese dello stato e che i processi per i minori do-vessero basarsi sulla collaborazione e non sull’antagonismo. Tuttavia, all’atto pratico, i sistemi messi in atto dai servizi

    sociali, che consideravano le famiglie come oggetti e non come persone, mo-strarono subito incredibili falle.

    Tutto il mondo è paese, il vento è lo stesso. Anche in Italia, l’art. 31 della Costituzione impegna lo stato a “pro-teggere la maternità, l’infanzia e la gio-ventù, favorendo gli istituti necessari a tale scopo”, ma la legislazione privatizza di fatto la gestione dei figli allontanati dalle famiglie, dando ai comuni piccoli la possibilità di affidare i servizi sociali a cooperative. Come possano poi le figure tenute a salvaguardare la salute fisica e mentale dei bambini, i più deboli, speculare sui contributi concessi alle famiglie affidatarie, sulla frequenza e la durata degli incontri tra genitori e figli (anch’essi a pagamento), è difficile da motivare… salvo poi scoprire ancora una volta che è sempre e solo una questione di soldi. Da noi poi lo scandalo diventa oggetto di lunghi articoli giornalistici, trasmissioni televisive con dibattiti tra innocentisti e colpevolisti, interviste ad avvocati, psichiatri, secondo una cul-

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  • tura del sospetto che provoca un clima di sfiducia generalizzato.

    Nella nostra società civile, con corru-zione, malaffare, moralità calpestate, si respira infatti un’aria pesante! Si sente quasi il bisogno fisico di essere altrove per poter volgere lo sguardo a qualcosa di diverso, puro, pulito, spogli di tutte le nostre certezze, i nostri pensieri, crea-ture limitate e fallibili, incapaci di dare un senso a questa vita.

    La riflessione su tali debolezze e sulle lacune di noi umani, impreparati da-vanti agli imprevisti della vita, quelli che non possiamo controllare, nell’epoca dei dubbi che amplificano i dubbi, è proprio dubbi che amplificano i dubbi, è proprio

    uno dei fili conduttori del romanzo che ha dato il titolo a questo articolo, Vento Scomposto. L’autrice regala un finale positivo alla sua storia, per il papà della bimba finisce bene con l’uscita ritro-vata da un labirinto insidioso, che gli ridà fiducia in sé stesso e nel prossimo. Quella fiducia di cui ciascuno di noi non può fare a meno perché condizione in-dispensabile per poter vivere in società, quella “fede umana” che ci fa accettare il rischio di trovarci davanti ai fatti di Bibbiana, nella convinzione però che quelli non sono la norma e che i prin-cipi della moralità e del bene comune esistono ancora, intatti nel loro valore: lo sono per noi, lo sono per gli altri.

    Elisabetta Elisabetta

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  • LA CARICA DEI... 23

    Dal 6 al 10 luglio si è svolto a Corna Ima-gna (nella bergamasca) il primo campo scuola dei “cuccioli” di terza, quarta e quinta elementare della nostra parrocchia e di quella del Duomo. Accompagnati da don Stefano e da suor Paola, i 23 hanno vissuto un’esperienza di vita comunitaria, alternando momenti di svago a momenti di riflessione e condivisione spirituale. Grazie alla fantasia degli animatori (William, Ric-cardo, Martina e Sofia) il tema del campo scuola è stato “La carica dei 101”, il noto cartone di Walt Disney che vede i piccoli dalmata protagonisti di un’avventura per la sopravvivenza, contro la malvagia Crudelia Demone i suoi tirapiedi Orazio e Gaspare. Ogni giornata è stata scandita da un tema, prendendo proprio spunto dal cartone, sul quale i ragazzi sono sta-ti invitati a riflettere anche con giochi e attività pratiche: la famiglia, la diversità come ricchezza, l’egoismo e la cattiveria, la

    fratellanza e l’importanza della solidarie-tà. Non potevano mancare, come in ogni campo scuola, le gite in montagna, per avvicinare questi cuccioli alla bellezza della natura e al rispetto del creato: un’escursio-ne ai 3 Faggi (caratteristica località sopra Fuipiano, con la celebrazione della Santa Messa di fronte alla bellezza del Resegone); la visita guidata, con uno speleologo, alla grotta denominata Tomba deiPolacchi (il nome è una curiosa translitterazione dal dialetto bergamasco del nome “buco dei rospi “che gli abitanti del luogo riferirono all’abate Stoppani come denominazione della grotta!); il giorno della partenza, infine, la visita e la santa Messa al san-tuario della Madonna della Cornabusa, nella caratteristica chiesa ricavata in una grotta naturale. Con Mariella e Eugenio in cucina, e Antonio (con la collaborazione di Maria) come guida per le escursioni, la piccola comunità ha sperimentato 5 giorni di amicizia, allegria e fratellanza nell’acco-gliente ostello “Il Sentiero”. Speriamo che il prossimo anno si possa ripetere questa bellissima esperienza!

    Maria Doda- 23 -

  • 3... 2... 1...

    Anche quest’anno, nella nostra comuni-tà cristiana di San Gerardo, si è svolto, insieme quella giovanile del Duomo, il secondo turno del campo scuola. Que-sta vacanza con i ragazzi delle medie si è svolta dal 12 al 20 luglio e in questo arco di tempo si sono svolte molte e diversissime attività.Una delle quelle principali consiste nel-le famose gite: una serie di camminate (precisamente 3) che si sono svolte nei bellissimi boschi del Tirolo , sui versanti delle montagne che ci circondavano e anche sulla riva di alcuni pittoreschi laghetti. Ogni camminata prevedeva an-

    che un momento di preghiera. Appena arrivati in vetta, per esempio al monte Gitsch (chiamato anche monte Cuzzo), abbiamo celebrato una S. Messa in cui erano presenti anche persone italiane del luogo che erano venute a visitare l’osservatorio lì presente. È stato un momento molto bello e intenso!Quando non andavamo in gita, a casa, avevamo i nostri momenti di meditazio-ne e condivisione che permettevano a ciascuno di noi di ascoltare gli educatori più grandi, meditare sui temi proposti e condividere poi in un secondo momento i nostri pensieri e sentire le opinioni

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  • MARANZA!!!

    di tutti gli altri. È sempre molto interessante e ti arricchisce molto.Un’altra attività che si è svolta ogni sera sono stati i giochi organizza-ti. Ogni giorno ne inventavamo di diversi: giochi mange-recci, giochi di forza, giochi televisivi oppure guardavamo alcuni film inerenti al tema del campo. Altra cosa molto in-teressante e nuova di questo campeggio è stato il menù inventato dalle “Maranza Kitchen”, con cui ogni sera ci portavano in vari posti del mondo. Per esempio c’è stata la serata di Bologna in cui abbiamo mangiato tortellini in brodo, piadine e gnocco fritto. Oppure c’è stata la se-rata di Innsbruck in cui abbiamo mangiato, e molto gradito, i canederli e altri piatti del po-sto tra cui il buo-nissimo strudel.

    Le cuoche hanno persino inventa-to il giocolazione con cui dovevamo indovinare attra-verso una musica la città dove ci avrebbero portato con il cibo.

    Di questo campo scuola posso solo dire che è stato veramente fantastico!!!Ringrazio tutti gli animatori presenti alla vacanza per i bei giochi che ci hanno preparato per questa magnifica opportu-nità, ma soprattutto per la pazienza che hanno avuto con tutti noi e le Maranza Kitchen che ci hanno cucinato pranzi e cene fantastiche e anche delle meren-de squisite. Infine ringrazio soprattutto le persone che hanno permesso a noi

    ragazzi di parte-cipare a questa vacanza, che sono Don Stefano e Don Massimo.

    Matteo Nossan

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  • LA VITA DELLA COMUNITA'

    settembre

    1 Dom XXII del T. O.Sir 3,17-20.28-29; Sal 67; Eb 12,18-19.22-24;Lc 14, 1.7-14

    3 Mar S. Gregorio Magno, papa e dottore della Chiesa5 Gio S. Teresa di Calcutta, vergine8 Dom XXIII del T. O.

    Sap 9. 13-18; sal 89; Fm 9-10. 12-17; Lc 14, 25-3310 Mar Beato Giovanni Mazzucconi, sacerdote e martire12 Gio SS. Nome di Maria13 Ven S. Giovanni Crisostomo, vescvo e dottore della Chiesa14 Sab Esaltazione della Santa Croce, festa15 Dom XXIV del T. O.

    Es 32, 7-11. 13-14; Sal 50; 1 Tm 1, 12-17; Lc 15, 1-3216 Lun SS. Cornelio, papa e Cipriano, vescovo martiri17 Mar S. Satiro18 Mer S. Eustorgio I, vescovo20 Ven SS. Andrea Kim Taegon e Paolo Chong Hasang

    e compagni martiri21 Sab S. Matteo, apostolo e evangelista22 Dom XXV del T. O.

    Am 8, 4-7; Sal11; 1 Tm 2,1-8; Lc 16, 1-1323 Lun S. Pio da Pietrelcina, sacerdote

    Anniversario dell’ordinazione episcopaledi Mons. Mario Delpini (2007)

    25 Mer S.Anàtalo e tutti i Santi Vescovi milanesi, festa27 Ven S. Vincenzo de’ Paoli, sacerdote29 Dom XXVI del T. O.

    Am 6, 1.4-7; Sal 145; 1 Tm 6,11-16; Lc 16, 19-3130 Lun S. Gerolamo, sacerdote e dottore della Chiesa- 26 -

  • LA VITA DELLA COMUNITA'

    ottobre1 Mar S. Teresa di Gesù Bambino, vergine e dottoe

    della Chiesa2 Mer SS. Angeli custodi3 Gio Beato Luigi Maria Talamoni, sacerodote4 Ven S. Francesco d’Assisi, Patrono d’Italia6 Dom XXVII del T. O.

    Ab 1,2-3.2,2-4; Sal94; 2 Tm 1,6-8.13-14;Lc 17,5-10

    7 Lun Beata Vergine Maria del Rosario11 Ven S. Giovanni XXIII, papa13 Dom XXVIII del T. O.

    2 Re 5,14-17; Sal 97; 2 Tm 2,8-13; Lc 17,11-1915 Mar S. Teresa d’Avila, vergone e dottore della Chiesa 16 Mer Beato Contardo Ferrini17 Gio S. Ignazio d’Antiochia, vescovo e martire18 Ven S. Luca, evangelista20 Dom XIX DOM del T.O.

    Es 17,8-13; Sal 120; 2 Tm 3, 14-4,2; Lc 18, 1-8Dedicazione della Chiesa Cattedrale93° Giornata missionaria MondialeAnniversari di matrimonio

    22 Mar S. Giovanni Paolo II, papa24 Gio S. Luigi Guanella, sacerdote25 Ven Beato Carlo Gnocchi, sacerdote27 Dom XXX Dom del T.O.

    Sir, 15b-17.20-22°; Sal 33; 2 Tm 4,6-8.16-18;Lc 18, 9-14

    28 Lun SS. Simone e Giuda, apostoli

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  • SAN GIUSEPPE DA COPERTINO

    Il “santo dei voli”, come è chiamato per le sue frequenti e straordinarie estasi, Giu-seppe da Copertino nasce il 17 giugno 1603 a Copertino nel Salento. Il padre, per essersi fatto garante di debiti altrui, finisce sul lastrico ed è costretto a nascondersi per sfuggire all’arresto. Giuseppe nasce perciò in povertà, in una stalla. La madre, donna di profonda fede, alleva il figlio con severità e spirito di sacrificio, cercando di domare il suo carattere ribelle.Nonostante una serie di malattie che lo affliggono fin da bambino (ma anche di miracolose guarigioni) che gli impedisco-no di dedicarsi agli studi, Giuseppe trova lavoro presso il convento dei Frati Minori conventuali di Grottella, dove poi chie-derà di essere accolto. La sua domanda viene però respinta per motivi di studio, di salute e per le pendenze giudiziarie del padre. Bussa allora al vicino convento dei Padri riformati di Casole e poi a quello dei cappuccini, che lo accolgono come fratello laico, ma anche qui dopo otto mesi viene rimandato in famiglia perché non idoneo al lavoro. Con la complicità di un frate che lo teneva nascosto in una soffitta vicina

    al convento di Grottella, viene alla fine ricevuto ed ammesso prima come laico, poi come chierico ed infine (passando miracolosamente l’esame) arrivando al sacerdozio nel 1628.Per circa dieci anni svolse il ministero a Copertino, dedicando-si ai lavori più umili, facendosi notare per il suo spirito di preghie-ra, l’ardente devozione eucaristica e mariana, per l’umiltà e gioviali-tà, per la predilezione verso i poveri, i malati e i bambini. Intanto i doni straordinari non tardano a manifestar-si pubblicamente e con frequenza: durante la celebrazione della messa e la recita del breviario, emettendo un forte grido, il san-to volava verso il luogo di attrazione che poteva essere il tabernacolo, l’immagine della Vergine, un crocifisso, la statua di un santo o il soffitto stesso. Questi fenomeni non potevano non attirare, sia nel bene

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  • (18 SETTEMBRE)

    che nel male, l’attenzione dei frati e dei fedeli e soprattutto dei superiori. Viene costretto infatti a girare varie comunità della penisola salentina, fino ad essere convocato dal tribunale dell’Inquisizione presso Sant’Uffizio di Napoli. Estasi e

    levitazioni si ripetero-no anche davanti ai giudici che per fortu-na si convinsero della sua sincerità. Fu però trasferito a Roma, dove “spiccò il volo” anche davanti al papa, che per levarlo dalla curiosità del mondo lo trasferì al convento di Assisi con l’obbligo di confi-no in cella, senza poter partecipare né agli atti

    liturgici e comunitari con i confratelli né svolgere il suo ministero sacerdotale. Riu-scirono ad incontrarlo in via del tutto ec-cezionale solo alcune importanti autorità del tempo.In segno di stima, Assisi gli conferì so-lennemente la cittadinanza onoraria, ma

    poiché la sua cella e i suoi oggetti personali erano diventati occasione di culto per molti fedeli, il papa lo fece trasferire in altri luo-ghi solitari e da ultimo ad Osimo (Ancona), dove disposizioni ancora più severe, gli vietavano di ricevere e scrivere lettere e di incontrare persone eccetto i frati della comunità e i superiori. Giuseppe obbediva sempre con gioia ed umiltà.Agli inizi del 1663, predisse la sua morte entro l’anno, sopraggiunta poi il 18 set-tembre, quando il fisico, provato dalla vita austera, dal poco cibo e dalle molte pri-vazioni, cedette alla malattia. Anche negli ultimi mesi non mancarono le frequenti estasi. Nonostante la più assoluta segre-gazione nella quale fu costretto a vivere, la sua fama in vita e dopo la morte fu notevole ed oggi la sua devozione è diffusa in tutto il mondo: è considerato patrono degli studenti e degli esaminandi, sia per come riuscì a superare gli esami per il sacerdozio – per lui grazie all’intervento della Santa Vergine – sia per le lunghe veglie notturne sui libri. È inoltre patrono dell’aviazione cattolica inglese.

    Elena Morini

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  • BOCCA DI MAGRA:

    Quest’anno la destinazione scelta per riunire i ragazzi delle superiori, provenienti dalle par-rocchie San Gerardo e Duomo, è stata Bocca di Magra, località della Liguria che alterna suggestivi sentieri immersi nella natura, a sensazionali paesaggi marini, resi unici dai brillanti colori dell’acqua cristallina che sfiora le incandescenti spiagge sabbiose, scontrandosi allo stesso tempo su scogli cullati dalle onde; è dunque un luogo in grado di mettere d’accoro gli amanti della montagna e del mare. È stato un viaggio all’insegna del divertirsi insieme, ma allo stesso tempo dell’imparare a convivere; un’esperienza del genere insegna infatti a orga-nizzarsi, suddividendosi i compiti, a diventare più responsabili e a capire cosa vuol dire dover collaborare per il mantenimento dell’equilibrio e dell’ordine, fondamentale per una piacevole convivenza. Non sono mancati i tour in città caratteristiche della nostra penisola, come Pisa e Firenze, nelle quali è stato possibile ammirare le singolari costruzioni per cui sono famose, oltre che visitare celebri chiese e monumenti ricchi di dipinti e opere d’arte. Non meno degni di nota sono stati i giorni trascorsi al mare, resi unici dalle innumerevoli partite a schiac-cia tre, nelle quali mettevamo anima e cuore, oltre che dalla condivisione della poca ombra proveniente dagli ombrelloni per sopravvivere

    al calore soffocante del sole cocente sopra le nostre teste; questi momenti anche se apparen-temente banali si sono rivelati un’occasione per consolidare vecchie amicizie e ancor di più per stringerne di nuove. Altro episodio indimentica-bile è stato l’interminabile discesa, ma ancor di più la massacrante risalita, per raggiungere e lasciare la spiaggia di Punta di Corvo, meta con un panorama sensazionale; il mare cristallino e la spaziosa spiaggia circondata da immense pareti rocciose a picco sul mare sono state ciò che ci hanno spinti a continuare la nostra camminata che, se pur faticosa, ha reso il tutto più divertente e memorabile. Altro aspetto che ha permesso a questa vacanza di essere ancor più speciale è stata l’attenzione rivolta al lato spirituale di ognuno di noi: dal luogo suggestivo immerso nella natura alle meditazioni condivise insieme, tutto attorno a noi, se si era in grado di coglierlo, era un’occasione per dedicarsi a se stessi e agli altri, per pensare e staccare completamente dalla realtà anche solo per un istante. Sono stati infatti tra i momenti più im-portanti quelli trascorsi in un silenzio collettivo, all’insegna della ricerca di sé e talvolta della fede persa per strada e per qualcuno magari anche ritrovata grazie a queste circostanze in cui era possibile ristabilire un equilibrio, fondamentale per raggiungere una condizione di pace interiore

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  • UN VIAGGIO PIENO DI EMOZIONI

    e di benessere. Ad incentivare queste occasio-ni di riflessione era l’unica ed estremamente suggestiva atmosfera che si creava durante le messe serali svolte in giardino, circondati da altissimi alberi e dai rilassanti suoni delle cicale e di ogni altro piccolo animale abitante in quel parco, che ci accompagnava durante i nostri momenti di preghiera e di meditazione. Ma le occasioni di condivisione svolte in luoghi così suggestivi non sono finiti qui; estremamente emozionante è stata la preghiera notturna in spiaggia, durante la quale abbiamo cantato tutti insieme cullati dal suono delle onde e immersi in un immenso cielo stellato. Quella notte è stata resa magica dai giochi d’acqua gelida e dal bagno di mezzanotte in un mare ancor più agghiacciante, che ha risvegliato anche le menti più assonnate riportandole a quell’indi-menticabile serata riscaldata dalla vitalità che ognuno di noi sprigionava. Questo cammino è terminato con una festa all’insegna del diver-timento e del ricordo di memorabili momenti vissuti gli anni passati e di altri appena creati insieme a persone nuove, ormai parte di un grande gruppo di amici in continuo movimen-to ed evoluzione, sempre pronto ad accogliere nuovi compagni di avventura in questa grande famiglia. Tutto il viaggio è stato organizzato con l’unico grande filo conduttore rappresentato da

    Ulisse, simbolo della curiosità, del desiderio di scoperta di luoghi e culture nuovi, ma allo stesso tempo fortemente legato alle proprie radici, per la ricerca delle quali affronta in-numerevoli sfide; quest’eroe ci insegna come anche gli ostacoli più ardui proposti dalla vita possano essere superati in vista di un grande obiettivo, come la ricerca della propria patria e famiglia. La determinazione e il percorso di questo personaggio sono stati per noi spun-to di importanti riflessioni sull’importanza della memoria per la nostra vita futura, sul raggiungimento di grandi e piccoli traguardi superando le tentazioni e le fonti di distra-zione, e infine sulla famiglia, sull’importanza della collaborazione e dell’attenzione all’altro per il mantenimento dell’equilibrio. E’ stata un’esperienza estremamente arricchente dal punto di vista personale e spirituale, durante la quale ci si può conoscere meglio, scoprire lati di sé che non si pensava di avere, ancor di più conoscere gli altri e instaurare rapporti più o meno solidi, ma fondamentali per la crescita di noi ragazzi, che in qualche modo ci rendono più aperti al mondo e ci consentono di stare a contatto con coetanei e natura, ma soprattutto di creare ricordi a cui un giorno penseremo con piacere.

    Valeria Spanò- 31 -

  • I TESTIMONI

    Come già annunciato da tempo nel pros-simo mese di ottobre la Chiesa celebrerà il Mese Missionario Straordinario che Papa Francesco ha indetto in occasione del cen-tesimo anniversario della pubblicazione della lettera apostolica Maximum illud con Maximum illud con Maximum illudla quale Benedetto XV desiderò dare nuovo slancio alla responsabilità missionaria di annunciare il Vangelo. A tale scopo è stata creata una “Guida” (tradotta nelle principali lingue mondiali) a servizio delle singole diocesi per preparare i fedeli a vivere questo mese missionario straordinario. Secondo le indicazione del Papa la Guida è divisa in tre sezioni: l’incontro personale con Gesù vivo nella Chiesa, la testimonianza di santi e martiri della missione, la formazione catechetica alla missione e la carità missionaria.Dal capitolo sulla testimonianza dei santi e dei martiri andiamo a conoscere la fi-gura del Beato Paolo Manna che la Guida ci propone insieme ad altre quindici te-stimoni tra i quali Santa Teresa di Gesù Bambino, San Francesco Saverio e San Francesco di Assisi.

    BEATO PAOLO MANNA (1872-1952)“Nel padre Paolo Manna, noi scorgiamo uno speciale riflesso della gloria di Dio. Egli spese l’intera esistenza per la causa missionaria. In tutte le pagine dei suoi scritti emerge viva la persona di Gesù, centro della vita e ragion d’essere della missione”.Queste parole di San Giovanni Paolo II (Omelia della beatificazione di P. Manna, 4 novembre 2001) ritraggono sinteticamente la fisionomia spirituale di questo grande apostolo della evangelizzazione ad gentes, considerato dagli studiosi precursore del Concilio Vaticano II. Paolo Antonio Manna nacque ad Avellino il 16 gennaio 1872, quintogenito di sei figli. Dopo gli studi elementari e tecnici ad Avellino e a Na-poli, proseguì i suoi studi a Roma. Mentre seguiva il corso di Filosofia all’Università Gregoriana, sentì la chiamata del Signore alla vita missionaria ed entrò nel seminario dell’Istituto per le Missioni Estere a Milano per i corsi teologici. Fu ordinato sacerdote il 19 maggio 1894 nel Duomo di Milano. Destinato dai superiori alla Birmania (oggi Myanmar), partì il 27 settembre 1895 per la missione di Toungoo. Pur condizionato

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  • DELLA MISSIONE

    da una salute cagionevole, si prodigò con dedizione instancabile nell’evangelizzazio-ne e nella promozione umana. Gli sforzi dei viaggi, le febbri malariche e un inizio di tubercolosi lo costrinsero al rimpatrio definitivo il 7 luglio 1907. In Italia, padre Paolo si gettò a capofitto in un’attività in-tensa e diversificata di animazione mis-sionaria, mettendo a frutto le sue doti di osservatore acuto della realtà ecclesiale a livello globale, di conferenziere, pubblicista e scrittore colto. “Tutta la Chiesa per tutto il mondo” divenne il suo motto.”

    Si può dire che come S. Paolo, padre Paolo Manna evangelizzava soprattutto con la stampa. Scrisse diversi libri fondamenta-li per capire la natura missionaria della Chiesa e l’obbligo per tutti i battezzati di realizzarla. Rifondò Le Missioni Cattoliche, oggi Mondo e Missione, fondò tre riviste, che animano tuttora la Chiesa verso l’idea-le della missione: nel 1914 Propaganda Missionaria, un giornale popolare; nel 1919 pubblicò una rivista per i giovani: Italia Missionaria; nel 1943 l’ultima sua rivista che indirizza alle famiglie: Venga il tuo Regno.

    “Nel 1915 padre Manna mosse i primi passi verso la fondazione dell’Unione Missionaria del Clero (oggi PUM): “la gemma della sua vita”, come la definirà Pio XII. Un appoggio decisivo per realizzare questo suo progetto gli venne da Mons. Guido Maria Conforti, vescovo di Parma, fondatore dei Missionari Saveriani (canonizzato nel 2011)… L’idea di base, condivisa pienamente da Mons. Conforti, era che bisognava partire dal clero per porre in stato di missione tutto il popolo di Dio. Padre Paolo era convinto che “ogni sacerdote per natura, per definizione, è un missionario”, ma ha bisogno costantemente di ravvivare la fiamma dello zelo apostoli-co nel proprio cuore. “Il missionario è per eccellenza l’uomo della fede: nasce dalla fede, vive della fede, per questa volentieri lavora, patisce e muore. […] Senza la fede il missionario non si spiega, non esiste; e, se esiste, non è il vero missionario di Gesù Cristo” (P. Manna, Virtù Apostoli-che – Lettere ai missionari, EMI, Bologna 1997, 89). Nel 1924 gli fu affidata una nuova responsabilità, quella di guidare come Superiore Generale l’Istituto delle Missioni Estere di Milano, che nel 1926 divenne Pontificio Istituto Missioni Estere

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  • (PIME) per volere di Pio XI. Nei dieci anni di governo la passione missionaria del Manna si rivelò soprattutto nelle “conver-sazioni in famiglia”: lettere-meditazioni indirizzate ai confratelli e pubblicate nel bollettino intitolato Il Vincolo, strumento di animazione, informazione e collegamento tra i membri del PIME sparsi nel mondo. Raccolti poi nel volume dal titolo Virtù Apostoliche, questi scritti costituiscono un classico della spiritualità missionaria. Era fortemente convinto del ruolo centrale della preghiera nella vita del missionario. “Siate uomini di vita interiore, uomini di preghiera. Vale saper predicare, ma vale molto di più saper pregare. Il missionario che possiede bene la lingua e sa predicare, ma che prega poco, esporrà ottimamente la verità della nostra santa religione, ma lascerà fredde le anime. Il missionario che ha molta intimità con Dio nella preghiera, anche se non è felice nell’esposizione, avrà sempre il dono di trasfondere lo spirito di Gesù Cristo nelle anime, che e poi quello che la predicazione deve anzitutto ottenere. Il primo insegnerà Gesù Cristo, l’altro lo farà vedere. Voi intendete la differenza! “Se colui che insegna non è uomo di vita

    interiore, la sua lingua dirà cose vuote” (S. Gregorio)” (P. Manna, Virtù Apostoliche – Lettere ai missionari, cit., 100). Nel 1934, terminato il mandato di Superiore Generale dell’Istituto, un’altra grande opera, da lui iniziata e preparata con cura, verrà portata a compimento, su mandato dell’Assemblea Generale del PIME, dal suo successore a capo dell’Istituto, Mons. Lorenzo Maria Balconi: la fondazione delle Missionarie dell’Immacolata (Milano, 8 dicembre 1936). Questa nuova congregazione femminile ri-conosce in padre Manna l’ispiratore del proprio carisma missionario. ”

    La questione del metodo missionario, cioè di come i missionari dovevano annunciare il Vangelo nel mondo, fu sempre per lui un argomento molto importante. Padre Manna era convinto più che mai che non bastasse inviare missionari: era neces-sario che l’attività missionaria mirasse a fondare delle vere e proprie Chiese locali. San Paolo diede il primo esempio fondando le Chiese e ponendo a capo di esse vescovi e presbiteri presi dalle stesse comunità. Anche le altre fondamentali osservazioni sulla metodologia missionaria di padre

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  • Paolo Manna furono esattamente le stesse dell’Apostolo: la santità, l’assimilazione a Cristo, la carità fraterna, l’ecumenismo, la condivisione, l’inculturazione.Inoltre, anticipando di molti i tempi, fece sua la convinzione che per il successo della missione evangelizzatrice della Chiesa era importante l’ecumenismo. Padre Manna so-steneva, e i suoi documenti lo testimoniano, che la separazione dei cristiani tra loro è il più grave scandalo per la missione della Chiesa e le fa perdere credibilità umana tra i non cristiani, come l’amaro rimprovero di San Paolo ai cristiani di Corinto: “Forse che Cristo è diviso?” (1 Cor 1,13)

    “Dal 1937 al 1941 padre Manna fu segretario inter-nazionale dell’Unione Mis-sionaria del Clero. Intrecciò una rete di rapporti con nunzi, vescovi e sacerdoti di tutto il mondo. Conti-nuò a scrivere lettere, libri e articoli. Particolarmente sensibile ai problemi posti dalla divisione tra i cri-stiani, diventò un “profeta

    dell’ecumenismo”. Nel 1941 pubblicò I fratelli separati e noi, con diverse tradu-zioni all’estero. L’opera ebbe una buona accoglienza tra i cristiani non cattolici, sia in Oriente che in Occidente, anche se le posizioni rimasero distanti. Nel 1950 scris-se Le nostre Chiese e la propagazione del Vangelo; le idee contenute in quest’opera verranno riprese da Pio XII nell’Enciclica Fidei Donum. Padre Paolo Manna morì a Napoli il 15 settembre 1952. Le sue spoglie riposano a Ducenta. Fu beatificato da Gio-vanni Paolo II il 4 novembre 2001. ”

    Il gruppo missionario

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  • PELLEGRINAGGIO IN TERRASANTA 2019,

    “Il tuo Popolo in cammino”

    Ore 4.00 del mattino, settore partenze dell’Aeroporto di Malpensa. In quel mo-mento potevamo solo immaginare ciò che avremmo visto nei giorni seguenti. Davvero la terra dove la nostra Fede ha le sue radici sarebbe stata così stupefacen-te? Davvero i luoghi e le città che avremmo visto si sarebbero di-mostrate un naturale connubio tra essa, la Storia, la Cultura e lo splendore della natura?Non ci abbiamo mes-so tanto ad accorgerci di quanto ciò fosse vero. Il viaggio in aereo dall’Italia è stato solo l’antipasto che ci ha permesso di scambiare qualche impressio-ne intinta nel piacere di ritrovarsi insieme. Appena atterrati all’Aeroporto Ben Gurion di Tel Aviv, nonostante il caldo atroce, ci siamo subito accorti che non si tratta di un posto come gli altri.

    Ci siamo avventurati inizialmente nel vasto deserto del Negev, visitando il Wadi di En Avdat e provando le sensazioni vissute dal popolo di Israele nei suoi 40 anni passati lì prima di entrare nella Terra Promessa. Il senso di solitudine e quiete ha mosso in noi il pensare intensamente a quali sono

    i “deserti della nostra vita”. Proseguendo poi nella depressione del Mar Morto, le cui acque sono un’espe-rienza più unica che rara, abbiamo po-tuto visitare Gerico e la celebre fortezza di Masada, eretta da Erode il Grande e passata alla storia per

    il celebre assedio del 72-73 d.c.Siamo poi giunti alle prime 2 grandi tappe della vita di Gesù: il sito del Battesimo sul fiume Giordano e la città di Betlemme. Nel primo abbiamo fatto memoria particolare del nostro Battesimo, per mezzo dell’acqua del fiume che i nostri don ci hanno posto sulla testa ricordandoci che in noi Dio

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  • GIOVANI DEL DECANATO DI MONZA

    “ha posto il suo compiacimento”. Nella seconda abbiamo sostato 2 giorni, utili per assaporare la particolarità dei terri-tori palestinesi, vedere con i nostri occhi il famoso confine murario con Israele e per visitare la Basilica della Natività e il Campo dei Pastori. Questi ultimi luoghi ci hanno immerso profondamente nel grande Mistero del Natale: quello di un Dio che si fa piccolo, si fa bambino per venire in mezzo a noi.Il nostro viaggio è proseguito poi verso nord alla volta della Galilea. Dapprima al Monte Tabor, dove avvenne la Trasfigurazione del Signore e dove abbiamo potuto incontrare la realtà dell’Associazione Mondo X, e poi verso la città di Nazareth, dove Cristo è cresciuto. Essa ci ha meravigliato per la sua pienez-za di vita e le sue luci notturne. Ed un ruolo fondamentale lo ha giocato la Basi-lica dell’Annunciazione, che ci ha messo

    davanti agli occhi una realtà particolare: quella dell’unico luogo nel mondo, e nella storia della Salvezza, dove il Verbo si è fatto carne!Geograficamente sopra Nazareth, ecco le Testimonianze della Predicazione di Gesù vera e propria: Cafarnao, il Santuario

    della Moltiplicazione, quello del Primato di Pietro, il Monte delle Beatitudini e il Lago di Tiberiade. Esse ci hanno messo davan-ti fatto comprendere ancora meglio la ve-rità della Missione di Gesù tra noi e di come lui stesso ci affidi quella di annuncia-

    re il suo Vangelo a tutti i popoli. “Pietro vai, fidati di me”… “io ti farò pescatore di uomini”.E dulcis in fundo: Gerusalemme. La Città Santa, in modo particolare la parte vecchia della città, è un crogiuolo di testimonianze di Fede uniche, culture e razze diverse: il mercato del quartiere Arabo, le vie di quello

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  • Armeno, il Muro Occidentale, la Moschea delle Rocce. Gli aggettivi per descriverla non sono mai sufficienti! Ma possiamo essere sicuri che pregare al Cenacolo, al Getsemani, al Santuario della Flagellazio-ne, alle stazioni della Via Crucis è qual-cosa di unico. Ed essere lì nella Basilica del Santo Sepolcro, avere la possibilità di inginocchiarsi sul Golgota, dove fu po-sta la Sua Croce, e giù davanti alla pietra che ha visto il Signore risorgere aiuta i nostri cuori e le nostre menti a guardare i Vangeli e le nostre vite con occhi e cuore nuovi.Che altro aggiungere? Andare laggiù è veramente qualcosa da fare almeno una volta nella vita!Grazie quindi per la possibilità che ci hai dato Padre, di vivere questo Pellegrinag-gio.Grazie per il dono dei nostri Sacerdoti, perché possano sempre essere guide si-

    cure per ognuno/a di noi.Grazie in particolare per Padre Francesco e Padre Massimo, e per tutti i loro Confratelli Francescani della Custodia di Terrasanta. Perché col tuo Vangelo nel cuore possano continuare efficacemente la loro opera di cura di questi straordinari luoghi e pos-

    sano essere sempre espressione di dialo-go, aiuto e conforto per i popoli che lì vi abitano.Grazie per tutti i no-stri compagni di viag-gio. Nella Fede, nella fatica ma soprattutto nei tanti momenti di allegria e fraternità ci hanno fatto sentire il

    calore del Tuo abbraccio.Grati per quanto abbiamo ricevuto siamo coscienti che il VERO Pellegrinaggio inizia adesso. Tutti noi Giovani del Decanato di Monza siamo “il tuo Popolo in cammino” e siamo pronti a continuare a camminare insieme.

    Matteo Fuggetta

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  • IN RICORDO DEL MAESTRO CAMBIAGHI

    Non esiste un colore o un simbolo per festeggiare 38 anni di fedeltà, non l’argen-to, l’oro, il diamante o simi-li ma solo una gratitudine immensa per un dono che, pur tra tante difficoltà, ha continuato ad essere tale per così tanto tempo.Il dono è Francesco Cambia-ghi, per tantissimi anni un tutt’uno con la sua Corale, un impegno ricevuto insieme alla bacchetta da don Flo-rindo nel lontano 1973 ma iniziato già tanti anni prima a fianco di un parroco fine musicista, cantore innamorato delle me-raviglie del Suo Signore.Appena ventenne Cambiaghi è accanto a don Florindo nella preparazione dei Pueri Cantores: ogni domenica, dopo la messa, in oratorio i ragazzi vengono istruiti da Francesco che insegna loro le basi del canto corale, a distinguere le note, a tenere i toni e quanto altro occorre prima che siano pronti per le prove vere e proprie con don Florindo e con i loro colleghi adulti, tenori e bassi. E c’è tanta passione, tanta dispo-

    nibilità, tanto entusiasmo in questo suo ruolo di Vice Maestro per i piccoli, per i ruoli di soprano e contralto che allora – siamo nel 1959 – vengono ricoperti solo da maschietti… il lungo cam-mino di emancipazione della donna, almeno per quanto riguarda le Corali, sta muo-vendo i primi passi. Ma poi irrompono le voci femminili e la Corale San Gerardo, agli inizi del 1964, assume i con-torni che ancora oggi conser-va. Don Florindo, con rara maestria e sensibilità, cura

    la corale soprattutto per quanto riguarda il canto liturgico durante le celebrazioni eucaristiche cedendo spesso e volentieri la direzione a Francesco quando la presenza del Parroco era richiesta sull’altare. Scon-tato che la bacchetta di don Florindo, alla sua morte, passasse a Cambiaghi, meno scontato il suo sì – sicuramente pieno di timore per cotanta eredità – e la sua fe-deltà per 38 anni alla promessa fatta. Mi ha sempre un po’ commosso il fatto che

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  • Francesco non abbia mai utilizzato, per dirigere, la bacchetta di don Florindo che pure conservava gelosamente: un modo semplice ma convinto di esprimere l’affetto e la deferenza profonda nei confronti del Parroco e la sua convinzione di non essere degno di quella bacchetta. Facile ricordare Francesco direttore e maestro della Corale, cui non lesinava rimproveri ma di cui era profondamente fiero, il suo coraggio nel chiederci di imparare qualche canto che lui stesso considerava un po’ al di sopra delle nostre forze ma per la cui esecuzio-ne aveva già detto sì, facile ricordarlo in pienezza quando si arrabbiava sul serio durante le prove soprattutto perché “ le donne se dovevano chiacchierare potevano anche stare a casa loro “ o perché dopo un sacco di tentativi la nota proprio non era quella giusta, facile ricordare la passione, la tena-cia con cui prepa-rava i concerti, la sua soddisfazione quando tutto an-dava bene, il suo entusiasmo per tante rappresen-

    tazioni, la sua sensibilità nella cura dei particolari dalla preparazione della locan-dina al mazzo di fiori, il suo predisporre le partiture per tutti fotocopiando centinaia e centinaia di fogli e regalandoci ricche cartelline.Difficile dimenticare il suo sorriso, che doveva per forza tenere nascosto ma che si intravvedeva, quando durante le prove qualcuno di noi maltrattava il latino o qual-che altra lingua straniera con pronunce improbabili, difficile dimenticare le tonnel-late di golia che metteva a disposizione di tutti per... schiarire la voce.Ecco: Francesco è stato tutto questo e molto di più, è stato una persona attenta, sensibile, sempre pronto a venire con noi a condividere un momento di gioia o di dolo-re, ad esortarci ad essere presenti sempre

    reciprocamen-te nella vita di tutti e quindi di ciascuno, a farci sentire “gruppo” anche con piccoli doni, anche con il suo modo di dimostrare che

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  • ci voleva bene sul serio, che se la “cac-ciava” per ciascuno di noi e non solo per la nostra voce. Difficile dimenticare, anzi impossibile, il suo amore per San Gerardo: si sentiva Gerardiano fin nel midollo Fran-cesco e l’impegno profuso per la rappresen-tazione in canto della sua vita al Manzoni ne è stata una delle prove più belle ma in ogni momento Francesco dimostrava questo suo attaccamento a San Gerardo in mille modi. Trentotto anni di guida della Corale più almeno altri dieci come Vice Maestro dei Pueri Cantores, una fedeltà inossidabile che ha conosciuto sì momen-ti di stanchezza ma conservando intatto l’entusiasmo per il mandato ricevuto ed abbracciato, una fedeltà difficile tante volte ed impegnativa sempre ma che immagino anche piena di gioia. E poi, con semplice disponibilità ed umiltà, quando dirigere la Corale è diventato troppo faticoso per le sue forze Francesco non è sparito, ha sì passato il testimone ma ha continuato per un po’ ad essere presente tornando a ricoprire il suo ruolo di “basso”, mettendo a disposizione non più la “sua” bacchetta ma solo la sua voce. Adesso, Francesco, è facile per me vederti in Paradiso, accanto

    a don Florindo, dirigere il Beatus Vir: qui in Coro l’abbiamo eseguito tante volte in onore di San Gerardo facendo tintinnare un po’ il lampadario quando le tue mani ci dirigevano chiedendo “fortissimo “, quel Beatus Vir che celebra la virtù dell’uomo che viene trovato giusto perché non hai ambito a soldi ed onori ma ha speso la sua vita per gli altri. Adesso, Francesco, ogni volta che lo canteremo ti vedrò, ti vedremo sorridere insieme a San Gerar-do che certamente ti ha accolto dicendo: “Vieni, Francesco, vieni: dove la trovo una fedeltà uguale alla tua nel dirigere la mia Corale e nel sopportare tutti quanti con tanto amore? “. Ciao, Maestro, grazie di tutto.

    Rosella PanzeriRosella PanzeriRosella Panzer

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  • GLI IMMIGRATI IN ITALIA

    Secondo le più recenti elaborazioni di Fondazione ISMU su dati Istat e Os-servatorio Regionale per l’integrazione e la multietnicità (ORIM), gli stranieri residenti in Italia al 1° gennaio 2019 che professano la religione cristiana rimangono i più nu-merosi (due milioni e 815mila fedeli – pari al 53,6% del totale dei residenti stranieri – tra cattolici, ortodossi evangelici e altri cristiani), seguiti dai musulmani (un mi-lione e 580mila fedeli).Passando all’analisi delle singole appar-tenenze religiose rispetto alla stessa data del 2018 cambiano invece le posizioni in classifica: quest’anno al primo posto, anziché i cristiani ortodossi, troviamo i musulmani che rappresentano il 30,1% degli stranieri residenti in Italia (nel 2018

    erano il 28,2%), i cristiani ortodossi quindi slittano al secondo posto (29,7%, pari a un milione e 560mila), in terza posizione poi troviamo i cattolici (18,6%, pari a 977mila).Passando alle religioni di minor importan-za quantitativa tra i residenti stranieri si stimano 183mila (pari al 3,5% sul totale degli stranieri residenti) cristiani evan-gelici, 136mila (2,6%) buddisti, 114mila induisti (2,2%), 80mila (1,5%) persone di altre fedi cristiane, 49mila sikh (0,9%), 16mila (0,3%) copti.

    Aumentano stranieri atei e agnostici e i musulmani residentiÈ inoltre rilevante la crescita degli stranieri atei o agnostici, stimati in più di mezzo milione di unità (al 1° gennaio 2018 erano 331mila).Dall’analisi delle stime emerge quindi che, mentre gli stranieri musulmani residenti risultano in aumento 127mila unità rispetto al 2018 (anno in cui erano stimati in 1 milione e 453mila), i cristia-ni nel loro complesso invece diminuiti di 145mila unità (nel 2018 erano stimati in due milioni e 960mila), pur mantenendo ancora nettamente il ruolo di principale

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  • SONO PER LA MAGGIOR PARTE CRISTIANI

    religione professata dagli stranieri (se nel 2018 rappresentavano il 57,5% del totale degli stranieri, nel 2019 rappresentano il 53,6%).È importante segnalare che non tutte le fedi cristiane sono in diminuzione: fan-no eccezione infatti gli evangelici che, a differenza di ortodossi, cattolici e copti e altri, sono aumentati di 52mila unità rispetto al 2018, anno in cui se ne sti-mavano 131mila.Il nuovo assetto delle appartenenze reli-giose si spiega in primo luogo perché dal

    conteggio dei residenti stranieri al 1° gennaio 2019, sono stati esclusi i 112.523 stranieri che hanno acqui-sito la cittadinanza italiana durante il 2018 e in secondo luogo perché i diversi flussi migratori nazionali presentano un saldo netto tra arrivi in Italia e ripartenze probabilmente maggiore nell’ultimo anno per musul-mani e cristiani evangelici, che non per gli altri cristiani.

    Le provenienze dei nuovi immi-gratiPer quanto riguarda le provenienze si

    stima che la maggior parte dei musulmani stranieri residenti in Italia abbia cittadi-nanza marocchina (440mila), seguiti da quella albanese (226mila), bangladesha (141mila), pachistana (106mila), egiziana (111mila). Passando ai cattolici stranieri, si stima che la maggior parte abbia cit-tadinanza rumena (162mila), seguita da quella filippina (159mila). Tra i cristiani ortodossi stranieri al primo posto ritrovia-mo i cittadini rumeni (965mila), seguiti dagli ucraini (200mila).di Fondazione ISMU, 29 luglio 2019

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  • GERUSALEMME,

    Quest’estate, sull’onda del pellegrinag-gio decanale giovani, anche mia moglie ed io abbiamo deciso di visitare la Ter-rasanta nei primi giorni di agosto.Molte emozioni, moltissimi momenti e luoghi affascinanti, ma per quanto mi riguarda sicuramente un posto speciale nei miei ricordi lo occupano i 2-3 gior-ni trascorsi a Gerusalemme. Mi sono quindi tornati alla memoria alcuni libri letti nel corso degli anni che pongono questa ‘capitale delle tre fedi’ al centro della loro narrazione. Ve li propongo qui di seguito.

    Martin Goodman:‘Roma e Gerusa-lemme lo scontro delle civiltàantiche’Laterza 2009Nel 70 d.C, dopo una guerra durata quat-tro anni, tre legioni romane comandate

    dal futuro imperatore Tito circondano, assediano e infine devastano la città di

    Gerusalemme. Sessant’anni più tardi, la distruzione della città è completata. Sulle sue rovine, l’imperatore Adriano costruisce la romana Aelia Capitolina, dove ai Giudei è proibito perfino en-trare. Eppure, fino ad allora i Romani erano stati tolleranti con loro quanto con gli altri popoli dell’impero. Vessati da tasse arbitrarie, umiliati, ostacolati nella pratica della propria religione, gli Ebrei sono derubati perfino del nome della propria terra: la Giudea viene ri-battezzata Palestina. Cosa scatena un conflitto tanto rabbioso? Perché, tra le numerose popolazioni assoggettate al dominio romano, solo quella giudaica riceve un trattamento così repressivo, così brutale? Perché accade questo disastro? Cosa, nella società giudaica e romana, rende impossibile la coesi-stenza? Questo libro, firmato da uno dei principali studiosi mondiali dell’antica Roma e del mondo giudaico, racconta e spiega questa battaglia titanica, perché quella politica di ostilità radicale servì gli interessi di Roma e come la prima generazione di Cristiani prese le distanze

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  • GERUSALEMME!

    dalle proprie origini ebraiche divenendo sempre più ostile.Un bel libro di storia antica, che a mio giudizio risente di una forzatura, peraltro in parte inevitabile data l’im-postazione del testo: l’autore pone Ge-rusalemme e Roma sullo stesso piano, rappresentandole come le due grandi capitali del mondo antico, mentre nella realtà storica non si posso accostare su di un piano di parità la capitale del più grande impero occidentale di sempre e quella di un piccolo regno, di importan-za assai marginale nel contesto della geopolitca dell’evo antico.

    Eric H. Cline:‘Gerusalemmeassediata: dall’an-tica Canaan allo stato di Israele’Bollati Boringhieri 2017L’archeologo e pro-fessore di storia antica Eric Cline ha

    voluto ripercorrere la travagliata storia

    della città santa tramite i molti assedi che ha dovuto sostenere.La prima battaglia documentabile deve essere avvenuta attorno al 1350 a.C. e riguarda un certo Abdi-Heba, piccolo monarca di una località che gli egizi chiamano Urushalim, sulle colline ol-tre il deserto al di là del Mar Rosso; il re probabilmente viene circondato da qualche popolo cananeo e chiede aiuto al faraone, implorando: ‘sono come una nave nel mezzo del mare’! La prima conquista documentata della città è quella di re Davide, mille anni prima dell’era volgare, e da lì in poi non passerà secolo, spesso neppure decennio, senza che qualcuno abbia combattuto attorno alle mura della città. Verrà Hazael, re di Aram, Sennacherib l’assiro e Nabucodònosor il babilonese; verrà Tolomeo, poi Antioco, i maccabei e Ircano; verranno i parti e Erode, ma poi soprattutto i romani, come già ricordato nel libro di Goodman, con il famosissimo assedio del 70 d.C. sotto l’imperatore Vespasiano, concluso dal figlio Tito, e poi ancora Adriano nel 130 d.C. Verrà

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  • il califfo Umar, poi gli abbasidi e a se-guire i fatimidi; verranno i selgiuchidi, e i crociati nel 1099, viene il Saladino che si riprende Gerusalemme nel 1187, e poi ancora Federico II, i damasceni, i mongoli e i mamelucchi; verranno gli ottomani e poi gli inglesi del generale Allenby con i primi carri armati; fino a giungere alla disperata lotta per la so-pravvivenza del neonato stato di Israele nel 1948, testimoniata dalle porte delle antiche mura crivellate di colpi di armi da fuoco come ho potuto personalmente constatare...

    Dominic Lapierre, Larry Collins:‘Gerusalemme Ge-rusalemme!Oscar Mondadori 2005 Un grande classico della cronaca stori-ca (prima edizione credo anni ’70), dal maestro del genere

    Lapierre (La città della gioia, Mille soli),

    per l’occasione coadiuvato da Larry Col-lins, scrittore di romanzi d’azione (La spada di Dio, Aquile nere).Cronaca decisamente romanzata della nascita dello stato di Israele e della disperata guerra arabo-israeliana del 1948. Al termine del mandato britannico a metà maggio, i quattro eserciti arabi di Siria, Libano, Iraq ed Egitto invadono i territori del neonato stato di Israele ma vengono battuti ed umiliati dalla tenacissima resistenza Israeliana. Nel libro ovviamente incontriamo le grandi personalità del tempo da Golda Meir a David Ben Gurion. Questa guerra, per gli Israeliani ‘guer-ra d’indipendenza’, ma per gli arabi la al-Nakba (la catastrofe), scava il solco ancor oggi insanato e forse insanabile tra Israele e gran parte del mondo arabo. Gerusalemme è al centro dei combatti-menti, ma è soprattutto un ideale, una parola d’ordine al cui richiamo gli ebrei si raccolsero e rafforzarono granitica-mente la propria identità e volontà di resistenza.

    Francesco Pagliarini

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  • LE NOSTRE IMMAGINI, LA NOSTRA FEDE

    Settembre è il mese in cui si ricorda il nome di Maria. L’anno pastorale della Diocesi di Ambro-gio si rinnova sempre nel giorno della Natività di Maria, l’8. Mi sembra bello dunque, recupe-rando la nostra rubrica che tende a valorizzare il patrimonio artistico e cultuale custodito in San Gerardo, dedicare questo articolo ad un’immagine della Madonna che a me piace molto ma che è poco valorizzata. Forse per-ché è collocata all’ingresso dei “ritardatari” che consapevoli del proprio errore entrano ugualmente e di fretta in chiesa per non dare nell’occhio o per non disturbare il sacerdote che magari sta già proclamando il Vangelo o si sta sbracciando in un’epocale omelia. Invito invece tutti ad entrare con più calma e a sollevare il capo. Incontrereb-bero un volto così dolce ed uno sguardo così misericordioso, da far sciogliere anche il cuore di pietra più arido che si possa avere. È proprio quello di Maria

    Vergine.Sopra la porta che dà su Largo Esterle infatti cam-peggia nella bella lunet-ta, un dipinto dedicato a Maria “dal cuore che batte”, oserei dire. In una cornice caratterizzata da nuvolette (apparizione o gloria del Paradiso?) si

    contempla Maria descritta a mezzo busto, con i classici colori rosso della terra/sangue/umanità e azzurro del cielo/gloria/divinità. L’abito, composto e sobrio, è cinto ai fianchi, riferimento che mi ricorda l’essere sempre in cammino e la Pasqua degli Ebrei. Il velo delicatissimo, nel suo essere orlato d’oro, si trasforma in un manto che due angioletti

    tengono aperto, come sono so-liti fare i chierichetti quando sorreggono il piviale del sa-cerdote. È una scena speciale, caratteristica. Rimanda quasi alla solennità liturgica di una preghiera celeste. Una sorta di sciarpa bianchissima, più ter-sa dell’incarnato già chiaro del volto della Vergine, non può che

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  • valorizzare il mento perfetto, le labbra dolci, il collo ben tornito e un accenno della spalla delicata e giovanile. Anche il vezzo, per niente vanesio, di un ricciolo di capelli che si intravvede sotto il velo arricchisce di femminilità una figura già tutta bella.I due puttini, forse, sono i meno riusciti. Quello di sinistra arros-sato per la commozione e con un doppio mento che deforma un poco il viso in estasi contemplativa, ci comunica stupore e gioia. L’altro, la cui posizione del corpo non è immediatamente intuibile, sembra quasi voltarsi pensieroso a fissare non lo sguardo di Maria, ma il gesto che fa. La Madonna porta infatti entrambe le mani sul suo petto, all’altezza del cuore. Le dita affusolate e ben fatte danno movimento al gesto che non appare statico e lascia trapelare proprio quel battito che custodisce. Il Cuore immacolato di Maria, che pulsò d’amore per il Figlio, batte an-che per me. Nel Figlio anche noi siamo suoi figli. La possiamo

    chiamare Madre. Ed entrando in chiesa attraverso quella por-ta – mi risulta spontaneo- tutte le volte – alzare lo sguardo ed implorare Maria di stendere il suo manto anche sopra di me: le ricordo di non smettere mai di farlo. Manto che comunica lo Spirito, manto che custodisce, manto che protegge, manto di pietà, manto di panno caldo. Alla Madonna il cui cuore, tra-

    passato da sette spade, non ha mai smesso di soffrire perché corredentrice del mondo, ogni volta affido me stesso e tutti i fedeli di san Gerardo. San Giovanni appoggiò il suo capo sul petto di Gesù durante l’Ultima Cena e poté sentire il battito divino, di Colui che

    si donava per la salvezza del mondo. Mi piace pensare che in seguito, ad Efeso, quando Giovanni si è preso cura di Maria fino alla fine… qualche volta, novello figlio, abbia po-sato di nuovo il capo sul petto della Madre di Dio sentendone il battito, proprio uguale a quel-lo di Gesù.

    don Massimo- 48 -

  • UN PO' DI NOI

    Processione Corpus domini

    Terrasanta

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  • Vacanze

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  • NELLA NOSTRA CHIESAtornati al Padre

    50. Palma (Pamela) Scianni (a 39)51. Astolfo Giovanni Barni (a 78)52. Piera Maria Gatti (a 81)53. Rosanna Livio (a 80)54. Elvira Umberto Villa (a 87)55. Enrico Sardi (a 78)56. Giuseppina Edoardina Colico (a 81)57. Antonio Rondinella (a 85)58. Lidia Maria Rebucci (a 95)59. Lucia Curatolo (a 81)60. Maria Galbiati (a 85)61. Leonora Meneses (a 68)62. Walter Recalcati (a 89)63. Maria Prestigiacomo (a 102)64. Francesco Cambiaghi (a 80)65. Luigi Pavan (a 87)66. Suor Maria Nazarena Valtorta (a 95)

    rigenerati nello spirito

    28. Ettore Ciracì29. Jacopo Parlato30. Anastasia Russo

    si sono uniti in matrimonio

    8. Alice Tantimonaco e Mario Beatrice9.Anna Maggioni e Luca Scotti10. Ilaria De Pasqua e Riccardo Volpi11. Selene Latella e Simone Pietro Castoldi e Simone Pietro Castoldi

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    Le Ss. Messe a MonzaPrefestive17 - S. Paolo, PIME17,30 - Regina Pacis18 - Duomo, S. Ambrogio, S. Carlo,S. Donato, S. Fruttuoso, S. Rocco, Sacro Cuore, Artigianelli, Carmelo,Grazie Vecchie18,30 - Sacra Famiglia, S. Gerardo,S. Biagio, S. Gemma, S. Pio X,S. Giuseppe, Carrobiolo19 - S. Alessandro20,30 - Cristo Re

    Festive7 - Grazie Vecchie7,30 - S. Alessandro8 - Duomo, S. Carlo, Sacro Cuore, Carmelo8,30 - Regina Pacis, S. Biagio,S. Fruttuoso, S. Gerardo, S. Giuseppe, S. Rocco, Sacra Famiglia9 - S. Paolo, S. Donato, Grazie Vecchie9,30 - Duomo, S. Ambrogio, Artigianelli, Carmelo

    10,30 - Regina Pacis, Grazie Vecchie, Sacra Famiglia, S. Gerardo, Cristo Re,S. Biagio, S. Carlo,S. Fruttuoso,S. Gemma, S. Giuseppe,S. Pio X, S. Rocco, Sacro Cuore, Carrobiolo, S. Maria degli Angeli,S. Maria in Strada11 - S. Paolo, S. Donato, S. Alessandro, S. Ambrogio, Artigianelli, Carmelo, PIME12 - Duomo, Grazie Vecchie12,15 - Carmelo16,30 - Grazie Vecchie17,30 - S. Maria degli Angeli, Artigianelli18 - Cristo Re, Duomo, Regina Pacis, S. Carlo, S. Donato, S. Fruttuoso, S. Gerardo, S. Rocco, Sacro Cuore, Carmelo18,30 - S. Biagio, S. Gemma,S. Giuseppe, S. Pio X, Sacra Famiglia, Carrobiolo21 - S. Pietro Martire